Giovanni Capotorto
Fogli diVersi
Youcanprint Self-Publishing
Titolo| Fogli diVersi
Autore| Giovanni Capotorto
Illustrazione di copertina a cura dell’autore
ISBN | 9788867513512
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L’uomo è un attore che recita la sua parte senza conoscere il copione che Dio ha scritto per lui.
Gianni Capotorto
Premessa
Poesie, riflessioni, pensieri sparsi? Come definire il contenuto di queste pagine, scritte forse con più attenzione ai contenuti che alle forme metriche del linguaggio poetico?
Sono fogli di versi, fogli diversi che mettono insieme composizioni di vario genere scritte negli anni ’80 del “secolo scorso” e finora rimaste “confinate” in un blocco di fogli dattiloscritti, rilegati artigianalmente.
Parole che ho voluto riprendere e condividere nella speranza che possano trasmettere ancora emozioni e sentimenti, aiutandoci a riflettere su noi stessi e sul mondo intorno a noi.
Vari i temi trattati: amore e amicizia, guerra e pace, ecologia e natura, razzismo e rapporti sociali, umanità e religione, paura e disperazione, nucleare e potere, solitudine e solidarietà, povertà ed emarginazione, vita e morte, speranza; argomenti diversi, letti con lo sguardo di un adolescente.
Mi auguro che riescano a strapparvi un sorriso, una lacrima; che vi aiutino a fare una pausa nello stress quotidiano e a concedervi un momento di riflessione, senza grandi pretese.
Grazie per il tempo che vorrete dedicarmi e, se ne avete voglia, fatemi sapere se queste pagine vi sono piaciute.
Buona lettura!
Giovanni Capotorto
Pace
Pace: tutti ti cercano,
nessuno ti trova.
Tu, salvezza dei popoli,
vieni
e non sai
che spesso il tuo vessillo maschera
gli odi degli uomini,
Tuoi supremi nemici.
Tu, messo divino,
lotti da secoli contro la signora dalla lunga falce,
che prima o poi tutti miete,
per strapparle più anime che puoi.
Tuttavia lei ti paga un suo tributo
di gente che raggiunge sì la pace,
ma quella eterna che niente può turbare.
Per un mondo migliore
Un uomo, una donna
ed è un amore.
Un amore felice o infelice,
duraturo o effimero,
ma sempre amore.
E se un uomo e una donna convivono,
e se veramente si amano,
non v’è distinzione tra loro,
ma si sentono entrambi figli della stessa razza,
quella umana.
Tu, Uomo, però, non lo comprendi,
né trai insegnamento dai ragazzi
che, più svegli dei «grandi»,
o forse pazzi,
vivono insieme senza differenze.
Tra loro non v’è razza, né sesso,
ma solo una voglia matta di vivere
per costruire un mondo migliore.
Un mondo dove tutti,
bianchi, neri, rossi o gialli,
sono uguali e hanno uguali diritti,
dove ciascuno
lavora in base alle proprie capacità.
senza discriminazioni o favoritismi.
Un mondo pacifico e giusto
dove l’uomo viva finalmente felice.
(Sarà un sogno?
Il nostro futuro?
Chi lo sa?
Sapremo costruirlo?)
Guai a turbare i ragazzi,
a renderli razzisti
perché altrimenti tutto crolla
e il mondo rimane com’è.
Sta a loro,
a noi,
costruire quel mondo felice.
(Gli altri devono solo guardare,
mostrare gli errori da evitare,
collaborare, se possibile,
e finalmente nascerà un mondo migliore,
dove l’Uomo possa dimostrare la sua perfezione,
tanto anelata,
e vi sia un solo popolo,
una sola nazione,
finalmente libera, la Terra.)
Paura
Paura di affrontare la vita
o di morire,
di soffrire
o di ferire.
Paura, semplicemente, o terrore,
o magari solo un riverenzial timore.
Tu, Uomo,
hai sempre temuto qualcosa,
eppur credevi d’esser coraggioso.
Acqua, buio, fuoco, lampi e vento
ti hanno sempre fatto un gran spavento.
Tutto può far paura,
anche la verità (o l’umana stupidità).
Il vile è sempre criticato,
ma ancor di più lo è l’audace.
Devi esser, quindi, moderato,
cercando di aver coraggio e viltà insieme
(o, se preferisci, spirito d’iniziativa e prudenza).
Una luce nel cielo
Una nuova luce
si è accesa nel cielo.
É piccola,
ma tanto bella.
É una stella.
Ma no…!
Guarda!
Si muove!
É una lucciola che vive.
Col suo lanternino forse cerca qualcuno,
ma chi?
Forse te.
Seguila e vedrai.
La piccola lanterna cercherà ancora,
instancabile, nella notte,
ma tu,
tu saprai chi.
Love
In your eyes
I see a new light.
It’s love.
In my eyes
you see a new light.
It’s love.
I love you,
you love me,
but what is love?
A tear? A smile?
Perhaps jealousy?
No, love is a light.
Only a new light in the eyes.
Only a new light in the heart.
Nothing else.
Amore
Nei tuoi occhi
io vedo una nuova luce.
É amore.
Nei miei occhi
tu vedi una nuova luce.
É amore.
Io amo te,
tu ami me,
ma cos’è l’amore?
Una lacrima? Un sorriso?
Forse gelosia?
No, l’amore è una luce.
Solo una nuova luce negli occhi.
Solo una nuova luce nel cuore.
Nient’altro.
Metamorfosi
É lì,
nell’aria,
un granello di polvere,
un atomo nell’universo biologico,
per un istante dell’immensità del tempo.
É lei,
l’eterna mutante:
la farfalla.
La vedi umile larva
che striscia sulla terra,
schiava di appetito instancabile.
E poi, splendida,
lei vola nel cielo.
Sembra volerci dire:
«Non temere!
Io, misera larva, sarò farfalla
e tu, uomo,
perché non dovresti mutare?
Mutare è sofferenza,
ma che importa?
La ricompensa sarà tanto grande,
ma troppo breve.
Io, umile larva,
striscio per anni,
schiava del mio stesso appetito,
ma so che un giorno sarò farfalla,
libera di volare,
come padrona dell’aria,
anche se per poche ore.
Io attendo quel giorno,
seppur breve.
Perciò anche tu, uomo,
accontentati:
“É meglio una breve libertà
che un’eterna schiavitù.”»
Temporale
Piove, grandina, tuona.
Il sole s’è oscurato.
La gente si dispera:
«É la fine per la vita.»
Altri son pieni di gioia:
«É ciò che ci voleva
per questa arida terra.»
Vorrei gioire o piangere,
non so.
Questa pioggia è bene o male?
É un po’ come la vita:
bene per alcuni,
male per altri.
Tutto è bene e male insieme
e quindi,
un po’ confusi,
non ci resta che attendere la fine…
del temporale e il risveglio del sole.
Flash
Il cielo è color porpora,
lenta la gente mormora.
Sembra quasi un cantico,
anche un po’ romantico.
Un uomo con un camice
lavora al suo mantice.
Lì vicino un cane
mangia un pezzo di pane.
Solo
Una strada di città:
un deserto.
Migliaia di persone
si accalcano per la via,
ma è come essere soli.
Un uomo si sente male,
si dispera,
chiede aiuto.
Nessuno lo aiuta,
nessuno lo soccorre,
nessuno lo vede.
Lui è lì,
disperato,
ma è come se fosse in un deserto,
un deserto di gente,
immersa nel proprio mondo,
un deserto di volti anonimi
che si temono a vicenda.
Se questa è fratellanza,
è stare con la gente,
allora forse è meglio essere realmente soli,
in un deserto vero.
Campione
É finita.
Sei sul podio.
Una medaglia d’oro sul petto,
un sorriso sulle labbra
e tanta,
tanta voglia di vincere ancora.
L’inno suona
e ripensi alla gara.
É stata dura,
ma ne valeva la pena.
Ora tutti parleranno di te,
ma durerà poco,
lo sai.
Presto sarai anche tu,
come tanti altri,
nel dimenticatoio dei campioni.
Aspetti tanto la vittoria,
la medaglia
e poi fugge via,
come un sogno.
Prima o poi altri saliranno su quel podio,
faranno un tempo migliore del tuo,
e tu non sarai più il campione,
ma solo uno dei tanti.
Telefonata notturna
É notte.
Il telefono trilla.
Il cuore trema,
ha un sussulto.
Chi sarà?
Una cattiva notizia?
Lentamente alzi il ricevitore.
Sembra che pesi tonnellate.
Un «pronto» soffocato,
il cuore in gola,
che batte all’impazzata.
Qualche parola cortese.
Un sospiro.
É andata bene:
era solo un errore.
Il fiore della speranza
Lì,
dove l’atomica scoppiò,
ora é un deserto.
Ruderi, cadaveri,
uomini senza volto,
annientati dal cancro.
Tutto é morte,
ma lì,
nell’isola sconvolta,
c’è un fiore nuovo.
É piccolo,
fragile,
ma crescerà.
É il fiore della vita,
il fiore dell’Umanità,
il fiore della speranza
in un mondo migliore.
Un’ape vola
Un’ape vola.
Chissà dove va?
Un fiore la attende,
ma quale sarà?
La segui con lo sguardo.
É solo un momento.
Poi lei vola via,
lontano.
Tu non la vedi più.
Altre ne arrivano,
ma chissà,
chissà se c’è anche lei…
Sole
Il sole sorge,
dal mare emerge.
Si alza nel cielo,
ma sai che non é vero.
É la tua Terra,
é quella che gira.
Il sole é sempre lì,
in movimento continuo,
come noi,
verso qualcosa:
la fine.
Vento di primavera
Il vento
soffia tra i rami.
É un vento leggero,
primaverile,
un vento che invita alla gioia.
Lentamente,
leggero e piacevole,
accarezza i visi di quelle fanciulle,
lì, sulla panchina.
Sono felici,
sorridono,
spandendo allegria.
Poco lontano,
quel vento lambisce delicatamente un uomo.
É seduto sul marciapiede.
É disperato,
sembra che tutto sia contro di lui.
Ha perso tutto:
la famiglia,
il lavoro,
la casa.
Ha pensato al suicidio,
ma non é un vigliacco.
In realtà,
forse,
non tutto é perduto.
Sarà dura sì,
ma gli rimane ancora qualcosa:
quel fresco, dolce, piacevole
e malinconico vento di primavera.
É poco,
ma gli basterà.
Un sorriso,
una parola,
la tristezza se ne va:
torna l’allegria.
Per lui, ormai, quella dolce,
fresca brezza
é la speranza,
la forza per resistere,
per sopravvivere.
Sembra quasi che quel vento,
messaggero invisibile,
gli abbia trasmesso la gioia di quelle ragazze.
Ora l’uomo si alza,
cammina per le strade.
Non pensa più al suicidio;
riflette.
Quanto é strana la vita!
Ora stai per morire,
per decidere di abbandonarla
e poi sorridi felice.
Nel vento,
oggi,
c’è qualcosa di nuovo:
la gioia di vivere.
Dentro di sé,
ora,
non é più solo,
non é più disperato.
Ha trovato se stesso,
la forza di reagire,
di vivere.
La strada
La notte è lunga,
la notte é scura,
lunga é la strada,
vicina la paura.
Ho girato il mondo in lungo e in largo
cercando l’uomo vero nella sabbia.
Non c’era,
ho capito poi con rabbia,
ma ho continuato,
non so neanch’io per quanto.
Mi han detto:
«la meta ora é vicina.»
É vicina sì,
ma non é quella vera,
é solo un’illusione,
una mera chimera.
Ho vagato senza sosta per il mondo,
senza sapere di girare in tondo.
Poi ho alzato lo sguardo verso il cielo,
cercando la risposta tra le stelle.
«Non é qui»,
mi han detto le fiammelle,
e di nuovo son partito quasi folle.
Ho cercato l’uomo vero,
ora son vecchio,
e adesso lo ritrovo in uno specchio.
Il vero amore
Io
sapevo che
lei era lì,
accanto a me,
solo perché
non c’era lui,
quell’altro uomo
fra noi due,
ma io lo so,
che cambierà,
che questa storia inizierà
e quella notte,
in riva al mare,
noi due da soli
e il nostro amore.
E i miei occhi
negli occhi tuoi,
e le mie mani,
tra le tue mani,
ma io non so
che cosa dire
e tu non sai
che cosa fare.
Io vorrei dirti
cos’è l’amore,
io vorrei dirti
cos’ho nel cuore,
ma questa notte
forse non vuole.
E così
noi stiamo lì,
di fronte al molo
e ci guardiamo,
senza parole,
perché non serve
se c’è l’amore.
E eggiando,
mano nella mano,
in riva al mare,
senza parlare,
noi capiremo
che siamo uno,
che insieme noi
siamo qualcuno.
E allora io,
allora noi
vivremo insieme
in un bel sogno
che ora è realtà.
E senza paura,
senza pudore,
certi soltanto
che questo è amore,
vedremo insieme
sorgere il sole.
E un altro giorno
un’altra vita
a noi sorriderà
e noi,
senza più dolore,
noi cercheremo
il vero amore
quello che sboccia
in fondo al cuore
e non finisce mai.
Story
I find a story,
a little story
with you.
My life
is not the same
without you.
You know that
I love you.
Come here!
Stay with me!
Life is nicer,
if you are with me.
This is only a dream,
but I hope
you shall understand:
I love you.
me forever.
Storia
Io cerco una storia,
una piccola storia
con te.
La mia vita
non é la stessa
senza te.
Tu sai che
ti amo.
Vieni qui!
Resta con me!
La vita é più bella,
se tu sei con me.
Questo é solo un sogno,
ma io spero
che tu capirai:
Ti amo.
Ricordami per sempre.
Il senso della vita
Piangere.
A che serve?
Ridere.
Perché?
Che senso ha?
Essere felici mentre accanto a te,
proprio sotto i tuoi occhi,
c’è chi soffre?
O piangere,
se accanto a te c’è chi ride?
Ha senso tutto questo?
Ha senso sognare un mondo migliore
e non lottare per costruirlo?
Ha senso parlare di pace
e costruire armi?
Ha senso parlare di ecologia
e inquinare la Terra?
Ha senso parlare di libertà,
se la dignità dell’Uomo viene calpestata?
Ma che senso ha tutto?
Questo desiderio di essere i primi,
i migliori?
Ma migliori di che?
di chi?
di altri stupidi come noi,
che si affannano ad accumulare ricchezze,
dimenticando che la morte,
invisibile, ma onnipresente,
é sempre accanto a noi?
Eppure,
ne sono certo,
in fondo la vita ha un senso.
Tutto sta a trovarlo
e forse,
forse é più vicino di quel che pensiamo.
Guardati attorno.
C’è una mano tesa,
una mano aperta che aspetta te,
proprio te.
É lì,
in quella mano,
é lì che troverai il senso della vita,
perché la vita ha un senso!
Tutto sta a prenderla sul serio.
Tutto sta a capire,
a rendersi conto,
a scoprire che,
proprio accanto a te,
dove tu non lo crederesti,
c’è chi ha bisogno di te,
proprio di te.
Voltare pagina
Voltare pagina
e andare avanti
con tanta paura
di sbagliare ancora.
La vita é bella,
questo è l’importante.
Se oggi piangi:
consolati;
domani riderai.
La vita é come un libro:
ci sono pagine belle
e pagine brutte.
Basta voltare pagina e,
prima o poi,
troverai anche tu
la tua pagina buona.
La folla
La folla ride,
la folla piange,
la folla acclama,
la folla condanna.
Riempie le piazze,
abbatte il potere,
ma chi é?
chi é la folla?
La folla non ha volto.
La folla non ha nome.
Diresti quasi che non esista,
eppure c’è,
e agisce
e niente,
nessuno la può fermare.
Non si può fermare,
non si può combattere,
non si può vincere
un nemico che non esiste.
Puoi fermare un esercito regolare,
un esercito organizzato,
ma non la folla.
Non sai quando agisce,
non sai come agisce,
non sai perché agisce.
Perché la folla non ha capi,
non ha nessuno che la guidi.
La folla è libera,
libera di creare
e di distruggere,
di costruire
o di demolire.
Tu,
io,
tutti ne siamo parte,
eppure né tu,
né io,
né nessun uomo singolo
la può fermare.
La folla si ferma,
come per caso,
quando vuole.
Basta una voce,
una voce che si aggira,
timida e pungente,
per bloccarla
o per scatenarla,
ma nessuno può dire,
nessuno può credere,
nessuno può sperare
di essere quella voce
se lei,
la folla,
non lo sceglie;
né può credere di poterla controllare,
perché i capi,
i capi servono,
ma solo fino a che c’è bisogno di loro.
E poi,
poi scompaiono,
sommersi nella folla
o annientati da essa.
La folle corsa
Correre, correre
sempre più veloce,
ma verso dove?
Perché?
Non si può correre ancora,
non si può correre per sempre,
non se di fronte a noi c’è un burrone.
Bisogna rallentare,
cambiare strada
o è finita.
Pensaci, Uomo.
Tu corri,
corri,
ma ormai,
ormai il burrone è davanti,
proprio di fronte a te.
Tu puoi solo aggirarlo
o superarlo,
ma devi far presto.
É sempre più vicino.
Non puoi fingere di ignorarlo.
Il tuo sogno,
la tua folle corsa
è giunta al suo traguardo,
ma,
(e tu lo sai)
dietro la meta
c’è il nulla.
Non un’altra strada,
non un altro percorso,
ma il vuoto,
la fine,
la morte.
Tutto ciò che ha inizio
deve finire.
Tu non sei un’eccezione,
non sei diverso,
non sei migliore degli altri.
A che serve accelerare,
se ciò avvicina la fine?
Puoi fingere di non capire,
di non sapere,
ma a che vale?
Puoi forse vincere la morte
o i problemi del mondo
solo ignorandoli?
Puoi forse vincere i tuoi limiti
solo dicendo che non esistono,
che tu sei il re dell’universo?
Ma un re,
un vero re,
non un fantoccio di pezza,
ha cura del suo regno,
perché un regno felice,
dove tutti sono felici
è la sua unica ancora di salvezza,
la sua unica possibilità di evadere,
di emergere dall’anonimato,
dalla massa senza volto.
E tu saresti un re,
un vero re?
Ogni cosa,
ogni piccolo granello di polvere,
ogni animale,
ogni pianta,
tutti ti accusano.
Tu hai fallito,
ma non te ne rendi conto,
non vuoi rendertene conto.
Il mondo ha il suo equilibrio
e tu non l’hai rispettato.
Non puoi sperare di continuare così,
non per sempre.
Tu,
prima o poi,
ti troverai di fronte al tuo destino
e, sorpreso,
scoprirai che il vero nemico,
colui che ti ha condannato,
non è un altro.
Sei tu.
Il male,
il peccato,
l’errore
o comunque tu lo voglia chiamare,
non esiste,
non ha senso,
se non quando tu lo scegli
firmando così la tua,
la nostra,
la loro condanna a morte,
perché anche il loro destino,
il destino di chi ci seguirà
è nelle tue mani.
É per questo che non puoi,
non devi fallire.
Tanti hanno lottato,
tanti lotteranno per te,
non puoi tradirli,
non puoi tradire te stesso.
La vita è un gioco,
un grande gioco,
e tu devi giocare,
ma non puoi bluffare,
non puoi barare,
non puoi perdere.
La posta è troppo alta:
c’è tutto in gioco,
il ato,
il presente,
il futuro.
E, lo sai,
se perdi ora
non ci sarà un’altra possibilità,
non ci sarà mai una rivincita
perché tu,
tu non ci sarai più,
non sarai lì per giocare.
E niente,
nessuno
potrà giocare,
vincere la tua partita.
Non ci sarà più nessuno per vincere,
non ci sarà più niente da vincere
e forse,
forse non ci sarà neanche memoria,
il pallido ricordo della tua partita,
della tua folle corsa,
della tua stessa esistenza,
perché tu,
tu che ti credi grande,
onnipotente,
tu in realtà non sei che polvere,
un nulla nell’immensità del cosmo,
una piccola pedina senza importanza
nel grande gioco dell’Universo.
La tua vita finisce,
il tuo ricordo,
tutto ciò per cui hai lottato,
per cui hai sofferto
o hai fatto soffrire,
tutto scompare,
confuso nell’eternità,
ma il mondo rimane.
Cambia in mille modi diversi,
come un immenso camaleonte,
ma rimane,
per sempre.
Sorriso
Sorridere:
basta poco,
eppure è duro,
è difficile farlo.
Aprire le labbra,
mostrare i denti,
è facile a dirsi,
ma costa tanto.
Perché un sorriso vuol dir tante cose,
se è vero e sentito
e dice quel che tu,
dietro quella maschera triste,
pensi veramente,
quel che senti,
quel che sei.
Solitudine
Essere soli.
Fino a quando?
Cercare l’amore
e non trovarlo.
Non capire,
non sapere
se sei capace di amare
e di essere amato.
Rendersi conto
che tu sei diverso,
non sei come gli altri.
La gente ti accetta,
ti apprezza,
ma tu non sei,
non sarai mai come loro.
Tu sei diverso.
Forse non lo sai,
forse non te ne rendi conto,
ma tu hai paura,
paura di amare,
paura di odiare,
paura di dirle chi sei,
di dirle
che non puoi stare senza di lei,
che la ami.
Ma sarà poi vero?
L’amore è bello,
dicono,
ma cos’è?
Tanti ne parlano,
tanti lo cantano,
ma pochi lo provano.
É come un grande gioco,
cui tutti partecipano,
ma pochi vincono.
Tanti lo esaltano,
dicono che sia la cosa più bella,
la più grande che si possa provare,
eppure anche loro,
soprattutto loro,
non lo conoscono,
non lo capiscono,
non lo provano,
ma lo desiderano
e ciò lo rende ancor più bello ai loro occhi
e ancor più amaro per i loro cuori.
Cosa c’è di peggio
di sognare qualcosa,
qualcuno,
che si sa di non poter avere?
E si rimane soli
e si continua a cercare.
L’illusione non muore:
verrà l’occasione.
Già,
ma quando?
dove?
come?
É facile illudersi,
è facile sognare,
ma bisogna vivere
e la vita non è un sogno.
Bisogna vincere il proprio orgoglio,
la propria superbia,
la propria umiltà.
Non serve fingere,
cercare di apparire diversi,
perché prima o poi la maschera cade.
Devi essere te stesso,
sempre.
Sarai anche diverso,
ma che importa?
Chi ha mai detto
che dobbiamo essere tutti uguali?
Non si può,
non si deve essere tutti identici,
altrimenti la vita non avrebbe senso,
perché un’umanità perfetta,
costruita in serie,
non è umana,
perché l’Uomo è altro.
E un uomo è tale,
non è un uomo solo per metà,
solo se ha qualcuno accanto,
una donna che conquisti il suo cuore,
che sia parte di lui,
che lo completi.
Qualcuna che lo ami
e che lui sappia amare.
L’amore è un gioco,
a volte piacevole,
a volte amaro,
ma bisogna essere in due per giocare,
altrimenti la partita è già persa.
Se tu la ami
e lei non ama te,
che senso ha giocare?
Ma non puoi fermarti,
non puoi rassegnarti,
perché non puoi restare solo.
Devi continuare a cercare,
novello Diogene
e prima o poi,
quando e dove meno te lo aspetti,
tu scoprirai che c’è un cuore che batte,
un cuore che palpita per te,
perché tu non sia più solo,
non sia più diverso.
Il nemico
Combatti per la patria,
uccidi per la patria,
muori per la patria,
solo così distruggerai la patria,
la tua e la sua,
perché anche il tuo avversario,
anche lui ne ha una.
Anche lui crede che tu sia «il nemico»,
che tu sia un mostro sanguinario.
Anche lui piange quando uccide,
quando vede il tuo viso spento,
anche lui si chiede «perché?»,
perché anche lui è un uomo,
come te.
Ha una famiglia,
dei figli, forse,
e lotta perché siano liberi,
liberi dalla libertà
e schiavi del potere,
come lui,
come te,
come ogni uomo,
schiavi di una logica stupida.
«Fai al tuo nemico
ciò che non vuoi sia fatto a te»,
sembrano dire questi nuovi profeti,
questi signori della stupidità.
Ma chi è il nemico?
Prova a chiederglielo.
Ti diranno che è un mostro sanguinario
che uccide per puro piacere.
Ti spaventeranno,
ti costringeranno a imbracciare un fucile,
ti vedranno morire
e non piangeranno
perché tu sei solo una pedina,
una piccola pedina nel grande gioco della guerra.
Che importa della tua vita,
della vita di migliaia di uomini come te?
L’importante è continuare a giocare,
finire la partita,
quando potresti vincerla,
semplicemente non giocando.
«Dopo la guerra
verrà la pace»,
dicono,
ma allora perché morire,
perché uccidere,
perché non cominciare
da ciò che è più importante,
dalla pace.
A che serve lottare contro il nemico,
se il nemico è un uomo come te,
ha le tue stesse paure,
le tue stesse preoccupazioni?
Forse legge gli stessi libri,
ascolta la stessa musica,
ride e piange,
come te.
Perché ucciderlo,
perché costringerlo a ucciderti.
Non sarebbe più bello,
più logico,
più umano,
abbracciarsi come fratelli.
E se chiederai ancora,
con più insistenza,
«Chi è il nemico?»,
tu non vedrai più uno spauracchio senza volto,
vedrai un uomo.
Non potranno convincerti allora,
perché tu sarai un uomo libero,
un uomo che crede in ciò che è umano.
Forse allora anche loro capiranno,
perché in fondo,
sotto quelle divise fiammanti,
sotto quei gradi e quelle medaglie al valore,
in fondo,
batte un cuore umano.
E se tu non li seguirai,
essi non potranno combattere,
non vorranno combattere,
perché sanno che non ne vale la pena.
É inutile rischiare la vita
per una vittoria inutile,
per una vittoria falsa,
perché non esistono vincitori,
ma solo vinti.
I vincitori alzano le loro bandiere,
ma piangono anche le loro lacrime,
i loro figli che non torneranno più
i loro figli che non sono più che relitti.
Chi li ripagherà di questo?
Sapere che oltre la barricata
ci sono più madri,
più mogli,
più figli che piangono?
O forse una medaglia al valore?
Niente può ripagare un sacrificio inutile,
soprattutto se si può evitarlo.
Dopotutto la miglior vittoria,
la vera vittoria,
è una sola:
non combattere una battaglia già persa.
A chi non c’è
Eri lì,
con me
quel giorno.
Sette mesi felici,
noi due insieme,
stretti l’uno all’altra.
Vedemmo il mondo insieme,
dentro di noi capimmo,
sentimmo che quella era la vita.
«Insieme»,
pensavamo allora,
ma non è stato così.
Io sono qua,
a soffrire,
a gioire
e tu lì,
lontana da me,
eppur tanto vicina.
Non so perché allora
Scelse me;
è una cosa che non capisco,
che non ho mai capito,
ma so che devo lottare,
con tutte le mie forze.
Non sono solo.
Tu sei con me,
mi vuoi bene,
mi aiuti,
eppure,
a volte,
vorrei che tu fossi qui,
vorrei poterti stringere fra le braccia.
vorrei capire;
perché io qui?
perché tu lì?
Perché lontani?
Ed è allora che penso,
che ho la certezza
che la mia vita ha un senso,
ha uno scopo.
Perché vivere altrimenti,
perché sperare,
perché lottare?
Arrivederci, sorellina;
chissà perché ti chiamo ancora così?
La nostra strada si è divisa,
ma un giorno torneremo insieme,
un giorno capiremo,
capirò a che serve la mia vita,
a che è servita la tua morte.
A volte vorrei piangere,
soffrire per la tua assenza,
a volte gioire,
perché tu sei felice,
lassù,
perché tu sei con me,
sempre,
quasi fossi il mio angelo custode,
o forse lo sei,
chissà?
Ti voglio bene
anche se non ti conosco,
anche se non ho mai visto il tuo volto,
non ho mai sentito la tua voce,
per il solo fatto che ci sei stata,
che ci sei,
perché tu non mi hai mai lasciato,
mi stai sempre accanto,
perché noi due insieme
siamo qualcosa di grande,
tra noi c’è stato,
c’è,
qualcosa di immenso,
che gli altri non possono,
forse non potranno mai capire.
La goccia
Una goccia cade
va sempre più giù.
Il mare la assorbe,
eppure lei è là.
Un uomo la beve,
ma lei tornerà.
Nel mare,
nel fiume,
lei è in ogni cosa,
ma chi è?
Cos’è?
Lei fa tante cose,
lei è tante cose,
eppure è solo una goccia,
una piccola goccia che cade.
Tu la guardi
e pensi:
chissà dove va?
É solo un momento
e già lei non c’è più.
Tornerà il sole
Il mondo cade
come pioggia dal cielo.
Piove a dirotto ormai.
E noi?
Noi siamo seduti,
a guardare la pioggia,
ad aspettare,
come relitti
nei flutti.
E,
prima o poi,
tornerà il sole.
Anche per noi!
Un amico
Un amico.
Chi è?
Uno che conosci.
Uno che ti conosce,
che sa chi sei,
cosa sei,
ma non sempre è così.
A volte,
il vero amico
non è colui che frequenti,
con cui trascorri le tue giornate,
ma uno che non vedi mai,
uno che non comprendi,
la cui stessa presenza ti infastidisce.
Tutto è diverso tra voi,
ma tutto è simile
perché lui è come te,
perché tu sei come lui.
In fondo siete uguali,
in fondo diversi,
ma siete simili,
indispensabili l’uno all’altro,
come le tessere di un mosaico
anche se,
forse,
non ve ne rendete conto.
UFO
Il cielo si accese
come un lampo.
E si spense
come un’immensa candela.
Apparve e sparì.
Sfrecciò veloce
simile a un miraggio.
Andò via,
chissà dove.
Cos’era in realtà?
Un uomo,
un alieno
o solo un’illusione?
Una piccola lacrima
Una piccola lacrima
solcò il tuo viso.
Scese rapida
come un torrente di montagna.
Io la vidi
e pensai:
«Perché?»
Non rispondesti,
ma,
dentro i tuoi occhi,
io vidi,
io capii
ciò che le tue labbra non avevano mai detto,
lessi le parole
che avevo sempre sognato,
sempre sperato di sentirti dire:
ti amo.
Quanto tempo sprecato,
quante parole inutili,
per dire qualcosa di così semplice,
di così umano,
di così vero?
Io cerco
Come una foglia cade
e non sa dove va,
come il vento soffia
e non sa perché,
così io cerco.
Cerco la luce
come un uomo nel buio
cerca la sua ombra,
come un cieco
cerca se stesso in uno specchio.
Io cerco
e non so cosa.
Io cerco
e non so perché.
La risposta è vicina,
lo so.
Solo uno sguardo
e potrei capire tutto,
ma non ci riesco.
É come un antico manoscritto,
scritto in un remoto linguaggio.
Lo vedi,
forse anche lo leggi,
ma non lo comprendi.
É qualcosa di troppo grande,
di troppo importante.
In quelle arcane parole,
in quei misteriosi simboli
è scritto chiaramente,
in lettere indecifrabili,
il senso di tutto.
Eppure,
in realtà,
la risposta non dice niente.
Forse neanche c’è una risposta.
Il senso della vita
non è ciò che cerchi,
ciò che speri di trovare,
ma la ricerca stessa,
quell’ansia di scoprire,
di conoscere,
di capire,
di vivere.
Come un fuoco
Come un fuoco
si accende timida.
Poi,
piano piano,
diventa sempre più grande,
maestosa irradia forza.
Sembra invincibile,
ma,
all’improvviso,
comincia a scemare.
Cos’ha?
Tutta la sua forza
ora non c’è più.
Tutta la sua grandezza
è ormai cosa ata.
Vorresti aiutarla,
farla ardere ancora,
ma è già troppo tardi.
Cos’è?
Era la vita
che ora non c’è più.
Chi è?
L’Uomo nacque
e si chiese «chi sono?»
Vide il mondo
e si chiese «cos’è?»
«Chi ha fatto tutto questo»
pensò
«è più grande di me!»
« Chi è?»
si chiese,
ma non trovava risposta.
Poi venne un uomo.
Sembrava come gli altri,
ma Egli aveva la risposta,
perché era la risposta.
Egli rivelò la verità,
ma non lo compresero.
«L’uomo è grande»
diceva
«se sa farsi piccolo.»
La gente lo ascoltava,
lo acclamava,
ma non capiva.
E così morì,
su una croce,
come un assassino,
perché Egli era tale.
Egli uccise la menzogna,
il peccato,
ma il vecchio serpente
tornò ancora
e infastidì i suoi figli.
Visse accanto a loro,
nelle loro case,
instancabile tentatore,
perché crescessero,
perché fossero più forti,
ma non tutti lo furono.
Egli, però,
ha ancora fiducia nell’Uomo.
Perché?
Non si sa
Dio e io,
l’infinito e la nullità,
eppure anch’io
ho un po’ anche di Dio.
Ci fece come Lui,
a sua immagine e somiglianza,
e crede ancora in noi,
nonostante tutto.
Ci salvò dal diluvio,
dal peccato,
ma ancora tanto c’è,
ci sarà da fare.
Ci dette il mondo
perché lo custodissimo,
ma non capimmo.
Ci atteggiammo,
ci atteggiamo da padroni,
da re,
senza capire
quanto sia vana la nostra corona.
L’uomo è nulla,
come una goccia nel mare,
eppure anche una goccia
ha il suo valore.
Egli crede ancora in noi
e non può aver sbagliato.
Non può aver dato troppa fiducia
a chi non se la meritava,
troppo amore
a chi non ne era degno.
Non può aver sbagliato.
Rendiamoci degni
di ciò che ci è stato dato:
la fiducia,
l’amore,
la grazia di essere figli,
di essere sua immagine,
segno di ciò che Egli è.
Nagasaki: 9 agosto 1945
Quel giorno
un vecchio pescatore
gettava le sue reti,
come sempre.
Un bambino
librava nell’aria il suo aquilone,
fiero del suo lavoro,
e lo mostrava a sua madre
che allattava l’ultimo nato.
All’improvviso,
nel cielo
apparve un grosso uccello nero.
E un nuovo sole si accese.
Il grande albero
aprì la sua nera chioma,
avvolgendo tutto.
Fu solo un istante
e poi il nulla.
In un attimo
non ci fu più nessuno,
non ci fu più niente.
Il vecchio pescatore scomparve
in quel rogo infernale
e con lui la piccola giunca,
il porto,
il serpente di carta,
la lieta famigliola
e tutto ciò che,
un giorno,
era stato Nagasaki.
Quel giorno è lontano ormai,
ma in noi deve essere vivo il ricordo,
la paura di quel giorno,
di quell’ultima follia,
per poter dire ancora,
per sempre,
MAI PIÙ.
La bomba
E venne la bomba.
Qualcuno rise,
qualcuno pianse,
qualcuno sembrò non capire.
Il mondo stava cambiando
e nessuno se ne rendeva conto.
Sorse un nuovo sole,
quel giorno,
e la gente salutò la nuova alba.
Sembrava bello, luminoso,
ma aveva il sorriso della morte.
Venne il tramonto.
Le stelle brillavano come sempre,
come ogni giorno;
tutto sembrava uguale,
come era sempre stato,
ma sulla Terra oggi sorrideva la morte,
coprendo tutti con la sua ombra scura.
Qualcuno guardò da lontano,
ma nessuno notò la sua presenza,
lì, nel cielo scuro.
Egli guardò
e sorrise al mondo,
ma nessuno rispose al suo sorriso,
perché nessuno era lì per sorridere.
Le stelle brillavano come sempre,
come ogni giorno;
tutto era uguale,
come era sempre stato.
Venne la bomba
e l’Uomo entrò nella sua tomba,
ma più nessuna fossa
avrebbe raccolto le sua ossa,
ardente ghiaia
dispersa nell’aria
o bianco cemento
spazzato dal vento.
Ipocrisia
Se sorridi
quando sei triste
o piangi
mentre invece sei allegro
solo perché la gente vuole che tu sia così,
allora, amico mio,
lei è con te.
Se aiuti qualcuno
o lo eviti
solo perché gli altri ti stanno guardando,
allora, amico mio,
lei è con te.
Se sei buono
solo agli occhi degli altri
e sei giusto
solo se qualcuno ti osserva,
allora, amico mio,
lei è con te.
Se sei diverso in ogni circostanza,
se sei capace di fingere,
di adattarti alle aspettative della gente,
allora, amico mio,
lei è con te.
Se, insomma,
sei te stesso
solo quando sei solo
e ti mascheri
di fronte agli altri,
lei è con te.
«Chi è?»
chiederai.
Io non so chi sia,
o perché ci sia.
So solo una cosa:
la gente la chiama ipocrisia.
Indifferenza
E crolla un uomo,
come una torre antica,
come un vetusto impero.
Egli crolla,
muore forse,
ma nessuno si accorge di quel che accade
di quella strana polvere bianca che lo uccide,
lentamente e inesorabilmente.
Vedranno le rovine,
forse,
un giorno,
e diranno:
«Ma cos’è accaduto?»
E come quando qualcuno guarda
e vede il temporale,
ma il sole,
l’uomo che c’è dietro,
quello non lo vede nessuno.
Fa male vedere un uomo che muore
perché nessuno gli chiede di vivere,
perché nessuno gli dice che ha bisogno di lui.
Così egli vive solo,
muore solo,
senza neanche sapere il perché della sua solitudine,
senza sapere perché nessuno ha cercato di aiutarlo.
Forse il vento porterà lontano le sue lacrime,
forse gli uccelli canteranno la sua disperazione,
forse qualcuno piangerà sulla sua tomba,
forse qualcuno si chiederà: «Perché?»,
ma nessuno oserà oltreare il muro,
quel muro sottile eppure immane
che separa gli uomini tra loro.
Fa male guardare oltre il muro,
vedere qualcuno che sta soffrendo,
che non chiede niente,
ma ha bisogno di te.
É meglio guardare oltre,
fingere di non vedere
la mano che ti chiede aiuto.
La chiamano paura o indifferenza,
egoismo o prudenza,
me in realtà è solo una cosa:
paura di scoprirsi buoni,
di mostrare il cuore che batte
dietro la nostra maschera di pietra,
l’uomo che vive
dietro il velo della nostra indifferenza.
Oltre l’orizzonte
Il buio si squarciò,
di colpo,
e il mondo apparve
al piccolo uomo
nella grande tuta.
Vide la luna in cielo,
poi guardò ancora
e capì che quella era la Terra.
Era bella,
vista da lì,
sembrava serena,
senza tanti problemi.
Egli rise
e corse con ardore
e dentro il cuore
ripensò al suo amore,
lasciato lì,
dove la luna splende ancora,
in quel mondo felice e disperato,
vicino eppur lontano,
il cui segreto era ormai nei suoi occhi,
nel suo cuore,
in quel pugno di polvere lunare
che stringeva fra le dita.
Il silenzio
Ascolto
nel vento
il silenzio.
Ascolto,
ma non odo niente,
se non la voce muta del nulla.
Ho paura,
ma non è mio nemico.
Ascolto,
con gioia,
la voce eterna del mondo.
Sei vivo,
mi dice,
sei un uomo,
sei parte di un immenso cosmo.
Ascolto
e trovo nel vento
una voce lontana
che chiama il mio nome.
Ascolto
nel silenzio della notte.
Non sento nulla,
ma quante voci,
quanti suoni,
ode oggi il mio cuore?
Quante parole mai dette?
Quanti silenzi mai capiti?
Ascolto,
ma ora sento qualcosa.
É come una voce fioca
che nessuno ode,
ma tutti capiscono,
tutti ascoltano con ansia,
senza neanche sapere perché.
É la voce del silenzio.
Polvere
«Siamo polvere»,
mi disse il vecchio pazzo
«solo polvere nel vento.
Ci sbatte qua e là,
senza ragione,
e noi, stupidi,
pensiamo di sapere dove,
di sapere perché,
ci illudiamo di essere i padroni della nostra vita.»
«La vita è mia»
diss’io senza pensare
«la vita è mia,
ne sono io il padrone.»
«Sciocco»,
disse il vecchio
«come tutti.
Come si può essere padroni
di ciò che non ci appartiene,
di ciò che abbiamo in prestito
e che,
prima o poi,
dobbiamo restituire.»
Diceva tante cose
a tanta gente,
ma degli altri non gli importava niente.
Lui era lì solo di aggio,
eppur dicea a tutti il suo messaggio.
Parlava alla gente,
diceva cose strane,
e c’era sempre chi lo stava a sentire,
anche se da dietro le persiane.
«Son povero»
diceva, ma –
che strano –
io vidi in lui lo sguardo del sovrano.
Un giorno ei mi sorrise piano
e capii che non era un ciarlatano.
«L’uomo», diceva,
«sembra grande,
immenso come un masso
e invece sotto sotto è solo un sasso.
Poi arriva l’acqua
e arriva anche il vento
e tutto scompare in un momento.»
«Siamo polvere,
solo polvere nel vento»,
diceva il vecchio
sul finir della bella stagione
e io oggi so che egli avea ragione.»
Cala il sipario per un vecchio clown
Venne un vecchio clown,
chissà da dove,
chissà perché.
Venne
e stette lì a giocare
o, come dicea lui,
a recitare.
Ridea la gente
seduta sugli scanni,
obliata ormai da tutti i suoi affanni.
Mi guardò con i suoi occhi stanchi
e mi diede in mano due colombi bianchi.
Andò avanti ancor per ore e ore,
ma nei suoi occhi io potei vedere,
potei capire
lo sguardo strano di chi sta a morire.
Poi il vecchio si accasciò,
in un istante.
Qualcuno rise,
qualcuno pianse,
qualcuno stette lì senza capire
e senza saper neanche cosa dire.
Guardai ancora
e vidi gli occhi spenti
di chi andò via senza lamenti.
Andò via così,
come era venuto
e a noi lasciò solo il suo sorriso
e il suo saluto.
Scusa
Scusa
per i miei silenzi
e per le mie parole vane;
per ciò che ho pensato,
ma mai detto
e per ciò che ho detto,
senza pensare.
Quante cose stupide,
quante parole vane,
per nascondere
quello che c’è dentro il mio cuore!
Scusa
per le mie paure
e per ciò che non ho saputo fare;
per quel dialogo
che non ho mai saputo costruire.
Scusa
se, qualche volta,
ho riso di te
e dei tuoi sogni strani.
Scusa
per tutte le volte
che volevi aiuto
e io non t’ero accanto
o, se c’ero
non ho fatto niente.
Scusa
per aver percorso la tua strada,
anche quando tu non volevi avermi accanto.
Ti chiedo scusa
per quello che io sono
e vorrei meritare il tuo perdono.
Alba
E un gallo cantò,
chiamando il giorno.
«Svegliatevi»
diceva
«non dormite,
non dovete sprecar le vostre vite.»
Sorgeva il sole,
intanto,
di soppiatto,
stiracchiandosi pigro come un gatto.
Dano
La gente, pigra,
andava per le strade.
Qualcosa giaceva fra i rifiuti,
ma nessuno sentiva i suoi guaiti.
Era un uomo
o meglio lo era stato
(se lo fosse ancora dir non so).
Aveva un nome strano,
Durlindano,
ma tutti lo chiamavan solo Dano.
Lo guardavano tutti,
dal balcone,
cercare il pane
proprio come un cane.
ava per le strade,
con coraggio,
cercando di trovare vitto e alloggio.
Era un vagabondo,
come tanti,
di quelli che vanno per il mondo;
non aveva padroni,
né rimpianti.
Vagava senza meta,
andava avanti,
sentendo i pianti
e anche le risate
di quella strana gente
che è quasi intelligente.
Lui non era come loro,
lui non era niente.
Non aveva soldi,
né abiti firmati
o conoscenze importanti
per esser raccomandati.
Dano vedeva tutto con distacco
anche chi lo volea metter nel sacco.
aron gli anni e tutto era cambiato.
Gli antichi potenti
e quelli colti
non erano più niente
per i molti.
I vecchi ricchi
eran per le strade
a rimpiangere il pane ed il caviale,
che avean mangiato,
ridendo della gente,
che, accanto a loro,
non aveva niente.
Dano era ancora lì,
sempre a cercare,
ma libero
di andar dove gli pare.
Illusione
Chissà quante volte ho pianto,
forse tante,
non lo so,
ma io so che in un momento,
prima o poi lo capirò
che la vita è un’illusione
anche per chi,
come me,
ride sempre della gente
e di quello che non c’è.
L’uomo nuovo
Una nuova razza nascerà
dalle ceneri di questa stolta umanità.
Una razza nuova
senza più ragione,
per giudicare un uomo dal colore.
Uomini neri,
il vostro sacrificio non è stato vano!
Dopo il vostro sangue
che tanto si è versato
finalmente qualcuno lo ha capito.
Il colore non conta,
conta l’uomo.
Uomo bianco,
esci dal tuo folle orgoglio
o resterai solo contro il mondo,
e prima o poi dovrai andare a fondo.
E quando «bianco» sarà solo un colore
nascerà una nuova nazione.
Non più nemici,
non più distanti,
ma fratelli,
figli della stessa madre terra.
Fino in fondo
Fino in fondo devo andare
anche se
andare avanti mi fa male.
Fino in fondo devo andare
anche se ogni o è un nuovo dolore.
Fino in fondo,
in fondo al cuore
per scoprire se lì dentro
c’è ancora amore.
Le lacrime del mondo
Scendono lente le lacrime del mondo.
Un canto risuona nella notte,
una voce che canta la morte.
É un canto antico,
un canto senza tempo,
sempre diverso,
eppure sempre uguale.
Non lo conosco,
ma lo sento familiare,
non lo capisco,
ma comincio anch’io a cantare.
E quelle parole strane
le sento nel mio cuore;
sembra una dolce nenia,
ma parla di dolore.
Ascolto attento quell’eco che risuona,
di gente senza nome
che porta gravi some,
di gente senza voce
che invoca ancora pace,
di tutta quella gente
che ormai non ha più niente,
di tutta quella gente
che ormai non conta niente.
Perché?
Perché l’uomo soffre ancora?
Perché non è felice come allora?
Mi risponde una voce, forse un canto.
Lì, dove l’uomo piange
o soffre ancora
echeggia il suono acre del dolore.
Piango
e le mie lacrime,
lo sento,
si uniscono ora a quel lamento.
Eppure qualcosa sta cambiando,
quella voce si fa fioca:
sta morendo.
Vedo un sorriso,
ora,
e mi sorprendo
perché oggi un nuovo mondo sta nascendo.
Perché
Perché l’uomo non è giusto
che soffra a questo modo,
perché le mie parole
non cadano nel vento,
perché qualcuno senta
che è il momento di cambiare,
di costruire insieme
un mondo più sincero,
un mondo più civile
dove tutto sia più vero
e dove ognuno sappia
che è l’amore ciò che conta
e questa strana voglia
di mandare tutto all’aria
per poi creare insieme
qualcosa di più grande.
Nel vento
«Sono solo»,
gridavi nel vento.
«Sono sola»,
gridava nel vento.
«Siete soli»,
vi rispose il vento,
«due soli alla ricerca dell’unità,
due cuori verso la libertà.»
Eco
Seduta in silenzio,
nel buio,
piangeva una donna.
Cercava quel suono lontano,
la voce dell’uomo che amava.
Il tempo ava frattanto
e le innevava i capelli.
Lui diceva che erano belli,
ma poi era andato lontano,
anche lui aveva preso quel treno.
Lei aveva solo un rimpianto:
averlo lasciato partire,
averlo lasciato morire.
Ascoltava il silenzio
una donna,
sperando di udir quella voce.
Cercava un suono lontano,
la voce dell’uomo che amava.
Un raggio di sole
Cercavi un raggio di sole,
ma io non avevo parole.
Cercavi un alito di vento
e io ne ero contento.
Cercavi qualcosa nel mare,
ma io non capivo l’amore.
Vedesti quel giorno la luna;
ti disse «Buona fortuna!»
Cercasti in silenzio nel cielo
e scopristi che, dietro quel velo,
c’è un cuore che arde sincero.
Sembra strano, ma è amore vero.
La gente che partiva
E la gente che partiva
non sapeva dove andava
e la gente che moriva
non sapeva neanche perché.
Io vorrei aver parole,
vorrei dirti di un amore
che ho veduto divampare
e che mai più scorderò.
E il ragazzo che partiva,
la divisa sua era nuova,
sorridendo le diceva:
«Tanto presto tornerò!».
Lei lo aspetta ancora il giorno
e lo piange nella notte,
lei spera in un ritorno
che lo salvi dalla morte.
Tutto ormai le crolla attorno,
ma ogni giorno lei promette:
«Ti sarò sempre fedele
fino a che non tornerai.»
Ed accende le candele
a un santo che ha pregato
ogni giorno della vita
perché lui non è tornato.
a il tempo, cambia il mondo
e lei sente nel profondo
che è vicino ormai quel giorno:
presto lo riabbraccerà.
E che importa
se lei è morta
tutta sola sul sofà;
ora sono ancora insieme,
anche se nell’aldilà.
Sogni infranti
«Non ho più lacrime»
gridava ai anti
«non ho più lacrime,
non ho più lamenti»,
dicea pensando ai figli morenti.
«Viva la libertà!», gridò quel giorno
e tanti attendono ancora il suo ritorno.
Lei non tornerà,
come anche gli altri
perché la verità
non piace a tutti.
Per chi sperare
Per un bimbo che muore
e che sta lì a pregare
per costruire un amore
che vinca ogni dolore.
Un amore diverso,
non l’amore del mondo,
e lo vedi tu stesso
che è più profondo.
Ogni uomo la sente,
ogni uomo la vede
la sua voce che grida:
«Non è questa la strada.
Non dovete soffrire.
Non dovete pensare
che sia tutto finito
perch’io sono partito.
Questo è solo l’inizio
ed è lunga la strada.
Io vi sarò vicini,
ma dovete lottare,
perché un uomo che muore
è un immenso dolore,
ma è una triste partenza,
se non c’è la speranza.
Perché non è vero
che io sono lontano
che nessuno mi possa
più tenere per mano.
La mia voce vi parla
e vi dice con gioia
che dovete ascoltarla
e cacciare la noia.
Voi dovete pensare
a quel mondo d’amore
che io volevo creare,
voi dovete pregare
perch’io possa tornare
per potervi abbracciare
ed insieme sognare
che quel mondo migliore
lo si possa creare.
Non dovete soffrire:
voi dovete gioire.
E del vostro sorriso,
voi farete buon uso,
ripetendo alla gente
ciò che è più importante.
Voi dovete gridare
che oggi serve sperare,
voi dovete pregare
perché possa cambiare,
voi dovete lottare
per quel mondo d’amore.»
Per un bimbo che nasce,
per un uomo che cresce,
per un vecchio che sente
che è vicino il ponente,
voi dovete gridare
che bisogna sperare,
che bisogna sapere
che la vita è lottare,
ma la lotta più dura
la si può superare.
Basta un poco di fede
ed un poco d’amore
e vedrai che il tuo mondo
potrà anche cambiare.
Se ti arrendi è finita
perché dura è la vita.
Oggi devi lottare,
oggi devi pregare
perché serve sperare.
Perché un bimbo che muore
un giorno possa tornare
e lui possa vedere
quello che tu sai fare,
e lui possa capire
che tu credi all’Amore,
e lui possa vedere
che non temi il dolore.
É una cosa normale
che bisogna accettare.
Non lo devi temere
perché tu puoi trionfare.
Basta un poco di fede
ed un poco d’amore
e capire che ha senso,
che oggi serve sperare.
Il cuore del poeta
Rimane muto
il cuore del poeta.
Ascolta il vento,
guarda verso il sole.
É inutile,
ormai non ha parole.
Cerca ancora,
cerca inutilmente
eppure quella voce lui la sente.
Sarà ora,
domani o forse un giorno,
ma quella voce qui farà ritorno.
Note dell’autore
Sono Giovanni Capotorto, nato a Gioia del Colle (BA) nel 1969. Diplomato al Liceo Scientifico, ho seguito un corso di Editoria Elettronica e fatto qualche esperienza come redattore e impaginatore di giornali locali e riviste.
Da sempre apionato di libri, nella lettura spazio tra autori e generi letterari diversi, con una predilezione per la fantascienza.
Fin da piccolo ho provato a cimentarmi anche con la scrittura, componendo poesie, racconti e articoli per periodici locali e bollettini parrocchiali. Ho anche partecipato ad alcuni concorsi letterari e recentemente a contest e gare online.
Nel 2010 ho curato il progetto grafico della rivista online “Bravi Autori-il Foglio letterario”, realizzata dall’omonimo sito, che ospita anche una vetrina letteraria contenente ulteriori notizie biografiche e una “mappa” dei miei testi ospitati sulla rete.
Nello stesso anno ho realizzato anche l’ebook "Ricominciare", in collaborazione col sito eBooKingdom.
Contatti:
[email protected]
Vetrina letteraria:
http://www.braviautori.com/vetrine/bludoor/
Siti amici
Bravi Autori www.braviautori.com
Steel Words http://tanjasteel.blogspot.it/
Mondo Parallelo http://mondoparallelo.forumcommunity.net/
Strepitesti http://strepitesti.forumfree.it/
Il flauto di Pan http://il-flauto-di-pan.blogspot.it/
Qumran Net http://www.qumran2.net/
Table of Contents
Cover Colophon Citazione Premessa Pace Per un mondo migliore Paura Una luce nel cielo Love Amore Metamorfosi Temporale Flash Solo Campione Telefonata notturna Il fiore della speranza Un’ape vola
Sole Vento di primavera La strada Il vero amore Story Storia Il senso della vita Voltare pagina La folla La folle corsa Sorriso Solitudine Il nemico A chi non c’è La goccia Tornerà il sole Un amico UFO Una piccola lacrima Io cerco Come un fuoco
Chi è? Nagasaki: 9 agosto 1945 La bomba Ipocrisia Indifferenza Oltre l’orizzonte Il silenzio Polvere Cala il sipario per un vecchio clown Scusa Alba Dano Illusione L’uomo nuovo Fino in fondo Le lacrime del mondo Perché Nel vento Eco Un raggio di sole La gente che partiva
Sogni infranti Per chi sperare Il cuore del poeta Note dell’autore