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L’Ultimo Compleanno

Valeria Borioni

© L'Ultimo Compleanno - Valeria Borioni - 2014

Titolo | L’Ultimo Compleanno Autore | Valeria Borioni ISBN | 9788891146380 Prima edizione digitale: 2014 © Tutti i diritti riservati all’Autore Youcanprint Self-Publishing Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE) [email protected] www.youcanprint.it Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

L’ULTIMO COMPLEANNO

I PARTE

LEE BLAKE Medico della famiglia Lennox, aveva 56 anni. A prima vista ANDREW FORD Amico di Timothy e socio minoritario, aveva 52 anni. Alto, JENNIFER FINCH CONNELLY Moglie di Miles Connelly, aveva 30 anni. Era una donna div KAREN FINCH Sorella di Jennifer. Aveva 33 anni. Capelli lunghi di color ro MILES CONNELLY Dipendente di spicco della “Lennox & Ford” e marito di Jen GLORIA AVON Amica dei Connelly. Aveva 29 anni. Capelli neri molto lung MATTHEW LENNOX Figlio di Cecily e Timothy e marito di Lizzy. Alto, capelli e CECILY LENNOX Moglie di Timothy, aveva 49 anni. Non molto alta, leggerme TIMOTHY LENNOX Presidente di una grossa finanziaria e marito di Cecily. Avev LIZZY AUSTIN LENNOX Moglie di Matthew. Aveva 26 anni. Snella, occhi chiari e cap ANNIE PRESTON Cameriera di casa Lennox, aveva 39 anni. Magra, capelli cas IAN BERKELEY Avvocato di Lennox. Aveva 36 anni. Uomo grande e grasso, COLIN BATES Socio e amico di lan Berkeley. Aveva 34 anni. Piuttosto bass ALLAN LYNCH Sovrintendente di Scotland Yard. Aveva 55 anni. Grasso e p MARTIN EVANS Ispettore di Scotland Yard alla riapertura del caso. Aveva 45 PAUL DAVIS Sovrintendente di Scotland Yard alla riapertura del caso. Ave

DIVERSI GIORNI PRIMA

Seduta al suo scrittoio Annie Preston stava guardando alcune vecchie foto. Nella stanza c’era solo lei. Alcune lacrime comparvero sui suoi occhi ma lei fu celere a reprimerle. Alzò la testa, raggruppò le foto e le racchiuse dentro uno piccolo scrigno di legno. Ora sul suo viso comparve un leggero segno di rabbia. Si sentiva pronta ad agire. Ormai aveva deciso e avrebbe colpito sicuramente prima del 3 dicembre. E sapeva anche come procedere.

Erano due i motivi per i quali Timothy Lennox provava una particolare eccitazione psicologica. Il primo era l’ennesimo biglietto che gli era stato appena recapitato. Il messaggio riportato lo aveva accigliato; lo affascinava ma nello stesso tempo lo infastidiva. Si era uno dei suoi sigari speciali, dono di un suo caro amico. Dal suo splendido giardino provenivano delle voci e si mise a sorvegliare sua moglie Cecily da dietro la porta finestra dello studio. La donna stava chiacchierando amichevolmente con Lee Blake. Ed era questo il secondo motivo per cui il suo inarrestabile cervello stava

elaborando freneticamente in modo freddo e per certi versi spietato. Non appena vide i due rientrare in casa, Lennox si diresse verso il mini bar e si versò del whisky. Prese dei fogli dalla scrivania e si accomodò sulla poltrona accanto al camino. Era sicuro che a breve Lee sarebbe entrato a parlargli. In sua attesa Timothy prese a ricontrollare, per un’ultima volta, i documenti che aveva fra le mani. L’indomani sarebbe andato dal suo avvocato Berkeley e ci teneva che tutto fosse in regola. Era più che mai deciso a mettere un freno alla tresca fra sua moglie e Blake. Fu nel bel mezzo di questi pensieri che Lee Blake apparve alla porta dello studio di Lennox. “Lee caro, ti stavo aspettando... entra pure!” disse Timothy alzandosi. Lasciò cadere i documenti sulla scrivania. “Ciao Timothy, sono ato a vedere come te la i. Cecily mi ha detto che hai qualche linea di febbre e che ti senti la gola infiammata!” “Già” fece Lennox dopo una pausa “non è nulla di grave ma è fastidioso, non sopporto il mal di gola.” “Non dovresti fumare!” Lennox alzò le spalle. “Lo so! Ma adoro questi sigari... ne vuoi uno?” “Sai bene che non fumo ... Siediti e fammi dare un’occhiata alla gola!... ho sentito che ti sei scontrato di nuovo con Matthew questa mattina!” “Noto con piacere che Cecily non ha dimenticato di informati degli ultimi avvenimenti!” disse Lennox appena Lee ebbe finito. “Che vuoi farci... quel

ragazzo è impossibile... può avere tutto e invece perde il suo tempo e il mio denaro in quel club!” Seguirono svariati secondi di puro silenzio, poi Lennox disse in tono particolarmente piatto: “Cos’altro vi siete detti tu e Cecily la fuori?” “Oh, beh” sospirò Lee, “parlavamo di te!” “Non avevo dubbi... ma perché non ti versi qualcosa!” “No, grazie... fra pochi giorni è il tuo compleanno... hai espresso qualche desiderio?” disse Blake frugando nella sua valigetta “Si, ... uno in particolare!” disse Lennox fissando il suo ospite. Lee Blake lo guardò un momento e aggrottò le sopracciglia. Lennox tornò al mini bar e si versò altro whisky. “Sei preoccupato per qualcosa?” “Oh, no. .. Ho appena ricevuto una strana lettera!” “Brutte notizie?” domandò Lee in tono quasi piatto. “No, si tratta del solito messaggio intimidatorio.” Lennox spense il sigaro. Lee fece un o verso di lui. “Non capisco perché tu ti ostini a non chiamare nessuno!” Lennox lo prese sottobraccio e gli mormorò quasi all’orecchio: “Lee caro, ti assicuro che ho tutto sotto controllo. Ad ogni modo, trovo assolutamente straordinario il tuo modo di preoccuparti.” Lennox lasciò il suo braccio e si avvicinò alla porta-finestra. “A me sembra pazzesco il tuo modo di agire, tutto qui” Il suo tono di voce era risentito.

“E’ piuttosto logico invece!” “Credi davvero di essere al sicuro!” “Oh, si! ... Certo la faccenda si fa sempre più complicata ma credo di conoscere il mio interlocutore e posso prevedere le sue mosse.” “E se lo avessi sottovalutato?” Lennox lo osservò a lungo e studiò il suo viso. L’espressione evidenziava una sincera curiosità. “Mio caro Lee, state forse progettando di uccidermi?” Lee accennò un sorriso. “Direi di non rischiare a procedere su questi toni, ... tieni questo flaconcino... dentro ci sono delle pastiglie per la gola.. stasera fatti servire del brodo caldo... e vai a letto presto!... ci vediamo domani.” Timothy Lennox si lasciò cadere sulla poltrona dietro la grande scrivania e con un ghigno sul viso terminò il suo whisky.

Era notte fonda e fuori la nebbia era aumentata. C’era silenzio. Ad un tratto quel silenzio fu interrotto da alcuni i furtivi e da vetri rotti. Qualcuno era entrato in casa Lennox per rubare qualcosa.

Timothy provò una stretta al cuore nel vedere lo scrigno rotto. “Maledizione! Proprio la Walther PPK!” Poco dopo udì la voce di sua moglie Cecily.

“Perché non chiami la polizia?” “Non è necessario... E’ solo che non sopporto che si toccano le mie cose. Quella...” disse indicando lo scrigno infranto, “era la mia preferita!” “Ma ti rendi conto che c’è qualcuno che ti sta minacciando! Prima ricevi strani messaggi e adesso questo! Qualcuno ha la tua arma... questo non ti preoccupa?” “Lo so mia cara, lo so” disse sedendosi dietro la scrivania “ma ora lasciami solo, devo pensare.”

Matthew Lennox stava scendendo le scale per raggiungere il Circolo Tennis. Non aveva l’abitudine di fermarsi per la colazione. Ma sua madre Cecily lo pregò di raggiungerla nella sala. L’abitazione del giovane Lennox era stata ricavata da un’ala della immensa villa di famiglia. Era un bellissimo appartamento, spazioso e incantevole, con grandi finestre alle pareti in ogni stanza, persino nella sala da bagno. “Beh, allora?” “Non prendi neanche del caffè!” “Volevi dirmi qualcosa?” “Si,... fra pochi giorni è il compleanno di tuo padre... mi confermi che quella vostra amica, Gloria Avon, sarà nostra ospite... sai devo far preparare la stanza!” “Si, credo che verrà da domani. Ti darò la conferma questa sera. Gli altri quando arriveranno?” “Quasi tutti questa sera.. Senti Mat... cerca di stare tranquillo e non far arrabbiare tuo padre in questi giorni.” “Se dipendesse da me... è lui che si intromette continuamente!”

“Lo so, ma ci saranno degli ospiti e non voglio che assistano ad uno spettacolo sgradevole!” “Parlane anche con lui” “Lo farò ... ma se dovesse infastidirti tu fa finta di niente.” “Ci proverò ... ricordati però che se continua con quella storia o se prova solo a umiliarmi davanti ai suoi amici giuro che farò una scenata!” Cecily fece una leggera smorfia con la bocca accennando un piccolo sorriso amaro. “Tua moglie sta ancora dormendo?” chiese per cambiare discorso “Credo di si” “Anche stanotte ha dormito nell’altra stanza?” “Ultimamente accade spesso... lo so!” “Devi essere più comprensivo nei suoi riguardi... devi lasciarle più spazio e darle più tempo. Vedrai che quando sarà il momento lei lo capirà. Non è una scelta semplice quella di fare la mamma. E soprattutto non deve essere un’imposizione.” “Lo so, ora devo andare altrimenti faccio tardi. Ciao.” Lasciò sua madre da sola, immersa nei preparativi per la festa di compleanno di suo marito. Cecily tirò un profondo sospiro al pensiero di quello che l’attendeva, giorni intensi e chiacchiere inutili. “Sono davvero stanca!” si disse fra se e se.

Se non fosse stato così avvilito, Lee Blake si sarebbe ritenuto più che felice di poter trascorrere qualche giorno insieme a Cecily Lennox.

Anche lui era stato invitato a festeggiare nei migliori dei modi Timothy. Era seduto all’interno della sua auto e si era fermato ad ammirare il paesaggio. I suoi amici abitavano in una delle case più belle che lui avesse mai visto e la loro tenuta era smisurata. In ato aveva trascorso dei giorni stupendi e pieni di relax all’interno di quell’imponente e magnifico edificio che era la casa dei Lennox. Soprattutto ricordava le lunghe eggiate in compagnia di Cecily. Ora però le cose erano diverse. I suoi sentimenti per la signora Lennox erano cambiati. Non provava più solo rispetto e ammirazione, ma desiderava intensamente stare da solo con lei e eggiare lungo in quel bellissimo parco che adesso aveva davanti. E invece doveva nascondere il suo sentimento, ancora una volta. Non si sentiva più a suo agio. Aveva il timore che Lennox avesse intuito qualcosa. Cinque giorni accanto a lei e non poterle sfiorare neanche i capelli, il suo bellissimo viso e soprattutto le mani. Era certo che Timothy non provava quasi più nulla per lei, perché continuava a umiliarla e lei non lo meritava. Se solo Timothy la lasciasse andare. L’orologio della chiesa del paese lo risvegliò e quasi brutalmente lo riportò alla realtà. “Basta sognare!”. Riaccese il motore e si avviò verso i cinque giorni più lunghi e infernali che lo attendevano.

“Sei sicuro di aver preso tutto?” Erano da poco ate le cinque di pomeriggio e gli avvocati Ian Berkeley e Colin Bates stavano per lasciare il loro ufficio. Si stavano preparando per raggiungere l’abitazione di Timothy Lennox. Come avvocati ma soprattutto come amici, erano stati invitati anche loro a casa Lennox. “Certo, ho preso anche le carte per il divorzio.” disse Colin con una smorfia che Ian non poté non notare. “Lennox vorrà dare un’occhiata a tutti gli incartamenti. Stasera, quando arriveremo a casa sua, dovremmo far finta di niente.” “Nessuno è al corrente di ciò che ha fatto?” “Nessuno!” “Non sarà certo un bel divertimento!” mormorò in tono freddo Bates Ian non rispose subito. Alzò lo sguardo verso il suo socio. “Ebbene?” chiese tra i denti. “Qual è il problema?” “Ci ho pensato più volte e Cecily non merita tale trattamento.” “Colin, non sono affari nostri. Noi siamo gli avvocati di Timothy, non di Cecily. E se Timothy ha agito così è perché ha le sue ragioni.” “Tu lo conosci sicuramente più di me e sei a conoscenza di fatti che io non ho il piacere di conoscere, però ammiro la signora Lennox più di suo marito.” “E se ti dicessi che la signora non merita tale rispetto e ammirazione?” “Buon Dio Ian!” Ian fissò a lungo Colin. Si versò qualcosa in un bicchiere e prese a camminare

molto lentamente avanti e indietro per la stanza. “E’ ormai inutile nasconderlo. Al diavolo la segretezza! Che non esca una sola parola da questa stanza. Lennox si è confidato con me.” “Coraggio!” anche Colin prese qualcosa dal bar. Il suo modo di fare era risentito. “Lennox è convinto che sua moglie abbia un amante e crede di sapere chi è.” “E ti ha confidato il suo nome?” chiese Colin senza un minimo di sorpresa. “Il caro Lee Blake!” confidò Ian ormai rassegnato. “Bel pasticcio!” si lamentò Colin. “Come mai non sei sorpreso della notizia!” Ian riportò il bicchiere al suo posto. “Perché lo immaginavo e volevo averne solo la conferma.” Colin seguì Ian al bar. “E una brutta faccenda” continuò Colin “e temo che ci troveremo davanti a giorni difficili. Ma ciò non cambia la mia considerazione su quella donna.” “Chissà...” Ian sembrava perso in una qualche contemplazione e riprese poco dopo “Forse hai ragione tu!” “Grazie per avermi illuminato!” Uscirono chiudendo a chiave la porta dello studio.

Andrew Ford stava facendo colazione e aveva davanti a se alcune lettere da aprire. Si soffermò su una in particolare. Era stata spedita dall’Italia e purtroppo non recava buone notizie. Andrew batté con il pugno sul tavolo e fece ribaltare, in parte, la tazzina del caffè.

“Siamo spiacenti di informarvi che, dopo la breve discussione avuta con il signor Timothy Lennox, abbiamo deciso di interrompere ogni rapporto con la vostra società. E’ molto doloroso da parte nostra scrivere questa lettera. Eravamo sicuri di un esito positivo del contratto, soprattutto dopo l’ultimo incontro avuto con il vostro signor Connelly. Evidentemente eravamo male informati. Restiamo nella speranza di affari futuri. Saluti.” “Lo strangolerei quell’idiota! Non sa fiutare più gli affari! Prese il ricevitore e chiamò Miles Connelly per informarlo del contenuto della lettera. “Mi dispiace Miles, dobbiamo abbandonare.” “Ma è assurdo! Dopo tutto quello che abbiamo fatto!” “Lo so. Abbiamo fatto il possibile. E non siamo riusciti a fargli cambiare idea. Timothy non accetterà mai quel contratto. Dobbiamo cercare altrove.” Dopo aver riattaccato Andrew tornò alla sua colazione. I suoi pensieri erano rivolti a Lennox e ai cinque giorni a casa sua. Uno sguardo preoccupato pervase il volto di Ford. Stava progettando l’idea di rinunciare all’invito. Ma la “Lennox & Ford” era anche sua e conosceva bene Timothy Lennox. Dopo una rapida lettura della missiva giunta dall’Italia, fissò gli occhi nel vuoto e il suo sguardo sembrò perdersi. Sapeva che doveva tirar fuori il meglio di sé nei prossimi cinque giorni. E prese la sua piccola valigia.

Jennifer Connelly stava aspettando Lizzy Lennox. Era seduta sulla scalinata del campo centrale del Tennis Club e stava seguendo la

partita fra suo marito Miles e Matthew Lennox. Lizzy era in ritardo ma quando arrivò aveva con se un piccolo vassoio con due tazze di tè caldo. “Come va!... scusa per il ritardo... ho pensato di prendere del tè e al bar c’era Gloria. Credo che fra poco ci raggiungerà.” esordì Lizzy. “Il diritto di Matthew è sicuramente più potente di quello di Miles.” commentò Jennifer. “Ho sentito che Gloria sarà nostra ospite.” “Si, è stato Matthew a invitarla. A te dispiace?” “No, certo che no. Ma credo che a Timothy non farà piacere. Quei due non vanno proprio d’accordo.” “Sarà forse per questo che Matthew l’ha invitata!” disse con un leggero sorriso Jennifer. “Già!... Matthew adora stuzzicare suo padre!” Lizzy le sorrise di rimando “Gloria è una cara ragazza, ma alle volte sa essere noiosa!... e appiccicosa!.. tu non trovi?” “Si.. l’ho notato anch’io... Eccola che arriva.” Quando Jennifer raggiunse Miles negli spogliatoi, lui le chiese: “Di cosa stavate parlando tu e Lizzy?” “Di Gloria. Secondo Lizzy, Matthew ha voluto fare un dispetto a suo padre invitandola a casa.” “In effetti!” “A te piace?” “Si, ... credo che abbia sofferto molto ... ma perché me lo chiedi?” “Credo che sia affascinata da te.”

“Cosa vuoi dire?” “Niente... assurdità. Hai ragione tu, forse si sente sola per la perdita di sua madre. Ha solo bisogno di compagnia e amicizia.” “E’ stata Lizzy a metterti quella idea in testa?” “Si... mi ha fatto notare alcuni strani atteggiamenti di Gloria ... ma lasciamo stare, sono solo sciocchezze.” E diede un bacio a suo marito. “Raggiungiamo gli altri... dove si va questa sera?” “Al solito posto... comunque dobbiamo trovare al più presto un compagno a Gloria. E’ sempre sola... Sei arrabbiato?” “No, assolutamente” rispose Miles un po’ assente “Stavo solo pensando ai prossimi giorni e alla festa di compleanno di Timothy. Credo che ci divertiremo!”

Malgrado una temperatura non proprio gradevole, Lizzy Lennox decise di fare una eggiata nel giardino intorno la casa. Era sola e doveva pensare. Era da poco venuta a conoscenza di una informazione molto importante e grave nello stesso tempo. Mentre si allontanava dalla casa si voltò e vide Jennifer in compagnia di Timothy. Si fermò a fissarli per qualche minuto. Erano decisamente felici. Lizzy si sentiva come se fosse sotto l’effetto di qualche strana droga. Era sicura di avere il viso cadaverico per quello che aveva scoperto poche ore prima e per quello che stava vedendo ora. Decise di verificare una cosa ed entrò nel ripostiglio degli attrezzi da giardino. Alla fine, dopo aver trovato quello che stava cercando, Lizzy si sentì gelare ma capì subito che era l’unica soluzione possibile.

La cameriera Annie andò ad aprire e si trovò davanti il fattorino. “Consegna speciale per il signor Lennox, da Londra.” “Può lasciare a me, grazie.” Incuriosita, Annie lasciò il pacco sulla scrivania di Lennox.

Il pranzo era finito e tutti gli ospiti di casa Lennox si erano accomodati nel salotto grande in attesa del caffè. L’ultimo ad essere servito fu proprio Timothy. Ian, dopo aver sorseggiato il suo caffè, si avvicinò a Lennox. “Ah, caro Lennox, ho saputo che è arrivato il pacco che attendevi da Londra. Più tardi mi mostrerai questa arma così speciale!” “Certamente... pensa che è ancora sopra il mio tavolo!” “Non l’hai ancora sistemata insieme alle altre?” “Lo farò domani. Devo fare prima delle modifiche. Il nuovo arrivato merita lo scaffale più in vista.” “Più tardi voglio parlarti. Dobbiamo ancora chiarire alcune parti riguardo a quei fascicoli.” “Giusto. Prima di cena faremo due chiacchiere.” “Accidenti, ho dimenticato la pipa in sala da pranzo. Ti raggiungo più tardi nel tuo studio.” “Ian” Lennox richiamò il suo amico “ho cambiato idea. Devo dirti alcune cose e vorrei farlo al di fuori di queste mura. So che il tempo non lo permette, ma che ne dici di farci un giro nel parco prima di cena?”

“Ho giusto in valigia il mio nuovissimo cappello irlandese!” Quando anche gli altri lasciarono la stanza, Gloria si accorse di essere rimasta da sola con Lennox. Si avvicinò a lui e gli disse: “So tutto di voi e so cosa avete fatto. Sa chi sono, vero?” Lui alzò lo sguardo verso di lei, sorseggiò l’ultimo goccia di caffè e appoggiò la tazzina sul tavolo al suo fianco. Guardò la ragazza a lungo senza dirle niente prima di lasciare la stanza. Fu in quel momento che Gloria decise di andare fino in fondo.

“Era proprio necessario invitare quella ragazza!” gridò Lennox, drizzando il busto sulla sedia. Timothy Lennox era seduto dietro la scrivania del suo studio ed era in attesa di Ian. Sua moglie Cecily era appena entrata per portagli una tazza di tè. “E’ un’amica Matthew, potevo rispondergli no!” “Santo cielo!... quel ragazzo non può ottenere tutto quello che vuole!.. e tu devi smetterla di trattarlo come se ancora avesse cinque anni!” “Sei tu che ora dimostri cinque anni. Mi ha chiesto di poter ospitare quella ragazza e non vedo perché avrei dovuto rifiutare. Forse perché a te non va a genio?” “Si tratta del mio compleanno e non del suo!” “Smettila Timothy, mi hai proprio stancata.” Uscì sbattendo la porta. “Tranquilla mia cara. Presto non avrai più modo di essere stanca di me...e dei miei soldi.” Sorrise e in quell’istante entrò Ian Berkeley.

Finalmente Matthew era riuscito ad aver il pacco che attendeva da diverso tempo. E così decise di entrare nello studio di suo padre. Sapeva che lui non c’era.

La cena era finita, mancava solo il dolce e il caffè. Purtroppo i fuochi d’artificio erano stati annullati per via del brutto tempo. Timothy Lennox entrò nel suo studio con l’intenzione di rispondere a una telefonata, ma trovò ben altro che un ricevitore sollevato ad attenderlo. “Dannazione! Jennifer!” Lennox gridò con tutta la voce possibile.

3 dicembre 1939

1

Erano circa le due di una notte invernale in casa Lennox. Il padrone di casa, Timothy Lennox, era seduto davanti al camino. Era una notte molto fredda e continuavano a cadere delle gocce d’acqua miste a fiocchi di neve. Sul tavolino a fianco alla poltrona Timothy teneva una bottiglia di whisky semi vuota. Era da poco finita la festa per il suo compleanno, ma qualcosa lo turbava immensamente e vuotò il bicchiere, che teneva in mano da diversi minuti, in un sorso solo. Stava rivivendo mentalmente la drammatica conversazione avuta in serata con Jennifer Connelly. “Ah! Jennifer una donnaccia da quattro soldi!” esclamò Lennox, profondamente disgustato. “Una così cara ragazza .... E’ terribile anche solo pensarci!” continuò a commentare a voce alta. Lennox scrollò la testa come a reprimere tali pensieri. Si alzò e si diresse verso la scrivania con l’intento di ricontrollare alcuni fogli prima di coricarsi. “Ma che diavolo ...” Timothy non fece in tempo ad accomodarsi che sentì un rumore provenire da

dietro di lui. Evidentemente qualcuno era nascosto dietro la tenda. Si girò di scatto ma ebbe solo il tempo di vedere un’ombra. L’assassino colpì con estrema velocità e precisione. Erano circa le due e quindici quando Timothy Lennox morì, pugnalato alla schiena.

2

La mattina di quel fatale giorno, quando fu scoperto il corpo di Timothy Lennox, suscitando scalpore in tutta l’Inghilterra, l’ispettore Allan Lynch era nel suo ufficio con il sergente e collaboratore James Norris. I due uomini stavano discutendo su un caso di furto avvenuto due giorni prima. Erano stati portati via numerosi oggetti preziosi e diversi dipinti dalla villa a Londra del segretario del Primo Ministro. Purtroppo le indagini erano ad un punto fermo. Le poche impronte lasciate facevano intuire che si trattava di un uomo solo. La riunione durava da pochi minuti quando un sergente entrò nella stanza per annunciare quello che fu la sensazionale notizia del giorno. “Cosa?!” disse Lynch incredulo “Timothy Lennox è stato assassinato!” “Come è successo? E dove è stato assassinato?” “E’ stato pugnalato alle spalle. E’ successo questa notte, nella sua villa. Il capo ha detto che devi andarci tu.” Questa vicenda suscitò in Allan un immenso interesse e gli fece dimenticare completamente i casi di furto che stava seguendo. Erano circa le otto quando l’ispettore Lynch e il sergente Norris arrivarono nella tenuta dei Lennox. Quella dei Lennox era una splendida casa di tre piani, circondata da alti alberi che la ricoprivano quasi totalmente, lasciando aperta solo la parte anteriore della villa. Nella parte opposta della casa c’era una seconda uscita che dava sul giardino, oltreato il quale si giungeva ad un bosco che si sviluppava in salita. Era semplicemente magnifico.

“Gente fortunata questi Lennox, non trovi James!” “Senza dubbio” Annie, la cameriera e governante di casa Lennox, pallida in viso, fece strada verso lo studio dove era stato trovato il corpo. Il medico legale Greene e il sergente Charles erano già nella stanza. “Che cosa può dirci, dottore?” chiese Lynch “Lennox è stato pugnalato con questo coltello. Come vede ha una lama molto lunga e sottile che gli ha traato sia il polmone sinistro che il cuore. La morte è avvenuta quasi immediatamente. Non ha lottato. Ed è morto da circa sei ore.” “Dunque, secondo lei dottore, la vittima è morta tra le due e le tre di questa notte?” “Precisamente” Il corpo di Timothy Lennox giaceva riverso sulla scrivania in una strana posizione. “Sembra che la vittima sia stata colpita improvvisamente e anche in modo molto violento, mentre era ancora in piedi e stava per sedersi sulla poltrona. E il colpo può essere stato vibrato sia da un uomo che da una donna. La signora Lennox ci ha confermato che l’arma utilizzata apparteneva alla vittima” continuò Greene “Lennox l’aveva da poco acquistata ad un’asta e doveva essere ancora catalogata. Vede ispettore, qui c’è un posto vuoto” il medico stava indicando uno scrigno pieno di armi da taglio. “Già sembra proprio che l’arma fe parte di questa collezione. Lo scrigno però non è stato forzato ed è chiuso a chiave.” “Molto probabilmente era ancora dentro a quella scatola” Greene indicò un cofanetto sopra la scrivania. “Già, l’assassino l’ha notata e ha deciso di utilizzarla per uccidere Lennox!” concluse pensieroso Lynch.

“Ha notato anche quest’altra collezione, ispettore?” chiese Greene indicando un altro scrigno accanto all’altro. “Interessante, dunque Lennox aveva la ione delle armi, da taglio e da fuoco” fece Lynch guardando con molto interesse l’ultimo scrigno. “Ispettore” il sergente Charles prese la parola per la prima volta “a tal proposito c’è da aggiungere un particolare” “Che particolare?” “La signora Lennox ci ha informato che un’arma, per la precisione questa” il sergente indicò l’arma in questione, una Walther PPK, “è stata rubata qualche giorno fa e che questa mattina è ricomparsa improvvisamente. Qualcuno l’ha rimessa al suo posto.” “Ma nessuno ha denunciato il furto?” “Sembrerebbe di no, signore” “Accidenti!” fece Allan, “dopo ci faremo raccontare i particolari e chi ha scoperto il corpo?” “Annie, signore” di nuovo il sergente prese parola “E’ scesa e ha trovato la porta dello studio semi-aperta, è entrata e ha visto il cadavere.” “C’è altro?” “Per la verità si, ispettore. Sempre la signora Lennox ci ha informato di alcuni fatti strani accaduti nei giorni scorsi. Per il furto dell’arma sembra che qualcuno sia entrato nello studio e abbia rubato l’arma. E’ stata forzata la porta-finestra. Il signor Lennox non ha voluto denunciare l’accaduto. Poi un secondo fatto singolare è iniziato diversi giorni fa. Il signor Lennox ha cominciato a ricevere diverse lettere intimidatorie. Lui le strappava subito. Ma una paio sono capitate tra le mani della signora. Nella prima lo accusavano di cose sgradevoli commesse in ato e nella seconda lo minacciavano persino di morte. Inoltre, il giardiniere ha comunicato alla signora Lennox che un barattolo di stricnina, usato come arma contro i topi, sembra sia sparito.” “Che significa “sembra”?”

“Il giardiniere ha una certa età. Crede di aver acquistato un barattolo nuovo qualche settimana fa ma ora non si trova. Ha informato la signora Lennox del fatto e lei gli ha consigliato di acquistarne uno nuovo. Comunque, secondo la signora Lennox, il giardiniere potrebbe aver fatto confusione.” “Dopo mi farò raccontare ogni particolare?” “Nonostante tutto, sempre secondo la moglie, il signor Lennox era tranquillo e sicuro di se!” “Forse perché conosceva la persona che lo stava sfidando e probabilmente, credeva di poterlo fermare! Evidentemente ha sottovalutato il suo nemico!” Per qualche istante nessuno disse nulla. Poi fu Greene a riprendere parola. “Ad uccidere Lennox non è stato un estraneo ma qualcuno presente in casa della vittima. Tutte le finestre e le porte finestre, comprese queste dello studio, erano chiuse dall’interno. A conferma di questo c’è l’assoluta mancanza di impronte sia all’interno che all’esterno della stanza. Nessuno poteva entrare e uscire senza lasciare orme, vista l’enorme quantità di pioggia caduta questa notte, a partire già dalle dieci. Chi ha ucciso si trovava già dentro prima di quell’ora.” “Le finestre e le porte-finestre erano chiuse dall’interno ... questo significa che ... anche chi ha rubato l’arma è uno degli ospiti ... ha rubato la pistola per usarla contro Lennox e quando ha scoperto che qualcuno lo ha preceduto, ha rimesso la PPK al suo posto.” Osservò Lynch. “Non è stato molto astuto ... prima inscena l’opera di un estraneo, distruggendo la porta-finestra e poi risistema l’arma comportandosi esattamente all’opposto.” Commentò Greene “Già ... Dunque, il nome dell’omicida è da ricercare tra gli stimati ospiti presenti in casa per festeggiare il compleanno di Lennox.” disse Allan. “Ovvero, tra le persone presenti nell’altra stanza. Sono tutti in salotto” concluse Greene. L’ispettore Lynch, il dottore Greene e il sergente Norris raggiunsero gli altri nella stanza denominata “salotto grande”, dove ad attenderli c’erano diverse

persone. Lynch chiese ad ognuno il nome e che tipo ti parentela ci fosse con la vittima. James prendeva appunti sul suo taccuino. “Lee Blake, medico di famiglia” “Andrew Ford, amico e socio di Timothy” “Ian Berkeley e Colin Bates, avvocati di Lennox” “Miles Connelly, amico e dipendente della società di Lennox” “Jennifer Connelly, moglie di Miles e amica della famiglia Lennox” “Gloria Avon, amica dei coniugi Connelly” “Matthew Lennox, figlio di Timothy” “Cecily Lennox, moglie di Timothy” “Lizzy Lennox, moglie di Matthew” E infine Annie Preston, la cameriera. L’atmosfera era glaciale. La signora Lennox diede l’ordine di far preparare la stanza accanto, “il salotto piccolo”, per le testimonianze. L’ispettore Allan Lynch, il medico John Greene e il sergente James Norris, erano pronti per la prima persona della lista e dare così inizio alle deposizioni.

3

Lee Blake – medico della famiglia Lennox Blake non sembrava affatto emozionato e non presentava nessun sintomo di nervosismo. “E’ terribile quanto è accaduto qui, questa notte!” esordì Lee prima ancora di sedersi. “Si accomodi pure.” Lynch gli fece un cenno con la mano. “E ora, signor Blake, veniamo agli avvenimenti di ieri sera, cosa può raccontarci?” “Bè, dunque, ... Ieri era il compleanno di Timothy e per l’avvenimento sono state invitate numerose persone. Ovviamente l’invito era esteso per l’intera settimana. La giornata è stata tranquilla, brevi eggiate in giardino, noiose conversazioni e brindisi a non finire; devo ammettere ispettore che il brutto tempo ci ha un po’ condizionato. Abbiamo trascorso la maggior parte del tempo in casa a giocare a bridge e a fare lunghe conversazioni inutili. Timothy era eccitato per l’arrivo del nuovo coltello, quello utilizzato dall’omicida. Incredibile... Timothy non vedeva l’ora di finire di sistemare la sua collezione. Voleva farlo oggi!” Blake scosse la testa e dopo una leggera pausa riprese il suo racconto. “Dopo cena, Timothy, avvisato da Matthew, è uscito dalla stanza per rispondere ad una telefonata nel suo studio. Dopo dieci minuti circa, è rientrato in salotto; era furioso e ha chiesto di parlare urgentemente con Jennifer. Si sono chiusi dentro mentre noi siamo rimasti tutti in salotto, stupiti dell’accaduto. Nessuno di noi ha mai visto Timothy comportasi così con Jennifer. Sono rimasti chiusi dentro per pochi minuti e quando lei è uscita dalla stanza, era irriconoscibile. Rossa in viso e con gli occhi tumefatti. Purtroppo non so di cosa abbiano parlato, sentivo le loro voci ma ero troppo lontano; inoltre ero impegnato in una conversazione, forse la più interessante della giornata, con Colin, Ian e Andrew. Comunque, ricordo che la ragazza è salita velocemente in camera sua e quando suo marito ha tentato di raggiungerla, lei lo ha fermato.”

“Lei ha idea di che ora fossero?” “Saranno state pressappoco le dieci. Poi la serata è continuata quasi come se nulla fosse accaduto, anche se, effettivamente, mi sentivo un po’ turbato. Dovevano esserci dei fuochi d’artificio ma sono stati eliminati a causa del freddo e la pioggia. E così abbiamo continuato con il bridge. A mezzanotte meno un quarto ci siamo ritirati nelle nostre stanze. Eravamo tutti stanchi e scioccati. Ho dormito profondamente, fino a questa mattina, quando poco dopo le sette, Annie ha scoperto il cadavere di Timothy nel suo studio, con un coltello nella schiena. Era morto da almeno quattro ore.” “Cosa può dirci dei Lennox e in particolare di Timothy?” “Lennox litigava continuamente con suo figlio Matthew. Qualche giorno fa, dopo una violenta discussione, ho sentito dire da Timothy che avrebbe cambiato il testamento al più presto. Avrebbe tolto definitivamente suo figlio dalla lista. Ma, vi prego, per tale informazione dovete sentire i suoi avvocati.” “Per quale motivo litigavano?” “So che a Matthew non piace lavorare in un ufficio. Ed è esattamente quello che voleva invece suo padre. Lennox desiderava che Matthew seguisse le sue orme e un giorno avrebbe preso il suo posto. Ma il ragazzo non la pensava allo stesso modo. A farne le spese di tutta questa brutta faccenda era Cecily, la signora Lennox. Lei prendeva spesso le difese del figlio e questo faceva andare sui nervi Lennox.” “Già...” Lynch non fece in tempo a formulare la domanda successiva che Lee riprese a parlare. “Gira voce che tra Lennox e Andrew, il suo socio, ci sia stata una piccola questione riguardante anche Miles, un loro dipendente. Non conosco i particolari. Ma credo che sia stata una cosa da poco.” “Bene, indagheremo ... lei era al corrente del furto dell’arma e della scomparsa del barattolo di stricnina?”

“Si e no. L’arma rubata era la sua preferita. Lennox possedeva una preziosa collezione di armi. Ha ereditato questa ione da suo padre. Non ero presente quando si accorse della sua sparizione, ma ricordo la sua inquietudine e nervosismo. Ricordo che le sue parole furono pressappoco queste: “qualcuno vuole farmi uno scherzo, ma io lo beccherò perché sono più furbo di lui.” So che è stata ritrovata al suo posto questa mattina. Della stricnina non so niente, purtroppo.” “Veniamo agli eventi di questa notte, dopo che vi siete congedati, cosa ricorda?” “Praticamente nulla. Non sono abituato a bere e la quantità di alcool ingerito ieri sera è stata eccessiva. Mi sentivo particolarmente stanco e assonato. Mi sono addormentato nell’istante in cui ho appoggiato la testa sul cuscino. Non ho udito alcun rumore, fino a questa mattina, quando Annie ha urlato dopo aver scoperto il corpo.” “Dalle prove raccolte, risulta che l’omicida si trovava già in casa. In altre parole, l’assassino è da ricercare fra gli ospiti di Lennox.” “Uno di noi!” esclamò vivacemente il dottor Blake “Secondo voi, quale tra quelle persone potrebbe essere l’omicida più probabile?” disse indicando la stanza accanto. “L’omicida più probabile? ... direi senz’altro Matthew ... quando litigava con suo padre era davvero spietato, ... fra le signore, credo che la giovane signora Lennox, la moglie di Matthew, è da inserire al primo posto, ... quella donna è davvero misteriosa!” “Qual è la vostra opinione sulla signora Connelly? Potrebbe aver commesso l’omicidio?” “No, non è stata lei. E’ una cara ragazza, così delicata e sensibile ... forse come gesto disperato ... ma no, non credo che sia lei la colpevole. Ho esaminato il corpo di Lennox e ho l’impressione che ci sia voluta una certa forza e ferocia per colpirlo. Può essere stata anche una donna, ma non credo la signora Connelly.” “Conoscevate da molto tempo il signor Lennox?” “Si, da più di dieci anni. Ci siamo conosciuti durante un viaggio in Spagna. Era diverso .. a qui tempi! ... Era più spensierato e più confidenziale. Siamo diventati

amici e mi ha voluto come suo medico. Inizialmente il suo modo di fare, amichevole e con un leggero accenno di spavalderia, mi piaceva. Non era un bell’uomo ma possedeva un certo fascino. E sicuramente non era un intellettuale. Poi purtroppo è cambiato. Sono arrivate delle nuove amicizie che lo hanno influenzato negativamente. Anche se, devo ammettere, gli hanno portato molti soldi.” Concluse la frase con una tenue velatura di amarezza. “Bene, per il momento non abbiamo altro da chiedervi, può andare.” L’ispettore Lynch allungò la mano per stringere quella del medico. “Grazie”

4

Jennifer Connelly Finch – moglie di Miles Connelly Al medico Blake seguì la bellissima signora Connelly. Era una donna diversa dalle altre. Aveva lunghi capelli ricci di color rosso e grandi occhi verdi. Il viso era punteggiato da numerose lentiggini. Era davvero una donna straordinaria ma visibilmente preoccupata e irrequieta. Guardava gli uomini di fronte a lei con evidente ansietà. “Spero che non vorranno credere nella mia colpevolezza!” Il suo sguardo inquieto ava dal sergente Norris all’ispettore Lynch. “Assolutamente no,... ma si accomodi, prego.” La signora Connelly si lasciò cadere delicatamente sulla sedia davanti a loro e dopo aver comunicato esattamente le sue generalità e il suo indirizzo, dopo un lungo sospiro, prese a parlare. “Credo di sapere qual è la vostra prima domanda!” “Ah, davvero?” “Cosa è accaduto ieri sera, fra il signor Lennox e me?” “Appunto ...” “Ciò che sto per dirvi è ancora un segreto per mio marito. Vi prego di non renderlo pubblico se non strettamente necessario. Voglio essere io la prima a parlarne a Miles.” “Ha la nostra parola!”

“Prima di conoscere Miles, ho lavorato, anche se per pochi mesi, come cameriera e ... ballerina presso il “Guadalupe” “Il Guadalupe!” James e Allan si guardarono sorpresi. “Ma non è quel locale che hanno chiuso poco tempo fa per spaccio di droga e traffico illecito di prostitute clandestine!” “Già, proprio quello!” confermò la signora. “Lasciai la casa dei miei, in Irlanda, per trasferirmi qui, vicino a Londra e andai a vivere con un ragazzo, che allora credevo di amare e soprattutto confidavo di essere ricambiata. Ma, mesi dopo, mi ha lasciata per un’altra donna. Non solo. Mi ha lasciata con un mucchio di debiti. In principio avevo pensato di ritornare dai miei, ma alla fine ho deciso di rimanere. Non accettavo il fallimento. Non conoscevo il “Guadalupe” e la sua reputazione e quando vidi l’annuncio, mi presentai come cameriera. All'inizio non avevo capito che avrei dovuto anche prostituirmi. Ma il compenso era notevole, esattamente come i debiti. E, malgrado i miei principi, accettai. Poi, un giorno la mia amica Amy, anche lei ballerina del “Guadalupe”, mi informò che al Circolo Tennis di Londra stavano cercando una nuova cameriera. Mi disse che lei non era interessata al posto, dato che le piaceva molto il suo lavoro al “Guadalupe” e soprattutto i suoi guadagni. Così mi consigliò di andarci. Con mia grande soddisfazione, mi presero subito. E ho conosciuto mio marito. Era un cliente del club. Lui e Matthew giocavano spesso a tennis. In qualche occasione ho visto anche Timothy. Non smisi di lavorare, neanche dopo il matrimonio. Ho solo cambiato ruolo. Ora lavoro come segretaria al club. La scenata di ieri sera mi ha sconvolta. Nessuno sapeva del “Guadalupe”. Non ho raccontato niente a nessuno di quel periodo, neanche a mio marito. Non so perché e come, Timothy ne è venuto a conoscenza. Sulla sua scrivania c’era una mia foto di quando lavoravo in quel locale e un biglietto. Lui ha bruciato tutto davanti ai miei occhi. Era furioso e mi ha aggredita verbalmente. Fino a ieri pomeriggio eravamo in ottimi rapporti. Adorava Miles come se fosse un figlio e a me come una figlia. Avrei dovuto lasciare questa casa e mio marito al più presto. Ora devo assolutamente parlare con Miles e informarlo di ogni cosa.” “Lei ha idea di chi può averle fatto una cosa simile?” “No, proprio non saprei” “E poi, che cosa è accaduto dopo che ha lasciato Lennox?”

“Sono salita in camera mia, ero sconvolta e volevo restare sola. Lizzy è venuta a consolarmi ma l’ho mandata via subito. Non volevo proprio vedere nessuno e così ho anche scritto un biglietto a mio marito dicendogli di dormire nella stanza accanto e che l’indomani gli avrei spiegato tutto ... e ancora devo farlo!” concluse con amarezza. “Secondo lei chi può aver ucciso Lennox?” “Lennox era affettuoso e gentile nei miei confronti ... questo prima di ieri sera ... ma riconosco che era un uomo difficile da prendere ed era circondato da persone un po’ ostili. Litigava spesso con suo figlio e con sua moglie. Ogni tanto discuteva con Miles e con Andrew ... Ma non credo che possano averlo ucciso. Sinceramente, non saprei.” “Credo di non doverle domandare altro, per ora. Grazie signora Connelly” Jennifer sorrise, fece un educato gesto di saluto con la testa e lasciò la stanza. Lasciò un delicato profumo di violetta nella stanza.

5

Annie Preston – la cameriera Dopo la bellissima signora Connelly, davanti agli investigatori c’era seduta la cameriera di casa Lennox, una donna magra e di statura bassa, ma molto simpatica. “Da quanto tempo lavora per i Lennox?” “Sono al servizio dei Lennox da quasi due mesi e sono l’unica domestica a rimanere in casa. Le altre due cameriere e il giardiniere non risiedono in villa. E la cuoca, assunta temporaneamente per questa settimana, ha lasciato la casa a cena terminata.” Poi Annie prese a raccontare i fatti della giornata precedente che coincidevano perfettamente con quelli narrati dal signor Blake. “Verso le dieci, ho visto la signora Connelly precipitarsi su per le scale e ho intuito che qualcosa di terribile era successo. La signora era in lacrime e stava imprecando verso qualcuno. Contro chi non lo avevo capito.” “Cosa è accaduto poi, signora?” “Ho trascorso gran parte della serata in cucina e alle undici e mezza, grazie anche al consiglio della signora Lennox, ero già in camera mia. Alle sette di questa mattina ero in piedi. E mi sono accorta quasi subito che qualcosa non andava perché ho visto la porta dello studio socchiusa mentre, di solito, il signor Lennox la chiudeva a chiave. Soprattutto da quando c’è stato il furto dell’arma e in casa erano presenti diversi ospiti ... e non tutti amichevoli!” “Cosa ha fatto quando ha visto la porta aperta?” “Molto lentamente sono entrata e ho visto il signor Lennox. Credo di aver urlato molto forte. E ho svegliato tutti.

“Chi è stato a scendere per primo?” “Eh.. vediamo.. la signora Lennox è stata la prima a scendere, seguita dal signor Blake. Poi sono arrivati i coniugi Connelly, il signor Ford, il giovane signor Lennox, la signora Avon e per ultima la giovane signora Lennox.” “Cosa può dirci del furto dell’arma e della stricnina?” “Niente, signore. Niente che non sappiate già. So che l’arma era stata rubata e che questa mattina è stata ritrovata al suo posto. Tutto qui. Per quanto riguarda la stricnina, so che John, il giardiniere, ha denunciato alla signora Lennox la scomparsa del barattolo nuovo, però non ho seguito la faccenda. Non ho mai visto questo barattolo. E in effetti, non so se John lo abbia realmente acquistato.” “Eh, probabilmente, non è a conoscenza neanche delle lettere scritte al signor Lennox?” “Mi dispiace, ispettore. Non so niente di queste lettere.” L’ispettore stava per congedarla, quando Annie, con un sorrisetto sulle labbra, disse improvvisamente: “Però posso raccontarvi un particolare accaduto due giorni fa, un fatto molto strano che mi ha incuriosita” “Davvero? ... La prego continui!” “Si, dunque, ... la signora Connelly, la signora Lizzy Lennox e la signorina Gloria Avon erano sedute in salotto, in attesa del tè. Stavano parlando e ogni tanto ridevano rumorosamente. Si divertivano tantissimo. Poi, quando sono rientrata per servire il tè con i pasticcini, la situazione era completamente cambiata. L’allegria di qualche minuto prima era sparita e fra loro era sceso il ghiaccio. Le tre ragazze non erano più sedute vicine. Jennifer e Gloria stavano leggendo in silenzio una rivista, Lizzy si era spostata accanto al camino e aveva uno sguardo agghiacciante. Comunque non erano più sole. A loro si erano aggiunti Matthew e il signor Lennox. Comunque da allora qualcosa è cambiato. Fra la signora Connelly e la giovane signora Lennox il rapporto non è stato più lo stesso. Ogni tanto si scambiavano qualche sorriso ma non più come prima. Non so... forse mi sbaglio... magari sono solo dei capricci... Però ho notato, e di questo sono sicura, che anche fra il signor Timothy Lennox e la signorina Avon

c’era un pessimo rapporto, fra l’indifferenza e l’ostilità.” “Mh!.. Ah! Dimenticavo! ... chi era al telefono ieri sera?” “Non capisco!” “Ieri sera il signor Lennox non ha risposto ad una telefonata?” “No ispettore, non ho preso nessuna telefonata. Non ha mai squillato ieri sera. Ma, devo ammettere che ero alquanto indaffarata alle prese con piatti e padelle, forse è per questo che non ho udito niente, malgrado tenessi la porta aperta.” “Molto interessante!” fu il commento di Lynch. “Signora Preston, secondo lei, chi ha ucciso Timothy Lennox?” “Non saprei proprio risponderle ispettore, però sono sicura che non è stata la signora Connelly. E’ una signora così graziosa. Non ha sicuramente l’aspetto di un’assassina!” “Grazie, signora. Credo che sia tutto, per ora.” La signora Annie Preston, dopo aver fatto un breve inchino e salutato le persone presenti, uscì dalla stanza.

Per qualche minuto, Lynch rimase concentrato nei suoi pensieri; poi disse: “Vorrei rivedere la signora Connelly”. Jennifer arrivò immediatamente. “Signora Connelly, vorrei porle una domanda” esordì in tono cordiale Allan “Mi chieda pure, ispettore” Jennifer guardò Lynch in modo angustiato. “Qualche giorno fa la cameriera Annie ha notato che fra lei, la signorina Avon e la signora Austin Lennox, è accaduto qualcosa di strano”

“Cosa intende per qualcosa di strano?” “La signora Annie ha notato che, inizialmente, voi signore eravate allegre e loquaci, poi improvvisamente, tutto è cambiato” “Non ricordo ... ah! Ora rammento ... stavamo parlando della nostra infanzia e dei nostri genitori. Ad un tratto Lizzy si è alzata e Gloria ha preso una rivista. Ma in quell’istante erano entrati Matthew e Timothy. Forse è per questo. Come forse già saprà sia Lizzy ma soprattutto Gloria non gradivano la presenza di Timothy. Comunque si trattava di semplici chiacchiere fra amiche. Nulla di strano.” “Capisco, grazie infinite signora Connelly”

6

Ian Berkeley e Colin Bates – avvocati di Lennox Dopo l’uscita, per la seconda volta, della signora Connelly, entrarono gli avvocati Berkeley e Bates. Anche il loro resoconto della serata coincideva alla perfezione con i precedenti. L’avvocato Ian confermò la particolare eccitazione di Lennox per l’arrivo della nuova arma che avrebbe dovuto archiviare il giorno successivo. Poi Berkeley iniziò a parlare raccontando di Lennox. “Timothy Lennox era a capo di una grossa finanziaria, la “Lennox & Ford”. Divenne uno degli uomini d’affari più conosciuti in Inghilterra, famoso anche negli Stati Uniti e in Italia. I suoi rapporti con le persone che lo circondavano erano molto freddi; persino i parenti più stretti lo consideravano un “acido uomo d’affari”. Non mi era molto simpatico ma spesso mi ritrovavo con lui anche dopo il lavoro. A capo della società, insieme a Timothy, c’e Andrew Ford. Ford è il socio minoritario, infatti lui possiede il 30% mentre Lennox il 70%. Andrew è, o forse dovrei dire “era” considerato anche un buon amico da Lennox. I rapporti con il figlio erano disastrosi e lo stesso con sua moglie, per cui Lennox li aveva esclusi completamente dal suo nuovo testamento. Timothy desiderava vedere Matthew a capo della “Lennox & Ford” un giorno, ma presto aveva capito che era un sogno irrealizzabile. Il giovane Lennox era solo un perditempo, amante dello sport e della bella vita. Insegnava tennis al nuovo Circolo di Londra. Nelle rare occasioni che ha collaborato con suo padre, ha solo causato grossi guai.” L’avvocato Bates prese parola approfittando di una pausa del socio Ian. “Ispettore” Colin si sistemò meglio sulla poltrona, “Timothy Lennox ha già firmato il nuovo testamento, proprio cinque giorni fa. E nessuno lo sa. Ma Lennox ci teneva tanto a tirare un brutto scherzo a sua moglie e soprattutto a suo figlio. E in questa ultima settimana ha fatto credere a tutti che si sarebbe incontrato con noi proprio lunedì mattina, ovvero domani, per sostituire il documento dell’eredità.”

“Chi era a conoscenza del vecchio testamento?” “Praticamente chiunque. Cecily e Matthew avrebbero ereditato tutto il patrimonio. Il 50% di una notevole somma ripartita tra loro due. Inoltre, la quota societaria sarebbe stata divisa tra Matthew e Ford. Così, in poche parole, Matthew avrebbe avuto il 30% e Andrew il 70%. Andrew Ford sarebbe diventato il nuovo capo della società.” “E con il nuovo testamento cosa cambia?” “Miles Connelly erediterà tutto!” fece Berkeley “Già” riprese Colin, “Connelly avrà l’intero patrimonio e la quota societaria di Lennox. Miles sarà il nuovo dirigente della “Lennox & Ford.” “Non dimenticarti della casa” disse Ian rivolgendosi a Colin “Connelly e sua moglie saranno i nuovi padroni di questa immensa proprietà. Cecily e Matthew dovranno lasciare questa casa entro trenta giorni dalla lettura del testamento.” “Mio Dio! E’ incredibile!” esclamò Lynch “Vi ringrazio molto per queste informazioni e per la vostra collaborazione” fece ancora Allan alzandosi e poi con la mano rivolta ai due avvocati. “Ah! Dimenticavo! Siete stati informati degli ultimi fatti accaduti qui, in questa casa.” “Quali fatti?” chiese Ian “Il furto di un’arma, sembra la preferita di Lennox, la sparizione di un barattolo di stricnina e alcune lettere intimidatorie ricevute dal signor Lennox” “Stricnina! ... Non mi sembra di aver sentito nulla a riguardo” rispose subito Colin “però eravamo presenti quanto c’è stato il furto dell’arma. E’ stato in quell’occasione che Lennox ci ha raccontato qualcosa delle strane lettere ricevute, ma senza riferirci niente di interessante. Era seccato, tutto qui. Seccato soprattutto che qualcuno avesse preso la sua pistola.” “Confermo” disse Ian “Come forse sarete già stati informati, ci risulta che l’omicidio è stato commesso da qualcuno che era già presente in casa come ospite della vittima, chi può essere stato, secondo voi?”

Colin Bates fu il primo a parlare. “Escludendo le donne, l’omicidio commesso è troppo violento per essere opera di una signora, io penso che Andrew Ford sia da collocare al primo posto, per motivi legati alla società, e al secondo ci metterei senz’altro il figlio di Lennox, quei due litigavano continuamente e sempre in modo aspro e brutale. Non ho mai compreso l’atteggiamento di quel ragazzo!” “E lei signor Berkeley? Cosa ne pensa?” “Sono d’accordo con il mio socio, solo che io invertirei i nomi. Al primo posto ci scriverei il nome di Matthew e al secondo quello di Ford. Considero Matthew più insensibile e crudele di Andrew. Per quanto riguarda i moventi, sono completamente in sintonia con la soluzione di Colin.” “Quindi, malgrado l’animata discussione fra Timothy e Jennifer Connelly, considerate la signora, innocente?” “Si, credo di si” rispose immediatamente Colin Bates “Non conosco molto bene la signora, ma la giudico non colpevole. Questo omicidio, secondo me, è stato commesso da un uomo.” A questo punto l’avvocato Berkeley desiderava comunicare alcune informazione all’ispettore Lynch e prima di parlare diede una profonda occhiata al suo socio Bates. “Ispettore, credo di doverla informare di un fatto molto importante” disse subito Ian “Timothy Lennox si era confidato con me qualche giorno fa” “In merito a che cosa?” “Alle strane lettere e al furto dell’arma” “Si spieghi meglio” Ian sospirò e iniziò a parlare. “Timothy credeva di sapere l’identità della persona che lo stava minacciando.

Credeva che fosse sua figlia.” “Sua figlia! ... ma Lennox non ha una figlia” “Si che ce l’ha ... è la signorina Avon. Timothy mi ha confidato di aver avuto una relazione con una donna italiana e dalla loro storia è nata una figlia. La donna in questione è morta e sua figlia è venuta in Inghilterra per conoscere suo padre. Tra i due, ovviamente, non c’era un buon rapporto, anzi. La madre della signorina Avon ha sofferto molto per Lennox. Lui l’ha abbandonata, lasciandola sola con una figlia da crescere. E’ cresciuta con l’odio per un padre inesistente. Timothy l’ha riconosciuta subito appena si è presentata qui. Ed era sicuro che fosse lei l’artefice di quelle minacce.” “Capisco” Prima di uscire e di lasciare il posto al socio di Lennox, Andrew Ford, gli avvocati informarono l’ispettore Lynch di un altro fatto importante; Timothy aveva intenzione anche di attivare le pratiche per il divorzio, avrebbero definito la cosa proprio l’indomani. Ma la decisione di Lennox arrivò troppo tardi. Anche gli avvocati, come Lee Blake e la cameriera Annie, non udirono alcun rumore durante la notte. Entrambi erano molto stanchi e assonati.

7

Andrew Ford – socio di Lennox “Buon giorno” disse subito Ford entrando nella stanza. Andrew Ford era il socio minoritario della “Lennox & Ford” ed era considerato anche un buon amico di Timothy. Era alto, aveva capelli color argento ed era un tipo non molto simpatico. Lynch lo invitò a sedersi. La sua dichiarazione fu, inizialmente, priva di interesse. Cominciò col raccontare i fatti già noti della sera precedente. Informò Lynch del fatto che, durante la notte scorsa, aveva dormito di un sonno profondo e che non aveva avuto modo di sentire alcun rumore strano. “Cosa può dirci di Lennox?” “Esattamente, cosa vuole sapere su Lennox?” “I suoi rapporti con lui, con la sua famiglia e con i collaboratori; come e quando vi siete conosciuti?” “Lennox ed io siamo andati a scuola insieme. Inizialmente non mi era molto simpatico, ma un giorno ho partecipato ad un suo compleanno ed è stato divertente. Ho anche conosciuto suo padre, un uomo rispettabile.. è stato lui che ci ha aiutato a fondare la nostra società, la “Lennox & Ford” ... per il resto, mi sembra che avesse dei seri problemi con sua moglie. So che aveva intenzione di divorziare da lei e forse credo di sapere anche il perché” “Cosa intende dire?” “La signora aveva un amante!” dichiarò Ford senza un minimo di scrupolo

“E come può dichiarare una cosa simile?” “Semplicemente perché suo marito ne era convinto e per questo non la sopportava più.” “Ma è stato il signor Lennox a dirle queste cose?” “Certamente, me ne ha parlato qualche mese fa. Non conosceva il nome del suo rivale, ma era sicuro della condotta indecente di sua moglie, anche se, per la verità, il loro rapporto era incrinato già da tempo.” “Sappiamo che tra lei e il signor Lennox c’è stato un diverbio qualche tempo fa, cosa può raccontarci a proposito?” “Niente di grave” disse con un lieve sorriso sulle labbra “Lennox non appoggiava un’iniziativa di Miles. Volevamo finanziare la costruzione di un centro sportivo in Italia. Sarebbe stata un’ottima occasione. Era un’idea di Connelly che io approvavo completamente mentre Lennox non la pensava allo stesso modo. E così siamo stati costretti a fermare tutto. Era davvero un’ottima idea, peccato.” “Capisco ... Connelly è un vostro dipendente ...” “E’ il nostro dipendente di spicco. Lo apprezziamo sensibilmente. Anche Timothy era molto legato a lui. Sicuramente più che a suo figlio. Lo considero un possibile successore di Lennox.” “Signor Ford, lei era a conoscenza del testamento di Lennox?” “Certo, chiunque ne era a conoscenza!” “Chiunque?” “Chiunque fe parte della famiglia o della cerchia di amici di Timothy.” “Cosa sa del testamento?” “Ora che Lennox non c’è più, sua moglie e suo figlio si divideranno il patrimonio.

Matthew erediterà una quota della società. A me spetta la quota societaria di Lennox.” “Così, lei ora sarà a capo della “Lennox & Ford?”” “Così sembrerebbe” “Fra gli ospiti presenti qui, chi considerate il più colpevole per la morte di Lennox?” “Di primo acchito, direi che è stata la signora Connelly, per via di quella discussione avuta con Lennox, della quale non si sa ancora il motivo, ma ripensandoci attentamente, credo che il colpevole sia un uomo o una donna molto astuta e aggressiva. Forse suo figlio Matthew, dal momento che i due si detestavano, e ... considero la signora Lennox una donna molto astuta! Jennifer Connelly è poco più di una bambina ..., ma non saprei, ... bisognerebbe conoscere l’origine della loro discussione” “Non vogliamo trattenerla oltre, la ringraziamo per la sua disponibilità”

8

Cecily Lennox – moglie di Timothy Lennox La signora Lennox si presentò pochi minuti dopo che Andrew Ford aveva lasciato la stanza. Era pallidissima. Cecily Lennox era una bella donna, non molto alta, leggermente corpulenta ma con una voce caldissima. Portava capelli di un color oro finto e legati dietro la nuca. Si lasciò cadere sulla sedia di fronte all’ispettore. Cecily stringeva un fazzoletto e chiese di poter avere un’altra tazza di tè. “Vorrebbe raccontarci i fatti accaduti ieri sera?” chiese gentilmente Lynch non appena la cameriera Annie era uscita con il vassoio vuoto. Anche in questo caso, il resoconto era preciso ai precedenti. “Cosa può raccontarci di suo marito?” “Ho conosciuto Timothy durante una crociera in Francia. A quel tempo avevo sedici anni e viaggiavo con i miei genitori. Lui si trovava in compagnia di alcuni amici. E’ stato un colpo di fulmine per entrambi. O così ho creduto per anni. Per me lo è stato sicuramente. Eravamo molto giovani. Due anni dopo ci siamo sposati e poco tempo più tardi è nato Matthew. Timothy e suo padre trascorrevano gran parte del loro tempo insieme e in giro per il mondo. E’ stato durante uno di questi viaggi che decise di fondare la “Lennox & Ford”. Lunghi viaggi d’affari lontani da me e da nostro figlio. Inizialmente ero gelosa, ma con il tempo sono cambiata. Sapevo che frequentava altre donne. So di una in particolare, Laura. Era di Milano e dalla loro relazione è nata una bambina. Una bambina che ha solo due anni in meno rispetto a Matthew. Lui non mi ha mai raccontato niente; ma mi è capitato di leggere le sue lettere. E così sono venuta a conoscenza di molte verità. Quella bambina ora è qui, in questa casa. E’ la signorina Avon. E devo ammettere che è uguale a suo padre. Non so perché è

qui, e non so che cosa desidera da noi, so solo che ha creato e sta creando imbarazzo. Timothy non ha accettato di buon grado la sua presenza. Infatti fra quei due c’era un pessimo rapporto. Ma lei si è presentata come un’amica dei Connelly e di nostro figlio e come tale mio marito l’ha accolta.” “Capisco ... signora Lennox, cosa sa del lascito di suo marito?” “Anni fa, mio marito ha redatto un testamento con il quale mio figlio ed io ereditiamo tutto il suo patrimonio. So anche che Timothy stava per modificare le sue volontà. Ma non credo che lo abbia più fatto.” “E lei è a conoscenza delle ultime volontà di Lennox?” “Non precisamente, ... so che aveva intenzione di eliminare Matthew a favore di Miles Connelly e forse anche me ... vede ispettore ... mio marito ed io non andavamo più molto d’accordo e più di una volta mi ha minacciata di escludermi dal testamento. Ha minacciato me e nostro figlio.” “Può essere più precisa, ... se non sono troppo indiscreto!” “Come avrà già sicuramente saputo, tra Timothy e Matthew non correva buon sangue ... Matthew odia lavorare in un ufficio e soprattutto non ama il lavoro che faceva suo padre. Timothy lo voleva al suo fianco mentre Matthew non lo desiderava affatto ... e per quanto riguarda me ... bè ... io prendevo spesso le difese di nostro figlio perché sono convinta che una persona deve fare quello per cui è portata e non essere obbligata e questo a mio marito non andava a genio. Discussioni e ancora discussioni. Ormai fra me e mio marito non c’era altro. Ed è per questo che ora mi sono affezionata ad un’altra persona. E sono sicura ispettore, che lei è al corrente anche di questo particolare.” “Si ... e so anche che pure suo marito ne era al corrente!” “A mio marito non importava affatto ... non si è mai curato di me ...” “Su questo non ne sono molto sicuro ... mi è stato confidato esattamente il contrario ... a suo marito importa eccome!” “Con chi ha parlato?” “Con qualcuno che era molto vicino a suo marito .. ma ora questo non ha

importanza .. mi dica, signora Lennox, lei sa perché suo marito ha voluto convocare la signora Connelly, ieri sera?” “Sinceramente, no ... non so cosa sia accaduto fra quei due ... erano molto legati fino a ieri ... ma sono certa che Jennifer mi riferirà ogni particolare.” “Già ... questa notte ha udito o visto qualche cosa, anche di insignificante, che può esserci utile per l’indagine?” “No ispettore, anche perché prendo del sonnifero ogni sera. Mi serve per riposare meglio.” “Signora Lennox, secondo lei è stata la signora Connelly ad uccidere suo marito?” “Non saprei proprio, Jennifer è una così cara ragazza. Ma ieri sera era davvero furiosa. Però non penso che lo abbia ucciso.” “Ma se non è stata lei, chi può averlo fatto?” “So di non essere stata io e malgrado le voci che circolano, posso escludere anche mio figlio, non è cattivo e a dispetto di tutti e di tutto, voleva bene a suo padre. Litigavano, si odiavano, ma non fino ad arrivare alla morte.” Ora, la signora Lennox sembrava stravolta e alcune lacrime cominciarono a riempire i suoi occhi. L’ispettore si alzò e l’aiutò ad alzarsi. “Signora Lennox, è in grado di dirci quando è stato commesso il furto dell’arma e del barattolo di stricnina?” “Si ispettore... dunque... esattamente tutto due giorni fa... mio marito si è accorto che la mattina di due giorni fa l’arma non era al suo posto e ora so che è stata rimessa a posto... mentre John, il giardiniere, dopo pranzo mi è venuto ad informare che il secondo barattolo quello nuovo acquistato due settimane fa, era sparito. Gli ho consigliato di controllare meglio e di procedere all’acquisto di uno nuovo se confermata la sua sparizione. Non ho dato peso a questo ultimo particolare perché John è un po’ sbadato ed è molto anziano. Comunque so che è bravo nel suo lavoro.” “Ma era stato appena commesso il furto dell’arma. E poi la stricnina. Non era

preoccupata?” “No, perché mio marito sorrideva... era tranquillo .. e io mi sono comportata di conseguenza... credevo, o forse dovrei dire, speravo che lui avesse tutto sotto controllo!” “Andate pure, signora Lennox. Cercate di riposare un po’. Non la disturberemo oltre.” Lynch accompagnò la signora Lennox fino alla porta.

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Miles Connelly – dipendente della “Lennox & Ford” “Che ne dite di una tazza di caffè?” “Ottima idea capo!” Qualche minuto più tardi, Annie servì quattro tazze di caffè. Una anche per Miles Connelly. “Lei è Miles Connelly?” cominciò Lynch con ancora la sua tazza di caffè fumante. “Si.” Connelly era il dipendente di spicco della “Lennox & Ford” e sembrava andarne fiero. Il suo viso era abbronzato, aveva capelli di un castano scuro ed era vestito in modo impeccabile. Era sicuramente un bell’uomo ma il suo portamento e il suo modo di parlare non dava piacere all’ispettore. “Come avete fatto a conoscere il signor Lennox?” “Ci siamo conosciuti durante un congresso. Alloggiavamo nello stesso albergo e la sera ci ritrovavamo a discutere nella hall. E così, tra un bicchierino di whisky e un buon sigaro, Lennox mi ha chiesto se volevo lavorare per la sua ditta. E, ovviamente, io ho accettato.” Ci fu qualche istante di pausa, poi Connelly riprese a parlare usando un tono di voce bassa. “Sono al corrente di molte cose” cominciò a raccontare Miles “proprio perché ero amico e anche confidente di Timothy. E’ stato lui a confessarmi che desiderava divorziare da Cecily, perché non andavano più d’accordo. Voleva escludere suo figlio sia dal testamento che dalla società. Lo considerava, e non a

torto, un perfetto incapace. I due non si sopportavano. E permettetemi di dire una cosa ... Considero Matthew un vero stupido, poteva avere ogni cosa e ha rovinato tutto. Con un padre come Lennox, che lo ha aiutato in ogni occasione e in ogni momento. Ma a Matthew interessano solo i soldi e la bella vita.” “Esattamente, cosa sa delle ultime volontà di Lennox?” “So che Lennox ha già firmato un nuovo testamento. Involontariamente, ho ascoltato una conversazione tra Timothy e i due avvocati. In un primo momento ho fatto finta di niente, stavo finendo il mio lavoro, poi quando ho capito l’identità della conversazione, il mio desiderio di sapere ha vinto e non ho potuto far a meno di origliare. E così ora so che erediterò un vero patrimonio. E sono un mucchio di soldi. E anche questa proprietà sarà mia. Se devo essere sincero, non sono sicuro di meritarmi tutto questo. Ma non dilapiderò la sua ricchezza. Timothy mi ha dato la sua completa fiducia e non voglio deluderlo. Proseguirò nel suo lavoro e lascerò a Ford le decisioni più importanti.” “Certo! ... e mi dica signor Connelly, sua moglie le ha raccontato di ieri sera?” “No, non ancora.” “Quindi non sa perché ha litigato con Lennox?” “Mia moglie andava perfettamente d’accordo con Lennox e non so cosa sia accaduto ieri sera. Ma sono sicuro che tra poco verrà tutto chiarito. Ieri sera era disperata, mi ha scritto un messaggio dicendomi che voleva restare da sola e ha dormito nella camera accanto alla mia. Volevo parlarle ieri sera ma non ha voluto essere disturbata. E io ho fatto come desiderava. Anche perché ero molto stanco. E comunque sono sicuro che più tardi si confiderà con me.” “Lei pensa che sua moglie possa aver ucciso Lennox?” “No di certo, è assurdo solo pensarci. Mia moglie voleva bene a Timothy. E sono sicuro che oggi si sarebbero riappacificati perché è così Jennifer: lei non sopporta di avere nemici.” “Ha visto o udito qualcosa stanotte, qualcosa che può esserci utile per il caso?” “Proprio nulla. Ho dormito come un sasso. Di solito impiego diversi minuti

prima di prendere sonno mentre ieri sera non riuscito a tenere gli occhi aperti. A stento sono arrivato alle undici e mezzo, giusto per fare ancora gli auguri a Lennox. E poi mi sono ritirato. In ogni modo la lite fra mia moglie e Lennox ha sconvolto tutti e dopo un paio di partite a bridge ci siamo ritirati ognuno nelle proprie stanze.” “Come avete conosciuto Gloria Avon?” “Gloria!? ... se non ricordo male ci siamo conosciuti al bar del Circolo. Si è unita al nostro tavolo. E’ una ragazza simpatica. Era sola e Jennifer l’ha invitata ad unirsi a noi. E poi, gioca bene a tennis!” sorrise Miles “Secondo lei, chi ha ucciso Timothy Lennox?” “Non saprei proprio risponderle. Vede ispettore, ... Timothy era un uomo difficile. Sapeva farsi odiare ma anche rispettare ed ammirare. Io lo ammiravo e lo rispettavo, come sono sicuro dell’affetto che provava mia moglie nei suoi confronti. Ma so che ci sono delle persone che lo odiavano. Persone molto vicine a lui.” “Come la signora Lennox e suo figlio?” “Precisamente!”

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Lizzy Lennox – moglie di Matthew Lennox Chiamata, la signora Lennox entrò nella stanza qualche minuto dopo Connelly. Il suo sguardo era imibile e parlava con molta calma. Era evidente che la morte di suo suocero non l’aveva minimamente toccata. La giovane signora Lennox era snella, aveva occhi chiari e capelli biondi, ma in definitiva era una donna incolore, insignificante sotto ogni aspetto. Lynch le fece il cenno di sedersi e lei ubbidì immediatamente. “Signora Lennox, che cosa può dirci dell’omicidio di questa notte?” “Credo di non poter dire nulla. Mi sono coricata molto presto e durante la notte ho dormito ininterrottamente. Non ho udito niente di strano.” “Cosa prova per la morte del signor Lennox?” “Assolutamente nulla ... Non provavo alcun sentimento per lui. Vivevamo nella stessa casa ma spesso non ci rivolgevamo neanche una parola. Ma con Jennifer era diverso. Con lei si comportava in modo differente. La trattava come una di famiglia. E ho notato che invece non sopportava la presenza di Gloria Avon. Timothy cambiava di umore quando lei entrava nella stanza.” “E cosa ha provato quando ha assistito alla discussione fra Lennox e la Connelly?” “Decisamente uno spettacolo sensazionale. Non ho mai visto Lennox in quello stato. Non so per quale motivo hanno litigato, lo ignoro completamente, ma l’espressione del viso di Jennifer era quella tipica di un assassino. Hanno litigato aspramente e per quanto mi riguarda la colpevole numero uno è lei.” “E altri possibili colpevoli?”

“I due amanti misteriosi ... Cecily e Blake!” “Cosa intende dire?” Lynch era sorpreso. “Li ho visti di nascosto ...” Lizzy si fermò ma riprese subito a raccontare non appena vide lo sguardo meravigliato dell’ispettore. “Ci trovavamo tutti al club. Al un certo punto Matthew ed io ci siamo allontanati. Stavamo parlando animatamente e non volevo che gli altri ci ascoltassero. Ci siamo messi a litigare e io me ne sono andata da sola e a piedi. La giornata lo permetteva. Sono tornata a casa e mi sono cambiata per una eggiata verso il bosco. Sono ata vicino al giardino. Ho sentito delle voci bisbigliare e ho visto Cecily che amoreggiava con Blake. Ovviamente loro non si sono accorti della mia presenza. Se devo essere sincera, non ne fui affatto sorpresa. Ho visto più di una volta Cecily fare gli occhi dolci a Lee Blake. Esattamente quello che sta facendo Gloria con Miles. Solo che questa volta il sentimento non è ricambiato” “Vuole forse dire che la signora Lennox e il signor Blake sono legati sentimentalmente e che la signorina Avon ha un debole per il signor Connelly?” “Si, voglio proprio dire” fece la signora “Ma perché Blake avrebbe dovuto uccidere Lennox? ... voglio dire ... Potevano aspettare il divorzio!” “E perdere tutta l’eredità! ... Blake vuole anche e soprattutto i soldi! Ora avrà la metà del patrimonio di Lennox.” “Cosa sa del testamento?” “Gli unici eredi sono Cecily e Matthew. Loro riceveranno in eredità il 50% ciascuno della ricchezza di Timothy. So anche che esiste un secondo testamento, ma non credo che sia stato ancora firmato. Timothy ne ha tanto parlato, soprattutto dopo ogni discussione con Matthew.” Alla domanda sulla particolare vicenda, avvenuta qualche tempo prima fra la Connelly, la Avon e la giovane signora Lennox e che aveva tanto incuriosito la cameriera Annie, Lizzy rispose di non ricordare nulla. Ma, alla fine, e dopo un sollecito ricordo da parte dell’ispettore Lynch, la donna disse che si trattava di

chiacchiere fra donne, sulle rispettive famiglie. Ad ogni modo, Lizzy ammise che era gelosa e invidiosa della Connelly. Lei era bella e ammirata da tutti. Andavano d’accordo, ma infondo, provava una certa rivalità nei suoi confronti. Anche per via di Timothy Lennox. Ma sicuramente preferiva la compagnia della Connelly piuttosto che quella di Gloria Avon.

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Matthew Lennox – figlio di Timothy Lennox “Sentiamo ora che cosa può dirci il giovane Lennox!” E così Lizzy lasciò il posto a suo marito. Il giovane Lennox era un tipo alto, capelli e occhi chiari e alquanto insignificante. I suoi atteggiamenti erano fastidiosi. Era distratto e irritabile. “Non crederete che sia stato io ad uccidere mio padre!” esordì Matthew. Il giovane Lennox non si era ancora accomodato. “Niente affatto! ... si accomodi, la prego ... vogliamo solo avere una sua deposizione.” “Ma secondo voi, sono il sospettato numero uno, vero?” “Perché dite questo?” “Perché so che siete a conoscenza del fatto che i rapporti con mio padre non erano affatto buoni. Lui mi voleva al suo fianco, ma io adoro il mio lavoro al club e non mi interessa una scrivania in un grande ufficio e lunghe riunioni con persone prive d'interesse.” “Lei, ovviamente, conosce le ultime volontà di suo padre?” “Certamente! ... Mia madre ed io erediteremo un mucchio di soldi!” “Lei sa del secondo testamento?” “Non esiste un secondo testamento ... quelle erano solo minacce di mio padre. Le usava contro di me e ... contro mamma. Purtroppo anche il rapporto fra i miei si è drasticamente incrinato. Speravo tanto in una loro riappacificazione ma sapevo che il divorzio era ormai alle porte.”

“Ha udito qualcosa di particolare questa notte?” “No, niente. Ho dormito profondamente. Ero davvero stanco ieri sera.” “Lei, ad un certo punto della serata, ha risposto ad una telefonata diretta a suo padre, sa dirci chi era?” “No, si è presentato come un amico.” “Era una voce maschile, dunque?” “Si” “Ed era la prima volta che sentiva quella voce?” “Precisamente” “A che ora ha risposto a quella telefonata?” “Saranno state circa le nove e mezzo. Avevamo appena finito di cenare.” “Eh ... cosa può dirci dei fatti strani accaduti a Lennox?” “Fatti strani? ... intende dire del furto dell’arma e delle minacce dirette a mio padre?” “Si” “Assolutamente nulla. Mio padre non mi diceva mai niente. Parlavamo solo per litigare. So solo che qualcuno si è divertito scrivendogli dei biglietti e rubandogli la sua arma preferita.” “Secondo voi, chi può essere stato?” Matthew Lennox si strinse nelle spalle. “Oh, è difficile dirlo. Papà aveva diversi nemici. E so che le intimidazioni si riferivano a qualcosa del suo ato, a vecchi rancori.” “Che cosa sapete di Gloria Avon?” “Gloria! ... Non saprei dire, non le presto molta attenzione. E’ un’amica di mia moglie e dei Connelly. Non è molto simpatica. Però ho notato che faceva agitare

mio padre. Ma non so il perché. Forse è stata lei che ha risvegliato i vecchi rancori. In fondo ce la vedo come una probabile omicida!” “Allora, secondo voi, potrebbe essere la signora Avon l’omicida di vostro padre?” “Potrebbe essere, si!” “E Jennifer Connelly?” “Jennifer è diversa. E’ una donna di classe. Ed è molto bella. Non so per quale motivo abbia litigato con mio padre. Ma prima di allora, erano molto legati. Quasi come padre e figlia. E, badate bene, non ero geloso del loro rapporto” disse Matthew Lennox, “e non credo che lo abbia ucciso!” concluse, dopo qualche istante di riflessione. “Altri possibili colpevoli?” “Forse Ford, so che ci sono state delle divergenze fra loro due. E poi, ... non saprei. Non mi viene in mente nessuno!” “Bene, grazie per il suo aiuto, signor Lennox. Non vogliamo trattenervi ancora.”

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Gloria Avon – amica dei Connelly e del giovane Lennox L’ultima deposizione da ascoltare era quella della signorina Gloria Avon. La signorina Avon sembrava leggermente inquieta e si fermò sulla soglia, in attesa di un nostro cenno. “Accomodatevi, signorina Avon, ... sedete, vi prego.” L’ispettore Lynch cercò di assumere un’aria paterna. La Avon portava capelli neri molto lunghi, aveva occhi chiari e una carnagione pallida. Vestiva spesso con abiti sportivi. Si poteva definire una bella ragazza, ma timorosa e insicura. “Conoscevate bene il signor Lennox?” “Era mio padre, ma non lo conoscevo affatto!” “Vuole raccontarci?” “Mia madre è morta qualche mese fa. Sono rimasta sola e così ho deciso di lasciare l’Italia per venire a conoscere mio padre. Lei mi parlava spesso di Lennox, di come si erano conosciuti e amati. Malgrado tutto, lei era ancora innamorata e alcune volte la sentivo piangere. Non ha avuto più nessuno al suo fianco. Ed è morta sola. Appena ho potuto sono venuta qui. Mi sono fatta una nuova vita e nuovi amici. Purtroppo credo di avere il destino di mia madre perché anch’io provo lo stesso sentimento per un uomo sposato.” “Si riferisce al signor Connelly?” “Dunque, qualcuno le ha parlato di me?” disse Gloria, sorpresa. “Si” Lynch si sentiva impacciato.

“Ad ogni modo, non ha importanza, perché ho intenzione di lasciare questo posto, non appena tutta questa brutta storia sarà finita. E forse me ne ritorno in Italia.” “E perché?” “Perché mio padre non c’è più e soprattutto perché Miles ha occhi solo per sua moglie. Quindi non ha più senso che io continui a vivere qui... e pensare che ... c’è stato un momento in cui ho sperato in un piccolo cambiamento della mia situazione affettiva ... tempo fa ho visto Jennifer eggiare in compagnia di Matthew. Erano soli, Miles non c’era. Quella visione mi ha aperto il cuore. Ma ad un tratto Matthew ha tentato, in tutti i modi, di baciare Jennifer e lei lo ha respinto con decisione e veemenza. Da allora ho notato che quei due si sono evitati il più possibile. E a mia maggior sfortuna, l’unione fra Jennifer e Miles si è ulteriormente rafforzata.” “Capisco” “Ma Jennifer” continuò Gloria “è adorabile, malgrado tutto. Siamo amiche e con lei mi trovo bene. Devo ammettere che i Connelly sono davvero una coppia magnifica.” Concluse la signorina Avon con lo sguardo fisso sulle sue mani. “Come avete conosciuto i Lennox e i Connelly?” “Al Circolo del tennis e non è stato un incontro inaspettato, sapevo di trovare lì il figlio di Timothy e che Timothy stesso trascorreva gran parte del suo tempo libero proprio al bar del circolo e così mi sono iscritta ad un corso. Poi un giorno ho visto i Connelly e siamo divenuti amici. E i Connelly erano anche grandi amici dei Lennox!” concluse Gloria. “Signorina Avon, lei conosce le ragioni della discussione fra Lennox e la signora Connelly?” “No, so solo che ho visto entrare Jennifer nello studio di Timothy con un grosso punto esclamativo sulla faccia ... e poco dopo è uscita da quella stanza infuriata e rossa in viso.” “Ha udito o visto qualcosa di particolare o di anomalo nella serata di ieri o questa notte?”

“No. Ho dormito tutta la notte. A parte lo spettacolo fra Jennifer e Timothy, non ho assistito a nessun fatto rilevante. Solo tante chiacchiere e la maggior parte inutili, molte frasi di circostanza, cameriere poco affidabili e nervose e cibi mediocri; decisamente troppo insignificante per un party di compleanno.” “Poco fa, ha detto cameriere poco affidabili e nervose, cosa intendeva dire con “nervose”?” “Mi riferisco in particolare alla cameriera Annie, non ti sorride mai e non ti guarda mai negli occhi. E’ evidente che non sopporta il suo lavoro.” “Proprio la cameriera Annie ha notato, qualche tempo fa, un particolare accaduto fra lei, la signora Connelly e la signora Lizzy Lennox.” “Che particolare?” “Un attimo prima eravate allegre e spensierate e, un attimo dopo, regnava il silenzio e l’amarezza, ... ricorda questo particolare?” “Si, certamente. Ricordo di aver iniziato io una conversazione sui nostri genitori, parlando di mia madre, Jennifer su entrambi i genitori e Lizzy ha accennato a qualcosa su suo padre. In quell’istante sono entrati Timothy e Matthew. Ma ricordo che l’atmosfera allegra era cambiata già qualche istante prima. Forse perché anche Lizzy ricordava con dispiacere, poverina! Ci ha raccontato che suo padre era morto durante una battuta di caccia!” “Secondo lei, chi può aver ucciso Timothy Lennox?” “Non saprei proprio, ... conosco così poco questa famiglia, ... forse Matthew, è un uomo così stravagante e litigava di continuo con Timothy.” Concluse sottovoce la signorina Avon. “E la signora Connelly? La considerate colpevole? “No, niente affatto! Non può essere stata lei. E’ tanto buona e così gentile.”

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L’ispettore Allan Lynch, il medico legale John Greene e il sergente James Norris, stavano pranzando insieme. L’occasione era propizia per discutere sul caso Lennox e riflettere dopo le prime deposizioni. “Capo, come pensa di procedere?” chiese Norris non appena il cameriere se ne era andato con le ordinazioni. “E’ un strano caso!” commentò Greene Lynch esitò un momento poi, con un grugnito, portò le mani sul tavolo incrociandole fra loro. Dopo diversi secondi di silenzio si strinse nelle spalle. “Un caso molto interessante” mormorò pensieroso – “e piuttosto complicato non trovate?” “Direi che è opera di qualche svitato ....mi riferisco al furto della pistola” disse il sergente Norris con un tono leggermente sprezzante. “Non saprei.” Lynch stava riflettendo “Forse è semplicemente arrivato troppo tardi. Qualcuno lo ha preceduto. Ha trovato Lennox morto e stupidamente ha rimesso al suo posto l’arma.” “Ci troviamo di fronte ad un unico colpevole” esordì Greene “o realmente più persone erano intenzionate ad eliminare Timothy Lennox?” “Tra le altre cose” riprese Allan “dobbiamo scoprire che fine ha fatto quel barattolo di stricnina.” “La pistola, la stricnina, quei strani messaggi... l’artefice non può essere stata la signora Connelly!” intervenne Norris. Lo sguardo di Lynch si fissò su di lui per un momento. “Che ragione hai per sostenerlo?”

“Fino al momento della lite lei non aveva alcun movente ... tutti sostengono che lei andava d’accordo con la vittima.” Concluse soddisfatto Norris. “Forse hai ragione. Ma non è da escludere che possa essere tutta una sua messa in scena.” Replicò Lynch, appoggiandosi allo schienale della sedia. “Forse non è un angioletto come vuol farci credere!” “Comunque Lennox è morto accoltellato!” intervenne Greene. “Non è stato ucciso con la stricnina o con un colpo d’arma da fuoco!” “Capisco dove vuole arrivare. Ma la Connelly può aver cambiato i suoi programmi dopo quello che è accaduto ieri sera. Magari aveva in mente un piano più preciso e forse anche più complesso, ma la lite avuta con Lennox l’ha sconvolta e può davvero aver agito d’impeto, utilizzando la prima arma che ha trovato. Magari può aver raggiunto Lennox nel suo studio per avere con lui un chiarimento, non essendoci riuscita lo ha ucciso brutalmente!” “E’ senz’altro possibile!” commentò Greene. “C’è un’altra cosa che voglio chiedervi” intervenne Norris “secondo voi l’assassino intende colpire ancora?” “Non saprei... ma che cos’hai in mente?” chiese Lynch. “Escludiamo per un momento la colpevolezza della Connelly... la pistola è stata ritrovata... ma il veleno no... forse l’assassino lo ha ancora con sé perché intende utilizzarlo?” “Per il momento, è da escluderlo!” disse bruscamente Allan. “Non sappiamo cosa accidenti sia successo a quel barattolo! Dobbiamo parlare con il giardiniere!” Lynch lanciò un’occhiata fugace sia al sergente Norris che al dottor Greene. “A questo punto non escluderei un’altra soluzione” disse Lynch con poca convinzione. “E se il colpevole avesse lasciato falsi indizi per incastrare qualcuno o magari proprio per far credere a noi che ad agire sarebbero stati più persone?” “Beh capo”, il sergente Norris aveva finito la sua birra “come dice lei, le indagini sono a tal punto che ogni soluzione è possibile!”

“Hai ragione James, ad ogni modo, per cominciare, mi sono permesso di preparare un breve elenco delle persone coinvolte. Come abbiamo già potuto appurare, l’omicida è tra queste persone. Qualcuno non ha detto la verità. Bisognerà procurarsi tutte le informazioni possibili su ognuno di loro. Sulla lista, ho evidenziato le persone che meritano più attenzione e un’indagine più accurata.” Greene e Norris, fecero in tempo a leggere gli appunti di Lynch, prima che il cameriere cominciasse a servire il pranzo.

LEE BLAKE Medico di casa Lennox. Conosce Timothy Lennox durante un viaggio in Spagna. Nel giro di poco tempo i due uomini diventano buoni amici. Lee Blake è stato visto, in atteggiamenti troppo intimi, in compagnia della signora Lennox. Verificare tale informazione. La signora Cecily Lennox ha dichiarato di avere un amante ma non ne ha specificato il nome. Fare qualche indagine sul suo ato. E’ un possibile colpevole. Movente: sposare Cecily per ereditare parte del patrimonio Lennox. Ovviamente risulta all’oscuro del secondo testamento.

ANDREW FORD Amico e socio di Lennox. Frequenta le stesse scuole di Timothy e diventano ottimi amici. I due uomini decidono di fondare una società, stimolati dal padre di Timothy. Indagare sul suo ato e sulla sua vita privata. E’ un possibile colpevole. Voleva portare a termine, insieme a Miles, un contratto che Timothy non desiderava concludere. Con il vecchio testamento avrebbe avuto dei vantaggi, soprattutto il potere di decidere e di comandare all’interno della società. Al momento, non risultano altri moventi attendibili.

JENNIFER FINCH CONNELLY Di origine irlandese, è figlia dell’avvocato Edward Finch. Prima di sposare Miles Connelly, ha lavorato come ballerina presso il “Guadalupe”. Sembra che tale fatto, non sia stato ancora comunicato a suo marito. Potrebbe essere colpevole, ma il movente è debole. Come assassina è molto improbabile. Fino a ieri Jennifer era molto legata a Timothy Lennox.

MILES CONNELLY Dipendente della “Lennox & Ford” e marito di Jennifer. Conosce Timothy durante un congresso e fra i due nasce subito una buona amicizia. In poco tempo, diventa rappresentante della società di Lennox e grazie al suo lavoro, la “Lennox & Ford” diventa fra le più stimate nel suo campo, famosa anche in Francia e in Italia. La vita di Miles è costellata di successi. Guadagna la stima di Timothy e sposa una donna meravigliosa. E sembra che, a breve, erediterà il patrimonio di Lennox. Non è da escludere la sua colpevolezza. Potrebbe aver ucciso in difesa della moglie o per ereditare al più presto possibile, una ricchezza che sa già di ricevere in eredità. Ma, come per sua moglie, come assassino è poco probabile.

GLORIA AVON Figlia italiana di Timothy. Sembra provare un particolare sentimento nei confronti di Miles Connelly. Non si sa con quel intenzione sia entrata nella famiglia Lennox. Potrebbe aver ucciso Lennox per vendetta, perché lui ha abbandonato sua madre e l’ha lasciata morire da sola. Al momento, non ci sono altri moventi. Comunque, approfondire le indagini sul suo ato. E’ stato notato da più persone che fra la vittima e la signorina Avon c’era dell’ostilità.

MATTHEW LENNOX Figlio di Timothy e Cecily, marito di Lizzy. Lavora al Circolo Tennis. Non vuole operare nella società del padre, il quale disapprova tali decisioni. Verrà eliminato completamente dal testamento. Sembra infatuato della Connelly. Potrebbe aver ucciso il padre perché stanco delle continue discussioni ma soprattutto per impedirgli di firmare il tanto acclamato nuovo testamento che lo disereda completamente. Ovviamente è all’oscuro del fatto che tale testamento è già stato firmato.

CECILY LENNOX Moglie di Timothy. Conosce e sposa Timothy molto presto. La sua vita sembra, malgrado i soldi e il potere, al quanto noiosa e insignificante. All’oscuro del secondo testamento, potrebbe aver ucciso suo marito per ereditare il suo patrimonio, sposare Lee Blake e aiutare Matthew. Avere conferma sul suo rapporto con Lee Blake.

LIZZY LENNOX Moglie di Matthew Lennox. Potrebbe essere colpevole. Ha ammesso di non provare alcun sentimento per la vittima. E’ al corrente del contenuto del primo testamento di Lennox e sa dell’esistenza del secondo. Ma non sa che è già stato firmato. Il movente più plausibile è quello di far ereditare a suo marito la parte di eredità. Al contrario di molti considera Jennifer Connelly colpevole.

ANNIE PRESTON Cameriera dei Lennox. Vive nella casa. E’ nervosa e sembra stanca del suo lavoro. Per quale motivo dovrebbe volere la morte di Lennox? Al momento non esistono moventi anche se la donna ha avuto sicuramente le opportunità per commettere l’omicidio.

IAN BERKELEY Avvocato e amico di Timothy. Prima di unirsi a Colin Bates, ha lavorato presso uno studio legale di New York. La sua collaborazione è durata due anni, terminata dopo un violento diverbio fra lui e i soci per un complicato conflitto di interessi. Ritorna in Inghilterra. Conosce Lennox durante un incontro di tennis al Circolo dove lavora il figlio. Perché uccidere Lennox? E’ un possibile colpevole, ma non esiste, al momento, un valido movente.

COLIN BATES Avvocato e amico di Timothy. E’ socio di Ian Berkeley. Insieme fondano uno studio legale, prestigioso e molto conosciuto. Come per Ian, perché uccidere Lennox? Non esiste un movente.

"Ottimo!, buon inizio!” fu il primo commento di Greene “Questo elenco ci fa capire che dobbiamo fare molte indagini!” disse Norris “E’ stato uno di loro! Uno di loro ci sta nascondendo la verità. E dobbiamo capire chi è. Non sarà facile. Dobbiamo interrogarli ancora.” “Se proviamo a considerare ogni possibilità, chi è da inserire al primo posto della lista?” disse Greene Sia Lynch che Norris ci pensarono su un momento. E fu il sergente il primo a parlare. “Credo che il figlio e la moglie, siano da mettere al primo posto. Entrambi avevano sia il movente che l’opportunità” “Anch’io sono del tuo stesso parere, ma aggiungerei anche il nome di Blake nella lista principale.” Riprese Greene “E tu Lynch?”

L’ispettore era rimasto in silenzio a riflettere. “Così su due piedi e da una prima impressione, direi anch’io Matthew Lennox ... ma ci sono quelle circostanze che dobbiamo chiarire ... la questione dell’arma, i biglietti intimidatori e la stricnina. Come prima cosa, voglio rivedere Blake e avere conferma delle accuse lanciate dalla giovane signora Lizzy Lennox. Se il medico dichiara di essere intimamente legato a Cecily Lennox, potrei inserire anche il suo nome al primo posto della lista.”

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La mattina successiva l’ispettore Allan Lynch fu svegliato da una telefonata di Scotland Yard. Erano le sette meno cinque. Un nuovo corpo era stato rinvenuto nella casa dei Lennox. In venti minuti l’ispettore arrivò dai Lennox e il sergente James Norris l’informò dell’accaduto. Era stata la cameriera Annie a riferirgli ogni particolare. “Erano da poco ate le sei, quando un grido del signor Connelly mi ha svegliata. Era un grido agghiacciante. Mi sono alzata, vestita e subito ho raggiunto il signor Connelly ed è stato ad allora che l’ho vista. Era già morta” “Dov’è?” “Di sopra, signore, nel bagno della sua camera.” “Chi ha scoperto il corpo?” “E’ stato il marito, signore. E’ di sopra con lei, ... è distrutto dal dolore” “Posso immaginare!” “Accanto al corpo hanno trovato una lettera, signore” “Sono dispiaciuta per ciò che è accaduto e per quello che ho fatto. E non posso andare avanti così. La situazione è divenuta insopportabile. Se solo potessi cambiare le cose. Mi rendo conto solo ora che ho sbagliato. Perdonami Miles. Ti amo.” Jennifer Finch Connelly era morta il 4 dicembre, alle tre di notte. Si era suicidata

avvelenandosi con la stricnina.

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15 Gennaio 1940

A uno dei tavoli dell’Hyde Pub sedevano tre uomini, l’avvocato Ian Berkeley, l’avvocato Colin Bates e il giovane allievo Scott Wells. Era consuetudine per la “Berkeley & Bates” festeggiare le vittorie all’Hyde Pub, luogo riservato ai soci dei diversi prestigiosi studi legali di Londra. Si era da poco concluso il processo a Sara Withers, accusata di omicidio ma Wells era riuscito a far assolvere l’imputata con formula piena. Erano seduti da pochi minuti ma non stavano discutendo del caso Withers. Quella mattina i maggiori giornali inglesi riportavano gli ultimi avvenimenti del caso Lennox e Ian Berkeley stava rileggendo a voce alta l’articolo del “Times”. “Archiviato il caso Lennox. Tutti ricorderanno la morte di Timothy Lennox, pugnalato alla schiena la notte di sabato, tra il 2 e il 3 dicembre, dopo i festeggiamenti per il suo compleanno. Il suo corpo era stato rivenuto dalla cameriera la mattina seguente. A villa Lennox erano presenti diversi amici e conoscenti, compreso il suo assassino, e la signora Jennifer Connelly aveva avuto con la vittima, un violento diverbio proprio la sera del 2 dicembre e alla presenza di tutti gli invitati. Di questo diverbio non è ancora chiaro l’argomento ma sembra che riguardi qualcosa da ricercare nel ato della donna. Così, quella stessa notte, in un eccesso d’ira, la donna lo aveva pugnalato. La signora Connelly, disperata per il gesto compiuto, si è poi suicidata,

avvelenandosi con la stricnina la sera successiva, lasciando poche righe a giustificazione di tale gesto. E pertanto, dopo una breve indagine, la polizia ha definitivamente chiuso il caso.” “Voi eravate da Lennox quella sera” osservò Scott Il giovane Wells chiamò il cameriere per chiedere dell’altro caffè. “Già, infatti. Eravamo lì per il suo compleanno ma anche perché dovevamo definire con lui alcune questioni sul suo divorzio.” informò Ian “Cosa potete raccontarmi?” chiese Scott mentre mescolava il poco zucchero nel caffè. “Timothy Lennox”, disse Colin ripensando alla vittima e alla sua improvvisa morte “non mi è mai piaciuto, era arrogante e dispotico. Ma era abile nel suo mestiere. Rispettava poco i suoi dipendenti e collaboratori. Aveva l’abitudine di mettere loro soggezione e considerava gli altri inferiori a lui. Dovevi dare il massimo, e forse anche di più, per fargli cambiare idea!” Ian annuì “Accidenti!” Scott era perplesso. “Però” intervenne Ian “se riuscivi a fargli cambiare idea, potevi entrare nel suo impero.” Ian fece una breve pausa. “Era immensamente ricco e conosceva le persone più influenti del paese e se entravi nelle sue grazie ... be’ ... era fatta. Potevi diventare il suo migliore amico”. “Chi era questa Jennifer Connelly?” Scott era sempre più interessato. “Jennifer Connelly” Ian continuava a ricordare e a parlare “era la moglie di Miles Connelly, uno dei dipendenti ... anzi il dipendente preferito di Timothy.

Jennifer e Miles erano una coppia magnifica. Lennox li adorava ... Jennifer era quasi come una figlia e Miles come un figlio” precisò Ian “Ma non c’era anche un vero figlio?” “Si, ma non era nelle grazie del padre” disse Colin con una smorfia. “Ed è per questo che assistere alla discussione fra Jennifer e Timothy è stato per noi uno spettacolo sensazionale” disse Ian dopo essersi sistemato più comodamente sulla sedia. “Quando Jennifer uscì dallo studio di Lennox era infuriata” riprese Colin. “Lei aveva il movente e la possibilità per ucciderlo. E credo proprio che sia andata così” “Ma perché lo odiava così tanto da ucciderlo?” chiese Scott “Paura!” disse Ian “Sembra che la Connelly abbia avuto un ato un po’ turbolento e a Timothy questo non andava a genio. Il marito era ancora all’oscuro di tutto. Lennox l’ha minacciata di raccontare tutto a Miles e lei, per impedirglielo, lo ha ucciso. In seguito si è pentita e si è suicidata. L’ispettore Lynch ci ha confessato questo particolare. E pensare che Miles non l’ha presa molto male la notizia sul ato di sua moglie. Era successo prima che loro si conoscessero. Lei era terrorizzata di dire la verità a suo marito. E dobbiamo dire, senza motivo!” “La Connelly ha scritto un biglietto prima di morire, dove spiegava le sue azioni” disse Colin “Solo lei aveva il movente e l’opportunità per asslo?”chiese Scott non appena terminò la sua seconda tazza di caffè “Molto probabilmente no” riprese Colin “Timothy Lennox, come avrai già ben capito, era un uomo detestabile e sgradevole, soprattutto con i suoi familiari.” Scott rifletté per un momento. “E’ possibile che qualcuno abbia approfittato della situazione? Qualcuno poteva entrare nello studio, attendere il momento più propizio e colpire?” “Sicuro! ... In questo caso non sono mancati di certo i colpevoli: la moglie Cecily non andava più d’accordo con lui, prendeva sempre le difese del figlio e

sembra che sia legata ad un altro uomo, per la precisione a Lee Blake, il medico di famiglia, che per lo stesso motivo lo aggiungo nella lista dei sospetti; poi c’era il suo socio Andrew Ford, erano amici ma sul lavoro avevano avuto dei contrasti e anche di notevole intensità e poi avrebbe ereditato qualcosa dalla morte di Lennox, in particolare la possibilità di comandare all’interno della compagnia; la signorina Gloria Avon era sicuramente tra le principali indiziate, e aveva senza dubbio un buon movente, sua madre aveva sofferto molto per colpa di Lennox ed era la figlia segreta di Timothy; il figlio Matthew non lo sopportava, litigavano continuamente e la possibilità di ereditare una notevole somma è indubbiamente un ottimo movente; chi altri aggiungere ... la moglie di Matthew è una donna senza interesse e sotto ogni punto di vista, è una donna debole e senza carattere ma potrebbe entrare nella lista ... magari potrebbe aver colpito per aiutare il marito; poi ci sono tutti gli altri, per i quali però non si hanno informazioni particolari e quindi, pur avendo tutti un’ottima opportunità, al momento non si conoscono moventi validi. Come vedi Scott, ci sono diversi sospettati ma non so se considerarli responsabili dell’omicidio. “Come l’hanno ucciso?” “Pugnalato alla schiena. Il coltello apparteneva a Lennox ed era ancora sopra la sua scrivania. Era un acquisto recente che Lennox doveva ancora sistemare.” “Ovviamente il pugnale era privo di impronte digitali” concluse Colin. “Ma, ripensando attentamente a questo caso, a tutti i retroscena, ai fatti e alle persone coinvolte, siete sicuri che si sia giunti alla verità ... e che nessuno abbia incastrato la Connelly? Il biglietto ritrovato, quello scritto prima del suicidio, siete sicuri che lo abbia scritto lei?” Le domande di Scott presero di sorpresa i due avvocati e il primo a rispondere, dopo qualche istante di riflessione, fu Colin Bates. “Be’ ... in effetti ... ripensandoci ... l’omicida potrebbe essere qualcun altro ... qualcuno che ha assistito alla lite tra i due, che ha ucciso Lennox per poi far ricadere le colpe sulla donna. Sembra la calligrafia di Jennifer quella sul biglietto ritrovato quindi, continuando su questa teoria, qualcuno potrebbe averla costretta a scriverlo e poi aver assassinato anche lei. Tutto più complicato ma sicuramente più ingegnoso!” Ian Berkeley si succhiò il labbro superiore prima di rispondere.

“Molti avevano la possibilità per ammazzarlo!” disse Ian “non saprei dire... non so se con la condanna della Connelly si sia giunti alla verità. Non ne sono proprio sicuro!” concluse l’avvocato.

L’ULTIMO COMPLEANNO

II PARTE

1

GRAHAM PHILIPS

La mattina del 10 marzo 1950, i quotidiani londinesi annunciavano la morte di Graham Philips, un anziano scrittore di romanzi gialli. Causa del decesso: arresto cardiaco.

L’avvocato Ian Berkeley e l’investigatore John Moran sedevano attorno al caminetto del “Eagle Club”. L'argomento della conversazione era un caso di omicidio da poco conclusosi in Tribunale e Berkeley era riuscito a far assolvere l'imputato con formula piena. John Moran fu un testimone chiave del processo. L'investigatore fece la sua deposizione in modo chiaro e in termini espliciti. “Avevate ragione John” “Certamente. Sapevo che il ragazzo avrebbe confessato. Ero sicuro che quelle lettere le avesse lui” “Senza dubbio. E la cameriera di Lady Laura? Cosa mi dite di lei?” “Bè... con lei è stato più difficile. Si trovava in una situazione imbarazzante.” “Certo, immagino.” Dopo qualche istante di pausa John chiese: “Voi sicuramente ricordate il caso Craddock?”

“Si, certo. E come posso dimenticarlo! Fece molto scalpore e dovetti tirar fuori tutta la mia grinta per districarmi fra tutti quei ricatti. Ma è stato un gran successo.” “Capisco!” Improvvisamente Berkeley si ricordò di un particolare che fino a quel momento gli era sfuggito. “Strano, molto strano” “Ah! Allora vi siete accorto anche voi!” “Oh si, infatti. Adesso ripensandoci. Capisco finalmente perché le due donne si rassomigliavano così tanto.” “E' possibile che fossero invischiate anche nel caso Craddock.” “Sicuro... se non sbaglio la cameriera di Lady Laura aveva una sorella più piccola!” Erano seduti da circa quindici minuti, quando Colin Bates entrò nel Club. Si sedette e mostrò ai due uomini l'ultima edizione del Times. "Morto il grande scrittore Graham Philips" “Diavolo, pover uomo!” - commentò John “Già. Ma non sono affatto stupito che sia accaduto” - disse Ian “Se non sbaglio era ammalato da ormai molto tempo” - osservò Colin “Credo da almeno due mesi” - l'informò Ian “Infatti. Però era sempre un uomo molto attivo. Purtroppo il suo cuore ha ceduto.” – commentò tristemente John “Voi lo conoscevate bene, vero John?” - chiese Colin “Abbastanza. Eravamo amici. Lui ava spesso nel nostro ufficio. Seguiva con grande attenzione ogni caso di omicidio. Era un abile scrittore e un profondo

conoscitore di criminologia. Ha scritto numerosi libri. L'ultimo, "La Valle Rossa" non è stato ancora pubblicato.” “Sono sicuro che avrà successo” - osservò Colin “Stava lavorando a qualche caso in particolare?” - chiese Ian “Ultimamente era interessato al caso Lennox” – disse John “Di nuovo!” - disse Ian – “Ammetto che era proprio testardo!” “Già. Quel caso era un suo chiodo fisso.” “Ma ormai sono trascorsi dieci anni da quell'omicidio e il colpevole è stato trovato.” - osservò Colin “Eppure Graham era convinto del contrario. Ha letto e riletto i resoconti della Polizia e le varie testimonianze. Era sicuro: Il colpevole doveva essere un altro.” “Continuo a non capire. In fondo è tutto così chiaro. Jennifer Connelly ha ucciso Timothy Lennox.” - osservò Colin “Purtroppo per Graham il caso Lennox non era così semplice. La signora Connelly aveva il movente e la possibilità per ucciderlo. Però non è andata così. Jennifer Connelly non era un'assassina.” “Questo è ciò che pensava lui - commentò Ian - La Connelly si è suicidata dopo quell'omicidio. Si era resa conto di ciò che aveva commesso. E poi ammetterete che aveva un ottimo movente.” “Si, certo. La paura. In effetti, credo che abbiate ragione. Ma Graham!...” “Sicuramente Jennifer non era la sola ad odiare Lennox. Ma è stata lei ad ucciderlo. Ricorda, noi eravamo presenti” - osservò Colin “Già, infatti. Voi eravate da Lennox quel giorno” - disse John “Si, era il suo compleanno” - informò Ian “Quando Jennifer uscì dallo studio di Lennox, - riprese Colin - era infuriata. Lei lo odiava a morte. Timothy l'ha minacciata di raccontare tutto al marito e lei per

impedirglielo, lo ha ucciso. Poi si è pentita e si è suicidata. Più semplice di così. Il caso è chiuso.” “Già, il caso è chiuso!” commentò sottovoce Ian.

Un'ora più tardi, Ian era nel suo appartamento, situato non molto lontano dall'“Eagle Pub”. La conversazione avuta poco prima con i suoi due amici avevano rimesso in moto il lui un mucchio di memorie e tolto un pizzico di tranquillità per qualcosa che accadde in quel periodo. La morte di Graham Philips lo aveva incuriosito. Per molti anni Graham si era dedicato ai casi di omicidio più strani e spesso era in contatto con Scotland Yard. Anche se non erano buoni amici, Graham si fermava spesso all’“Eagle Pub” per fare due chiacchiere. Era perplesso per la sua morte; soffriva di cuore, ma aveva ancora da vivere. Aveva forse scoperto qualcosa sul caso Lennox?7 "La strana morte di Timothy Lennox. Era stata veramente Jennifer Finch Connelly ad ucciderlo o qualcun'altro aveva commesso quel delitto?" Ian Berkeley aveva dimenticato quei fatti; aveva dimenticato Timothy Lennox. La lite fra la Connelly e Lennox, le accuse, le minacce e la tensione. Il caso Lennox era veramente chiuso? Decise di andare a trovare il suo caro e vecchio amico Allan Lynch.

Seduto sul divano, Allan Lynch stava leggendo un libro. Aveva in mano un romanzo giallo scritto dal suo amico Graham Philips, da poco scomparso.

Allan aveva lavorato per lungo tempo con Scotland Yard. Per la precisione diciannove anni. Ormai era ato quasi un anno dall'ultimo caso che aveva seguito. Purtroppo con esiti negativi. Fu allora che decise di dare le dimissioni. Ora trascorreva gran parte del suo tempo a casa, leggendo libri e giornali. In quel momento qualcuno suonò alla sua porta. “Salve Ian, accomodati pure. Posso offrirti qualcosa?” “Accetto volentieri un cognac!” disse sedendosi su una poltrona accanto al camino. “Hai saputo di Graham?” chiese Allan porgendogli il bicchiere. “Si. Tu che ne pensi? Morte naturale?” “Se devo essere sincero,” sospirò Allan “ho qualche dubbio! Era malato, ma non in modo così grave.” “Lo hai visto di recente?” “Ci siamo incontrati pochi giorni fa al Circolo Tennis. Ha voluto vedermi per espormi, nuovamente, le sue perplessità riguardo il caso Lennox. Era giunto a nuove conclusioni.” Ian sospirò afflitto. “Che cosa puoi dirmi del vostro incontro?” Dopo una pausa di riflessione Allan prese a raccontare. “Bè.. è molto semplice... Graham era convinto dell’innocenza della Connelly. E non solo, la credeva vittima del medesimo assassino. Chi ha ucciso Lennox è una persona spietata. E lui era certo di essere giunto alla verità e di sapere il nome dell’omicida!” “A te ha detto nulla?” “Oh no! Mi ha solo accennato ad un appuntamento. Si doveva incontrare con una persona proprio il giorno che è morto. Ed è per questo che nutro qualche

dubbio sul suo improvviso decesso!” “Non ti ha detto se era un uomo o una donna?” “Veramente, no. Mi ha fatto qualche domanda sulla signora Connelly e sul messaggio ritrovato accanto al suo corpo.” “Tu pensi davvero che Graham sia stato ucciso dalla stessa persona che ha eliminato prima Lennox e poi la Connelly?” “E’ una possibilità, non credi?”

I giorni a seguire furono decisivo per le indagini. Quando la sorella della vittima trovò Graham seduto sulla poltrona della biblioteca del suo appartamento, egli era già morto da ventiquattro ore. Non furono trovate prove che testimoniassero la presenza di una seconda persona in casa di Graham quella sera. Dunque Philips, la sera in cui morì, era solo. L'ipotesi dell'omicidio fu subito archiviata e un suicidio era fuori luogo. Lo scrittore era morto per una gravissima malattia al cuore; infatti era sotto le cure di un medico da quasi tre mesi. L'inchiesta che fu condotta tre giorni dopo, stabilì che nessuno era entrato nell'appartamento di Graham e quindi l'anziano scrittore era deceduto per un improvviso arresto cardiaco. Malgrado in presenza di una testimonianza, anche se poco attendibile, non fu possibile dimostrare l’esistenza di una figura femminile nelle vicinanze di casa Philips. Il caso fu subito archiviato senza ulteriori indagini.

2

L’ANNUNCIO

Lunedì 18 Dicembre 1950

“Riaperto il caso Lennox. Dopo 10 anni dall’omicidio, nuove prove sono venute alla luce e l’ispettore Martin Evans ha riaperto il caso. La mattina del 3 dicembre del 1939, il ricco e potente Timothy Lennox, venne trovato morto nello studio della sua villa, pugnalato alle spalle. Jennifer Finch Connelly, che ebbe con la vittima un violento diverbio proprio la sera precedente, si dichiarò colpevole e si suicidò il giorno successivo alla morte di Lennox. Ma adesso la polizia ha in mano nuove prove che potrebbero scagionare la donna. Non ci resta che attendere le prime dichiarazioni dell’ispettore Evans, previste nella giornata di domani. Le nuove indagini sono appena ricominciate.” Dopo dieci anni i ricordi ritornano alla mente di quelli che parteciparono agli avvenimenti di quei giorni a casa Lennox.

3

ALLAN LYNCH

Lunedì 18 Dicembre 1950

Dopo aver felicemente pranzato e chiacchierato con il suo caro amico Max Warren, Allan Lynch, sovrintendente di Scotland Yard in pensione, decise di rientrare nel suo appartamento per un breve riposino. Lo attendeva una serata in compagnia del sovrintendente Davis e del loro programma radiofonico preferito: “Serata in giallo”. Il menù, accuratamente preparato da Lucy, la moglie di Allan, prevedeva una delicata zuppa di patate e stufato di agnello con salsa alla menta. E il tutto bagnato dall’immancabile birra. Il salotto era già pronto per l’evento; bicchieri e nuovissima bottiglia di whisky scozzese. Ma ora, seduto di fronte a Lynch, c’era l’ispettore Martin Evans. Sembrava ansioso di riferirgli alcune informazioni. “Allan, è da ieri che ti cerco!” Esordì Martin non appena Lucy uscì dalla stanza. Due tazze di tè era proprio quello che ci voleva. “Lucy ed io siamo stati fuori a trovare nostra figlia ... ma racconta, che succede? “Abbiamo deciso di riaprire il caso Lennox!” esclamò Martin “Davvero!” disse Allan con incredulità “Ma non hai letto i giornali di oggi?” chiese Evans con stupore

“Ho appena acquistato il “Times” con l’intenzione di dargli una sbirciatina!” disse Lynch con ironia. “Tre giorni fa” cominciò a spiegare Martin “si è presentata da noi la sorella di Jennifer Connelly, la signorina Karen Finch”. “Non sapevo che la signora Connelly avesse una sorella! E cosa è venuta a fare da voi? “E’ venuta a mostrarci una lettera scritta da Jennifer la sera dell’omicidio di Lennox.” E Martin mostrò a Allan una copia del messaggio ritrovato e che lui lesse con estremo interesse. “Cara mamma, ti scrivo solo ora perché la giornata è stata intensa; oggi è il compleanno di Timothy e doveva essere una festa. Purtroppo non è stato così. Qualcuno ha fatto sapere a Lennox come mi guadagnavo da vivere prima di conoscere Miles e adesso lui minaccia di dire tutto a mio marito se non lascio subito questa casa. Vuole che ritorni da voi immediatamente e senza Miles. Non so che fare. Mi sento così nervosa. Solo ieri eravamo così uniti. Devo assolutamente parlare a Miles e confessargli tutto. So che potrebbe anche lasciarmi ma è un rischio che devo in ogni caso correre. E poi devo parlare nuovamente con Lennox. Voglio chiarire questa storia e spero di farlo entro domani. Ho appena preso un potente sedativo. Non voglio vedere nessuno. Ora ti devo lasciare. Bacia papà e Karen da parte mia. Tua Jenny.” “E dove avrebbe trovato questa lettera?...e perché è venuta fuori solo ora? “La Connelly ha scritto questa lettera dopo la lite con Lennox. Era indirizzata alla madre. Ma la povera donna non l’ha mai ricevuta. E’ morta di crepacuore dopo aver saputo della scomparsa della figlia Jennifer. La lettera risulta non spedita. Molto probabilmente la signora Connelly l’ha scritta con l’intenzione di spedirla il mattino seguente. Ovviamente non le è stato possibile. L’improvvisa morte di Lennox ha scombinato i suoi propositi. Deve essersene dimenticata. E’ stata sicuramente messa fra gli oggetti personali della signora Connelly e spediti all’indirizzo della madre. Ora che è scomparso anche il padre, hanno deciso di sistemare la vecchia casa di famiglia. E così la lettera è spuntata fuori. Questo è

ciò che ci ha raccontato la signorina Karen.” Lynch rilesse quelle poche righe almeno tre volte. “Ma allora quel diavolo di Graham Philips aveva ragione!” commentò sottovoce Allan Lynch. “Graham Philips?” “Si... ricordi... qualche mese fa .. la morte di Graham Philips... c’è stata anche una piccola inchiesta ma non è stato trovato niente.” “Oh certo... quello scrittore morto per un infarto! Cosa ha a che fare con il caso Lennox?” “Pochi giorni prima di morire si era confidato con me e mi rivelò che stava ancora facendo delle ricerche sulla morte di Lennox. Lui non era convinto della colpevolezza di Jennifer Connelly! E mi aveva quasi convinto. Ma poi le indagini sulla sua morte hanno stabilito che Graham era davvero molto malato e che il suo cuore non ha retto. Peccato!” Rimasero in silenzio per un po’. “Cosa puoi dirmi di questo caso?” chiese Martin non appena Allan gli riconsegnò il documento. “Purtroppo ben poco. In effetti non ho mai creduto alla colpevolezza di quella donna. E ora, quel pezzo di carta ... Questo potrebbe significare che il vero colpevole è ancora libero.” Allan si alzò e chiese a Lucy ancora del tè. Si avvicinò alla finestra. Fuori stava ancora nevicando. “Questo documento non scagiona completamente la signora Connelly ma sicuramente apre la porta a nuove soluzioni.” aggiunse Evans. “Vedi Allan,” riprese Martin “la giovane Finch pensa che sua sorella possa essere innocente ed è per questo che ci ha chiesto di approfondire questa storia. Ed è pronta ad accettare qualsiasi verdetto!” concluse. Improvvisamente Lynch si ricordò che nella sua piccola biblioteca teneva ancora

i resoconti delle sue indagini e non gli fu difficile trovare l’agenda con gli appunti relativi al caso in questione. Con in mano una seconda tazza di tè, le reminiscenze cominciavano a venire alla mente. Allan Lynch raccontò a Evans ogni particolare sul caso Lennox, gli rilesse le deposizioni delle persone coinvolte e gli riportò le brevi riflessioni fatte al termine della prima giornata di indagini. “Allan,” Evans appoggiò la tazza e si alzò per la prima volta e si diresse verso la finestra. “ripensandoci bene, la signora Connelly non aveva nessun motivo per uccidere Timothy fino la sera del 2 dicembre, fino al momento della loro furiosa lite.” “Dove vuoi arrivare?” Allan era incuriosito. “Poco fa,” Evans riprese a parlare sedendosi nuovamente di fronte a Lynch, “mi hai raccontato di alcuni fatti accaduti qualche giorno prima dell’omicidio. Perché Jennifer avrebbe dovuto rubare l’arma, spedire quelle lettere e prendere il barattolo di stricnina, quello che è stato poi ritrovato nella sua camera dopo la sua morte. Non ti sembra possibile che qualcuno, magari il vero assassino, abbia voluto incastrare la signora Connelly? Ha ucciso Timothy e poi ha fatto ricadere le colpe sulla donna.” Concluse con entusiasmo. “Ciò che dici è interessante. E’ ovvio che qualcuno ce l’aveva a morte con Lennox. Qualcuno che non esitava a spedirgli dei messaggi. Ma gli incidenti preceduti al decesso di Lennox mi fecero capire che c’era più di una persona che voleva quell’uomo morto. Infatti è stata rubata un’arma e della stricnina. Anch’io ero giunto alla tua stessa conclusione. Ma ciò non toglie che Timothy è stato ucciso con un coltello e non con una pistola o con del veleno. Jennifer aveva sia un movente che la possibilità di farlo. O lei o qualcun altro ha preceduto il ladro della PPK, il quale non ha potuto far altro che risistemare l’arma al suo posto, e ha anche preceduto colui che ha rubato il barattolo di stricnina... che tra l’altro... come sia finito nella stanza della Connelly è un mistero...” “E tuttavia all’epoca non avevo escluso completamente che ad agire fosse stata proprio la Connelly!.. però ha senso anche la tua teoria ovvero che qualcuno abbia agito sapendo di incastrare quella povera donna!”

“Ricordi il biglietto scritto dalla Connelly?” chiese improvvisamente Martin. “Certo, ho scritto ogni cosa su questa agenda. Le sue parole furono queste: “Sono dispiaciuta per ciò che è accaduto e per quello che ho fatto. E non posso andare avanti così. La situazione è divenuta insopportabile. Se solo potessi cambiare le cose. Mi rendo conto solo ora che ho sbagliato. Perdonami Miles. Ti amo.” “Non trovi che sia strano come biglietto? Non c’è una vera confessione. E’ generico. E sembra che gli manchi qualcosa.” Evans fece una breve pausa, si alzò nuovamente e girò intorno alla sedia dove si trovava Allan. “Allan, ti va di rivedere le testimonianze?” L’orologio sopra il camino segnava già le sei e mancavano solo due ore all’appuntamento serale. Il profumo dello stufato stava già inondando lo studio. E anche Evans sembrava apprezzare la particolare “intrusione”. “Perché non ti fermi qui, così possiamo continuare anche dopo cena!” “Sarò lieto di restare. Così dopo possiamo fare due chiacchiere anche con Davis!” I due rilessero attentamente le testimonianze. Lucy servì ancora dell’ottimo tè, accompagnato da tartine alla crema di tonno e plum cake all’arancia. Martin si accomodò di nuovo sulla poltrona, pronto a riguardare le deposizioni. Rivedere il caso Lennox e il piacevole imprevisto dell’ospite inatteso, rallegrò anche Allan Lynch. Il sovrintendente Paul Davis entrò nella stanza proprio mentre Martin e Lynch erano indecisi se continuare con la lettura sul caso Lennox e are ai fatti

avvenuti il giorno successivo alle deposizioni oppure attendere l’arrivo dell’ospite. “Buona sera Paul”, lo accolse Allan e lo fece accomodare accanto a Martin. “Buona sera Evans”, Davis strinse la mano a Martin. “Non sono affatto sorpreso di vederti qui. Certo che ti sei preso una bella gatta da pelare!” “Già, il caso Lennox!” Martin annuì “Ma come dire di no a quel bel visino!” osservò Davis sorridendo “Ti riferisci alla signorina Karen Finch?” chiese Allan, già sicuro della risposta “Una donna con ogni cosa al posto giusto.” Continuò Davis “Ma tu che ne pensi? Del caso, dico!” Martin era interessato “Non saprei, è difficile. Sono ati tanti anni. Sembrava un caso ormai chiuso. Anche se, ricordo, che la morte di quella donna, mi lasciò con l’amaro in bocca.” “Abbiamo finito proprio un minuto fa di rileggere i fatti e le testimonianze dell’epoca. E ci sono diversi punti da chiarire. Alla fine, la Connelly potrebbe uscirne veramente innocente.” disse Martin “Se ci riesci, vedrai che ti faranno sovrintendente. Risolvere un caso di tale portata non è di tutti i giorni.” Sospirò Davis. “Comunque tienimi informato, sono curioso e se ti posso aiutare, sai dove trovarmi.” “Sicuro” Martin rise “Signori,” intervenne Lynch nella prima pausa fra i due ospiti, “cosa ne dite di andare a cena, e di continuare questa magnifica conversazione dopo lo spettacolo radiofonico?” “Ottima idea, lo stufato non può più attendere!” fu il commento di Martin, seguito da Davis. “Chissà di cosa parlerà stasera “Serata in giallo”?” disse Davis mentre si accingevano a raggiungere la signora Lynch.

“Se non ricordo male, la settimana scorsa hanno esposto il caso delle tre teste mozzate” rispose velocemente Allan “Già, quel medico pazzo! Ed è una storia vera!” fu il commento di Martin “Di solito trattano storie vere, anche se spesso hanno rivisitato romanzi di Edgar Allan Poe, Arthur Conan Doyle e Edgar Wallace.” Confermò Allan “Infatti, sono quelli che preferisco!” furono le parole di Davis

Due ore più tardi, i tre uomini erano seduti nuovamente in salotto. Tutti e tre pienamente soddisfatti della cena e del programma radiofonico. I bicchieri erano colmi del miglior whisky scozzese e Davis era fiero di poter accendere, finalmente, il suo sigaro. Lucy non gradiva molto il suo odore e aveva espresso il desiderio di attendere la fine della cena e del programma radiofonico, prima di bruciare quel “bastoncino”. “Lucy è molto cara, ma è strano come abbia già perso l’abitudine all’odore del fumo!” furono le prime parole che disse Davis. “Già, ma sono ormai diversi anni che ho smesso.” Intervenne subito Allan. “Hai visto Allan”, disse soddisfatto Martin, “questa volta alla radio non hanno ripreso un fatto di cronaca!” “Si, hanno trasmesso una delle mie opere preferite “Dieci piccoli Indiani... E poi non rimase nessuno” affermò Lynch “Originariamente l’opera s’intitolava “Dieci piccoli negri”, in un secondo momento lo sostituirono con “... E poi non rimase nessuno” e infine con “Dieci piccoli indiani” specificò Davis “Già, per non offendere, giustamente, la popolazione di colore.” Osservò Allan.

“Un romanzo davvero riuscito!” intervenne Martin “sviluppato seguendo le regole del giallo a camera chiusa; i delitti vengono commessi all’interno di un perimetro delimitato e l’assassino deve, per forza, essere uno del gruppo.” “Se non sbaglio,” riprese Davis, “anche il caso Lennox può essere definito un classico giallo a camera chiusa; in fondo, anche lui fu ucciso nel suo studio. La casa era piena di ospiti ma si trovavano tutti al suo interno. E le porte e le finestre furono trovate sigillate, chiuse dall’interno.” “Infatti, è ciò che penso anch’io!” disse Martin “Paul, a parte la Connelly, chi credi colpevole in questo caso?” chiese Allan, non prima però, di avergli lasciato dare un’occhiata all’agenda. arono diversi minuti prima che Davis riuscisse a dire qualcosa. “E’ un caso strano, ... questo è sicuro. Ho la sensazione che più di una persona intendeva colpire, se non proprio quella sera, comunque nei giorni a seguire. Lennox è stato ucciso con un pugnale. Ma nei giorni precedenti c’è stato un bizzarro furto di una pistola e la sparizione di un barattolo di stricnina. E qui c’è un fatto strano. Chi ha preso quel barattolo? L’assassino, inizialmente, intendeva uccidere Lennox con il veleno? E perché è stato ritrovato nella stanza della Connelly? Fino al momento della lite, Jennifer non aveva motivo di eliminare Timothy. Quindi, perché rubare la stricnina? ... Ci sono due possibilità; ... primo, la Connelly ha trovato quel veleno per caso, da qualche parte, e lo ha utilizzato per uccidersi, e questa è una soluzione che non mi convince affatto, ... secondo, qualcuno intendeva incastrare proprio la donna. L’assassino, che inizialmente intendeva uccidere Lennox con la stricnina, assiste al battibecco fra i due, approfitta della situazione e cambia il suo piano; uccide Lennox con il pugnale e poi elimina anche la Connelly, per usarla come capio espiatorio; solo che, in questo caso, ritengo che abbia usato l’arma sbagliata. Perché, se non è stata Jennifer a rubare la stricnina, dato che non aveva motivo di desiderare la morte di Lennox fino a quella fatidica sera, è ovvio che è stato qualcun altro, ... ovvero il vero assassino. E qui, come possibilità, ne abbiamo di diverse. Può essere stata sua moglie, suo figlio, o anche il medico. Miles, invece, lo ritengo innocente. ... Però, ... non saprei ... Bisogna approfondire. Per quanto riguarda il furto della pistola, ritengo che sia opera di una terza persona, di qualcuno che desiderava vedere morto Timothy Lennox e che è stato preceduto da qualcun altro. Ma ha commesso l’errore di rimettere al suo posto l’arma, senza simulare che sia stata

opera di un estraneo, come in effetti ha fatto la prima volta.” “Anche Martin è arrivato alla tua stessa conclusione! Mi riferisco alla storia della stricnina!” precisò Allan “Ho notato, rileggendo i tuoi appunti Allan, che la sera in cui morì Lennox tutti quanti si sentirono stanchi e assonati. Tutti dormirono profondamente durante la notte. E nessuno udì niente. Non vi sembra strano?” domandò Evans “Bè.. in effetti... è un po’ strano. Forse aver assistito allo spettacolo fra Lennox e la Connelly ha spinto gli ospiti a ritirarsi nelle rispettive stanze. E non dimentichiamoci che è stato versato molto alcool quella sera!” “Peccato che sono trascorsi dieci anni. Il tempo può aver cancellato un mucchio di cose!” intervenne Martin “Non è detto!” Davis si era già riempito il terzo bicchiere. “Basta parlare con ognuno di loro, se sono ancora vivi! Forse i ricordi non sono completamente perduti.” “Cosa è accaduto dopo?” chiese Martin a Lynch “Dunque.. il giorno seguente fu trovato il cadavere di Jennifer Connelly. Il corpo era nella sala da bagno. Il marito non si era accorto di nulla. Quando era salito, in camera non c’era nessuno. Durante la notte aveva dormito profondamente. Stranamente si sentiva molto stanco. Ed era andato su in camera prima del solito. Ma la giornata era stata diversa dalle solite, con la morte di Lennox. L’ultima volta che aveva visto sua moglie, era insieme a Gloria e Lizzy. La credeva ancora in loro compagnia. E poi, la mattina, la scoperta del cadavere. Accanto c’era il barattolo di stricnina e quello strano biglietto.” “Nei giorni a seguire, si verificò tutto come previsto. Miles Connelly ereditò tutto il patrimonio dei Lennox. La signora Lennox e suo figlio intentarono una causa contro Miles e contro gli avvocati di Lennox. Ma senza risultato. Cecily si è sposata con Lee Blake e udite udite!..., dopo quattro anni dalla morte di Jennifer, Gloria Avon è diventata la nuova signora Connelly.” E Lynch chiuse l’agenda.

“Cosa?” A Martin andò storto l’ultimo goccio di whisky “Dopodiché mi assegnarono un altro caso. E la morte di Lennox fu archiviata.” “Miles e Gloria vivono in quella immensa villa?” chiese Martin “No, Connelly, molto garbatamente, ha lasciato quella proprietà ai nuovi signori Blake. I Connelly vivono vicino a Londra. Anche loro, comunque, si sono costruiti una bella casetta, dicono.” “E Matthew?” la curiosità di Martin era infinita “Lui e sua moglie abitano con i Blake” “Per loro non è cambiato nulla!” osservò Davis “Ma queste sono notizie datate. Non sono al corrente sugli ultimi avvenimenti.” “Domani comincerò dagli avvocati Berkeley e Bates.” Disse Martin alzandosi. “Bene signori,” Davis terminò il suo whisky e spense il sigaro “sono stato magnificamente, questa sera. La cena era deliziosa. Spero di ripeterla al più presto. Magari con nuove informazioni sul caso Lennox.” “Grazie della vostra compagnia. Mi ha fatto davvero piacere.” Disse Allan, alzandosi “La prossima volta ci incontreremo da me; anche la mia Margaret è un’ottima cuoca” concluse Davis. Fuori si era formato un folto manto di neve.

4

IAN BERKELEY E COLIN BATES

Lunedì 18 Dicembre 1950

Finalmente Ian Berkeley si trovava seduto ad uno dei tavoli dell’Hyde Pub e sebbene non lo avesse scelto personalmente, davanti a lui c’era una gustosa fetta di torta al cioccolato e una tazza di caffè fumante. Una pausa senza dubbio necessaria e riparatrice. Il suo mal di testa stava avanzando inesorabilmente. Il processo che stava seguendo con il suo collega Colin Bates era ormai alla fase finale e l’ultima testimonianza era stata il loro asso nella manica. Merito soprattutto di Colin. “Le cinque e venti”, osservò Colin non appena finì di sorseggiare il suo caffè, “lo sai che non ho ancora letto il giornale di oggi!” disse osservando un uomo seduto acconto a loro con in mano l’ultima edizione del “Times”. “Se è per questo, neanche io!” gli fece notare Ian, “Dimmi una cosa, Colin”, gli chiese Ian mentre si accingeva ad accendere la prima e sospirata sigaretta del pomeriggio, “come pensi di procedere con l’ultimo testimone?” Colin si sistemò meglio sulla sedia e disse improvvisamente, “ricordi il caso Wright? Colin cominciò a fissare il giornale lasciato cadere sul tavolo vicino al loro. “Si, certamente”, ammise Berkeley con stupore, “e se non ricordo male è stato

uno dei nostri primi insuccessi”, disse allungandosi verso il “Times” “Questo caso me lo ricorda sensibilmente ed è per questo che penso di utilizzare subito la foto della ragazza”. Colin prese il giornale dalle mani del socio “grazie infinite!”... “Si, voglio minare subito la sua tranquillità”. “Bene”, disse Ian chinandosi verso la sua valigetta. Era intenzionato a rivedere le foto dell’infermiera. “Poi eremo alla storia dei gioielli”. Colin sorrise ironicamente “questa volta non possiamo sbagliare”. “Con il caso Wright siamo partiti male e alla fine noi siamo diventati il topo e quel maledetto investigatore, il gatto” disse Berkeley con una vena di rimprovero. A grande richiesta di Ian, la graziosa cameriera della Hyde Pub portò una seconda fetta di torta. Segno che il suo mal di testa si stava attenuando. “Pensi di andare a teatro questo fine settimana?”, chiese Colin sfogliando il giornale, “Danno la tua opera preferita” “La Tosca?” E anche la seconda fetta di torta era sparita. “Sicuramente Emma vorrà andarci”. “Volete unirvi a noi, tu e Mary?” “Non penso, siamo a cena da Susan”, rispose Colin, “e sai, quando la sorella di Mary prepara il pesce non possiamo proprio mancare”, concluse con sarcasmo. Fuori stava iniziando a nevicare. “Mio Dio!, esclamò improvvisamente Colin con ancora gli occhi fissi sul giornale. “Che diavolo ti prende?”. “Leggi qui, ultimo articolo a destra”, Colin ò a Ian la pagina del “Times” dove si proclamava la riapertura del caso Lennox. Ian lo prese e lesse l’articolo con molta attenzione. “Aspettiamoci a breve una visita della polizia”, disse Ian, restituendo il

quotidiano al socio. “Che ne pensi? “Cosa vuoi che ti dica ... Sono trascorsi dieci anni e ormai ho dimenticato quel caso. Ho dimenticato anche Lennox.” “Accidenti a lui!” osservò Colin mentre ripiegava il giornale Ci fu qualche istante di pausa. E Berkeley fece notare a Colin che fuori la neve stava aumentato. “Vieni a prendere un aperitivo da me, mangiamo qualcosa e così ci rinfreschiamo la memoria!” disse a Colin, “Emma sarà al settimo cielo nel rivedere te e Mary. E così, tre ore più tardi e dopo uno squisito pasticcio di carne con verdure, i due uomini erano di nuovo seduti a parlare di Lennox. Questa volta c’era dell’ottimo whisky a tenerli in compagnia. “Se non ricordo male,” riprese Ian lasciandosi cadere sulla sua sedia preferita, “la signora Connelly litigò con Lennox proprio la sera del suo compleanno, davanti ad altri ospiti di Timothy e più tardi, mentre tutti erano già a letto, lei è scesa e lo ha pugnalato alle spalle”. Ora Ian cominciava a ricordare. “C’era di mezzo una specie di ricatto, qualcosa di scabroso nel ato della giovane Connelly”. “Si, ora ricordo!” ammise Colin “Timothy minacciò la Connelly di raccontare tutto al marito se non avesse lasciato immediatamente la casa” “Se la memoria non m’inganna, la signora faceva la ballerina prima di sposare Miles!” disse Colin. “Be’.., diciamo pure di si!” sussurrò Ian con un lieve tono di malizia. “Comunque” riprese Berkeley alzandosi verso la finestra, “la Connelly non era

la sola a desiderare la morte di Lennox”. “Santo cielo! Ma hai visto quanto sta nevicando! ... Colin, se continua così per tutta la notte, domani dovremo presentarci in Tribunale con la slitta!” disse Ian con un pallido sorriso. Si avvicinò al camino, non prima di essersi riempito per la seconda volta il bicchiere. “Ian,” la voce di Colin aveva un leggerissimo tremito, “tu credi nell’innocenza della Connelly? “Certo, chiunque poteva e voleva uccidere Lennox!” disse sedendosi “Quel giorno, erano presenti gran parte dei suoi nemici e non è da escludere che anche la Connelly sia stata vittima dello stesso assassino.” “Anche il biglietto lasciato dalla Connelly potrebbe essere un falso?” “Potrebbe .. e comunque, ora che ricordo, il biglietto scritto dalla signora lasciava adito a diverse interpretazioni. Quelle parole potevano riferirsi a qualunque fatto. E ammettiamo pure che le indagini non sono state molto approfondite!” “Ricordi cosa scrisse la Connelly?” chiese di sorpresa Colin “Non precisamente. Ricordo che era uno strano biglietto, con parole di scuse ma che non aveva né un inizio né una fine. E non c’era una vera confessione.” Improvvisamente Ian si ricordò di questo particolare che fino a quel momento gli era sfuggito. “Ad ogni modo” riprese dopo una breve riflessione “credo che il biglietto sia stato conservato dalla polizia e ora che il caso è nuovamente aperto, sarà sicuramente appurata la sua veridicità.” Seduti e in silenzio, a Ian venne in mente un fatto che, malgrado il suo sforzo, gli procurò una smorfia e uno strano verso con la bocca. “Lo sai” disse vedendo il suo collega con un colossale punto interrogativo sul viso, “cosa mi infastidisce di più di tutta questa vicenda?”

“Cosa?” “Rivedere i Lennox!” “Già!” osservò Colin

Martedì 19 Dicembre 1950

Il telefono interno di Ian Berkeley squillò e la segretaria gli comunicò che l’ispettore Evans desiderava parlargli, preferibilmente in compagnia di Colin Bates. Erano da poco trascorse le nove di mattina. Cinque minuti più tardi, i tre uomini erano seduti nella sala riunioni dello studio legale “Berkeley & Bates”. L’ispettore Evans prese subito la parola per raccontare i nuovi dettagli del caso, senza accettare alcunché dal fornito bar. “La signorina Karen Finch, sorella della defunta signora Connelly, ha trovato una lettera tra gli oggetti appartenuti al padre, deceduto poco tempo fa. La lettera, scritta dalla Connelly la sera stessa dell’omicidio di Lennox, era indirizzata alla madre. Ma la donna è morta poco dopo la figlia e non ha mai letto questo messaggio. La lettera è stata scritta dopo la lite fra Lennox e la Connelly. Ovviamente, questo documento non discolpa del tutto la donna, ma ci dà l’opportunità di verificare altre opzioni. La signorina Finch ha chiesto il nostro aiuto per approfondire le indagini. Ed è pronta ad accettare qualsiasi sentenza.” L’ispettore Evans mostrò ai due uomini la copia del messaggio ritrovato. La lettura di tali parole aveva rimesso in moto, nella mente di Ian Berkeley, un’infinità di memorie e anche tolto un pizzico di tranquillità. Berkeley sentiva il bisogno di bere una tazza di caffè.

“Che ne dite di un po’ di caffè?” Sia Colin che Evans accettarono volentieri l’offerta. “Dunque la Connelly era davvero innocente!” La voce di Colin aveva perso la sua nitidezza. “Potete descrivermi ciò che ricordate di quei giorni?” chiese Evans, sedendosi di fronte a Berkeley. “Se questo documento,” Evans riprese il foglio e lo ripiegò accuratamente prima di rimetterlo in tasca, “dice la verità, Jennifer non può aver commesso l’omicidio. Lennox è morto tra le 2 e le 3 del tre dicembre, e a quell’ora la Connelly era sotto l’effetto del sonnifero. I testimoni hanno dichiarato che lei è salita poco dopo le dieci, e, sempre secondo la sua lettera, lei ha preso quasi subito il sedativo ed è andata a letto.” Bates e Evans avevano appena finito la loro seconda tazza di caffè e Berkeley aveva la sua prima sigaretta dall’arrivo dell’ispettore. Con la maggiore precisione possibile, Ian cominciò a parlare. “La tragica morte di Timothy Lennox non ha sicuramente addolorato nessuno. Forse Miles è quello che ci ha guadagnato di più. I due si stimavano moltissimo. La “Lennox & Ford” esiste ancora e noi continuiamo a servirli, e con molto piacere. Più che altro trattiamo con Miles.” Ian fece una pausa. “Vede signor Evans, proprio ieri sera, il mio socio ed io, abbiamo rispolverato i nostri ricordi dell’epoca. Molti desideravano la morte di quell’uomo, e non so perché, ma ho la sensazione che a commettere il delitto, non sia stata Jennifer. Lei è stata eliminata per coprire quell’omicidio, o forse perché aveva visto o capito qualcosa. Ricordo che era molto nervosa e ansiosa. Ma non aveva l’aria di chi aveva appena commesso un assassinio. Senza dimenticare che, fra i due,

c’era una forte amicizia. Ed è per questo che riteniamo quella lite e i fatti che la seguirono, alquanto singolari.” “Può spiegarsi meglio?” chiese l’ispettore “Jennifer era considerata una persona generosa, dolce, affabile. E quello che Lennox aveva scoperto sul suo conto, era una cosa grave, ma non irrisolvibile; la violenta lite dimostra l’enorme affetto che lui provava nei confronti di quella donna, lo stesso sentimento che può provare un padre per una figlia; lui le avrà rivolto delle parole spaventose ma dettate dalla collera del momento. Non c’è alcun dubbio che i due avrebbero fatto pace. E lei sperava in questo. Una donna come lei, avrebbe cercato il dialogo, una riappacificazione. E non l’omicidio. E sicuramente non si sarebbe suicidata.” “Capisco quello che vuole dire!” Ian si alzò in piedi. Ci furono diversi secondi di silenzio assoluto. “A questo punto, ispettore, non posso più nasconderle un fatto importante... una faccenda accadutami anni fa... e che sicuramente presto o tardi verrà a galla.” “Di che si tratta?” L’ispettore Evans notò un lampo di risentimento negli occhi dell’avvocato, il quale, dopo essersi lasciato cadere nuovamente sulla poltrona, iniziò a parlare. “In ato ho commesso un errore, un gravissimo errore. Il mio comportamento è stato poco professionale e per questo, ancora oggi, mi giudico uno stupido... Anni fa, durante una serata insieme ad alcuni amici al Circolo Tennis, ho conosciuto Lennox. Abbiamo parlato di molte cose, soprattutto dei casi che avevo seguito. Lui sembrava molto interessato. Il giorno seguente, dopo una partita a tennis, mi pregò di accompagnarlo nel suo studio. Voleva propormi un affare. All’epoca lo studio legale “Berkeley & Bates” non esisteva ancora.” Ian rimase in silenzio per una manciata di secondi e notò che il suo socio Bates aveva un’aria pensierosa.

Poi riprese il suo racconto. “Lei è un ottimo avvocato” mi disse Timothy “e la voglio per questo lavoro. Un mio amico, un mio buonissimo amico, è nei guai. Anni fa mi ha aiutato e ora voglio fare qualcosa per ricambiare. E’ stato arrestato e giudicato colpevole di omicidio. Non mi interessa se è vero oppure no. Faremo riaprire il caso e voglio che sia lei a rappresentarlo. Credo che lo conosca, si tratta di Samuel McQueen.” “Ma è un assassino!” fu il mio primo commento “Come le ho già detto, questo non mi interessa. Voglio che lei lo aiuti. La pagherò bene. Se lei assisterà McQueen, non solo avrà la stima del mio amico, ma guadagnerà un mucchio di soldi. Inoltre, se il caso avrà esito positivo, come credo che accadrà, la mia società si appoggerà completamente al suo studio. Che ne dice signor Berkeley, posso contare sul suo aiuto?” “Il caso fu riaperto e Samuel McQueen uscì di prigione... Capisce ispettore, ho aiutato un assassino.” “Ricordo il caso, ma non sapevo che era stato lei a far assolvere McQueen” “Già ... i giornali parlarono soprattutto dell’esito dell’udienza.” “Comunque, se non ricordo male, McQueen è morto?” “Si, è stato ucciso un mese dopo il processo. Il suo corpo è stato trovato in un albergo di Sydney, in Australia. Non si è mai scoperto l’omicida.” “E lei era al corrente di questa storia?” Evans si rivolse a Colin Bates. “Si, Ian mi ha raccontato ogni cosa ... e mi ha promesso che non si sarebbe più comportato a quel modo. In fin dei conti, è un ottimo avvocato... malgrado quel brutto neo nel suo ato.” “Ci tenevo molto a metterla al corrente di questa vicenda, ispettore” disse Ian “Non è un valido movente il suo, avvocato Berkeley!” “Lei crede? ... Mi fa piacere che lei la pensi a questo modo, ... ma non crede che avrei potuto uccidere Lennox perché ha macchiato la mia carriera?” “E’ una possibilità, ... ne terrò sicuramente conto... ma perché attendere tutto

questo tempo? ... forse perché ancora oggi ne risente negativamente? ... si, è possibile, ripensandoci!” “Non crederà che sia stato io, adesso?” “Al punto in cui mi trovo, giudico chiunque colpevole e non ho prove che mi aiutino in questo difficile caso. Sono trascorsi dieci anni e l’assassino potrebbe essere ancora libero” “E quale sarebbe il mio movente?” chiese Colin, quasi sottovoce “Per lei la morte di Lennox non ha significato nulla, vero? “Mi era indifferente, questo è sicuro.” “Ma lei e Ian eravate i suoi avvocati?” “Ian era il suo avvocato. Timothy chiedeva sempre di lui. Io seguivo semplicemente il mio socio. E credo di essere stato invitato a quella maledetta festa solo perché ero amico di Ian.” “Capisco! ... dunque lei non ha un movente!” “Esattamente!” disse Colin “Invece un movente ce l’ha, mio caro avvocato!” commentò tra sé l’ispettore Evans, “d’altra parte, non è facile vivere all’ombra di un socio più ricercato e apprezzato, sentirsi poco importante e poco abile nel proprio mestiere. E’ così che ti faceva sentire Timothy Lennox, una nullità!” Poi, a voce alta, l’ispettore disse: “Vi ringrazio infinitamente, mi siete stati di grande aiuto.” “Dovere, ispettore” rispose Colin “Ispettore,” disse accompagnandolo alla porta, “noi siamo a sua completa disposizione, può venirci a trovare in qualsiasi momento.” Evans annuì e ringraziò nuovamente i due uomini.

“Colin, che ne dici di un altro caffè?” chiese Ian non appena l’ispettore lasciò la stanza. “Va bene, poi devo andare”.

5

ANNIE PRESTON

Lunedì 18 Dicembre 1950

Per pura combinazione sua sorella Joanna si era trovata coinvolta in un incidente domestico che la obbligava a letto per almeno una settimana. E sempre per pura combinazione Annie Preston si era trovata costretta a farle la spesa, a prepararle il pranzo e a comprarle il giornale ogni giorno. Ed era, ad ogni modo, un compito piacevole. In quella freddissima mattinata invernale Annie era seduta a fianco del letto di Joanna. Si era portata un libro. Sua sorella, con addosso una elegante vestaglia, si stava accomodando fra i cuscini del letto, pronta a leggere il quotidiano appena acquistato da Annie. E Annie non aveva nulla di importante da fare e stare in compagnia di Joanna la rendeva felice. Le aveva preparato una tazza di tè e insieme al giornale le aveva comprato degli ottimi dolcetti assortiti. “A cosa stai pensando?” le chiese vedendo che teneva il giornale in mano senza leggerlo. “Riflettevo sul fatto che salterò il party dei Davidson, i miei vicini. Era previsto per domani sera. Di solito fanno le cose in grande.” “Davvero?”

“Ah!.... Questo mio incidente è proprio una seccatura!” “Per un party mancato!” “No, no ... è che ... comunque ... ti costringo a del lavoro straordinario e per questo ne sono dispiaciuta” “Non esagerare. A me fa piacere.” Annie le sorrise. “Rimani per cena?” chiese Joanna mentre iniziava a sfogliare il giornale. “Sicuro ... ho preparato dello spezzatino”. Seguì un silenzio di pochi istanti. “Certa gente è proprio pazza!” sospirò Joanna “Che c’è?” “Vorrei sapere che cosa ha trovato di tanto interessante la McNeilly nel vecchio Alloway!... ma dico io.. come si fa a sposare un uomo più vecchio di venti anni!” “A quanto pare, lei non la pensa come te!” le fece notare Annie, con un sorrisetto. “Suppongo che ci sia di mezzo una grossa eredità, altrimenti non avrebbe senso!” commentò Joanna girando pagina. “Non sono d’accordo. Ti ricordi di nostra cugina Eleonor. Lei ha sposato un uomo molto più anziano di lei ed era innamoratissima di lui. E lui era un uomo normale, con un lavoro semplice ...ma che hai? Perché quella faccia?” “Accidenti Annie, leggi qui!” Con un rapido movimento delle braccia, Joanna mostrò a sua sorella, l’articolo sul caso Lennox. Annie si voltò bruscamente verso Joanna.

“Questa si che è una notizia da pazzi, mia cara Joanna!” disse Annie quasi balbettando “Questo significa che sarai di nuovo interrogata? “E’... ehm... Be’, credo proprio di si.” Annie era immersa nei suoi pensieri e nei suoi ricordi. “Che tu sia maledetto Timothy Lennox!” disse tra sé Annie Preston. “Timothy Lennox è morto dieci anni fa e quella Jennifer Connelly lo ha assassinato, che altro c’è da scoprire ora?” disse Joanna “Lo so, anch’io lo consideravo ormai un caso chiuso. Speravo che fosse una storia finita e sepolta. Perché mai è stato riaperto?” “Questo significata nuove indagini e nuove domande!” concluse Joanna ripiegando il quotidiano. “Accidenti Annie!” mormorò Joanna “Pensi che verrà fuori tutta quella storia?” “Davvero non lo so” biascicò Annie. Annie si mise a camminare per la stanza e si avvicinò alla finestra. “Joanna” mormorò con voce bassa “sto valutando l’idea di raccontare tutto!” “Dici davvero Annie!” “Ci semplificherebbe le cose!” “Intendi raccontare ogni cosa?” “Ogni cosa... anche della PPK!” “Beh, se non c’è altra scelta!” Annie lasciò la stanza per fare una telefonata alla polizia.

Martedì 19 Dicembre 1950

(dopo gli avvocati Berkeley e Bates)

“Che tu sia maledetto Timothy Lennox!” “Sono state queste le mie prime parole, caro ispettore. Purtroppo, lo shock di leggere che il caso Lennox era stato nuovamente aperto, ha risvegliato in me brutti ricordi.” Erano circa le dieci e trenta quando l’ispettore di Scotland Yard, Martin Evans, si accomodò in una delle poltrone di casa Preston. E, finalmente, fuori splendeva un bel sole anche se faceva un gran freddo. Annie, dopo aver saputo tramite i giornali, delle nuove indagini sul caso Lennox, era intenzionata a liberarsi di un segreto che teneva nascosto da tanto tempo. Un segreto che aveva dimenticato di avere. Del tè, molto caldo, accompagnò la loro conversazione. “Sono stata alle loro dipendenze, come cameriera, per quasi tre mesi. Me ne sono andata dopo la conclusione del caso. Avevo dimenticato quel periodo della mia vita. Un periodo molto doloroso.” L’ispettore Evans era intento a controllare alcuni appunti presi sul suo taccuino, pronto a fare una nuova domanda e così Annie prese coraggio. “Ispettore”, riprese la signora Preston con voce esitante, “vorrei dirle una cosa su questo caso. Devo farle una confessione. Sono stata io a rubare quella pistola.” Evans alzò gli occhi e guardò Annie con un’espressione di sorpresa e interesse. Annie si sentiva il cuore in gola. Le sue parole uscirono sottovoce e quasi tremolanti. “La Walther PPK di Lennox?” chiese l’ispettore

“Si, proprio quella. Desideravo ucciderlo con la sua arma preferita e dopo il suo compleanno e alla presenza dei suoi ospiti. Ma Jennifer è arrivata prima di me. E così non ho potuto far altro che rimettere al suo posto la pistola. Ma sono rimasta qualche minuto nella stanza ad osservarlo. Non potevo crederci, Timothy Lennox, era morto. E non per mano mia.” “Perché?” chiese l’ispettore. “Perché voleva ucciderlo?” “Perché Timothy Lennox ha rovinato la mia famiglia. Vede, ispettore, noi avevamo una casa ad Ashford, una vecchia casa, ma bellissima. Apparteneva alla mia famiglia da diverse generazioni. Non eravamo ricchi come i Lennox, ma eravamo sufficientemente benestanti. Tutti noi tenevamo molto a quella casa. Poi la “Lennox & Ford” ha acquistato il terreno e dove un tempo c’era la nostra tenuta, ora c’è un centro sportivo. Il cuore di mio padre ha ceduto, dopo aver perso una lunga battaglia contro Lennox e la sua società. E la mia famiglia ne è rimasta distrutta. Mia madre non è stata più la stessa, fino al suo decesso, avvenuto l’anno successivo alla morte di mio padre. Inizialmente con mia sorella Joanna c’eravamo separate. Ognuno con la sua vita. Per fortuna ora ci siamo riappacificate. Dalla morte di mio padre, ho solo desiderato vendicarmi. Mi sono stabilita in casa di Timothy Lennox e sono rimasta in attesa dell’attimo giusto per colpire. Mi sono anche divertita a giocare con lui. Gli ho scritto delle lettere minacciose che io stessa gli recapitavo. E, ogni tanto, gli facevo anche delle telefonate. Ma ero costretta ad arrivare in paese. E non era semplice per me uscire. E poi, provavo gusto nel vedere la sua faccia e le sue reazioni alle mie provocazioni. La sera del suo compleanno ho servito del caffè con del sonnifero per potermi muovere liberamente. Infatti si sono ritirati tutti molto presto. Ho atteso in camera mia che scendesse notte fonda e poi ho raggiunto Lennox nel suo studio. Sapevo che lo avrei trovato ancora lì. Quando sono entrata nella stanza ho visto il suo corpo curvo sulla scrivania. Mi sono avvicinata e ho capito che era morto.” “Ha detto di aver servito del caffè corretto con del sonnifero?” chiese subito l’ispettore Evans. “Esattamente, lo stesso che usava la signora Lennox. E’ molto potente all’inizio ma il suo effetto dura poco. Ricordo che la signora Lennox ne faceva uso frequente perché aveva difficoltà a prendere sonno.” “Ricorda chi ha bevuto quel caffè?” Evans era molto interessato a quella

risposta. “Quasi tutti. Ad eccezione della signora Connelly, della signorina Avon, della signora Lizzy Lennox e della signora Cecily Lennox. E ovviamente il signor Lennox. A lui ho servito del caffè normale. Come le ho già detto sapevo che la signora Cecily prendeva ogni sera quel tranquillante prima di coricarsi, quindi non è stato necessario servirle una ulteriore dose. L’altra signora Lennox ha lasciato la festa molto presto proprio perché si sentiva già stanca. Ma sono sicura che non ha bevuto il mio caffè corretto. La signorina Avon inizialmente si era fatta servire una tazza di caffè, ma poi ha rifiutato. Ovviamente la signora Connelly è la stata la prima a ritirarsi quando ancora dovevamo servire il dolce.” “Già... e mi dica lei è proprio sicura che, ad eccezione delle persone sopra elencate, gli altri hanno bevuto il suo caffè?” “Si ispettore, sono rimasta nella stanza proprio per assicurarmene!” L’ispettore evidenziò quest’ultima informazione. “Ispettore, non ho ucciso Timothy Lennox, anche se desideravo farlo. Purtroppo, Jennifer mi ha preceduta. “E se le dicessi che la Connelly potrebbe essere innocente?” “Ne sarei davvero felice! Jennifer era una ragazza simpatica. Era l’unica che si rivolgeva a me con tono amichevole. Una persona così, non può essere un’assassina!” “Ripensando attentamente a quei giorni, ricorda qualcosa di interessante, una conversazione particolare, una strana lettera, una lite, una telefonata, qualsiasi cosa al di fuori della normalità?” Annie si prese qualche istante per riflettere. “Mi lasci pensare ..... L’unica cosa un po’ strana che avevo notato, e che avevo già evidenziato all’epoca dei fatti, è stato lo strano atteggiamento che Lizzy Lennox aveva nei confronti di Jennifer Connelly.” “Si, ho letto quelle testimonianze e ho già rilevato questo particolare!”

“Sfortunatamente ispettore non ricordo altro. Sono davvero desolata.” L’ispettore si riempì nuovamente la tazza. Il tè era ancora caldo. “Lo so che è sbagliato dire certe cose”, riprese Annie versandosi anche lei una seconda tazza di tè, “ma, se devo essere sincera, tutta la famiglia Lennox era un pochino strana. Molto lunatici. Malgrado avessero tutto, erano infelici. Soprattutto le due mogli. Mi riferisco alla signora Cecily e alla signora Lizzy. Vivevano nella stessa casa, e si odiavano. avano dalla cortesia alle ingiurie in pochi minuti. E confesso che avevo paura di loro.” “Deve perdonarmi”, riprese l’ispettore Evans, “se approfitto ancora della sua memoria e della sua disponibilità.” “Prego”, lo incoraggiò la signora Preston “Cosa ricorda del barattolo di stricnina?” “Stricnina?” Annie era perplessa. Poi, cominciò a ricordare. “Già, il barattolo di stricnina, quello utilizzato dalla signora Connelly per togliersi la vita. Disgraziatamente, ricordo solo che era sparito da un paio di giorni. John, il giardiniere, lo ha cercato disperatamente, ma senza risultato. Era un barattolo nuovo. Alla fine, la signora Cecily, lo autorizzò ad acquistarne un altro.” “Ma nessuno diede importanza al fatto? Un barattolo di stricnina, per giunta nuovo, che sparisce, non è cosa da poco!” “Lei, ispettore, ha perfettamente ragione. Nessuno ha dato peso a quel barattolo. Lei non ha conosciuto John, se lo avesse visto avrebbe capito subito che tipo era. Era molto sbadato. Forse la signora Lennox ha dato per scontato che il barattolo non era mai stato acquistato. E comunque, questo fatto, non fa altro che confermare il mio pensiero su quella famiglia. Ad ogni modo, ispettore, anch’io ho trascurato tale particolare. Ero così occupata nelle faccende domestiche e soprattutto così presa all’idea di vendetta, che la sparizione di quel veleno è ata quasi inosservata.” “Un’ultima domanda, signora Preston. La sera dell’omicidio, dopo cena, Matthew Lennox sostiene di aver risposto ad una telefonata indirizzata al padre. Lei, cosa ricorda?”

“Si, ricordo quel fatto. Ma, vede ispettore, io non ho sentito squillare il telefono, durante la serata. Tuttavia, devo ammettere che quella sera ero alquanto impegnata in cucina. Ma mi sembra molto improbabile che il rumore delle stoviglie possa aver nascosto il trillo del telefono.” “Chi pensa possa aver commesso quell’omicidio?” chiese l’ispettore posando la tazza sul tavolino al suo fianco. Annie sospirò e anche in questa occasione si prese qualche attimo di riflessione. “Vede ispettore, io non conosco i fatti. Non conosco le vite degli altri, dei Lennox. Non mi sono mai interessata dei loro pettegolezzi. E dopo la morte di Timothy Lennox, non mi sono documentata sul suo caso. L’importante per me era che lui fosse morto. Detto questo, chiunque poteva ucciderlo. La moglie lo odiava, suo figlio lo odiava, a sua nuora era indifferente, ma per l’amore di suo marito, la ritengo capace di tutto. I suoi avvocati, il signor Connelly, tutti possibili colpevoli per me. Forse, l’unica vera innocente è proprio la persona che è stata giudicata responsabile, la signora Connelly.” L’ispettore Evans si alzò e si avvicinò al camino. “Mi dispiace ispettore, sono stata troppo evasiva. E non la sto aiutando.” “No, niente affatto. Parlare con lei mi ha fatto molto piacere. E mi ha aiutato moltissimo. Mi ha tolto alcuni dubbi. Finalmente ho scoperto chi ha commesso quel bizzarro furto di pistola, e chi ha spedito i biglietti a Lennox. E ho la conferma che a desiderare la morte di quell’uomo, erano in più persone.” Poi, avvicinandosi ad Annie, disse: “bene, non ho altro da chiederle. Ma, la prego signora Preston, non esiti a chiamarmi se le venisse in mente qualche altro particolare.” Prima di accompagnare l’ispettore alla porta, Annie chiese perché il caso Lennox era stato riaperto. E lui spiegò, velocemente, la storia della lettera ritrovata. Per la prima volta, Annie Preston si sentiva interessata al risultato finale di questa lunga vicenda ed era curiosa di sapere chi avesse realmente commesso quell’omicidio. L’ispettore Evans uscì da quella casa con la sensazione che qualcosa di veramente importante era stato detto.

Seduto in macchina Evans riguardò gli appunti appena presi e si accorse che la testimonianza della cameriera Preston aveva ristretto notevolmente la lista dei colpevoli. Escludendo Timothy Lennox, rimanevano cinque persone in grado di commettere l’omicidio: Lizzy Lennox, Gloria Avon, Jennifer Connelly, Cecily Lennox e Annie Preston. Anche se la cameriera Annie ci aveva tenuto a precisare che la signora Lennox aveva l’abitudine di usare del tranquillante, Evans non si sentiva di escluderla dalla lista dei colpevoli. Tale informazione doveva essere confermata. In fondo la signora Cecily Lennox poteva non aver preso neanche quella dose.

6

CECILY E LEE BLAKE

Lunedì 18 Dicembre 1950

La colazione era decisamente il momento che Cecily Lennox, ora signora Blake, preferiva. Era l’unico lasso di tempo in cui si trovava in compagnia di tutta la famiglia. Suo marito non era ancora sceso ma sapeva che a breve l’avrebbe raggiunta. Si stava versando del caffè quando Lee entrò, tossicchiando leggermente. “Buongiorno cara” Lee le diede un bacio “Ciao tesoro,... tieni, il tuo caffè” “Dormito bene?” “Si, molto bene.. non ti ho sentito rientrare!” “Lo so, sono rincasato tardi e mi sono fermato nella stanza accanto, proprio per non disturbarti” “Non era necessario, lo sai che adoro i pettegolezzi!” “Hai ragione, scusami” E le diede un pizzico sulla guancia. “Ebbene?” domandò Cecily sempre più incuriosita Le uova e il prosciutto erano appena stati preparati.

“E’ una femminuccia ed è bellissima. Pesa tre chili e mezzo. Le hanno dato il nome di Alice. Ma c’è anche una brutta notizia!” “Cosa vuoi dire?” “Un brutto affare e non ho potuto far nulla... si tratta della signora Parker... si è tolta la vita... ha usato un potente sonnifero” Cecily scosse il capo. “Che cosa orribile... ma perché l’ha fatto?” “Il signor Parker ha fatto le valigie ed è scappato con la cameriera!” “Cosa?” Lee annuì. “Già... lei ha lasciato un biglietto dove spiega la motivazione del suo gesto” “Povera donna!” Cecily terminò la sua tazza di caffè. “Di chi state parlando!” esclamò Lizzy entrando nella stanza. “Ah! Ciao Lizzy” la salutarono entrambi “Stavamo parlando della povera signora Parker” aggiunse subito Cecily, “sembra che si sia suicidata questa notte e tutto per colpa di un marito debole e insensibile” “E che cosa ha fatto il signor Parker?” Lizzy si era accomodata a fianco di Cecily “E’ scappato con la cameriera!” commentò aspramente Cecily “Chi è scappato con la cameriera?” Anche Matthew li raggiunse in sala da pranzo. Prese solo del caffè e non si accomodò al tavolo con gli altri. “Scusatemi, ma sono in ritardo, prendo solo il caffè e volo al circolo... ma di che cosa stavate parlando?” “Oh! Niente di eccezionale! Comunque, oltre ad aver dichiarato la morte della

povera signora Parker, ho fatto nascere la piccola Alice Collins” Lee era entusiasta per l’avvenimento. “Che cosa è successo alla signora Parker?” chiese ancora Matthew “Dammi un aggio in città e ti racconto della signora Parker” disse Lizzy dopo aver sorseggiato la sua seconda tazza di tè. Cecily si era alzata a prendere il quotidiano, giusto per dare un’occhiata alle notizie più importanti della prima pagina. “Che cosa avete in programma per oggi?” chiese Lee a Lizzy e a Matthew “Il solito” rispose Matthew “Io devo andare dal dentista e poi mi vedo con Elisa per degli acquisti. Se volete, possiamo fare qualcosa insieme dopo. Magari ci possiamo vedere tutti al Circolo per il pranzo!” “Ottima idea” commentò Lee La banale conversazione ebbe fine non appena Matthew Lennox si accorse della strana smorfia comparsa sul viso della signora Blake. “Cosa c’è mamma? Hai visto un fantasma?” “No... ho appena letto una notizia terrificante” disse senza riuscire a camuffare l’emozione. “Cosa c’è! Fammi dare un’occhiata!” Lee si avvicinò alla donna. Dopo aver letto attentamente l’articolo una seconda volta, Lee lasciò il giornale ai coniugi Lennox e si adagiò comodamente nella poltrona accanto a sua moglie. “Ma qual è questa prova?” Lizzy interruppe un silenzio che durava da quasi un minuto. “Ah! Chi lo sa? Domanda pertinente. Dobbiamo aspettare e chiederlo alla polizia!” Matthew cominciava a mostrare piccoli atteggiamenti di impazienza e nervosismo. Si allontanò dalla stanza e si diresse verso il salotto grande.

“Certo che è proprio una seccatura!” disse con amarezza Lee “avevamo dimenticato quel bastardo!” “Sta ancora nevicando... non credo che pranzeremo fuori... dirò a Mary di prepararci qualcosa!” disse Cecily uscendo dalla sala. “Hai idea di cosa accadrà ora?” Lizzy si rivolse a Blake con un filo di voce. “E’ un vecchio caso e trovo inutile riaprire vecchie ferite. Caà molto dispiacere e una grossa perdita di tempo!” “Ma se davvero non è stata lei?” “Che importanza può avere adesso?... era tutto finito!” Lee Blake si alzò e si diresse verso la finestra. Lizzy guardò l’orologio, indugiò un momento e poi lasciò Lee solo con i suoi pensieri.

Martedì 19 Dicembre 1950

(dopo la cameriera Annie Preston)

“Buona sera, signori Blake” disse gentilmente l’ispettore Martin Evans appena si presentarono Cecily e Lee. Evans fece loro anche un lieve inchino. Come avevano previsto, la polizia arrivò il giorno dopo aver letto la notizia sui giornali. Erano circa le due di un pomeriggio molto freddo malgrado un splendido sole fosse apparso già dalla mattinata. Tè caldo e pasticcini accompagnarono la loro conversazione. “Buona sera, ispettore” gli disse Lee andandogli incontro con la mano tesa.

Evans non si era ancora accomodato e teneva il suo cappello in mano. “Ma si sieda, la prego” continuò Cecily L’ispettore Evans rifiutò i pasticcini ma gradì, con piacere, una bella tazza di tè caldo. “Allora, ci dica ispettore” chiese gentilmente Cecily “Siete a conoscenza delle nuove indagini sul caso Lennox?” “Si, abbiamo sentito che è stata trovata una nuova prova... di che si tratta?” domandò Lee “E’ stata ritrovata una vecchia lettera scritta dalla signora Connelly che potrebbe mettere in discussione la sua colpevolezza. La signorina Karen Finch, sorella di Jennifer, ci tiene a riabilitare il suo ricordo. Jennifer Connelly potrebbe essere innocente, e l’assassino di Timothy Lennox in libertà. Qual è il vostro pensiero a riguardo?” I coniugi Blake si guardarono per qualche istante e Lee si versò dell’altro tè. “Non so che dire ispettore!” rispose per prima Cecily Lee Blake terminò velocemente la sua seconda tazza di tè ed esordì, non appena vide che sua moglie era in difficoltà. “La signora Connelly era poco più che un’estranea per me; da quel poco che ricordo, posso dire che la consideravo una ragazza graziosa sotto ogni aspetto. Sempre gentile, affabile e attenta nel vestire. E’ stata una vera sorpresa vederla reagire a tal modo, quella sera. Non mi sarei mai aspettato una simile reazione da quella giovane donna. La signora Blake prese parola. “Jennifer mi piaceva, era una brava ragazza. Il mio primo marito le era molto affezionato. Ad ogni modo ho assistito alla loro lite, ed è stata terribile. Non avevo mai visto la Connelly in quel modo e non ho mai sentito urlare Timothy come quella sera. Era furioso e in parte lo capisco. Quando ho saputo il perché di quella lite, ho faticato a credere che la Connelly fe un tale mestiere.”

“Ma la crede capace di un omicidio?” L’ispettore rivolse la domanda direttamente alla signora Blake. “Perché no! Se l’avesse vista quella sera! Si è precipitata su per le scale con una tale irruenza che avrebbe potuto commettere qualsiasi cosa.” “Non avete in mente nessun’altro come probabile omicida?” Questa volta Evans diresse lo sguardo anche verso al signor Blake, ma fu Cecily a replicare per prima. “Timothy aveva diversi nemici e molti dei quali erano presenti al suo ultimo compleanno. Sua figlia Gloria lo odiava e non la conosco abbastanza per giudicarla innocente. Sfortunatamente anche Matthew lo odiava, ma in questo caso, posso garantire per la sua innocenza. Non si sopportavano e devo ammettere che Matthew non è stato il figlio ideale per Lennox. Lui adorava Miles. Ma nostro figlio è un debole, lo è sempre stato ed è per questo che lo giudico incapace di uccidere.” Fece una brevissima pausa e dopo un veloce sguardo a suo marito riprese il racconto. “Sarei una stupida se non mettessi anche il mio nome nell’elenco. Ricordo le indiscrezioni su me e il dottor Blake. In effetti, io stessa avrei potuto eliminarlo perché avevo il movente e la possibilità; ma non l’ho fatto.” “Lee Blake aveva un ottimo movente e l’opportunità di eliminarlo ma ovviamente posso garantire anche per la sua di innocenza. Non lo credo capace di un tale crimine” “E infine, negli ultimi tempi, anche i rapporti con il suo socio Andrew Ford si erano rovinati abbastanza tanto da poterlo riconoscere come eventuale colpevole. Come vede ispettore, la lista è lunga. Timothy era davvero un uomo detestabile” “Già, sembra proprio così. Eppure qualcosa di buono deve pur esserci stato in lui!” “Senza dubbio, ispettore. Il Timothy che ho conosciuto sulla nave era affascinante, gentile e affettuoso, ma il potere e il denaro lo hanno

completamente corrotto. E poi tutte quelle donne. Potevo sopportare le infatuazioni ma la storia con quella donna italiana mi ha definitivamente allontanato da lui. Sapevo che con lei era diverso. E’ stato più di una semplice ione. Ed è per questo che ho smesso di amarlo. Per Lee sono sempre stata l’unica. E in quanto a fascino e gentilezza, Lee non è secondo a nessuno.” Disse queste ultime parole con calore e allungò la mano verso il marito. “Capisco... e lei signor Blake ... cosa può dirmi? Chi altri può aver commesso questo omicidio?” Blake era rimasto in piedi al fianco di sua moglie e si allontanò non appena l’ispettore terminò la domanda. “Sono perfettamente d’accordo con l’opinione di mia moglie. Anche se, devo ammettere, che all’epoca dei fatti non conoscevo così bene dal punto di vista umano, tutti i membri di questa famiglia e i loro rispettivi amici. Purtroppo ho notato anch’io l’astiosità fra padre e figlio, fra Timothy e Matthew, ma nulla che lasciasse presagire un omicidio... ho avvertito anch’io del forte risentimento negli occhi della giovane signora Avon nei confronti di Lennox... Poi... non so che altro dire ispettore” “Signora Blake, vorrei farle una domanda un po’ delicata e nello stesso di vitale importanza.” L’ispettore si sentiva leggermente impacciato. “La prego!” lo incoraggiò la signora “La cameriera Annie Preston ci ha informato che lei, quando ancora era la signora Lennox, faceva uso di tranquillanti la sera, prima di coricarsi. E’ esatto?” “Si ispettore, anche se non esattamente tutte le sere.” “E’ in grado di ricordare se lo aveva preso la sera in cui morì il suo primo marito?” “No ispettore, purtroppo non ricordo. E davvero così importante?” “Purtroppo si, cerchi di ricordare!” “Ricordo che venivo da giornate molto impegnate e stressanti. E questo mi fa ipotizzare che non fi uso di calmante in quei giorni. Però non ne sono

sicura!” “Peccato!... ma se dovesse ricordare, me lo faccia sapere!” “Naturalmente!” “Sareste in grado di ricordare i fatti di quei giorni e di dirmi se qualche cosa in particolare ha attirato la vostra attenzione?” “Veramente ispettore,” cominciò Cecily dopo qualche istante di riflessione, “in quel periodo accaddero diverse cose strane; so che siete già a conoscenza del furto della pistola, e delle strane missive ricevute da Timothy, ma se devo essere sincera, l’unica che mi ha leggermente colpita, è stato il cambiamento di Lizzy nei confronti di Jennifer.” “Che cosa intende dire?” “Le minacce ricevute, il bizzarro furto dell’arma, la sparizione della stricnina, tutti fatti che non davano preoccupazione al mio ex marito e per questo anch’io mi sentivo al sicuro. Credevamo ad uno scherzo. Ma sia Timothy che io avevamo notato che Lizzy non si comportava più nello stesso modo con la signora Connelly. Inspiegabilmente. Ma forse sono sciocchezze. Pettegolezzi, niente a che vedere con il caso.” “Si, può darsi!” “Sono dolente ispettore, ma se escludiamo le minacce a Lennox e il furto dell’arma, disgraziatamente non ricordo altro!” concluse Lee Blake. Evans guardò il suo taccuino e notò che anche la cameriera Annie aveva rilevato lo stesso particolare indicato dalla signora Blake.

7

MATTHEW LENNOX

Lunedì 18 Dicembre 1950

Malgrado l’ora, Matthew decise di versarsi del whisky e si avvicinò al camino. Faceva maledettamente freddo. Si sentiva terribilmente agitato e ansioso. Fu assalito da un’ondata di ricordi. Ripensò a quante volte aveva litigato con suo padre e come lui lo avesse sempre umiliato. Timothy Lennox... provava per suo padre sentimenti contrastanti. In alcuni giorni gli era indifferente ma in altri desiderava davvero ucciderlo. Aveva più volte tentato di conquistare la sua stima e il suo rispetto. Ma senza riuscirci. Suo padre era davvero cocciuto ed egoista. Nella sua mente si rivide mentre eggiava in compagnia di Jennifer Connelly. Quella donna lo aveva proprio stregato. Amava ogni cosa di lei. I suoi capelli, i suoi occhi e il suo profumo. Gli ritornò in mente quel giorno, quando tentò di baciarla. Ma Jennifer fu più veloce di lui e riuscì a liberarsi. Lei era bellissima anche in quei momenti. Si girò verso la finestra e vide sua moglie Lizzy uscire all’intemperie e dirigersi verso la veranda, il suo luogo preferito. Notò che anche lei era sconvolta da questa brutta faccenda. Stringeva il bicchiere di whisky e con un ultimo sorso ripensò a Jennifer e a quel

giorno nel bosco. Matthew sapeva che sarebbe venuta fuori quella vicenda. Era stata proprio quella storia la causa di tutto. Ma ora doveva mettere un freno a questo sentimento di rimorso. Era determinato ad andare fino in fondo e di raccontare ogni cosa alla polizia.

Martedì 19 Dicembre 1950

(dopo la deposizione dei Blake)

Giunse, finalmente, il giorno della verità. La polizia era arrivata. E dopo aver parlato con Cecily e con Lee, l’ispettore chiese di parlare con il figlio di Lennox. “Salve ispettore Evans” “Lei, dunque, è il giovane Lennox” L’ispettore gli venne incontro. “Si, sono Matthew Lennox. Ma, mi dica ispettore, cosa sta succedendo? E’ vera questa storia della lettera di Jennifer e di sua sorella? Mia madre mi ha appena informato.” “Assolutamente vera.” Rispose l’ispettore accomodandosi in una delle poltrone accanto al camino. Matthew si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona dirimpetto a lui. Leslie, la cameriera, entrò un momento per servire ancora del tè caldo. I

pasticcini non erano stati toccati. “Qual è il suo pensiero a tal proposito?” chiese Evans, non appena Leslie se ne fu andata. “Devo ammettere che è stato un vero shock. Jennifer innocente. Ho sempre creduto nella sua colpevolezza. Come tutti noi immagino.” “Cosa ricorda di quei giorni?” “Da quando ho letto la notizia della riapertura di questo caso, non ho fatto altro che ricordare gli eventi di quel periodo. Uno in modo particolare.” Fece una pausa, si alzò e si diresse verso la finestra. Aveva ancora in mano la tazza di tè, ma sentiva il bisogno di bere qualcosa di più forte. Evans ringraziò il giovane Lennox per il bicchierino di whisky e quando vide che lo fissava con insistenza senza dire una parola, Matthew riprese a raccontare. “Ero infatuato di Jennifer. Mi sono sentito attratto da lei sin dal primo momento che l’ho vista. Con quei suoi lunghi capelli rossi e grandi occhi verdi. Ti fulminava solo con lo sguardo. E poi, in quel periodo, il mio matrimonio con Lizzy non andava a gonfie vele. Ma non ho mai avuto il coraggio di affrontarla e di dichiarami. Anche perché era evidente il suo attaccamento per il marito. Ma, in seguito, si è presentata da me una certa Amy Odell. Voleva delle lezioni di tennis. Abbiamo giocato diverse partite insieme e durante una pausa tè, mi ha riferito di essere una vecchia amica e collega di Jennifer. E tra le altre cose, con mia grande sorpresa, mi ha parlato del “Guadalupe”. Tale notizia mi aveva sconvolto. Jennifer una sgualdrina da quattro soldi. E allora presi coraggio... E così, un giorno, ho trovato l’audacia per confessarle il mio sentimento. Ho anche tentato di baciarla, ma lei mi ha respinto. E anche in modo deciso. Mi sono sentito offeso e imbarazzato. Da quel momento ho solo desiderato vendicarmi. E ho ideato un piano per rovinarla e isolarla. Ho parlato con mia moglie di Amy, del “Guadalupe” e del ato di Jennifer. Lizzy e Jennifer erano molto unite fino a quel momento. Anche Lizzy rimase sconvolta da tale notizia. Poi, con l’aiuto di Amy, mi sono procurato delle foto prese dalla bacheca del “Guadalupe”, foto che ritraevano Jennifer durante un suo spettacolo e le ho lasciate sul tavolo di mio padre, proprio la sera del suo compleanno.

Decisamente un bel regalo per lui. Vede ispettore, mio padre era molto affezionato a quella donna. E ci tenevo che lui scoprisse la verità su di lei proprio in quel momento. Durante i suoi festeggiamenti e davanti ai suoi ospiti. Dovevo umiliarla il più possibile. E così, ho inscenato la storia della telefonata. Appena finito di cenare, quando tutti erano ancora nella sala da pranzo, sono uscito e dopo pochi minuti sono rientrato per chiamare mio padre, dicendogli che qualcuno desiderava parlare con lui al telefono e che il ricevitore era in attesa nel suo studio. Mio padre è uscito subito, scusandosi per l’imprevisto. Ma dopo pochi minuti è ritornato. Era furioso. Non l’avevo mai visto in una tale situazione. Ha preso Jennifer per un braccio e l’ha trascinata nello studio. Poi il resto è di dominio pubblico.” Lennox si fermò solo un istante, giusto il tempo di finire il suo secondo bicchiere di whisky. Si accorse che Evans aveva un’espressione frastornata e fece un respiro profondo. “Come vede ispettore, è stata colpa mia. Stupidamente ho fatto tutto questo. E fino a qualche giorno fa, credevo di aver spinto la Connelly ad uccidere mio padre. E invece quella lettera sembra scagionarla. E il vero assassino di mio padre è ancora in libertà... E chi ha assassinato mio padre, ha sicuramente ucciso anche la Connelly!” “Così sembrerebbe” “Ma se non è stata Jennifer, chi può essere il colpevole?” “Chiunque era presente quella sera... Lei non ha nessuna idea?” “No, ma non ci ho neanche pensato... tolta Jennifer... ma come ha detto giustamente prima lei, chiunque era presente quella sera e per disparati motivi che, molto probabilmente, lei conosce già. Vede ispettore, mio padre, se voleva, era davvero un uomo detestabile.” Evans si alzò per la prima volta da quando erano chiusi in salotto. “Jennifer Connelly molto probabilmente è morta perché testimone di qualcosa” “Ispettore, ho distrutto l’esistenza di una giovane donna. Jennifer era così

adorabile. E per questo me ne pentirò per tutta la vita. Ma non l’ho uccisa e non ho ucciso neanche mio padre.” Finalmente Matthew aveva confessato tutto. E si lasciò cadere di nuovo sulla poltrona. Si sentiva imbarazzato ma libero perché era riuscito a confidarsi.

8

LIZZY LENNOX

Lunedì 18 Dicembre 1950

Lizzy Lennox aveva raggiunto in fretta la veranda. Era ata davanti al salotto più grande, dove era rinchiuso Matthew e si chiese che cosa stesse facendo suo marito. La notizia sul caso Lennox aveva scosso tutti. “Ma adesso che cosa faccio?” si chiese la giovane donna non appena raggiunta la veranda. Stava ripensando a tutto quello che era successo e a quello che aveva fatto. Ma non si sentiva in colpa. Malgrado tutto aveva la consapevolezza di aver agito nel modo giusto. Era nella veranda, il suo rifugio. Si guardò attorno e anche dentro i mobiletti. E dopo aver così ritrovato un pizzico di serenità, prese le forbici per tagliare delle foglie secche.

Martedì 19 Dicembre 1950

(dopo Matthew Lennox)

La signora Lizzy Lennox, con i capelli arruffati e con un grembiule leggermente macchiato di terra, si stava dirigendo verso il salotto, dove l’attendeva l’ispettore Evans. Prima di entrare in casa, si accorse di avere ancora il grembiule e così lo lasciò cadere su una sedia vicino all’entrata. Con la mano destra cercò di sistemarsi i capelli prima di presentarsi alla polizia. Rimase immobile per un attimo davanti alla porta prima di entrare. Si sentiva pronta ma nello stesso tempo provava una leggera incertezza. “Signora Lennox... buona sera... prego si accomodi!” la salutò l’ispettore porgendole la mano. “Ispettore!” “La vostra gentile cameriera mi ha servito dell’ottimo tè” disse Evans indicando il vassoio del tè con i pasticcini. “Si, lo so ma l’ho già preso, grazie” Ci fu una piccola pausa. “Signora Lennox, ... siete ormai al corrente del motivo per cui sono qui, immagino!” “Oh, si, naturalmente. Conosco i particolari della lettera e della sorella di Jennifer. “E cosa ne pensate?” “Non saprei... non è una cosa molto piacevole!” Sul volto dell’ispettore apparve un’espressione di curiosità. “Cosa intendete dire?”

“La morte di Timothy Lennox sembrava ormai acqua ata. Tutti avevamo dimenticato quell’uomo e se devo essere sincera, stavamo vivendo tutti felici ... fino a ieri!” “Fino alla notizia della riapertura del caso?” “Precisamente!” “So perfettamente che sono trascorsi molti anni e che gli avvenimenti sono stati cancellati, ma non ricorda proprio nulla di quel periodo?” “Si, qualcosa ricordo, ma niente di rilevante... ricordo i festeggiamenti, la lite furiosa e il disagio di Jennifer!” “Continua a credere che sia stata lei?” “Si, ... potrebbe aver scritto quella lettera per crearsi un piccolo alibi ... ma... non saprei.” “Piuttosto interessante quello che dice. E’ la prima che fa una tale osservazione. Chiunque, dopo aver saputo della lettera ritrovata, ha preso le difese della signora Connelly... lei no!” “Non so che dirle!” “Lei e Jennifer eravate abbastanza amiche, la crede capace di un omicidio a sangue freddo?” “Jennifer ed io non eravamo poi così unite... mi era simpatica ma non la conoscevo bene. Era una ragazza bella e attiva. Se desiderava qualcosa si impegnava per ottenerla. Immagino che la paura di perdere tutto, inizialmente, le abbia fatto tirar fuori le unghie e quando ha capito che ormai non c’era più una soluzione positiva per lei, si è tolta la vita!” “Chissà, forse ha ragione lei... e degli altri... cosa può dirmi?” “Gli altri?... a dir la verità non conosco tutti a tal punto da dichiarare chi è colpevole e chi non lo è. So di certo che non sono stata io e neanche mio marito... non ne sarebbe capace... forse Cecily, per liberarsi di lui, dopo tutte

quelle sofferenze e quei tradimenti, ma perché farlo in quel momento?! No... io credo che sia stato un omicidio “causa ed effetto” ovvero lite violenta e assassinio liberatorio. Però è stato male sviluppato, tanto che lo stesso omicida non ha retto e non è riuscito ad arrivare fino in fondo.” “Interessante, molto interessante!... signora Lennox, vorrei chiederle un’ultima cosa... so che le è stato già chiesto all’epoca dei fatti ma desidererei esporle nuovamente la domanda anche perché, a distanza di tanti anni, due persone ricordano ancora questo particolare.” “Di che si tratta?” chiese in tono incuriosito “Perché ad un tratto ha cambiato atteggiamento nei confronti della Connelly? Lizzy era meravigliata e sorrise divertita. “Ho la sensazione che sia successo qualcosa di importante fra di voi!” insistette l’ispettore vedendo che la donna non rispondeva. “Si sbaglia, non è successo proprio nulla.” Si fermò per prendere fiato e poi riprese “Come forse avrò già ripetuto all’epoca, Jennifer ed io non eravamo poi così unite... mi era simpatica, parlavo bene con lei... poi sono venuta a conoscenza del “Guadalupe” ... inoltre, ad un certo punto ha cominciato a parlare di Timothy e di Matthew in un modo che ha cominciato a darmi sui nervi... e da allora mi sono allontanata da lei. Forse è questo che hanno notato gli altri. Ma è una sciocchezza.” “Eh... può dirmi cosa le disse la signora Connelly sui Lennox?” perseverò l’ispettore “Che li trovava molto affascinanti, in particolare Timothy.... E si chiedeva come si sarebbe comportata con lui se non ci fosse stato Miles ... insomma cose del genere... e mi ha dato fastidio sentirla parlare così” “Lo credo bene! ... La ringrazio infinitamente per questa sua deposizione e per la sua disponibilità. E spero di non recarle più disturbo!” Evans uscì per far visita ai Connelly. Il suo orologio segnava le ore diciassette e quindici minuti.

Le luci del giorno stavano lasciando il posto a quelle della sera.

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GLORIA AVON CONNELLY

Lunedì 18 Dicembre 1950

Come spesso le accadeva quando era sola, Gloria Avon Connelly stava pensando a sua madre. Era morta da più di dieci anni ma pensava spesso a lei. Nei momenti tristi ma anche nei giorni di festa In particolare a Natale, quando spesso uscivano insieme per vedere i negozi e le decorazioni. Nelle lunghe serate invernali, quando una accanto all’altra sorseggiavano una camomilla calda e sua madre le raccontava le sue avventure. I ricordi delle lunghe colazioni insieme. Nella scelta degli abiti per le occasioni speciali. Erano tanti i momenti in cui sentiva la sua mancanza. Suo marito Miles era appena uscito dopo una fugace colazione. E ora era sola con i suoi pensieri. Malgrado una bellissima casa e un marito che amava sempre di più, si sentiva sola e in alcune occasioni anche trascurata. Esattamente come sua madre.

Sin dall’inizio del loro matrimonio sapeva che il sentimento che provava per Miles era maggiore rispetto a quello che lui provava per lei. Ma aveva accettato comunque di andare avanti, anche se alle volte era difficile. L’ombra di Jennifer era spesso attorno a loro. Ma ultimamente anche il lavoro teneva Miles lontano da lei. Da quando aveva preso le redini della “Lennox & Ford”, era difficile tenerlo a casa o semplicemente fare una piccola vacanza. Miles, uscendo dalla stanza per andare in ufficio, le aveva lasciato il giornale vicino. “Al diavolo!.. diamo un occhiata alle notizie di oggi prima rinchiuderci nello studio!” si disse sottovoce Prese il giornale con l’intenzione di leggerlo ma fu interrotta da Vera, la loro domestica, che entrando le annunciò che una persona desiderava parlare con lei. Si trattava della sua amica Martha. Teneva nervosamente un giornale in mano. “Entra pure Martha... accomodati.... Vera ci porti dell’altro tè!... grazie!” “Visto il tempo che sta facendo fuori, ho immaginato che oggi non saresti venuta al Circolo e così sono venuta io da te. So che quando nevica tu preferisci startene a casa a scrivere.” “Già, infatti era mia intenzione rinchiudermi nello studio per iniziare la bozza per il mio prossimo romanzo.” “Ma non sei stanca di scrivere romanzi rosa?” “Niente affatto! .... Ma dimmi, come mai questa visita improvvisa?” “Ma come!?... non sai ancora nulla?” “Di cosa?”

“Tieni, leggi questo articolo... e pensare che ero venuta per semplice curiosità, per vedere come avevi preso la notizia... non immaginavo che eri ancora all’oscuro di tutto!” disse accomodandosi meglio dopo aver lasciato il giornale nelle mani della sua amica. Gloria non disse nulla per diversi secondi e Martha si accorse che era divenuta cadaverica. “Dunque siamo punto a capo!” “E’ proprio una brutta faccenda!” convenne Martha “Non riesco a capire, ma che prova possono aver trovato dopo dieci anni!” “Vedrai che presto verrà qualcuno della polizia e ogni cosa ti sarà chiarita.” “Che situazione!... chissà come la prenderà Miles!” Quella sera accadde qualcosa che cambiò drasticamente lo stato d’animo della nuova signora Connelly. Suo marito rincasò prima mostrandosi particolarmente affettuoso. Abbracciò sua moglie in modo tenero ma, nello stesso tempo, anche piuttosto calorosamente. “Perdonami Gloria, d’ora in avanti sarà diverso. Finalmente mi sono liberato di lei e del suo fantasma. Ora ci sei solo tu. Ti prometto che quando questa faccenda sarà finalmente chiusa, tu ed io partiremo per una lunga vacanza, lontano da tutti e da tutto. Solo tu ed io.” Della legna stava scoppiettando all’interno del camino.

Martedì 19 Dicembre 1950

(a casa dei Connelly dopo la deposizione di Lizzy Lennox)

Gloria era rannicchiata sul divano e stava rileggendo un vecchio libro giallo. Sapeva che avrebbe ricevuto a breve una visita della polizia e chiese alla cameriera di preparare un secondo vassoio con tè e pasticcini. Suo marito non era ancora rientrato dall’ufficio ma sapeva che presto l’avrebbe raggiunta. Sospirò e chiuse gli occhi. Il pensiero di rievocare il ato la opprimeva moltissimo. Soprattutto dopo gli avvenimenti della serata precedente. La porta si aprì e Vera annunciò la visita dell’ispettore Evans. Gloria si alzò di scatto e gli andò incontro. “Dispiace disturbarla signora Connelly ma credo sia già a conoscenza del motivo della mia visita!” “Si ispettore. Mio marito non è ancora rientrato ma sarà qui a breve. Desidera una tazza di tè?” “Si, molto volentieri. Fuori è decisamente freddo e una tazza di tè caldo non può che far bene!” “In attesa di mio marito, vuole iniziare da me ispettore?” gli chiese porgendogli la tazza. “Certamente!” disse sorseggiando brevemente il suo tè Al contrario dell’ispettore, Gloria Connelly era rimasta in piedi. “Ricordo perfettamente quei giorni. Non ho fatto altro che pensarci in queste ultime ore.” “Cosa in particolare ricorda o a cosa in particolare ha pensato di quel periodo?” “Ricordo l’indifferenza di quello che doveva essere mio padre ma in fondo cosa mi sarei dovuta aspettare da un individuo come lui, egoista e perverso. Ricordo l’amicizia, anche se molto pacata, di Jennifer. E ovviamente ricordo gli

avvenimenti che portarono alla morte sia di Lennox che di Jennifer.” Fece una pausa e prima che l’ispettore potesse formulare un’altra domanda, riprese a parlare. “Ho pensato molto a Jennifer. Era una donna davvero straordinaria. Completamente diversa da me. Era molto bella ma ... non era solo la sua bellezza che riusciva a catturare le persone. Con me è stata molto cortese. Malgrado tutto sono riuscita ugualmente a conquistare un uomo che inizialmente era ai suoi piedi ma che ora è al mio fianco e desidera solo non sentire più pronunciare il suo nome. Tuttavia credo a quella lettera e all’innocenza di Jennifer, nonostante l’invidia che ho provato nei suoi confronti. Era troppo buona e sensibile per commettere un tale omicidio.” “Capisco... e mi dica... quale altro particolare ricorda?” “Ricordo che la sera in cui morì Jennifer, Miles era particolarmente stanco, forse a causa degli avvenimenti della giornata, e fu tra i primi a lasciare la sala da pranzo. Al contrario sua moglie Jennifer e Lizzy furono le ultime. Le lasciai in salotto.” “A tal proposito, può dirmi se anche lei ha notato che fra la signora Lizzy Lennox e la ex signora Connelly i rapporti si erano mutati nel corso di quei particolari giorni?” “Lo sa?!... ricordo che una domanda simile mi fu fatta anche all’epoca... si.. in effetti qualcosa era successo perché improvvisamente le due ragazze non erano più le stesse. Stavamo parlando delle nostre famiglie quando il comportamento di Lizzy cambiò. Ricordo anche che quel momento coincise quasi con l’arrivo di Lennox e di suo figlio. A parte questo non so altro.” “La signora Lizzy Lennox sostiene che Jennifer provava una particolare attrazione per Timothy Lennox... lei cosa ne pensa?” “E’ una storia assolutamente falsa. Jennifer adorava solo suo marito e di questo ne sono certa. Come sono certa che provava per Timothy un delicato affetto, un affetto che ci può essere tra un padre e una figlia e niente di più malizioso.” “Un affetto che a lei è mancato moltissimo!” fu il commento amaro che l’ispettore Evans si concesse sottovoce mentre la nuova signora Connelly

correva fra le braccia del marito appena entrato nella stanza.

10

MILES CONNELLY

Lunedì 18 Dicembre 1950

“Certo che sarà un brutto colpo per tutti!” commentò bruscamente Andrew Ford lasciando cadere il giornale sul tavolo. Dopo una breve colazione con sua moglie, Miles Connelly si diresse verso l’ufficio con l’intenzione di discutere con Ford le ultime modifiche apportate al contratto con una piccola società belga. Andrew Ford lo aveva raggiunto nel suo ufficio con una copia del Times sotto braccio. Ci fu un momento di silenzio durante il quale Miles raccolse e rilesse l’articolo incriminato. “Riaperto il caso Lennox” I due uomini si fecero portare dell’altro caffè. Miles Connelly ricordava perfettamente il caso Lennox. Il verdetto era stato crudele ed aveva provocato in lui grandi sofferenze. La sua prima moglie era stata giudicata colpevole e accusata di un omicidio efferato. Colpevole, senza possibilità di difendersi. Neanche i suoi cari, e suo marito, provarono a rivendicare il suo onore. Ma ora c’era quella lettera che finalmente provava che la sua cara Jennifer non era un mostro. Lui ne era sempre stato convinto. Sapeva che Jennifer non aveva ucciso Lennox.

La conosceva bene e la giudicava incapace di tale delitto. Questi ricordi riemersero dalla mente di Connelly con tanta vemenza che non si accorse della presenza della sua segretaria, appena entrata per servire del caffè. “Mio Dio! Ma se non è stata Jennifer, chi può aver ucciso Lennox? disse Ford nell’istante in cui la signorina Emily lasciò la stanza con il vassoio. “Questo articolo è incredibile. Tutto è accaduto tanto tempo fa e può sembrare superfluo e senza scopo riaprire vecchie ferite. Ma dato che ho sempre creduto all’innocenza di Jennifer, penso che sia un fatto positivo che questo caso venga riaperto.” “Tu credi davvero che qualcuno abbia ucciso Lennox e poi abbia incastrato Jennifer inscenando un suicidio?” “Perché no?” “L’hai vista anche tu tua moglie quella sera, non ricordi la furia nei suoi occhi?” “No, non era furia ... era terrore... E poi l’ho udita piangere...” “Non so che dirti Miles, so solo che tra poco saremo nuovamente sotto i riflettori per un caso che sembrava ormai archiviato. La polizia ritornerà alla carica con vecchie domande su vecchie questioni. E noi abbiamo altro a cui pensare adesso.” “Lo so!.. ad ogni modo, credo che sia una cosa positiva, almeno per me. Credo che finalmente metterò una pietra sopra a questa faccenda. E anche al ricordo di Jennifer.” “E se a commettere il delitto è stata proprio la tua seconda moglie?” “Non essere ridicolo!” “Per quanto ne sappiamo, lei odiava Lennox e la morte di Jennifer è stata propiziatoria nei tuoi riguardi. Non puoi negare che lei ci abbia guadagnato molto da tutta questa storia!” Ci fu una pausa. Poi Miles parlò.

“Non sono d’accordo con te. No... credo che l’omicida sia qualcun altro. Può darsi che sia andata come dici tu, ma stento a credere che una donna come Gloria possa aver fatto una cosa simile. Forse odiava Lennox ma voleva bene a Jennifer. E poi tu non la conosci come la conosco io. Non avrebbe resistito molto con un segreto così pesante sulle spalle.” “Può darsi. Ad ogni modo dobbiamo rispolverare i fatti dell’epoca. La polizia sarà qui a breve. E se devo essere sincero non ricordo molto.” “Ricordi il furto dell’arma e le missive ricevute la Lennox?” “Si.. ora ricordo!.. era sparito anche un flacone di stricnina se non sbaglio!” “Vedi che cominci a ricordare... pensaci bene... l’omicida aveva iniziato prima a giocare con Lennox.. quindi non può essere stata Jennifer ad ucciderlo.. lei, fino al momento della lite, adorava Timothy... qualcun altro desiderava la sua morte!” “Il tuo ragionamento fila liscio, non c’è che dire! Anche qualcun altro lo voleva morto. Ma Timothy Lennox è stato ucciso con un coltello! Un’arma improvvisata.” “Ma non può essere stata lei... santo cielo... Mi auguro solo che questo caso venga archiviato, definitivamente, al più presto. Mi sono appena accorto che devo fare un mucchio di cose.”

Martedì 19 Dicembre 1950

(dopo Gloria Avon Connelly)

Non fu facile per Miles Connelly raggiungere la propria abitazione quella sera. La neve era caduta copiosa il giorno precedente. “Buonasera signor Connelly”

“Buonasera ispettore, ho fatto più veloce che potevo!” “In sua attesa, mi sono permesso di fare qualche domanda a sua moglie che, molto gentilmente, mi ha offerto dell’ottimo tè.” “Se non vi dispiace... devo comunicare alcune cose alla nostra cameriera... vi lascio soli” La signora Gloria Connelly uscì e chiuse la porta. “Accomodatevi ispettore!... so perché siete qui... volete che vi parli di Jennifer di quella maledetta serata.” “Esattamente.” “Sono convinto più che mai che Jennifer non abbia commesso alcun assassinio. Lei stessa è stata vittima di un omicida spietato.” “Cosa ricorda di quella, come dice lei, maledetta serata?” “Se parliamo della serata in cui morì Lennox, ricordo che Jennifer era serena e allegra, ovviamente fino al momento della lite. Dopo la vidi terrorizzata ... e non furiosa come qualcuno vuol farmi credere. Della sera in cui lei morì, ricordo che ero molto stanco e ho perduto gran parte degli avvenimenti accaduti nelle ultime ore di vita di Jennifer. Ho lasciato presto la sala da pranzo.” “Non le era mai capitata una cosa simile?” “No, però devo ammettere che ho provato molta tensione per la morte di Lennox. So che per molti Timothy Lennox era una persona perversa. Ma non per me. C’era un forte affetto reciproco. E anche rispetto.” Seguirono alcuni istanti di pausa. Poi Connelly riprese a parlare. “L’ultima cosa che ricordo di quella sera, è di aver lasciato sole Jennifer, Lizzy e Gloria in salotto. Parlavano in modo fitto.” “Erano unite le tre signore?” “Si... abbastanza... anche se alternavano momenti allegri con alcuni più

distaccati. Soprattutto Lizzy e Jennifer.” “Invece andavano d’accordo la sua attuale moglie con la sua ex signora?” “Si, quasi come due sorelle!” Seguirono altri istanti di pausa. L’ispettore Evans voleva essere sicuro di avere la completa attenzione di Connelly prima di procedere con la domanda successiva. “Dopo la morte della sua prima moglie è stato chiarito quale fosse la causa della questione che la signora ebbe con il signor Lennox...” “...si quella penosa discussione!” “Sarebbe in grado di dirmi se fosse cambiato qualcosa fra lei e l’ex signora Connelly se fosse venuto a conoscenza del suo ato?” “Non credo. Amavo Jennifer e quel mestiere apparteneva al suo ato, a prima che noi ci conoscessimo. Lei era diversa ed era cambiata. Non sarebbe cambiato nulla. Ma adesso non ha più importanza perché ho scoperto di amare Gloria più di quanto avessi amato Jennifer.” “Poco fa mi ha confidato che è sempre stato convinto dell’innocenza di Jennifer... cosa può dirmi della nuova signora Connelly... la crede capace di un delitto?” “Certo che no!” si alzò bruscamente dalla sedia “lo sa che anche Andrew ha i suoi stessi dubbi!” “Sta parlando di Andrew Ford?” “Si, proprio ieri abbiamo parlato del caso Lennox, dopo aver letto l’articolo.” “E il signor Ford le ha espresso i suoi dubbi?” “Si, crede che Gloria possa aver ucciso prima Lennox e poi Jennifer!” “In effetti, ha un valido movente per entrambi gli omicidi!” “Ma non ha ucciso nessuno. Come ben lei saprà altre persone avevano un movente”

“Si, ma non per entrambi gli omicidi!”

Era oramai sera inoltrata. Dopo una lunga giornata ad ascoltare ricordi e confessioni, decise di andare a casa per rivedere i suoi appunti. Ora quello che ci voleva era dell’ottimo formaggio accompagnato da una bottiglia di Merlot. Doveva ancora parlare con Andrew Ford e l’appuntamento era fissato per le nove del giorno successivo.

11

ANDREW FORD

Lunedì 18 Dicembre 1950

Fortunatamente per Andrew Ford le cose erano cambiate negli ultimi dieci anni. Dopo la morte di Lennox e la scoperta di non aver ereditato la sua quota, decise di prendersi qualche pausa di riflessione e soprattutto di riposo. Durante un viaggio in Francia aveva conosciuto una signora inglese, anche lei in vacanza e anche lei sola. In pochi mesi la rispettabile signora Wilson divenne la ancora più rispettabile signora Ford. Non completamente appagati da questo matrimonio, circa due anni dopo, nacque la loro prima figlia Mary. A tre anni di distanza da Mary nacque la loro seconda figlia Flora. E per finire James, nato due anni dopo Flora. Dell’uomo solitario e dedito al lavoro c’era rimasto ben poco. Ora Andrew Ford si sentiva davvero appagato, adorava la sua famiglia e si sentiva apprezzato al lavoro. Ogni mattina si alzava almeno mezz’ora prima di tutti. Prendeva una tazza di caffè e usciva a prendere il giornale. “Buongiorno signor Ford, ecco la sua copia del Times” gli fece William, il

giovane proprietario nel negozio. “Grazie Will!” “Faccia attenzione alla prima pagina in basso, credo ci sia una notizia che la interesserà particolarmente!” “Davvero Will! ... grazie.” E’ uscì con l’intenzione di ascoltare il consiglio di William davanti a una seconda tazza di caffè caldo accompagnata da un toast burro e marmellata. Erano appena le sette quando Andrew ritornò a casa. La sala da pranzo era pronta per la colazione e sua moglie era già sveglia ad attenderlo. La baciò e si sedette di fronte a lei. “Lo sai che giorno è domani tesoro?” esordì la signora Ford “Certo mia cara!” “Flora ha espresso il desiderio di ricevere in regalo quella bambola che abbiamo visto in vetrina la settimana scorsa” “erò a prenderla questa sera stessa!” Andrew aveva appena aperto il giornale. “Grazie caro!.... la sua maestra ci tiene a fare un piccolo rinfresco anche a scuola.” “Lo so...e domani provvederò a far avere tutto il necessario alla signorina Bacon.” La signora Ford sorrise convinta che suo marito avesse già organizzato ogni cosa. Sapeva che era un perfezionista. Ci fu una pausa. La signora Ford continuò a sorseggiare il suo caffè mentre Andrew diede, finalmente, la sua prima lettura al giornale.

Andrew emise un strano verso con la bocca tale da incuriosire sua moglie. “Will aveva ragione!” “Intendi William del negozio in fondo alla strada?” “Si, proprio lui.... Stamattina mi ha consigliato di leggere subito la prima pagina perché c’era una notizia importante.” “Di che si tratta?” “Ti ricordi di Timothy Lennox e della sua morte?” “Si.... Ricordo.... Mi hai parlato della sua uccisione avvenuta tanti anni fa e per mano di una giovane donna. Mi hai anche detto che tu avresti dovuto prendere il suo posto. E invece è toccato al signor Connelly.” “Brutto affare!... comunque hanno riaperto il caso perché sembra che la giovane donna, ovvero la signora Jennifer Connelly, prima moglie di Miles, sia innocente.” Ci fu un’altra breve pausa. “Comunque sono felice di come sono andate le cose!” “Cosa intendi dire Andrew?” “Che se avessi preso il posto di Lennox non mi sarei potuto prendere tante vacanze e pause di riflessione. E forse non ti avrei mai incontrata. Si... sono davvero felice di come sono andate le cose!.. anche se non nego che sono un po’ preoccupato per questa faccenda.” Si alzò da tavola, baciò nuovamente sua moglie e si avviò verso l’ufficio.

Mercoledì 20 Dicembre 1950

(ore 9 di mattina)

Andrew Ford non riusciva a pensare a nessun’altra cosa all’infuori della morte di Lennox e di quei giorni fatali. Cercò di ricordare tutti i particolari che potessero interessare la polizia. Miles gli era stato di grande aiuto. Era stato amico di Timothy Lennox. Soprattutto del Timothy Lennox dei primi anni. Con il are del tempo e con l’avidità di Lennox, la loro amicizia si era affievolita. Lui preferiva la compagnia di altre donne e sul lavoro era divenuto molto assetato e spregiudicato. Anche se, in alcuni rari momenti, credeva di rivedere il vecchio Lennox. Era rimasto sorpreso della sua morte, specialmente per le strane circostanze. Lo considerava potente e fuori da ogni rischio. Ma ricordava anche le minacce e gli incidenti. Quindi qualcuno cercava di spaventarlo. Ma chi poteva disiderare di vederlo morto? Se il ragionamento di Connelly filava liscio, Jennifer è si innocente... ma solo delle intimidazioni, che è sicuramente opera di qualcun altro... in ogni caso non esclude che la donna possa averlo ucciso in un momento di rabbia e che poi si sia pentita del suo gesto. A quel punto, l’ispettore Evans entrò nella stanza. “Si accomodi pure ispettore!” “Ovviamente lei è già al corrente di ogni cosa signor Ford!” Evans non poté non notare le foto sulla scrivania di Andrew. “E’ sua moglie la signora della foto?” chiese Evans

“Si ispettore. Ci siamo sposati poco dopo la morte di Lennox. Sorprendente vero!” “Si, sorprendente... proprio ieri stavo rileggendo dei brevi resoconti su tutti gli amici e conoscenti che hanno partecipato all’ultimo compleanno di Lennox e lei risultava ancora un solitario!” “Le cose sono cambiate in meglio... ho anche tre splendidi figli... due femmine e un maschio!” “Complimenti signor Ford!” Ford si protese verso l’ispettore. “Mi dica... mi racconti cosa sta succedendo!” L’ispettore Martin Evans raccontò ogni cosa, della lettera scritta da Jennifer, della confessione della cameriera Annie Preston di essere lei la colpevole delle intimidazioni verso Lennox e della confessione di Matthew Lennox di aver causato la lite fra suo padre e la signora Connelly. “Davvero! Che strano, fino a poco fa la credevo ancora un’assassina!” “E perché mai?” “Ne stavamo parlando proprio l’altro giorno Miles ed io. Quando Jennifer è uscita dalla studio dopo la lite, Miles ha visto il terrore nei suoi occhi, io ho creduto di vedere la collera e la furia. Ma non sono bravo in queste cose. Miles mi ha fatto ricordare delle lettere ricevute da Lennox e del furto dell’arma. Ovviamente non era stata Jennifer. Ma questo provava solo che c’era qualcun altro che voleva Lennox morto. Non provava l’innocenza della donna. Ma ero ancora all’oscuro dell’esistenza di questa lettera. E soprattutto del suo contenuto.” “Le nuove indagini dimostrano solo che Jennifer potrebbe essere stata vittima di un’ingiustizia. Certo, la Connelly può aver scritto la lettera per crearsi una specie di alibi, alquanto debole tra l’altro, e poi si è uccisa vittima dei rimorsi. Ma voglio esplorare altre soluzioni. Questo caso lo richiede. Tutto è possibile. Non escludo nessuno.”

“Signor Ford” riprese Evans dopo qualche istante di pausa “lei ha avuto modo di ricordare gli avvenimenti di quel periodo... intendo prima e dopo la morte di Lennox... cosa ricorda in modo particolare?” “Malgrado i nostri rapporti professionali e soprattutto di amicizia, ricordo che ero stato poco frequentatore della casa di Lennox. In particolare in quei giorni. Ricordo che ero sempre in ufficio. E la sera mi ritiravo subito a casa. Ricevevo gli inviti, ma raramente partecipavo. Ad ogni modo ho notato che c’era molta ostilità in casa, fra le varie persone... una in particolare ha attirato la mia attenzione... la sera in cui è stato poi ucciso Lennox, la giovane signora Lennox si rivolgeva alla Connelly con fare aggressivo e irritante. Atteggiamento insolito fino a quel giorno e sicuramente non adatto ad una giovane signora.” Sulla faccia di Evans comparve un leggero sorriso. Dopo una breve pausa l’ispettore riprese a parlare. “Signor Ford, lei ricorda il momento in cui la signora Connelly e Lennox erano chiusi nello studio?” “Si, perfettamente!” “Sarebbe in grado di raccontarmi dove si trovavano tutti gli altri ospiti?” “Certamente e farò di meglio ispettore... proverò a farle un disegno!”

PIANTA DEL SALOTTO GRANDE DISEGNATA DA ANDREW FORD

Ford tiene a specificare che si tratta di un disegno approssimativo

“Dunque, Lee, Colin, Ian ed io stavamo parlando. Ricordo che l’argomento della nostra conversazione riguardava un bizzarro caso che Colin e Ian avevano seguito qualche mese prima; eravamo vicino alla porta finestra; La signora Lennox stava versando del caffè ed era vicino al tavolo, quello accanto al camino; la signora Gloria stava raccontando qualcosa a Miles ed erano seduti sul divano grande, al centro della stanza; la signora Lizzy era appoggiata al muro e aveva in mano una rivista, era in piedi a fianco del camino e Matthew stava bevendo del whisky, seduto su uno dei piccoli divani, quello più vicino alla porta dello studio di Lennox.” “Benissimo!” esclamò Evans “Grazie infinite! Lei mi è stato davvero utile signor Ford!” Evans si era alzato e stava per lasciare la stanza quando ritornò sui suoi i. “Mi scusi signor Ford, .... un ultima cosa... siete poi riusciti a portare a termine quell’affare in Italia?” “Quello che Lennox ostacolava?... si... e le dirò che ci ha portato anche fortuna. E’ stato proprio un ottimo affare. Poi ho capito perché Lennox non voleva ritornare in Italia. Ho saputo di quella donna italiana e della loro figlia. Che storia triste e squallida!” “Ci tenevate molto a concludere quel contratto in Italia?” “Ma certo!.. Sapevamo che era importante perché ci avrebbe aperto altre porte in quel paese. E in effetti è quello che è successo. Ora lavoriamo molto in Italia. E forse era quello che a Timothy non andava a genio.... Comunque, ispettore, non era così importante da commettere un omicidio, .... se è questo che intendeva chiedermi!” Ford stava accompagnando Evans alla porta. “Le è dispiaciuto non avere avuto il posto di Timothy Lennox?” “Inizialmente si, ... mi sentivo deluso. Ma in fondo ho sempre considerato Miles Connelly migliore di me e forse migliore anche di Lennox. E penso che sia stato un bene che lui abbia preso il suo posto. Certo, ... credevo di meritarmi quel

posto. In fondo questa società l’avevamo fondata proprio Lennox ed io. Pensi che per lo sconforto mi sono preso una vacanza e alla fine ci ho guadagnato!.... ho perso una grande poltrona, una poltrona di prestigio ma ho ottenuto una splendida moglie, conosciuta proprio durante quella vacanza!” “Ha ragione!... grazie di nuovo signor Ford.” Dopo una leggera stretta di mano i due uomini si lasciarono. Andrew Ford poté tornare al suo lavoro e smettere di pensare a Lennox mentre Martin Evans era diretto verso l’abitazione di Allan Lynch.

12

A CASA DI ALLAN LYNCH

Mercoledì 20 Dicembre 1950

(dopo l’ultima deposizione di Ford)

Erano da poco ate le undici di quel mercoledì mattina quando Martin Evans si accomodò su una poltrona a casa di Allan Lynch. La signora Lynch tentò, inutilmente, di far bere ai due uomini una tazza di qualche bevanda calda. La signora era appena rientrata e malgrado il sole, fuori c’era ancora tanta neve e il freddo era notevole. La signora Lynch tentò, e questa volta con esito positivo, di far rimanere a pranzo l’ispettore Evans. “Come sono andate le tue indagini?” “Ormai non mi sorprende più nulla di questo caso” dichiarò Lynch quando, finalmente, la signora Lynch li lasciò da soli ed Evans poté così informarlo di tutte le novità. “Credo di aver fatto un enorme o avanti, grazie alla testimonianza di Annie Preston. Mi ha rivelato parecchie informazioni. Finalmente ho scoperto chi ha rubato la Walther PPK!”

“E chi è stato?” “Annie stessa. Mi ha confessato che voleva uccidere Lennox e che aveva intenzione di farlo usando l’arma preferita dalla vittima, ma non è riuscita ad eseguire il suo piano perché qualcuno l’ha preceduta.” “E perché voleva ucciderlo?” “Perché la “Lennox & Ford” ha ridotto sul lastrico la famiglia Preston e ha portato alla morte il capo famiglia.” “Un ottimo movente!” “Annie mi ha anche confidato che era lei a spedire i messaggi a Lennox e provava un enorme piacere nel farlo!” “E la stricnina?” “No, la stricnina non è stata lei ad usarla però mi ha rivelato un’informazione decisamente più importante... un’informazione che ci permetterà di restringere di molto la lista dei colpevoli!” “Non tenermi sulle spine!” A Evans sfuggì un sorriso. “La sera che morì Lennox, la Preston servì del caffè corretto con un potente sonnifero. E quasi tutti presero quella bevanda.” “Ad eccezione di chi?” l’interesse di Lynch stava aumentando a tal punto che ormai era seduto sulla punta della sedia. “Gloria Avon, Lizzy Lennox, Jennifer Connelly, Cecily Lennox, Annie Preston e ovviamente Timothy Lennox.” “Ah! Ottimo lavoro! Ma quale di queste cinque persone ha ucciso Lennox?” In quel momento Allan si alzò e si diresse verso la libreria. Prese un fascicolo e lo diede a Martin. “Di che si tratta?”

“Ti ricordi che l’altro giorno abbiamo accennato a Graham Philips?” “Si, quel tuo amico scrittore, morto per arresto cardiaco.” “Dopo la sua morte sono stato nella sua abitazione e fra scartoffie ho trovato quel libro. Sua sorella mi ha dato il permesso di prenderlo. Mi sono preso la briga di integrarlo con le indagini e gli appunti presi all’epoca. Ho riportato ogni particolare ormai noto. Leggi pure.” Il manoscritto era intitolato “Il caso Lennox.” "Mi sono interessato di nuovo alla strana morte di Timothy Lennox. Più a il tempo, più mi rendo conto che c'è qualcosa di poco chiaro in quell’omicidio. La tragica morte di Lennox non ha sicuramente addolorato nessuno. Molti desideravano la sua morte ed è per questo che sono convinto dell'innocenza di Jennifer Connelly. Lei non uccise quell'uomo. Qualcun'altro commise quel delitto e Jennifer fu eliminata per coprire quel omicidio. Forse lei aveva visto, o capito qualcosa. Sta di fatto che lei era innocente. Mi sono permesso di fare delle indagini per capire, conoscere e quindi giudicare chi era innocente e chi colpevole fra tutte le persone che erano presenti alla festa di compleanno di Lennox. Fra di loro c'è il vero assassino." INDAGINI LEE BLAKE Medico di casa Lennox. Nato a Londra da una famiglia Anglo-Svedese. Studia a Oxford e si laurea in medicina. Conosce Timothy Lennox durante un viaggio in Spagna. Nel giro di pochi mesi i due uomini diventano buoni amici; nello stesso tempo Lee diventa anche l'amante della allora signora Lennox, Cecily, ora moglie dello stesso Lee. Nel ato del medico, non c'è nulla di particolare interesse. Il suo ato risulta pulito. Era all’oscuro del secondo testamento. Viene dunque confermato il movente in quanto era davvero l’amante di Cecily quando lei era ancora la signora Lennox . Potrebbe aver ucciso Lennox per sposare Cecily ed ereditare così parte del patrimonio. Potrebbe aver ucciso Jennifer perché testimone di qualcosa o per incastrarla.

“Ora sappiamo che non può essere stato lui perché ha preso quel caffè. E non mi ha confidato nulla di interessante!” commentò Evans

ANDREW FORD Amico e socio di Lennox. Nato in Francia da genitori inglesi. Frequenta le stesse scuole di Timothy e diventano ottimi amici. I due uomini insieme decidono di fondare una società, stimolati dal padre di Timothy. Andrew è grande lavoratore. Il suo ato è particolarmente tranquillo. E’ un possibile colpevole. Voleva portare a termine insieme a Miles un contratto che Timothy non desiderava. Con il vecchio testamento avrebbe avuto dei vantaggi, soprattutto il potere di decidere e di comandare all’interno della società. Non risultano altri moventi attendibili, sia nei confronti di Timothy che tantomeno nei confronti di Jennifer. “Bisogna riconoscere che non aveva un granché di movente!” disse Evans sorridendo. “E comunque anche lui è da escludere, per via del sonnifero.”

JENNIFER FINCH CONNELLY Ho desiderato informarmi sulla breve vita di Jennifer per puro interesse personale. Anche se la giudico innocente, lei era comunque presente. Nata in una cittadina irlandese, si era stabilita in Inghilterra, precisamente a Londra, con la sua famiglia quando era ancora una bambina. Jennifer era figlia del famoso avvocato Edward Finch il quale aveva terminato di esercitare la propria professione due anni prima della morte di Timothy. In quello stesso periodo, la famiglia Finch si era ristabilita di nuovo in Irlanda, mentre Jennifer era rimasta a Londra. Poco dopo sposerà Miles Connelly. Potrebbe essere colpevole, ma il movente è debole. Come assassina è molto improbabile. Si è forse uccisa perché conosceva o credeva di conoscere l’identità dell’assassino e per proteggerlo si è accusata. Intendeva coprire suo marito? Prima di sposare Connelly, ha lavorato come ballerina presso il “Guadalupe”.

“Lo sai che non riesco proprio ad eliminarla dalla lista!” disse Evans “Come mai?” “Perché, malgrado tutto, potrebbe averlo fatto... potrebbe aver ucciso Lennox in un eccesso di ira. L’arma era sopra la scrivania, alla sua portata. Aveva un ottimo movente. Lo so che molti la difendono però non abbiamo prove che la scagionano definitivamente.” “Giusto ragionamento.” approvò Lynch

MILES CONNELLY Dipendente di Timothy Lennox e marito di Jennifer (al momento della tragedia; ora Miles è sposato con Gloria Avon). Nato e cresciuto a Londra da genitori Anglo-Americani. Studia anche lui a Oxford con ottimi risultati e si laurea in Economia e Commercio. Conosce, durante un congresso, Timothy Lennox. Fra i due nasce subito una buona amicizia. Poco tempo dopo Timothy assume Miles come rappresentante. Con il lavoro di Connelly, la società "Lennox & Ford" diventa fra le più importanti nel suo campo. Grazie a Miles, la società di Timothy è la più richiesta in Europa, soprattutto in Francia e in Italia. La vita di Miles è costellata di successi. Guadagna la stima di Timothy e questo non è da tutti. Anzi. Sposa una donna fantastica come Jennifer Finch ed eredita un patrimonio alla morte di Lennox. Unico punto nero della sua vita è la morte prematura della sua bellissima prima moglie. In seguito si risposerà con Gloria Avon, figlia segreta di Timothy Lennox. Non è da escludere la sua colpevolezza. Potrebbe aver ucciso in difesa della moglie o per ereditare al più presto una ricchezza che sa già di ricevere in eredità. Ci confermerà che la sera della morte della Connelly si sentiva particolarmente stanco e prima di ritirarsi si era accorto che sua moglie Jennifer stava ancora

parlando con Lizzy e Gloria. Le tre donne erano le sole ancora sveglie. Ora ha confessato di essere molto innamorato della sua seconda moglie. Ma, perché uccidere Jennifer? Per sposare la Avon? “Inizialmente lo credevo un possibile colpevole” iniziò Evans “Per difendere sua moglie Jennifer o semplicemente per ereditare le ricchezze di Lennox e poi è arrivata la confessione di Annie. Miles Connelly ha preso quel caffè corretto. E non può aver commesso nessun omicidio.” “Già, in effetti anch’io non lo consideravo capace di uccidere!” concluse Lynch

GLORIA AVON All'epoca della morte di Timothy era un'amica dei Connelly. Ora è la seconda moglie di Miles. Gloria è anche la figlia italiana di Timothy. Infatti è nata e cresciuta a Milano, in Italia, dove ha vissuto insieme alla madre, morta cinque mesi prima di Timothy. Si è trasferita in Inghilterra tre mesi prima che Lennox morisse. Non ci sono altri avvenimenti di particolare interesse. Potrebbe aver ucciso Lennox per vendetta e potrebbe aver ucciso Jennifer sia per diventare la seconda signora Connelly sia per incastrarla come colpevole per l’omicidio di Lennox. “In aggiunta a queste informazioni,” evidenziò Evans, “la signora ci ha confermato che Jennifer e Lizzy erano ancora le sole persone sveglie nel momento in cui anche lei si ritirò nella sua camera. Afferma di aver notato in Miles una particolare e insolita stanchezza proprio la sera della morte di Jennifer. La storia secondo la quale Jennifer provava qualcosa per Lennox è per la nuova signora Connelly pura fantasia. Ci ha confermato inoltre di aver rilevato un piccolo cambiamento da parte di Lizzy nei confronti di Jennifer. Particolare già evidenziato durante la prima indagine.”

MATTHEW LENNOX

Figlio di Timothy e Cecily, marito di Lizzy. E' nato e cresciuto a Londra. Non termina gli studi all'Università di Economia e Commercio per insegnare tennis al nuovo Centro Sportivo. Non vuole lavorare nella società del padre, il quale non apprezza questa scelta. Verrà eliminato completamente dal testamento. Potrebbe aver ucciso il padre, perché stanco delle continue discussioni e per impedirgli di firmare il nuovo testamento che lo disereda completamente. All’epoca era all’oscuro del fatto che tale testamento era già stato firmato. “E’ stato Matthew Lennox a provocare la famosa lite fra la Connelly e Lennox! Mi ha confermato che era infatuato della donna e che lei aveva rifiutato energicamente le sue avances. E così, spinto da un desiderio di vendetta, si è procurato alcune foto provocanti della signora Connelly e le ha lasciate sulla scrivania del padre; il resto lo conosciamo.” proseguì Evans. “Dunque è stato Matthew Lennox a causare quella lite!” disse quasi soprappensiero Lynch

CECILY LENNOX Moglie di Timothy (al momento della tragedia), ora moglie di Lee Blake. Nata a Chicago da genitori Anglo-Americani. La sua famiglia si è trasferita a Londra quando Cecily era undicenne. Conosce e sposa Timothy molto presto. La sua vita sembra, malgrado i soldi e il potere, alquanto noiosa e insignificante tanto da costringerla a cercare la felicità fra le braccia di un altro uomo. E’ all’oscuro del secondo testamento, potrebbe aver ucciso suo marito per ereditare il suo patrimonio e sposare Lee Blake. Anche per lei, la morte di Jennifer è stata necessaria solo per invischiarla nella morte di Timothy o perché testimone di qualcosa. “Per quanto riguarda la signora Cecily Lennox c’è da fare una precisazione: secondo la cameriera Annie, la signora Lennox prendeva regolarmente del sedativo prima di coricarsi, per questo quella sera non le era stato servito il caffè corretto. Ma la signora mi ha confidato che in realtà usava quelle sostanze solo in casi di estrema agitazione. E inoltre non ricordava se quella sera, cioè la sera

in cui morì Lennox, lei avesse fatto uso di tranquillanti.” “Che peccato!... ho sempre provato una particolare simpatia per quella signora. Molto educata ed elegante.” “Già, purtroppo non la possiamo escludere dalla lista.” Evans continuava a rivedere gli appunti presi durante le nuove indagini. “Un particolare di non poco rilievo, soprattutto perché ne abbiamo già parlato, che anche Cecily Lennox ha notato, come anche la cameriera Annie e la nuova signora Connelly, e cioè che fra Lizzy e Jennifer il rapporto non era più lo stesso. E ... adesso che ci penso... proprio questa mattina anche Ford ci ha tenuto ad evidenziare lo stesso particolare!”

LIZZY AUSTIN LENNOX Moglie incolore di Matthew. Nata a Glasgow in Scozia, ma cresciuta a Londra. Studia per qualche anno all'Università di Medicina, ma è costretta ad interrompere gli studi per seguire il padre, Mark Austin. Quest'ultimo, infatti verrà accusato e condannato per aver ucciso il proprio fratello. Solo dopo il suo drammatico suicidio, avvenuto in prigione una settimana dopo la chiusura dell'udienza, si saprà che in realtà il fratello di Mark Austin si era tolto la vita. Questo accadeva due anni prima che Timothy morisse. Null'altro di particolare da scrivere. “Se mi permetti, qui vorrei aggiungere un commento.” osservò Lynch “Quello relativo alla storia del padre è un fatto di cui sappiamo ben poco. Sarebbe da approfondire. Fatti del genere possono condizionare notevolmente la psiche di una ragazza. E ricordo che la signora Lizzy Lennox era una donna molto fredda. E non sopportava Lennox!” concluse l’ex ispettore. “Certo, provvederò subito!” Potrebbe essere colpevole, sia per la morte di Lennox che per quella di Jennifer. I moventi, per ora, sono gli stessi. Per far ereditare suo marito e per crearsi un colpevole.

“Durante le nuove indagini è stata l’unica che non ha difeso la prima signora Connelly!” “Appunto!” “Ed è stata proprio lei ad insinuare che Jennifer Connelly avesse un debole per i Lennox. In particolare di Timothy!” “Assurdo... quella donna aveva gli occhi solo per suo marito!”

ANNIE PRESTON Cameriera dei Lennox. Nata e cresciuta a Ashford. Trasferitasi a Londra tre anni prima la morte di Timothy. Un anno dopo il suo trasferimento, Annie diventa la cameriera di Lennox e vive nella loro casa. La famiglia di Annie possedeva a Ashford una casa che sono stati costretti ad abbandonare per far posto ad un Centro Sportivo, finanziato proprio dalla “Lennox & Ford”. Tre mesi dopo il loro trasferimento a Londra, il padre di Annie muore. Due mesi dopo la morte di Timothy, Annie lascia la casa dei Lennox. Non ci sono altri fatti rilevanti. “Gli appunti e le indagini di Graham non sono complete. Ora sappiamo più cose su di lei!... sappiamo cosa ha comportato quel trasferimento. Il padre di Annie è morto poco dopo aver perso una lunga causa contro la “Lennox & Ford”. Mi ha confessato non solo di odiare Lennox ma anche di essere la colpevole sia delle missive contro la vittima sia del furto dell’arma. E’ invece all’oscuro della stricnina.” concluse Evans. “Dunque potrebbe aver ucciso Lennox per vendicare la morte di suo padre. E per Jennifer lo stesso movente degli altri.” continuò Allan Lynch.

IAN BERKELEY Avvocato e amico di Timothy. Nato a San Francisco da genitori americani, trasferitesi a Londra quando Ian aveva appena quattro anni. Cresciuto a Londra, studia a Oxford e si laurea in Legge. Ritorna per due anni in America,

precisamente a New York, dove lavora in un studio legale. Ritornato a Londra, conosce Timothy e diventa subito il suo avvocato. Unico grande neo, nella sua splendida carriera, è quello di aver difeso in Tribunale Samuel MacQueen, conosciuto in tutto il mondo per aver rapito e ucciso numerose donne. Grazie a Ian, Samuel riesce a uscire di prigione. Per fortuna non sfugge alla morte, avvenuta poco dopo l'udienza. Null'altro da rilevare. “Brutta storia questa di Berkeley e MacQueen” disse subito Lynch “Samuel MacQueen era un amico di Lennox e Ian è stato costretto a difenderlo. Era alle prime armi e smanioso di farsi conoscere, per cui Timothy lo ha lusingato con le sue parole e lui non è stato in grado di rifiutare. Per Ian quell’uomo era colpevole ma promise a Lennox di scagionarlo ugualmente. In cambio ricevette la promessa di un grosso aiuto economico e professionale. Poi, alla fine, conobbe Colin”. “Già ... Perché uccidere Lennox? E’ un possibile colpevole, ma non esiste un valido movente. Non solo per Lennox ma soprattutto per Jennifer Connelly. E poi sappiamo che anche a lui è stato servito il caffè al sonnifero!”.

COLIN BATES Avvocato e amico di Timothy, socio di Ian Berkeley. Nato e cresciuto a Londra, studia anche lui a Oxford, dove conosce Ian. Frequentano la stessa università, con l'unica differenza che Colin è più giovane di Ian di due anni. Non appena Ian ritorna dall'America, si ritrovano e fondano uno studio legale prestigioso e molto conosciuto. Come per Ian, perché uccidere Lennox? Non risulta nessun movente per entrambe le vittime. “Già ... Tutto esattamente come Ian Barkeley!”. sottolineò Evans Evans trasse un profondo respiro, si alzò e lasciò cadere i fogli sulla poltrona. Sembrava preoccupato mentre camminava su e giù per la stanza. “A cosa pensi?” gli chiese Lynch

“E’ insensato pensare ad un complice?” disse pensieroso Evans “Spiegati meglio!” “Se avessero agito in due? ... in questo caso ci sarebbero diverse coppie: Lee Blake e Cecily Lennox... La Avon e Miles Connelly... Matthew Lennox e sua moglie Lizzy!” “Non è affatto assurdo!” “Ad esempio... La Avon può aver ucciso Lennon mentre Miles può aver avvelenato sua moglie... Gloria Avon era tra le persone che non aveva bevuto il caffè al sonnifero! Forse erano già amanti e hanno agito insieme.” “Ma è stata una fortuna che la Avon non abbia preso quel caffè!” fece notare Lynch. “In effetti... però se ci pensi... Miles ha sempre difeso la Avon e viceversa... e ora sembra che l’idillio fra i due sia accresciuto!” soggiunse Evans “Forse inizialmente pensavano di eliminare solo la signora Connelly usando la stricnina, poi c’è stata la lite e hanno cambiato il piano. In fondo Miles Connelly ci ha confessato non solo di conoscere il nuovo testamento ma di affermare che era già stato firmato. Alla morte di Lennox avrebbe ereditato tutto il suo patrimonio. E nel giro di pochi anni avrebbe sposato la sua amante. Niente male come piano!” “Una storia simile può essere accaduta con un'altra coppia, i Blake.” “Lee non può aver ucciso Lennox perché era sotto l’effetto del sonnifero, ma Cecily non lo era!.. anche se mi è difficile ammetterlo, Cecily può aver eliminato suo marito. Lee ha fatto il resto.” Sospirò Allan Lynch “Matthew Lennox non può aver ucciso suo padre,” riprese Martin “ma sua moglie si! Matthew ha raccontato a sua moglie del ato della Connelly! Ed è forse questa la ragione per la quale fra le due donne il rapporto non era più lo stesso!” “Giusto!.. ma come avrebbero agito?” chiese Allan.

“Lizzy può aver ucciso Timothy e Matthew la Connelly!” “E come spieghi il furto della stricnina?” “Forse Matthew intendeva uccidere la Connelly con il veleno ma poi è sopraggiunta sua moglie e gli ha suggerito un piano più ampio. Causare la lite, eliminare prima suo padre e poi la donna.” “Ma tu credi che Lizzy Lennox abbia protetto suo marito malgrado lui avesse fatto la corte ad un’altra donna?” “No, non credo affatto che Lizzy conoscesse quella parte della storia. Credo che suo marito le abbia raccontato solo del “Guadalupe!” “Quindi il loro piano era eliminare Timothy Lennox per l’eredità prima che lui firmasse il nuovo testamento e incastrare la Connelly!” “Precisamente!” disse Evans “Comunque devo ammettere che non mi è mai piaciuta quella donna!” “Si, in effetti, Lizzy Lennox è una donna incolore e distaccata!” “Tutti ottimi moventi e ottime opportunità per commettere gli omicidi,... ma chi di loro è stato?” disse Lynch, scuotendo leggermente la testa.

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ALTRO OMICIDIO

Mercoledì 20 Dicembre 1950

Dopo pranzo Martin Evans decise di andare subito in ufficio. Appena entrato chiese di avere, al più presto, tutte le informazioni sul caso Austin. Fuori faceva un gran freddo e un pallido sole faceva capolino dietro alcune nuvole. Evans decise di prendere una tazza di caffè caldo. Proprio in quel momento un giovane sergente comparve sulla parta. “Cos’hai in mano?” “Quello che mi ha chiesto, capo. E’ tutto quello che sono riuscito a trovare sul caso Austin” “Grazie Dennis, lascia sopra la mia scrivania, gli darò subito un’occhiata.” L’ispettore Evans iniziò a leggere: “Nel 1937 John Austin viene accusato e condannato per la morte del fratello Mark Austin, ucciso dopo un violento diverbio a causa di una donna. Alla fine del processo, durato pochi mesi, John si è tolto la vita in prigione, impiccandosi. Malgrado la sua bravura, l’avvocato Edward Finch non riuscì a scagionare l’imputato John Austin, per mancanza di prove. Solo dopo la sua morte, la

donna in questione si è presentata alla polizia per testimoniare a favore di John Austin e dichiarare la sua completa innocenza.” “Mio Dio!” esclamò Evans con una smorfia sul viso. “Accidenti! Avvocato Edward Finch.... E se fosse tutto sbagliato!” Martin Evans rilesse con attenzione, per la seconda volta, gli appunti appena ricevuti. Si alzò per prendere quella tazza di caffè caldo e si risistemò comodamente appoggiandosi allo schienale della sedia. Cominciò a rivedere le annotazioni sul suo taccuino dopo questa inaspettata notizia. Infine decise di prendere un tè all’“Eagle Pub” con Allan Lynch.

Martin Evans stava camminando nella saletta dell’“Eagle Pub”. Era desideroso di mettere al corrente Lynch sulle nuove informazioni. I pochi clienti presenti poterono notare che era leggermente inquieto. Appena entrò nella sala, Evans gli andò incontro. Lynch ordinò subito una tazza di tè. “Forse la nostra idea iniziale era sbagliata e dobbiamo ricominciare!” dichiarò subito Evans. Uno sguardo preoccupato pervase il viso di Allan. “Cosa vuoi dire!” “Sin dall’inizio di questo caso e in particolare con le nuove indagini, siamo partiti con l’idea che l’assassino avesse colpito senza averlo premeditato, ovvero che Jennifer avesse agito dopo la scenata con Lennox. E se invece non si trattasse di un delitto improvvisato, bensì di un omicidio perfettamente preparato? E non solo... se la morte di Lennox fe parte del piano?”

“Cosa hai scoperto per dirmi queste cose?” “E’ stato tutto merito tuo!... ricordi quando mi hai consigliato di indagare sul caso Austin?” “Si, ... Cosa hai saputo?” “Il padre di Lizzy Lennox era stato accusato per la morte del proprio fratello. Hanno avuto una lite molto violenta a causa di una donna. E’ partito un colpo di pistola e Mark Austin, lo zio della giovane Lizzy, cadde a terra. Al processo John Austin, padre di Lizzy, si dichiarò subito innocente. Ma alcuni testimoni e l’abilità dell’accusa portarono alla morte di John Austin, suicidatosi in prigione poco prima del verdetto. Solo dopo la morte di John la donna si è presentata per dichiarare l’innocenza del poveretto.” “Terribile storia!” “Si, ... ma aspetta di sapere chi è stato l’avvocato difensore.... Edward Finch!” “Edward Finch!... il padre di Jennifer?!” “Precisamente! ... ora Lynch proverò a fare una supposizione... e se la vittima designata fosse proprio Jennifer? Proprio così.” “Vuoi dire che l’assassino ha ucciso Lennox per eliminare Jennifer Finch Connelly?” “E’ una possibilità!... Pensaci, ... la morte di Jennifer avrebbe provocato molto scalpore come quello per la morte di Lennox, ma sarebbe stato di facile soluzione, per l’assassino intendo dire. Chi avrebbe potuto volere la morte di una giovane donna, gentile, bella, sensibile e buona? Mentre, per la morte di Lennox, come abbiamo potuto constatare, ci sono diversi presunti colpevoli.” “Quindi tu credi che l’assassino abbia nascosto un semplice omicidio come quello per la Finch Connelly dietro a uno molto più complicato come quello di Lennox?” “Credo che tutto sia nato da quella famosa discussione; quella che è iniziata in modo amichevole e che poi è finita per provocare l’attrito fra Jennifer e Lizzy Austin. Molti lo hanno notato. La signora Gloria Avon, che partecipò anche lei a

quella conversazione, ci ha più volte dichiarato che stavano parlando delle rispettive famiglie. Fino al quel momento loro non erano a conoscenza dei relativi secondi cognomi. Ed è qui che Lizzy ha saputo che Jennifer Connelly altro non era che Jennifer Finch, figlia dell’avvocato Edward Finch, colui che aveva provocato la morte o forse dovrei dire, colui che non era riuscito a salvare suo padre.” “Come ha fatto?” “Guarda questo disegno. E’ stato Ford a farmelo questa mattina. Come vedi” disse Evans indicando con il dito, “Lizzy era la persona più vicina alla porta dello studio di Timothy Lennox. Era perfettamente in grado di ascoltare ciò che accadeva all’interno. Come lo era suo marito Matthew. Ed è stato lui a provocare quella lite mettendo sul tavolo del padre le foto di Jennifer. Ma si è dichiarato innocente per quanto riguarda gli omicidi. E io gli credo.” “In qualche modo Lizzy Austin voleva eliminare Jennifer Finch ma non sapeva come fare. La lite le ha fatto venire l’idea. Lizzy non sopportava suo suocero. Conosceva bene i coniugi Connelly... sapeva che Miles era una persona riservata e Jennifer una persona sensibile. Non doveva far altro che tenere lontano per un po’ Jennifer da suo marito e con la scusa di aiutarla le ha prima fatto scrivere una lettera di scuse e poi l’ha uccisa. Credo anche ... che abbia dato del sonnifero a Miles per poter agire meglio con Jennifer.” “Quindi è stata Lizzy a rubare la stricnina?” “Si... se non sbaglio il furto della stricnina è avvenuto dopo la nota conversazione avuta tra le tre donne!” Per quasi un minuto vi fu un silenzio assoluto. “Ma tutto questo è una mia semplice supposizione, non ho prove per ciò che ho appena raccontato. Solo una mia congettura. Ma credo che siano andate così le cose. Leggendo i vostri resoconti dell’epoca con quello che mi hai raccontato tu e con quello che sono riuscito a scoprire in questi giorni, l’unica soluzione che faccia combaciare ogni particolare è questa.” Altra pausa di notevole durata. “Che ne dici se andiamo a trovare la signora Lizzy Lennox?” “Credo che sia un’ottima idea!”

In quel momento un cameriere si avvicinò al loro tavolo. “Scusi, signore” – disse a Evans con voce turbata – “Una persona al telefono chiede di poter parlare con lei.” Evans accorse a rispondere, un paio di minuti dopo rientrò nella sala. Era pallido in volto e una profonda ruga solcava la sua fronte. “Mio Dio, Allan!” Allan Lynch lo osservava incuriosito. “Che cosa è successo?” “Karen Finch è morta... avvelenata!”

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UNA CONFESSIONE DI MILES

Mercoledì 20 Dicembre 1950

“Non me l’aspettavo!” Evans si mise una mano fra i capelli. I due uomini erano appena entrati nella camera e stavano osservando la figura immobile della Finch. Il suo corpo giaceva sul letto ed era evidente come la donna fosse morta in preda a convulsioni. Indossava una vestaglia di seta color limone. Era morta da meno di un’ora. Karen era arrivata da pochi giorni e si era sistemata in un grazioso albergo vicino alla residenza dei Connelly. La centralinista della reception confermò che la vittima si era ritirata da circa tre ore e che nel frattempo aveva ricevuto la visita di due persone. Un uomo e una donna. Per la precisione, verso le cinque e mezzo, una signora aveva chiesto di vederla e le due donne si erano ritirate nella sala tè dell’albergo. La loro conversazione durò appena trenta minuti e, sempre secondo la centralinista, fu amichevole. Un’ora più tardi un uomo si è presentato alla reception, ha chiesto della Finch e quando ha avuto conferma della sua presenza, è salito in camera. La visita dell’uomo è durata meno di trenta minuti. “Chi ha trovato il corpo?” chiese bruscamente Evans.

“Una delle nostre cameriere!” rispose senza esitare la centralinista “La povera signora Finch si sentiva poco bene e ha chiesto di avere una bevanda calda. Quando Emily è entrata nella stanza per servirle la tisana, la signora stava già molto male. Abbiamo chiamato il medico. Ma per lei non c’è stato nulla da fare.” Karen Finch era morta tra le 20 e le 21 di quel mercoledì sera. La sua stanza non era stata messa a soqquadro. Le varie testimonianze confermarono che, senza alcun dubbio, l’uomo con cui Karen si intrattenne nella sua camera di albergo altri non era che Miles Connelly, mentre per quanto riguarda la signora che aveva chiesto di parlare con lei c’era qualche dubbio, ma poteva trattarsi di Gloria Avon Connelly. “Ora vorrei capire perché Miles era da Karen questa sera!” protestò Evans. “Ti accompagno da lui” gli mormorò Allan appoggiandogli una mano sul braccio. “La sua abitazione è proprio qui vicino!” La casa dei Connelly era distante dieci minuti dall’albergo ed Evans fece notare ad Allan che questo fatto non giocava certo a favore di Miles e della signora Connelly. Appena giunti a destinazione, la giovane cameriera Vera l’informò che i coniugi Connelly si erano trasferiti per qualche giorno nella casa dei Blake e che se desideravano parlare con loro, dovevano raggiungerli presso la villa che una volta era la dimora dei Lennox. Erano quasi le dieci quando Evans, Lynch e Miles entrarono nella stanza che un tempo era lo studio personale di Timothy Lennox. Martin Evans informò immediatamente Miles dell’accaduto. “Santo cielo!” gridò Miles “Anche lei!” Miles era visibilmente sconvolto. “Ora signor Connelly” iniziò a parlare Evans “ci dica come ha trascorso la giornata di oggi.” Evans si rivolse a lui con molta freddezza.

“Sono forse sospettato?” “E’ stato visto nell’albergo dove risiedeva la vittima e che proprio oggi è salito in camera della Finch! Cosa può dirci?” “Mia moglie non sa nulla. Non deve sapere nulla. Anche se tra me e Karen non c’è mai stato nulla al di fuori di una semplice amicizia, Gloria non capirebbe. Ora ho capito di amare mia moglie moltissimo. Ma all’inizio è stato difficile. E cercavo conforto nell’affetto di Karen. Oggi, quando sono salito in camera sua, abbiamo parlato di Jennifer, della morte di Timothy e anche di Gloria. Ho raccontato anche a lei del mio ritrovato sentimento nei confronti di mia moglie. E lei era felice per me. Ho notato che era leggermente stanca ma stava bene quando l’ho lasciata.” Concluse Miles. “Una signora, non sappiamo ancora chi, si è incontrata con la vittima poco prima che lei la raggiungesse nella sua camera,... la Finch le ha forse accennato qualcosa a tal proposito?” Lynch parlò per la prima volta. “No, assolutamente niente!” rispose Miles con sicurezza. “E’ sicuro che sua moglie non sapesse nulla di questa storia?” continuò Allan “Io non le ho mai detto nulla! E’ una donna troppo sensibile. E non avrebbe capito.” “Ma se avesse scoperto o capito qualcosa?” “Me ne avrebbe parlato.” “Non ha per caso notato in sua moglie uno strano comportamento in questi ultimi tempi?.... che so... nervosismo. distrazione...” “No... ma dove vuole arrivare! ... crede forse che sia lei la colpevole!” “Non è da escludere, non le sembra?”

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LA RIVINCITA DI GLORIA

Mercoledì 20 Dicembre 1950

Ora di fronte a Evans e a Lynch sedeva Gloria Avon Connelly. Era leggermente truccata e aveva un aspetto sereno. Si poteva definire una bella donna. “La trovo bene signora Connelly” esordì Allan Lynch “Grazie” “Ricorda l’ultima volta che abbiamo parlato?” “Si certo che ricordo. Sono trascorsi dieci anni ma ricordo bene. Difficilmente potrò dimenticare quel brutto periodo della mia vita. Incredibile, oggi sono di nuovo qui a parlare con lei.” “Finalmente lei è felice.. Questo per me è incredibile, ma sono davvero contento per lei.” Per qualche minuto nessuno parlò e Gloria smise di osservare il suo interlocutore. Fu Evans a interrompere quel prolungato silenzio. “Signora Connelly, conosceva la defunta Karen Finch?” “Si, certo. E venuta a trovarci ...sia nella nostra abitazione .... sia qui, in questa casa. Sono dispiaciuta per la sua morte. Era molto simile a Jennifer. Anzi, due gocce d’acqua.”

Gloria rispose immediatamente alla domanda e Allan notò che la donna era agitata. Stringeva nervosamente le mani una all’altra, incrociandole. Le si avvicinò e mentre la fissava negli occhi, lei abbassò lo sguardo. Infine Lynch le chiese: “Lei ci nasconde qualcosa, vero?” Gloria si prese tutto il tempo possibile per riflettere e per trovare le parole giuste. Nel frattempo cominciò a mordersi il labbro inferiore. Poi, con tutta la calma che aveva, iniziò a parlare. “So dove vuole arrivare... ho visto mio marito con quella donna... so che si vedevano di nascosto... anche questo pomeriggio Miles è stato da lei... forse per dirle addio.” “Lei crede che avessero una relazione?” “E che cosa altrimenti!” “Come ha trascorso la giornata?” “Bè.. vediamo,... durante la mattina ho provato a scrivere qualche riga... sa sono una piccola scrittrice di romanzi rosa... niente di importante... brevi racconti per riviste di moda femminile... ma, visto che la mia fantasia era poca, ho raggiunto Vera in cucina e l’ho aiutata con il dolce. Subito dopo pranzo siamo andati tutti a vedere Matthew che aveva un incontro di tennis. Quando sono ritornata a casa, Vera ed io ci siamo fatte una cioccolata. Eravamo sole e così ci siamo fatte un po’ di compagnia. Abbiamo dovuto preparare la cioccolata due volte perché la prima mi è caduta addosso. Ero completamente sporca. Mi sono cambiata velocemente e poi ho raggiunto mio marito qui, dai Blake.” “Come sa che suo marito si è visto con la Finch, questo pomeriggio?” “Perché, prima di andare dai Blake, sono ata all’albergo dove soggiornava Karen, per salutarla e fare due chiacchiere con lei. Sapevo che mio marito era ancora in ufficio. Ed è stato proprio in quel momento che ho visto Miles uscire dall’albergo. E così ho deciso di ritornare a casa.”

“E non ha raccontato nulla a suo marito?” Gloria si oscurò in volto, guardò fisso Evans per alcuni momenti prima di rispondere. “Certo che no... se avessi affrontato l’argomento ero sicura che si sarebbe infuriato con me e lo avrei perso... malgrado le sue parole di amore e affetto che mi ha pronunciato l’altro giorno... e poi .... nonostante tutto... non sono pronta a lasciarlo andare.”

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MARK AUSTIN

Mercoledì 20 Dicembre 1950

Lizzy Austin Lennox entrò subito non appena fu mandata a chiamare. Sedeva di fronte a Evans mentre Allan era in piedi a fianco dell’ispettore. I due uomini notarono subito che la donna era quieta. Al contrario di Gloria, Lizzy non era affatto cambiata. Nei suoi occhi si poteva notare un velo di tristezza. Le due donne, oltre ad avere un diverso carattere, avevano un differente modo di vestire. La signora Connelly era sicuramente più sportiva e nello stesso tempo più interessante. “Vorremmo sapere il più possibile su questo pomeriggio. Quali sono stati i vostri movimenti?” chiese subito Evans, tralasciando ogni piccolo convenevole. Lizzy rispose immediatamente. “Vediamo... subito dopo pranzo siamo stati a vedere un incontro di Matthew. Con me c’erano Gloria, Miles, Cecily e Lee. La partita è durata poco e alle 17:00 era già finita. E così abbiamo approfittato dell’occasione per andare all’inaugurazione del locale di un nostro comune amico. I Connelly però non sono venuti. Miles doveva lavorare e Gloria voleva andare a casa per continuare i suoi racconti. Sapeva di essere sola perché la loro cameriera era fuori. Dopo l’inaugurazione siamo venuti a casa. Mi sono cambiata per la cena e ho raggiunto gli altri. Questa volta c’erano anche i Connelly!” “Grazie... e mi dica signora Lennox, conosceva bene Karen Finch?” “Nient’affatto! Sapevo che era la sorella di Jennifer. Ci siamo viste un paio di

volte in questi giorni e non ho avuto modo di parlare molto con lei. Al contrario di sua sorella, ho notato che era molto riservata. Si è intrattenuta più spesso con i Connelly.” “Capisco... ora, signora Lennox, vorrei chiederle qualcosa che non ha nulla a che vedere con il caso che stiamo seguendo... che cosa è successo a vostro padre?” chiese bruscamente Evans. Allan Lynch rimase sempre nella sua posizione, accanto all’ispettore Martin Evans. All’ultima domanda, Lynch alzò leggermente lo sguardo verso la donna. Lizzy rispose subito senza neanche riflettere. E non sembrava sorpresa della domanda. “Mio padre è stato vittima di un’ingiustizia. E’ stato condannato per un delitto che non ha commesso. E non si è neanche trattato di un delitto perché nessuno è stato ucciso. Mio zio si è suicidato.” “Ci può raccontare come sono andate realmente le cose?” “Mio padre e suo fratello non andavano molto d’accordo ma ogni tanto si confidavano. Una sera mio zio, all’uscita di un cinema, inseguì e picchiò, con estrema violenza, una donna. Il giorno dopo, resosi conto di ciò che aveva fatto, andò da mio padre a cercare aiuto. Diceva di sentirsi molto male. Aveva con sé una pistola e si sparò alla tempia proprio davanti a mio padre. Mio zio morì sul colpo. Mio padre era talmente sconvolto e confuso che lasciò le sue impronte sulla pistola. Due testimoni avevano sentito i due uomini litigare e poi partire un colpo. Mio padre tentò di difendersi ma senza risultato. La donna in questione era sparita e nessuno credeva alla sua storia. Fu condannato e pochi giorni dopo si è tolto la vita in prigione. Solo dopo la morte di mio padre, la donna si è fatta viva. Testimoniò e raccontò quello che era successo. Era la ex moglie di mio zio. Lei lo aveva lasciato per un altro uomo. Lui aveva tentato di riconquistarla ma lei lo aveva rifiutato. E è stata aggredita molto violentemente. Mio zio era un uomo irruente, al contrario di mio padre.” “Davvero triste!... e come mai a suo tempo ha dichiarato che suo padre era morto per un incidente di caccia?” “Sempre meglio che raccontare della prigione. Così facendo ho evitato delle domande su una ferita ancora aperta. Una ferita che sto tentando di richiudere!”

“E’ tutto signora Lennox, grazie!” “Devo riconoscerlo, Lizzy Lennox è davvero una donna di ghiaccio!” fu il commento di Allan Lynch non appena la donna lasciò la stanza. “Già, anche troppo!” mormorò Evans.

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CONFERMA DEI FATTI

Mercoledì 20 Dicembre 1950

Non appena Matthew mise piede nella stanza, si capiva che era furioso e si scagliò contro i due uomini. “Mia moglie ha detto che volevate vedermi. Si può sapere che cos’è questa storia? Credete forse che abbia ucciso io quella donna? Non la conoscevo neanche!” “Si calmi signor Lennox!” fu Allan Lynch a rivolgergli la parola. “Nessuno la sta accusando. Dobbiamo solamente porle alcune domande riguardo la sua giornata di oggi.” arono alcuni secondi di silenzio. In questi attimi il giovane Lennox sembrò tranquillizzarsi e Allan approfittò della situazione. “Possiamo cominciare ora?” Con un lieve cenno della mano, Matthew acconsentì. “Come ha trascorso la giornata?” Matthew iniziò a parlare e con un velo di nervosismo raccontò tutto quello che era accaduto. I fatti narrati corrispondevano perfettamente con quelli di sua moglie. Poi la conversazione andò a cadere su Miles Connelly. Matthew parlava di lui come di una persona amica ma dal tono della sua voce traspariva un velo di invidia. Miles aveva avuto tutto dalla vita, a differenza di Matthew.

“Miles è stato molto fortunato!” “Mi dispiace signor Lennox, non si tratta di fortuna. Lei ha avuto la sua occasione ma ha preferito non seguire le orme di suo padre. E’ stato lei a rinunciare a tutto questo. Poteva avere un futuro diverso ora!” “Ora la penso anch’io allo stesso modo, ma all’epoca era diverso. Se fossi stato più ragionevole avrei avuto più fortuna con Jennifer. Comunque devo riconoscerlo, Miles si è comportato lealmente con tutti noi. Al contrario di mio padre!”

Cecily Blake salutò cordialmente i due uomini. Il suo aspetto era cambiato. Era ugualmente una bella donna, ma la sua bellezza non era più vistosa come un tempo. Dal suo viso si intuiva che ora era felice. La sua voce non era affatto cambiata. Con lei c’era suo marito Lee. “Non avete bisogno di scusarvi, comprendo perfettamente la situazione. Farò quello che posso per aiutarvi.” “Vi ringraziamo signori Blake!” disse Allan porgendo loro la mano. I signori Blake raccontarono la loro giornata che coincideva alla perfezione con quella dei Lennox e dei Connelly. All’inaugurazione c’era un infinità di gente. Persone che, sia Cecily che Lee, non vedevano da diverso tempo. Fu nel bel mezzo di questa discussione che la domestica entrò per annunciare che al telefono c’era un uomo della polizia e che doveva parlare con una certa urgenza con l’ispettore Martin Evans. “Sono Evans... che succede?” “Martin, sono James. Mi hai detto di avvertirti non appena fossero giunte novità. Ebbene c’è ne sono due. Ti confermo che le impronte trovate nella stanza della signorina Finch appartengono a Miles Connelly e... tieniti forte... abbiamo un

testimone!” “Arrivo immediatamente!” Allan Lynch decise di rimanere a casa Blake.

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UN INASPETTATO TESTIMONE

Mercoledì 20 Dicembre 1950

Erano le undici ate quando Evans raggiunse la centrale. Di fronte a lui sedeva una giovane donna di nome Laura Greene. Anche la signora Greene era una ospite del Victor Hotel, l’albergo dove era stata uccisa Karen Finch. “Può dirmi con precisione che cosa ha visto?” “Dunque... verso le 17:30 due giovani donne sono entrate nella saletta privata dell’albergo e hanno ordinato qualcosa. Una signorina l’ho riconosciuta subito, era Karen Finch, l’altra non l’avevo mai vista. Io sedevo in un angolo della sala grande e non credo mi abbiano visto. Dall’altra parte della sala c’era una coppia, anche loro a sorseggiare una tazza di tè caldo. Inizialmente le due donne parlavano amichevolmente poi ho notato che il viso della signorina Finch si è incupito non appena l’altra le ha mostrato un fascicolo. Non so cosa contenesse, forse delle foto. Comunque, malgrado dovessi lavorare, ho continuato ad osservare cosa accadeva all’interno di quella saletta e quello che mi ha incuriosito oltremodo è stato quando la donna sconosciuta, che mi dava le spalle, ha cominciato a mescolare qualcosa nella tazza della Finch mentre lei era intenta a guardare quell’incartamento. Mi è sembrato un po’ strano, tutto qui. Poi ho saputo che la povera signorina Finch era morta per avvelenamento. E così sono venuta qui.” “Ha fatto molto bene... mi parli dell’altra donna... com’era?” “Purtroppo le sale del Victor Hotel non sono molto illuminate e avrei qualche difficoltà a ricostruire il suo viso... era alta più o meno come la Finch, aveva lunghi capelli neri.. indossava una giacca a vento scura, un grosso pullover

bianco, dei jeans color blu scuro e delle scarpe sportive bianche.” “Grazie infinite signora Greene, lei mi è stata davvero molto utile.” Dopo l’inaspettata dichiarazione della signora Greene, Martin Evans decise di dare appuntamento a Lynch per l’indomani mattina.

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RIFLESSIONI DI EVANS E LYNCH

Giovedì 21 Dicembre 1950

Ore 8.30

“Non c’è dubbio, stiamo parlando di Gloria Connelly!” fu il commento di Allan Lynch non appena Evans lo mise al corrente delle parole della preziosa testimone. I due uomini stavano discutendo del caso seduti nell’ufficio di Martin Evans. Evans era pensieroso e poco convinto delle parole del suo amico. “Certo che Miles ha avuto poco fortuna con le donne!” continuò Lynch. Martin sorrise e dopo qualche istante di silenzio, prese a parlare. “Non so perché, ma sento che c’è qualcosa di sbagliato.” “Qual è il problema Martin?” Lynch si fece più serio. “Credo che sia nelle parole che hanno detto ieri... Ma ricapitoliamo i fatti... Esaminiamo questo caso come se fosse slegato dal caso Lennox... Noi stiamo cercando una donna... quindi le colpevoli sono tre... Gloria Connelly, Lizzy Austin e Cecily Blake. Direi di esaminare subito la terza, la signora Blake. Ieri ci hanno testimoniato che, dopo l’incontro di Matthew, sono andati a quel ricevimento. Il luogo dell’inaugurazione è abbastanza vicino all’albergo dove soggiornava la Finch. Chi era a quel party, poteva benissimo assentarsi per

diversi minuti, andare al Victor Hotel, uccidere la Finch e ritornare. C’era un mucchio di gente e quindi era facile entrare e uscire senza destare sospetti. Ma sappiamo che la signora Cecily è sempre stata in compagnia del marito e inoltre c’è un fatto molto importante... per quanto elegante e distinta è pur sempre una donna troppo matura e ieri sera la testimone ha dichiarato che la persona che si è appartata con la Finch nella saletta dell’albergo era una giovane donna. Quindi, per il momento, escluderei Cecily Blake... anche perché non vedo un valido movente contro di lei.” Martin Evans si alzò e si appoggiò alla scrivania di fronte a Lynch. “Restano Gloria Connelly e Lizzy Lennox!.. dunque.. per quanto riguarda la signora Lennox non conosciamo il movente ma sappiamo che poteva commetterlo dato che anche lei era a quell’inaugurazione. Il discorso cambia se parliamo della signora Connelly... per quale motivo poteva desiderare la morte di Karen?” “C’è un solo movente” intervenne Allan “la gelosia!” “Esatto!.. Gloria era convinta che Karen fosse l’amante di suo marito, ha dichiarato che sarebbe andata a casa e invece si è presentata al suo albergo, ha parlato con lei e poi le ha somministrato quel veleno!” “Esatto. Fila tutto liscio. Che cosa c’è che non va?” Evans sembrava assente. Stava ancora ripensando a quello che avevano appena detto e anche alle testimonianze del giorno prima. Lynch, perplesso, stava osservando il suo giovane amico. Improvvisamente Martin si destò e con un schiocco delle dita della mano sinistra si diresse verso la porta. “Dobbiamo parlare subito con la domestica di casa Connelly!”

Giovedì 21 Dicembre 1950

Ore 10:00

Vera era sola in casa. I Connelly erano ancora ospiti in casa dei Blake. La cameriera fece entrare subito i due uomini e li fece accomodare nel salotto grande. Entrambi rimasero in piedi e Martin non perse tempo con le formalità. “Signorina, dobbiamo porle alcune semplici domande... ci pensi attentamente ... si ricorda a che ora è rientrata la signora dall’incontro di tennis?” “Saranno state circa le diciassette e quindici o diciassette e venti... si è sorpresa nel vedermi... avevo un appuntamento che poi è saltato... e così ci siamo fatte una cioccolata. Anzi due... la prima le è caduta addosso!” concluse con un piccolo sorriso. “Com’era vestita la signora quando è arrivata?” “Quando è andata all’incontro del signor Lennox portava un pullover bianco, dei jeans blu e delle scarpe bianche. Sopra aveva un giaccone blu. Poi, dopo la cioccolata, si è cambiata completamente. Ha indossato un maglione rosa, dei pantaloni neri e delle scarpe basse, sempre di color nero. E’ uscita ma poi è rientrata quasi subito. Si è chiusa nella sua stanza. Alle diciannove e trenta è uscita per andare dai signori Blake.” Martin Evans trasse un profondo sospiro, annuì e ringraziò con immenso calore la cameriera. “Evans che succede?” chiese Lynch non appena furono saliti in macchina. “Ora sappiamo chi ha ucciso Karen Finch...e anche Timothy Lennox, Jennifer

Connelly e Graham Philips!” “Spiegati meglio!” “Ricordi che cosa ha detto Laura Greene? Ha dichiarato che le due donne si erano incontrate alle 17:30 ma a quell’ora Gloria era in casa con la cameriera. Inoltre la donna che lei ha visto indossava dei jeans e delle scarpe bianche. Ma Gloria non portava quegli abiti quando è uscita. Lo ha appena confermato la sua cameriera. “Hai ragione, ora ricordo.” “E’ evidente che l’assassino ha voluto incastrare Gloria ed è per questo che ha indossato degli abiti simili alla signora Connelly. Il vero assassino era insieme a lei nel primo pomeriggio, qualcuno che aveva visto Gloria prima che lei si cambiasse... qualcuno che sapeva che sarebbe andata a casa e che era sola.” “Lizzy Austin Lennox!” dichiarò Allan Lynch. “Per la precisione!”

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DAI BLAKE

Giovedì 21 Dicembre 1950

Ore 11:15

“Grazie per averci accolto subito, signora Lennox!” esordì Lynch. “Volevamo avere da lei alcuni chiarimenti” continuò Evans. “Vi dispiace se proseguiamo questa conversazione nella mia veranda?” “Assolutamente no!” Durante il breve tragitto non fu pronunciata alcuna parola. Quando fu chiusa la porta della veranda, la signora Lizzy Lennox si girò verso i due uomini. “Ebbene,” disse in modo calmo “quali sono questi chiarimenti?” Lizzy si allontanò dalla porta della veranda e dai due uomini. “La ragione per cui siamo venuti qui è perché sappiamo chi ha ucciso Timothy Lennox, Jennifer Connelly, Graham Philips e per ultimo Karen Finch, ma volevamo da lei la conferma su alcuni fatti.” Vi fu un momento di silenzio poi Evans riprese a parlare in tono calmo e pensoso.

“Ricorda quella conversazione avuta con la signora Connelly e con la signora Avon?” “Certo che la ricordo!” “E’ stato durante quella conversazione che lei ha scoperto la vera identità di Jennifer Connelly. Ha scoperto che Jennifer era figlia di Edward Finch, l’avvocato che tentò di difendere suo padre.” “Non è vero!” disse Lizzy in un tono quasi rassegnato “Si che è vero. Lei ha tentato di confonderci dichiarando che era stata l’improvvisa presenza dei Lennox, in particolare di Timothy, a turbare il vostro stato d’animo. E non solo. Avete anche dichiarato che la signora Connelly provava dell’attrazione nei confronti di Timothy Lennox e che questo vi imbarazzava. Ma in realtà sappiamo che non è andata proprio così. Perché, forse lei dimentica, che c’era una terza persona vicina a voi, ovvero Gloria Avon. La signora Avon ci ha confermato che stavate parlando delle vostre famiglie quando ha visto il vostro viso diventare di ghiaccio. Poi sono comparsi i Lennox.” “Questo non prova che io abbia ucciso! ... ho solo scoperto chi era quella donna... e allora?” “Signora Lennox, abbiamo scoperto chi ha rubato l’arma e chi spediva le missive intimidatorie a Lennox, è stato il colpevole a confessarcelo, ma sappiamo che è stato rubato anche un barattolo di stricnina, quel barattolo che poi è stato trovato nella stanza della signora Connelly.” “Ma la signora Connelly non aveva motivo di volere la morte di Lennox prima della questione avuta fra i due. Perché quindi doveva rubare della stricnina?” “L’autore del furto e delle intimidazioni ci ha confermato di essere innocente riguardo la sparizione del barattolo di stricnina. E noi gli crediamo. Il furto dell’arma è avvenuto prima che lei scoprisse l’identità della Connelly e lo stesso discorso vale anche per i messaggi intimidatori che Lennox riceveva. Mentre il furto del barattolo è avvenuto dopo quella tormentata conversazione.” “Lei aveva già intenzione di eliminare la signora Finch Connelly, utilizzando la stricnina. Ma poi ci fu quella lite tremenda...che lei ha avuto modo di ascoltare perfettamente quella sera, e dalla quale lei ha preso uno spunto. Quella lite,

causata da suo marito, le ha solo dato una variante e un’opportunità più valida alla sua idea iniziale.” “Quindi, secondo voi, io avrei ucciso Lennox e poi Jennifer?” “Si, ha ucciso Timothy Lennox per poi far ricadere la colpa su Jennifer Connelly” rispose con calma Evans “la morte di un uomo ricco e potente come Lennox avrebbe causato più scalpore della morte di una giovane donna. E inoltre lei sapeva che Lennox aveva diversi nemici.” “Ma non avete nessuna prova contro di me, vero?” “Mi dispiace contraddirla, ma lei si sbaglia signora Lennox, vede ... noi abbiamo due testimoni!” La guardò negli occhi per diversi secondi. Poi Martin Evans cominciò a raccontare. “Forse lei non sa che, la sera in cui morì Timothy Lennox, qualcuno ha corretto i caffè con del forte sonnifero. La persona che ha commesso questo reato ci ha confessato che solo quattro persone non hanno bevuto quella bevanda e per la precisione.. Il signor Lennox, Jennifer Connelly, la cameriera Annie e lei signora Lennox... inoltre, sempre questa persona, ci ha confermato che la povera signora Connelly ha realmente preso del sonnifero, dopo la lite con Lennox.” Dopo quasi un minuto di silenzio, durante il quale Martin continuò ad osservare intensamente la sua interlocutrice, Evans riprese a parlare con voce bassa. “E veniamo all’ultimo delitto... ” “Basta, vi prego!... ho capito!” D’improvviso, la signora Lennox si diresse verso la parte opposta della stanza, lontana dai due uomini. Con gesto disperato, si portò le mani al volto.

“Si” disse con un filo di voce. “Sono stata io.. e vi racconterò ogni cosa... ma prima vorrei parlare con mio marito... da sola... voglio essere io a dirgli la verità... potete farlo?” Evans e Lynch si guardarono e con un movimento della testa Martin fece capire alla signora Lennox che era possibile. “Manderemo a chiamare vostro marito. Noi vi attendiamo in casa.” “Grazie infinite” disse con tono strascicato

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LA CONFESSIONE

Giovedì 21 Dicembre 1950

Ore 12:00

Alle dodici di quel drammatico giovedì Martin Evans e Allan Lynch stavano attendendo la signora Lizzy Austin Lennox all’interno di casa Blake. Mentre Lynch si era appartato a fare due chiacchiere con Lee Blake, Evans si era avvicinato alla porta finestra per tenere sotto controllo la veranda. Dopo quindici interminabili minuti, Lizzy e Matthew raggiunsero gli altri nel salotto grande. Lizzy chiese di avere una tazza di tè caldo. “Ora sono pronta a raccontarvi come sono andate veramente le cose!” E dopo un breve ma intenso respiro iniziò a raccontare. Non appena ho saputo che il caso Lennox era stato riaperto, ho capito che per me non c’era più speranza. Dieci anni sono tanti per coprire un crimine. Ma c’ero riuscita. Sembrava tutto finito e dimenticato. E credevo di aver raggiunto quella felicità che pensavo di meritare. Ma non è stato facile nascondere la verità a tutti.

Soprattutto a Matthew, che ho amato tantissimo malgrado i suoi tradimenti. Purtroppo non sono riuscita a dargli un figlio. E questo ha rovinato, in parte, in nostro matrimonio. Ma ora voglio mettere la parola fine e in modo definitivo, a questo caso. Sono un’assassina e ancora oggi non ho rimorso per quello che ho fatto. Anche nei confronti di Jennifer, che malgrado il suo nome, era comunque una brava ragazza. Come avete giustamente affermato, tutto ha avuto inizio proprio durante una semplice conversazione fra tre persone amiche. Ovviamente io non ho raccontato a nessuno la reale storia di mio padre. Solo mio marito conosce la verità. Tutti sanno che è morto durante una battuta di caccia. E a Gloria e a Jennifer ho raccontato la stessa storia. Appena ho saputo l’identità di Jennifer non ho fatto altro che pensare a come eliminarla. Sapevo che c’era già stato il furto dell’arma e che Timothy stava ricevendo dei messaggi minacciosi e così ho pensato di rubare il barattolo di stricnina. Avrei ucciso Jennifer Finch con la stricnina. Dovevo solo trovare il momento giusto. Poi è accaduta una cosa sensazionale. Mio marito mi ha informato che Jennifer un tempo aveva lavorato per un locale poco rispettabile e che lui era in possesso di alcune foto di Jennifer con quasi nulla indosso. Sapevo dell’infatuazione di Matthew e da come ha usato quelle foto ho capito che era stato respinto. Ho atteso e quando ho visto Timothy richiamare Jennifer mi sono avvicinata alla porta dello studio con una rivista

in mano. Con la scusa di leggere ho udito quasi tutto. E così avevo il mio omicidio. Nessuno si è accorto che, poco dopo la lite, ho raggiunto Jennifer nella sua camera. Le ho parlato e l’ho tranquillizzata. L’indomani l’avrei aiutata a ritrovare la fiducia di Lennox e soprattutto quella di suo marito. Ho salutato gli ospiti e mi sono ritirata in camera. Ero a conoscenza del fatto che Timothy e Cecily non dormivano più nello stesso letto ormai da qualche anno. E in quel periodo anche Matthew ed io dormivamo in stanze separate. I Connelly avevano a disposizione una doppia camera con il bagno in comune. Ci tengo a precisare questo particolare perché mi è stato molto utile sia la notte in cui ho ucciso Lennox (sono potuta sgattaiolare senza che nessuno se ne accorgesse), che la sera successiva quando ho ucciso Jennifer (l’ho lasciata nella stanza accanto, suo marito dormiva in quella adiacente e non si è accorto di nulla anche perché era sotto l’effetto di un potente sonnifero che gli avevo somministrato qualche ora prima). Mentre gli ospiti si stavano ritirando ognuno nelle proprie camere, mi sono nascosta nello studio di Lennox. Stranamente, ma devo dire anche fortunatamente, tutti erano stanchi e assonati. Ora so che è stata Annie a servire del caffè con aggiunta di sonnifero. E ora so che è stata lei a rubare la pistola preferita di Lennox. Anche lei odiava quell’uomo. Sapevo che Timothy aveva l’abitudine di rinchiudersi in quella stanza prima di andare a letto. E così l’ho colpito. E sono ritornata in camera mia in attesa del giorno più difficile. Sono quasi sempre stata accanto a Jennifer e anche a suo marito. Ho cercato di evitare che i due parlassero di ciò che era accaduto la sera prima. Ho tranquillizzato Miles dicendogli che Jennifer era ancora sconvolta e che

presto lei gli avrebbe raccontato del litigio con Lennox. E ho tranquillizzato Jennifer promettendole che subito dopo la fine delle deposizioni l’avrei aiutata a scrivere una lettera indirizzata a suo marito con tutte le spiegazioni e le scuse. A cena nessuno aveva voglia di parlare. L’omicidio di Lennox aveva sconvolto tutti. E Jennifer si sentiva in colpa. Non è stato facile starle accanto. Ho versato io il caffè quella sera e così ho messo del sonnifero in quello di Miles. Tutti erano stanchi e distrutti e si sono ritirati presto. Jennifer ed io eravamo le uniche ancora sveglie. Ho dettato la lettera a Jennifer. Una lettera che ho poi provveduto a modificare a mio vantaggio togliendo le parti che non servivano. Lei si è sentita sollevata e contenta anche perché noi eravamo ritornate amiche. E così abbiamo fatto un piccolo brindisi. Ovviamente nel suo bicchiere c’era della stricnina. Ha cominciato a sentirsi male e l’ho aiutata a salire. L’ho lasciata nella seconda camera, quasi morente. Aveva ancora la lettera in mano. Ho saputo che è stata ritrovata in bagno, quindi è riuscita a muoversi malgrado il potente veleno. Poi tutto è filato liscio. Jennifer è stata giudicata colpevole per la morte di Lennox e pentita per il folle gesto si è tolta la vita. E noi siamo ritornati quasi alla normalità. Miles si è risposato e, malgrado qualche piccola incomprensione dopo la lettura del testamento di Timothy Lennox, è stato generoso dividendo il patrimonio dei Lennox che in realtà spettava a lui. Tutto stava andando bene. Poi un giorno, al club, mi si avvicina Graham Philips e comincia a parlarmi della morte di Lennox, di Jennifer e mi dice che sa tutto su mio padre. Mi da un appuntamento e ci incontriamo nella sua abitazione.

So che è molto malato e debole di cuore così mi sono presentata a casa sua con una pistola appartenuta a Lennox. Matthew tiene ancora quella collezione e non si è accorto di nulla. Ho preso quell’arma con l’intenzione di usarla. Ma mi è bastato minacciarlo. Poi la scoperta di quella lettera che Jennifer ha scritto a sua madre e che nessuno ne era a conoscenza. Deve averla scritta dopo che ho lasciato la sua stanza. Peccato. Credevo di esserci riuscita. Ma in realtà è stata l’inizio della mia fine. Ho tentato l’ultima carta facendo incriminare Gloria, ma ho fallito. Comunque non sono affatto pentita di aver ucciso quelle persone, neanche Karen. Infondo anche lei era figlia di Edward Finch.

Quella sera, poche ore dopo aver rilasciato questa dichiarazione, Lizzy Austin Lennox morì. Si era suicidata bevendo una tazza di tè caldo corretto con la stricnina.

23

DOPO CENA

Giovedì 21 Dicembre 1950

Ore 21:00

“Dunque possiamo mettere la parola fine al caso Lennox!” disse Lynch. Quella stessa sera l’ispettore Martin Evans si ritrovava a casa di Allan Lynch. Avevano appena finito di cenare ed erano seduti in salotto. “Già... E’ stato un caso incredibile! Ma finalmente il caso Lennox può essere archiviato” commentò Evans “Avevi ragione tu, Martin. La morte di Lennox è servita solo per arrivare al vero omicidio, quello di Jennifer Connelly.” “Purtroppo abbiamo iniziato le indagine da un punto di vista sbagliato e sono stati quei piccoli incidenti che ci hanno fuorviato!” Evans fece una breve pausa per mettere in ordine i fatti. “I diversi ospiti presenti in casa Lennox, molti dei quali desiderosi di vederlo morto, la sparizione del barattolo di stricnina, il furto dell’arma e le numerose missive ricevute da Lennox, si poteva interpretare in un solo modo... la vittima non poteva che essere Timothy Lennox!” “E infatti Annie Preston voleva davvero uccidere Lennox... è stata lei a rubare la

PPK, è stata lei a minacciare Lennox con quelle lettere ed è stata lei a somministrare del sonnifero agli ospiti la sera della morte di Timothy. Tutto era stato ben preparato.” Allan si stava pulendo le lenti degli occhiali. “Mentre la sparizione del barattolo di stricnina è opera di Lizzy Lennox. Come abbiamo saputo dalle sue stesse parole, lei voleva uccidere la Connelly proprio con quel veleno.” Evans fece un’altra piccola pausa. “Anche la signora Avon aveva un buon movente per uccidere sia Lennox che la Connelly. Ma il mio istinto mi diceva che la nuova signora Connelly era un soggetto debole e incapace di uccidere.” “Perché eri sicuro di Lizzy Lennox?” “Per le sue parole... quando abbiamo riaperto il caso e ho ascoltato i protagonisti di questo caso, tutti si sono sentiti vicini e unanimi nel riconoscere l’innocenza della Connelly... tutti tranne lei.. Lizzy Lennox. Fra tutti è stata la sola che non ha preso le difese di Jennifer. Comunque la mia ricostruzione provava quello che poteva essere successo, ma non avevamo prove contro di lei, non potevamo accusarla. L’unica cosa da fare era di provocarla per farla poi crollare! Fino alla morte di Karen Finch!” Allan si alzò dalla sedia e si versò qualcosa da bere. “Peccato che si è uccisa!” Evans scosse la testa molto lentamente. “Lo so, ... Non la credevo così fragile!” Ci fu un momento di silenzio. “Certo che tutta questa storia è assurda!” osservò Evans. "Cosa intendi dire?” “Stavo semplicemente ripensando a tutta la faccenda... la cameriera Annie che decide di eliminare Lennox la sera del suo compleanno usando proprio la pistola preferita della vittima, ... Matthew Lennox che decide di umiliare pubblicamente la Connelly proprio la sera del compleanno di suo padre ... Lizzy Lennox che

decide di agire sempre quella sera... tutti quella sera... non è curioso?” “In effetti ... è curioso!” “Ad ogni modo non è pertinente con la soluzione del caso... è una mia semplice curiosità, tutto qui!” “E non è tutto... Pensa che l’atto commesso da Matthew ha fatto condannare non tanto la Connelly che immagino sarebbe morta comunque, quanto Lennox. La signora Lizzy Lennox ha sfruttato quella vicenda a suo vantaggio.” "E mi chiedo cosa si sarebbe inventata la signora Lizzy Lennox per eliminare Jennifer Connelly?” “Se non ci fosse stata la lite fra Timothy e Jennifer forse ora Lennox sarebbe vivo!” “E invece quello è stato il suo ultimo compleanno!”

© L’Ultimo Compleanno – Valeria Borioni - 2014

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