Mio Figlio Non è Gay 2l3233

renata rusca zargar

Mio figlio non è gay

Cavinato Editore International

© Copyright 2015 Cavinato Editore International ISBN: 978-88-6982-172-1 I edizione 2015 Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi

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Copertina a cura di Zarina Zargar e Maria Teresa Sansone Titolo di Samina Zargar Consulenze di Samina e Zarina Zargar

Indice

I

II

II

IV

IV

V

VI

VII

VIII

I

Suona la camla dell’intervallo: come sempre, Oscar si alza di fretta e va a cercare nel corridoio alcuni compagni delle altre classi.

–Alla fine della mattinata, perché non andiamo davanti al liceo sociale? –sono discorsi comuni- Ho sentito che c’è uno che vuol fare il ballerino, deve essere frocio…-

-Ma sì, andiamo a fare un po’ di casino!

-Vediamo un po’ come sono queste checche…

-Possiamo anche dargli una bella lezione!

Alle 13, velocemente, i quattro amici saltellano giù dai tre piani di scale, spintonando gli altri ragazzi e ragazze che scendono disordinatamente. Il liceo sociale finisce le lezioni qualche minuto dopo il liceo artistico e bisogna fare in fretta, attraversare un paio di vie per trovarsi al fondo della breve discesa proprio sotto il portone dell’istituto. Sghignazzando, gli amici raggiungono il luogo di osservazione e si appoggiano al muretto. Da quel punto si dividono tre strade: una discesa per le auto sulla sinistra, una scala centrale e una scala a larghi terrazzamenti sulla destra. Ma tutti devono transitare necessariamente davanti a loro. Gli studenti escono a frotte, parlando a voce alta, ridendo, scherzando, qualcuno corre via per non perdere il treno o il bus… I quattro scrutano attentamente i anti ma il ragazzo non c’è.

–Sarà assente, aspetta che lo chiedo, c’è un mio amico…

-Roberto non c’è, dovevi parlargli?

-Sì…- Andrea ridacchia, guardando gli altri di sottecchi.

-Vuoi il suo numero di telefono?

-No no, fa niente, lo vedrò di persona!- ammicca ancora agli altri.

Se ne vanno.

-Ora, fino alla settimana prossima non abbiamo più l’uscita prima di loro, dobbiamo marinare per venire qui…

-Prima dobbiamo essere sicuri che ci sia, mi terrò in contatto con l’amico e… appena tornerà a scuola… lo acchiapperemo!-

Due giorni dopo, Roberto è a scuola e Andrea lo viene a sapere.

-Bene, domani jampiamo, così possiamo prenderlo…

La mattina si incontrano in un bar al Prolungamento, luogo dove tutti vanno quando bigiano la scuola. Giracchiano un po’, scherzando, per i viali, non sanno come are il tempo, ci sono anche delle ragazzine che fanno lo stesso…

Oscar si avvicina a una di loro, bellissima, di carnagione appena un po’ più scura delle altre, Rossella.

-Ciao.- sorride.

-Ciao.- risponde lei, sicura. La maglietta con il logo di Emergency e una poesia di Gianni Rodari (Promemoria / Ci sono cose da fare ogni giorno: / lavarsi, studiare, giocare, / preparare la tavola, / a mezzogiorno. / Ci sono cose da far di notte: / chiudere gli occhi, dormire, / avere sogni da sognare, / orecchie per sentire. / Ci sono cose da non fare mai, / né di giorno né di notte, / né per mare né per terra: / per esempio, la guerra.) le disegna le forme rotonde.

-Che fai?

-Lo vedi, no? Non ero preparata di storia, so che la prof. mi avrebbe interrogata e ho preferito saltare.

-Che scuola fai?

-Della Rovere.

-Ah, il liceo sociale…

-Le mie amiche vogliono fare un giro sulla spiaggia, venite anche voi?

-Sì…- Oscar si guarda in giro, i suoi amici parlottano tra di loro, non gli fanno caso. Gli fa un fischio e ammicca: -Andiamo con loro?-

Tre ragazzi (Gianni non era venuto quella mattina) e cinque ragazze scendono le scalette che, dal piazzale Garibaldi, portano alla spiaggia. È marzo, fa abbastanza freddo.

-Scommetto che non ce la fate a buttarvi.- scherza Camilla.

-Non abbiamo neppure il costume!- risponde Andrea.

-A che ti serve il costume? Avrai pure le mutande!- aggiunge Egle a voce alta.

-Ma fa freddo!

Le ragazze ridono, si guardano tra di loro…

-Non abbiamo neppure un asciugamano…

-Paurosi!!!!!!!!!- sogghignano le ragazze.

Oscar inizia a togliersi il giubbotto, dopo aver appoggiato lo zainetto della scuola a terra, sui sassi della spiaggia. La giornata è parecchio ventosa, lungo il litorale non ci sono le mamme che vengono, di solito, con i loro bimbi piccoli, solo qualche anziano ben coperto che eggia con il cane. I tre si spogliano con un po’ di esitazione; infine, sono in mutande.

Oscar è il primo a correre e a buttarsi nell’acqua, gli altri due lo seguono. L’acqua è davvero gelata, poche bracciate nervose ed escono. Si coprono l’uno con l’altro per togliersi le mutande bagnate e rivestirsi in fretta. Ora le ragazze li guardano con più interesse.

Così, eggiano tutta la mattina giocando e scherzando fino all’ora di chiusura della scuola.

Al liceo non vanno.

Il giorno dopo, jampano di nuovo. Le ragazze non ci sono più, e loro ano la mattina bighellonando avanti e indietro, tirando sassi sull’acqua calma del mare.

All’ora di uscita del liceo si trovano sotto la discesa.

a Rossella con le compagne.

-Ciao, Oscar, che fai qui?

-Sono venuto a prenderti.

-Devo correre, ho il pullman per Albissola, in piazza del Popolo, tra pochi minuti…

-Bene, vengo con te…-

-Ci hai lasciati là come due scarpe vecchie, -gli rimproverano i compagni la mattina dopo, a scuola -te ne sei andato con Rossella… E Roberto? Non volevi vederlo?

-Avete ragione, ma come potevo perdere l’occasione?

-Noi, però, abbiamo pensato anche per te, l’abbiamo visto, abbiamo fatto indagini senza dare nell’occhio e sappiamo dove abita, così non dovremo aspettarlo sotto la scuola! Anzi, sappiamo che va a scuola di danza tutte le sere in Corso Mazzini e che torna a casa alle 21 e 15, dopo la lezione. Siamo in gamba, eh?

-Fico! Quando si va?

- Anche stasera!

Ormai, è fatta. Bisogna andare.

Alle 22,30 sono già tutti e quattro in casa. La missione è compiuta.

La mattina dopo sono a scuola, tranquilli. All’intervallo si riuniscono, come sempre, senza discorsi particolari, con una certa soddisfazione, come se avessero raggiunto un obiettivo apprezzabile che gli altri non possono conoscere.

Nel pomeriggio, Oscar si incontra con Rossella ad Albissola. Mentre camminano lungo la eggiata degli artisti, con i mosaici decorati e opere di importanti scultori, lui le prende la mano.

-Sai che oggi dicevano a scuola –racconta Rossella - che un ragazzo della prima, Roberto, ieri sera, sia stato aggredito all’uscita del suo corso di danza…

Oscar avvampa ma non lo dà a vedere.

-Ah, sì?…

-Pare che l’abbiano picchiato in quattro, addirittura, i vigliacchi!

-E perché l’avrebbero picchiato?

-Non si capisce, è un ragazzo tanto caro, non ha mai litigato con nessuno…

-Forse, volevano derubarlo…

-No, non gli hanno preso niente, l’hanno colpito più volte e poi sono scappati perché stavano arrivando delle persone.

-Ci sarà pure qualche motivo…

-No, non ci sono motivi! E poi che motivi avrebbero quattro delinquenti che aspettano che un ragazzo entri nella strada dove abita, via Leopardi, dove a quell’ora non c’è quasi nessuno, e in quattro aggrediscano uno da solo!- Rossella si arrabbia, ha alzato la voce, è diventata rossa, non accetta queste cose.

-Dai, non pensarci, adesso. Pensiamo a noi…

-Non sopporto l’ingiustizia, l’aggressione gratuita, la violenza!

-Hai ragione.

Intanto, sono scesi nel sottoaggio per attraversare la strada. Oscar spinge dolcemente Rossella contro il muro e la bacia leggermente. Rossella lo guarda con tenerezza. Poi, riemergono sulla piazza del Comune. Rossella deve tornare a casa.

-Ci vediamo domani mattina? Andiamo a fare un giro?- propone Oscar.

-No, domani, no. Domani vado a scuola. Magari dopodomani.-

-Ehi, Oscar! -lo chiama Emanuele, il giorno dopo a scuola- Dobbiamo finire il lavoro! Non abbiamo fatto abbastanza!

-Sì,- insiste Gianni- se l’è cavata, c’era gente. Dobbiamo dargli una bella lezione, al finocchio!

-Lasciamo calmare un po’ le acque. Ho sentito che se ne parla in giro…

-Chi te l’ha detto, Rossella?

-Sì, lo sapeva.

-Sa che c’eri anche tu?

-No, no, non deve sapere niente!

-Ho sentito che domani bigi con Rossella…-

-Sì.

-Bene, anch’io con la sua amica Egle.- lo informa Andrea.

-Ma chi? Quella cicciona negra?- si scompiscia Emanuele.

-Ha due tette fenomenali!- ribatte Andrea e chiude il discorso.

La mattina dopo, al solito, sono al Prolungamento. eggiano, mano nella mano, Oscar con Rossella e Andrea con Egle. Il tempo è bello e la spiaggia è animata da mamme che portano i bimbi a giocare, vecchietti che eggiano lungo il litorale, sportivi che fanno jogging, cani che fanno i bisogni: c’è troppa gente. Allora salgono alla fortezza del Priamar dove, seppure ci sia sempre qualcuno anche lì, si possono trovare angolini per appartarsi. In uno dei aggi bui che vanno da un piano all’altro del complesso monumentale, si fermano per baciarsi.

La mattinata a in fretta, per Rossella è l’ora di correre a prendere il bus per Albissola, mentre gli altri tornano a casa, a Savona.

Si rivedranno la mattina dopo.

-Devo trovare un posto per stare solo con Egle. Ci sta.- spiega Andrea a OscarDomani, mi faccio prestare la macchina da Fausto e andiamo fuori, in campagna.

-Ma non hai la patente!

-So guidare, non avere paura!-

La mattina seguente, imbarcati sull’auto, tutti e quattro, prendono la strada di Ciantagalletto, che si inerpica sulla collina e dove difficilmente ci sono controlli di polizia. Parcheggiata l’auto, si addentrano in un sentiero di campagna. La giornata è fresca ma soleggiata. Andrea si è procurato anche un plaid. Lo stende in uno spiazzo erboso e si siedono tutti e quattro.

Andrea tira fuori del fumo. –Dai, ci facciamo una canna…-

Prepara una sigaretta, l’accende, tira un po’ e quindi la porge a Egle. Anche lei tira qualche boccata e poi la a a Oscar che fa lo stesso. È il turno di Rossella. –No, io non voglio fumare. Non mi va di provare delle droghe. Non ne sento la necessità. Mia mamma mi ha spiegato i pericoli che si possono correre e non voglio prendere una strada che dopo potrei non saper controllare. Poi, io sono allergica a certe sostanze, chissà potrebbe farmi male davvero!-

Nessuno le risponde. La canna rimane ad Andrea ed Egle, Oscar rinuncia.

Dopo poco, Oscar e Rossella si allontanano, addentrandosi nel bosco.

- Non voglio insistere, -riprende Rossella- ma la cannabis provoca forse dei comportamenti positivi e solidali quando sei in un gruppo che ti piace, ma si arriva alla paranoia se il gruppo non è completamente di tuo gusto. In più, chi fuma non sopporta i rapporti gerarchici e questo significa crisi in famiglia, a scuola o sul lavoro.

-Ma non pensarci più… Pensiamo a noi.- cerca di cambiare soggetto Oscar.

-No, se tu credi che possiamo stare insieme non devi farlo neppure tu, io non starei con uno fumato. Non voglio che viva la storia con me con la mente alterata, voglio che sia se stesso!

-Stai tranquilla, a me non importa nulla del fumo.

-Scusa, ma io sono troppo contraria! Inoltre, te lo devo dire, mi piace essere chiara, non sono neppure pronta a un rapporto intimo.- gli spiega ancora Rossella –Non mi sento di fare sesso con te, per il momento… -

Oscar tace. Andrea è stato fortunato, ha trovato Egle subito consenziente! Ma Andrea non prova nulla per Egle, anzi, la disprezza. Egle è negra, nata da genitori africani immigrati in Italia, mai Andrea potrebbe provare qualcosa per lei!

Si siedono da un’altra parte a parlare. Oscar le tiene la mano e ogni tanto la bacia.

-Sai,-gli racconta Rossella – io sono stata adottata, non sono figlia naturale dei miei genitori.-

Oscar non mostra emozioni e ascolta.

-Sì, i miei genitori adottivi sono venuti a prendermi in Colombia. Mia madre naturale aveva cinque figli, non ce la faceva a mantenerli tutti, così ha deciso di darne via uno, e ha dato via me!-

Le lacrime iniziano a rotolare sul viso di Rossella.

-Hai conosciuto tua madre?

-Sì, i miei genitori adottivi mi hanno portato l’estate scorsa in Colombia.

-Che impressione ti ha fatto?

-Non so, mi chiedo sempre perché abbia dato via proprio me e non una delle mie sorelle, ad esempio…

Le lacrime di Rossella rigano il bel faccino, le sciolgono un po’ il trucco nero che scivola giù, sulla maglietta bianca dove campeggia la scritta in verde: “Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso. Nelson Mandela”.

Oscar l’abbraccia stretta, cercando di darle conforto.

Poi, tornano allo spiazzo dove Andrea si sta abbottonando i pantaloni ed Egle si rimette i collant.

Nei giorni seguenti, Rossella va a scuola e non esce neppure al pomeriggio. La madre la marca stretta perché è andata a ricevimento e la situazione non è bella.

Anche Oscar torna a scuola, non così Andrea che a il tempo con Egle.

Intanto, a casa, al padre di Oscar, arriva una cartolina di convocazione da parte del coordinatore del Consiglio di classe.

-Come mai mi mandano a chiamare?- chiede a Oscar.

-Non lo so. – risponde malamente Oscar e si rinchiude in camera con la musica (martellante, secondo il padre) a tutto volume.

La stessa lettera è arrivata anche ai genitori di Andrea, Gianni ed Emanuele.

La professoressa Eugenia Rocolo accoglie il padre di Oscar, Filippo, nella sala insegnanti.

-Da un controllo mensile delle assenze, ci siamo accorti che mancano alcune giustificazioni. Dato che Oscar, in quei giorni, è stato visto in giro da una collega, volevamo sapere se lei è al corrente delle assenze.-

Filippo non ne è al corrente.

-Non posso farle nomi, per motivi di privacy, ma non è l’unico ad avere delle giornate scoperte…

-Saranno andati in giro, chissà, comunque mi accerterò e il problema non si ripeterà, professoressa.

-Sarà meglio, anche perché la situazione non è delle migliori: durante il Consiglio, abbiamo rilevato che ha ben sei insufficienze e siamo già a marzo! Lo scorso anno si è salvato per un pelo! Se non ne rimedia almeno tre, perderà l’anno. Deve impegnarsi molto, fino alla fine, altrimenti non ce la farà.

-Gli parlerò e le farò sapere.-

A casa, Filippo interroga Oscar.

-Hai marinato la scuola e, quel che è peggio, hai molte insufficienze. Infine, non mi hai neppure detto che c’era il ricevimento generale, hai fatto una firma falsa su quella comunicazione perché non andassi a parlare con i professori!

-Rimedierò, non ti preoccupare, ce la farò. Studierò, vedrai.-

La discussione è chiusa, Filippo non è molto preoccupato. Si sa che i ragazzi a quell’età marinano qualche volta la scuola, sarà andato al Prolungamento, come fanno tutti. Magari avrà trovato una ragazzina… A diciassette anni, non è grave, è fisiologico, pensa. Per questo non informa l’altro genitore che, invece, è molto più severo e ne farebbe una tragedia. L’importante è che Oscar studi, i l’anno. Anche in seconda, effettivamente, sembrava non dovesse farcela, aveva qualche problema, poi, alla fine, aveva avuto solo due debiti: matematica (si sa, è una brutta bestia!) e inglese.

Comunque, lo controllerà a vista, lo accompagnerà a scuola mentre va al lavoro in Comune, tanto l’ingresso del suo ufficio è proprio nello stesso cortile. Andrà a ricevimento tutte le settimane e tutto si risolverà.

Anche Gianni ed Emanuele sono stati sgridati dai loro genitori: per un po’ non si può saltare, sono tutti super controllati. L’unico che continua a fare quello che gli pare è Andrea e si presenta solo saltuariamente a scuola.

-Gliel’ho detto a mia madre che faccio quello che voglio! Se mi rompe, me ne vado del tutto!- ha spiegato una volta, indifferente, ai compagni.

-E tuo padre come l’ha presa?

-Mio padre non c’è, se n’è andato con un’altra qualche anno fa, c’ha fatto anche un figlio insieme, il bastardo!

-Come va con Egle?

-Bene! Ha due tette che sono la fine del mondo, ha sempre voglia…-

Andrea racconta ai compagni in dettaglio molti particolari piccanti della sua storia. È assai invidiato dagli amici, beato lui che ha trovato una ragazza tanto di buon cuore e, a quanto sembra, anche molto esperta.

-E a te come va con Rossella?-chiede Andrea a Oscar- Anche lei mi sembra ben dotata!- e fa un segno inequivocabile con le mani davanti al petto.

-Racconta, racconta!- intervengono gli altri.

-Bene,bene.- è la laconica risposta di Oscar che viene salvato dalla fine dell’intervallo.

ati un po’ di giorni, dopo aver dimostrato di are qualche ora a studiare, Oscar, Gianni ed Emanuele hanno finalmente il permesso per uscire un po’.

Oscar si vede poco con Rossella che studia parecchio. Più che altro, si sentono per telefono, su FB e si inviano decine e decine di messaggi.

-Ragazzi, dobbiamo sempre finire quel lavoro…- li richiama Andrea, una delle

rare volte che si incontrano.

Infine, fissano una sera. Lo prenderanno di nuovo all’uscita della lezione di ballo. Andrea ha portato anche una mazza da baseball che ha trovato chissà dove.

Però, non tutto va liscio, qualcuno è venuto a prendere Roberto: da quando è stato aggredito, il padre lo accompagna e lo va a prendere alla lezione.

-Maledetto ricchione! Si fa accompagnare, vigliacco!-

Pochi giorni dopo, Gianni corre a chiamare Oscar e Emanuele nelle loro rispettive classi con una scusa: - Stavamo leggendo “Il SecoloXIX” in classe e ho visto che è stato arrestato l’edicolante che ci vende la roba…-

Prendono, sul banchetto delle bidelle nel corridoio, una copia tra quelle che il giornale manda ogni giorno in omaggio alla scuola e si rintanano nei servizi.

-Guarda qua: “Savona, commerciante 40enne savonese arrestato per spaccio: nel negozio trovati 1 kg di hashish e 2 etti di coca.”-

-“Un chilo e 100 grammi di hashish –leggono- e due etti di cocaina, oltre a tutto il materiale utile al confezionamento e alla preparazione di dosi di droga. È quanto i carabinieri di Savona hanno sequestrato questa mattina nell’edicola di un esercente savonese in pieno centro storico. L’uomo, un quarantenne, è stato quindi arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Era da qualche tempo che i militari, dopo aver notato uno strano via vai dalla sua edicola, -i tre si guardano- lo tenevano d’occhio. Ieri mattina è così scattata una perquisizione che ha permesso di ritrovare la droga. Gli uomini dell’Arma hanno anche trovato nel negozio banconote di medio e grosso importo (20 – 50 – 100 euro) in quantità non giustificata per gli incassi della modesta attività del commerciante. Anche i soldi, ritenuti provento dell’attività illecita, sono stati sequestrati. La moglie, interpellata dal nostro cronista, piangendo, ha dichiarato che era all’oscuro di tutto, né si era mai accorta di un surplus di denaro, sproporzionato ai magri affari di un esercizio commerciale un po’ appartato, rispetto alle vie principali.”-

-Ci sarà pericolo?

-Io sono andato poche volte,- riflette Emanuele- era sempre Andrea a procurare…

-Io sono andato solo una volta.-aggiunge Oscar.

-Se erano appostati davanti, ci avranno visti?

-Ma no, non saranno stati sempre là! –tranquillizza Gianni che non è andato neppure una volta in quel luogo perché ci pensavano sempre gli altri- e poi per chi compra per uso personale non è proibito… State tranquilli.

-E Andrea? Sapete qualcosa?

-No, non è più venuto a scuola… Adesso è meglio non contattarlo, se fosse sotto controllo…

-Ma Andrea c’era andato tante volte?

-Non so, forse la rivendeva…

-Sì, aveva sempre tutte quelle pasticche…

-È meglio stare zitti. E non cercarlo. Ora faranno altre indagini.

-Speriamo che non parli…

II

È l’inizio di maggio, sta arrivando il caldo, Oscar raggiunge qualche volta Rossella ad Albissola e insieme vanno alla spiaggia. Quest’anno stanno montando le cabine in ritardo, causa la pioggia e il brutto tempo che ha caratterizzato la primavera, i bagnanti sono pochi, nessuno fa caso a loro che si riparano dietro qualche barca o qualche catasta formata dalle pareti delle cabine ancora da montare. Rossella in costume è bellissima. Il suo colore dorato, le sue curve piene, sono un coltello nella carne di Oscar. Sdraiati uno vicino all’altro, egli la accarezza e la bacia con ione, ma Rossella è irremovibile. Eppure la sua dolcezza, la sua simpatia lo attirano sempre…

Per il resto, cerca di studiare per non essere bocciato.

Andrea si è già stancato di Egle, lei frequenta un altro, più grande; Andrea ha lasciato definitivamente la scuola.

Una mattina, c’era la madre a ricevimento, una donna semplice, dimessa, con tanti fili bianchi nei capelli. Aveva scoperto che Andrea non andava più a scuola, piangeva, spiegava al vicepreside, il professor Giorgio Mosi, che, dovendo lavorare tanto nelle case degli altri come domestica, non era riuscita a seguire il figlio. –Non so cosa fa, non mi dice nulla e se chiedo mi risponde male. Sono sola, avrei tanto voluto che prendesse un diploma…

-Signora, corrono brutte voci su suo figlio, -aveva risposto francamente il vicepreside –non sappiamo se siano vere ma si faccia aiutare, prima che sia troppo tardi, vada ai servizi sociali o al gruppo d’ascolto. Se riesce mandi suo figlio al centro giovani dell’ASL…-

La donna se ne va, asciugandosi le lacrime.

L’edicolante arrestato per spaccio, intanto, ha patteggiato ed è stato condannato a tre anni di reclusione e diecimila euro di multa. Ha subito ottenuto gli arresti domiciliari ed è tornato a casa.

Non risulta che ci sia, per il momento, nessun altro indagato. Intanto, Andrea ha trovato qualcuno che gli fornisce la roba, come faceva prima l’edicolante.

Alla spiaggia, dietro la solita barca, Oscar e Rossella discutono.

-Io non la penso come Egle. -spiega Rossella- Non bisogna avere troppa fretta coi ragazzi. Ma penso che lei sia alla ricerca di essere considerata da qualcuno, forse non si stima perché tanti la chiamano negra. Vuole dimostrare di essere desiderata, ma non è così che dovrebbe fare! Ottiene l’effetto opposto, tutti la cercano e poi la lasciano… Pensare che i suoi genitori sono due persone tanto per bene, lavorano tutto il giorno per poterle dare tutto, non la sgridano mai, accettano tutti i suoi capricci, pensano che soffra di essere diversa dagli altri…

-Perché tu non soffri?- la interrompe improvvisamente Oscar.

-Sì, certo, se penso a mia madre, quella biologica intendo, sento un grande fastidio dentro il petto. Continuo a chiedermi perché abbia dato via me, e non una delle mie sorelle…

-Non credi che sia stato meglio per te, hai tutto, invece, le tue sorelle? Sono rimaste là, nella miseria, in quel paese con tanti problemi, tu puoi andare a scuola, avere vestiti, cibo…- Oscar sembra molto convinto di queste cose.

-Sì, me lo dicono tutti e, con la ragione, lo penso anch’io. In Colombia, la vita è terribile. Anche se ha il Pil al quarto posto tra i paesi del Sud America ed esporta caffè, fiori, carbone, petrolio, la maggior parte del bilancio dello Stato è assorbito dalle spese militari, pensa! Invece, di occuparsi del popolo che soffre, spendono quasi tutto per le armi! L’esercito, in rapporto alla popolazione, è il più numeroso del Sud America! Poi, c’è la guerriglia, così sono stati massacrate tante persone, tanti attivisti contadini e sindacalisti, come pure gli indigeni, e vengono violati continuamente i diritti umani. Tantissime persone sono sparite e non se ne sa più nulla. Alcune ricerche dicono che i poveri sono il 70% della popolazione e che il 12% dei bambini è denutrito… Le ragazze possono essere violentate e uccise molto facilmente, specialmente quelle che vivono nelle favelas, come mia madre e le mie sorelle. Tanto, poi, chi le cerca? Chi le difende? Non riescono ad avere un’educazione buona, così poi non possono avere un buon lavoro…

-Allora, lo capisci da sola che per te è molto meglio così? In quei paesi del Sud America la vita è impossibile! Fortunato chi riesce ad allontanarsi. Poi, tu qui hai una famiglia che ti vuole bene, che ti tratta bene. Vai a scuola, un domani avrai un lavoro che ti piace, una famiglia tua…

- Hai ragione, mi rendo conto. Eppure, dentro il cuore, ho sempre male, come un buco nero, mi chiedo: perché proprio io? Perché ha dato via proprio me? Cosa avevo che non andasse bene a mia madre? Che colpa ho? Che cosa mi manca rispetto alle mie sorelle?

-Forse è il contrario, ti ha ritenuta la migliore, quella che avrebbe avuto più chance di trovare una famiglia adottiva…

-Che ora è? –Rossella guarda l’orologio- Sono già le sei, è tardi, devo andare, la mamma si arrabbierà, se non torno a studiare.-

Rossella si riveste in fretta e scappa via. Oscar torna a Savona.

La scuola sta per finire, forse è meglio studiare qualcosa, tanto per non essere bocciato. Se non avrà tanti debiti, potrà stare di più in estate con Rossella.

Tornando a casa, capita per caso sotto l’abitazione di Egle. Suona al citofono. È lei a rispondergli. Lo fa salire. Egle è sola in casa, i genitori sono a lavorare e non rientreranno che dopo le venti. Indossa una vestaglia trasparente e si intravede il reggiseno di pizzo colorato e trasparente che copre solo in parte le sue forme. Chiacchierano. Egle gli mostra la sua cameretta, in ordine, piena di peluche e foto appese alle pareti. Si siedono sul letto vicini ad ascoltare musica. Egle accenna qualche movimento di danza e la vestaglia le scopre le gambe scure, lisce, anche se grassocce. Oscar posa una mano sulla gamba e l’accarezza verso l’alto. Egle non protesta, così lui l’abbraccia e la bacia. Prova a toglierle il reggiseno ma non riesce. È lei, in un attimo a togliersi tutto, tirare fuori dalla borsetta il profilattico e ad accoglierlo dentro di sé. Per Oscar è la prima volta con una ragazza. Con gli amici, era già andato con alcune prostitute ma non era mai riuscito a farlo con le ragazze con le quali aveva avuto un filarino. Non era facilissimo, per lui, non tutte lo volevano perché era un po’ più scuro, i suoi capelli lisci nerissimi e la pelle scura, come abbronzata, lo facevano sembrare un extracomunitario, purtroppo!

Il mattino dopo, Rossella gli manda un messaggio. Oggi pomeriggio, solito posto, ti devo parlare.

Oscar va ai bagni con un po’ di timore. Avrà saputo di Egle, ma le dirò che non è vero, Egle si è inventata tutto… oppure che lei non ci sta e così ho dovuto…

Susanna è già seduta dietro la barca, ha dei fogli in mano.

-Senti, dobbiamo firmare e far girare questa petizione, volevo dirtelo a voce.

-Di cosa si tratta?

-Riguarda le adozioni. Sai che c’è una legge per la quale chi è “figlio di donna che non consente di essere nominata”, cioè non riconosciuto alla nascita, può accedere ai dati della sua origine solo dopo cento anni dalla nascita? Ha senso? Cento anni vuol dire mai! A quel tempo, saranno ormai morti i parenti naturali e, probabilmente, il figlio stesso che, comunque, anche se fosse vivo, a quel punto, che se ne farebbe di conoscere la sua origine?

-Non lo sapevo. Ma non è un problema tuo.

-Certo, io conosco mia madre e le mie origini. Però, altri no. Nel 2001, con la nuova legge di riforma dell’adozione, per gli altri adottati è stata introdotta la facoltà di conoscere le origini, anche se dopo venticinque anni. Ma per una parte, quelli non riconosciuti alla nascita, no! Non è solo una questione di ricerca delle proprie radici, oggi ci sono ragioni sanitarie, malattie genetiche, patologie, per le quali è bene conoscere e prevenire. Tutto ciò è ingiusto! Così, il Comitato nazionale per il diritto alle origini ha preparato una Petizione da indirizzare al Presidente della Repubblica dopo aver raccolto il maggior numero possibile di firme.

- Bene, ma la cosa non ti riguarda, tu sei fortunata perché conosci tua madre.

- Sì, certo. Però, pensa a quanto soffrono quelli che non sanno nulla, abbandonati senza un perché, senza radici! Una mia amica, Arianna, che si trova in queste condizioni, mi ha chiesto di aiutarla. Va bene venticinque anni di attesa, così il figlio è adulto e maturo. Ma più di cento anni, la madre è morta sicuramente! Infine, gli altri paesi si sono adeguati con nuove normative mentre l’Italia no, non ha risposto alle numerose Direttive Europee e alle Convenzioni Internazionali perché ogni individuo abbia cognizione di se stesso e delle proprie origini quale imprescindibile diritto della persona umana. C’è scritto tutto qui, nella petizione.-

Oscar ascolta Rossella parlare con calore ed entusiasmo. Sembra un libro stampato. Intanto, pensa che ella conosce le sue origini e lo stesso non si sente felice. L’adozione è un problema complesso, ma, certamente, per motivi sanitari, tipo malattie genetiche, è meglio sapere da chi si proviene anche per potersi curare. Poi, però, il suo pensiero va a Egle, alla sua voglia, al suo profumo… Il sesso con lei è stato fantastico. Così cerca di capire se si sia incontrata con Rossella, soprattutto se le abbia detto qualcosa.

-Mi aiuterai?- gli chiede ancora Rossella. La maglietta rossa attillata che indossa questa volta porta una frase di Giovanni Falcone: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.”

-Certo, manderò la petizione ai miei amici, la metterò su FB. Tu puoi fare lo stesso con le tue amiche, no? Egle, ad esempio, la vedi sempre?

-Certo che la vedo, tutti i giorni a scuola. Da quando Andrea l’ha lasciata viene sempre a scuola, non marina più. Adesso esce con un adulto, un uomo di quasi quarant’anni.

-Ah sì? Non è un po’ vecchio? Lei quanti anni ha esattamente?

-Diciassette. Gliel’abbiamo detto tutti che è un vecchio, ma lei dice che lui è innamorato, le fa dei bei regali.

-Poi ci sono le altre tue amiche, quelle che erano al Prolungamento il giorno che ci siamo incontrati… Camilla, Tonina, Alberta, mi pare.

-Sì, certo, loro sono con me.

-E vi siete viste anche questa mattina?

-Con chi?

-Ma, con tutte, con le tue amiche…

-Certo, eravamo tutte a scuola, questa mattina.

-C’è stata qualche novità?

-E che novità vuoi che ci sia? -Rossella ride.-Abbiamo seguito le lezioni.

-Bene, adesso pensiamo un po’ a noi.

Oscar bacia Rossella quasi con timidezza. Ma lei lo abbraccia forte, tutta presa da quel progetto che può condividere con lui. Com’è bella Rossella! E, certamente, non sa nulla. Così gli abbracci sono sempre più intimi, fino a che Rossella non si alza e scappa via.

Al ritorno, prima di andare a casa, Oscar suona il citofono di Egle. Lei gli apre e lui sale gli scalini a tre a tre. Lei è di nuovo in vestaglia, ma questa volta è lui a strapparle tutto di dosso e a buttarla sul letto.

Intanto, il padre di Oscar è tornato a ricevimento a scuola, gli hanno detto che va un pochino meglio e lui era contento. A Oscar non importa, vuole solo essere lasciato in pace! Ma per essere lasciato in pace, deve buttargli un po’ di fumo negli occhi, qualche sufficienza, niente assenze…

Rossella vale qualche sacrificio. A Egle non pensa certo, gli basta di are a trovarla al pomeriggio, prima di rientrare a casa.

III

La scuola è finita: Rossella è stata promossa e anche tutte le sue amiche. Andrea è stato bocciato (non andava neppure più a scuola) e così pure Gianni. Oscar ed Emanuele hanno avuto tre debiti: inglese, matematica, architettura, Oscar, e inglese, matematica, fisica, Emanuele. Tra pochi giorni inizieranno i corsi di recupero a scuola e, alla fine di agosto, avranno gli esami. Per architettura Oscar non è preoccupato: in realtà ha avuto il debito perché non ha consegnato tutti i disegni che doveva completare. Dovendo pensare a tante materie, non ce l’ha più fatta, ma ora finirà tutti i lavori. Per matematica e inglese, è abituato. Matematica non l’ha mai capita fin da bambino (poi magari non si è esercitato quanto avrebbe dovuto) e inglese non gli piace: perché mai si dovrebbe studiare una lingua straniera? Non basta, forse, l’italiano? Rossella, invece, è bravissima d’inglese, così alla spiaggia gli darà un po’ di ripetizione.

Ora la spiaggia non è più deserta: ci sono le sdraio, gli ombrelloni colorati, i lettini…

Non ci si può più baciare dietro la barca ma solo fare qualche scappata a chiudersi in due nella minuscola cabina dove si soffoca.

15 giugno, c’è il Gay Pride a Roma. Oscar lo segue in tivù chiuso a chiave nella sua camera. Le immagini festose e colorate si alternano sullo schermo. Quando apre il computer, nelle notizie di cronaca ci sono i commenti sull’evento e anche un lungo articolo titolato “Smetti di essere gay in 60 giorni”. Oscar lo legge. Poi legge anche vari commenti. Molti politici si tengono alla larga dal Gay Pride e dichiarano che i matrimoni tra gay sono innaturali. Alcuni psichiatri e psicoterapeuti continuano a dire che si nasce maschi e femmine affinché la vita possa continuare a propagarsi e questo è naturale. Ma ci sono delle persone – spiegano- che vivono con sentimenti di esclusione una certa loro caratteristica

personale e, alla fine, spesso, ritengono che esibirla in modo chiassoso e clamoroso sia il modo migliore: ad esempio, quello che succede nei Gay Pride ha anche il sapore di una disperata richiesta di aiuto. Sostengono che alla base dell’omosessualità ci sia quasi sempre un problema psicologico. Oppure che l’omosessuale è clinicamente un malato e che, quando il soggetto liberamente sceglie di essere omosessuale, compie una scelta borderline criminosa. Qualcuno definisce l’omosessualità una “lebbra etica”. Ci sono quelli – e sono tanti, detti i riparatori- che sostengono che bisogna che gli omosessuali si curino per ridiventare eterosessuali. Molti di quelli che dicono di accettare i gay (facciano ciò che vogliono), sono, però, contrari alle adozioni: quindi, anch’essi sono dei riparatori: i bambini devono essere protetti (da chi? dai mostri?).

Oscar continua a guardare le immagini del Gay-Pride. Sullo schermo scorrono personaggi con parrucche, truccatissimi, calze a rete, costumi, pennacchi, corpi nudi ad attirare l’attenzione, baci apionati…

Oscar sa bene che moltissimi omosessuali, che vivono una vita normale fatta di lavoro, casa, famiglia, come tutti, non parteciperebbero mai a una manifestazione che etichettano come una carnevalata. Anzi, la ritengono qualcosa che nuoce agli omosessuali stessi, confermando nel pubblico l’idea dell’anormalità e dell’esibizionismo malato.

Dopo un po’, stanco del soggetto, esce e va a trovare Egle. Lei è sempre lì, come in attesa perenne, sempre disponibile. Basta un abbraccio e si può fare sesso.

-Ho lasciato il mio fidanzato. –gli confida lei dopo, mentre riposano sdraiati sul letto.

Adesso che è estate, c’è più tempo, per loro. Ci si può vedere di mattina, ad esempio, così non ci sono più i minuti contati del tardo pomeriggio perché alle

20 arrivano i genitori. Si può fare con calma e anche parlare un po’.

-Ah, sì? Perché?- domanda Oscar –non ti piaceva più?

-Beh, mi sembrava la soluzione migliore visto che ci vediamo sempre, io e te.

-Se ti piaceva, non dovevi lasciarlo. Intanto, non sarebbe mai venuto a sapere di noi.

-Volevo dedicarmi completamente a te…

-Come sei carina.- risponde Oscar con una certa indifferenza. Poi, Oscar riprende a fare sesso, infine, torna a casa. Oggi non ha neppure sentito Rossella, tutto preso dalla questione dell’omosessualità.

In fondo, sentir dire “innaturale”, “lebbra” e altro simile lo disturba. Innaturale? Cosa vuol dire? Che non c’è in natura? Per esempio, tra gli animali ci saranno anche degli omosessuali?

Inizia una ricerca su internet.

Per omosessualità negli animali si intende la presenza, nel mondo animale, di comportamenti e pratiche omosessuali. Negli ultimi quindici anni sono stati documentati comportamenti omosessuali che vanno dai giochi sessuali a comportamenti genitoriali in coppie omosessuali in circa 1.500 specie, sia in

cattività che in ambiente naturale. Questi comportamenti sembrano diffusi tra insetti, uccelli e mammiferi (in particolare delfini e pecore), e soprattutto tra le scimmie antropomorfe.

E l’uomo che cos’è, se non una specie animale?

Non si è trovata specie in cui non esista il comportamento omosessuale, eccetto in quelle che non hanno rapporti sessuali come l’echinoidea (riccio di mare) e gli afidi. Inoltre, parte del mondo animale è ermafrodita, letteralmente bisessuale. Per loro l’omosessualità non è un problema.

Ma per l’uomo, chi è che ha iniziato a definire anormale la scelta di un partner dello stesso sesso? E perché?

I pinguini e i piccioni formano coppie omosessuali permanenti. Una ricerca effettuata sulle pecore afferma che “approssimativamente l’8% degli arieti mostra (anche se posti di fronte a una scelta) preferenze sessuali per membri dello stesso sesso, in contrasto con la maggior parte degli arieti che preferisce partner di sesso opposto”.

C’è anche un sito che mostra esempi di alcuni animali e del loro comportamento sessuale.

Il bisonte al quale la femmina si concede solo una volta l’anno, gli altri giorni si rivolge ad altri adulti maschi; le balene praticano anche in gruppi, ma dello stesso sesso; il tricheco si accoppia con le femmine per procreare, poi si diletta con gli altri maschi; la coppia omosessuale di cigni cura le uova che ha fatto deporre a una femmina; quasi tutti gli appartenenti alla specie bonobo (scimmia

antropomorfa) sono bisessuali; il 40% per cento dei galletti di roccia, uccellini della foresta amazzonica, sono gay; il 50% delle giraffe ha comportamenti omosessuali, come pure l’antilope femmina, il macaco, i delfini…

Oscar esce e a la serata con Andrea. Girano in un paio di pub a Varazze, parlano con qualche turista, poi tirano un po’ di coca…

Torna a casa all’alba e accende il computer. Rossella gli ha mandato diversi messaggi su FB.

Continua a leggere su internet.

L’American Psychological Association nel luglio 2004 ha dichiarato: «Non esiste alcuna prova scientifica che l’essere dei buoni genitori sia connesso all’orientamento sessuale dei genitori medesimi: genitori dello stesso sesso hanno la stessa probabilità di quelli eterosessuali di fornire ai loro figli un ambiente di crescita sano e favorevole. La ricerca ha dimostrato che la stabilità, lo sviluppo e la salute psicologica dei bambini non ha collegamento con l’orientamento sessuale dei genitori, e che i bambini allevati da coppie gay e lesbiche hanno la stessa probabilità di crescere bene quanto quelli allevati da coppie eterosessuali.»

Alle nove del mattino, senza neppure aver dormito, va da Egle. Dopo aver fatto sesso, si riposa per qualche ora. Lei è rimasta a guardarlo mentre dormiva: i capelli neri, la pelle un po’ scura, le gambe e le braccia muscolose, tutto la attrae di lui.

Poi, Oscar torna a casa e riaccende il computer. Ora risponde a Rossella su FB.

Il giorno seguente, sulla spiaggia, sulla sdraio, sotto l’ombrellone, Oscar chiede a Rossella come siano i suoi genitori.

-Normali.- risponde lei.

-Che significa normali?

-Beh, come tutti. Rompono perché studi, mi comporti bene, mia madre predica spesso, mi ripete sempre le stesse cose, come tutti, insomma.

-Che lavoro fanno?

-Mia madre è psicologa, mio padre è impiegato alla Camera di Commercio di Savona. E i tuoi? Come sono?

-Mah, uno più severo e l’altro meno.-

-Dove lavorano?

-Uno in Comune e l’altro in banca. Dai, andiamo a fare un tuffo!-

Oscar trascina Rossella per mano sulla riva del mare dove si spruzzano, si abbracciano, nuotano…

Infine, vanno a stringersi un po’ in cabina prima di tornare a casa.

Oscar non a da Egle, questa volta. È stanco e vuole continuare le sue ricerche in internet.

In un sito di neuroscienze trova una teoria particolare. Gli attuali sviluppi delle neuroscienze rendono impossibile applicare principi generali di etica. Bisogna affidarsi all’”etica del viandante”, in linea, cioè, con il concetto evoluzionistico darwiniano: ciò che avviene nello sviluppo di un organismo è in funzione dell’ambiente che lo seleziona e quindi avviene in quanto è la migliore soluzione per la sopravvivenza dell’individuo in quel contesto. Quello che conta, dunque, sono i reali vantaggi che una scelta comporta a favore dell’individuo in quel contesto socio-culturale. Ora, in una terra abitata da più di sette miliardi di abitanti (nel 1975 erano quattro miliardi e sono stimati saranno 9 miliardi nel 2040), è evidente che i matrimoni tra persone delle stesso sesso –non in grado di figliare se non con procedure complesse- sono i più adatti per la sopravvivenza della specie umana. Infatti, la sopravvivenza della specie umana, oggi, non è nelle nascite –come in ato- ma nella limitazione delle nascite stesse.

Per qualche giorno Oscar non si fa vedere da Egle.

Rossella, però, ha invitato le sue amiche ai bagni. Camilla è in montagna, Alberta è andata a Londra con il gruppo scolastico e così sono venute solo Egle e Tonina.

Tonina è magrissima, bionda, con i capelli lisci e lunghi, fa contrasto con Egle, grassoccia, nera, con i capelli crespi raccolti in minuscole treccine. Contrasta anche con Rossella che è scura ma bellissima, dalle forme rotonde, gli occhi parlanti, il sorriso bianchissimo e radioso.

Oscar si trova in imbarazzo tra Rossella ed Egle, ha sempre un po’ di timore che Rossella venga a sapere di Egle. Così non si avvicina troppo a Rossella e neppure a Egle. Parla quasi sempre con Tonina, interessandosi alle sue preferenze, studi, abitudini… Controlla, intanto, le espressioni delle sue due ragazze ma, dopo un po’, si rende conto che tutto è tranquillo e inizia a comportarsi come di solito, gioca e scherza con Rossella, l’abbraccia, si siede vicino a lei. Ogni tanto, guarda di sottecchi Egle per sapere se lo sta guardando mentre bacia Rossella. Egle, però, gioca con Tonina a carte e sembra divertirsi molto, anche se perde.

Dopo un po’, Rossella e Tonina si sdraiano sul lettino a prendere il sole. Egle gli chiede di accompagnarla al bar perché non ha voglia di andare da sola. ano dietro la lunga fila di cabine bianche e azzurre. Egle attira Oscar a sé. In un attimo, entrano nella cabina di Rossella per baciarsi. La cabina è troppo stretta ma qualcosa si può fare, solo bisogna stare attenti a non farsi vedere da nessuno! Poi, Oscar esce, cercando di non farsi notare, e corre a gettarsi in acqua. Egle, fasciata nel suo pareo azzurro, si avvia al bar.

Dopo la spiaggia, Oscar va a casa di Egle e fanno sesso, come sempre. Poi lui scappa via, perché sono quasi le venti.

Ormai si è abituato: Rossella è quella che gli piace davvero ma con Egle sta bene, si diverte a giocare con il suo corpo giorno dopo giorno, scoprire i segreti della donna, provare sempre qualcosa di diverso. Egle è un’amante perfetta per lui. Inoltre, non ha remore di alcun tipo, insieme si fanno qualche canna, hanno provato a sniffare cocaina e a vedere come si fa sesso dopo, oppure da sbronzi. Dato che i genitori rientrano solo alla sera, durante il giorno, ora che non c’è più

neppure la scuola, c’è proprio tanta libertà!

Rossella non farebbe mai nulla di tutto questo.

Sono iniziati i corsi di recupero a scuola. Oscar incontra Emanuele a quelli di inglese e matematica.

Emanuele sa che Oscar si vede con Rossella e con Egle. Vuol conoscere i particolari.

-Non so, Rossella mi piace, ma non si lascia mai andare completamente…

-Neppure con un po’di fumo o una pastiglia?

-No, non vuole fumare né altro. Il suo massimo è bere una birra quando mangia la pizza…

-Che noia! Ed Egle? Com’è?

-È ionale, sempre pronta, gentile…

-Ma tutta quella ciccia nera che effetto ti fa? Puzza? Ho sentito dire che i negri puzzano…

-Ma no, non puzza, è sempre a posto, profumata. In casa sta con una vestaglia trasparente dalla quale si vede tutto. È molto eccitante.

-Così tu vai a trovarla spesso…

-Quasi tutti i giorni, mi piace troppo fare sesso con lei.

-Io non ci riuscirei con una negra, non mi piacerebbe per niente.

-Beh, non è mica la mia donna, facciamo solo sesso.

-Sì, neppure il sesso mi piacerebbe con una negra, non capisco come si possa, poi è pure cicciona. Ha tutti quei capelli crespi, fa schifo. Anche Rossella, però, non è bianca, anche se ha un altro fisico, è un po’ del tuo colore. Come mai?

-È originaria della Colombia. Ma io sono italiano. Il mio colore dipende da alcuni parenti lontani che erano del sud Italia.

-Sì. Lo so, conosco tuo padre.

IV

L’estate a così, tra un po’ di studio, ore ate in casa con Egle e ore ate con Rossella alla spiaggia.

Quando sta con Egle, adesso parlano anche. Da quando ha lasciato il vecchietto, pare che Egle non esca più con nessuno. Qualche volta Oscar glielo chiede e lei risponde che non ha voglia di avere altri uomini, sta bene così.

Una volta, verso la fine di agosto, Egle gli fa qualche domanda.

-Come va con Rossella?-

-Bene, ci vediamo alla spiaggia, stiamo bene.

-Hai intenzione di continuare con lei?

-Sì, penso di sì, perché mi fai questa domanda?

-Così, volevo sapere se pensi lei sia la donna giusta per te…

-Beh, siamo giovani, la donna giusta non lo so, ma ci troviamo bene assieme…

-Fate anche l’amore?

-No, Rossella non vuole.

-Ma tu preferisci una ragazza libera o una che non vuole fare sesso?

-Ma non so, non ci ho pensato, dipende dai casi.-

Oscar interrompe tutte quelle questioni, tornandosene a casa.

La volta dopo, però, timidamente, Egle gli chiede cosa provi per lei.

-Sei magnifica!- risponde lui- Sto bene con te, mi piace fare di tutto con te, sei una vera amica.

-Mi consideri un’amica?

-Certo. Mi sento a mio agio con te, mi capisci. E tu ti diverti con me?

-Anch’io sto bene con te.

-E il vecchietto? L’hai più visto?- questa volta è Oscar a interrogare.

-Ma no, te l’ho già detto, ho chiuso da tempo!

-E com’era? Bravo a letto?

-Ma che domande… Era un uomo.

-Cosa significa? Era bravo o no?

-Mah, sì, che importa? Tanto è tutto finito…

-Più bravo di me?

-No, tu sei meraviglioso, mi fai sentire desiderata… Anche il colore della mia pelle così scuro non mi pesa, quando sono con te, mi sento bellissima solo tra le tue braccia…

-Certo, è così.-

Oscar ributta Egle sul letto.

Negli ultimi giorni di agosto ci sono gli esami dei debiti scolatici. Oscar ed Emanuele sono entrambi promossi. Prima dell’inizio delle lezioni, però, ci sono ancora parecchi giorni di vacanza e Oscar continua la sua solita vita: spiaggia, eggiate, abbracci, con Rossella, e sesso nell’appartamento di Egle.

Qualche sera esce e va a trovare Andrea che, dall’inizio dell’estate, lavora come buttafuori e tutto-fare in una discoteca di Albissola. Oscar a del tempo nel locale, bevendo e fumando… Nel locale gira anche altro, ma Rossella gli ha ripetuto tante volte che quelle droghe distruggono il cervello rendendo incapaci di reagire agli stimoli, di controllare le proprie azioni, di percepire correttamente lo spazio e il tempo, procurano malattie mentali, persino tumori. -Mia madre, ripete sempre Rossella- cura tanti depressi e psicotici che hanno usato droghe, anche per brevi periodi! -Così Oscar, anche se qualche volta ha usato altro, specialmente con Egle, si accontenta di qualche canna, al massimo una sniffatina di coca. È ovvio che Rossella è contraria anche al fumo, ma lui non glielo dirà. Andrea, invece, è sempre ben fornito di tutto, forse spaccia ai clienti della sala da ballo. Ma questi non sono affari suoi, ognuno faccia come gli pare. Ogni tanto, parlano di Roberto. Quando inizieranno di nuovo i corsi di danza, faranno quello che avevano programmato: gli daranno una bella lezione!

Una sera, Oscar si ferma fino alla chiusura della discoteca: non ha voglia di tornare a casa, non ha voglia di incontrare il padre con il quale ha litigato, meglio rientrare verso il mattino e dormire fino a mezzogiorno. Magari aiuterà Andrea a riordinare i tavoli, le sedie, le sdraio e gli ombrelloni dove i clienti si sono seduti a mangiare con il piatto di plastica in mano (c’è sempre tanta gente e i tavoli all’interno sono pochi) e che la mattina, tra pochissimo, devono essere in ordine per i bagnanti. Il locale, infatti, è bar discoteca con cena self-service, la sera, e bar-bagni con spiaggia, il giorno. È molto di moda e ben frequentato. Alle 21, inizia la cena self-service: ci sono diversi banconi dove i clienti vanno a rifornirsi di antipasti, primi, secondi di carne o di pesce, persino il sushi, poi formaggi, frutta, dolci… Si può prendere tutto ciò che si vuole, poi ci si siede a uno dei tavoli dentro la sala o intorno alla costruzione, fuori. Quando i tavoli sono tutti occupati, la gente si va a sedere su alcune panchine di legno e, poi,

esaurite anche quelle, sulle sdraio dei bagni. Dopo le ventitré, i tavoli e i banconi della sala vengono messi da parte e, intorno e in fronte al bar circolare, si crea un ampio spazio per ballare. La gente si scatena fino alle 3 o 4 del mattino. Quindi, tutto deve tornare in ordine per la giornata balneare, i tavoli devono riempire di nuovo la sala, la spiaggia deve essere pulita e riordinata.

A un certo punto, Andrea lo chiama: “Vieni, c’è qualcosa da fare!”. Oscar si avvicina a una cabina grande, di quelle usate da molte persone, di solito bagnanti cosiddetti giornalieri o stagionali che non hanno la cabina singola, dove è stato sistemato un materassino di gomma. Sopra c’è una ragazza nuda sdraiata e qualcuno sta facendo sesso con lei. Oscar non capisce cosa ci sia da guardare, la ragazza sembra inconsapevole, o forse no, non si capisce. Mentre Oscar sta per scostarsi, l’uomo che stava facendo sesso si alza e un altro entra a fare lo stesso lavoro. Oscar guarda Andrea con aria interrogativa.

–Mah, sì, ci sta. È tutta la sera che provoca. Ci puoi are anche tu. Naturalmente, dopo di me, è già un po’ che aspetto.-

Oscar si sente un po’ confuso. Quello è un bellissimo corpo, statuario, si capisce che si tratta di una giovane molto avvenente, anche se ha gli occhi chiusi e il trucco disfatto. Chissà cos’ha bevuto e cosa ha preso. Poi, pensa che non ha senso approfittarsi, insieme a molti altri, di una ragazza, per quanto attraente, che non sa quello che sta facendo. Non c’è differenza dall’essere uno dei tanti clienti di una prostituta. Lui ha Egle, non ha bisogno di questi mezzucci che non gli darebbero nulla. In quel momento, si sente triste e si allontana per tornare a casa.

IV

Alla metà di Settembre, pochi giorni prima dell’inizio delle lezioni, i genitori di Rossella vanno via per qualche giorno. La mamma, infatti, ha un Convegno a Venezia e il padre l’accompagna. Inoltre, il 15 di settembre sono sei mesi da quando Rossella e Oscar si sono messi insieme, così Rossella invita a cena Oscar a casa sua. Oscar è intimidito, anche se sa che non c’è nessuno oltre Rossella, si sente quasi osservato. Rossella ha preparato una pasta bianca con formaggio, panna, rosso d’uovo che è la fine del mondo. Poi ha sfornato dei biscotti baci di dama al cioccolato. Per l’occasione, ha stappato una bottiglia di vino bianco fresco e ne ha bevuto persino un paio di bicchieri. Dopo cena, si siedono sul divano a baciarsi e Oscar butta là un “potrei dormire qui, stasera”.

La risposta inattesa è: -Sì-.

Si spostano nella camera dei genitori dove c’è il letto matrimoniale che Rossella ha rifatto nel pomeriggio. Si spogliano, si infilano sotto il lenzuolo e il copriletto. Rossella non dice di no. -Per me, è un o importante.- gli sussurra – Il sesso deve corrispondere all’amore. Spero sia così anche per te. Io ti sarò fedele, credo che anche tu farai lo stesso.-

-Certo, che sarò fedele!-Oscar non ha dubbi. Ama Rossella e ora non desidera null’altro.

La notte trascorre tra sonno e veglia, abbracci, baci, amore…

L’anno scolastico è iniziato. Ognuno torna nel suo Istituto e nella sua classe.

Oscar e Rossella continuano a incontrarsi alla spiaggia al pomeriggio perché è ancora bel tempo. Con il moscone che affittano ai bagni, qualche volta, raggiungono una piccolissima insenatura tra gli scogli dove non c’è nessuno e possono far l’amore.

Oscar non è più andato da Egle e non l’ha neppure più vista né sentita.

Rossella parla spesso della Petizione per gli adottati non riconosciuti alla nascita. Pare che abbia avuto già tanti voti ma bisogna continuare per spingere il Parlamento a fare qualcosa. Così chiede a tutti di firmarla, di divulgarla, di metterla nella propria pagina FB.

Sono gli ultimi giorni di spiaggia, nei bagni stanno smontando tutto, cabine, docce, spazi attrezzati…

-Leggevo un articolo, oggi,- gli spiega mentre sono seduti sotto l’ombrellone, uno dei pochi ancora aperti- in cui un’esperta illustrava che in Italia la cultura dell’adozione è ancora lontana perché non fa accoglienza verso i genitori e figli adottivi in modo da farli stare bene. Invece, si procede per schemi e slogan generando difficoltà per gli adottati e le loro famiglie a integrarsi nella società.

-Cosa vuol dire?

-Ad esempio, si dice che i genitori adottivi sono delle “brave persone” che “salvano” una o più vite dal dolore, crescendo dei bambini come propri. In realtà, però, gli adottati sono loro figli solo in funzione di una legge perché si dice che i “veri” genitori sono quelli biologici. Così, qualunque cosa facciano i genitori adottivi, per quanto si possano sacrificare e prodigare per i figli, non

avranno mai il DNA di genitori. Per contro, dei genitori “veri” si dice che siano quelli che hanno abbandonato le loro creature, anche se, magari, per ragioni gravissime. Comunque, è sempre un abbandono fonte di grande dolore per tutti. Nonostante ciò, sono sempre quelli “veri”.

-E allora, qual è il punto?

-Il punto è, scriveva l’esperta, che le persone adottate soffrono anche se “salvate”, perché non hanno una completa conoscenza della propria identità, e i genitori adottivi si sentono sempre dei succedanei. Con lo slogan dell’abbandono, si crede di mettere a posto tutto: i figli sono salvati, i genitori adottivi sono buoni e i genitori biologici devono stare alla lontana perché hanno abbandonato.

-E non è vero?

-L’esperta, che ha lavorato tanto con le famiglie adottive, dice che l’”abbandono”, in realtà, si fa negli ospedali, presso le missioni o in altri luoghi protetti, dove si sa che i bimbi vengono subito raccolti. Oppure non esistono per niente i genitori “abbandonici” perché, come nelle adozioni internazionali, i bambini che entrano in Italia, circa 4000 all’anno, pensa, una piccola popolazione, sono figli di carestie, guerre, terremoti, regimi totalitari e altre sciagure. Nella maggioranza, quei bambini sono orfani. Essi hanno un lutto da elaborare, non un abbandono, però tutti li invitano a dimenticare! E come possono superare i propri problemi? Perché dovrebbero dimenticare il loro paese, i loro usi, la loro cultura?

-Hai ragione, ho sentito anch’io dire così. Se un bambino è stato raccolto in uno dei tanti orfanotrofi di un paese tipo il tuo, con tanti poveri, tormentato da guerriglie o pulizie etniche, non è stato abbandonato dai genitori. Però, forse,

non poter sapere chi erano i tuoi genitori, non aver un nome da invocare nelle preghiere per augurare loro un sereno riposo o per chiedere che ti stiano vicino, è un dolore che ti porti dentro e che condiziona tutta la tua vita. Poi ti chiedi perché ti siano capitati proprio quei genitori adottivi e non altri…-

Rossella guarda Oscar con attenzione: finalmente, sembra che anche lui si interessi davvero al problema, provi a immedesimarsi, comprenda sentimenti tanto complessi, anche se non è una situazione che lo riguarda direttamente. Poi continua.

-Invece di parlare di “abbandono”, propone l’esperta, si potrebbe parlare di “separazione” perché in tutte le tipologie di adozione c’è, in ogni caso, sempre una separazione. Non solo dai genitori biologici ma da parenti, amici, luoghi, paesaggi, cibi… Gli psicologi definiscono questo un “primal wound”, ferita originale, riferendosi alla separazione da chi ci ha fatto nascere.

-Beh, ci sono anche quelli che buttano il bambino nel cassonetto e non in luoghi protetti…

-Sì, l’esperta ha preso in considerazione anche quegli eventi che, però, per fortuna, sono rari e li leggiamo sul giornale o li sentiamo alla tivù. Ella dice che, anche in quei casi tanto drammatici, la parola abbandono non deve mai essere pronunciata perché fa troppo male! Abbassa la stima, la forza in sé. Può portare anche al suicidio perché si abbandona ciò che non si ama, ciò che non ha valore.

-È un po’ quello che provi tu perché tua madre ti ha data per l’adozione?

-Già, ma mia mamma, quella adottiva intendo, oltre al fatto che mi ha spiegato

mille volte che non è così, mi sta facendo seguire da uno psicologo.

-Perché? Non hai detto che lei è psicologa?

-Certo, che è psicologa! Ma lo psicologo non può curare i propri familiari.Rossella ride.-Non avrebbe la giusta obiettività e distacco.

-Ah, non lo sapevo.

-Tornando all’esperta, sostiene che si “lascia” ciò che non si può tenere, ciò che non si riesce a sfamare, a crescere, si “affida” come una cosa preziosa a chi può amarlo e crescerlo bene, cioè la famiglia adottiva. Allora chi viene adottato ha un valore!- Nel dire così, Rossella aveva iniziato a piangere ma gli occhi brillavano anche a Oscar che le teneva un braccio sulle spalle.

-Bisognerebbe,- continuava Rossella- scrivere sul documento di identità: nato e amato da… adottato e amato da… Allora sì che ci sarebbe una vera cultura dell’adozione!

-Bello, mi è piaciuto molto quello che mi hai raccontato dell’articolo. Se vuoi, puoi mandarmelo su FB, così lo facciamo girare.-

Rossella abbraccia con entusiasmo Oscar, si sente capita e sostenuta in quello che è il più grande problema della sua vita.

V

Ormai è ottobre inoltrato. Al mare non si va più e quindi è difficile trovare luoghi dove appartarsi. Rossella compie gli anni il 16: diciotto. Anche lei festeggerà, come fanno tutti i giovani, però in modo semplice. Rossella non ama le feste esagerate, lo spreco di denaro, le discoteche. Riunirà gli amici e le amiche in pizzeria.

La sera del 16, dunque, sono tutti riuniti in pizzeria ad Albissola Marina: ci sono le compagne più vicine, le solite, Egle, Tonina, Camilla, Alberta, Oscar, naturalmente, e un paio di compagni, Fausto e Annibale.

Oscar non ha mai più incontrato Egle, ormai è completamente preso da Rossella, e ha un po’ di imbarazzo a rivederla. Ma lei lo saluta come se niente fosse, proprio come tutti gli altri. Così Oscar si tranquillizza e non ci pensa più. Intanto, tutti hanno portato un regalino per Rossella che li mette da parte per aprirli al momento del dolce e del brindisi finale. Oscar non ha nulla con sé.

Mentre già sono a tavola, arriva Cecilia.

-Ho appena finito di litigare con i miei genitori, scusatemi.- Cecilia ha compiuto gli anni, diciotto anche lei, in luglio. Da allora, si dice in giro tra le sue amiche, vuole essere libera e fare tutto ciò che desidera. Non accetta più il controllo dei genitori. Per questo, ha iniziato a uscire tutte le sere, a ubriacarsi, si è tinta i capelli color indaco e ora non frequenta, se non saltuariamente, le lezioni.

-I miei non capiscono! Fino ai diciotto anni ho fatto ciò che volevano loro,

adesso sono libera. Faccio ciò che mi pare.- spiega.

-Wow! Beata te! I miei mi rompono, dicono che fino a che non mi mantengo, faccio ciò che dicono loro.- risponde Tonina.

- I miei dicono che prima devo finire gli studi, poi farò ciò che voglio. Non vedo l’ora, ora siamo in quarta, poi dobbiamo fare la quinta!- aggiunge Camilla.-Io penso di andare all’Università a Roma così me ne starò alla larga!-

-Sì anch’io mi sento ormai adulta. Ho già preso l’appuntamento con la scuola guida per iniziare le lezioni, voglio prendere la patente. I miei, poi, mi hanno regalato per il compleanno dei diciotto anni un corso di inglese di quindici giorni a Londra, nelle vacanze di Natale, e andrò da sola!- conclude Rossella.

-Già, i miei mi avevano mandato in Irlanda per il compleanno. – racconta ancora Cecilia- Ma rompono quando arrivo tardi la sera, cioè la mattina. Si arrabbiano quando non vengo a scuola… Non gli va mai bene niente.

-Tu sei già in quinta, hai solo quest’anno, poi andrai all’Università…- interviene Alberta.

-Sì ma non mi interessa più la scuola. Poi, la mattina ho sonno…

-Beata te che hai solo quest’anno da fare.- sospira Annibale.

Intanto, Cecilia ha bevuto una pinta di birra e ne ordina subito un’altra.

La serata è allegra. Infine, quando arriva la torta, oltre alle diciotto candeline, c’è sopra una scatolina. Rossella la apre subito; dentro spicca un anello d’oro con incastonata una pietra davvero ammaliante: un opale che ha all’interno un riflesso rosso cangiante di eccezionale bellezza. Ecco perché Oscar non aveva regali con sé! L’aveva già dato in cucina perché lo mettessero sulla torta, per farle una bella sorpresa! Un bacio suggella il momento mentre una lacrimuccia riempie gli occhi di Rossella. In quell’istante tanto tenero, gli occhi di Oscar cadono su quelli di Egle che sembrano brillare mentre lei lo sta fissando. Ma è un attimo. Conclusa la cena, aperti gli altri regali, dopo un po’ di chiacchiere, tutti si salutano prima di tornare a casa. Solo Cecilia andrà in discoteca, a Varazze: viene un tipo a prenderla. –E un tossico, lo conosco! Abita dalle mie parti. Dicono che picchi la madre per farsi dare i soldi per la droga.- esclama sottovoce Camilla quando lo vede.

–Eh, lo so.-risponde Rossella – L’amica di Cecilia, Anna, mi ha detto che frequenta delle brutte persone. Una volta si è trovata in discoteca con lei e mi ha riferito che Cecilia perde completamente il controllo.

-Prende delle sostanze?

-Ho sentito, sempre da Anna, che usa la polvere degli angeli.

-Ma fino all’anno scorso non si comportava così, andava bene a scuola, aveva persino preso la borsa di studio!

-Non so davvero cosa le sia successo! È tanto cambiata, pare dal compleanno.

-Mi sembra impossibile. Vedo, però, che i genitori continuano a comprarle abiti firmati, ha sempre le ultime novità della moda… Forse, non sono preoccupati, non vedono o fanno finta di non vedere, come tanti altri per non avere problemi, o, forse, sperano di riconquistarla.

-Se prende davvero la fenciclidina, detta polvere degli angeli, altro che riconquistarla! Mia madre mi ha detto che questo tipo di sostanze prodotte in laboratorio provocano alterazioni delle percezioni sensoriali, perdita di coordinazione nei movimenti, abbassano la sensibilità al dolore, mutano la funzionalità del cervello. Praticamente dà i sintomi della schizofrenia. Una persona non è più se stessa ma in balia di false percezioni che non sa coordinare e connettere.

-È orribile! Anche mia madre dice queste cose, magari in modo un po’ meno professionale, ma il senso è questo. Io non mi drogherò mai, non voglio diventare un pupazzo.-

Infine, anche Camilla se ne va. Oscar non è intervenuto nel discorso, ha atteso un po’ in disparte che la conversazione finisse.

Ora Oscar e Rossella eggiano a lungo sulla spiaggia mano nella mano. C’è la luna, non fa particolarmente freddo.

Continuando a camminare e costeggiando il mare, in uno scenario tanto stupendo, tra scogli a picco e l’acqua blu placida ondeggiante, dove brilla l’immagine rotonda della luna, arrivano a Celle Ligure. Si addentrano nel paesino per bere qualcosa e sedersi un po’. L’unico locale aperto a quell’ora è un pub. Ormai è ottobre. I turisti che affollano il paesino caratteristico con le casette

a schiera affacciate sulla riva del mare, le villette abbarbicate sulla collina e la eggiata con le piante esotiche, sono già tornati nelle loro città e non se ne vedranno fino alle feste di Natale. Quindi, a notte, non ci sono molte persone in giro e l’abitato sembra dormire. Nel pub c’è solo il proprietario, un uomo giovane, di aspetto molto piacevole, e un paio di gruppetti di ragazzi e ragazze che chiacchierano.

Oscar e Rossella si sistemano in un separé, ordinano una birra e un’orzata e si guardano un po’ intorno. È tutto tranquillo, persino la musica melodica di sottofondo.

-Mi ha detto la mia amica Rosanna, che viene qui spesso in estate, che i baristi sono sei, tutti uomini.-racconta Rossella.

-Mi sembra normale, -ragiona Oscar- è un lavoro pesante, la sera. Probabilmente staranno fino al mattino, c’è tanto da fare! Anche dove lavora Andrea, a parte le ragazze immagine, sono tutti uomini.

-Certo, ma qui succede qualcosa di particolare. Quando è l’ora di chiusura, mi pare alle quattro del mattino, i baristi abbassano la saracinesca e rimangono dentro con altrettante ragazze.

-Ah, sì?

-Sì, ci sono sempre ragazze che gironzolano qui intorno per essere scelte, almeno per una sera, perché i baristi pare che siano molto belli. Sembra che sia un’attrazione del locale.

-Chi te lo ha detto?

-La mia amica Rosanna.

-E lei come fa a saperlo?

-Perché si è trovata qui con un gruppo di amiche all’ora di chiusura e due di loro sono rimaste dentro. Poi, le hanno raccontato che qui è così: se piaci a uno dei baristi puoi concludere la serata con lui.

-Penso che sia normale, ognuno è libero di vivere le sue esperienze.

-Ma io non vorrei mai essere la donna di una sera, sostituita la sera dopo da un’altra!

-Infatti, tu sei un’altra cosa. - Oscar abbraccia Rossella. Certo, non se l’immagina dietro la saracinesca del pub con un barista appena conosciuto! Infatti, lei è la sua Rossella, quella che lui ama.

Piano piano, chiacchierando, tornano ad Albissola. È quasi l’alba. La festa del compleanno è conclusa.

Il giorno dopo, nel pomeriggio, Rossella gli manda un messaggio.

“sto andando da mia nonna. vuoi venire?”

“a fare ?”

“a trovarla!!!”

“e dve?”

“a spotorno…”

“ok ok”

“ci ved alla stazione di Albi oppure sali a sv? treno ore 15 da albi o 15,10 sv x albenga”

“ok sv”

A Spotorno, scendono dal treno e si avviano verso la Residenza Sanitaria Protetta dove si trova la nonna di Rossella, Palmina. La vecchietta li accoglie ridendo e scherzando, poi, però, si commuove perché la nipote è venuta a trovarla. Come sempre, Rossella va a controllare l’armadio nella camera della nonna. Mette in ordine gli abiti che la signora butta sempre alla rinfusa quando si cambia, più volte durante la giornata, ma soprattutto raccoglie quello che non è

di proprietà di Palmina per restituirlo. Infatti, nascosti sotto le camicie da notte o la biancheria, spuntano collane, ciabatte, maglie, foulard… Rossella ne fa un sacchetto e lo consegna a un’assistente perché poi gli oggetti vengano ridati al legittimo proprietario.

Non dice nulla alla nonna, perché sa che la nonna si intestardisce: - È nel mio armadio, quindi è mio!- protesterebbe.

-No, non sono cose tue.-

-E allora come sono venute qui? Se sono nel mio armadio, vuol dire che sono mie. Non le ho mica rubate!-

Sono scambi di battute avvenuti molte altre volte e del tutto inutili. La vecchietta eggia con il suo carrello per la struttura perché un anno fa si è rotta il femore e non si sente più di camminare senza appoggio. Intanto che eggia, prende quello che le piace (anche entrando nelle camere delle altre ospiti e aprendo i cassetti): collane, indumenti rossi (adora il rosso) o giovanili, libri, borse, pupazzi, creme…

Naturalmente, la mamma di Rossella la rifornisce di tutto ciò che è necessario, ma la vecchietta si diverte di più a gironzolare e approvvigionarsi da sola! Il problema è che, ormai, le altre signore hanno capito (almeno una buona parte di loro, quelle la cui mente funziona ancora) chi si appropria delle cose che loro non trovano più. Così, quando si accorgono che gli manca qualcosa, ora vanno direttamente a recuperarlo nell’armadio di Palmina oppure lo cercano nella sua borsetta. Lei si offende terribilmente, sente la sua proprietà violata, li minaccia di andarsene in un’altra casa di riposo…

La struttura ha anche un bellissimo giardino con alberi altissimi e fiori. Palmina strappa i fiori per metterli nella sua borsetta, vicino alla foto del suo matrimonio che porta sempre con sé , suscitando, anche in questo caso, proteste da tutti quelli che amano i fiori. Inoltre, dato che nel giardino ci sono vari tipi di uccelli, Palmina vuole portare loro il pane che raccoglie a tavola. -Lo sai che buttano il pane nella spazzatura, con tutta la gente che muore di fame!- spiega alla nipote, tutta scandalizzata. –Io, almeno, lo do alle bestie. Non si può buttare il pane, è un sacrilegio!-

Il problema è che tutto quel pane, buttato nel giardino, sporca, gli uccelli pure. Le assistenti non vogliono. Non ce la fanno a stare dietro a sessanta anziani e dover continuamente ripulire giardino e camere! Così, quando lei si alza da tavola dopo il pranzo e la cena, le prendono la borsa e gliela vuotano, suscitando da parte sua proteste molto accese.

La gita è stata comunque piacevole. La vecchietta, che ha 89 anni, è simpatica, fa battute scherzose del tipo: -Sono più bella io o mia nipote? Quanti anni ho? Sono una “giovincella matura”?- Canticchia anche ai giovani assistenti maschi: Sono come tu mi vuoi…-

E pensare che era una persona molto riservata che non aveva mai detto una brutta parola o riso davanti a un doppio senso! La vecchiaia cambia le persone, ma per Oscar e Rossella che sono giovani, non è ancora un soggetto sul quale riflettere.

Intanto, Rossella confida a Oscar che una sua amica più grande, Giada, le ha chiesto di farle da modella.

-Giada è bravissima a disegnare, aveva fatto l’artistico, come te.- gli spiega- Ora prepara dei disegni per tatuaggi e per i CD di un gruppo musicale. Mi ha chiesto

di farle da modella, vorrebbe fare qualcosa di particolare, con vari abiti e trucchi…

-Davvero?

-Sì. Quando ne ho parlato con Egle e Alberta, mi hanno risposto tutte e due “Beata te! Tutti desiderano fare la modella!”- Rossella ride- Io, veramente, non ci avevo mai pensato, ma Giada mi ha detto che ha bisogno proprio di un tipo come me, un po’ particolare…

-Bene, quando vai a posare?

-Domani pomeriggio.

-Ok, poi mi racconterai.-

Tornato a casa, Oscar riprende le sue ricerche su internet.

In un sito di storia trova delle notizie che riguardano i tempi di Giustiniano. “La maggiore eredità lasciata da Giustiniano è la raccolta normativa del 535, poi conosciuta come Corpus iuris civilis, una compilazione omogenea della legge romana che è tutt’oggi alla base del diritto civile, l’ordinamento giuridico più diffuso al mondo.” I Romani distinguevano tra Diritto naturale, cioè il diritto che viene direttamente da Dio, immutabile, superiore, insegnato a tutti gli esseri viventi, compresi gli animali. Nel Diritto naturale è compresa l’unione maschiofemmina necessaria per procreare. Poi c’era il Diritto delle genti, precetti

fondamentali comuni a tutti i popoli, indipendentemente dal paese di nascita e, infine, il Diritto civile, cioè dello stato. Per il Diritto civile, riordinato, appunto da Giustiniano, il matrimonio è basato sull’unione maschio-femmina e sulla convivenza tra i due. Sono assolutamente proibite nozze tra parenti e affini. Se non vengono rispettate queste regole, intanto il matrimonio non sarà valido e ci saranno delle sanzioni, ma più grave di tutto è che i figli saranno illegittimi per sempre, cioè non avranno mai i diritti di successione. L’adozione era prevista anche al tempo dei Romani, ma seguiva il Diritto naturale, cioè poteva adottare chi avrebbe potuto procreare. Ad esempio, gli “spadoni” erano persone impotenti, magari perché malate o incidentate, però avevano gli organi riproduttivi. Se, ipoteticamente, fossero guariti, avrebbero potuto procreare. Quindi, potevano adottare, perché la natura gli avrebbe permesso di procreare anche se, temporaneamente, non potevano farlo. I ‘castrati’, che non avevano più gli organi riproduttivi, non avrebbero mai potuto procreare e, quindi, non potevano adottare. Non si poteva andare contro natura: l’adozione si faceva se c’erano due individui di sesso diverso che avrebbero potuto procreare anche loro. Non ci potevano essere altre soluzioni.

Il giorno dopo, a scuola, si vede con i soliti compagni.

-Andrea mi ha cercato ieri. –gli dice Emanuele- ha detto che dobbiamo darci da fare. Il corso di danza è ormai iniziato.-

-Ok, dobbiamo organizzare e andare.

- Parlo con Andrea e poi vi chiamo. Abbiamo un conto in sospeso.

-Lo sai che hanno detto alla tele che l’omosessualità è una malattia? –riferisce Gianni.

-L’ho sentito anch’io. Ma dal 17 maggio 1990 l’omosessualità è stata depennata dalle malattie mentali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.- risponde Oscar

-Però quel tizio in televisione sosteneva che i froci devono farsi curare.

-Il Presidente dell’Ordine degli Psicologi ha risposto, invece, che la comunità scientifica internazionale ha rigettato da tempo le terapie cosiddette riparative, perché l’orientamento sessuale di una persona non è da modificare.

-Sei troppo informato!- ride Gianni.- Meglio conoscere il nemico, eh?-

Nel pomeriggio, al telefono, Rossella gli racconta la seduta dall’amica Giada.

-Mi ha fatto vestire con vari indumenti, uno sopra l’altro, in stile gotico… Mi ha truccata fantasy, ombretto azzurro e una riga nera che scendeva dall’occhio sulle guance… Poi mi ha fatto le foto con la spada, in varie posizioni, come per andare all’attacco, colpire il nemico… Anche con il mantello, con cappuccio, senza cappuccio, era molto divertente!

-Ha fatto solo foto, non disegni?

-Per ora solo foto, poi farà i disegni usando le foto. Mi ha detto che se avesse chiamato una modella vera, avrebbe pagato 50 euro all’ora!

-Invece tu l’hai fatto perché è tua amica.

-Certo, e poi non sa ancora se guadagnerà o no con i disegni, è solo all’inizio di questo lavoro. Ma lei è bravissima! Io sono contenta di aiutarla. Mi ha anche fatto tenere degli oggetti in mano, come per fare una magia! Poi ho indossato il costume per la danza del ventre: era bellissimo!

-Chissà come stavi bene, avrei voluto essere lì con te…

-Mi fatto la foto con il costume da bagno, sai l’ultimo che ho comprato verde, con il pizzo.

-Sei bellissima! Con le tue foto farà qualcosa di fantastico!

-Quando i disegni saranno pronti, me ne darà una copia.

-Anch’io ne voglio una copia!

La mattina dopo Emanuele dice agli altri del gruppo che Andrea deve andare a fare un viaggio per motivi di “lavoro”.

-Quando tornerà? Che lavoro?- chiede Gianni.

-Tornerà, se non lo legano, tra una settimana.- ridacchia Emanuele - Il lavoro te lo puoi immaginare, diciamo che va a ritirare un “pacco”. Eh la sai la novità?

-No.

-Va con Egle, sono tornati insieme.-

Oscar prova un moto di fastidio. Perché Egle è tornata con Andrea? Lui se n’è sempre fregato di lei. Prima la usava per fare sesso e ora la usa per non dare nell’occhio, per sembrare una coppietta innamorata. Possibile che Egle non si renda conto di tutto ciò? Certo, anche lui ci ha fatto sesso mentre usciva con Rossella ma era diverso…

-Bene.- insiste Gianni- Allora noi quando regoliamo i conti col frocio?

-Appena torna Andrea, stai tranquillo, nessuno ci fermerà questa volta!-

A casa, Oscar ritorna a cercare notizie su internet.

“In Italia, anche a causa dell’influenza della Chiesa, le coppie omosessuali, pure se sposate, sono percepite negativamente da molti leader politici. Nonostante eminenti studiosi abbiano affermato che la famiglia è un fatto culturale e non naturale, e che, quindi, la famiglia può essere composta benissimo da persone dello stesso sesso, durante le campagne elettorali, i politici usano questo argomento come terreno di scontro per erodere una fetta di

elettorato.”

Intanto, lo chiama Rossella.

-Ci sarà un convegno a Lucca questo fine settimana per famiglie adottive: genitori e figli.

-Ci andrai?

-Sì, ci vorrei andare ma i miei genitori non possono. Così, mi hanno detto che, se voglio, potrei andare da sola. Ho pensato che potresti venire anche tu, sarebbe una bella gita insieme. Che ne pensi?

Oscar ha un attimo di esitazione.

-Ma io cosa farei durante il convegno?

-Beh, puoi sentire anche tu, non è proibito alle persone non adottate, è aperto a tutti.

-Ok, si può fare!

-Prenoto una stanza?

-Una sola? Non so, pensi si possa?

-Perché no?

-Ma io non sono ancora maggiorenne. Manca un mese.

-Non credo che nessuno ci farà caso.

Lucca è una bella città, con la sua piazza dell’Anfiteatro, le mura rinascimentali, la torre Guinigi…

Per Susanna e Oscar è la prima gita insieme e addirittura si fermeranno tre giorni e tre notti.

Sono arrivati il venerdì pomeriggio, il sabato mattina e parte del pomeriggio ci sono gli interventi dei relatori, medici e psicologi, la domenica le testimonianze delle famiglie. Ripartiranno lunedì.

Tutto il tempo che non è impegnato nel convegno lo trascorrono loro due soli a eggio per la città, si siedono sulle panchine e discutono di quello che hanno sentito spiegare dai relatori.

“Un tempo, le famiglie adottive si sentivano sole –ha spiegato il professore che

ha coordinato l’incontro- nel comprendere come andare incontro ai figli. Da diversi anni, si è costituita di una rete di famiglie nella quale è possibile riconoscersi e a cui chiedere una mano in caso di necessità. La stessa rete che ci ha portati qui, a questo convegno-scambio di esperienze. Nonostante tanti i avanti, però, anche oggi è molto difficile incontrare una persona sconosciuta e farla diventare figlia o figlio! Il senso di solitudine e smarrimento è sempre presente nelle famiglie, anche se si è più preparati ad affrontare un compito tanto difficile. Oggi le informazioni circolano, esistono corsi e percorsi di preparazione (organizzati da servizi, enti autorizzati e associazioni famigliari), talvolta esistono forme di accompagnamento in itinere prima e dopo l’adozione. E, nonostante ciò, è ancora diffusa la percezione di solitudine. Ogni bambino ha diritto a una famiglia che sappia prendersene cura e darsi, a lui o lei, donandogli la propria vita. Le famiglie adottive sono strumento essenziale dello stato Italiano e degli stati Esteri per aiutare i bambini e le bambine in grave difficoltà. In questi ultimi anni, l’adozione si è estesa ad aree dell’accoglienza delicate e importanti: l’adozione di bambini e bambine non più piccolissimi, oppure di bambini con esigenze mediche. Le famiglie che si sono rese disponibili e hanno accolto bambini con tali caratteristiche sono famiglie che vanno valorizzate e riconosciute: debbono sentire la presenza e la disponibilità reale della società civile a fare fronte alle eventuali difficoltà che possano sorgere. In questo senso, manca ancora un quadro normativo che non si occupi solo dell’iter procedurale adottivo ma che riconosca alla famiglia adottiva quella cura e quell’attenzione necessarie se le parole “centralità del minore” hanno un significato quotidiano e concreto. L’idea di linee guida o di una legge sull’inserimento scolastico dei bambini e delle bambine adottati è un segmento di tale quadro. Il recente Protocollo del MIUR è un punto di fondamentale importanza perché finalmente le famiglie abbiano un’intesa strutturale con l’Istituzione Scuola, per realizzare qualcosa di concreto per il benessere dei BAMBINI, integrato con le altre azioni che il Ministero e il Parlamento hanno realizzato e stanno realizzando in tutte le aree dell’accoglienza scolastica. Ma c’è tanto ancora da fare. Serve ancora un’attenzione organica e continuata, un investimento sul post adozione, che permetta di avere risorse competenti a disposizione nei primi momenti della formazione della famiglia (come in seguito se necessario). Serve un maggiore investimento nelle fasi dell’attesa, fasi fondamentali per poter andare incontro ai bambini che diventeranno i nostri figli e prevenire certi smarrimenti del dopo. I centri sanitari preparati sui bisogni dei bambini appena arrivati per adozione internazionale devono essere uniformemente diffusi sul territorio nazionale. Altro fronte è quello dei costi. L’adozione internazionale ha costi troppo alti che sembrano dipendere dalle

inopportune regole ‘della domanda e offerta’. Ci si deve chiedere con serietà come abbatterli riportando i meccanismi dell’adozione nell’ambito in cui dovrebbe stare, quello dell’etica. Ci si deve chiedere, infine, come intervenire a favore delle famiglie anche economicamente (sia nella fase pre-adottiva che in quella immediatamente post-adottiva) in un momento storico in cui il taglio dei fondi per il sociale è continuo e pervasivo. La rete di famiglie, le associazioni, i volontari, si impegnano quotidianamente per risolvere i molti problemi o, almeno, migliorare tanti aspetti. Chiediamo anche a tutti voi di aiutarci, aiutando così anche voi stessi. Gli stessi adottati, man mano che diventano adulti, possono aiutare altri ragazzi più piccoli. Chi meglio di loro li può comprendere? Alle volte, anche solo parlare con qualcuno che ci comprende, che ha vissuto una situazione simile, può essere terapeutico. Questo è il nostro ‘fare’, dalla parte delle famiglie e assieme alle famiglie che incontriamo.”

Rossella è rimasta molto colpita da questo intervento: effettivamente, lei ormai è una ragazza adulta, potrebbe entrare attivamente nell’Associazione, sezione di Savona, e iniziare a dare il suo contributo. Forse, parlando con altri adottati, potrà dare loro una parola d’aiuto e, quindi, aiutare se stessa a superare il suo disagio o, almeno, a conviverci con più serenità.

Al Convegno si è parlato anche di genitori gay perché l’adozione da parte di genitori dello stesso sesso è ancora poco applicata in Italia. Persino l’affidamento esclusivo di un figlio al proprio genitore, dopo la separazione dall’altro genitore, qualora questo sia andato a convivere con un partner dello stesso sesso, genera ancora opposizione. La Chiesa definisce questo come una “sperimentazione”. “Medici e specialisti affermano, invece,- chiarisce un medico specialista psicologo al Convegno- che la capacità di crescere un figlio non è prerogativa esclusiva della coppia eterosessuale, ma riguarda anche le coppie omosessuali e i single. È un dato confermato dalla scienza. Un bambino o una bambina possono crescere bene in una famiglia con genitori dello stesso sesso. L’importante è che l’adozione venga disposta nell’esclusivo interesse del minore, come qualsiasi altro tipo di adozione. Le famiglie, da chiunque siano composte, devono avere i requisiti per poter adottare, devono offrire a un bambino, che già ha avuto problemi con la famiglia di origine, un ambiente accogliente e formativo. Purtroppo, abbiamo visto che, nelle famiglie adottive come in

qualsiasi famiglia, possono succedere fatti che sono un’ulteriore difficoltà per i bambini accolti. Mi riferisco, ad esempio, a chi, purtroppo, si separa dopo aver adottato. Il bambino vive un ulteriore trauma, come i figli biologici e più dei figli biologici. Quindi, il problema non è il sesso dei genitori ma la caratteristica di genitorialità e la speranza che tutto, poi, vada per il meglio, che non ci siano ulteriori ostacoli da superare. Nel caso, comunque, sarà molto importante l’aiuto che le altre famiglie potranno offrire.”

Oscar sembra anch’egli molto interessato al Convegno. Ascolta le relazioni e sostiene Rossella.

La domenica pomeriggio, come tanti altri adottati, Rossella legge al pubblico la sua testimonianza.

- “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Così scriveva Cesare Pavese ne “La luna e i falò”. Pavese comprendeva la profonda inquietudine dell’uomo, specialmente quando non sa dove siano le sue vere radici, come il personaggio di Anguilla, e quindi, impara a riconoscere un luogo, lo lascia, lo cerca… Anguilla è stato adottato, come noi, egli non sa nulla di sé davvero, se non che è stato abbandonato sugli scalini del duomo di Alba. La sua radice, ormai, è nel paese dove sente il bisogno di tornare dopo i viaggi: suoni, odori, sapori sono esistiti sempre dentro di lui, e non sono da nessun’altra parte.

Molti di noi sono come Anguilla, non sanno nulla della loro origine, e altri, come me, sanno, invece, qual è il paese che hanno dovuto lasciare. Io sono nata in Colombia, conosco mia madre, quella biologica, ho visto dove abita, cosa fa, come vive… Lo stesso cerco disperatamente le mie radici perché ho sempre nel cuore l’immagine della mamma che ho lasciato, le sorelle, gli zii, le abitudini… Mi mancano. Come mi mancano suoni, odori, sapori di quel paese che ho assorbito nei miei primi mesi di vita. Oggi, ho tutto. I miei genitori di qui sono

accoglienti e comprendono e accettano anche il mio tormento. Eppure, c’è sempre quell’inquietudine, quelle domande, quell’insicurezza che mi viene dall’essere stata ceduta da mia madre. Perché? Forse perché mi voleva bene e desiderava salvarmi da un destino meschino e tragico, forse perché sognava per me un futuro felice che lei non avrebbe mai saputo darmi, forse perché, in fondo, ero la sua figlia preferita e mi aveva scelta perché avessi di più… Forse, è questo il punto: non ho sicurezze. Le uniche certezze sono quei suoni, sapori, odori, provati per poco tempo, che continuo a cercare in ogni momento della mia giornata, un pensiero che fa da sottofondo a tutta la mia vita.-

Quando Rossella torna a sedere al suo posto, Oscar l’abbraccia. Sembra persino che abbia anche lui gli occhi lucidi. Anche lunedì, nel viaggio di ritorno, in treno, continuano a parlare dell’incontro. Rossella ricorda uno degli interventi di una mamma. -”Ho adottato una coppia di bambini russi, fratello e sorella. – aveva spiegato la donna– Già dall’orfanotrofio, il bambino non stava mai fermo ed era stato definito vivace e distratto, la bambina, di quattro anni, era invece triste. Fin dalla scuola materna, il bimbo aveva manifestato difficoltà ed era iniziato un pellegrinaggio dai medici per capire cosa avesse. Non stava mai fermo! In prima elementare, aveva dovuto cambiare tre classi, poi tre scuole, infine, anche paese. Le maestre lo definivano ingestibile in classe, lo parcheggiavano dai bidelli dove era anche sottoposto a mille domande sul suo vissuto. In un’altra scuola, le cose migliorarono un po’, riuscì a are la prima e poi anche la seconda e la terza, seppure con tante difficoltà. Un giorno, un amico pediatra lo esaminò e ci parlò dell’ADHD, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività, un disturbo del comportamento caratterizzato da inattenzione e iperattività motoria che ostacola lo sviluppo e l’integrazione sociale dei bambini. Noi eravamo stati da tanti esperti ed eravamo un po’ rassegnati… Ma egli ci mise in contatto con l’Associazione dei genitori di bambini affetti dall’ADHD e questa diagnosi, anche per la bambina, fu confermata da altri esperti, questa volta veramente esperti! Il bambino, in quarta, iniziò a prendere le medicine ed egli stesso disse, senza sapere per cosa fosse curato, che si sentiva più tranquillo e non aveva più in testa tanta confusione. Poi iniziò anche la terapia comportamentale. Tutto il percorso ha cambiato così tanto la nostra vita che, sapendo che c’è un’alta incidenza di bambini iperattivi tra gli adottati, abbiamo deciso di diventare referenti dell’associazione e di divulgare la nostra esperienza. Speriamo così di poter essere d’aiuto ad altri con gli stessi problemi.” Per fortuna, -continua Rossella- molti di noi non hanno avuto

problemi come quelli: io sono stata ben accolta da tutti. Nonostante ciò, ho sentito sempre il desiderio della mia terra, delle mie radici. Anche a scuola, non so se ci hai fatto caso, se c’è uno straniero cercano di parlare ogni tanto del suo paese, gli danno un po’ di soddisfazione. Invece, un adottato è considerato italiano e del suo paese di origine non se ne parla proprio! Io avevo tanto bisogno di instaurare rapporti con qualcuno che fosse colombiano o almeno latino-americano, di conoscere, di comprendere. Quando ti ho incontrato, devo confessarti che ho pensato che tu fossi di quelle parti. Così ho accettato subito la tua amicizia. Magari avrei avuto possibilità di parlare della mia terra con qualcuno che la conosceva e l’aveva lasciata, un po’ come me. Poi, mi sei piaciuto anche se sei italiano e non c’entri niente con quei paesi… Perché sei tu. Ma il primo moto è stato quello. Spero non ti dispiaccia.-

Oscar non le risponde nulla.

Il viaggio, lo stare insieme, la partecipazione a un convegno tanto importante emotivamente per Rossella, hanno reso i due fidanzatini più uniti. Specialmente Rossella è più tranquilla, sorridente, serena.

Spesso si vedono al pomeriggio, ma hanno deciso che, in questo anno scolastico, studieranno di più, Oscar non avrà debiti e non arriverà alla fine dell’anno con l’acqua alla gola. Ormai sono adulti. Tra pochi giorni, anche Oscar sarà maggiorenne, un’età importante. Se si comporterà bene, magari, i genitori, quando Rossella andrà a Londra nelle vacanze di Natale, lasceranno andare anche lui. Potrebbe lavorare (ci sono tanti italiani che lavorano a Londra) quando lei sarà impegnata nel corso e poi potrebbero girare la città insieme. Sarebbe fantastico! Poi, se Oscar non avrà debiti scolastici, la prossima estate, potrebbero andare in vacanza loro due soli. Ci sono tanti paesi che vorrebbero vedere! La Grecia, la Francia, la Spagna… Ovunque ci sono città meravigliose! Potrebbero addirittura andare in Colombia, a trovare la mamma di Rossella…

È iniziata una nuova vita, insomma.

VI

Oscar, a scuola, trascorre l’intervallo sempre con i soliti amici: Gianni ed Emanuele. Andrea, che non tornerà comunque più a scuola, non è ancora ricomparso dal viaggio e loro lo aspettano per attuare la spedizione contro Roberto.

-Lo sai, -racconta Emanuele- che nel Kuwait hanno deciso di impedire l’ingresso nel paese ai gay? Loro sì che sono furbi!-

-Ma va’!- si stupisce Gianni.

-Certo, gli fanno fare una visita medica e se sono gay vanno a marcire altrove! Eh, questi arabi, sono tutti terroristi, una vera feccia, però, non li freghi mica tanto!- ribatte Emanuele.

Un pomeriggio, mentre Oscar e Rossella sono insieme in un bar di Albissola, Rossella riceve la chiamata di Anna. Mentre ascolta, impallidisce e i suoi occhi si riempiono di lacrime. Oscar l’abbraccia e intanto le chiede cosa sia successo.

Rossella è scossa dai singhiozzi, non riesce neppure a parlare. Cecilia è morta.

Nella notte, Cecilia è caduta -o si è buttata- da uno scoglio in una zona costiera rocciosa che si trova tra Vado Ligure e Spotorno. Come abbia fatto a cadere e perché si trovasse sugli scogli, non si sa. Ma le notizie corrono, i compagni della

nottata, messi alle strette dalla polizia, parlano.

Il giorno dopo, il giornale locale titola: “Diciottenne in preda agli effetti di droga e alcool si lancia dagli scogli in prossimità della zona di Bergeggi. Cecilia B. –si legge nell’articolo- aveva iniziato a utilizzare frequentemente droghe pesanti, come la notissima, per i suoi effetti dannosi, polvere degli angeli. Il suo amico, tossicodipendente, pregiudicato, noto da tempo alle forze dell’ordine, ha confessato che la ragazza, in preda agli effetti degli stupefacenti, si è lanciata in mare e si è fracassata sugli scogli sottostanti. La polvere degli angeli, infatti, provoca alterazioni delle percezioni sensoriali, perdita di coordinazione nei movimenti, abbassa la sensibilità al dolore, spinge a comportamenti aggressivi e psicotici. Non è dato di sapere se la ragazza, come succede a molti giovani in preda a sostanze allucinogene, abbia creduto di poter volare o si sia tolta la vita in preda a visioni paranoiche. La comunità savonese, in particolare gli studenti del liceo linguistico, dove Cecilia era iscritta alla classe quinta e aveva frequentato con profitto fino all’anno prima, è sconvolta. La salma, dopo gli accertamenti di rito e l’autopsia, sarà composta nell’obitorio dell’Ospedale San Paolo di Savona. I funerali, quindi, saranno fissati non appena le indagini saranno state concluse.”

Gli amici di Oscar, a scuola, leggono il giornale che, come al solito, è sul banchetto della bidella.

-Una stupida!- liquida freddamente la questione Emanuele- Se non sopportava un po’ di sballo, doveva lasciar perdere.-

-Già. –aggiunge Gianni- Non tutti sono capaci. C’è pieno di oche come lei. Se le conosci le eviti!- e ridacchia.

Oscar non dice nulla.

Il liceo sociale e il linguistico hanno indetto una fiaccolata la sera seguente per le strade di Savona. Oscar accompagnerà Rossella.

Ci si incontra alle 20,30 in piazza Sisto IV, si imboccherà corso Italia, corso Mazzini, via Gramsci, via Paleocapa. La manifestazione si concluderà in pazza Mameli dove c’è la famosa campana. Alle 18, ogni giorno, la campana suona in ricordo dei Caduti delle guerre. Tutti si fermano per un minuto, pedoni, biciclette, auto… Alle 21, non si può suonare la campana ma, in ogni caso, il Monumento ai caduti è un luogo simbolico dove avvengono molte manifestazioni cittadine.

Dopo il corteo, ci si riunisce nella piazza dove stendono gli striscioni con scritto “CIAO CECILIA”, oppure “Ora sarai felice in cielo”.

Qualcuno appoggia dei fiori al monumento, tanti piangono. È morta una ragazza di diciotto anni, all’inizio della sua vita, che lei ha voluto gettare via. Perché? Forse qualcuno se lo chiede. Qualcuno parla al microfono per ricordare Cecilia, la sua bellezza, la sua intelligenza…

Anche Rossella, infine, prende la parola: -Amici, so che il mio discorso non piacerà a molti di voi. Ma bisogna dire la verità. Cecilia era una ragazza piena di qualità, con un buon profitto a scuola, una famiglia che le voleva bene. Poi, è successo qualcosa, certamente c’era qualcosa che la turbava che nessuno di noi sa. Purtroppo, lo sbaglio è anche nostro: nessuno di noi ha capito quanto grave fosse il suo disagio. Nessuno di noi è stato capace di aiutarla. Lei ha iniziato a bere e a usare sostanze… Così, non ha risolto alcuno dei suoi problemi, perché non è evadendo che si trova soluzione al dolore che abbiamo dentro. Ognuno di noi ha dei problemi, delle ferite, più grandi o meno grandi… Non è questa la soluzione. Questo porta a non analizzare, a dimenticare, e, purtroppo, in molti casi, a distruggere davvero la propria vita. Abbracciamo Cecilia che non potrà

più vedere il giorno, il sole, il mare, che non potrà più amare né avere futuro… Abbracciamola augurandole di trovare la pace in cielo. Ma non facciamo come lei!-

Le amiche più care si stringono intorno a Rossella, compreso Egle che appare molto colpita, ma tanti ragazzi e ragazze hanno un’espressione scostante, seccata: non pensano affatto così. Né hanno voglia di sentire una predica: “Sembra mia madre!” afferma qualcuno “Ma chi è quella lì?” si chiedono altri. “Cecilia ha avuto un incidente di percorso ma non capita a tutti. È stata sfortunata, ma alla maggioranza non succede.” Rossella drammatizza troppo. Dopo questo incidente, non cambieranno le loro abitudini: lo sballo è il loro divertimento. E poi, “meglio un giorno da leone che cento da pecora!”

Oscar rimane vicino a Rossella, le tiene la mano: certo, quello è un discorso che poteva fare una madre, non una ragazza. Rossella è molto influenzata da ciò che dice sua madre, appunto. Essendo psicologa, ha davanti, per lavoro, molti esempi e quindi ne parla sempre con la figlia. È molto dura, avrà ragione? Per fortuna, alla fiaccolata non è venuto nessuno dei suoi amici, sennò chissà quanto l’avrebbero preso in giro a scuola! “La mano nella mano con una simile, avrebbero ridacchiato nei corridoi- una purga! Deve essere brava a letto, se la sopporti!”

Intanto, Andrea è finalmente tornato dal viaggio. Giovedì sera l’ha invitato a una festa. C’è un tipo che fa l’addio al celibato mentre un suo amico festeggia la laurea in Giurisprudenza (cinque- anzi sette, c’è voluto un po’ più di tempo!anni di fatica sui libri). Hanno deciso –sono molto amici, come fratelli- di festeggiare insieme. La discoteca sulla spiaggia ormai è chiusa ma, all’interno del locale dove c’è il bancone del bar e una grande sala, si fanno ancora feste private come questa.

-Subito dopo la festa, faremo il nostro lavoro, eh?- ammicca Andrea- Aspettiamo da troppo tempo: quel ricchione deve avere il suo!-

Per entrare nel locale, bisogna mostrare l’invito. Le ragazze sono tutte in tiro: tacchi vertiginosi, calze a rete, minigonne da sballo, trucco… Alcune sono davvero bellissime. Anche i ragazzi sono piacevoli: certi hanno il completo e la cravatta, altri camicia e maglioncino. Ormai è fine ottobre e fa freschetto. Dentro, ci sono striscioni colorati con scritte augurali per Enzo, il neo laureato e simpatici auguri “luttuosi” per chi “diventerà schiavo e perderà la libertà”, Amedeo.

Oscar è l’unico giovanissimo, gli altri sono tutti un po’ più grandi ma lui è lì perché l’ha invitato Andrea. Si inizia con l’aperitivo: il famoso “aperitivo che si mangia”, una specialità del locale, composto da crema di arachidi con spuma di crodino… Chi vuole, però, può ordinare qualcosa di più forte.

Intanto, gli invitati, tutta gente fine, dopo abbracci e convenevoli, cominciano a sedersi alle lunghe tavolate. Vengono serviti cibi di una certa qualità: prima di tutto pralina di toma valdostana su un coulis di pere, peperoni in bagna cauda, parmigiana essenziale, ostriche, carpaccio di polpo… Si stappano bottiglie di brut Laurent Perrier: Oscar non l’aveva mai assaggiato, è fantastico!

Il pane è di patate, insieme con vari tipi di focaccia: alle cipolle, al rosmarino, al formaggio (morbidissima!), alle olive, e grissini rustici.

A tratti, come un lampo nel pensiero, Oscar pensa cha avrebbe potuto chiedere a Rossella di accompagnarlo, anch’ella avrebbe potuto assaggiare cibi tanto deliziosi. Ma poi, Rossella non avrebbe bevuto, non le sarebbe piaciuta la compagnia, forse avrebbe fatto storie… Andrea l’avrebbe preso in giro a vita per avere una ragazza tanto pallosa!

Intanto, Oscar ha conosciuto i suoi vicini di tavolo: ragazzi e ragazze simpatici, anche se un po’ più grandi. Ridono scherzano, parlano dell’università… Enzo, uno dei due festeggiati, si è laureato, ora dovrà fare il praticantato per diventare avvocato. Altri, invece, devono ancora finire gli studi. Proprio di fronte a Oscar, siede una giovane, Marina, che frequenta lettere, indirizzo Beni culturali, a Genova.

-Ho frequento il liceo artistico anch’io.- gli racconta sorridente –Era una scuola bellissima, mi sono trovata molto bene. Anche la preparazione è stata buona: ricordo tutte le spiegazioni della mia prof. su Dante, era apionata, posso dire di aver vissuto di rendita all’Università su quel soggetto, sapevo già tutto! Anche tu pensi di fare Beni culturali o preferisci Belle arti?

-Ma, non ho ancora deciso. Mi attira anche il Dams…

-Ah, fantastico! Vuoi fare l’attore? Effettivamente un po’ ce l’hai il tipo, bel tenebroso, un po’ scuro, le ragazze cadranno ai tuoi piedi…-

Oscar è un po’ in imbarazzo, non è ancora abituato a essere oggetto di questo tipo di attenzione femminile, fino ad ora non gli era capitato che una ragazza più grande si interessasse a lui… eppure Marina sembra proprio attratta, o forse sarà solo un tipo molto socievole…

Intanto, arrivano i primi: gnocchetti di patate alla menta e pecorino e ravioli di borraggine conditi con pomodorini Pachino e maggiorana, il tutto accompagnato da un vino Verdicchio. L’atmosfera è allegra: ognuno chiacchiera piacevolmente con i vicini, mangia, beve, si diverte. I bicchieri si riempiono e vuotano in fretta.

Oscar, girando gli occhi nella sala, vede a un’altra tavola, in fondo, vicino al giovane laureato, Egle. Non pensava proprio che ci sarebbe sta anche lei. Evidentemente, Andrea l’ha invitata come ha fatto con lui. Egle è molto elegante con un abito senza maniche, corto e scollato, blu scuro con paillettes. Si vede subito che è una firma e che deve costare un occhio! Chissà, l’avrà pagato Andrea. Strano che Andrea faccia qualcosa per Egle… Si sarà innamorato. O, forse, ci sarà un secondo fine… Egle ha anche un trucco bellissimo che mette in evidenza i suoi grandi occhi scuri. Sorride, parla animatamente, sembra si diverta. Pare persino un pochino dimagrita, le sue cosce tornite sono fasciate da calze a rete nere.

-Hai visto qualcuno?- gli chiede intanto Marina.

-Sì, un’amica.

-Ah, una tua fiamma, le avrai spezzato il cuore…

-No, no. Una storia senza impegno.

-Magari per te. Sei sicuro che fosse senza impegno per lei? Chissà come avrà sofferto! Voi uomini fascinosi neppure ve ne rendete conto.-

Marina lo guarda intensamente, si vede che lui le piace. Oscar pensa a Egle: non è possibile che lui fosse importante per lei, non era il primo e neppure l’unico. Poi, era tornata addirittura con Andrea! Le piaceva divertirsi, insomma, niente di male, si capisce.

La musica di sottofondo è molto gradevole. Vengono servite delle carni grigliate: filetto, quaglia e galletto aromatizzate con olio alle erbe, accompagnate con salsa alla senape, salsa tartara, e patate al cartoccio farcite con salsa allo yogurt ed erba cipollina. Il vino è cambiato: ora sono in bella vista bottiglie di porto per accompagnare le carni.

Oltre alla grigliata, si può assaggiare il cosciotto di agnello profumato al cardamomo e caffè.

Marina gusta un po’ di tutto, ogni tanto si accende una sigaretta perché il locale è attrezzato anche per i fumatori.

-Forse, cambiare tutti questi vini ci ubriacherà…- tentenna Oscar.

-Ma no, il segreto è lasciarsi andare, non pensare a nulla… Carpe diem, dicevano i latini. Hai paura? Pensi di fare qualcosa che non vorresti? Pensi che bevendo potresti tradire la tua fidanzata? –Marina ride scuotendo i riccioli castani.

-No, no.

-E allora?-

Chi lo desidera, può gustare un Pignoletto frizzante di uve bolognesi mentre si serve la torta di mele con panna semiliquida oppure la mousse al cioccolato biologico o il semifreddo alle nocciole con cioccolato caldo.

Caffè e liquorino: una grappa alla liquirizia che ha un gusto particolare.

-Fa bene per il mal di stomaco e per i raffreddamenti della stagione.- spiega Marina.

A Oscar gira la testa, ha assaggiato un po’ di tutto e ora si sente confuso. Marina regge molto meglio di lui l’alcol, sembra in piena forma!

La musica, che era in sottofondo, si fa più forte e ritmica, qualcuno inizia a ballare. Le tavole vengono spostate di lato per avere spazio.

Marina non lo lascia, lo prende per mano e lo trascina in pista. Andrea fa servizio al bar e lo guarda ridendo. Egle è attorniata da un gruppetto di ragazzi…

Dopo qualche canzone house, vengono scelti ritmi lenti. Si formano delle coppiette che si stringono sulla pista. Marina si attacca a Oscar, lo stringe, lo abbraccia… È molto intrigante Marina, si baciano. Ma, dopo qualche ballo, si accendono le luci e vengono fatte scivolare nel mezzo della pista due grandi torte di cartapesta bianca: su una c’è scritto Enzo e sull’altra Amedeo. Iniziano canti festosi del tipo “Tanti auguri”, quindi, dalle due torte spuntano due gemelle brasiliane in reggiseno e tanga ricoperti di paillettes e piumette. Le due ragazze sono straordinariamente belle: il loro colore ambrato, le forme statuarie, i lunghi capelli scuri, colpiscono i sensi. Il disk jockey annuncia al microfono che le fanciulle sono giunte da Roma, dove stanno lavorando a un film, e che sono il regalo degli amici per Enzo e Amedeo. Invece dei soliti abbonamenti al centro fitness o allo stadio, penne in oro, orologi, valigie, viaggi-vacanze o altre banalità, ci sono due ragazze disponibili. Ripartiranno per Roma nel pomeriggio successivo. Fino ad allora resteranno con i festeggiati, “allo loro mercé”, spiega il disc jockey!

I due festeggiati gradiscono molto l’omaggio e si incollano alle due bellissime. Dopo qualche ballo, spariscono tutti e quattro sulla spiaggia e nessuno li vede più. Forse, se ne sono andati altrove, anche perché Amedeo non ha ancora disdetto il suo pied-a-terre di scapolo.

La musica continua festosa: disco dance, qualche lento… Si balla, si beve, ci si diverte.

Marina non lascia Oscar neppure per un minuto: un po’ ballano, un po’ si siedono a parlare del più e del meno. Escono anche fuori, sulla spiaggia, per capirsi un po’ di più senza il frastuono della musica: la luna piena nel cielo sembra sorridente, anche se fa freschetto. È un’atmosfera molto romantica e bisogna prendere una decisione. Oscar si sente confuso: vuole un’avventura con Marina? È affascinante, è simpatica, sembra invaghita di lui e molto disponibile. E Rossella?

Non sa che fare, quindi, la soluzione migliore gli sembra che sia di andarsene. Dice a Marina che deve rientrare, la ringrazia della bella serata e se ne va. Chissà quanto rideranno alle sue spalle, pensa! Le sue idee sono molto caotiche ma non ha sentito quella spinta, che forse gli uomini hanno, ad approfittare dell’occasione. Certo, Andrea e tutti i suoi amici lo prenderebbero in giro a sangue, se lo sapessero. Forse, non lo sapranno. Perché Marina dovrebbe dirlo? Sarà magari già impegnata a trovare qualcun altro più disponibile!

VII

Infine, è arrivato anche il gran giorno: martedì sera ci sarà la spedizione punitiva contro Roberto.

Sono tutti pronti. Si vedranno alle 20,30 vicino alla Scuola di Danza: Roberto ha cambiato scuola, ora va in via San Michele. Da lì, a piedi, tornerà in via Foscolo, dove abita. Lo prenderanno in via Pirandello, prima di arrivare alla stazione ferroviaria. È una strada isolata, sede di molti uffici, quindi, pochi vi abitano… Non ci a molta gente, c’è un giardinetto laterale dove lo attireranno. Nessuno si accorgerà di nulla.

Alle 22,30 Roberto esce. Percorre via San Michele. È solo. Non c’è nessuno in strada. Savona è una città molto provinciale, la sera delle giornate feriali sembra ci sia il coprifuoco persino in centro, figurarsi nelle stradine di periferia! Se non c’è qualcosa di preciso da fare, tipo un corso in palestra, una riunione culturale o sociale, nessuno esce.

Roberto attraversa corso Tardy e Benech e imbocca via Pirandello, dove ci sono vari uffici e ambulatori, disabitati la notte. A un certo punto, prima di svoltare in via Collodi, c’è una piccola rientranza con un giardinetto.

Andrea, invece, non è solo, si è portato degli amici con delle spranghe in mano. All’altezza del giardinetto, attaccano. Gianni ed Emanuele rimangono un po’ in disparte. Vorrebbero entrare in ballo anche loro ma non si aspettavano che Andrea venisse accompagnato… In effetti, stanno facendo tutto gli amici di Andrea.

Roberto è a terra e continuano a colpirlo: calci, pugni, sprangate.

Oscar, sentendo le urla di Roberto, scappa. Appena girato l’angolo, nascondendosi in un portone, forma il numero 118 e dice che sta succedendo qualcosa di terribile in via Pirandello, che stanno ammazzando una persona…

Il giorno dopo, tutti parlano di Roberto. “Aggredito e massacrato all’uscita del corso di danza. –scrive il giornale locale -Un giovane studente del liceo sociale, che frequenta da anni un corso di danza classica, è stato aggredito ieri sera in via Pirandello, dopo essere uscito dalla lezione presso l’Accademia di Danza Classica e Moderna di via San Michele. Il giovane, mentre tornava a casa come ogni sera, è stato aggredito da un gruppo di teppisti armati di spranghe, prontamente fuggiti all’arrivo dell’ambulanza e della volante della polizia. Pare che qualcuno, da un telefono cellulare, forse un ante, abbia chiamato i soccorsi salvandogli la vita. Il giovane è stato trasportato nella notte con l’elicottero all’Ospedale San Martino di Genova date le sue condizioni gravissime. Per ora la prognosi è riservata e il giovane è tuttora in pericolo di vita. Non si conoscono i motivi dell’aggressione. Roberto non aveva denaro con sé né oggetti di valore. Non risulta che avesse inimicizie ed era benvoluto dai suoi compagni. Lo stesso giovane era già stato fatto oggetto di aggressione lo scorso marzo. Anche allora, non sembrava ci fossero motivi plausibili. Il sostituto procuratore di Savona, Agostino Berri, coordina le indagini.”

Seguono diverse interviste ai compagni di classe del liceo e degli amici di danza. Nessuno sa comprendere perché egli sia stato bersaglio di un’aggressione tanto violenta ma tutti ricordano, appunto, che era già stato aggredito. Sempre lui. Evidentemente, qualcuno ne ha fatto un preciso bersaglio. Ma perché?

Il liceo è in assemblea straordinaria: a questo punto, bisogna sapere chi e perché abbia preso a calci, pugni e sprangate il corpo di un ragazzo educato, gentile, impegnato, che non aveva mai litigato con nessuno, né dato adito a odi o invidie.

Rossella ascolta i rappresentanti di Istituto che riferiscono quanto hanno appreso dai giornali ma anche dalla polizia che li ha interrogati a lungo. Infine, prende corpo l’ipotesi che alcuni abbiano fatto circolare la voce –mai verificata- che Roberto fosse gay. Per questo è stato aggredito tanto selvaggiamente?

Armando, rappresentante della Consulta studentesca, informa i compagni che l’associazione “SOS Omofobia” denuncia decine di aggressioni al giorno in Italia ai danni di omosessuali, un numero molto superiore agli anni precedenti. Così pure l’associazione “Asilo” che accoglie i giovani gay respinti dalle loro famiglie, comunica cifre in crescita: addirittura tra 400 e 450 chiamate al mese. Per fortuna, poi, molti casi si ricompongono ma, intanto, se chiamano, è perché, ancora oggi, i gay non vengono accettati dai parenti.

Questa volta, Rossella non prende la parola: è annichilita. La società, che si ritiene evoluta, non riesce a formare le menti dei giovani perché siano rispettosi dei diritti umani di tutte le persone. La lotta –come nella preistoria- e la sopraffazione sono ancora il modello comunicativo tra gli uomini o presunti tali!

Torna a casa. Si sente davvero stanca. Oscar non risponde alle chiamate, forse saranno anche loro in assemblea. Ma non risponde neppure ai messaggi FB e così pure il giorno dopo.

La città segue con il fiato sospeso l’evoluzione delle condizioni di Roberto che è in coma farmacologico. Solo dopo una lunga settimana, viene dichiarato fuori pericolo di vita.

I compagni di classe organizzano dei turni per andare a Genova a trovarlo. Rossella anche vorrebbe andare, magari con Oscar che, però, non si è più fatto

vedere né sentire.

Rossella, infine, va ad aspettarlo a scuola. I suoi amici, Emanuele e Gianni, sono assenti da qualche giorno, come Oscar. Praticamente, i tre –le dicono i compagni- non sono più andati a scuola dal giorno dopo l’aggressione di Roberto.

Rossella segue le notizie sui giornali locali sia di carta che virtuali.

Oltre al fatto che pare sia stato picchiato perché gay, esce la notizia che il 118 sia stato avvisato da un ragazzo che non ava di là per caso, ma si presume che fosse amico degli aggressori, forse egli stesso coinvolto nel pestaggio e, quindi, pentito all’ultimo momento.

La polizia, infatti, era risalita immediatamente al proprietario del cellulare dal quale era partita la chiamata. Il giovane era consapevole, quando aveva chiamato, che sarebbe stato rintracciato? Probabilmente sì, -scrivono i giornali- è ben improbabile che qualcuno, specie i giovani che sono tecnologicamente avanzati, non sappia che il numero appare subito e che, comunque, la polizia può consultare i tabulati di chiamate e messaggi. La televisione trasmette in continuazione talk show sui principali fatti di cronaca e delitti dove si discute addirittura di cellule agganciate dai cellulari che danno notizia di dove si trovassero esattamente gli indiziati. Non si può credere che il giovane pensasse di rimanere anonimo. Allora, perché non chiamare da una cabina pubblica per non rivelare la sua identità? A Savona ce ne sono ormai pochissime e nessuna in quella zona. Andare da una cabina avrebbe fatto perdere del tempo prezioso, la situazione era tragica. Il giovane aveva scelto di incorrere nelle indagini per salvare la vita di Roberto: davanti al vero pericolo non aveva scelto l’anonimato. Davvero encomiabile! Ma quanto era coinvolto nell’aggressione? Era stato uno di quelli che avevano malmenato Roberto qualche mese prima? Faceva parte del gruppo di teppisti armati di spranghe?

Non si sapeva nulla. Solo ipotesi e chiacchiere. Gli inquirenti mantenevano il più stretto riserbo.

Ma perché Oscar non era più rintracciabile da nessuno? Aveva a che fare con quella tragedia? Le sembrava impossibile, Oscar era un ragazzo tranquillo, non l’aveva mai visto neppure adirato.

Aveva provato anche a farlo chiamare da un’amica che lui non conosceva per vedere se ad altri numeri di telefono rispondesse, ma il cellulare risultava sempre spento.

Rossella era andata, dopo qualche giorno, a trovare Roberto con le sue amiche Tonina e Camilla. Aveva cercato anche Egle ma lei non era più andata a scuola, addirittura da prima dell’aggressione, né rispondeva al telefono o su FB.

A Genova aveva saputo che sì, Roberto era vivo e fuori pericolo di vita, ma che non avrebbe danzato mai più. Rossella era completamente sconvolta. Non si dava pace. Roberto era rovinato per tutta l’intera esistenza: mai più sarebbe stato quello che era né avrebbe perseguito i suoi ideali. Oscar non le rispondeva in alcun modo e nessuno ne aveva notizie. Che fosse stato coinvolto nell’aggressione? Ma non poteva crederci! In tutti quei mesi della loro frequentazione, non le aveva mai dato modo di pensare che fosse un mostro del genere. Si era dimostrato sensibile, attento ai suoi problemi. Quando gli aveva parlato della sua sofferenza di adottata, lui, che era estraneo a quel problema, l’aveva ascoltata per ore, le aveva dimostrato comprensione, sostegno e vicinanza. Mai le era sembrato insensibile, menefreghista o addirittura tanto crudele da ridurre vicino alla morte un altro giovane come loro! Per cosa poi? Perché, forse, era gay? Poteva essere ancora così orrendo nel pensiero, retrogrado, con tutti i gay che c’erano in Italia, perfettamente accettati, ormai? Non riusciva a crederlo. Ma allora perché era sparito? Forse non voleva più

avere rapporti con lei. Poteva dirglielo, semplicemente, sarebbe stato un grande dolore per lei, ma avrebbe capito. Invece, per non vederla, lasciava la scuola e qualsiasi rapporto con chiunque? Un po’ troppo! Si tormentava ma non riusciva a trovare una spiegazione ragionevole.

Dopo qualche giorno di sofferenza e dubbi, si era presentata a casa di Oscar.

Le aveva aperto il padre, Filippo. Non l’aveva neppure fatta entrare in casa e non era stato molto esauriente: -Oscar non c’è, è fuori Savona.

–Ma quando torna?

-Non so.

-Ma io sono la sua ragazza, non mi risponde più al telefono, né su FB… Perché?

-Solo Oscar può decidere con chi riallacciare i rapporti.

-Perché è andato via improvvisamente senza dirmi nulla?

-Ha deciso di continuare gli studi all’estero.-

Rossella era tornata a casa disperata e ancora più confusa. Oscar non aveva mai

detto di voler andare a studiare all’estero. L’aveva fatto per lasciarla? O perché era coinvolto in quella mostruosità?

Intanto, gli autori del fatto (pare che le forze dell’ordine conoscessero i nomi dei partecipanti) rimanevano latitanti. La madre di Rossella le era molto vicina per farle superare l’abbandono di Oscar. Le condizioni di Roberto miglioravano.

Dopo qualche giorno ancora, però, la madre di Andrea era andata a ricevimento dal vicepreside, Giorgio Mosi.

-Lo so, professore, che Andrea non è più tornato a scuola, ma sono venuta qui perché sono disperata.- gli aveva confessato piangendo –Non so a chi rivolgermi.

-Mi dica pure, signora.- aveva risposto l’insegnante.

-Nelle ultime settimane, avevo ascoltato delle conversazioni al telefono di mio figlio. Si giustificava con qualcuno per non aver pagato una cifra enorme: 300000 euro! Chiedeva tempo, si vedeva che era terrorizzato. Vede, professore, mio figlio aveva preso una brutta strada, lo so, so che spacciava droga. Poi, era andato via, in viaggio, con una ragazza. Allora avevo pensato che, forse, c’era una speranza, magari si era fatto la fidanzata, magari metteva la testa a posto. Invece, da quanto ho capito, era un trasporto di droga e la ragazza serviva solo per far vedere che erano una coppietta in gita. Poi, è tornato e, dopo qualche giorno, non so cosa sia successo, forse l’hanno imbrogliato, non so… Forse si è mangiato i soldi dell’affare o non l’hanno pagato, non so. Gli telefonavano anche in piena notte, c’erano dei figuri che giravano intorno a casa… Lui è sparito e io mi sono accorta di essere seguita, forse pensano che li porterò da lui.-

Il vicepreside rimaneva in silenzio. Era molto dispiaciuto che fosse andata a finire così.

-Io sono sicura che se lo prendono, gli faranno del male. Che cosa posso fare?

-Mi dispiace molto, signora…

-Ho pensato di fare come molte altre madri come me, con dei figli che hanno sbagliato… Ho pensato di denunciarlo prima che lo trovino quelli della malavita.

-Ma lei non ha prove di quanto dice…

-Le prove le troveranno loro, io riferirò tutto quanto ho sentito. Che ne pensa professore?

-Ma lui è latitante, non è detto che neppure la polizia riesca a trovarlo, forse è andato all’estero…

-Sì, è latitante, ma io so dov’è.

-È sicura?

-Certo.

-E allora, lo faccia. Se c’è una speranza di salvezza è lì. Intanto, si salverà la vita e poi può darsi che Andrea trovi qualcuno, il prete del carcere, un educatore, magari, che gli faccia capire che la vita vera non è come la sua.-

La signora saluta il vicepreside che le stringe le mani con affetto. Andrà subito dai Carabinieri che si trovano a poche centinaia di metri dal liceo artistico.

Ma non è ancora finita.

La sera stessa, il telegiornale regionale dà notizia del suicidio di una diciottenne savonese, figlia di immigrati. La ragazza si è impiccata senza lasciare alcun messaggio.

VIII

La bara bianca, ricoperta di striscioni e di fiori, parte dalla casa di Egle in via Torino e, accompagnata a piedi da tutti gli studenti del liceo sociale e da molti studenti di altre scuole, insieme a vari insegnanti, amici e conoscenti, si avvia verso il cimitero di Zinola. Là c’è il campo per i musulmani, perché Egle era musulmana, anche se non osservante.

Dietro la bara ci sono i genitori: sembrano non capire perché la loro unica figlia, alla quale avevano dato tutto, che avevano messo su di un piedistallo, come una principessa, abbia trovato la vita tanto intollerabile da volersela togliere. Cosa c’era di tanto terribile nell’esistenza? Aveva tutto quanto chiedeva, due genitori che l’amavano tanto, che lavoravano solo per lei, per darle tutto quanto desiderasse. Un giorno, studiando, lei avrebbe avuto un buon lavoro, pulito, non come il loro. Poi, si sarebbe fatta una famiglia, avrebbe avuto dei figli, sarebbe stata felice… Che problemi poteva aver avuto? Non era una ragazza fortunata? Loro avevano lasciato un villaggio dove non c’era l’elettricità né l’acqua corrente. Non ce l’avevano neppure mai portata in visita, per non farla stare male… Egle non aveva mai provato la durezza di un’esistenza di stenti e di privazioni. Né aveva mai detto ai genitori che non ce la faceva più…

E ora? Che avrebbero fatto?

Subito dopo i genitori, c’è il gruppo delle amiche del liceo guidate da Rossella.

Esse sapevano.

In conclusione della festa di laurea di Enzo e di addio al celibato di Amedeo, Egle era stata usata come “ragazza della cabina”: al solito, tutti i maschi presenti che lo volevano, potevano farci un aggio. Qualcuno, poi, aveva messo le foto su FB: Egle figurava con le gambe larghe, il bel vestito strappato, sdraiata su un materassino con vari ragazzi, tra cui lo stesso Andrea. Molti avevano visto quelle foto e, a loro volta, l’avevano divulgate ad altri…

Tanti avevano cliccato MI PIACE.

Le lacrime scendevano senza sosta dagli occhi di Rossella. Neppure riusciva a parlare: era davvero troppo. Che tipo di persone (persone? esseri umani?) ci sono? Come potevano divertirsi a fare cose simili? E chi vedendole aveva il coraggio di cliccare Mi Piace e di approvare?

Dopo il gruppo delle amiche più intime, venivano i genitori di Oscar: Filippo e Giacomo.

Essi, ormai, avevano saputo e capito molte cose e si sentivano coinvolti. Oscar non c’era.

La strada per Zinola è lunga: un paio di chilometri o forse più. C’è tempo per pregare, mentre la gente che incontrano lungo il percorso spesso si accoda: una ragazza di diciotto anni, un fiore, si è tolta la vita!

C’è tempo anche per parlare con i genitori di Rossella, anch’essi presenti, e con Rossella stessa.

È Giacomo a farlo.

-Mi dispiace di non averti detto tutto prima, Rossella, ma era una situazione molto difficile. Oscar era indagato per l’aggressione a Roberto e noi non potevamo parlare. Quando sei venuta a casa, non potevamo fare altro. Oscar non era ancora partito ma non poteva parlare con nessuno, c’erano in corso le indagini e anche la pratica perché potesse andare all’estero, nonostante il suo coinvolgimento nell’aggressione. Come vedi, noi siamo due genitori gay. Sappiamo che lui non ti aveva detto niente e neppure che abbiamo adottato Oscar che si trovava in un orfanotrofio in Perù.-

Susanna rimane molto colpita. Mai Oscar, neppure nei momenti più intimi e affettuosi, si era lasciato sfuggire di essere stato adottato. Ed erano anche andati al Convegno a Lucca! Erano soli, loro due, giorno e notte e, invece, neppure là, vedendo il suo turbamento, si era aperto!

-Lo so cosa provi. Siete andati a Lucca insieme, avete parlato due giorni di problemi di adottati e lui non ti ha mai detto la verità. Forse, ti senti tradita. Anche con noi non ha mai parlato, solo dopo quello che è successo, ci ha detto tutto.-

Lacrime scorrono sul viso di Rossella. Si guarda l’anello con l’opale che ha sempre al dito.

-Devi capire,- continua Giacomo- che Oscar soffriva molto di essere stato adottato e, in particolare, da noi. Lui non è come te che parli della tua sofferenza, almeno con le persone che ti sono care, e così facendo la mitighi. Non voleva accettare neppure di avere la pelle leggermente più scura, diceva a tutti che era perché Filippo è di origine siciliana. Non riusciva a accettare la verità. Noi l’abbiamo incontrato in un istituto che si chiamava “El Fundacion para las

adopcion de la ninez abandonada”. C’erano decine di bambini in attesa. Lui era dolcissimo, affettuoso, era venuto subito tra le nostre braccia, aveva tre anni. Sembrava un bimbo aperto, sereno, nonostante la sua situazione, si era ambientato subito con noi. La sofferenza è venuta dopo, crescendo. Sono venute le domande. Era stato abbandonato? Perché? Da chi? La mamma era morta? Qualche volta, ci aveva fatto queste domande, poi più nulla, non aveva più detto niente. Noi gli avevamo proposto di fare un viaggio in Perù, di andare a Lima per vedere il suo paese di origine, ma aveva sempre rifiutato. Non abbiamo insistito molto, però, perché sappiamo che è lui che deve sentirsi pronto a cercare le sue origini, ad accettare il suo paese, fino a diventare orgoglioso di essere peruviano, e non vergognarsene come faceva negli ultimi anni. Ma anche perché sarebbe stato difficile per noi, in quel momento, fare un viaggio tanto lungo mentre dovevamo assistere la madre di Filippo che aveva l’Alzheimer, una malattia terribile, una grande sofferenza. Ci siamo concentrati su di lei, era molto impegnativa. Ora, purtroppo, non c’è più. Così, ci era andato bene che lui non avesse fretta di andare a cercare le sue radici. Quando Oscar ha chiamato il 118 durante l’aggressione di Roberto, la polizia l’ha rintracciato la sera stessa. Tutto il mondo ci è crollato addosso. Siamo rimasti scioccati di sapere che lui stesso, che aveva due genitori gay, aveva tormentato e picchiato quel povero ragazzo. Perché? Perché, forse era gay! Oscar aveva partecipato alla precedente aggressione e doveva partecipare anche a questa. Se Andrea non si fosse portato la sua squadra di teppisti armati di spranghe, lui avrebbe di nuovo picchiato Roberto! È stato terribile per noi: dimostrava, dunque, tanto odio nei nostri confronti? In Roberto vedeva i suoi genitori? Poi, abbiamo pensato che lui era nostro figlio, anche nei suoi errori, che doveva avere una grande sofferenza dentro, che non aveva saputo esprimerla e gestirla se non trovando un capro espiatorio…-

Rossella sembra non respirare più: anche lei è stata ingannata, tradita, il ragazzo che amava fingeva su tutto, neppure per un attimo le aveva aperto il suo cuore.

-Dopo tutto quello che è successo, abbiamo parlato ore, giorni, lui ci ha detto tutto, questa volta non ha taciuto niente. Sentiva come un buco dentro che lo divorava, le domande non gli lasciavano respiro: chi era? Sua madre, magari era morta nel partorirlo? Oppure non lo aveva voluto? Era stato concepito per caso?

Non voleva accettare che sentiva disperatamente il bisogno di sapere delle sue origini ma anche del perché noi l’avevamo scelto tra tanti. Aveva paura di ferirci con le domande, per questo aveva smesso di farle, aveva avuto l’impressione che noi non volessimo parlarne. Aveva una grande confusione dentro, su di sé, su di noi, però voleva risolvere tutto da solo. Sentiva un senso di colpa nei nostri confronti perché avrebbe voluto sapere, ma non stava bene con se stesso senza sapere. Chi sono i genitori? Quelli che ci hanno messi al mondo o quelli che ci hanno adottato? Ora lui ha capito che, comunque, noi ci siamo e ci saremo sempre per lui. Il convegno al quale avete partecipato insieme, anche se lui non diceva niente, gli ha fatto capire di non essere solo ma di dividere gli stessi problemi, non solo con te ma con tantissime altre persone. Adesso lui e noi siamo pronti a quel viaggio in Perù: abbiamo aperto le nostre anime, sappiamo che qualunque cosa troveremo, adesso abbiamo un rapporto di fiducia reciproca. Oscar ha compreso molto in queste ultime esperienze, ci ha detto tutto, persino delle droghe che ha provato. –

Rossella ha un ulteriore trasalimento.

–Sì. Sappiamo che tu eri contraria e che glielo dicevi sempre. E lui, infine, aveva capito, aveva rifiutato questo tipo di trasgressioni.

-Ma dov’è ora? Perché non è qui?

-Siamo riusciti a procurargli un periodo di studio all’estero anche se l’anno scolastico era già iniziato. Oscar farà la quarta liceo a Boston. Non è stata una fuga per fuggire alle sue responsabilità: lui se le era prese le sue gravi responsabilità telefonando al 118. Era cosciente che l’avrebbero rintracciato ma non poteva lasciar uccidere un ragazzo. Poi, ha collaborato con la Polizia e i Carabinieri, non ha più nascosto nulla. Infine, la madre di Andrea ha denunciato il figlio e ha portato la polizia dove si nascondeva: in campagna, in un capanno sul fiume dove andava con il padre da bambino. Andrea, oltre all’aggressione, aveva una partita di droga da rivendere che, in parte, gli era stata rubata da

un’altra banda. Così non aveva potuto pagarla e lo cercavano per farlo fuori. La madre l’ha denunciato sperando di salvargli la vita ma anche augurandosi che così possa cambiare. Pregheremo per lui. Per Oscar, rimanere qui, dopo tanta tragedia, con i suoi problemi, sarebbe stato un peso eccessivo. Lo psicoterapeuta ci ha consigliato, se ne avevamo le possibilità, di mandarlo all’estero per un anno. Poi, tornerà e affronterà questo ambiente, che è il suo ambiente. Egle è morta che lui era appena partito, per questo non è qui al funerale, anche se l’ha saputo ed è stato un altro duro colpo per lui. Infatti, aveva avuto una breve storia con lei e, come gli altri ragazzi, non le aveva dato peso. Ma in America, a Boston, dove si trova, sarà seguito da uno psicologo. Nelle vacanze di Natale lo raggiungeremo e andremo insieme nel suo paese.-

La mamma di Rossella abbraccia la figlia: comprende quanto ella sia addolorata da quello che ha saputo. Persino una storia con Egle! Ma quando? Rossella non si era mai accorta che tra di loro ci fosse un interesse speciale.

- L’appartenenza è là dove abbiamo affetti, si appartiene al luogo dove apparteniamo a qualcuno.- sussurra la mamma di Rossella –Un giorno anche Oscar lo sentirà forte, dentro di sé.-

Non ci sono molte altre parole da dire.

Nel frattempo, si è in vista del cimitero di Zinola. Il campo per i musulmani si trova vicino al campo degli inglesi, con le bianche lapidi tutte uguali e ordinate, e a quello dei bimbi, con le piccole lapidi sparse e qualche genitore che prega e aggiusta i fiori. Non ci sono molti defunti nel campo dei musulmani perché gli immigrati spesso scelgono di tornare nel proprio paese per il sonno definitivo. Ma Egle non aveva mai avuto rapporti con il paese dei suoi genitori, perché avrebbe dovuto averli nella morte?

L’imam dice poche parole della Sura Al Fātiha, l’Aprente il Libro, cioè la prima Sura del Corano:

“In nome di Allah, il Comionevole, il Misericordioso / La lode [appartiene] ad Allah, Signore dei mondi / il Comionevole, il Misericordioso / Re del Giorno del Giudizio /Te noi adoriamo ed a Te chiediamo aiuto / Guidaci sulla retta via / la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che [sono incorsi] nella [Tua] ira, né degli sviati. Amen”

La bara viene calata nella terra. Palate di terra la ricoprono mentre l’imam continua a pregare sottovoce insieme ai genitori di Egle.

Le amiche depongono i fiori.

Il corteo si scioglie.

Nel salutarsi, Filippo dice ancora a Rossella che, in ufficio, in Comune, e in molti altri uffici di Savona e della Liguria stanno raccogliendo il denaro per mandare Roberto a New York: là sarà curato da un’équipe specializzata e c’è la quasi sicurezza che tornerà a danzare. Se ciò sarà possibile, poi, la Scala di Milano gli ha già offerto di entrare nella loro scuola.

Rossella sorride. L’opale dell’anello ha un brillio di fuoco.

-Tra un anno, Oscar tornerà qui. Tornerà. E sarà un uomo.- conclude Filippo guardando Rossella.