Dentro 5dqa

Giorgio Panuccio

Dentro

«È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno». C. Pavese, da Dialoghi con Leucò, L’inconsolabile

Chiedo venia cara musa per averti trascurata. Sono anni che non vivo, che non dormo una nottata.Ma t’ho ascoltata spesso,spesso t’ho invocata nella notte e tra le tante inconcludenti voci rotte dell’inutile concerto scelsi la tua.La sola che sapessi riconoscere e far mia,la sola che mi desse questi versi,che potesse far poesia.E chiedo venia a te, caro lettore,per questi versi forse inadeguati per le morte parole e per l’ardore con cui scrivo dei pensieri più celati.Me stesso ti dono, abbine cura.Mettiti comodo e buona lettura.

Dentro

Oserò?

Quando dal mio cuore traggo un verso mi chiedo se sia poi così corretto comprimere un pensiero e dargli un nome,sottrarre dal molteplice una sola sfumatura di colore. Quando dal mio cuore traggo un verso mi chiedo: oseròturbare l’universo?

Condannati dal principio

Non so, forse la vita è una cosa insensata,ci è data senza che noi la chiedessimo ci è tolta alla stessa maniera. Capita a volte il prodigio di essere liberi e si sceglie la morte. Ma fintanto che siamo nel Limbo è bene tenersi occupati per dimenticare.Non siamo graziati, ma condannati dal principio.

La prima volta

Mi venisti a trovare una notte qualunque.Era freddo il mio cuore ma l’estate alle porte era già trepidante.Quella notte fra tante ho iniziato a sognare.

La prima volta fu un suono ignoto ma ricordo la stessa ritmica tristezza. L’antica musica che, ecco, si ridesta mi scuote il cuore e lo calpesta.

Silenzio

Ascolta.La notte sussurra alle anime inquiete parole che sanno di pace.Tace la vita in queste ore e intorno non s’ode che un filo di voce:un soffio di vento leggero.

Oh, notturna quiete!Tu sola in quest’universo,tu luce per le anime inquiete ispiri da sempre ogni mio verso.

Alla notte

I miei pensieri in te tutti disciolgo,o notte, che mi tieni sempre desto per i copiosi affanni ond’io mi dolgo,e d’altro non ti taccio che di questo.

A te, o placida notte, io rivolgo il canto mio sì sconfortato e mesto che nella solitudine t’accolgo come insperata speme in dì funesto.

O dolce tempo ai sognatori caro che illumini le menti benché scuro,lenisci ogni dolor del giorno amaro,

fortifica il mio animo insicuro.Sei nell’oscurità unico faro e sola cura a questo cuore duro.

Come un sogno

Non ho che questa notte pochi versi e il tuo ricordo per scrivere di te come d’un sogno.

All’alba sarà tardi ormai e tu sarai già altrove.

Cercherò il tuo volto invano tra le luci del mattino ma già sarai lontana come un sogno.

Ah, dolce vagheggiare nella notte!

Ah, dolce vagheggiare nella notte!Nella notte molliamo la presa la vita ci sfugge di mano e i sogni e ogni nostra speranza sembrano quasi sorriderci invano.

Nella notte troviamo conforto noi sognatori che sempre attendiamo…

Attesa

Oh, attesa eterna nostra dimora!Immagini vane di vita inseguiamo e ci sfugge l’ennesima ora.

Tempo sprecato a preoccuparsi del tempo che fugge. Forse pensare fa male. Sì, pensare distrugge.

Leggendo Ungaretti

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.

Ma gli alberi son spogli e qui non è più autunno.

Abisso

Si serrano le palpebre.Avvolto dalle tenebre sussulta questo cuore.È quiete tutto intorno, ma l’animo in subbuglio non trova mai riposo.

Impressi nel cuore, che sogni!

La morte soltanto scuote i miei sensi e voglio l’abisso, la notte profonda.

Introspezione

Esiste un tempo per le illusioni in cui anche un’assenza mi parla di me.

Apodosi

Vorrei dirti di me,della mia vita.E di quanta fatica mi costa star dietro alla vita che invece vorrei.

Voglio dirti che io,che questa mia vita è soltanto un’apodosi di un lungo e confuso periodo ipotetico.

Foglie al vento

Eterno autunno il nostro essere

siamo foglie sparse al vento che vanno senza posa e il tempo trascolora.

Anima inquieta

Sono un’anima inquieta e come tale non so stare bene al mondo. E non trovo mai la quiete, mai la pace ha in me dimora. Non c’è bene che mi basti, né dolore che mi abbatta mai del tutto.Tutto è vano e irrilevante e inconsistente. Tutto è niente e tutto è tutto.

Sono un’anima che tace e come tale non so stare senza pace né con essa.

Dentro di me vedo il male e mi turba. Sentire altre cose non sentire la vita né il mondo. Guardo avanti e vedo nero:allora più dolce mi pare la morte.Tutto mi appare come un enorme e inutile sforzo.

Veglia

Quanto chiasso fa un pensiero nella notte.

Ma l’unico riparo alla notte cui ormai sono avvezzo è dare nuova voce a ogni pensiero scolpito nel mio animo ancor grezzo.

Giacché di prender sonno più non spero.

Pesi

Sempre lo stesso peso:soffro me stesso come ogni cosa che ho perso.

E la vita che vivo,le sue complessità,il dubbio che sia una finzione ciò che vediamo e chiamiamo realtà.

E io non so ben dire chi io sia e questa vita pare finta quasi fosse una bugia.

Casualità

Della vita mi inquieta la casualità: il fatto che questa parola sia qui e non al di là di questo verso.La legge per cui io sono qui e tu invece là.

Un sogno

Nel sogno d’una notte mi giunse tanta speme e altro non mi resta di quella persa età.

Di quella notte in cui fissai le stelle in cielo e altro non gli chiesi che la felicità.

Eterno ricordare delle ate cose di cui nutrivo il cuore,ma senza sazietà.

Eppur vivo nel sogno,a esso m’abbandono:dimentico la vita,fuggo la realtà.

Assenza

Io mi vedo.Mi conosco?Io non so se questi occhi queste mani e questo corpo mi appartengano davvero.

Mi avvicino e mi allontano dalla mia reale essenza che mi sfugge di continuo.

Il mio essere è un’assenza.

Pose

Meccanici gesti a ripetere il nulla tentando di essere, eppure non siamo.Scadiamo nell’essere finti e s’annulla per sempre ogni nostra pretesa.

Ah, come ci pesa lo sforzo di questa illusione infinita,di questa menzogna estetica che osiamo ancora chiamare vita!

Tacere con te

Lo so, dovrei parlarti.Ma non so darti altro che uno sguardo che ti faccia imbarazzare che ti faccia un po’ capire ciò che non osiamo dire.

Ché da dire non c’è nulla se tacere non è un peso.

Nel giardino degli indugi

Ti attendo.E mentre irrigo il mio giardino degli indugi in cui fioriscono le attese è uno sgomento.

Lasciami entrare

Lasciami entrare nelle tue crepe.Bianca parete dove la luce si riempie di te.

Lascia che scorga il tuo lato più oscuro.Forse anche il buio diviene più chiaro se sono con te.

ero solitario

Te ne stai su d’un ramo spezzato disprezzando i giardini fioriti che ti offrono tronchi migliori.Tu, ero schivo e solitario,non agogni la felicità.Solo quel ramo reputi casa.

Rifiorire

Vorrei poterti dire che nell’ora della notte tua più buia accanto io ti sarò.E in questa gelida avventura di un inverno che ci appare senza fine noi faremo primavera per infine rifiorire.

Compromesso

Coglier la rosa è lasciarla sfiorire.

Abdicare all’amore è, infine, perire.

Fragile guardarsi

Com’è fragile guardarsi questa sera.La bellezza mi disarma e mi distrugge come fosse una carezza inaspettata.Com’è fragile guardarsi.

Certe sere certi sguardi sono come fiori incolti calpestati dai anti.

Addio alle armi

Trincerarsi in uno sguardo in questa guerra di parole è disertare ma col garbo di un soldato che depone la sua voce.

Il silenzio non lo so turbare.

Bianco

Immemore la neve ti ricopre col suo bianco.Dimentica di te dimentica del mondo il tuo sguardo si fa bianco, poi si scioglie sotto il sole.Hai negli occhi ancora il vuoto che riempi col dolore.

Il nome della luna

Tu non sei che una rosa non colta nell’orto romito dei sogni miei.Tu non sei che una stella cadente in una notte d’estate:fulgente e fugace.Ma se avesse altro nome la luna porterebbe il tuo e se io fossi altro e di più di questa carne sarei certamente la notte.E tu nel gelo del mondo saresti la coltre che scalda il cuore,la fiamma che arde d’amore e di futili versi sacre parole.

Assurdità

Sei ciò che manca,nulla più. Io sono un folle, un’altra cosa.Nostalgia della falsa idea di vita,ho pensato. Ho sentito questa assurdità.

Liberami

Liberami da tutti i mari in cui ogni volta m’inabisso.

Oppure lasciami affondare inerme come il piombo che non sa se ne uscirà.

Non so che sia

Non so che sia questa guerra che nel cuore mi travaglia mi costringe alla poesia mi trattiene sulla soglia di una stanza sconosciuta in cui non so se voglio entrare.

La messa è già finita,ma non posso andare in pace.

Leggimi

Vorrei che tu mi aprissi come si aprono i libri e mi leggessi con fervore come un prete che con sacra devozione indaga i testi e si domanda quale sia mai il senso ultimo la profonda verità.Vorrei che tu leggessi e rileggessi dentro me senza mai arrivare al punto,che del tutto ti restasse solo un punto di domanda.

Questo cuore

Ho un segreto in fondo al cuore che non riesce a riaffiorare.C’è una rosa in mezzo al nulla che non sa più rifiorire.

E ogni notte mi dilania e ogni giorno è poi morire.Siamo soli in mezzo al nulla e non c’è nulla da salvare.

Forse un giorno aprirò gli occhi e guarderò la vita in faccia.Ascolterò i lenti rintocchi dei suoi i, senza traccia.

Forse un giorno, ma non oggi.Oggi è un giorno senza senso come tutti i giorni scorsi,come quelli che verranno.

i pure questa notte.Si disperdano le rime,si disperda nella notte tutto il resto e resti solo questo cuore.

C’è chi non ha nulla da dire

C’è chi non ha nulla da dire e pretende di farsi ascoltare.

E poi ci sono io che non parlo,ma nessuno che sappia ascoltare.

Settembre

L’aria di settembre già ti coglie impreparata mentre giaci nel tuo letto in questa notte desolata.Ora forse leggi un libro in cui ti perdi,ti carezzi lievemente spettinandoti i capelli e io mi chiedo se mi pensi in questa notte desolata.

Dentro

Conosco un luogo scuro ch’è più nero della notte e della morte ancor più tetro.

Ed è là che io ti attendo a dare un tocco di colore.

Porterai con te la luce o solo tutto il tuo dolore?

La desolazione

La desolazione.Invano aspettando la notte nessuno verrà. Forse la morte è già qua.

Se il mondo te

Se il mondo te per un solo istante potrei forse riuscire a sentirti scovarti nelle impossibilità che abiti e scoprire che esisti al di là delle innumerevoli apparenze che imbastisci.

Ma il mondo è un urlo confuso in cui le parole rimangono intatte. E io che vorrei le toccassi – come si tocca il silenzio che scotta – sono sordo, fors’anche muto,eppure continuo a parlarti.

Punti di forza

Tu non ne hai io ne ho uno:mi amo.

La strada

Eludere me dimenticare ci posso riuscire soltanto inciampando,cambiando strada.Scegliendo – ad esempio –quella sbagliata.

Altrove

Starsene soli perdersi e tutti diventano estranei tutti coloro che esistono.

Considerare il mistero del mondo.Nessuno può dire la verità.La verità è il nostro dolore e ci opprime.

La virtù del sogno

Ma io altro non chiedo che vivere con leggerezza.

Il mio desiderio più grande non è altro che questo:inconsapevolezza.

Novembre

Non ho più la forza di chiedere al freddo di uscire da me,novembre,che mi lasci sempre solo e quando arrivi è sempre tardi.

Ti porterò dentro e farò del tuo freddo una quieta dimora.

A Didone

Ti prego, dimmi come. Come riconoscere la fiamma che bruciando non si spegne e ci consuma?

Esiste questa forza primordiale o è soltanto un’illusione per sentirci un po’ più vivi?

Sentire vorrei l’antica fiamma.Sentire – bruciando – la mia condanna.

Nulla resta

Potessi almeno dire: ho amato.Invece nulla resta della vita.Il cuore sazio mai, un vuoto mai colmato.È questa la ferita: soffrire ogni mancanza ma non saper di cosa; sentire la distanza che c’è tra me e ogni cosa.

Adesso tutto è vano, anche la fine.Ormai dell’antica rosa mi restano solo le spine.

Quasi una carezza

Leggera mi sfiora come una lieve carezzevole brezza in una torrida estate la vita.

Ineffabile

Tu meriti certo auliche voci e affabili versi,ma invano ho tentato l’impresa:descrivere te ridurti in un testo di mere parole.Tracciare su un foglio dei segni come semi in un vergine campo per dare alla luce qualcosa che sappia di te,questo non basterà.Non basterà scrivere di te,di te non basterà dire.

A figurarti saranno i silenzi.

Una panchina

L’amore è un fatto:io vorrei sederti accanto.Una panchina.Basterebbe solo questo a suggellare il nostro accordo muto.Tu seduta, io seduto,il silenzio fra di noi e non aver bisogno d’altro.

Ideale

Terrò custodito l’amore nei sogni:

tutto ciò che è reale mi appare frivolo,triviale.

Così amerò di te solo l’idea.

Un pretesto

Rimane il vento adesso a custodire ogni ricordo.Rimane il freddo e tu sei morto congelato in questi versi.

«Cosa cerchi in ogni testo?» «Non lo so. Tu cosa cerchi?» «Un pretesto per iniziare a vivere».

Sempre uguale

A volte mi penso diverso e mi fingo altrove.Invento dal nulla altri me per fuggire lontano.

Eppure, lo so che il cielo è sempre uguale che l’animo non muta sebbene lo voglia mutare.

Vacuità

Tu sei inesistente.Vago momento d’un sogno perduto in cui tutto può essere niente.

E io sono un sogno,ma un sogno di altri.

Vi prego, svegliatevi.

Dopo

Quando anche il destino si sarà stancato del tuo gioco tornerai a guardarti indietro, domandandoti se è vero che ad attenderti c’è un dopo.

Succede

Riconosci l’amore quando capisci che non puoi spiegarlo.E ridi e piangi e urli taci e ti trascini giù nel fondo e poi risali e non sai dove come o quando né perché,ma succede.

E ti ritrovi in mezzo al nulla.

Banalità

O forse sono io che non so essere. Se stessi meno spesso con me stesso riuscirei a dimenticare,apprenderei dal vento l’arte di non esitare, apprenderei forse ad amare.

Ma come può uno scoglio solo arginare intero il mare?

– banalità del cazzo – io lo scoglio,io il mare.

Paradosso

Sigaretta e solitudine

il benessere in frantumi.

Che cosa resterà di questi versi?

Che cosa resterà di questi versi quando persino tu, che li ispirasti,sarai lontana dai miei sogni persi e non ti curerai di ciò che amasti?

Saranno forse sprofondati, immersi nell’obliato mare dei più nefasti miei ricordi che ormai mi sono avversi,o mai li scriverò, giacché li odiasti.

Ma a me saranno eterni e immortali questi miei versi nella notte sparsi,e sempre, nel rileggerli, fatali.

Prima nel cuor, in carta poi li ho sparsi per trarre fuor di me tutti quei mali che resero i miei giorni tristi e arsi.

Vita nuova

Ho lasciato che la vita mi accadesse. Ho lasciato che di me fe il cazzo che le pare. Ho lasciato tutto al caso e per il gusto di sognare ho agito poco. Sì, sognare.Ma non basta, ormai non basta più.

Io non voglio più sognare,voglio vivere e sbagliare.

Congedo

Torna il silenzio nel mio cuore.E ora che i i divengono incerti e più ardua appare la strada resto da solo a camminare.

Nemmeno qui ho trovato un senso a questo andare in cui la strada è desolata e ogni o è precipitare.

Nemmeno qui ho trovato un senso e questo vuoto ora mi assale.

Colmo il vuoto con il vuoto e poi straripo in questo nulla ch’è la vita.

Fuori

Papuzzi

Di là dall’aspro colle mi siedo e cerco il sole: sta per sorgere.Ripenso ai giorni che hai trascorso in pace e qui pare che tutto parli di te, eppure tutto tace. Quei giorni in cui solingo versavi abitualmente il tuo sudore e lieto sopportavi ogni dolore.Quel colle solitario che sempre ricevette le tue cure è ora un po’ più solo.Immagino che tu sia ancora qui e qui io ti rivedo in ogni dove:tra gli ulivi e le viti resiste ancora forte il tuo ricordo.È questo il solo luogo in cui ti scorgo.

Sul traghetto

Mentre tento di capire cosa leggi – «Siamo in arrivo a Villa San Giovanni» –tu alzi gli occhi dal tuo libro e mi distruggi.

Poi ritiri in fretta timida lo sguardo e mi guardi solo quando io non guardo.

Il riflesso all’invetriata ti tradisce:finalmente leggo il titolo del libro ma l’ho già dimenticato.

Domenica

Nella noia del meriggio stancamente mi trascino tra il divano e il letto sfatto.

Questo è il giorno in cui le idee i propositi e i miei piani vanno sempre a farsi fottere.

Buoni propositi

Avevo detto: «Da domani dieta!» ma senza mai specificarne l’anno.E lo sappiamo che la vita è questa:fare programmi mentre gli altri fanno.

Corona virus

Qui la gente va fuori di testa e si spacca tra chi tutto sa chi scappa via e chi invece resta.

E sui social impazzano i meme e i giornali cavalcano l’onda dell’ipocondria.

Strana forma di malattia la quarantena nei supermercati,unico sintomo: disinformazione.

Di–stanza

Ora tutto si è fermato.Questa è l’ora in cui si attende che la vita si risolva in un abbraccio,in un contatto che dissolva finalmente tutto quanto.

Ora tutto si è fermato.Ma l’errore – il più banale – in cui cadiamo è cercare lontano le cose che già sono in noi.

Qualcosa che ho perso per sempre

La giovinezza è tutta nel pallone impigliato tra i rami.

Ci trasciniamo dentro quel ragazzo che lo cerca.

Sotto i colpi

Perisco sotto i colpi dei tuoi occhi che mi scoprono indifeso.Ed è una morte che non turba ma che colma ogni pensiero bianco e vuoto in cui mi perdo e finalmente mi ritrovo.

Guardarsi negli occhi è come morire.

Vorrei togliessi un attimo gli occhiali

Vorrei togliessi un attimo gli occhiali riponendoli con gesto delicato lontano da pericoli imminenti che scatenano due bocche pronte al bacio.Li metteresti solo dopo avere visto quanta potenza c’è in un atto inflazionato.

Come quando nell’attesa di uno sguardo ci si perde ritrovandosi in un bacio.

L’inquietudine d’un bacio

Sento l’anima del mondo dissiparsi e farsi nulla tra le nuvole. Vedo il sole che fugge e scolorirsi il cielo e vedo il mare che trabocca il buio che mi avvolge e la tua bocca sulla mia.

Nei peggiori bar

Vieni ubriachiamoci e scordiamoci di noi.Tutto l’amore si assottiglia diluito come schweppes in una bottiglia di cointreau.

Si torna sempre dove si è stati a bere.

Io leggevo che anche il mare

Io leggevo che anche il mare è privo di paese ed è di tutti quelli che lo sappiano ascoltare e mi chiedevo come fanno,come fanno tutti quelli che il mare non ce l’hanno?

Appena un fiore

Che cos’è la poesia.

Era un’ora morta in un giorno qualunque ad aprile del duemila e venti.Io non sapevo, prima di allora,come fiorire potesse una rosa in mezzo al cemento.

Ma che cos’è la poesia.

Fantasticavo sulla strada verso casa accompagnato dal silenzio che ci strozza ormai da un anno –e il silenzio che fa bene, il silenzio è l’abbraccio della morte che ci salva dalla vita.

Sì, ma che cos’è la poesia.

Vaneggiavo, e vaneggiando mi ero perso tra le vie che conoscevo come libri in cui affondare

e d’improvviso

dalle grate d’un tombino arrugginito scorgo un fiore.

Conversazione

«Caro – mi dicesti nella fuga d’un momento – forse è il caso che tu abbia un po’ più cura di te stesso».

«Sono un poeta – ti risposi –non so avere cura di me stesso».

La victoire

L’inquietudine è una porta semiaperta da cui puoi scorgere una nuvola – ma non sapresti dire dentro o fuori, uscire o entrare?e in fin dei conti che importanza ha?

Spettatori, questo siamo.Ci illudiamo che la vita equivalga sempre a fare,ma sentire, ma guardare…

Visione

Un orologio appeso a un muro bianco nel grigiore di una stanza.La tua voce che mi parla è una menzogna colorata di ricordi.Guardo ancora l’orologio: la lancetta dei secondi si è fermata.

Forse per sempre

Penso a come dire questa banalità che è parlarti pensarti come un quadro surrealista di Magritte.

Cade la notte vestita di blu se tu mi sorridi e non so dire nulla – ma guarda che blu ci sorprende nel buio dei nostri pensieri –e si cade nel vuoto in questa notte ma forse per sempre.

Edificare

Tu pensi sia turbante annegare assieme in un silenzio sconfinato, e se mancano parole è come se tra noi ci fosse il mare.

Credi che sia un male il mio tacere e che su questo non si possa edificare. Ma considera l’acribia della fede:

sui silenzi costruisce cattedrali.

Io ti chiamo col tuo nome

Cecio perché padre è insufficiente per esprimerne l’essenza:io ti chiamo col tuo nome.

Non papà ma sempre Cecio perché il primo presuppone una distanza che il tuo nome ha già colmato.

Non ho niente di te che possa dire mio ma il mio cuore ti appartiene e nel tuo ci sono anch’io.

Io ti chiamo col tuo nome: basta questo a sancire di una vita il bene intero.

A una ragazza che danza col vento

Tu,che provi a inventarti l’amore,hai imparato a sperare che un giorno la vita ti sorriderà?

Tu,ragazza che danzi col vento,hai il o leggero ma il cuore è un macigno e nessuno lo sa.

E continui a danzare col vento e rimani sospesa, legata da un esile filo alla nuda realtà.

Il vento ti conduce e il tempo poi decide:la tua danza si conclude quando il filo si recide.

San Lorenzo

San Lorenzo, io non so perché inondi di stelle quest’atomo opaco del male. E non so se le stelle che cadono siano questo, e questo soltanto,o piuttosto lacrime vane.

C’è nell’aria una vaga speranza che sempre ci spinge a desiderare.

Ma nel cuore di ognuno permane quel vuoto che nessuna stella potrà mai colmare.

Tramonto

Quando il giorno cessa di essere giorno e s’attarda la sera, è il momento perfetto per darsi alla vita con aria di resa.

Effi

Tu, mio amico, non sarai mai solo perché il tuo essere così vicino senza mai nulla chiedere è un dono tuo soltanto.

Ma soli siamo noi che ci affidiamo a te,che in te forse cerchiamo ciò che un uomo non può dare. E quella solitudine svanisce ad ogni o; fiorisce l’allegria perché ogni o è con te a fianco.

Mattino

Non un suono per le strade.Riposa la terra che asciutta si desta al mattino.Fresco il respiro del vento s’insinua tra mura che dormono ancora.

Godi, poeta, di questa pace questa assenza di vita al mattino che pare un inganno ma è vita che tace.

Si dimentica

Pioggia a primavera e si dimentica che vivere è un atto naturale eggiare per le vie come fosse anche banale avere un fine o sapere dove andare.

Si dimentica, si dimentica che vivere è qui e ora è non pensare ma volere sempre andare.

Soggiorno bolognese

Non sono io

Ci sono giorni in cui non sai dove sei guardi il cielo e ti sembra diverso non è più lo stesso il profumo dell’aria non è più lo stesso il tocco del vento.

Ci sono giorni in cui non sai chi sei ti osservi allo specchio e ti scopri diverso ti giri nel letto e non trovi mai il verso per riposare.

E alla fine ci credi davvero:non sono io, non sono qui. Niente di meglio per ricominciare.

Dalle grate

Se chiudi gli occhi puoi vedere che quanto intorno a noi si compie è solo un grido.Ma suoni impercettibili e lontani si mostrano a chi sappia ascoltare.Come quando dalle grate bolognesi di un monolocale guardi fuori e scopri il mare.

Tea

Era maggio e non sapevo come un nome allacciare si potesse a una rosa e non tradirla.

Era maggio e tu fiorivi col colore dell’estate in un giallo inaranciato.

Ho pensato a un colore,ma l’ho visto solo quando ti ho guardata.

Via Oberdan

Chi l’ha detto che incontrarsi fosse una casualità?

Mi domando mentre studio il tuo riflesso alla vetrina in via Oberdan – mi disarmi se guardandomi ti guardo –e già mi sfuggi non appena mi distraggo.

Così ti volgi per sparire tra la folla col tuo andare che mi dice eternità.

Via Togliatti

Cola il sangue come neve in via Togliatti, è primavera.Viene giù da un cassonetto di immondizia in una sera colma d’ira e non possiamo farci niente.

Fatta a pezzi e poi gettata come un sacco. Spazzatura.Finito lo scempio il cappio è pronto e lui si impicca.

Per denaro, forse.Ma che importa?

Povera umana mente quali parole abbiamo ancora per noi?Non possiamo non possiamo farci niente.

Bolo

Nell’ora in cui Nettuno si stagliava su quella parte della piazza divenuta dominante ombra avvolgente s’ebbe un urlo ma d’incanto, tutto interno.

Bologna mi si apriva tutta dentro.

Come a dire che le cose ne vivessero e ne vivessi pure io e dalle cose tutte che mi penetravano ero avvolto dissolto in esse e le sentivo ed ero io.

Bologna mi crescevi dentro il petto piano piano. Nel tuo rosso mi specchiavo nel tuo rosso mi perdevo.

Bologna mi s’è aperta tutta dentro.

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