Noi Con Papa sco 2l3066

Milena Del Vecchio

Noi con PAPA SCO

Youcanprint Self - Publishing

Titolo | Noi con Papa sco

Autore | Milena Del Vecchio

ISBN | 9788891168498

Prima edizione digitale: 2014

© Tutti i diritti riservati all’Autore

Youcanprint Self-Publishing

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Remedello, 15 aprile 2014

A Giorgio, mio marito, che insegue ed insegue peripezie, sfumature, emozioni, dolori e gioie, in giorni uguali e diversi.

A Rita Zaina Piva, che come madre, abbraccia e protegge, amica cara e fidata.

A Giustina, da sempre amica del cuore, nelle tante traversie della vita, figura discreta ed attiva, ironica, presente in ogni dove e quando.

A mia madre,ora angelo nei cieli.

Agli occhi di Vittoria,capaci di emozionare, traboccanti di desio, di ione per la vita.

Alle piccole mani di Celeste, capaci di volare alto, planare, nell'infinito perdersi e ritrovarsi.

Milena.

Poesia Buio

Non serve portar lacrime vestire la tua vita di lamenti un giorno c’è pur sempre un po’ di sole. Se dalla tua finestra vedi soltanto buio allora hai buio dentro.

Clorindo Grandi

PRESENTAZIONE

Anche questa raccolta di poesie, un pezzo di “storia” di Milena, l’autrice, del marito Giorgio, delle loro “perle”, Vittoria e Celeste, si può leggere come un segno della Provvidenza: una traiettoria che l’uomo percorre a volte con o spedito, quando è consapevole del fine ultimo che deve perseguire; talora con incedere incerto, rivelando debolezze, tentennamenti, dubbi ed errori, quando, come in questo caso, i sentimenti, le emozioni, la sofferenza, il vissuto, le ansie, le preoccupazioni sono forti, prepotenti, di un’intensità tale, a volte, da togliere il respiro.

Scorrono le poesie di Milena, si snodano i versi, punteggiati di sentimenti profondi, di riflessioni intense, o dolcissime e tenere, o laceranti, densi di riferimenti, puntuali, pungenti, permeati di carità e di fattiva operosità quotidiana, indefessa, senza limiti e senza tempo, al di sopra di ogni preconcetto e pregiudizio.

La raccolta canta l’amore, quello a larghe mani, profuso con dedizione e slancio totali verso la famiglia, verso Vittoria, affetta dalla sindrome di Rett, per cui impegnarsi e lottare, in modo da garantirle benessere fisico e psichico, oltre che una vita serena e dignitosa.

Soffia l’uragano quando viene diagnosticata la malattia di Vittoria.

Però l’uragano piega e svelle i teneri arboscelli, ma gli alberi restano saldi e sotto la tormenta gettano fonde le radici e danno a tempo dovuto nuove fronde, fiori profumati e frutti succosi.

Milena non è un arboscello, una fragile canna, la sofferenza interiore non paralizza in lei gli slanci e le aspirazioni.

Proprio nel momento più delicato, in cui rasenta la disperazione e lo stordimento, in cui si sente destabilizzata, ella, sorretta e protetta da Giorgio, riesce a moltiplicare le proprie energie, a lottare, a sperare, ad aprirsi agli altri con generosi impulsi, fino ad arrivare all’incontro con Papa sco, di cui accogliere con un sorriso la mano benedicente e le fraterne parole, mentre nelle azioni quotidiane continua a manifestare una volontà ferrea di donazione.

E scrivere, di notte, quando gli innumerevoli impegni familiari le concedono un po’ di tregua ed il silenzio della casa solletica l’ispirazione, si trasforma in “preghiera”, in comunicazione, in sfogo, in ricordo, in colloquio, in dialogo, in monologo, in testimonianza sempre del valore incommensurabile dell’amore.

Tutto questo con modestia e umiltà: le grandi virtù dei grandi. A coloro che apprezzano e valorizzano queste doti, queste qualità, esse regalano la gioia e la serenità del godimento interiore.

Sono come viole in un giardino: semplici fiori che profumano l’aria, rallegrano la vista e annunciano il dischiudersi di una nuova stagione.

È con questo spirito che la raccolta è stata scritta e proposta, nella speranza di riuscire a portare luce dove abita il buio, pace dove rode la rabbia, serenità dove aleggia il turbamento, tenacia dove vive la rassegnazione, forza dove soffia lo svilimento, accoglienza dove campeggia il rifiuto, un abbraccio solidale ed affettuoso dove regna la solitudine...

Rita Zaina Piva

Milena, madre e grande donna di fede, attraverso questo libro descrive un piccolo viaggio verso le meraviglie di Roma, con protagonista il nostro Papa sco, per raccontare dove nascono il coraggio, la simpatia, la coerenza, la forza e la fede di questo grande uomo, attraverso gli occhi suoi e della sua famiglia. Un libro da leggere non solo con la mente ma soprattutto con il cuore …

Giustina

Amore e fede accompagnano Milena nell'arduo viaggio con Vittoria ogni giorno. Tante le preoccupazioni, tanta la fatica, ma altrettante le gioie. L'udienza da Papa sco è stata un'avventura breve ma intensa, piena di emozioni, unica e preziosa, dalla quale attingere conforto e speranza, riconfermando la consapevolezza che solo affidandosi a Dio si può vivere la disabilità con la forza che Lui infonde anche quando umanamente il fardello sembra troppo pesante. La semplicità, la dolcezza, la naturalezza con cui Papa sco si avvicina ai malati e ai disabili è proprio il segno tangibile dell'amore di Dio che abbraccia e sostiene chi si affida a Lui.

Ornella Olfi

Andria, 20 aprile 2014

Mia cara, hai capito subito che persona ero, piena di iniziative, con l’intento di non lasciare nulla di intentato.

Fortuna che il Signore mi ha donato questa comunicatività ed intraprendenza, per cui camminando da sola da 45 anni, dopo la morte di mio marito, sono riuscita a risolvere i vari problemi della vita con serenità.

“Chi semina nel dolore, raccoglie nella gioia” (San Paolo).

E con la fortuna di poter corrispondere su NEW ENTRY ed il piacere di avere Gianluca Boffetti, come direttore del giornale, ci siamo conosciute.

I tanti chilometri che ci separano non contano, è quello che si prova amandoci e raccontandoci il Bello ed il Brutto della vita!!

La piccola Celeste è un dono di Dio, che stimolerà Vittoria, dandovi le gioie che meritate, tu e Giorgio.

“Che la speranza sia sempre la prima a salutare l’aurora” (Nino Salvaneschi).

I miei auguri più sinceri per questo nuovo cammino attraverso la raccolta di

alcuni brani che narrano del viaggio compiuto con fede nell’incontro con Papa sco di cui sono stata testimone, partecipando a distanza con affetto ed ardore, con amore e condivisione.

Un abbraccio.

Grazia Caggiano

SOGNARE SEMPRE

Parole d’affetto, frasi di coraggio sono quelle che nascono dal cuore è caldo e soffice ogni suo raggio riesce a scacciare ogni dolore guardando oltre ogni speranza si chiama angelo ma si può chiamare anche amico chiudi i tuoi occhi per un momento spegni i pensieri che ti affliggono la mente anche solo per un momento lasciati prender per mano rilassa le labbra e dona un sorriso alle parole che leggi perché sono inanellate come perle su un filo di ione un semplice gesto per sognare sempre. “Cuore”

Remedello, 2 luglio 2013

Alla cortese attenzione della

Prefettura della Casa vaticana

00120 Città del Vaticano

Oggetto: Richiesta di udienza al Santo Padre

Buongiorno, mi presento. Mi chiamo Milena Del Vecchio. Io e la mia famiglia abitiamo in un piccolo paesino della bassa bresciana, Remedello. Il Signore ha voluto mettere sul nostro cammino Vittoria, di 11 anni, affetta da una malattia genetica rara, la sindrome di Rett, caratterizzata dalla presenza di ritardo mentale grave associato ad epilessia, assenza di linguaggio, apnee notturne, difficoltà di nutrizione, gravi forme di scoliosi. Le bimbe come lei vengono chiamate le “bimbe dagli occhi belli” poiché sopperiscono alla mancanza della parola con occhi grandi ed espressivi. Quelli di Vittoria sono azzurri come il mare in tempesta, ammalianti e coinvolgenti. Pur essendo la diagnosi pesante e feroce, il Buon Dio sempre l’ha accompagnata, tenendola forte per mano, sorreggendola, amandola di amore puro, esultando con noi per tutte le conquiste che in questi anni ha voluto donarci a piene mani. Dopo dieci anni, non volendoci arrendere alla malattia, ponendo nella vita fiducia e coraggio, il Signore facendoci strumento del suo amore, ci ha donato Celeste, ora di 2 anni. Come non ringraziare e lodare per tanta grazia, bellezza e delicatezza?

Questo mi ha dato la forza e l’ardire di raccogliere in un volume le riflessioni, i pensieri, i moniti, i canti di uno squarcio di vita chiamato amore, nell’accettazione della malattia dopo tre anni di silenzio e di isolamento per volere proclamare al mondo intero quanto fosse grande, pieno e prezioso il fiore affidatoci, posto tra le nostre umili mani per esser amato, curato, protetto e seguito o o.

Il titolo del volume è: “Vittoria un grande dono” che tanto porrei con gioia tra le mani del Santo Padre, se mi fosse concesso, per renderlo partecipe e presente alle nostre angustie, ma anche alle nostre gioie.

Tentiamo così ogni giorno di testimoniare il Vangelo amando Vittoria di un amore grande, per noi pregiata più dell’oro e di mille gemme, dono atteso ed accolto con gioia.

Testimoni vivi dell’insegnamento di Monsignor Novarese, beato dall’11 maggio 2013, il quale ci insegna ad accettare la sofferenza e gli ammalati con serenità, con la gioia nel cuore, con il sorriso, facendoli sentire parte e membra di un unico corpo, quello di Cristo, anch’essi chiamati nella vigna del Signore per essere servi fedeli e prediletti, non più schiavi ma figli.

Ho un desiderio: che Papa sco possa accarezzare le mie piccole per vedere quanto siano belli, pieni e grandi i loro occhi nello splendore e nella magnificenza divina che, pur segnando Vittoria e noi genitori con una prova tanto grande e difficile, ci ha fatto comprendere attraverso la malattia quanto grande sia l’amore che va oltre ogni apparenza, oltre il visibile. Certa di trovare ascolto ed accoglienza, colgo l’occasione per porgere i più cordiali saluti.

Grazie.

Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

DEL VECCHIO MILENA

VIA XXIV APRILE, 33

25010 REMEDELLO SOTTO BRESCIA

Remedello, 25 aprile 2013

Tremore incerto

È tremore di certo quello che tende le membra, che fa tinnire l’animo in attesa. Sembra che un sogno da tempo accarezzato stia prendendo forma e corpo, che nei lunghi anni convogliato, insinuandosi lento, silenzioso abbia gettato e seminato, cospargendo di fine pulviscolo incandescente pallide reminiscenze, canti gettati alla luna ed al vento.

Mi vien da pensare a mia madre, a quando venuti al paesello nel lontano 1980, in giugno, tanta era l’estraneità che ci accomunava per dispetto agli abitanti, che forte ci tenevamo per mano, sicure di trovare poco alla volta un filo conduttore. Estranea la lingua, non compresa, non parlata, resa incomprensibile dal duro dialetto che caratterizzava il linguaggio dei locali, davanti ai quali rimanevo esterrefatta chiedendomi meravigliata nell’infantile curiosità da dove provenissero accenti tanto aspri che stroncavano le parole a metà.

Fu lungo il travaglio, il cammino che ci portò ad entrare in contatto dapprima con l’inizio della scuola dove venni iscritta al raggiungimento del sesto anno, con i rudimentali concetti della lingua italiana e poi mano a mano, grazie a tenacia ed ardore nella ricerca della perfezione, con l’eccellenza che mi portò negli anni a venire a comporre temi di cui la maestra rimaneva incantata.

Il primo ricordo si tinge di rosso, di vergogna e di imbarazzo. Mia madre venne convocata dall’insegnante poiché, a seguito di uno svolgimento in classe, il contenuto era talmente illeggibile e contorto da richieder spiegazioni.

Ricordo che ci avviammo insieme, a piedi, da casa, entrambe mute ma accorate e disturbate, non sapendo quello che a breve ci avrebbe atteso.

Arrivate, ci venne mostrato l’umile foglio che avevo vergato, spinta dal desiderio di narrare.

La mamma non sapeva cosa dire, mi interrogava con lo sguardo ma i miei occhi incollati al pavimento rimanevamo tetri ed impenetrabili, la bocca compressa dall’incapacità di spiegare quello che volevo dire e trasmettere.

Giunti a casa, diedi le dovute spiegazioni, nella mia lingua, piangendo oltremodo per l’umiliazione ricevuta che bruciava come foco ardente.

Ricevetti una carezza sul capo e l’ammonimento di mai tacer ma di rispondere alle domande poste. Scrollai le spalle, sfiduciata e scoraggiata, ripromettendomi un giorno non lontano di riuscire a scriver come mai nessuno era riuscito a fare.

Per me stessa, per mia madre che pur nell’ilarità sentivo mesta e cupa.

Anni e lune sono ate, tante, infinitesime e brulle.

La mamma è volata il cielo, in un battito d’ali, di lei tanta nostalgia e mancanza; rammarico per non averle detto quanto bene le voglio; per non averla ringraziata abbastanza per l’amore ricevuto; per non averle chiesto scusa e perdono per le mancanze e le tristezze spesso dovute alla stanchezza e al nervosismo.

Avvolto da morbidi cuscini bianchi, il tuo corpo accolto dall’eterno in muta vola di volta in volta, di cirro in cirro, silente, tocco felpato mentre l’animo trasvolato

in dimensioni surreali, purificato da ogni colpa, gode della pace eterna.

Ed io sono qui, mamma, a breve con un libro tra le mani, il mio, il nostro, testimonianza di un cammino, nell’incontro con la sofferenza e la malattia di Vittoria, scritto in piena notte tra lacrime e risa, tra sogni e speranze, pronto a varcare questa soglia per entrare con umiltà, bussando lieve, nel mondo dove mille occhi posandovi accanto, poggiandovi fronte e mente, sentiranno, spero, le stesse emozioni e paure.

Dimmi, mamma, riesci a sentirmi?

Sono io, ancora io, la bimba che portasti per mano dalla maestra nel caotico caos di una lingua malata.

Sono io che a te porgo questo libro frutto della forza e ione, amore che tu mi hai insegnato, che io porto ai miei figli e che ora tramando attraverso lo scritto a chi lo accoglie. Sfida? Rinuncia? Rivalsa? Ripicca? Gioia? Dolore? Letizia? Forza? Audacia?

Se ancora potessi parlare, cosa mi diresti?

Mi basterebbe una tua carezza per aver meno paura, per sorridere anche se con gli occhi ricolmi di lacrime.

Per camminare a testa alta, fiera d’esserti accanto, mano nella mano.

Fuori la primavera è in boccio; il tuo giardino è ricco di colori e di profumi.

In su ed in giù vi eggio; Celeste trotterella allegra, Vittoria lo esplora con gioia.

È un giorno, questo, in cui altro non vorrei dalla vita che chinare il capo nel tuo grembo, null’altro che questo…

Se un giorno le mie figlie sentiranno e proveranno la stessa nostalgia e mancanza che ho di te, significherà che forse nulla è stato vano, che non ho seminato inutilmente; che il seme d’amore forte è cresciuto rigoglioso e tenace.

Remedello, 2 settembre 2013

Odori di partenze

Odore di partenza nell’aria rarefatto e deciso si consuma mischiandosi con profumi e gesti che improvvisi giungono meravigliando.

Sul letto disposte valigie e borsine nella testa un mare di cose da ultimare prima della partenza di pensieri da riordinare di perché a cui rispondere prima che la lunga strada avvolgendoci ci conduca.

Si può dire di avere paura? È una paura mista a gioia tintinnante ed esultante fatta di umiltà e di timori

di non esserne all’altezza.

Se la scrittura è riuscita a commuovere intenerendo oltreando le pesanti porte del Vaticano è forse questo il segno di quanto grande sia il dono da ridonare a piene mani?

Sì!!! Ho paura, mamma sapessi come sono stanca di avere paura lo so che mi senti che le tue orecchie in ascolto sono che le tue mani pronte ad accogliere che le tue labbra recitando orazioni mi seguiranno o o fuori e dentro nell’animo e nel corpo nel posto più segreto del cuore dove tu regni sovrana e solare

rivestita di luce propria.

Oh!!! Domani all’alba salperemo cosa ne dici, mamma?

Cosa mi diresti se potessi parlare?

Forse mi stringeresti forte al petto carezzandomi?

Giorno aperto ormai richiamo all’ora a cui necessariamente si deve rispondere celeri e vispi.

Remedello, 7 agosto 2013

Particolare considerazione

Oggi giorno del Salvatore

festa grande al mio paese natale

dove nelle case

tavole imbandite

di leccornie

colori e profumi della terra

fanno bella mostra

invito per i anti

a sostare un attimo

prima di riprendere il cammino

fra vesti nuove svolazzanti

e ventagli fruscianti

fra risa di bimbi composti e compunti

ai quali è stato intimato di stare immobili e composti.

Una busta bianca

nella cassetta postale

una fra le tante

nella calura del solleone

vie deserte

immobili e sfilanti.

Tra le mani l’accolgo

come pietra preziosa

scorgendo la minuta grafia

a caratteri blu

che indica la prefettura

della casa pontificia.

Oh!!!

Esclamo

ghermendola come gatto avido

bevendola d’un colpo

facendo la scala a salti

per portare la lieta novella

alle piccole e a Giorgio.

Approvata la richiesta di udienza

presso il Santo Padre

un mercoledì alle 10.30

con la precisazione di comunicare

il numero dei presenti

“… Ai quali sarà riservata una particolare considerazione”

scrive il prefetto Georg Gänswein.

Oh che felicità!!!

Nella mente costruzioni meccaniche

arzigogolate

fantasmagoriche

immaginando ore e tabelle

al cielo innalzando lo sguardo

un sorriso.

Al Buon Dio

un grazie

per i doni ricevuti

da mia madre

una carezza che ricevo

che sento dentro

come balsamo

come acqua viva che fresca gorgoglia.

Remedello, 21 agosto 2013

Si parte!!!

Udite!!! Udite!!!

Il Santo Padre

ha concesso udienza

il 4 di settembre alle ore 10.30!!!

Quale gioia nello scorgere

nella cassetta postale

la busta bianca

tra tante cartoline colorate

di ogni foggia e colore

tremore nell’aprirla

gioia nel rendere partecipe la famiglia.

La lettera riporta la data del 13 di agosto

“Oh!!”

Mormoro

“Il giorno del mio onomastico, Santa Filomena,

il giorno in cui il mio cuore ha pronunciato il suo “Eccomi!!!”

ai volontari della sofferenza

il giorno in cui la prefettura del Vaticano ha pronunciato il suo

SÌ!!!”

Caso?

Predestinazione?

Fato?

Disegno divino?

Celeste ride di un riso argentino

abbozza smorfie e piroette

Vittoria, se pur febbricitante,

sorride

noi felici

architettiamo date orari

tragitti ed itinerari.

Tanta la gioia nel cuore

ai piedi le ali

con noi porteremo tutti

vivi ed assenti

le strade del paesello

il camposanto

i silenzio e le urla

i canti e le speranze

le gioie ed i dolori

nella mani del Santo Padre

le deporremo

certi di non rimanere inascoltati

certi di sentire tra le sue mani

tocco leggero

un senso di pace e di tenerezza

che i suoi occhi incontrando i nostri

sapranno leggervi

carpendone l’intimo tremore

l’affido nel Padre e la ione per la vita.

Alla piccola Celeste:

“Allora, Cecè, cosa dirai al papa?”

La sua risposta

un mugolare incerto

un tender le braccia

un volger di sguardo

ed un:

“Ehm! Ehm! Ciao!!!”.

A Vittoria un abbraccio forte forte

baciandola sulla fronte e sulle tempie.

Grazie Padre

per il dono ricevuto

per la bontà elargita a piene mani.

A mia madre

braccia tese

capo chino nel suo grembo

dita strettamente allacciate

anima e corpo inoltrati

nell’incavo delle sue mani.

Remedello, 1 settembre 2013

Riflessioni settembrine

Seduta di fronte a te

sulla panchina

sotto un caldo sole d’agosto

ho poco da raccontarti, mamma

in questo giorno di pensieri intensi

di riflessioni introspettive

di amarezze sottili.

Dovrei gioire

esultare per l’imminente partenza

e invece rimango col fiato sospeso

un poco tremante

a chiedermi il perché

il senso di questo andare

di questo cammino che a breve

ci porterà ai piedi del Santo Padre

speranzosi

di cercare o donare cosa?

Porgendo nelle sue mani

le sofferenze e le gioie di una vita

gli scontri e le amarezze

le lacrime e le conquiste

umilmente chinando il capo

elevandole per la frazione di un secondo

all’Altissimo?

Chi siamo noi

per aver osato chiedere

udienza al Papa

per aver ricevuto in breve tempo

risposta?

Tanti gli interrogativi

i moniti

le ricerche

che dall’animo esalando

rimandando riverberi

or perlacei or brunastri

or lieti or mesti

or nascosti or manifesti

in un contrapporsi

di luci ed ombre

che movendosi nell’aria

danno vita ad acrobatiche danze

entro cui ballare sino a notte fonda

ritrovando se stessi

rigettandosi nel flusso vitale

seco trascinando gusci d’uovo

filoni di incertezze

col core aperto e le braccia allargate

andare incontro a colui

che venendo attraverso un campo di segale

acquieta e consola

risana e rinvigorisce.

Remedello, 2 settembre 2013

Pause e riprese

Ci sono pause e riprese nella vita

in cui toccare il fondo

e quelle in cui rialzarsi

seppure con le membra intrise di dolore

gli occhi lucidi

mossi dall’audacia

che solo nell’amore pieno ed incondizionato

trovano forza.

Pomeriggio settembrino caldo

emozioni rullanti

per l’imminente viaggio

s’ergono fiere ed altere.

Vittoria bella

con gli occhi ridenti

traballante

con noi viene

per un saluto a Lida

traata a vita nuova.

Cheta si siede

orgogliosa, con le spalle ben dritte

ammirandone la bellezza

le carezzo le spalle e le braccia

felice di averla accanto

sentendone il cuore palpitante e vivo.

Grandi le emozioni

che nascendo ano celeri

fra scie di ricordi

memorie

che prendendo forma

empiono la stanza di mesta allegria.

Inquieta si fa mano mano

con o gentile

la conduciamo fuori

verso casa

fieri ed orgogliosi di lei.

Remedello, 2 settembre 2013

Silenzi pregni

Quanta tristezza

negli occhi e nell’animo

nelle membra

di colei che accerchiata da parenti ed amici

faccia a faccia

con sorella morte

col mistero dell’eterno andare

si ritrova a dovere fare i conti

tirando le somme di un’intera esistenza

fatta di gioie e di dolori

di privazioni

di i di danza

di amarezze e di felicità immense.

Mani congiunte

corpo rigido

composto

fra morbidi cuscini

distesa

avvolta da luce soffusa

prima che il caduco

sovvenendo

ponga l’essere in germe in divenire

prima che occhi cavi

ricolmi di giunchiglie e di lillà

si ridonino all’eterno

omaggiando la vita

con umile dovizia.

Parole non dette

verbi incompiuti

gesti sospesi a metà

rimangono inespressi

incompresi

aborti incerti partoriti nel nulla

rigettati nel tutto cosmico

ponte di lancio

verso astrazioni

definizioni assurde

fatue prese di coscienza

che salse

quatte quatte

altra requie non trovano

se non nella dimenticanza

sostenuta dall’ardore

che come foco ardente rinnova ed arde.

Domani la partenza!!!

Strano incerto connubio

tra l’eterno restare e l’eterno andare ….

Remedello, 3 settembre 2013

Nelle mani del Santo Padre

Notte fonda e profonda

picchiettata dal ticchettio

dell’orologio che scandisce il tempo.

A breve la partenza per Roma

ultimi bagagli da riporre in auto

poi risveglio delle piccole

e via per le strade

assonnate e silenziose.

Fresca l’aria che si respira

profondamente la inspiro

rigettandola carica di speranze e di dolori.

Mi manca mamma

non puoi immaginare quanto

il tuo stare in ascolto

in attesa

dietro i vetri della finestra

seguendo la scia grigiastra che lontano ci porta.

Ricordi quanti viaggi all’alba per Vittoria?

Verso mete sconosciute

tanti i viaggi della speranza

dove si ci accostava con tremore

dai quali si tornava con l’amaro in bocca

con la morte nello spirito

con gli occhi gonfi di pianto?

Mi guardavi e tacevi

carezzando da lontano

dentro la portavo la tua mano

nelle astrazioni e nella quiete

nella riflessione e nell’introspezione

ne ho ancora il segno

indelebile ed indissolubile

tangibile e vivo.

Oggi

le porto dinnanzi al Santo Padre

e con esse il mio mondo

le mie creature

non per chieder grazie

ma per ringraziare

omaggiare

per sentire la linfa vitale

scorrere a fiotti

per dire a quel Dio

che grande è stata la Sua misericordia

nel concedere tale dono

per aver messo sul nostro cammino Vittoria e poi Celeste

seme

inizio e principio

gioia infinita.

Stretta stretta al petto ti porto meco

come perla fulgida e preziosa

fra l’umili potenti mani t’adagerò

come a voler dire

“È mia madre

fra le volte celesti or siede

nella pace e nella quiete

abbi per lei gentilezza e premura.

Sono le mie figlie che ti porto

custodiscile e benedicile.

È il mio cuore che ti porgo

risanalo dalle ferite

mondalo dalle sofferenze

affinché impari ora e sempre ad amare e perdonare

ridonandosi pienamente.

È la mia famiglia che ti offro

rendila unita e forte”.

Batte l’ora!!!

Suvvia è giunta l’ora

di indossare i sandali del viandante

e di andare come polvere

come sogno e magia

come testimonianza e presenza.

Remedello, 3 settembre 2013

Spicchio di luna

Spicchio di luna

sull’alba nascente

ombre dense

accampate fra campi

case e tetti

si narrano cantando.

Le mie piccole

si stropicciano gli occhi

nell’aria odore di nuovo

desiderio di andare

portati dalla fede

dal desiderio di incontro.

Dalla cancellata chiusa

uno sguardo a te

mamma

a distanza

con la fronte e le mani poggiate

sui battenti

un eterno riposo

un abbraccio ed un arrivederci.

Sfila l’auto

veloce tra vie e sentieri

strisciando come verme invisibile

lambendo scie oniriche

fantasmagoriche costruzioni.

Campi di grano maturo

costeggiano il cammino

Vittoria, cheta, si lascia trasportare

dalla bellezza dell’ora

Celeste assonnata

teneramente mugola

ascolta ed assorbe.

Lungo il tragitto, 3 settembre 2013

Gesto dolce

Prime ore del giorno

luce fioca e dorata

a raggiera si spande.

Frotte di eri

si raccolgono

saettanti tagliano cielo e terra

rallegrandoli.

Un dolce gesto

viene a sorprendere ed addolcire.

Vittoria con delicatezza

sfiora la mano della sorella

fissandola dritto negli occhi

le porge il libro musicale

con una dolcezza tutta sua

con le mani tremanti di gioia

esultando per la felicità della piccola

che emozionata accetta il dono sorridendo.

Piccoli scambi di tenerezza

che fanno dell’istante

fonte di lode

e di inno alla vita.

Iniziano a farsi chiacchierine le contrade

prime massaie affacciate alle finestre

scuotono lenzuola e coperte

dal tepore notturno.

Occhi di cielo

ne inseguono le gesta

danzanti volteggiano

nell’occhio rarefatto

fulcro di riverberi perlacei e dorati.

Lungo il tragitto, 3 settembre 2013

Intermezzo

Mattino da poco inoltrato

chiare le vie

dorate e furtive

scorrono danzanti.

Vittoria, rapita dal sonno

con la mano nella mia

fiduciosa

si lascia condurre per vie lontane

col viso disteso

le guance screziate di oro

le labbra leggermente schiuse.

Celeste, in esplorazione

con attenzione inaudita

osserva i propri piedi

dito per dito

perdendosi in essi.

Giorgio guida

con la massima attenzione

mentre mille auto

di ogni colore e foggia

dai guidatori distratti

impegnati in lunghe conversazioni telefoniche

sfrecciano per ogni dove.

Io inseguo

frammenti

scie

elucubrazioni

riflessi onirici

i cui colori

confluendo nella chiarezza del sole

lo tingono di meraviglia e di stupore.

È forse questo che contraddistingue l’uomo?

La capacità

ancora e sempre di incantarsi?

Lungo il tragitto, 3 settembre 2013

Pulce che non dorme

Vittoria dorme

piacevolmente avvolta

dalla pace del sonno.

Gallerie una dopo l’altra

si susseguono

luce ed ombra si alternano

adombrando e rischiarando.

Pulce che non dorme

la piccola Cecè

attenta, rapita

da ogni sfumatura

colore, forma e suono

con la testolina eretta

insegue fantasie

le rincorre.

Cristallino il paesaggio

che innanzi sfila

intervallato da piane

da monti dalla folta vegetazione

dal verde bosco al verde pistacchio

gorgoglianti i ruscelli sottostanti

fragorosi sbattono contro massi e rocce.

Via via

silenziosamente allacciati

scaldati da teneri raggi di sole

germogli di vita nascente

acceleriamo il o

verso la meta

desiderata

sostenuta

attesa.

Lungo il tragitto, 3 settembre 2013

Breve sosta

Sole inoltrato

voglia di sgranchirsi le gambe

breve sosta in autogrill

dove si fa una pausa

Giorgio sorseggiando caldo caffè

noi una morbida brioche.

Anche le piccole scendono dall’auto

Vittoria, emozionata

forte mi abbraccia

percorrendo il breve tratto

affascinata dalla folta vegetazione

di pigne e di odore di incenso

che tutta la avvolge.

Celeste, capricciosa

esplora l’area

ponendo un’infinità di domande al padre.

Auto e pullman

vanno e vengono

occhi curiosi indagano

riverberi di luce

pigramente s’allungano

tendendo le braccia all’infinito.

Alcuni sguardi si posano

incerti

sulla tenerezza

che a fiotti traspare

da ogni poro della pelle

del mio “gigante buono”

radiosa e felice

paga e serena.

Lungo il tragitto, 3 settembre 2013

Incantesimo d’amore

I folletti del sonno

gettando maglie dorate

hanno trascinato le piccole

in un sonno profondo e ristoratore.

Persa nei ricordi

mi lascio condurre

portata indietro nel tempo

a quando piccina

assieme alla famiglia

si faceva ritorno in estate al paese natio.

Vittoria apre gli occhi

mi fissa stupita

poi li richiude.

Bello il paesaggio che ci avvolge

ricco di forme e di colori

seducente

riempie il cuore di gioia.

L’auto straripa di mercanzia

di doni per parenti ed amici

preparati con cura mesi prima dalla mamma

mio padre al volante, serio e silenzioso

io e mia sorella assonnate e brontolone.

Ricordo

avevo il terrore

di oltreare gli Appennini

che solitamente si raggiungevano a notte inoltrata

col freddo che entrava nelle ossa

nonostante le coperte pronte all’uso

rannicchiata contro il finestrino

in silenzio attendevo che sfilassero rapidi

mentre la mamma con premura

versava dal thermos latte caldo macchiato col caffè

da gustare a piccoli sorsi.

Nell’incantesimo d’amore

avano le ore

or allegre or spensierate

or rapite dal torpore or dall’euforia

sino a quando il sole caldo

del mio paese

i suoi odori

agli occhi giungevano come balsamo

eccitando, rincuorando

accolti a braccia aperte

spalancando animo e core

alla ione ed alla gioia

dell’incontro.

La zia

ancheggiando

sgambettando

saltellando

ci veniva incontro

tra abbracci e baci

ci si ritrovava

a lodare la vita.

Quella era la felicità

assoluta

eterna

ed io la bevevo a pieni sorsi

lasciandomi condurre

coinvolgere

ammaliare ed ispirare.

Lungo il tragitto, 3 settembre 2013

Al paese

Lentamente

intrufolandosi fra vie battute

ci avviciniamo alla meta.

Tanti i pensieri che affollano la mente

penso a Remedello

al suono delle campane

che risuonano a lutto

richiamo per i fedeli

ad accompagnare Lida

nell’ultimo viaggio.

Tra loro mio padre e mia sorella

aperte le cancellate del camposanto

nuova vita viene oggi

a farvi compagnia

ingordi e voraci

silenziosi abitanti dell’eterno.

A distanza

seguo i i dei miei compaesani

i canti

odo la voce dell’orante piena e greve

partecipando al lutto.

Mia madre osserva

fiotti di luce chiara la illuminano

già mi manchi!!!

A piccoli cauti i a te mi avvicino

deponendo ai tuoi piedi

l’umana fragilità

nascondendo il volto

tra le tue mani

ricevendone calore ed affetto

amore puro

prezioso quanto la giada

rinfrescante come la pioggia

avvolgente come la neve.

Lungo il tragitto, 3 settembre 2013

Silenzi

Sono silenzi

pregni

empi

fatui

quelli che picchiettando

bussano lievi alla porta

del cuore

osando tirare stralci

riannodando fila spezzate

il cui incerto tremolio

seduce ed avvinghia

lascia col fiato sospeso

nell’incertezza

se andare o restare

se flettere le braccia

o se appenderle ripiombando nel nulla

fra valli e brume

nebbie gialle

nella ricerca spasmodica

di quiete e di pace.

Brillante la luce

dorata e leggera

carezzevole il vento

che frizzante solletica

naso orecchie e mento

zuppi di desio e di ardore

assorte nel piacere dell’ascolto

sentendo col gusto e col tatto

con l’olfatto

da capo a piedi

fremendo

tinnendo

tremando

esultando.

Nasce la voglia

di danzare

antiche nenie

fantasie sepolte

rinate per incanto nella magia

nel baluginio

di un volger di sguardo.

Distese di girasoli

si perdono all’orizzonte

spicchi di vita

che si riflettono

nel terso cielo turchino.

Roma, 3 settembre 2013

Pesca miracolosa

Mezzogiorno ormai

c’è voglia di fare una sosta

di mangiare un poco

prima di addentrarsi nel labirinto

di Roma alla ricerca di una sistemazione.

A turno ciascuno pesca

dalla borsa magica

panini farciti

al prosciutto

mortadella e salame

assieme a focacce

budini

yogurt

e bibite fresche.

Seppure stanche e nervosette

inquiete

le piccole felici

gustano le prelibatezze

sorridenti.

Via via arrivano filoni di pullman

da cui turisti accaldati

scendono desiderosi

di rifocillarsi un poco.

Appagati

in ansia

ci avviamo

nel groviglio di vie

cunicoli e traverse.

Roma, 3 settembre 2013

Finalmente l’arrivo!!!

Tra un mare di vie e di incroci

di salite e di discese

finalmente si giunge dalle sorelle

dove si spera un poco di fresco

ci attenda ristoratore.

Causa lavori in corso

veniamo invitati ad entrare per

la porta secondaria

dove Vittoria con tanta fatica

fa le scale

giungendo finalmente nell’alloggio.

Bello

spazioso

accogliente

luminoso

lo spazio

dalla finestra s’erge il cupolone

gentile la sorella che ci accoglie

tra le braccia acqua fresca

che ci offre generosamente.

Vittoria si getta

a capofitto su letto

Oh!!!

Le togliamo le scarpe

affinché possa rilassarsi.

Celeste balla

al ritmo di musica

muovendo in sincronia mani e piedi

felice e sorridente

intervallando con un

“Andiamo a Roma, mamma?”.

Roma, 3 settembre 2013

Roma!!!

Piazza S. Pietro gremita

popolata di turisti da ogni dove

affascinati dalla maestosità del luogo.

Caotica la confusione

che desta un poco di paura

di perdersi fra tanta gente.

Banchetti di souvenir ovunque

chioschi con bibite fresche e gelati

negozi sotto le gallerie

dalle vetrine finemente arricchite con balze e nastrini.

Lunga e interminabile

l’attesa per il ritiro dei

che l’indomani ci condurranno

si spera

dal Santo Padre.

Sotto un sole caldo

cappellini e bottigliette d’acqua

abbondano a volontà

commenti e risate

nervosismi fini dovuti alla stanchezza.

Le guardie svizzere in divisa

attendono all’ingresso

sentinelle ferme e severe

indicano luoghi

danno ordini

ricompattano la folla.

Inquiete le bimbe

soprattutto Celeste

che non riesce a prender sonno

Vittoria muove nervosamente le mani

attorcigliandole alla veste.

Finalmente è il nostro turno

introdotti nella maestosità

fra lussi e decori

tra le mani viene affidato il

con un mare di spiegazioni

indicazioni e divieti.

“50000 le visite previste!!!

Il Santo Padre

riceverà nel cortile di Piazza S. Pietro

ai piccoli e a chi dotato di permesso

saranno assegnati posti di particolare attenzione

per ricevere un saluto speciale dal Padre.”

Stanchi e accaldati

sfiliamo fra cortili e colonne

attraversando piazze e cortili interni

sino a giungere all’hotel

ritrovando pace e silenzio.

Ah!

Che giornata lunga e faticosa

piena ed emozionante!!!

Roma, 3 settembre 2013

Roma di sera

Sera ormai

il cupolone illuminato

si staglia all’orizzonte

bello ed affascinante.

Tanti puntini luminosi

si accendono

facendo del paesaggio

un mondo di lucciole

entro cui perdersi all’infinito

contandone l’immensità

inseguendole

pizzicandone una

per perdersi nell’altra.

Vittoria, stanca

smania

Celeste frulla

esplorando chiese e dintorni

esigendo spiegazioni

su tempi

luoghi

colori e forme.

Affascinata dalla figura maestosa della Vergine

che calpesta la serpe

ne chiede il motivo

ripetendolo più volte.

A lei

accendiamo una candela

affidandoci.

Dopo poco Vittoria si sveglia

nonostante le ombre dense

si decide di fare una eggiata.

Oh!

Che bella Roma di sera

rumorosa e caotica

mosaici di gente

seduti ai tavolini

sorseggiando caffè

mangiando pizza e spaghetti

bibite e gelati.

Lasciando il cupolone alle spalle

ritroviamo il Tevere

fresco e gorgogliante

tra mille pennellate di storia.

Quatta quatta

la stanchezza giunge

desiderio di sprofondare

fra morbide lenzuola bianche

per andare e ritrovarsi

effimeri e leggeri planare.

Roma, 4 settembre 2013

Attesa

Toc toc!

Toc toc!

È la sorella che bussa alla porta

inizio del novo giorno

al quale bisogna celeri chinare il capo.

Notte un poco inquieta

ma rigenerante.

Attesa??

Sì!!!

Con gioia e con desiderio

andando incontro

al mare di gente

che a breve si formerà in piazza S. Pietro

in attesa di Papa sco.

Cosa sento?

Cosa provo?

Cosa farei se potessi agire?

Cosa direi se potessi parlare?

Nulla o forse tutto

quiete attesa dell’ora a venire

dimensioni nuove in cui immergersi.

Mi perdo nei mille occhi

i miei

i nostri

carezzo Vittoria

abbraccio Celeste

amandole di amore puro

affascinata dalla bellezza prorompente

le affido al Buon Dio.

Fugge l’ora

preme e convoglia

istiga all’azione

al prender possesso dell’istante

indossando i sandali del viandante

senza bisaccia

alla ricerca

con volontà e desiderio

di entrare in comunione

con la magia incombente

sazia e satura

aperta e versatile

avvolgente e diafana.

Roma, 4 settembre 2013

Incontro con Papa sco

Già dalle prime ore del mattino

piazza gremita

fiumana di gente

di cori accorsi da ogni dove

per salutare il Santo Padre

per ricevere da lui un cenno

se pur da lontano

una benedizione

un poco di balsamo

tra le tante difficoltà e traversie

che la vita offre quotidianamente

conficcando spine nel costato.

Anche noi fra loro

sotto un cocente sole settembrino

che non concede requie.

Tra serpeggi

vie tortuose

dopo lunghe attese

un poco impazienti

finalmente veniamo introdotti

sulla gradinata di sinistra

che detto così

per i profani come noi

letto sull’invito senza porvi molta attenzione

potrebbe sembrare irrilevante

quasi insignificante.

Sorpresa delle sorprese!!!

Ci vengono indicati quattro posti

in prima fila

accanto al podio papale!!!

Per magia

Vittoria improvvisamente

ricade in un sonno profondo

indisturbata dal caos che tutto attorno freme

dalle voci improvvise

dagli sbalzi di tono

gentilmente un operatore

vista la calura, ci offre di ripararla

con un enorme ombrello bianco a righe gialle.

Lunga l’attesa

che si fa tremito e tremore

esultanza

quando da lontano

si scorge la figura bianca

giungere con le braccia alzate

in segno di benedizione.

Vescovi e cardinali

vanno e vengono

discutendo a voce bassa

di questioni importanti

uno di loro

attratto dalla piccola Celeste che fa baccano

si sofferma

apostrofandola con dolce ironia

sorridendo la carezza

guardando Vittoria che, rapita dai folletti del sonno, dorme

premurosamente informandosi sullo stato di salute.

Intenerisce la lettura del S. Vangelo

coinvolgenti ed emozionati

le parole del Padre

che dalla bocca uscendo

plasmate dal cuore

allargandosi a raggiera

si spandono su quelli vicini e distanti.

“Spalancate le porte alla speranza

voi giovani

siate il nostro futuro

la nostra forza!!!”

Soffermandosi sul viaggio fatto in Brasile, continua

accentuando l’umanità dei locali

sottolineando l’importanza di portare la parola di Cristo

testimoniando

dando esempio

formando la chiesa di Dio

non quella che si legge sui giornali

che fa notizia

ma quella racchiusa da piccoli gesti d’amore

nella semplicità di ogni giorno

nelle scelte a cui siamo chiamati per dare risposta

poiché solo in Cristo troveremo tutto …

La calura diviene insopportabile

si fa paonazza in viso Vittoria

spaventati, chiediamo aiuto ad una signora

poco distante, che scopriamo esser un medico

la quale, allarmata, subito chiede del ghiaccio istantaneo

con l’ordine di spostare la piccola sotto la pensilina

in modo possa riequilibrarsi

per non incorrere in seri problemi.

Accelerando l’andatura

emozionati

ci affrettiamo a raggiunger la postazione

coinvolti dall’andirivieni dei doni

che piovono da ogni dove

posti dagli addetti sopra il palco.

Accanto a noi siede in braccio alla mamma

una bimbetta di quattro anni

Beatrice da Torino

denominata “La bimba di Pietra”

i genitori

disperati

non sapendo dove volger lo sguardo

lo fissano in quello del Padre.

Breve ed intenso lo scambio di idee

intriso di dolore e di amarezze

ma anche di speranza

e di affidamento nell’Altissimo

per mezzo di una bustina bianca

contenente i documenti medici

che narrano la storia della piccina

nella speranza che il Papa

scorgendola

possa intercedere.

A distanza di breve

nel frattempo il colorito di Vittoria

si è normalizzato

veniamo invitati ad appostarci

accanto alla transenna

da dove giungendo

allargando le braccia

fissando dritto negli occhi

nell’animo e nel cuore

abbraccia Vittoria

la quale tra le mani stringe il nostro libro

dono per il pontefice

che la piccola peste non intende lasciare

scatenando l’ilarità dei presenti

intervenendo Papa sco

ci esorta a non innervosirla

di non preoccuparsi che il libro

più tardi gli sarà recapitato.

“Lei è Vittoria”

gli dico

“E lei è Celeste”

mentalmente affidandogli

le nostre famiglie

presenti ed assenti.

“Bene!!”

mormora

“Forza e coraggio!!”.

L’emozione è tanta

infinita e smisurata

dove pochi istanti sembrano un’eternità

di bellezza rara ed unica

perla preziosa che nel cuore

rulla e brilla

esulta gioendo

facendo dei piedi delle ali

che in alto si sollevano

fra le volte celesti

da dove mia madre

ammiccando

sorride felice.

Al Padre della vita

ancora e sempre grazie

indiviso

pieno ed autentico

vivo

come le membra vive

di un unico corpo

che è il corpo di Cristo.

Roma, 4 settembre 2013

Cosa porteremo di questo giorno?

Cosa porteremo

con noi dell’abbraccio

e del sorriso di Papa sco?

Cosa resterà di questo giorno

nella vita quotidiana

fra le tante difficoltà e gioie

di tutti i giorni

uno dopo l’altro

nelle routine sempre uguale?

Quali impronte

rimarranno impresse come foco

nei nostri cuori?

Quali frutti raccoglieremo a piene mani

per rigettarli nel mondo

a chi in ascolto vorrà accostarsi alla bellezza

aggio in luce

del saper trasformare

i dolori in gioia

la pene in dono?

Sapremo domani all’alba

e domani ancora

e poi ancora domani

arricchire ore minuti

di linfa nuova

vitale

divenendo sale sulla terra

parte viva di membra vive?

Se qualcuno in quest’ora

dovesse chiedere

“Sei felice?”

risponderei:

“Se questo gioco di ombre e di luci

che dentro si alternano con rapidità

sfiorando l’animo

creando uno stato di benessere

e di piacere

si può chiamare felicità

Sì!! Sono felice.

Per me e per le mie figlie

per la nostra famiglia

per il cammino che dopo tanto

peregrinare sembra abbia trovato

il senso dell’andare.”

Roma, 4 settembre 2013

Fiumana di gente

Ovunque ti volgi

gente ed ancora gente

volti accaldati

occhi ridenti

voci di bimbi

capricciose

mani che indicano

tendono ed ottengono.

Da ogni angolo sbucano vie

le une entro le altre mischiate

dentro cui si consumano vite

accerchiate da piccoli gesti ondulatori.

Nel centro sfarzi e lussi

sfrenati e folli

ricerca dell’eccelso

nei mosaici e nelle sculture

che fanno bella mostra nelle vetrine illuminate

fra drappi di seta e decori estrosi.

Sprofondata nel eggino

Vittoria si lascia condurre

alternando sorrisi e smorfie

a movimenti frenetici delle mani

a risa stridule.

Celeste capricciosa

a dallo stupore al “Voglio scendere!!!”

dal puntare il dito affascinata

all’isterismo infantile.

Li rincorro

questi brevi delicati

accenni di odori e di forme

i quali sfiorandosi

intrecciandosi

si schiuderanno netti e fragorosi

tra volte e capitelli.

Roma, 4 settembre 2013

Sera in piazza San Pietro

Sera ormai

luci al neon

illuminano piazza S. Pietro

che deposta l’ascia di guerra

calata la ressa di stamane

quieta riposa

accompagnata dal gorgoglio della fontana

che zampilla al centro

dove pochi turisti

eggiatori lenti

si godono la frescura della notte.

Tante le finestre illuminate

tra loro anche quella del Santo Padre

che vive pensa ed ama

riflette e prega.

La sua figura silente

ando di finestra in finestra

osserva chetamente chi sottostante

freme e riposa dopo una lunga giornata.

Fitta la rete di poliziotti e vigili

chiamati a pattugliare

gruppi di persone

alcuni si ritraggono indispettiti

tanto da farti esclamare

che non chiediamo pane

ma solo un’informazione!!

La stanchezza stasera

tocca gli eccessi

troppe le emozioni del giorno

troppo il cammino

l’attesa

il desiderio di tendere le braccia

a chi si avvicina

con stupore

mancanza

paura

fra fresche lenzuola bianche

tra le mille peripezie di incastrare

i suoi bisogni e

quelli di un oggi difficoltoso

sublimemente incerto.

Ah!!! Finalmente!!!

Perspicace buono

invitante cordiale

fraterno il caldo dell’abbraccio

profondo e rinnovatore.

Roma, 5 settembre 2013

Ancora buio

Ancora buio fuori

silenzio assoluto ed immoto.

Le mie piccole dormono

una luce fioca rischiara il foglio

su cui umilmente

riverso tutto il mio sentire.

Voglia di raccontare

di narrare

le mille sfumature

che agli occhi giungendo

emozionano

avvolta da odori e profumi d’altri tempi

che riscuotono da un torpore pigro.

Dalla stretta finestrella m’affaccio

inspirando l’aria

un milione di miliardi di lucciole

punti indefiniti

di una città dormiente

sorprendono ed emozionano.

Penso a mia madre

al suo raccontare della lontana giovinezza

quando giunse a Roma

con fede

nel cuore della fede

assieme alle compagne

felice di aver percorso

per larghi tratti il Vaticano

con la frenesia nelle gambe

l’ardore e la voglia di scoprire

di vivere

di incontrare.

Mamma

lo so che mi senti

che o o

segui i nostri cammini.

Riesci a sentirmi?

Tendi la mano se puoi

e poggiala sul mio cuore.

Remedello, 5 settembre 2013

I senzatetto

Negli angoli bui

sotto portoni abbandonati

acquattati all’ombra

se ne stanno i senza tetto

rinchiusi in un mutismo torvo

con le mani giunte sul petto

dormono russando

biascicando parole incomprensibili.

Tanti i turisti

che ano loro accanto

gettando sguardi di pietà

di tenerezza e di paura.

Incuranti

avvolti da pesanti coperte

fra scie intrise di urina

imperterriti

percorrono le loro vie

indisturbati e lieti

follemente inghiottiti

dall’ora presente

che nulla perdona e tutto concede.

Mi soffermo un istante

per sentirne il respiro

regolare e rumoroso

pensando allo squarcio

al divario

che forte sussiste tra lo sfarzo

che a pochi metri si consuma

e la miseria di questi poveri Cristi

i quali poco distante

presso il portone delle Ancelle della Carità

in fila se ne stanno

ricevendo il necessario per vivere

pane, acqua

pasta e carne.

Inoltrandomi fugacemente

nelle loro orbite

vi leggo solitudine e mancanza

ma anche

fierezza

eccelso piacere

del viver distaccati

dalla frenesia

dalle esistenze che si consumano

fra catene e cavilli.

Roma, 5 settembre 2013

Fede multicolore

La fede è multicolore

multi facciale

veste l’oriente e l’occidente

abbraccia il mondo

lo avvolge come folgore

accende

invoglia e seduce.

Parla mille lingue

che per magia ed incanto

si incontrano

sfiorandosi

confondendosi

sfumando in accenti pigri

penetranti e dolci.

Dal Giappone alla Cina

giungono

crocchi dalle vesti sgargianti

in abiti locali

indossati con emozione

danno mostra della propria singolarità

offrendo al Santo Padre

le proprie origini

culture e tradizioni

che sentite a distanza

destano letizia e stupore.

Celeste ne esplora la consistenza

sfiorandole con delicatezza

sorridendone al tatto

affascinata dalle tinte sgargianti

che accostate danno vita

a fantastiche scale cromatiche.

Seppure in lingua diversa

comunicano a distanza i piccini

usando il linguaggio dell’amore

del corpo

cercano complicità

gioco ed armonia

inventano trabocchetti

artificiosi e folli

fra scambi di tenerezza.

In questo variopinto e variegato

girotondo

il mio cuore in attesa freme

ode e sussurra

verseggia e stilla

empiendo valli ed antri

mentre all’orizzonte s’aprono

vie e sentieri

serpeggi e viottoli.

Roma, 5 settembre 2013

Sogno o utopia?

In quest’ora solitaria

quando ancora il mondo dorme

e la piccola Celeste

aprendo e chiudendo gli occhi

si struscia pigramente

carezzandomi con le piccole mani

esigendo baci e coccole

nasce il desiderio di gettare

una sfida

una rivincita

alle tante crudeli realtà

che la vita offre e dona.

Mi piacerebbe

ma forse è solo un sogno

che Vittoria potesse

se pur con forza

con tremore ed attesa salire

i mille gradini di S. Pietro

giungendo alla sommità

col fiato corto

e l’animo traboccante di letizia.

Sogno o utopia?

Già le braccia si muovono

ed i piedi assumendo forma

misurano il solco.

Un’immensità di pensieri

quelli che salgono alle nari

che soffermano il o

da far tremare

esultare e gioire

ballare e danzare.

Roma, 5 settembre 2013

Piazza S. Pietro

Prime ore del pomeriggio

dopo tanto baccano e furore

le piccole si sono addormentate

Celeste a pancia in giù

Vittoria abbracciata a suo padre.

Magnificenza

onore e gloria

alle meraviglie di S. Pietro

nelle molteplici sfaccettature

che offre bellezza e purezza

attraverso l’arte

la scultura

la pittura

i mosaici

della grandezza di Dio

mezzo per meglio avvicinarsi a lui

toccando il cielo con un dito.

Gremita la piazza

viandanti solitari

chiassosi turisti

accorsi

per sentirne il fascino

per penetrare misteri insondabili

che si celano

fra incroci di linee

tra zone d’ombra e di luce

nei ghirigori di statue a misura d’uomo

nei fantastici giochi di colori

gli uni dentro gli altri avvinghiati

i quali compenetrati

danno vita a cunicoli

scie su cui adagiare

cuore e membra

per lasciarsi condurre.

Vittoria osserva

occhi sgranati

mani serrate

curiosa e vorace

incerta a tratti

lasciando che la magia

attraversandola

la mondi e la rinnovi.

Celeste, capricciosa

brontola

indica estasiata

ponendo mille domande.

Fugge l’ora

leggera e frizzante

fresca e coinvolgente

convoglia

immerge e sommerge

da mondi antichi a mondi presenti

da ataviche strette ad abnormi abbracci.

Roma, 5 settembre 2013

La pietà di Michelangelo

Volto dolcissimo di madre

che accoglie il figlio morente

tra le braccia

sorreggendone con forza la nuca

amandolo di amore puro

grande ed innocente

piangendo di dolore acre e pungente

dell’amato figlio.

Quanta dolcezza e tenerezza

in quegli occhi

che fissi nell’orbite amate

ricordano la vita

vita che nasce dal grembo

per riaffiorare per non rimanere nelle ombre.

Avvolta dalle ombre

affido al buon Dio

con tocco leggero

la mia famiglia.

Quanto dolore

acre sentore

che esplode

avvolta da un silenzio serotino grullo

timidamente mi avvicino

stendendomi sul letto

pigramente acquattata e festosa.

Roma, 5 settembre 2013

La tomba di Papa Giovanni Paolo II

Bianca

umile

poche le parole scritte sul frontespizio

della lapide

che indica la presenza

discreta e magica

di Papa Giovanni Paolo II

anima bella

delicata e forte

ai cui piedi

si prostrano i pellegrini

inviandogli un sorriso

rivolgendogli una preghiera

una confidenza.

Anche noi siamo assisi

ciascuno immerso nei propri pensieri

affidando e confidando

nella sua misericordia.

Tanto grande quest’uomo

quanto umile nel compito affidatogli dall’Alto

pronto alla parola e all’ascolto

accogliendo moniti e consigli

andando incontro a traversie lontane

in nome della pace

porgendo la mano

agli umili ed ai potenti

con la medesima forza, coraggio e rispetto.

Fine la lastra di marmo

dietro cui il suo corpo

sfacendosi ritorna alla terra

in attesa un giorno di ricongiunzione

e di pace.

Fiumi di parole

di emozioni

di speranze

a lui sussurrate

nel baluginar di pochi istanti

nel battito d’un ciglio

compendio di una vita intera.

Roma, 5 settembre 2013

Venti scalini

Si dice che i sogni

abbiano ali per planare

e piedi per andare

mani per carezzare

animi per vagare

cori per tinnire.

Si dice che i sogni siano stille

gocce cristalline e perlacee

che dall’alto scorrendo

vanno a posarsi

con dolcezza

sulle guance arse

di chi in attesa resta.

Alle prime luci dell’alba

li rincorro

seguendone i contorni

lambendone le vesti

ascoltandone il fruscio

poggiando l’orecchio

contro il ventre rigonfio

facendo nascere il desiderio

di inseguirne una scia

colorandola di stupore e di meraviglia.

Ai piedi del cupolone

sorge una scala

che alta alta conduce

alla sommità

sovrana su ogni cosa

di immane bellezza

di incanto

attrazione fatale per i pellegrini

desiderosi di berne la radiosa magnificenza

rimanendo sospesi a mezz’aria

tra cielo e terra.

Confido il desiderio a Giorgio

che mugolando e brontolando

acconsente riluttante

per provare a fare salire a Vittoria

le scale del cupolone

non dico sino in fondo

ma almeno di darle una possibilità

una rivincita.

Via che si parte!!

Al posto dei piedi tesi

ali

nel cuore la gioia

nelle membra l’ardore

abbracciando forte

il mio gigante buono

sussurrandole che le voglio bene

che ce la faremo!!!

Premuroso e gentile

il personale

attento ai bisogni

sorridente

indica ed accompagna

con fare delicato ed ironico

fermandosi a giocherellare

con le mani di Vittoria

che affascinata da orologi

bracciali e catene ne cerca il contatto

stregato dai ricci di Celeste

che a cascata le ricadono

sul viso.

Batte forte il cuore

splendono gli occhi

accesi di gioia e di timore

di paura.

Amore ed ancora amore

ione e desiderio

nelle mani che forte stringono

facendo un gradino dopo l’altro

contando

scandendo le parole

che su ci portano.

Bella l’ebbrezza

che taglia viso e labbra

un dito alzato

a carezzare gli splendidi mosaici

in circolo danzanti

entro cui le mani della piccola

si muovono avide

saggiandone la durezza

la frammista corposità.

In tondo giriamo

ammirando il paesaggio che ai piedi si stende

dove milioni di visitatori

appaiono come puntini indistinti e colorati.

Inquieta Vittoria

trema

abbraccia e ride

trattiene il o

attorno si guarda

sparuta e tenera

felice e paga.

Piano piano la invitiamo a far ritorno al piazzale

accompagnata dal padre

ridiscende i venti gradini

con fatica

seguita e rincuorata

da chi sotto rincorrendone le gesta

per lei tifa e spera

partecipando alla bellezza dell’ora

che sprizza da ogni poro della pelle.

Ah!!

Questa è la vera felicità

pace e letizia

mi affido all’Eterno

mossa dal desiderio di non desistere

galoppando come valoroso destriero

tempo e spazio

ambizioni e sogni

sino a notte ballare

ululando

pienamente esultando.

Roma, 5 settembre 2013

La mano del Santo Padre

Quanto sono grandi

le mani del Santo Padre

quanto grande è il suo cuore

ando

di volto in volto

di animo in animo

paziente ed accogliente

abbracciando attese, desideri e ioni

di una vita

che confluendo nella magia di un istante

riversano nel palmo di una mano

tutto il sentire.

Quanto grande deve essere il suo cuore

capiente e generoso

per tanto contenere

vivendolo e trasformandolo

in seme nuovo

per divenire sale della terra

pronto a fecondare

il mondo arido ed arso.

Quale tremore

orrore e tedio

lo attraversano

fuoriuscendo

dai corpi

dagli occhi

di coloro che nella prova e nella malattia

nell’infermità

al suo sguardo osano

tendere le braccia

cercando comprensione e conforto

con umiltà implorando

pazienza e timore di Dio

gioia nel dolore

elogio nella sofferenza.

Nel silenzio della stanza

ritrovando il proprio cuore smarrito

guardandosi dentro

rivendendo riflessi

quelli di milioni di anime

cosa sentirà?

Nel sonno continuerà a sentirne i palpiti?

Le incertezze?

Le speranze?

Poliedrico

eggiando

tra corridori e valli

alzando lo sguardo al cielo

all’Altissimo

a lui

chiederà la forza per tutto accogliere

amare

trasmutare e custodire?

Umiltà e grandezza

bellezza ed incanto

si stagliano celeri

cinguettanti

nel fragore di un mattino

melato

di un tramonto

solitario e comunitario.

Roma, 6 settembre 2013

Bellezze

Magnificenza storica

che sfila

sotto i nostri occhi

leggiadra e maestosa

fra capitelli

resti

edifici dal biancore purpureo

colonne

sotto un caldo sole settembrino

che ancora ci regala

ore piacevoli e soleggiate.

Lunghe le fila

che si formano

agli ingressi dei musei

delle chiese

dei monumenti

sanno di attesa e di sale

hanno occhi di mandorla

capelli neri raccolti in crocchia

pettinature esose

colorate

tra voci di bimbi

pianto e mugolii

stupore e meraviglia.

Si snodano le vie

tra mille corridoi

attorno ai quali

altri viali si diramano

a ragnatela

entro cui piccoli

eleganti e sfarzosi negozi

espongono la mercanzia.

Ricche di lustrini

quelle sotto i portici

attorno ai quali turisti

si fermano estasiati

ammirando la grazia e la bellezza

delle ceramiche e dei mosaici

ravvolti da nugoli di magia

riccamente prolissi di vitalità.

Roma, 6 settembre 2013

Sguardi

Vittoria, con gli occhi pieni di sole

si lascia condurre

a tratti sorridente

altri inquieta e nervosa

affascinata dal volteggiar

di colori forme e suoni.

Tanti gli sguardi che si posano su di lei

alcuni di tenerezza

altri di comione

altri ancora di diffidenza.

Uno ad uno li seguo

chinando il capo

aizzandolo furente.

Muta sfilo

per le vie

portando il mio cammino

felice di averla accanto

orgogliosa dei suoi occhi azzurri

della sua chioma fluente

seppure addolorata

con dolore di madre

per gli scatti delle mani

che si serrano a scatto

di movimenti stereotipati incontrollati

dettati da malattia crudele.

Dentro piango e rido

sorridendo ancora alla vita

che ci regala tanti sprazzi di luce

di allegria e di scoperta.

Rapidamente

tra una peripezia e l’altra

spingendo il pesante eggino

sul pavé accidentato e ruvido

ansimando

salutiamo gioiose il bello

che si para innanzi

solare e radioso.

Roma, 5 settembre 2013

Cavallini

Celeste zingarella

pronta all’opera

sfida il vento e la calura

tendendo il viso al sole

che la carezza baciandola.

Affascinata dalle molteplicità

che la accerchiano

esclama e mormora

chiede e provoca

fra ghiribizzi e capricci.

Attratta dalle carrozzelle

trainate da cavalli

bardati a festa

s’emoziona

ammirandoli sfilare

le cui ombre scure si stagliano

contro i monumenti bianco perla.

“Guarda, Vittoria”

mormora

“Cavallini!!!”.

Quatta quatta giunge la stanchezza

l’inquietudine e la smania

vorrebbe scendere per andare

inutili i tentativi

di riportarla alla quiete

sinché per ironia della sorte

afferrando di getto

un foglietto pubblicitario

le dico che è il biglietto

per salire sul cavallo

di tenerlo ben stretto e di fare la brava

poiché proprio dietro l’angolo

si sale!!!

Oh!!!

Esclama estasiata!!!!

Ritta, zitta e muta

attende

chiedendo ad intervalli regolari

se siamo arrivati

ogni volta ne invento una nuova

arricchita di fantasia e di novità

mentre ci avviciniamo alla vettura

parcheggiata che ci condurrà

gloria e pace

in stanza.

Ancora in auto

chiede del cavallino

facendo mille progetti

inventando giochi

tra le mani

stropicciato ma intatto

piegato in due

il per il paradiso.

A notte fonda

nel sonno

linda e profumata

sussurra:

“Mamma... cavallo...”

con dolcezza le carezzo il capo

forte abbracciandola.

Roma, 5 settembre 2013

Celeste dai piedi neri

Sole alto

caldo

quasi fastidioso.

Il Colosseo

si profila

nella sua magnificenza

attorno al quale

milioni di visitatori

di ogni lingua ed etnia

seguono come api

attratte dal miele

guide accaldate e sorridenti

desiderosi di sapere e di conoscere la storia.

Celeste ribelle

si toglie i sandali

felice di far girare i piedini in aria

facendoli roteare

scrutandoli con fine attenzione.

Per gioco li impunta

poggiandoli sulle ruote

seguendone il movimento circolare

ridendo di gusto

empiendosi la bocca

di oh! e di ah!

Sbalorditi la osserviamo

assorta nelle complicate acrobazie

ammirando il colore nero della pianta

guardata dalla stessa con ironia

smorfia beffarda

di sfida e di rivincita.

Tra esclamazioni

risate e prese di petto

giungiamo in stanza

dove un bagnetto caldo

attende l’imperterrita

furente bollente Cecè

mentre Vittoria, sul letto sdraiata

riposa ascoltando un poco di musica.

Roma, 5 settembre 2013

Vie affollate

Nelle vie affollate

si alternano lungo

i cigli delle strade

inventori di bellezze

di mestieri nuovi

di coloro che all’ombra di ombrelli colorati

dipingono acquarelli

o con l’ausilio di bombolette spray

fanno magie

o mettendosi in pose assurde

attendono che i anti donino una monetina nel cestino.

Affascinante il variare

di colori odori e forme

gli uni negli altri intrecciati

uniti e fusi

dal desiderio di stupire

di dare piacere.

Vittoria li scorre

distrattamente rapita

da altri mondi

Celeste li beve

saziando occhi e bocca.

In un girotondo muliebre

danzante

si consuma l’ora

un altro giorno a breve morirà

lasciando spazio alla notte

gettando semi a profusione

il cui riverbero incandescente

ingoiato rapido dal vello nero

adombrato e discosto

lascerà il o.

Nel cuore

nelle membra

nell’animo

tremito leggero

monito tacito

di rallentare il o

soffermare il respiro

acquietare l’andare.

Roma, 5 settembre 2013

Donna mussulmana

S’erge maestoso il Colosseo

immenso

di bellezza rara.

Visitatori da ogni dove

lingua e colore

in fila stanno

in attesa di entrare.

Le mie piccole

osservano chete

un poco divertite e spaventate

per tanta irruenza e caos.

L’attenzione della piccola Celeste

viene attirata da una donna

mussulmana

stesa a terra

accovacciata in posizione fetale

col capo coperto

da foulard nero

il viso inabissato fra le braccia

che tiene fra le mani

tremanti

un cestino per l’elemosina.

Quali pensieri la attraversano?

Quale il mondo dietro il suo mondo

che s’apre a ventaglio?

Quali dolori abusi e soprusi

mancanze dietro quelle braccia accartocciate?

Celeste interroga sul motivo

“La signora piange, perché?”

Le spiego che forse ha fame

pregandola di riporre nel cestino la monetina

gettata con timore reverenziale

affinché possa andare in negozio

per comprare un panino.

Ah!!!

Esclama stupita

continuando a rincorrere fantasie

costruendo ponti

case

traiettorie fantastiche!!!

Roma, 5 settembre 2013

Mendicanti

Strisciano zoppicando

con la mano tesa

figure sinistre contro i muri

bramosi di qualche spicciolo

gli occhi dischiusi

interamente si donano

a chi frettolosamente

preso dalla bellezza del paesaggio

spingendosi verso piazza S. Pietro

alla scoperta di tesori nascosti

ne estrae qualcuna dal fondo dei pantaloni

con incurante attenzione.

Dietro angoli bui si nascondono

improvvisi

come i lampi a ciel sereno

balzano fuori

silenti ed invadenti

supplichevoli e molesti.

Una ragazzina dai lunghi capelli neri

seduta nei pressi di una fontanella

tra le braccia stringe un piccolo

occhi profondi e scuri

a terra tiene lo sguardo

in attesa che pietà sonante

allunghi la mano.

Quanta tristezza e solitudine

nei loro gesti

tradizioni antiche

che li spingono a mettersi ai bordi delle strade

miseria e fame

che osa sconfinare superando

il pudore

la timidezza e la vergogna!!!

Smorzato il sorriso

nel ricever l’agognato obolo

subito ricusato dall’urgenza

di nuovi clienti

che in arrivo lesti

avvicinano il o.

Roma, 6 settembre 2013

Alba sottile

Alba sottile e mielata

le oche del Campidoglio

starnazzano attraversando il cielo

colorandolo

rivestendolo di incanto e di sorpresa.

Limpido e sereno l’orizzonte

sovrasta la città

che ancora dorme

il sonno del ristoro

dopo tanta frenesia

ed ardore.

A breve si udranno

i primi clamori di vita

nelle vie serpeggianti

i negozianti inizieranno

ad aprire l’imposta

per

preparare il bancone

mettendo in bella mostra la merce

offrendola ai anti

con insistenza lieve.

Primissimi rumori

giungono alle orecchie

centuplicati dal silenzio

che attorno li accerchia.

Cheta la mano di Vittoria

appena mossa dai venti

tenero il suo mormorare sommesso

preannunzio di risveglio repentino.

Celeste a pancia in giù

di traverso dorme

bella ed innocente.

Roma, 6 settembre 2013

Partenza

Rapido il aggio

fra luci ed ombre

tra vie e raccordi

vettura ormai carica di bagagli

saluti ed abbracci

alle sorelle

che premurose salutano le piccole

ripromettendo un incontro a breve.

Vie assolate

caotiche

tra negozi di indumenti

frutta e verdura

souvenir

finalmente la campagna

poi la superstrada

che a breve ci condurrà

ad Arpino

da Don Salvatore.

Rido e piango

sento paura

Vittoria dorme con la fronte

poggiata sulla mia spalla

Celeste, dopo tanta baldoria

sprofonda in un sonno profondo.

Che dire?

Abbiamo tutti voglia di riabbracciare

il Don

di visitare la sua parrocchia

di incontrare i compaesani.

Sempre e ancora stupore e scoperta

tingono ore e minuti

che ci separano dall’arrivo.

Arpino, 6 settembre 2013

Arrivo ad Arpino

L’arrivo ad Arpino

è stato ricco di emozioni

e di allegria.

ando dalla città rumorosa

ad un paesello

verdeggiante

dalle casupole disseminate e sparse

dai casolari immensi ricchi di ulivi

che in bella mostra

danno spettacolo della propria avvenenza.

Dal finestrino sfila il paesaggio

Vittoria un poco più quieta

osserva

mentre Celeste

dopo aver brontolato

mormorato

implorato

ribellandosi al seggiolone

dorme colle guance arrossate.

Scorci di vita

s’alternano

visi accaldati

capelli mossi dal vento

piazzuole fiorite

ci conducono verso la meta!!!

Collecarino, 6 settembre 2013

Don Salvatore

Una piccola curva figura

attende il nostro cammino

è Don Salvatore

col capo un poco chino

e le mani alzate in cielo.

Vittoria freme nel riconoscerlo

a due anni di distanza

subito ne ha percepito la presenza

cercandone il contatto

le mani calde e fraterne.

Abbracci e saluti

celere l’auto si affretta

a condurre al paese

dove molti ci attendono

desiderosi di conoscerci.

Bella la magia dell’incontro

delle dita che si stringono

mosse dal desiderio

di riallacciarsi

per ritrovare

l’armonia ed il piacere del narrarsi.

Angolo di paradiso

avvallato fra nicchi

rallegrato da fiori

pendii e colli zigzaganti

fra immense radure verdi

da dove

lontano perdendosi la vista

s’apre il core

alla magia

al sogno

ed alla fantasia.

Collecarino, 6 luglio 2013

“Da Bartolomei”

Ad attendere il nostro arrivo

stanze finemente arredate

curate con ione ed amore

impreziosite da decori floreali.

Troneggia il letto di ferro battuto bianco

col copriletto verde e rosa

dal bagno profumi sfiziosi

giungono alle nari

invitanti ed orientali.

Vittoria, sfinita

si getta a capofitto

lasciandosi avvolgere

dalla freschezza delle lenzuola bianche.

Celeste, curiosa

esplora ogni angolo

dentro e fuori

correndo a perdifiato

tra aiuole ed uliveti

parlando con l’uno e con l’altro

giocando col cane

felice e gioiosa

convogliano tutti in un’allegria coinvolgente.

La signora Maria

padrona di casa

in mille modi si rende utile

con serena gentilezza

un poco in apprensione

per il timore di non soddisfare i bisogni

del momento.

Don Salvatore osserva e ride

della dolcezza di Vittoria

della tenacia di Cecè

commentando ogni tanto

asserendo

pacatamente intervenendo.

Bella la sensazione

di esser a casa

fra persone care e sincere!!!

Collecarino, 6 settembre 2013

Testimonianza

Accompagnati da Don Salvatore

giungiamo in chiesa

dove alcuni fedeli

attendono il nostro arrivo.

Sono scambi di opinioni

strette di mano

racconti e domande

poste a raffica

nell’intento di capire

per comprendere

non tanto il meccanismo della malattia

bensì il momento in cui

siamo riusciti a are

dall’angoscia della croce

al viverla con gioia.

Accerchiata dal piccolo gruppo

la voce risuona

incerta e tremula

dando testimonianza

trasmettendo e ricevendo

illuminando e rischiarando la mente.

Sprazzi lontani vengono a galla

rivissuti oggi con una certa intrepidezza

nel desiderio di acquistare parola e forma.

Chiamata a confermare

dono l’umile voce

dono il mio cuore

a chi da lontano

attraverso bancarelle

pesche miracolose

ha aiutato la ricerca

raccogliendo fondi

per combattere la sindrome di Rett.

Corre il tempo

veloce veloce

Vittoria, inquieta, smania

tra abbracci frettolosi

e promesse di risentirci

sfiliamo celeri verso l’albergo.

Collecarino, 6 settembre 2013

Marinella

Come furetto

giunge una figura minuta

chiara di capelli e carnagione

è la signora Marinella

contattata tramite lettera

che desiderosa di conoscerci di persona

s’appresta dopo una lunga giornata di lavoro

a fare una sosta.

Dolci e rassicuranti

le sue domande che sgorgando

con tenerezza carezzano le piccole

interessandosi della vita quotidiana

sulle difficoltà di gestione.

Felice e confidenziale lo scambio

seguito o o dal Don

il quale ascoltando asserisce e scruta

assorbe ed esulta.

Le peripezie di Celeste

ed il nervosismo di Vittoria

interrompono vivacemente lo scambio

che si ripromette di essere coltivato a distanza.

Corpose le ombre

accerchiano dense ulivi e vigneti

zittendo latrati di cani

invitando chi in ascolto

ad accostare l’orecchio

per udire, sentire

fremere e tinnire.

Collecarino, 6 settembre 2013

Cena

Finalmente la cena

preparata con amore

da Maria

con peculiare attenzione

consumata dalle piccole

e da tutti noi

con voracità e delizia.

Pasta fumante al forno

con mozzarella origano e formaggio

pesce al forno

cornetti lunghi e croccanti

insalate con pomodori

frutta fresca e coppette di gelato!

Oh!!!

Vittoria mangia in silenzio

assaporando adagio adagio ogni gusto

Celeste

tra una parola e l’altra

gioca

ghiotta di uva bianca

di cui si fa una scorpacciata.

Infinite le domande poste sulla malattia

sull’assistenza sanitaria

sulle difficoltà

sulla gioia delle conquiste

il cui sapore dolce agro negli anni

attraggono e conducono.

Arriva la stanchezza

si propone a Vittoria

l’ascolto della musica

eggiando lenti nell’enorme cortile.

Finalmente in stanza!!!

Dove il letto ci attende a braccia aperte.

Collecarino, 6 settembre 2013

Grazie Collecarino!!!

Paesello di montagna

case sparse

uliveti e frutteti

si perdono all’infinito.

Piccola folla gremita

attende il nostro arrivo

Don Salvatore fa da guida

sorridente carezza le piccole.

Affascinante la magia degli incontri

di chi a distanza

lotta e freme

aiutando la ricerca a gettare

speranze di guarigione

per la malattia di Vittoria.

Calore ed affetto

dimostrati a piene mani

fori e dentro

con le mani e con il cuore

come fascio di luce nella notte

commuovono ed inteneriscono

appagano e consolano

dopo lungo peregrinare

in solitudine

nella sofferenza

con la percezione di esser “a casa”!!

Collecarino è una coroncina di fiori

di ogni colore e foggia

grande nell’animo e nei gesti

arricchita dall’amore per il bello

nella misericordia divina

nell’apostolato di preghiera

fedele portatrice di lieta novella.

Un grazie di cuore

a tutta la Comunità

che accogliendoci come figli prediletti

nell’umiltà di interamente donarsi

come a volere dire:

“Eccoci, Padre

con tutte le nostre debolezze

forze e bellezze

nelle tue mani fiduciose le porgiamo

certe di non rimanere in abbandono.”

Piccolo paradiso

Collecarino

traboccante di anime belle e sensibili

disponibili e pronte

a ricongiungersi con la letizia e la gioia pura.

Collecarino, 7 settembre 2013

Pace assoluta

Pace assoluta

incontaminata

s’odono solo alcuni eri cinguettare

dormono le mie piccole

dopo tanta stanchezza

di un sonno profondo e rigenerante.

A perdifiato si alternano

montagnole e valli

in quest’oasi di pace

lontana dai rumori

dove il pensiero

leggero spazia

di antro in antro

tante sono le riflessioni

che salgono alle labbra.

Uliveti fichi peri e meli

alcune galline razzolano gaie

fra piccoli orticelli sterrati.

Che pace!!

Qui si potrebbe vivere e morire

ed ancora morire e rinascere

in ascolto restando

coll’orecchio teso

e l’animo intrepido.

Collecarino, 7 settembre 2013

Auguri, mamma!!!

Auguri, mamma

in questo giorno speciale

sempre vissuto con gioia

pensando giorni innanzi

al regalo ed alla torta da preparare.

I miei auguri possano

giungerti indivisi

toccarti il cuore

dalla lontana Collecarino

fra monti e valli

nella quiete di un’alba silenziosa

possa questo abbraccio

avvolgerti di pace e di amore.

Che cosa ho da offrirti?

Tra le mani boccioli di rosa

fasci d’erba cipollina

con la fronte imperlata di giada

a te giungo

mano nella mano le piccole

le cui braccia tese

attendono una tua carezza.

Auguri mamma

da un piccolo angolo di paradiso

dalle volte celesti

radiose di luce e di letizia.

Auguri tinti di oro e di rosso

di palline colorate e di tenerezze

di spicchi di luna morente

di ulivi e di mandarini

di viola ciocche e di lillà.

Un giorno forse

riuscirò a vivere

la tua assenza con tenerezza

oggi sento

l’atroce distacco

le cui vesti color di porpora

audaci annunciatrici

svolazzano fluenti

scalfendo tempo e spazio

stralciando i veli dell’oscurità.

Collecarino, 7 settembre 2013

Risveglio

Risveglio delle bimbe

di Vittoria rumorosa e ridente

di Celeste cheta e coccolona.

La stanza s’empie di musica

che culla ed avvolge

placando

ammorbidendo

i bollenti spiriti della piccola peste.

La prima si stropiccia fra le coperte

strusciandosi tutta

la seconda gioca col cellulare

seria compone numeri

cifre

messaggi in codice.

Fuori la luce indora

illumina e rischiara

rivestendo dolcemente

valli e colli.

Pigramente ci prepariamo

per la colazione

tra commenti

programmi e previsioni.

Collecarino, 7 settembre 2013

Colazione affamata

Piacevole la colazione

affamati

gustiamo latte caldo con caffè

con deliziosi biscottini al limone

crostata casareccia alla ciliegia

fette biscottate

burro e the.

Intermezzo gioioso di Celeste

Vittoria tace appagata

saziandosi

sorseggiando la bevanda.

Breve eggiata tra i monti

con Don Salvatore

che brevemente

narra le sue giornate

mostrando la piccola parrocchia

dislocata fra i monti.

Tenere confidenze

di figlia ad un padre amorevole

pronto all’ascolto

avanzando consigli

ammonendo di non stancarsi troppo

approfittando dei momenti di pausa

per riposare.

Si avvicina l’ora della partenza

tra abbracci e promesse

si imbocca la via del ritorno

verso le mille incombenze

matasse da sbrogliare

pazienze infinite

dolori amari.

Collecarino, 7 settembre 2013

Viaggio

Avvolti dalla pace del mattino

nel caotico traffico

strade sussurranti

le une nelle altre

verso casa ci condurranno.

Auto in corsa

sfrecciano veloci

oltreando barriere

gallerie

curve e piane

punti di ristoro.

Frullano i pensieri

per l’imminente rientro

presa di coscienza

dei milioni di cose da fare

sistemare e riordinare

fuori e dentro.

Nel cuore

una piacevole inquietudine

rafforzata dal ricordo del santo Padre

che come manto

avvolge la famiglia

assenti e presenti.

Vittoria

cheta

incantata dal paesaggio

sorride

osserva.

Celeste

furente

piange e strepita

cadendo dopo poco

in un sonno profondo.

Giunti a Remedello

un bacio a te, cara mamma

a te che stesa

attendi il nostro arrivo.

Lungo il tragitto, 7 settembre 2013

Dolore amaro

Inquieta la calura

affannosa striscia

lascia sui corpi

spossatezza e fiacchezza.

Breve sosta in autogrill

per sgranchirsi un poco le gambe

per scaricare tensione

dopo tante ore di viaggio.

Vittoria

sorridente

parte in quarta

imboccando celere e spedita

l’ingresso

affascinata da colori ed odori

che sprizzano gradevoli ed invitanti.

Punta gli occhi

sopra una montagna di tavolette di cioccolato

di ogni forma e colore

le chiedo se ne vuole

sembra dire di sì.

Afferratane una al cioccolato bianco

ci avviamo verso la cassa

dove

nel giro di pochi istanti

inizia a sbattere ed agitarsi

facendo roteare in alto braccia e gambe

verseggiando

impossibile gestirla

chiedo la cortesia alla commessa di poter pagare

ma un tono secco ed asciutto risponde di no

sinché una signora intervenendo

le fa presente che la bambina sta molto male

allora subito s’affretta

scusandosi per non aver visto

lesta provvede alla richiesta.

Con grande fatica

riusciamo a raggiungere l’uscita

dove cerco disperatamente Giorgio con lo sguardo

mentre Celeste

incurante gioca con alcuni bimbi

lui sentendo la difficoltà

subito corre in aiuto

insieme si riesce a portarla in auto

dove sembra acquietarsi con la musica

ricadendo dopo pochi secondi

in un sonno profondo.

Sono lacrime amare

quelle che sgorgano

che non osano ricusare

che erompono e bagnano

irrorando aride regioni

col viso tra le mani piango

il pianto della morte

dell’assenza e del dolore

di una madre per la figlia

per la quale tanto sogna e spera

soffre e lotta.

Poco valgono gli ammonimenti

di ritornare alla calma

la piccola Cecè

guardandomi negli occhi chiede:

“Mamma, cos’è successo? Non stai bene?”.

“No!! Non mi sento bene!!!

La mamma è triste

ma non preoccuparti

adesso a

su!! Giochiamo insieme!!”.

Remedello, 7 settembre 2013

“Io no casa tua!!!”

Sfiancante il viaggio

intriso di calura e di capricci infantili

di nervosismi folli.

Vittoria sorride

riconoscendo le vie del paese

Celeste brontola

scatenata e inquieta.

Tanta la stanchezza

da render le gambe pesanti e molli

mio padre

in trepida attesa

attende

sul cancello

sorridente ed accogliente.

Ironia e fatalità

in Celeste

che dopo 1500 km.

ha il coraggio di dire

“Io no casa tua!!!”

Col dito puntato, rispondo:

“Fila dritto in casa!! Subito!!!”.

Remedello, 7 settembre 2013

Rientro

Rientro a casa

rumoroso e caotico

fra valigie da svuotare

vestiti sporchi

posta arretrata

progetti che esigono risposta.

Vittoria

felice

ritrova il proprio ambiente

subito corre alla ricerca dell’altalena

da cui si lascia cullare dolcemente

a pancia in su

sdraiata

rapita dalla musica.

Bussa alla porta

“la combriccola”

amichetti delle bimbe

accorsi per salutare

ai quali dopo una carezza

viene intimato di non combinare guai!!!

Celeste

furore

s’intrufola

gioca e guizza

lasciandosi baciare e coccolare

coi ricci capricci

arricciati all’insù.

Noi stanchi

indaffarati

nel cuore la carezza del Papa

nell’animo un tenero germoglio

nelle gambe la voglia di andare

nelle membra il bisogno di riposare

avvolti dalla bellezza della notte.

Sera ormai

breve fugace visita al camposanto

“Ah!! Che pace!!!”

Seduta sulla panca

accanto alla mamma

silenzio tutto attorno

cheto e fido.

Remedello, 8 settembre 2013

Alba

Alba ormai

ancora silenzio

immota l’aria

carica di presagi

di sogni.

Bello rimpossessarsi

dei propri spazi

alzandosi al mattino

con un mare di cose da fare

sistemare

sbuffando

brontolando

movendosi di stanza in stanza.

Anche Vittoria sorride

godendosi i cartoni animati

con le gambe incrociate

e le mani giunte.

Celeste dorme ancora

mugola

si gira e si rigira

facendo smorfie.

Fuori il cielo è un poco burrascoso

preannunzio di pioggia

che come cappa densa

incombe

solerte ed audace.

Remedello, 8 settembre 2013

Giogo perfetto

Via via veloci

io e Vittoria sfiliamo

un poco in ritardo

per l’ascolto della santa messa.

Chiesetta gremita

attraversata da un venticello

sottile e fresco.

Dal pulpito un nuovo parroco

presenzia il banchetto

timidamente abbozza un sorriso

facendo le dovute presentazioni.

Letture chiare e pungenti

spiegano e narrano

limpide le parole dell’orante

che con semplicità

arrivano dritte ai cuori

degli uditori.

Chi vuol esser discepolo di Cristo

deve assolutamente metterlo al primo posto

abbracciando la propria croce

nella quotidianità

con serenità

se pur tra le mille difficoltà

fra le mani del Padre affidarsi

spalancando le porte

allargando le braccia

con fiducia.

Tenero l’esempio della mamma

che ai piedi del monte

dopo una impervia faticosa scalata

depone il figlioletto di pochi anni

ancor fresco e sorridente

il cui riso argentino

colpisce dritto al cuore

chi con affanno e tristezza

osa interpellare la donna

stupito di tanta freschezza e gioia

la quale con semplicità risponde:

“L’ho portato sulle spalle”.

Folgora

incutendo timore

la figura degli acrobati

che sospesi in aria

tra piroette

salti e voli

tagliano l’aria

pregna di sospiri

di ansiti

di sorrisi e di applausi.

Quatte sono le mani

che si tendono e si allungano

che proprie sembrano fare il gioco

ma che solo nell’unione

trovano la perfezione e la gioia

l’essenza del cammino.

Chi dei due il protagonista?

Colui che oscilla

o colui che afferra?

Complementari sono le figure

ma il vero protagonista

colui che calca la scena

è chi afferra

poiché senza la sua presenza

l’altro cadrebbe nel vuoto

è dunque la fiducia

l’affido pieno

che ciascuno ripone nel prossimo

che fa divenire una sola anima e un corpo solo.

Riflessioni e pensieri

salgono alle labbra

muti sospiri

desiderosi di farsi parola.

Ciascuno nella propria coscienza

dovrebbe

porsi dinnanzi ad uno specchio

interrogando il proprio cuore

se realmente al primo posto

nella vita

antepone il Signore

o se inseguendo vie lontane

rincorre idoli effimeri

labili quanto incerti

il cui riverbero muore

all’alba del giorno.

Remedello, 8 settembre 2013

Un mazzo di fiori per Cecè

Domenica pomeriggio tardo

allegria tra le mura domestiche

cari amici venuti in visita

dopo il ritorno da Roma

rievocando e narrando eventi e fatti

emozioni e paure

nell’ilarità comica e spiritosa

di intermezzi fantasiosi.

Suona il camlo

sono i “Quattro dell’Ave Maria”

che chiedono il permesso

di poter vedere Celeste un istante.

Stupita e incuriosita

li invito ad entrare

tra le mani stringono fiori di campo

raccolti a mazzetto

rubati furtivi da giardini ed aiuole

dono per la piccola peste

che in trono seduta

accoglie l’omaggio con finta indifferenza

sorridendo

con fare da gran donna.

Tante le coccole

che si scambiano

baci e carezze

distribuiti alla piccolina

con occhi da cerbiatta.

Da genitori la osserviamo

stupiti e meravigliati

per tanto sfizioso artificio

di signorinella imberbe

follemente audace

deliziosamente tenera

avvolgente e seducente.

Vittoria

assorta

non si scompone

leggermente reclina il capo

sorridendo di sfuggita

sorniona ed indaffarata.

Remedello, 15 aprile 2014

Alba silenziosa e mielata

Alba silenziosa e mielata.

Notte fonda. Ed ancora sentivo pensieri, emozioni, sensazioni, paure battere forte, con insistenza contro le botole di una coscienza attenta e vigile che non accettava repliche o tentennamenti; che esigente un nome voleva dare, un posto, una forma ed una consistenza al rullio cadenzato, che sapeva di canto, alla luna gettato, alle volte celesti ridonato con generosità.

Ogni pensiero, battito d’ali, sussulto riversato impunemente su carta è creatura amata, intima, partorita nella gioia e nel dolore. Attaccamento viscerale ad ogni volger di sguardo, monito, richiamo.

Per tutta la notte Celeste, inquieta, s’è mossa nel letto, cercandomi a tentoni con le piccole mani, soffermandosi fra i capelli, sul volto, adagiandosi nell’incavo dei seni.

Per tutta la notte i mugolii di Vittoria hanno condito l’aria di attesa, mescendosi con le scie oniriche, intessute da mani fatate. Nel frattempo, con l’orecchio teso alle piccole e le mani protese, nella mente cercavo di dare un ordine agli eventi, chiedendomi se fosse giusto, equo, mettersi in gioco, denudandosi di ogni velo, raccogliendo i brani che parlano del viaggio a Roma, nell’incontro con Santo Padre, in un volume, giungendo indivisa, nella completezza nei cuori di chi mettendosi in ascolto oda e senta o di chi, non percependone il canto, ne possa cogliere brevi stralci, piccoli gemi gettati a profusione, il cui ardore, la cui forza e la cui ione, nel tempo, li faranno germogliare rigogliosi e copiosi.

Scorrendo i vari momenti, giunta al termine, rileggendomi ho sentito tenerezza, dolcezza; mano tremante che intrepida inseguiva fantasie, pallidi baluardi dagli occhi tinti di giada.

Un pensiero di certo a mia madre, a lei che pur nella distanza i nostri i guida ed accompagna, partecipando attivamente ad ogni svolta, conquista, pausa e ripresa.

A lei ho chiesto, reclinando il capo, poggiandolo sulle sue ginocchia, lasciandomi carezzare dalle sue mani: “Allora, mamma, cosa ne dici? Cosa ne pensi? Ha senso dare il via al cammino? Ci starai accanto?”.

La sua mano, fattasi di foco, forte si è soffermata sulla nuca, negli occhi l’ho guardata sentendo il suo viso trasformarsi in sorriso e gioia.

Ed eccomi qui, pronta, se pur con un mare di paure, con tanta umiltà e pazienza a rendervi partecipi di un viaggio, il nostro, il vostro, di introspezione e di capillare presa di coscienza, di gioia nell’incontro e di condivisione.

Vorrei chiudere questi pochi righi con un breve pensiero, affinché sia da monito e da richiamo a tutti coloro che, chiusi nel proprio microcosmo, non tendono lo sguardo alle mille difficoltà, ricchezze, insicurezze, gioie che la vita offre, in un variopinto alternarsi di suoni, immagini e colori.

L’invito è di tender la mano, di non lasciare che l’indifferenza diventi malattia, aridità, solitudine e chiusura. Essa provoca dolore, isolamento, abbandono,

confino e tanta altra indifferenza; l’invito è quello di aprire, spalancare le braccia alla speranza, alla vita che sempre chiama, sussurra, mette alla prova, forgia, plasma, fortifica ed avvolge di candore, di meraviglia e di stupore.

A tutti un grazie per l’attenzione, la premura e la dolcezza che ci riserverete.

Milena e Giorgio Scalmana con Vittoria e Celeste

Remedello, 29 marzo 2014

L’indifferenza è una malattia

È una malattia l’indifferenza

che colpisce cuori ed animi

inaridendo

al petto colpendo come folgore

con irruenza gettando

nomi

voci e suoni

nel caos di un giorno qualsiasi.

Di istanti finiti

è composta l’ora

uguale e diversa

dove i i s’affrettano

verso distanze astratte

tra le cui botole

la morte regna

sovrana e regia.

Ci sono diversi tipi di morte

quella per eccellenza

che ti eleva all’Altissimo

fra le volte celesti

e quella interiore

che svilendo

zittisce

spaventosamente

mettendo in abbandono

la capacità di ascolto e di interrogazione

traslati in dimensioni fatte di minuzie

di allegrie sfrenate

che all’alba

negli spiriti lasciano

un senso di vuoto

di mancanza.

Ho scelto di restare

e resto

di lottare

portando un messaggio forte

d’amore e di lacrime

di gioia e di tenerezze

un canto che vorrei ai tanti giungesse

indiviso

con semplicità

con cuore di madre.

L’importante è gettare

continuare a gettare

seminare e spargere

mai arrendersi

portati come la polvere

da leggiero odoroso vento.

Remedello, 13 settembre 2013

Erica

Se la gioia avesse forma

di sicuro

sorpresa si fermerebbe

ai piedi di Erica

la quale seppure nella miseria

fra mille tribolazioni

prove e sacrifici quotidiani

serena incede

nel cammino di fede e carità.

Brullo il paesaggio

che a perdifiato si stende

entro cui vite intere si consumano

tra scie di vermi invisibili

il cui osare spaventa

nell’insaziabile chiedere

che requie non concede

che un poco s’acquieta

all’ombra di anime belle

le cui fattezze

sembianze angeliche

li custodisce

conducendoli per la retta via.

Beati i cuori che

aprendosi a ventaglio

donano dolcezza ai piccoli

riparo agli anziani

dalle pelle incartapecorita

cotta dal sole

capaci di sollevare i cuori dal dolore

dalla sofferenza e dalla mancanza

in essi leggendovi la luce dell’amore

fraterno e cosmico.

Avvincenti le fila

che via via vanno tessendosi

formando tele magiche

dalle maglie dorate

che a distanza di tempo e di spazio

ancora e sempre

trovano l’ardire di gettare

semi a profusione

senza nulla pretendere

annaspando fra fragranze

secche ed ossute

sublimi ed eteree

baciate da calda avvolgente calore.

MILENA, LA MAMMA DI VITTORIA E DI CELESTE.

INDICE

PRESENTAZIONE

SOGNARE SEMPRE

Tremore incerto

Odori di partenze

Particolare considerazione

Si parte!!!

Riflessioni settembrine

Pause e riprese

Silenzi pregni

Nelle mani del Santo Padre

Spicchio di luna

Gesto dolce

Intermezzo

Pulce che non dorme

Breve sosta

Incantesimo d’amore

Al paese

Silenzi

Pesca miracolosa

Finalmente l’arrivo!!!

Roma!!!

Roma di sera

Attesa

Incontro con Papa sco

Cosa porteremo di questo giorno?

Fiumana di gente

Sera in piazza San Pietro

Ancora buio

I senzatetto

Fede multicolore

Sogno o utopia?

Piazza S. Pietro

La pietà di Michelangelo

La tomba di Papa Giovanni Paolo II

Venti scalini

La mano del Santo Padre

Bellezze

Sguardi

Cavallini

Celeste dai piedi neri

Vie affollate

Donna mussulmana

Mendicanti

Alba sottile

Partenza

Arrivo ad Arpino

Don Salvatore

“Da Bartolomei”

Testimonianza

Marinella

Cena

Grazie Collecarino!!!

Pace assoluta

Auguri, mamma!!!

Risveglio

Colazione affamata

Viaggio

Dolore amaro

“Io no casa tua!!!”

Rientro

Alba

Giogo perfetto

Un mazzo di fiori per Cecè

Alba silenziosa e mielata

L’indifferenza è una malattia

Erica