Maria Daniela Peroni
Io....e mio figlio "emigrante"
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Indice dei contenuti
Dedica Prefazione Io.....e mio figlio "emigrante" 2008 2009 2010 Australia Sud Africa Conclusione Ringraziamenti
Dedica
A tutte le mamme e le famiglie preoccupate e tristi per la partenza di un figlio.
Prefazione
Trasferirsi e lavorare all'estero, lasciare la famiglia, la casa, la propria città e gli amici spesso è una decisione molto sofferta, ma nello stesso tempo molto importante per il futuro dei nostri figli. E' una decisione importante, non solo per i figli, o per chi, comunque, se ne vada, ma anche per tutta la famiglia che, appena superati i primi momenti pieni di incertezza, avrà la possibilità di crescere assieme a lui. Sapere che qualcuno che ci sta a cuore si trasferisce in una qualsiasi altra città della stessa nazione è un evento che, non so perchè, non ci preoccupa più di tanto, ma sapere che va all'estero ci spaventa... Lo so che non è e non sarà facile, ma posso assicurare che il mondo ci sembrerà più "piccolo" e riusciremo a superare tutte le distanze, anche quelle psicologiche. Senza assolutamente togliere niente, né tanto meno sottovalutare l'importanza e la serietà di chi lotta per crearsi una propria dimensione in patria, un figlio che se ne va ci offre altrettante “ricchezze” che non sono facili da descrivere, ma che sono altrettanto reali. Li vedremo più maturi, sicuri di sé, indipendenti, consapevoli di essere cittadini di un mondo così diverso dal nostro “piccolo borgo”. E se poi questa esperienza dovesse fallire, non avere i risultati sperati? Non sarà un problema neanche questo, perchè avremo tutti un bagaglio in più, saremo comunque cresciuti...Non sarà mai stato un fallimento! Ci saranno problemi, “magoni”, a volte tristezza o incertezze, ma tutto si supera e queste pagine vogliono essere un invito a non ostacolarli mai, in nessuna maniera, specialmente con ricatti morali o, peggio ancora, psicologici. Lo so che non è facile, l'ho sperimentato in prima persona e in questo piccolo diario ho cercato appunto di raccontare la mia personale esperienza, sperando
che possa servire a qualche mamma o famiglia che sia.
Io.....e mio figlio "emigrante"
Piccolo diario di una mamma
E’ la vigilia di Natale del 2007. Siamo come sempre noi quattro in saletta per scambiarci i numerosi piccoli, meravigliosi, stupidi regali di Natale. C’è di tutto incartato, dalla penna multicolori al bagnoschiuma al cocco, dalla cravatta che si illumina e suona, al libro giallo...tanti piccoli regali che “fanno festa”. E’ il mio turno di aprire il pacco. Si capisce subito di chi è; non può essere di Laura; lei sceglie sempre una bella carta ed è molto accurata nella confezione mentre questo è piuttosto raffazzonato...sicuramente è firmato da Stefano, il “mostro dei pacchi”; il suo stile è inconfondibile, spesso non riesce neanche a incartare completamente il regalo anche con metri di carta a disposizione. Apro...è una vecchia scatola di scarpe; dentro, dei trucioli di plastica con poche caramelle e un lecca-lecca.” Ecco, è il solito pacchetto-scherzetto!” -“Mamma, guarda sotto!!!!!” Sotto c’è una anonima busta bianca da lettere...non so cosa possa essere... -“Dai, apri!!!!!!” Ci guardiamo tra di noi mentre Stefano ha una luce strana negli occhi. Apro. Sul momento non capisco bene cosa sia quello strano foglietto; come sempre non ho pronti gli occhiali per leggere. Stefano me li porge...ci tiene proprio che
legga bene!!!! Ecco...un biglietto aereo per Dublino!!! Non capisco, ma sono emozionata. E’ il momento! Stefano ci annuncia che il prossimo Gennaio si trasferirà in Irlanda... Ma cosa vuol dire: “Trasferirà?” Un attimo: questa parola non significa: “ ...parto per una vacanza, magari anche lunga...NO!“ Sappiamo bene che significa andare a vivere in un altro “posto”, ...in più all’estero...nell’Irlanda così lontana dai nostri pensieri! Rimaniamo tutti sbigottiti, increduli; non sapevamo niente del suo progetto! Quante sensazioni contrastanti tutte insieme! Parte, se ne va, ci lascia ... ...e potrò andarlo a trovare!!!! Asciugata una lacrima di tristezza, orgoglio e felicità, iniziano le spiegazioni. Stefano, lo sappiamo tutti molto benel, prima organizza le sue “storie” e forse, dopo, te le comunica!!!! -“Ma è tutto uno scherzo?” …Con lui non si sa mai! No! E’ vero! Abbiamo cominciato a tempestarlo di domande; volevamo sapere il più possibile, sapere tutto, ma con lui, non se ne parla proprio, ormai lo conosciamo, ci fidiamo e va bene così! -“Ma qua un lavoretto ce l’ha!” …per come ragioniamo noi in Italia, è quasi sistemato!
... Ci siamo noi, gli amici, il mare ... Non gli serve altro! Non è così ...almeno per mio figlio …La sua visione di come stia andando in Italia il mondo del lavoro e di come invece dovrebbe andare, è molto diverso da quello che pensa molta gente “ingabbiata” nella routine quotidiana italiana. Ma cosa ho provato io, quali pensieri mi sono ati per la testa? Ripensando a quel momento, la prima sensazione che ricordo è quella di un grande orgoglio e una grande contentezza ...non felicità, ma contentezza! Strano ...una madre che è contenta che il figlio se ne vada, parta, ti lasci! Eppure è andata proprio così. Il padre è rimasto ammutolito, so che anche lui ha provato un “mare” di emozioni, però non parla, cioè fa molta fatica ad esternare le sue emozioni ...ma questa è un’altra storia! Logicamente ho cominciato a ragionarci sopra e ho scoperto tante cose su mio figlio, ma soprattutto su di me. Forse Stefano rispecchia la vita che avrei voluto vivere da sempre ed in particolar modo vedo in lui l’ottimismo che fino a un certo momento della mia vita mi ha fatto vedere sempre l’aspetto positivo in tutte le situazioni, anche in quelle più difficili. -“Hai già dove stare?” -“Ma certo ....ho degli amici la ...” -“Hai anche un lavoro pronto?” -“Ancora no, ma sono sicuro di trovarlo presto; il mio inglese è abbastanza buono e io ci so fare ...me la caverò bene, stai tranquilla!” Si fa presto a dire: “stai tranquilla”...ma quello che è strano è che ero tranquilla davvero! La fiducia in questo ragazzo non mi ha mai abbandonato, anche quando non avevo nessuna prova che tutto filasse liscio.
Perchè, in fin dei conti, a leggere bene tra le righe, questi genitori non si sono stupiti più di tanto della decisione del figlio? Chi è Stefano, il mio "ragazzone" dagli occhi azzurri? Fin da piccolo è stato sempre un "tipo" calmo, tranquillo, sereno, schivo da ogni forma di aggressività, sia verbale che fisica, tanto, ad esempio, da preferire la scuola elementare dove poteva lavorare in pace, alla scuola materna, dove i giochi a volte sfrenati, lo disturbavano molto. Queste sue caratteristiche si sono mantenute negli anni, accresciute da uno spirito d'indipendenza che non l'ha mai abbandonato; la sua "indipendenza", sia economica che mentale è diventata per noi familiari il maggiore tratto distintivo di Stefano. Tranquillo in tutte le sue "cose" e sempre allegro; solo raramente l'ho visto preoccupato o molto dispiaciuto per qualcosa che non era riuscito a concretizzare nonostante i suoi sforzi come avrebbe voluto. Le sue decisioni, come quella di iscriversi all'università dopo più di un anno dall'aver trovato lavoro, o andare in vacanza a Cuba o provare a vivere a Tenerife, o lavorare e studiare a Derry per tre mesi con il “progetto Leonardo”, nell'Irlanda del Nord, noi in famiglia, l'abbiamo quasi sempre sapute per caso, intercettando magari qualche sua telefonata con gli amici...o solo pochi giorni prima delle partenze,... ma lo conosciamo,... ci fidiamo...e ci sta bene così. Tutto questo per capire meglio il racconto, i comportamenti e le varie reazioni.
2008
LA PARTENZA
E’ arrivato il giorno della partenza; altre volte lo avevamo accompagnato all’aeroporto, ma era per una vacanza o per un periodo comunque determinato, sapevamo che sarebbe tornato molto presto, al massimo dopo due o tre mesi! …Ora partiva veramente... L’aeroporto non era più l’aeroporto di quando lo avevamo accompagnato per una vacanza a Cuba piuttosto che a Tenerife o Derry. Fisicamente era lo stesso, ma lo spirito era diverso. Mi sentivo, non so perché, esaltata, ma anche con tanta ansia che cercavo di nascondere. Stefano si muoveva tra i gates con una serenità tranquillizzante e nel suo viso si leggeva soddisfazione e orgoglio. Io ero confusa e lo seguivo come un cagnolino, non lo perdevo d’occhio un attimo, sperando che non si accorgesse dei miei sentimenti contrastanti. All’ultimo, un abbraccio e una lacrima, ma solo dopo la sua entrata al check-in. -“Mi raccomando, chiama appena arrivi!” -“Vedrò” con il solito sorriso “furbetto” e il conseguente mio solito accenno ad uno schiaffone. Dopo ore interminabili, arriva un SMS: ”Sono a Dublino, tutto bene” ...nient’altro.
Avrei voluto sapere come era andato il viaggio, dove si trovava ora, dove avrebbe dormito ...avrà incontrato gli amici? ...ma con Stefano non ci devo neanche pensare a poter sapere tutte queste cose ...e oltretutto subito. Va bene così ...era quello che voleva fare e l’ha fatto! ano i giorni e ogni tanto mi azzardo a chiedergli, sempre con un messaggio, come stessero andando le cose. Non gli telefono perché so che spenderebbe anche lui e non so neanche con quanti euro sia partito; infatti, come sempre nella sua vita, non ci ha mai chiesto soldi per organizzarsi e partire. -“Tutto bene!” ..e il solito smile. -“Ti manca Stefano?“ Mi chiedevano quasi tutti. Certo che mi manca! Che domanda sciocca! Ma non lo voglio ammettere neanche con me stessa …quindi: -“ Ma … un po’ ...so che sta bene ...tra non molto lo rivedo ….” Mentre eggio al mattino presto sul lungomare deserto, mi scopro a pensare alla sua nuova vita, ai nuovi ambienti e nuovi modi di vivere. Ancora non conosco niente di tutto questo, quindi sono libera di crearmi tutte le situazioni che voglio e fantasticare come preferisco...posso affermare che è stata un'ottima terapia per un momento critico della mia vita...Vedere un aereo sfrecciare in alto, era sufficiente per distrarmi dalle preoccupazioni e portarmi lontano... ...e così ano i giorni....
LA MIA PRIMA " ITALIA-IRLANDA " Dopo un mese e mezzo circa è l’ora di usare il biglietto aereo che ci ha regalato. E’ la prima volta che devo volare, ho un po’ di ansia; sono “imbranata”, non so come muovermi dentro questo mostro “mangia eggeri” che è l’aeroporto! … E’ tutto affascinante e ostento un’aria sicura e tranquilla, ma sono un po’ “tesa” …Quando capisco i meccanismi del check-in e dei gates, mi rilasso. Salire sull’aereo è stato proprio emozionante, mi sembrava di essere in un sogno: tutte le paure erano svanite, mi sono goduta tutto; lasciare la terra ferma, sollevarsi gradatamente, sentire lo stomaco leggero, incominciare a vedere le case, le strade e tutto quanto sempre più lontano e piccolo era veramente un sogno; non riuscivo a staccare gli occhi dal finestrino. Quando poi siamo arrivati a volare sopra le nuvole, è stato il massimo! Era tutto irreale; mi sentivo “cullata” sopra un soffice, spumoso mare bianco. Tutto questo può sembrare banale, retorico e magari anche un po’ infantile, ma non riesco a spiegare meglio la meraviglia di quel panorama sempre uguale e sempre così diverso, tra un cielo di un azzurro meraviglioso e il bianco abbagliante delle nuvole. Il ”massimo” è stato quando da così in alto sono riuscita a vedere contemporaneamente la costa se e quella britannica: la tratta Calais-Dover. Immediatamente mi sono venuti in mente i tanti racconti delle attraversate del canale della Manica letti nei libri di letteratura, nei vari racconti o romanzi …che emozione!! Tutto è continuato a “filare liscio” e finalmente atterriamo a Dublino. Ora mi è ripresa la smania e “l’urgenza” di rivedere il mio Stefano. Sarei voluta uscire subito ed andare ad abbracciare il figlio “irlandese”, ma prima bisogna sbrigare le formalità, come ritirare i bagagli e are la dogana. Questi sono stati i minuti più lunghi!
Finalmente, seguendo il percorso obbligato arrivo all’uscita .ed eccolo lì che ci aspetta. …Un grosso abbraccio, ora non ci deve neanche pensare ad evitarlo! Lo guardo bene, anzi lo scruto ….è tutto a posto, non è dimagrito ed è sorridente come al solito e bello come il sole!! In mano ha uno shopper di carta e vengo poi a sapere che dentro ci sono tre paia di slip, tre di calzini e due magliette. "Cos’è questa storia? Perché si porta dietro queste cose? Ma non ha almeno una stanza dove stare e tenere le sue cose?" …Vedremo … sono troppo contenta di essere qui......... Le domande a più tardi. Dall’aeroporto prendiamo l’autobus per il centro. Mi rendo conto di fare la figura della “provincialotta” che non si è mai mossa di casa. Non stacco mai il naso dal finestrino e senza perdere d’occhio Stefano, osservo attentamente il panorama che mi si presenta man mano che ci avviciniamo alla città. E’ proprio come mi aspettavo; la mia cultura geografica o per meglio dire, topografica è data dalle letture che riguardano i viaggi nei vari paesi del mondo … quasi quasi, in qualche località saprei anche trovare quel “ristorantino” tipico o la bella piazza piena di rivenditori di cibo da strada ecc ….e così continuo a rimandare le domande a più tardi. Il capolinea dei bus è proprio al centro; camminiamo e guardo il mio ragazzo muoversi tra le grandi strade con tanta disinvoltura, senza esitazioni …sembra a casa! Sono contenta, anche se ancora non so niente della sua situazione. Ma è ora delle domande!! -“Perché questa busta con la biancheria?” -“Non hai una stanza qua a Dublino?” -“Ma dove vivi?” Quello che vorrei far capire è che, anche se provvisoriamente fossi ancora senza risposte, ero certa che tutto andasse bene; non so spiegare da dove derivasse
questa sensazione, ma i miei pensieri erano tutti positivi. Ora ci mette al corrente che ha già predisposto tutto: avremmo trascorso i primi tre giorni qui nella capitale, poi ci saremmo trasferiti a Cork, la città a sud dell’Irlanda dove ha deciso di sistemarsi. Ecco, finalmente arrivano le prime spiegazioni. Ci racconta che dopo essere stato contattato da diverse ditte, ha accettato un “buon” lavoro in questa città più piccola, piuttosto che un altro che gli era stato offerto a Dublino. Ci ha spiegato che aveva fatto questa scelta perché, anche se lo stipendio sarebbe stato leggermente inferiore, il costo della vita a Cork era decisamente più abbordabile. Ora mi spiego il perché della poca biancheria che si sta portando dietro. Ora, insieme, faremo i turisti qui a Dublino, poi andremo nella sua abitazione a Cork! Questi tre giorni sono stati fantastici. Stefano ci guidava per la città con una sicurezza incredibile, per non parlare del mio orgoglio quando nei vari ristoranti, pub o negozi sfoggiava un inglese, per me perfetto, che forse non era così perfetto, ma che tutti capivano bene. Devo dire che la mia considerazione per chi riesce a districarsi con questa lingua è massima ed è degna di ammirazione. Per quante volte Stefano abbia provato ad insegnarmi qualcosa, non sono mai riuscita a combinare niente: -”Mamma, non puoi tradurre letteralmente …devi cambiare modo di pensare la frase …dai …è molto più facile dell’italiano …con poche parole puoi esprimere un intero concetto”. Non fa per me! Sono troppo abituata a ragionare in italiano! E’ da una vita che studio e insegno questa bellissima lingua, anche a tanti stranieri …comunque invidio chi ci riesce, ne capisco l’importanza e mi vergogno anche un po’ di non riuscire a comunicare,...pazienza. Mi faccio comunque capire, come succede a tutti gli italiani in un paese straniero.
Siamo a Temple Bar, la zona più storica e caratteristica di Dublino.
Il pub che ha dato il nome a tutto il centro storico
Che spettacolo! Mi rendo conto che più che interessarmi di mio figlio, mi sto godendo queste esperienze così diverse. Una volta di più mi chiedo se sono “normale”. Ma certo che è tutto normale, me la devo smettere di autogiudicarmi e di pensare a cosa dovrebbe provare una mamma “degna di questo nome”. Mi riprometto di non “cascarci” più, ma so che non sarà così’. Pazienza! Siamo dunque a Temple Bar; pranziamo in uno dei pub più storici; è bellissimo, tutto in legno scuro, dal pavimento al soffitto, è un po’ fumoso e pieno di irlandesi dediti esclusivamente a bere birra, qualsiasi ora sia. Ordiniamo, anzi ordina Stefano; ci arrivano due enormi piatti e la zuppa del giorno sempre pronta in qualsiasi orario e in qualsiasi pub irlandese. Finito di mangiare “divinamente” queste pietanze piene di grassi, ma squisite...: -“Mi serve un caffè!”. Il caffè è l’unica nota negativa, infatti qui è veramente pessimo, acqua appena colorata. Stefano ci accompagna al “Cagliostro”, un bar gestito da italiani, con caffè italiano! E' piccolo e gestito da “visi italiani”....chissà com'è che ci riconosciamo subito!. Il caffè è abbastanza buono, del resto con l'acqua dell'acquedotto irlandese piena di cloro (così mi sembra di aver capito), non ci si può aspettare di meglio.
Il bar "italiano" con una "Ultima cena" un pò particolare..
Con quello che abbiamo speso poi per questo caffè decente, avremmo potuto pagarci un pranzo intero, ma ne valeva la pena. Alla sera, finito di cenare in un altro caratteristico pub, Stefano ha insistito per portarci in un locale e farci conoscere la vita notturna di questa città. Avevamo camminato per tutta la giornata e non so cosa avrei dato per rimanere in camera per riposare e “digerire” tutte le emozioni, ma non c’è stato niente da fare! Giusto così .Ne avrei avuto di tempo per rilassarmi!. Siamo usciti e tanto per cambiare, pioveva. Per strada, gruppi di ragazze, noncuranti della pioggia e del vento, camminavano traballando, arrampicate su scarpe di due misure più grandi del necessario e su tacchi altissimi. Erano buffe, ma erano tutte abbigliate così ….sarà una moda irlandese …. Con abiti leggeri e senza giacconi, mi facevano sentire più infreddolita che mai; la situazione, però, mi stava interessando sempre di più! Arrivati al pub, ero convinta che tutti, per la mia età, mi avrebbero considerato fuori posto: ”cosa ci faceva a quell’ora di sera, una signora“ attempata” in un pub ?” Non era affatto così! Giovani e molto meno giovani erano impegnati tutti insieme nel loro atempo preferito: bere birra! …I tavoli erano stracolmi di enormi boccali già svuotati. Nessuno ci guardava “strano”, anzi, cercavano di coinvolgerci nella loro baldoria. Purtroppo noi, con il mio bel bicchiere d’acqua e l’unica birra normale di mio marito e mio figlio, non capivo niente, ma eravamo allegri e ci divertivamo solo a guardarli!
Le giornate sono trascorse camminando in continuazione e ammirando le zone o gli edifici più caratteristici come il Trinity College, Grafton Street, il Phoenix Park, il famoso parco cittadino più grande di Central Park di New York, i vari enormi centri
La famosa università, meta anche di tanti studenti italiani
commerciali o il Guinnes Storehouse, il museo della birra più bevuta in Irlanda ecc... I tre giorni di Dublino finiscono velocemente; ci dobbiamo trasferire a Cork, quindi prendiamo l’autobus di linea. Sono stati 250 chilometri circa di puro godimento. Finalmente vedevo l’Irlanda vera: tanta campagna con incredibili sfumature di verde. Con tutta la pioggia che cade regolarmente, la vegetazione è più che abbondante e rigogliosa ….prati, fattorie ben curate con tante di quelle famose pecore, simbolo della nazione e in lontananza, castelli diroccati che fanno pensare alla dura storia di questo paese.
Uno dei numerosi castelli irlandesi...
Il bus fa una fermata in una specie di autogrill veramente" squallido "….ma a me è piaciuto anche quello! ....Forse è vero che non sono proprio normale! Siamo a Cork, tante file di case a schiera, alte e strette, molto colorate, forse per combattere il perenne grigio del cielo. La città è molto più piccola di Dublino; il suo centro storico è racchiuso tra due canali in cui si divide il fiume Lee e l'insieme degli edifici rispecchia l’architettura propria dell’Irlanda della mia immaginazione. Giriamo per la città e anche qui Stefano ci fa conoscere i luoghi più caratteristici: dalle numerose enormi chiese in stile gotico, ai giardini pieni di corvi che incombono sulla gente che eggia, dai due canali che attraversano la città, ai centri commerciali dove posso trovare quei tramezzini speciali al tonno e mais che mi ha descritto tante volte;...abbiamo gusti molto simili, ma anche molto semplici! Come mi sento bene!!
Chiesa gotica sul fiume Lee
Camminare per queste strade, mi sembra un sogno; non capisco una parola, ma tanto c’è la mia "guida speciale" che mi spiega tutto. Camminiamo, camminiamo, camminiamo sempre, ...ma... “dove abiti?” -“Ma ... sai …..ancora non ho una stanza mia, dormo a casa dell’amico di un mio amico che lavora di notte. Quando torna al mattino, gli lascio la camera ed io inizio la mia giornata in giro per la città” Questo, si che mi sconvolge!!!!!!!: -“Ma come? Non hai, non dico un appartamento, ma almeno una camera tua dove poter stare e dormire ????" -“Mamma, stai tranquilla, tra cinque giorni inizio a lavorare e vedrai che tutto si aggiusta; il lavoro è ben pagato, ho già tanti amici e sicuramente troverò una sistemazione; per ora va bene così, non ti preoccupare!!" Si fa presto a dire: “non ti preoccupare”...non ce la faccio proprio, ma lui è così totalmente tranquillo o almeno è quello che lascia trasparire che riesco a fare finta che questa situazione sia “normale”, ma è chiaro che non lo è! Ora sono preoccupata, veramente preoccupata! Con il vagare per la bella Cork, are da un pub all’altro, eggiare per i giardini ed osservare le vetrine, riesco ogni tanto ad accantonare questo “disagio” che sto provando. Finalmente, mentre stiamo gustando una apple-pie con del gelato alla vaniglia in un locale lungo il fiume, Stefano riceve una telefonata da un amico che gli propone di dividere un appartamento in centro città. Si, ora respiro!!!!
Anche se non conosco questo futuro coinquilino, mi fido del giudizio di mio figlio e posso incominciare ad essere più “leggera”. Entro per la prima volta nel grande magazzino “Penneys”. “Che goduria!” …Prezzi ultra stracciati ed io, che a detta di tutta la famiglia, ho il “braccino corto”, mi scateno: ...maglioncini a tre euro, due camicie a cinque ecc. ...abiti con una foggia tutta irlandese che non riuscirei mai ad indossare, ma che sono molto divertenti da osservare. Quello che in questo grande magazzino è strano da vedere, è anche come la clientela tratti tutto ciò che prova o osserva. Ogni cosa viene abbandonata in terra e qualche volta anche calpestata. Periodicamente ano delle commesse che con un carrello raccolgono i capi e li risistemano; non è molto “carino” ma anche questa è una caratteristica che mi ha colpito ...mica posso apprezzare o approvare ogni cosa, ma mi piace sempre conoscere abitudini nuove e diverse. Alla mattina andavamo a fare colazione al “Puccino’s”, che non era di certo il locale più bello, ma noi l’avevamo “adottato” e ci eravamo affezionati. Mentre facevamo colazione con una “specie di caffè”, brioches e l’immancabile
Il nostro pub "bruttino"...ma tanto caro..
mini confezione di burro e marmellata, intorno a noi tutti mangiavano piattoni di uova, bacon, wurstel, funghi e quant’altro. Ci osservavamo a vicenda, poi ci sorridevamo. Finita la colazione, riprendevamo i nostri giri e perlustrazioni. Chissà perché dell’Irlanda mi è sempre piaciuto tutto, anche il cielo quasi sempre grigio, piovoso, con pochissimo sole “bianco” che solo a tratti si scorge tra le nuvole?! E’ molto strano, ma ho conosciuto una terra magica! Infatti non mi sarei meravigliata affatto se all’imbrunire, da un angolino di una viuzza avesse fatto capolino uno gnomo con i piccoli pantaloni rossi e il caratteristico cappellino verde, tale quale a quelli in mostra in tanti negozietti della città. Strano davvero anche perchè solitamente sono una persona molto razionale, con i piedi ben piantati per terra, poco romantica e per niente incline a lasciarsi trasportare da fantasie strane. Mi piace fantasticare, ma solo su situazioni reali .... Un pomeriggio, mentre eggiavamo per le vie più “imboscate” della periferia, ad un certo punto ci siamo imbattuti in un negozio veramente minuscolo, senza insegna e senza alcuna esposizione. All’interno si intravedeva solo la figura di un signore anziano che non si capiva bene cosa fe dietro il bancone; incuriositi entriamo in questa stanza grande come una scatola di scarpe e vediamo che questo "personaggio" stava preparando tante caramelle “mou” di tanti colori .....e nient’altro! Sicuramente era la mia immaginazione, ma c’era una luce strana, un’aria serena ...magica.
Ci siamo guardati e abbiamo sorriso, ripromettendoci di tornare ad acquistare prima di tornare a casa. Niente da fare! Non l’abbiamo più trovato, nonostante avessimo ripercorso più volte le stesse strade. Certamente quel signore aveva chiuso il negozio o noi avremo sbagliato zona, ma a tutti è rimasta la sensazione di aver visto qualcosa di particolare!
IL NOSTRO RITORNO A CASA Il tempo, come si dice in queste occasioni, è volato ...ma è proprio volato! Purtroppo è arrivato il giorno del nostro ritorno a casa. Quando abbiamo salutato Stefano alla stazione dei bus per trasferirci a Dublino e da li imbarcarci per l’Italia, mi si è “stretto lo stomaco”, ma non volevo che rimanesse con la sensazione che soffrissi, quindi una “battuta scherzosa” e via ... Come ho già detto in altre occasioni, quello che stavo provando è molto difficile da tradurre in parole: un misto di dolore, ma anche di grande soddisfazione per il suo carattere così deciso e sicuro che ha sempre connotato i miei sentimenti fin dall’inizio di questa avventura. Sono ati anni, ma ho ancora davanti agli occhi l'immagine di Stefano quando il bus è ato proprio di fianco al suo nuovo posto di lavoro. Infatti questo sarebbe stato il suo primo giorno lavorativo; dal finestrino lo abbiamo intravisto con le braccia conserte attendere l’apertura della ditta ...iniziava la sua vera vita in Irlanda! Questo viaggio di ritorno l'abbiamo dovuto affrontare da soli, io e mio marito. A dire la verità, ero un po' preoccupata, ma, accompagnati e affascinati da una gran nevicata che rendeva quei panorami quasi irreali, è andato tutto bene. Insieme abbiamo risolto tutti i problemi linguistici per i biglietti per i gates e per il cibo, quindi siamo potuti rientrare tranquillamente in Italia. Siamo tornati giusto in tempo per festeggiare il compleanno di nostra figlia Laura che era rimasta a casa con la nonna. Le abbiamo consegnato tutti i regali “irlandesi” scelti anche dal fratello e le abbiamo raccontato tutte le esperienze vissute. Una volta di più ci siamo sentiti uniti anche se molto lontani. A casa, incomincio a prendere confidenza con Skype, la meravigliosa opportunità che la tecnologia moderna mi mette a disposizione: posso
telefonargli quando voglio e senza spendere niente! -“Mamma, va tutto bene! Ho traslocato in un bel appartamento in centro! Divido l’affitto con un collega italiano e sono contento!” Quante informazioni tutte insieme …è proprio soddisfatto.
GIUGNO IL MIO PRIMO COMPLEANNO SENZA STEFANO
I giorni si accavallano; i pensieri e spesso le preoccupazioni della vita quotidiana mi rendono più vicina e contemporaneamente più lontana da Stefano. Lui non è qui con me ad ascoltare i miei “borbottii” e le mie tristezze. Al telefono non si può ...non posso sfogarmi... è così lontano e con quel suo carattere sempre positivo proprio non posso... …so che si aspetta che anch'io sia così....ma in quel periodo sapevo di non riuscire ad essere all'altezza delle sue aspettative, quindi mi sfogavo da sola e...al telefono andava tutto bene! E’ giugno ed è dal mese di Febbraio che non lo vedo, lo sento spesso, ma non è la stessa cosa. Si avvicina il giorno del mio compleanno. Mi sento un po' a disagio.....è la prima volta che in una ricorrenza del genere non siamo tutti insieme a festeggiare come siamo abituati: una cena a sorpresa, la tavola apparecchiata con cura e alla fine, i pacchetti-regalo da scartare e commentare allegramente. Non ci voglio pensare, ma so che mi manca tutto questo. E' il 18 giugno, il giorno del mio compleanno e alla sera mio marito prepara comunque la “cenetta”.....c'è anche mia figlia a cui oltretutto non voglio assolutamente far pesare il mio disagio....faccio il possibile per far sembrare tutto come sempre, ma sappiamo bene che non è la stessa cosa! Pazienza....”chissà se Stefano si ricorderà....è da ieri che non lo sento.” Stiamo per metterci a tavola quando suona il telefono....so che è lui....evviva!
Si è ricordato...vado a rispondere e Stefano, dopo avermi salutato mi dice che ora devo seguire attentamente le sue indicazioni. -”Ma che vuol dire?”...ma come sempre, mi adeguo. -"Prendi il cellulare"...... -”Ora vai in sala...sali le scale ed entra nella mia camera...Ci sei?...Bene!....Ora apri lo sportello destro del mio armadio....” -”Ma è pieno di scatole di scarpe!...Che scherzo è?” -”Tranquilla!...Togli tutto...Ecco...ora vedi?” Certo che vedo...Infondo c'è un pacchetto, anche ben incartato... -”Mamma! E' per te! E' il mio regalo! Tanti auguri!” Mi commuovo anche ora a raccontarlo! Posso dire che quasi non mi interessava neanche sapere cosa ci fosse dentro... Tutto questo è il mio regalo! Calmata la commozione e i commenti: -”Ma quando ci hai pensato?...Non me lo sarei mai immaginato!” -”Ho organizzato tutto prima di partire...Sapevo che non sarei potuto essere a casa e volevo comunque essere presente!!” Entusiasta lo ringrazio, ma so di non essere brava in queste situazioni....mi mancano le parole e ho sempre la sensazione di non far capire bene quello che provo...ma Stefano lo sa. Dopo aver spiegato e commentato anche con il padre e la sorella, ci salutiamo con la promessa che in seguito gli avrei raccontato tutto il resto della serata. Ora mi godo di più anche la cena...un bacione a mia figlia e a mio marito per aver contribuito a costruire una famiglia così!
LUGLIO IL SECONDO VIAGGIO Tanto era il desiderio di raccontare l’esperienza di una mamma con un figlio ‘emigrante’, che ho solo accennato a un marito e a una figlia. Per quello che riguarda il marito, come ho detto in precedenza, lui si meriterebbe un libro a parte e …chissà che prima o poi questo non succeda. Laura, la sorella di Stefano, entra invece concretamente nel racconto nel periodo in cui abbiamo deciso di intraprendere il secondo viaggio in Irlanda. Prima di iniziare, devo però chiarire che se Stefano è’ il mare, Laura è’ la montagna, se lui è la radice, lei è la parte più aerea della chioma di un albero; se uno è il sole, l’altra è la luna e così via. Per Stefano è tutto bianco o nero, mentre Laura coglie sempre ogni sfumatura di grigio. Lei è una ragazza che, come spesso le dico, “cammina vicino al soffitto” e ogni tanto bisogna riportarla giù con una cordicella; lei vede, sente e percepisce tante cose che alla maggior parte delle persone sfugge, ma nello stesso tempo a lei sfuggono particolari della realtà e della vita pratica, provocando a volte situazioni e reazioni sconcertanti… ha una sensibilità “a pelle”. Spesso devo nasconderle qualche malumore o disagio per non farla preoccupare; è inutile dirle di pensare un po’ più a se', non c’è niente da fare, lei ci “monitorizza” e vorrebbe trovare una soluzione per tutti! Con questo si può immaginare il contrasto evidente con il “super realista” del fratello. So che lei lo adora e lo ammira anche se non sempre approva i suoi atteggiamenti. Questa era una precisazione doverosa per poter comprendere meglio gli avvenimenti di questo “secondo viaggio”. Quando abbiamo proposto a Laura di venire con noi a trovare il fratello, lei è stata entusiasta, ma noi, consapevoli dei suoi timori, le abbiamo chiesto se
volesse prendere una pasticca per rilassarsi ed essere più tranquilla sull’aereo, ma ci ha risposto che non ne aveva assolutamente bisogno e che non aveva nessuna paura di salire e affrontare il viaggio. All’aeroporto tutto bene, la voglia di rivedere Stefano era grande per tutti! - ”Laura stai bene?...E' tutto a posto?” - Certo...che problema c'è?...” Dopo la solita trafila, saliamo la scaletta e una volta dentro l’aereo, ecco che inizia la tragedia: ...Laura “sbianca”, le manca l’aria, è terrorizzata, le sembra di soffocare ...ma ormai è troppo tardi per scendere …Si siede tra me e il padre e ci stringe le mani senza mai lasciarle, senza muovere un muscolo, controlla solo che le espressioni delle hostess che ano tra i sedili siano sorridenti ...quindi ...va tutto bene! Ad un certo punto sento infilarmi tra la mia e la sua mano un foglietto; guardo e scorgo che è un “santino!!!!!” Non è riuscita a rilassarsi neanche un momento! Purtroppo non siamo riusciti a prendere l’aereo diretto per Cork, quindi a Londra siamo dovuti scendere e salire su un altro aereo; il viaggio così è stato più lungo e la sofferenza doppia!!
ALL’AEROPORTO DI LONDRA La prima parte del viaggio era iniziata da un piccolo aeroporto; tutto molto piacevole, almeno per me, ma l’esperienza di Stansted, a Londra, è stata completamente diversa. L’aeroporto è grande come una città, colorata, rumorosa, affollata, dove è abbastanza facile perdersi. Il momento più destabilizzante è stato quello del check-in … Finito il percorso obbligato, si arriva al momento clou: ...dopo aver lasciato borsa, giacca e quant’altro nell’apposito nastro trasportatore, capisco che mi stanno “ordinando” di togliermi le scarpe e are attraverso il metal-detector. Qui inizia l’angoscia ….”Oddio, avrò i calzini sudati o bucati?...E’ da questa mattina presto che sono in movimento! ...e se il metal-detector si mettesse a suonare? ...ma, no! ...non ho niente di metallico, ma non si sa mai!! ...e se la borsa, ando attraverso il rilevatore di immagini, notasse qualcosa di sospetto e fe suonare gli allarmi??”. A una mia amica, tornando da una visita alla figlia a Parigi, è capitato che la sagoma di un particolare grosso carciofo che lei aveva sistemato in borsa per farlo vedere alla madre in Italia, venisse scambiato nientemeno che per una bomba. La cosa ha scatenato tutti gli allarmi con il conseguente arrivo di tutte le forze di sicurezza, naturalmente armate fino ai denti! “E se mi capitasse qualcosa del genere!?” Per fortuna ...tutto a posto ...e un gran sospiro di sollievo!!!! Per Laura è stato un tormento doppio: ha dovuto affrontare tutto di nuovo! Questa volta il gate per imbarcarci era purtroppo alla fine di un lungo camminamento, tra scale mobili, nastri trasportatori e corridoi vari. Ha incominciato a lamentarsi dicendo che provava la sensazione di fare un tragitto simile a quello di chi doveva finire nelle “famigerate camere a gas!” Esagerata...come spesso, ma sempre più pallida!
Cercavamo di riderci sopra, ma eravamo comunque in ansia per lei. Saliti, di nuovo l'aria che manca, il senso di oppressione, il “santino” e l'osservazione costante delle hostess Finalmente arriviamo; Laura è irrigidita, ha le spalle contratte ed è bianca come la carta. Stefano, come sempre è in prima fila ad aspettarci. Lei come lo scorge, gli corre incontro e lo abbraccia tra le lacrime ...era convinta che non l'avrebbe mai più rivisto! Ora il fratello ha una bella casa; gentilmente le cede la sua camera e per un po’ lei si tranquillizza. Finita la cena, tra i racconti irlandesi e i nostri sulla vita italiana e sull’avventura in aereo, cerchiamo anche noi una sistemazione per la notte. Intanto Laura, sfinita, è andata a dormire. Visto che nell’appartamento non ci sono altre camere a disposizione, Stefano accompagna me e mio marito in un ostello, non lontano da casa sua. E’ pieno di giovani di “tanti colori e di tante lingue” ... che bella esperienza! Ma che ci facciamo noi, due persone di una certa età, in un ostello? Per prima cosa, si risparmia ...e su questo siamo tutti pienamente d'accordo, poi ho veramente la sensazione di essere più vicina al mondo di mio figlio: ragazzi seduti anche per le scale, con il portatile sulle ginocchia, tutti presi nei loro affari; studenti o, forse come Stefano, ragazzi in cerca di un luogo dove il pensare ad un futuro lavorativo e di soddisfazione non è un’utopia! All’ostello, c’è un episodio che ancora a distanza di tempo ricordiamo spesso: ...la camera dell’ostello era piccola, con un letto a castello, un lavandino e un solo bagno in comune nel corridoio ... Non sta bene per noi due “vecchietti” uscire di notte per le nostre esigenze!!!! … Come risolvere? Con un po’ di inventiva che non starò qui a descrivere, abbiamo trasformato la
piccola stanza in una camera con i doppi servizi: ”lui e lei”. Il racconto delle modalità di questa trasformazione è tutt’ora oggetto di enormi risate tra di noi. Le persone più curiose di conoscere i particolari “tecnici” sono invitate a contattarmi e riceveranno tutti i particolari! Insomma, sono sempre più orgogliosa che mio figlio abbia fatto questa scelta! -“Ma come? ..Non ti dispiace che sia lontano da casa?” -“Ma sai che sei strana?” -“Ma è proprio un bravo ragazzo, pieno di spirito d’avventura!” -“Ma sarà che là ha una ragazza ....altro che cercare lavoro! ....” -“Stai tranquilla, quando non c’è più chi gli stira le camicie ...o gli rifà il letto, torna a casa!” -“Ma quanto mi dispiacerebbe che mio figlio se ne andasse!” -“Ma cosa gli mancava a casa ...un “lavoretto” mio figlio ce l’ha ...e poi lo aiutiamo noi ...che bisogno c’è di andare così lontano???...” -“Ah! Io sarei proprio triste al pensiero di doverlo lasciar andare così lontano...” Questi sono solo alcuni dei commenti che amici o parenti continuano a rivolgermi più o meno velatamente o “carinamente”. Devo essere sincera, in qualche momento ho messo in discussione la mia sanità mentale: “...una mamma che è contenta che il figlio se ne vada ...?” Ma poi: “Cosa sono tutte queste tragedie? Mica mi abbandona, anzi, se fosse possibile, ci vogliamo anche più’ bene!!” Non sono strana e senza falsa modestia, penso di capire “qualcosina” di più di molti altri. Ora Laura è più rilassata, ma ogni tanto vedo che si “rabbuia” e mi confessa che
il pensiero di dover, prima o poi risalire su un aereo per tornare a casa, la preoccupa e non poco! Nonostante questo, trascorriamo le giornate sereni; ...colazione al “Puccino’s”, eggiate tra i negozietti caratteristici, il favoloso “Penneys”, pranzo in uno dei tanti pub ecc....anche lei si sta divertendo. Una sera abbiamo preparato una cena “speciale” per tutti gli amici di Stefano; ho cucinato loro tutto quello che avevamo portato dall’Italia, a tavola quindi: patate in “umido” con salsicce, pasta e fagioli, “porchetta” ecc.; un ragazzo si è commosso quando ha visto un piatto con tanta bella e profumata “mortadella”. Infatti, prima di partire ci eravamo attrezzati mettendo sotto vuoto più cibi possibili, non perché in Irlanda manchi il cibo, ma per far sentire loro i profumi e i sapori lasciati ...insomma fargli “ritrovare un po’ di casa”. Dopo qualche giorno abbiamo deciso di fare un viaggetto a Dublino, specialmente per far conoscere questa bella capitale anche alla sorella ... Non l’avessimo mai fatto!!!! …Mi sono accorta solo dopo che per lei è stata una tortura! Ma andiamo con ordine! Arrivati a Dublino, cerchiamo un ostello. Memori della positiva esperienza del nostro primo viaggio, torniamo nello stesso ostello dove eravamo stati durante il nostro primo viaggio; in quella occasione avevamo trovato un ostello molto attrezzato, pulito con anche la televisione in camera...ma questa volta l'esperienza è stata completamente diversa...infatti non avevamo considerato, che questa volta eravamo in un fine settimana; in queste giornate le camere a disposizione sono sempre limitate; purtroppo ci è capitata una stanza a dir poco “disastrosa” con due fatiscenti letti a castello ed un bagno che non si meritava neanche questo nome. Per me, mio marito e Stefano, con il nostro ormai provato spirito d’adattamento, questa situazione non era una tragedia, ma per Laura è stato un vero e proprio shock. Una volta di più si è evidenziata la differenza tra i due figli, entrambi speciali, favolosi, stimati e amati, ma così tanto diversi!
Stefano ha cominciato a prenderla in giro in tutte le maniere, facendo diventare quei reali disagi,un motivo di scherzi e risate. Per “aggravare” la situazione ha persino finto e non so fino a che punto, di strofinare un calzino usato sul cuscino della sorella! A peggiorare ulteriormente la situazione, quando lei ha aperto la porta, in corridoio, le si è presentato un “energumeno” vestito da “giocoliere da strada” che oltretutto probabilmente ubriaco, “sbraitava” in tedesco! Si può immaginare lo sgomento della ragazza già provata da tutto il resto!! Superata in qualche modo la notte, il mattino seguente abbiamo cominciato a farle visitare la città. Guidati dal nostro “irlandese”, abbiamo camminato per ore, fermandoci nei grandi centri commerciali e tra le viuzze del famoso quartiere di Temple Bar dove Laura è riuscita a rilassarsi un po'. Munita di una telecamera, ha filmato tutto ciò che vedeva di interessante. Ad un certo punto, mentre camminavamo in fila indiana lungo uno stretto marciapiede, girandoci, non l’abbiamo più vista. Preoccupati, siamo ritornati indietro per capire che fine avesse fatto: l’abbiamo trovata dentro una pasticceria mentre filmava tutti i dolci particolari che sono in effetti la sua ione! Ci ha raccontato che mentre camminava, vedendo la vetrina della pasticceria, non si è neanche accorta di essere entrata nel negozio e ha continuato tranquillamente a filmare. Dopo una bella risata, abbiamo ripreso la visita della città. Le situazioni, gli edifici le persone che entusiasmavano me, erano deprimenti per lei; lei vedeva e apprezzava cose che spesso a me avano inosservate; una volta di più ho preso coscienza di quanto tutti, anche se della stessa famiglia e quindi con lo stesso tipo di educazione, siamo diversi e tutti degni di rispetto e considerazione. Mentre eravamo a eggiare lungo Grafton street, la via più “glamour” di Dublino, due ragazzi hanno salutato Stefano e si sono messi a chiacchierare allegramente con lui. Questo, ad alcuni può sembrare un piccolo e insignificante particolare, ma a me ha fatto piacevolmente riflettere che il mio ragazzo era già
riuscito a farsi degli amici e ad ambientarsi anche qua, lontano dalla sua nuova abitazione. Questo mi è proprio piaciuto: “ Non è solo!” All’ora di pranzo siamo ritornati nel pub che durante il primo viaggio ci era piaciuto tanto e volevamo quindi farlo conoscere anche a Laura. Purtroppo, appena entrati abbiamo sentito un forte cattivo odore, tanto da non poterci fermare a mangiare. Non mi capacitavo perché ora fosse così “puzzolente”. Stefano ci ha spiegato che essendo domenica, quel pub, come del resto anche tutti gli altri pub, per il fine settimana era stato sicuramente invaso da bevitori di birra che bevono fino a sentirsi male... con le immaginabili conseguenze. Durante la settimana si lavora, ma nel week-end il atempo preferito è quello di ritrovarsi in un locale a bere birra, tanta birra! Bevono tutti, tanto che è facile vedere sia gruppi di giovani che intere famiglie are la serata intorno a tavoli stracolmi di bicchieri...posso anche non essere d'accordo con queste abitudini; qua in Italia forse non le sopporterei, ma in quel contesto così diverso, tutto serviva a "fare allegria".
Mentre eggiavamo tutti insieme per il parco al centro di Dublino, è capitato un altro piccolo curioso incidente, ironia della sorte...sempre a Laura: uno dei numerosi "impudenti" piccioni svolazzanti tra gli alberi del grande parco al centro della città, proprio vicino alla statua del famoso scrittore irlandese Oscar Wilde, è riuscito a fare i suoi bisogni al volo, proprio dentro la sua borsa semiaperta...Quella gita non era proprio per Laura, sembrava una cospirazione!!
Oscar Wilde.....luogo del curioso incidente....
Terminati i giorni di Dublino, siamo tornati a Cork in treno. Diversamente dall'andata, Stefano ora ha insistito per fare a piedi il tragitto dalla stazione a casa... -” Dai! ...Non è lontano...Ci fa bene camminare un po'...” Forse aveva calcolato male la distanza, ma sta di fatto che non si arrivava mai. Eravamo stanchi morti e ogni tanto la sorella cominciava a rivolgergli parole “poco piacevoli”...Durante una di queste sue “esternazioni un po' pesanti”, un ante si è messo a ridere e ci ha salutato cordialmente. -” Tra tutti gli irlandesi che girano , proprio un italiano dovevamo incrociare!...” Tra le risate generali, siamo finalmente arrivati. Nei giorni seguenti abbiamo fatto di tutto per “divagarla”, anche andando per grandi magazzini a fare uno “shopping sfrenato” ...ma... sempre con le dovute cautele! La vedevamo spesso ancora preoccupata, anche se, come ci ha confessato in seguito, cercava di nasconderlo il più possibile per non rovinare a noi la vacanza. Sapevamo però che il suo pensiero era sempre al viaggio di ritorno, a quei due “mostri” di aerei che avrebbe dovuto affrontare; neanche le “stupidate” del fratello e dei suoi amici riuscivano a volte a tirarle su il morale. Nel giorno prefissato abbiamo dovuto salutare Stefano, ma questa volta con uno spirito più allegro: avevo toccato con mano dove e con chi viveva! Logicamente anche il viaggio di ritorno è stato per Laura una sofferenza, ma almeno ora sapeva che sarebbero stati gli ultimi due aerei da affrontare. Una volta a casa, ha dovuto anche curarsi da una brutta influenza che stava già “covando” fin dall’Irlanda e che forse le aveva reso tutto più difficile e
“pesante”. Sono trascorsi diversi mesi con gli ormai soliti contatti su Skype, messaggi e le mie raccomandazioni di controllarmi sempre il Puccino's, il Penneys, i vari grandi magazzini e salutarmi anche tutti i suoi amici.
NATALE
Come per tutti i periodi natalizi, Stefano si è organizzato per tempo e ora è con noi. E' riuscito anche a organizzare con la sorella la ormai consueta “tournée” nei vari grandi magazzini della zona per fare acquisti natalizi. Trascorriamo le festività tutti insieme, allegri come sempre, rimandando il pensiero della sua inevitabile prossima partenza. Non dico che ormai ci siamo abituati, ma è quasi diventato più “normale”; le nostre vite “parallele” si congiungono sempre più spesso! Ormai so di avere un figlio “straniero”; a volte mi sembra di trattarlo con dei “riguardi”, come fosse un ospite, ma non è affatto così...evitiamo solo ogni divergenza e affrontiamo con cautela i problemi più “seri” per non rovinare il poco tempo che abbiamo per stare assieme. E così finisce anche il Natale del 2008 e Stefano ritorna ormai nella “sua Irlanda".
2009
FEBBRAIO
La vita continua tra i problemi di sempre come in tutte le famiglie, anche in quelle senza un figlio “emigrante”. E’ l’ora di pranzo, stiamo per metterci a tavola quando suona il camlo di casa. “Ecco, è Roberto, il compagno di Laura che viene a salutarci”. Continuo a preparare il piatto per mia madre che all’epoca viveva con noi, quando da un angolino della porta scorgo un viso sorridente. Non è Roberto, non capisco proprio chi possa essere ...sono un po’ distratta perché la nonna ha fretta di mangiare e non intende interruzioni. Nessuno dice niente, silenzio assoluto e allora, incuriosita, guardo meglio quel viso ...non ci posso credere!!!!! : E’ Stefano!!!!!! Che sorpresa! Mi commuovo, l’abbraccio e non riesco a dire neanche una parola. Poi:- “Ma cosa è successo? ... Stai bene? ...Hai perso il lavoro? ....Insomma, com’è che sei tornato?“ -“Mamma, stai tranquilla, tutto bene, sono qui solo per stare un po' insieme!” Che gioia; niente mi avrebbe fatto più felice!! Ci racconta che era riuscito ad organizzare per tempo quel week-end in Italia ed ora aveva due giorni tutti per noi!!! Ci sediamo a tavola e si può dire che abbiamo festeggiato per due giorni interi!
E’ risaputo che quando si sta bene, il tempo vola; infatti i due giorni sono volati, ma ora conosco la “geografia” di dove vive ...e mi piace!
GIUGNO
Per l'aggravarsi della malattia della nonna, non posso organizzare un altro viaggio. Per vari motivi, questa situazione mi rende piuttosto stressata e triste, ma non c'è niente da fare. Ho Laura che mi aiuta tantissimo ed anche i contatti telefonici con Stefano, rendono questo periodo un po' meno pesante. E' il pomeriggio del 18 giugno, di nuovo il giorno del mio compleanno. So che questa sera ci sarà la solita “cenetta a sorpresa”. Laura è chiusa in cucina; questa volta tocca a lei. Il morale non è altissimo, ma cerco di sembrare il più “normale” possibile; non voglio far pesare a mia figlia questa mia situazione proprio mentre lei si sta dando tanto da fare! Verso le 17, Laura mi chiede di accompagnarla al supermercato perchè le manca un ultimo ingrediente per la sua cena. Sta piovendo a dirotto, ma la accompagno comunque...almeno mi distraggo un po'. Facciamo la spesa con molta calma; ci mettiamo un “secolo” per scegliere della frutta! Tornate a casa...ognuno al suo posto...io davanti alla tv e a “controllare” la nonna e lei in cucina. E' l'ora di cena. Siamo a tavola. Ad un certo punto Laura va a prendere un antipasto che aveva lasciato in un'altra stanza. Dopo poco, facendo un po' di baccano, arriva con una torta salata in mano e una candelina accesa. All'improvviso, lei si sposta e da dietro le sue spalle, con un balzo, sbuca Stefano!
Ancora una volta sono senza parole...meraviglia...sorpresa...felicità...poi le solite “sciocche” domande banali dovute al momento di sbigottimento: -” Ma che ci fai qui?...Come hai fatto ad arrivare proprio ora?”... Poi, tanti abbracci, risa e spiegazioni. Questa volta è stata un'”azione” combinata con la complicità della sorella. Infatti lei sapeva da tempo che sarebbe tornato in questa data e insieme ci raccontano: Stefano era arrivato a Senigallia già alle 16:00, ma siccome in casa c'ero io e Laura era ancora a scuola, lui è rimasto ad aspettare il “via libera” in un bar. Quando la sorella è riuscita a farsi accompagnare al supermercato per lasciare campo libero, lui è entrato in casa... Ora mi spiego gli strani indugi per scegliere un po' di frutta: doveva dargli il tempo di arrivare e nascondersi in camera. Infatti è rimasto lì fino all'ora X ; mi spiego anche perchè la nonna durante la giornata continuasse a ripetere che sarebbe tornato Stefano. Infatti Laura glielo aveva confidato, fidando che, non essendo proprio “ferma” di testa, non si sarebbe mai ricordata...invece...hanno rischiato che tutte le loro manovre andassero in fumo! Che giornate stupende! Ogni preoccupazione è accantonata e anche se per poco, c'è solo allegria! Come ormai abitudine, la domenica seguente lo accompagniamo di nuovo all'aeroporto...mi sembra di essere di “casa”; ci salutiamo con la speranza, come sempre, di rivederci presto.
OTTOBRE Purtroppo, non molto tempo dopo il suo ultimo viaggio, nell'ottobre del 2009 è deceduta mia madre, la nonna, che come ho già detto viveva con noi. Appena saputa la notizia, Stefano è partito immediatamente ed è riuscito ad essere qua prima ancora del funerale. Sono stati momenti molto tristi per tutti, specialmente per i due nipoti che avevano con lei un rapporto particolare. Stefano riusciva a farla “arrabbiare” e ridere sempre, tutto diventava un gioco e lei si divertiva tanto. Laura, purtroppo, ha vissuto tutti i momenti più difficili della malattia della nonna e anche delle mie tensioni e affanni. Non è stato giusto, ma è stato anche inevitabile. Con la sua sensibilità ha sofferto il doppio: sia per la nonna che per me. Superato anche questo momento nonostante fosse ripartito dall'Italia da poco tempo, per Natale Stefano era di nuovo qua. Un po' tutto “sotto tono”, ma anche queste festività sono state rispettate.
2010
APRILE
Per il 24 Aprile 2010, io e il “mio solito marito”, siamo riusciti ad organizzare un nuovo viaggio in Irlanda. Laura...naturalmente...a casa. Era da qualche giorno che mi sentivo strana. C'era qualcosa che non andava. Come sempre, ho fatto tutti i preparativi, compresa la scorta di alimenti italiani, messi prudentemente sotto vuoto, ma, torno a ripetere...c'era qualcosa che non stava andando per il verso giusto. Non saprei proprio come definire questa sensazione, che non era altro che una semplice “sensazione”. La mattina della partenza mio fratello ci accompagna all'aeroporto di Falconara. Arrivati lì, mi siedo tranquillamente al bar ad attendere il comparire sul display l'orario e il numero del gate del nostro volo e iniziare poi la trafila del check-in. ano i minuti ma il display rimane spento...chissà com'è? In quel momento ci arriva una telefonata di Stefano: - ”Dove siete?...Ma come ,all'aeroporto?...Allora riuscite a partire?...” Sul momento non capiamo perchè ci dica così, quando nello stesso istante si accende il video del display e leggiamo che sono stati cancellati tutti i voli a causa di una violenta eruzione del vulcano Eyjafjoll in Islanda. La nube creatasi ha provocato seri problemi alla navigazione aerea paralizzando
il traffico aereo europeo. Ci siamo guardati perplessi e delusi; non ci aspettavamo di certo una cosa simile! Non sono certo una “sensitiva”, ma, come penso succeda ogni tanto a molte persone, come ho già detto, sentivo che c'era nell'aria qualcosa di diverso. Ritornati a casa un po' “mogi”, abbiamo continuato a controllare le notizie sulla navigazione aerea che è ripresa in modo regolare solo il 9 Maggio. Nel frattempo, un po' sconsideratamente, al “buio”, mio marito ha prenotato due posti per l'11 Maggio...e ci è andata bene.
MAGGIO
Finalmente sono di nuovo a Cork. Ora Stefano ha una nuova sistemazione; infatti ha cambiato casa ...questo si che è un appartamento “very irlandese!” E’ su tre piani, con una scala stretta e ricoperta da una moquette rosso-bordeaux con piccoli disegni bianchi, proprio caratteristica delle case irlandesi; fuori un bel cortile con tantissime piante rigogliose, circondato da un alto muro che rende il giardino un’oasi verde tra le abitazioni circostanti. Le camere sono al piano superiore, mentre la cucina, ben curata e attrezzata al meglio è ad un piano leggermente sotto il livello della strada, tanto da scorgere chi sta arrivando ...forse banale, ma piacevole ... Qui vive con un irlandese e con Miguel, un ragazzo spagnolo molto simpatico con cui abbiamo fatto subito amicizia. Purtroppo i diversi orari di lavoro non mi hanno permesso di organizzare pranzi o cene tutti insieme, come è mia abitudine! Un giorno, però ho deciso di organizzare un pranzetto italiano tutto per Stefano. Al mattino, con mio marito siamo stati all'”English Market” il caratteristico mercato coperto di Cork di cui mi sono letteralmente innamorata. Di mercati coperti ne ho visti tanti in Italia, dai più semplici a quelli di “lusso”, ma questo è piccolo, raccolto, con tante “stradine” che s'intrecciano tra loro, con profumi particolari come sono particolari le varie merci esposte. Si trovano cibi di tutte le nazionalità, frutta e verdure esotiche, cibi etnici speziatissimi, dai colori brillanti e dai profumi intensi. I banchi del pesce, poi, sono stracolmi di molluschi giganti e pesci di tutte le razze, forme e grandezze; del resto con l’oceano così vicino, il pesce non può mancare.
I banchi dei macellai hanno in bella vista montagne di alette di pollo, spesso già insaporite con spezie così colorate da sembrare finte. Gli irlandesi avrebbero tante cose buone da mangiare, ma non sanno apprezzare e non sono neanche interessati all’argomento! Con un po’ di difficoltà per reperire gli ingredienti, ma con grande soddisfazione, sono riuscita a preparare un ottimo pranzo: gnocchi fatti in casa, petto di pollo, melanzana e peperone al gratin. Cito volutamente queste verdure al singolare per far presente che abbiamo speso una “fortuna” per acquistarne solo una per tipo; infatti in Irlanda costa meno la carne che qualsiasi ortaggio; piove troppo e il sole si vede poco, quindi la verdura viene tutta importata...tranne naturalmente le patate che abbondano in ogni pasto. Da non dimenticare la storia degli irlandesi letteralmente sfamati dalle patate finchè non sono arrivate le grandi industrie straniere che hanno portato loro il benessere economico. Grazie a mio figlio “emigrante”, ho conosciuto anche la città di Cobh che si trova nell’estremo sud dell’Irlanda. E' la città portuale da dove è iniziato il triste viaggio del “Titanic”. Questa piccola città di pescatori è molto particolare; le sue tante abitazioni alte e strette, tutte di colori molto vivaci, sembrano quasi a strapiombo sull'oceano.
Una delle tante vie a "strapiombo" sull'oceano
Abbiamo trovato un bel ristorante proprio difronte all'oceano e abbiamo pranzato piacevolmente all’aperto, situazione molto rara per il clima irlandese. Per me è stato entusiasmante. Alla mia eccitazione, Stefano: -”Mamma, ma che ti prende?...l'acqua è acqua,...perchè per te è così speciale?”. -”Ma non ti rendi conto che dall'altra parte c'è “l'America”?...non siamo mica davanti al nostro Adriatico, un mare piccolo, chiuso...con poche prospettive?...Da qui partivano i transatlantici...mica le barchette! Il tutto chiaramente sorridendo e aspettando anche lo scontato e immancabile “insulto”. Finita la giornata, abbiamo preso il treno per ritornare a Cork. Qui alla stazione mi è capitato un “fatto piccolo”, ma significativo per capire meglio la società irlandese, o forse, per meglio dire, per capire meglio la differenza di atteggiamenti tra loro e noi italiani: al momento di salire sulla vettura, mi sono sistemata tra i eggeri, senza minimamente controllare le precedenze. Tutti mi hanno guardato un “po' strano” mentre Stefano ha incominciato a tirarmi per il colletto del giaccone: -”Mamma, qua ovunque si rispettano tranquillamente le precedenze; si fa la fila ordinatamente, senza che a nessuno venga in mente di fare il “furbo” e are avanti...” In effetti sono rimasta un po' male: mi reputo una persona “per bene”, non avevo nessuna intenzione di fare la “furba” e mi è dispiaciuto di aver fatto la figura della maleducata prepotente. Questo è solo un piccolo particolare che mi ha fatto riflettere sulla mentalità
degli irlandesi; infatti, ad esempio, le banche hanno sempre le porte aperte e non ci sono davanti guardie giurate, perchè, come mi spiega Stefano, il “furbo” o il malavitoso che sia, è letteralmente emarginato da tutta la società e non viene ammirata la sua capacità di trasgredire impunemente. Siamo di nuovo a Cork. Mancano pochi giorni al compleanno di mio figlio, ma noi non possiamo fermarci abbiamo già la prenotazione per il giorno successivo. Mentre lui lavora, con mio marito che mi ha sempre accompagnata e che devo ringraziare per la sua pazienza, siamo andati in centro e abbiamo comprato diversi regali. Tornati a casa, li abbiamo accuratamente nascosti nella sua camera, avvertendolo comunque di aprirli solo ed esclusivamente il 30 maggio, giorno del suo compleanno. Non saremmo potuti stare insieme fisicamente, ma almeno col pensiero. Anche questa vacanza è terminata e si torna a casa da soli, e come sempre, un po’ tristi! -“Ma questi genitori di Stefano hanno un sacco di soldi da spendere in tutti questi voli!!!!!” Non è vero, siamo una coppia più che normale, con un reddito medio. Abbiamo solo avuto la fortuna di avere a casa delle persone che ci hanno permesso di partire quando volevamo, o meglio, quando era più conveniente ...infatti, potendo prenotare con largo anticipo, si può volare spendendo meno che raggiungere Roma o Milano con il treno! Queste piccole informazioni saranno sicuramente scontate per tante persone, ma penso che ci sarà comunque qualcuno a cui potranno fare comodo, cioè qualcuno come me, che fino a qualche anno fa pensava che volare fosse una cosa solo per pochi fortunati!
NOVEMBRE ULTIMO VIAGGIO Abbiamo saputo con largo anticipo che per il Natale 2010, Stefano avrebbe lasciato l'Irlanda. Nonostante questo non abbiamo rinunciato ad un ultimo viaggio...chissà quando mi sarebbe capitato poter ritornare nell'Irlanda che mi era ormai così cara? -”Ma un viaggio lo puoi sempre fare”. -”Tra poco torna....cosa vai a fare?...” So bene che ormai, rotto il ghiaccio con gli aerei potrei partire quando voglio, ma non è la stessa cosa! Forse temo che mi possa riprendere quella celata pigrizia o la sensazione di non avere più l'alibi per lasciare tutti i miei impegni domestici e non, e partire serenamente. Sta di fatto che ancora una volta siamo riusciti a tornare in Irlanda. Abbiamo trovato Cork completamente già addobbata ed illuminata per il Natale; tutto molto caratteristico, anche se a volte un po' eccessivo; Stefano ci ha raccontato che dal primo di Novembre la città è pronta per il Natale...anche questo...molto piacevole. Ora mi sentivo “di casa” e per l'ultima volta me ne andavo a cercare i pub più storici, le chiese esageratamente monumentali per le dimensioni della città, i negozi dei vari “ abbigliamenti irlandesi” che non avrei mai indossato per niente al mondo e quelli di particolari addobbi natalizi...per poi commentare il tutto, alla sera con Stefano. La sua ditta si era trasferita in periferia, abbastanza lontana dal centro, quindi non potevamo più pranzare insieme; allora con mio marito andavamo in giro a cercare qualche “posticino speciale”.
Spesso finivamo all'English Market, “come è risaputo”, il mio posto preferito. Lì, al piano superiore si può mangiare e osservare da un terrazzino l'attività di tutto il mercato...anche questo, molto piacevole...almeno per me! E' proprio qui durante un pranzo che, quando ho chiesto:
English Market con "ristorantino"
“Per favore, vorrei del pane” ...mi hanno guardato senza capire, mentre io continuavo a chiedere... ”pane!“. Chissà perchè in quel momento mi sembrava impossibile che nessuno riuscisse a capire questa semplice parola: ”pane” ...non era certo la prima volta che ordinassi qualcosa, ma stranamente la parola “pane” secondo me, doveva essere internazionale. Ancora oggi “quelli di casa” mi prendono giustamente in giro e ci ridono sopra. Una sera abbiamo trascorso un dopocena diverso: siamo stati in un pub dove Stefano sapeva che avremmo trovato della musica “dal vivo”. Infatti in questo piccolo locale affollatissimo si esibivano due violinisti e una cantante. Tutta musica e canzoni irlandesi molto coinvolgenti, allegre e tristi nello stesso tempo. Mentre Stefano accennava qualche timido o, gli si sono avvicinati due “ragazzoni” che l'hanno invitato ad uscire. Io e mio marito non sapevamo cosa pensare...”forse saranno degli amici che vogliono scambiare due parole”...macchè... al rientro Stefano ci ha spiegato che erano due ragazzi pagati dal pub per controllare che tutto fosse sotto controllo e avendolo visto "oscillare", lo avevano creduto ubriaco. Gli avevano proposto di aiutarlo a tornare a casa, ma quando hanno saputo che stava benissimo e che era in compagnia dei genitori, gli hanno chiesto scusa per il malinteso. Dopo poco si sono avvicinati anche a noi per spiegarci il fatto e chiedere di nuovo scusa. L'incidente, se si può chiamare così, ci ha fatto ragionare di nuovo sulla diversità di comportamento tra noi italiani e gli irlandesi. Una volta di più penso che mi piace dove sta vivendo mio figlio. Altre cene “diverse” si sono svolte sia in un locale messicano, dove mio marito ha vinto la scommessa di riuscire a “spazzolarsi” un enorme piatto di chili con carne e riso cucinato divinamente e sia in un ristorante asiatico. Quest'ultimo è stata un vera nuova esperienza: un locale molto vasto, spoglio e con lunghi tavoli...non me l'aspettavo affatto così. Oltretutto, pensando di ordinare la mia
solita zuppa mi sono ritrovata una ciotolina con un brodino e pochi pezzetti di verdura non meglio identificata...posso dire che non mi è proprio piaciuta, ma è sempre interessante provare. Un giorno dopo l'altro è finita anche questa vacanza. So che tornerà a casa presto, ma la nostra partenza questa volta così tranquilla, mi fa riflettere se ci siamo abituati troppo alla sua lontananza...vedremo.
RITORNO IN ITALIA
Sono ati i tre anni dell’Irlanda e Stefano ha deciso di cambiare nazione. Ora parla bene la lingua, il lavoro è ben remunerato e gratificante, gli amici ottimi... ma: -“Il cielo è sempre grigio e piovoso, l’ho sopportato per un po’, ma per uno come me che ama il sole e il mare, è troppo!! Inoltre in questi anni vissuti in Irlanda ho capito che non bisogna mai sedersi, ma cercare di cambiare lavoro ogni 3 – 4 anni per trovare nuovi stimoli”. Inoltre per la prima volta mi parla del suo sito col quale aiuta molti italiani a trovare lavoro e trasferirsi all'estero: “Viviallestero.com”. Stefano è molto paziente con me: questa volta mi spiega per bene di cosa si tratta e del successo che sta avendo questo suo progetto. Infatti con il tempo ci rendiamo conto di quanti enti o organizzazioni italiane e straniere lo invitino a parlare, esporre le sue idee e raccontare le sue esperienze. Come potrei non essere orgogliosa del mio ragazzo??? Lo sono, ma lo devo nascondere perché lui non vuole sentirne parlare ….. So che sta aiutando tanti giovani e meno giovani a superare le difficoltà a volte anche tecniche per trovare lavoro all’estero. Mi racconta che spesso il problema è anche psicologico, specialmente per quello che riguarda il pensiero di lasciare gli amici e la famiglia. Come ho già detto, questo è uno dei motivi per cui ho iniziato a scrivere questo racconto rivolto più che altro alle mamme che solitamente sono le più sensibili a certe situazioni. Un appello che posso fare a queste mamme è invece quello di incoraggiare e sostenere i ragazzi che stanno pensando di fare questa scelta.
Non c’è niente di drammatico...tutt’altro; vederli consapevoli e maturi è una soddisfazione incredibile. Visto che i figli non sono “una cosa di nostra proprietà”, mi sento di parlare in questo modo e l’amore che proviamo per loro non cambia con i chilometri di distanza. Può sembrare retorica, ma è la realtà! Tornando al racconto, devo confessare che il mio rapporto con lui è particolare. Stefano è un ragazzo esuberante, sempre allegro, che ti tiene sulla “corda” dalla mattina alla sera. Il nostro rapporto è speciale! Mi coinvolge in tutte le sue ioni, specialmente in quelle calcistiche, proprio in quelle in cui non ci capisco niente. Ci “becchiamo” in continuazione con un’ironia coinvolgente. Ci “insultiamo”, specialmente quando dimentico qualche suo “insegnamento sportivo” o sui risultati delle partite o cose di questo genere. A volte dobbiamo fare attenzione a chi ci sta vicino perché potrebbe fraintendere ...... E’ veramente un rapporto speciale: ci “insultiamo”, sempre ridendo, e ci stimiamo! Forse è difficile da capire, ma è proprio così. Con lui a casa, cambiano gli orari e cambia la quantità di cibo da comprare e preparare! Siamo però una famiglia “al completo” ...riprendiamo le “cenette”, com’è nostra abitudine, ma ora di nuovo in quattro. Stefano ci prepara cene di gusto orientale, come ha imparato dai vari coinquilini con cui ha convissuto: sushi, sashimi ... ecc. La sorella si ribella e lo accusa di preparare piatti a base di topi, scarafaggi e insetti vari! Comunque ogni cena finisce con tanti “amarcord” e tante risate! ... Che soddisfazione! ... Non cambierei tutto questo con niente al mondo!!!!!!!!!!!!!!!! Ogni tanto ci ripetiamo che siamo fortunati, ma la fortuna non si inventa, si crea giorno per giorno, forse inconsapevolmente, ma è così! L'idea che mio figlio stia lavorando ad un sito web ed un progetto online mi
incuriosisce. Vista la mia perplessità, Stefano mi fa conoscere il suo “sito”; mi illustra gli articoli da lui inseriti, le offerte di lavoro provenienti da tanti paesi, i vari link e le tantissime richieste d’aiuto da parte di persone di tutte le età, cultura ed estrazione sociale. Rimango impressionata, prima di tutto dall’enorme lavoro che ha fatto e che sta facendo, ma poi anche da quanta gente è preoccupata dalla situazione attuale italiana e prova a cercare concretamente un’altra dimensione dove lavorare e vivere. Mi racconta che i contatti sono tantissimi, ma che molti, quando si tratta di trasferirsi realmente, non se la sentono; nel momento cruciale si evidenziano incertezze, paure e anche un non meglio identificato timore di far soffrire chi resta. Leggendo quelle e-mail, mi si è rafforzato e confermato il desiderio di scrivere queste pagine. Dovrebbe ormai essere trasparente che non c'è niente di drammatico nell'avere una persona cara decisa a lasciare il “nido”. Comunque sia, dopo una decina di giorni ati a casa è l'ora di partire per la sua nuova destinazione: Sydney, Australia! Questa volta la meta è proprio lontana: andrà dall'altra parte del mondo!!! In un certo senso, conoscendolo, ci aspettavamo che non sarebbe tornato in Italia, ma non che andasse così lontano!!! Questa volta, andarlo a trovare, sarebbe diventato un vero e serio problema per tanti motivi e non ultimo quello economico. Comunque, abbiamo di nuovo “assorbito” la notizia con allegria, nascondendo una volta di più i timori e le varie preoccupazioni. Cercando di trovare sempre un aspetto positivo in qualsiasi situazione, almeno questa volta sappiamo che la permanenza all’estero sarebbe stata veramente a “tempo determinato”; infatti, viste le difficoltà burocratiche che esistono per
trasferirsi in pianta stabile in questo continente, dopo un anno al massimo, quasi certamente sarebbe dovuto ritornare.
Australia
Per 24 ore, tanto dura il viaggio, siamo stati senza notizie, tranne un SMS da Abu Dhabi, dove l’aereo ha fatto scalo, e finalmente un laconico “tutto bene!” Anche questa volta, niente è programmato in anticipo; ancora niente lavoro nè sistemazione in appartamento. Spero che non debba dormire nel letto di un amico che sta lavorando di notte...ma, visto come ha risolto le sue cose in precedenza, sono più ottimista! Per me iniziano comunque nuovi problemi; infatti tra l’Italia e Sydney ci sono dieci ore di fuso orario e quindi ho dovuto incominciare a ragionare tenendo conto di queste “difficilissime” ore di fuso! Sempre con Skype, ho incominciato a telefonargli a tutte le ore e ... guarda caso, non ho quasi mai indovinato l’orario giusto per lui! Inizialmente il lavoro che svolgeva era in uno student-service dove aiutava i ragazzi a trovare i migliori corsi di lingua inglese e di formazione. Dopo qualche mese cambia lavoro ed inizia in un'azienda di giochi online come customer service representative (Assistenza ai clienti). Lavorando con clienti europei, il suo turno era quello notturno, di conseguenza il problema dell'orario è diventato sempre più complicato per me; infatti ,se ci mettiamo anche che, svolgeva il lavoro di notte, si può immaginare quante volte l’ho chiamato, quando stava dormendo, o quando era al lavoro e non poteva rispondere liberamente. A complicare la situazione è intervenuto anche il problema che i turni non erano neanche regolari. Anche comunicandomeli in anticipo... niente da fare ... mi sbagliavo quasi sempre! -“Mamma, non fare come il tuo solito! ...fai i conteggi giusti! Possibile che ti sbagli sempre?! “ e dopo di ciò arrivavano i nostri soliti “insulti”!! Chi avesse ascoltato le telefonate si sarebbe scandalizzato per come ci
trattavamo, ma se avesse veramente ascoltato con attenzione e ci conoscesse bene, avrebbe capito il tono “più che sorridente” e sempre speciale! Questo periodo è stato molto particolare; ho dovuto far lavorare la fantasia più che mai! Fin dal primo giorno in cui siamo riusciti a parlarci, ho capito che era tutto diverso. Una volta di più mi hanno aiutato le mie ioni: le letture e i documentari sui vari paesi del mondo, ognuno con le proprie usanze, abitudini e modi di vivere. Quando riesco ad indovinare un orario opportuno, cosa che, come ho già detto, non sempre mi riesce, lo tempesto su tutto e mi faccio raccontare il più possibile. Lo ascolterei per ore, ma questo non è possibile. Dopo ogni telefonata, basandomi su quello che mi ha appena raccontato, cerco di immaginare come possa essere questo nuovo ambiente e la sua nuova vita. Mentre qua è inverno in Australia è estate e fa molto caldo. Vivendo a Sydney, me lo immagino in riva all’oceano, su una bellissima spiaggia, con una T-Shirt, pantaloncini corti e infradito ...il suo abbigliamento preferito! Me lo vedo ...abbronzatissimo e sorridente! Naturalmente faccio fatica ad immaginare il suo posto di lavoro anche se mi dice che si tratta di una ditta situata in una bella zona; una ditta all’avanguardia, con ottime condizioni lavorative che qua in Italia ci sogniamo! Il costo della vita è molto alto, ma gli stipendi sono più che adeguati. L’occupazione è altissima, e i guadagni così alti permettono di spendere tranquillamente. Sapendo che mio figlio ha ereditato da me il famoso “braccino corto”, sono certa che saprà trovare anche in Australia dove poter risparmiare e vivere comunque molto bene! Finalmente imparo a scaricare in computer le foto e i filmati che mi invia. Che meraviglia!!
E’ tutto enorme, dalle vie ai parchi, dalle spiagge alle piscine accanto all’oceano, recintate per proteggere i bagnanti dagli eventuali attacchi degli squali (cosa non rara in questa zona!).
Piscina sull'oceano....per evitare gli squali!...
In qualche foto me lo vedo proprio come me lo immaginavo: nero come un “carboncino” e proprio con l’abbigliamento con cui lo pensavo! Mi spiega che la vita sociale, però, qua è molto diversa: diversamente dall'Irlanda dove è molto normale avere e frequentare molti amici, in Australia è molto più difficile. Nel posto di lavoro i rapporti sono ottimi, anche con i dirigenti più alti in grado, ma, finito l’orario di lavoro, è difficile ritrovarsi. La città enorme, estremamente caotica; le distanze notevoli e le innumerevoli distrazioni non permettono di organizzarsi magari per un aperitivo o per una cena dell’ultimo minuto. E’ più facile trovarsi in spiaggia per un barbeque e fare baldoria assieme a sconosciuti per poi proseguire ognuno per la sua strada; si socializza subito, ma, finita la serata non ci si rivede più. Stefano ha iniziato a inviarci anche dei filmati realizzati mentre vaga per Sydney. Non ho mai visto un cielo annuvolato e tanto meno una giornata di pioggia! Tenendo lo smartphone in mano, filma tutto, ma purtroppo, la sua andatura dinoccolata, spesso rende le immagini tanto traballanti che a guardarle, viene il mal di stomaco! Dopo averglielo fatto notare, ha iniziato a fare “per bene”. Ho potuto così essere all’Opera House, ammirare gli interni, l’assolata eggiata tutt’intorno
Una trafficata via del centro di Sidney
con i vari locali da dove godere di un meraviglioso panorama. Il particolare più gradito è stato, come sempre, l’immagine del mio “riccioluto” con i capelli scompigliati dal vento, il suo sorriso e gli occhi “brillanti”. Più di una volta gli ho chiesto se i colori cosi “forti” di tutto il panorama e specialmente i turchesi così così accesi del mare, fossero reali o frutto delle foto o dei filmati: -”Ma certo che sono proprio reali...indescrivibili a parole!”... …e allora il piacere di guardarli e il desiderio di essere lì aumenta... -”Ma come? Ti entusiasma più osservare i panorami che vedere tuo figlio?” Mi chiedevo da sola Ecco di nuovo quella mai sopita sensazione di non essere una “mamma normale”...ma poi, come sempre, arriva puntualmente anche la risposta: -”Ma fai basta!...sei noiosa...sai bene ormai che non è così...è ora di non pensarci più...” Ma tutto questo continua periodicamente ad “uscir fuori”, forse per il travagliato vissuto personale o ...chissà... Una volta di più smetto bruscamente di “rimuginare” e scrivere sull'argomento, ripromettendomi di analizzare “la cosa” in privato... Non so se altre mamme provano o hanno provato queste sensazioni... “Tornando in Australia”...un pomeriggio mio marito era nel suo studio a “vagare” su Facebook, quando mi chiama con un tono urgente e stupito: -”... Daniela...vieni subito a vedere...” Mi avvicino allo schermo e mi ritrovo Stefano, bellissimo, con i suoi soliti ricci
scompigliati dal vento, appoggiato a una ringhiera di un terrazzo a strapiombo sull'oceano con sullo sfondo i famosi “12 Apostoli” sulla Great Ocean Roads. Che sorpresa....non ne sapevamo niente! -”Ma che ci fa lì a Melbourne?...” Lo chiamo come sempre senza pensare all'orario. Per fortuna è giorno e non sta lavorando. Mi racconta che nel fine settimana aveva incontrato un suo amico italiano che attualmente sta lavorando a Melbourne e che lo aveva invitato a visitare la città, compresi, logicamente anche i famosi, enormi faraglioni in riva all'oceano. -”Uno spettacolo unico!”-con la solita voce allegra ”Anche la città è bella....ma preferisco Sydney...poi ti racconto.” Per me lo spettacolo più bello era stato ritrovarmelo lì all'improvviso...e senza nessun preavviso. Come non essere soddisfatta, contenta e orgogliosa anche se si trova dall'altra parte del mondo! Per otto mesi ho vissuto così in Australia: nel giardino zoologico, nei parchi ombreggiati e fioriti, sulle spiagge affollate, tra i giovani, nel traffico caotico del centro, ecc... …Ho fatto anche una vacanza alle isole Fiji... in un bel resort, in mezzo ad una natura rigogliosa e tra fiori stupendi. In un'isoletta semi-disabitata, ho gustato un barbeque improvvisato sulla spiaggia e ho
Resort ....vissuto con la fantasia...
fatto una vera e propria “scorpacciata” di un ottimo e freschissimo pesce. …........Certamente tutto questo con l'immaginazione e con il o, come sempre delle foto, filmati e racconti. Con la webcam, Stefano è riuscito a farmi vedere tutto il suo appartamento che ora condivide con una ragazza cinese, un australiano ed un neozelandese. Anche per me, piano piano, il mondo si sta facendo “sempre più piccolo” e più raggiungibile. Paradossalmente, i chilometri che ci separavano si percepivano molto meno. Forse ci vuole tanta fantasia, ma posso assicurare che non è poi così difficile vivere in “contemporanea”. Proprio nei giorni in cui sto scrivendo queste pagine, casualmente ho sentito una mamma che si dispiaceva molto della decisione del figlio di trasferirsi proprio in Australia...dall'altra parte del mondo! Mi piacerebbe molto che questa signora, e come lei forse tante, si rendesse conto che anche questo trasferimento in una nazione così lontana non è una tragedia, specialmente se fatto con la classica “testa sulle spalle”. Se partono solo per un'avventura, ...tornano presto, ma se vogliono dare una svolta reale alla loro vita, non c'è che ammirazione nei loro confronti. E' vero che occorrono tante ore di volo, il biglietto aereo è piuttosto “salato”, ma con tutta la tecnologia ora a nostra disposizione, possiamo essere “vicini” e partecipare alla vita anche di un neo-australiano. -”Ma non ti manca poterlo vedere realmente?” Questa è un'altra obiezione che mi sento rivolgere frequentemente e a cui faccio fatica dare una risposta comprensibile a molti.
Sarà forse che per vari motivi sono una persona che rifugge sistematicamente dai contatti fisici o che metto sempre al primo posto leggere la soddisfazione negli occhi dei figli o sarà la mia particolare natura “strana”, rimane il fatto che il non poter abbracciare o quantomeno accarezzare mio figlio, non è mai stato un problema “pesante”; mi è sempre bastato guardarlo anche in foto e sapere che sta bene ed è soddisfatto. Sarebbe auspicabile per tutti poter rimanere, lavorare con soddisfazione e vivere decentemente nel proprio paese ma, visto come vanno le cose, sono del parere che sia giusto incoraggiare i ragazzi in tutte le maniere, piuttosto che creare loro problemi di tipo affettivo e/o psicologico. Poi, non si sa mai...le cose possono sempre cambiare.. Tornando al racconto, nonostante assero mesi, la mia totale incapacità di adeguarmi al fuso orario ha fatto in modo che continuassero gli “insulti” e le conseguenti risate per i miei orari sballati o per la richiesta di informazioni su tutto; spesso certe domande gli sembravano futili, ma ho sempre voluto sapere il più possibile, ...anche i dettagli. Quando Stefano ha iniziato a inserire nel suo sito “Viviallestero.com” offerte di lavoro dall’Australia, è comprensibile che le domande per potersi trasferire siano state e sono tutt'ora innumerevoli. Come ho già detto, non è facile, ma conoscendo l’inglese e seguendo le sue indicazioni, è possibile trovare un’ottima sistemazione. Ci sono ragazzi che anche senza conoscere la lingua, si sono trasferiti, accettando magari lavori poco qualificati, ma che danno loro comunque la possibilità di fare esperienze e “approfittare” di questo continente così lontano e così “allettante”!
Sud Africa
E’ il Natale del 2011 e Stefano, come sempre è con noi in Italia. Come ho già fatto riferimento all’inizio di questo racconto, in qualsiasi parte del mondo si sia trovato, organizzandosi per tempo, siamo sempre riusciti a festeggiare tutti assieme in modo semplice, ma molto coinvolgente questa ricorrenza. Era trascorso già un anno ed era finito il suo periodo di permanenza in questo continente; infatti, il visto Working Holiday Visa, come ci aveva spiegato, è valido solo per dodici mesi; esistono dei modi per poterlo prolungare, ma lui aveva deciso di non prendere questa strada. Piano piano riprendiamo di nuovo la vita in quattro ....ma questa volta sto sul “chi va là”; so che ripartirà ...me lo sento .....”Ma dove andrà?” ano alcuni mesi e tutto tace. Un pomeriggio mi chiama in cucina e mi dice che tra un mese partirà di nuovo. Lo sapevo!... -“Indovina un pò dove vado questa volta?!” Non lo so, sono troppe le possibilità; non c’è luogo impossibile! -“Vado a Cape-Town, in Sud Africa!” Sono perplessa e un pò frastornata...mi aspettavo che partisse, ma non so perchè, questo continente era proprio fuori dai miei pensieri Il Sud Africa è un’esperienza totalmente diversa da tutte le altre. Mi spiega anche che il suo sito ”Viviallestero.com” sta avendo molto successo e ha bisogno di allargare le sue esperienze per poter meglio consigliare e aiutare
chi ha la necessità e la volontà di lasciare l’Italia e lavorare all’estero. E' un paese con una storia molto “forte” in cui i nativi del posto hanno sofferto per un lunghissimo periodo la tremenda “apartheid”. Qui si vive la storia dello straordinario personaggio, uomo, eroe Nelson Mandela. Immagino che non possa essere una nazione come le altre!! Attraverso le foto e i filmati, ho potuto vedere il luogo più emozionante in assoluto, cioè “Robben Island”, l’isola dove è stato tenuto prigioniero Nelson Mandela per 18 anni. Osservare la sua cella, due metri per tre, il giaciglio in terra, le misere sue cose personali e sapere che questo uomo ha resistito lì per tutti quegli anni pur di non venir meno al suo ideale di giustizia e libertà, rende l’idea della assoluta grandezza di questo personaggio.
La povera e suggestiva cella di Nelson Mandela
So che Stefano si è sempre apionato alle vicende di questo grand'uomo e in casa abbiamo molti libri che parlano di lui e della sua vita. Dal Sud Africa ci sono arrivate immagini che rispecchiano situazioni veramente contrastanti da quelle provenienti dall’Australia! I panorami di Cape Town sono veramente “strepitosi”; la città è situata in una fascia adagiata tra l’incontro di due oceani con i monti proprio a ridosso delle abitazioni. Quello che Stefano, attraverso foto, filmati e conversazioni telefoniche, ha sempre
Cape Town tra l'oceano e le montagne
cercato di comunicarmi è però il totale diverso modo di vivere e concepire la vita. Le incursioni nelle “Township”, le zone più povere della città, dimostrano come si possa vivere con niente ed essere sempre sereni, spensierati, quasi felici! Qui il contrasto con il nostro mondo è lampante e veramente farei attenzione a parlare della tanto sbandierata superiorità della civiltà “occidentale!” Certo, non è, come si dice “tutto rose e fiori”, ma il senso della solidarietà è reale e molto sentito. Ho foto di mio figlio tra i palazzi “signorili” ed eleganti del centro e tra le baracche di lamiera delle Township, in un orfanotrofio per bambini abbandonati e nel modernissimo ufficio ecc… La sensazione che traspare è sempre quella di una grande calma, dove la frenesia occidentale è sconosciuta. Mi racconta che diverse persone che grazie al suo sito hanno trovato lavoro in Sud Africa, stanno vivendo le stesse esperienze e apprezzano veramente i ritmi diversi del vivere quotidiano come ad esempio Roberta che non smette mai di ringraziarlo per essere riuscita grazie a lui, a lavorare nella stessa ditta dove aveva fatto esperienza Stefano. E così anche altri. Mentre leggeva queste mio racconto ancora in “lavorazione”: -”Ma come , mamma, non hai neanche accennato alla tanto “sbandierata” e risaputa pericolosità del vivere in questa nazione?...non avevi un po' paura che mi potesse succedere qualcosa?” Devo essere sincera...non ci ho mai pensato;... incomincio a rendermene conto solo ora che me lo fa presente.
E' vero, bisogna essere sinceri, non può essere tutto idilliaco. La storia così travagliata di questo paese con le tremende lotte sociali dovute all'apartheid sono solo da poco sopite. Certe rivendicazioni, “malumori” e situazioni non ancora perfettamente ben definite e sopite, rendono il Sud Africa una nazione in parte pericolosa. …..Ma sarà per il fatto che dalle mie, forse superficiali informazioni, so che è la capitale Johannesburg ad essere la città veramente a rischio, sarà che mi sono sempre fidata del “buon senso” di mio figlio o sarà che non ci “volevo” pensare, anche il periodo africano l'ho vissuto serenamente e sempre con il piacere di vedere l'entusiasmo di Stefano, così soddisfatto e orgoglioso anche in quella totalmente nuova situazione di vita. Qualche mattina sono riuscita ad “indovinare” l'orario giusto e così, mentre stavo facendo la mia solita eggiata sul lungomare deserto, abbiamo cominciato a comunicare attraverso “piccoli” messaggi. Tra “battutine scherzose” e i soliti “insulti” per i miei vari malintesi, captavo informazioni: come ad esempio: -” Mi sono comprato un motorino per non rischiare di far tardi al lavoro...” -” Sono arrivati in ditta nuovi colleghi....tutto bene...” -” Il sito procede alla grande...ci lavoro in ogni momento libero...” ….E così ci sentivamo più vicini.. Quando, poi, si riusciva a parlare su Skype, allora i racconti erano più dettagliati: -”L'altra sera sono stato a cena con dei colleghi in un posto veramente singolare: in un ristorantino..... si fa per dire....in una baracca di lamiera......certo, ci siamo andati in macchina perchè non è “sano” avventurarsi nelle zone più periferiche e più disagiate con i mezzi pubblici e tanto meno a piedi. Abbiamo mangiato dell'ottima carne alla brace, cotta su un fornello improvvisato e bevuto una birra locale.....tutto con una spesa minima!......Si potrebbe pensare che i gestori di questo “localino” ci avessero considerato degli “snob” o quantomeno quelli che volevano fare un'esperienza “forte” o che li
considerassimo “inferiori” per la loro povertà.....ma non è stato così. Siamo stati accolti con sincera allegria, anzi con gratitudine per aver apprezzato la cucina e aver trascorso con loro un po' del nostro tempo”. Alcuni giorni dopo mi ha parlato della visita fatta assieme ad altri colleghi ad un orfanotrofio, aiutato economicamente anche dalla sua ditta. Mi ha raccontato di essersi recato sulla cima della famosa Table Mountain, proprio quella a ridosso della città per osservare,da lassù, il meraviglioso spettacolo del sorgere del sole. Mi ha inviato anche diverse foto, sapendo che così avrei vissuto anch'io un po' di quella meraviglia.
L'alba dal Table Mountain
…Mi devo accontentare...perchè purtroppo, diversamente dall’Irlanda, sia per motivi economici che per impegni della vita quotidiana, non ho potuto avere una conoscenza diretta né del Sud Africa e tanto meno dell'Australia; queste nazioni; le ho dovute vivere tutte “di riflesso” ma mi hanno entusiasmato ugualmente. Ora la mia vita, la vita della mia famiglia va avanti normalmente come tante. Ad essere sincera, sono più preoccupata per Laura che vive con noi, che ho sempre sotto gli occhi, che è sempre pronta ad ascoltarmi e aiutarmi, ma che, anche se “a ben ragione”, è sempre affaticata, nervosa e scontenta, piuttosto che per Stefano, lontano, sì, ma che sa cogliere i lati positivi delle situazioni o perlomeno volge a suo favore quelli più negativi. Proprio mentre sto scrivendo queste ultime righe, Stefano è di nuovo all'estero. Per quanto tempo? Quando sarà di nuovo a casa? Non si sa, forse per il momento non lo sa neppure lui. Va bene così!
Conclusione
L’idea con cui ho iniziato a scrivere queste pagine era quella, come ho già detto, di raccontare cosa può provare una mamma con un figlio che, per avere un futuro migliore e più soddisfacente, “emigra” all’estero. Con lo scorrere delle parole, mi sono accorta però che quello che traspariva era invece il racconto di una personale esperienza che da tempo cercava di “uscire”. Pensavo di non farcela mai a renderla a parole e se siete riusciti a leggere fino alla fine, forse ne avrete capito il perché. Non so quanto queste pagine potranno aiutare un genitore ad “assorbire” l’idea che un figlio decida di lasciarvi, in quanto ognuno ha la propria sensibilità, i propri punti deboli o le proprie “forze”, ma spero comunque che a qualcuno tutto questo possa essere utile e se così non fosse, magari possa aver trovato almeno piacevole leggere questo racconto e chissà mai riconoscersi anche un po’.
Ringraziamenti
Devo ringraziare prima di tutto Stefano che con il suo “emigrare” mi ha aperto tante “finestre” sul mondo e me lo ha reso più a “portata di mano”. Devo ringraziare mio marito che, specialmente durante i viaggi in Irlanda, ha sopportato i miei vagabondaggi e a volte i miei scoppi di entusiasmo anche per piccoli e insignificanti particolari! Devo ringraziare mia figlia Laura che, rimanendo per lo più a casa con la nonna, mi ha permesso di viaggiare. Devo ringraziarla per essermi stata vicina anche quando stavo vivendo una situazione psicologicamente molto stressante e io, continuavo a parlarle della serenità e spensieratezza del fratello!