FENOMENOLOGIA LISTE CIVICHE IN ITALIA
ANALISI COMUNE DI LASTRA A SIGNA
DI
MATTEO MANNELLI
Indice
Introduzione…………………………………………………………... ………………pag. 3
Capitolo 1- Il fenomeno delle liste civiche: definizione e classificazione
1.1-Le liste civiche in Europa: una visione d’insieme……………………....…. …...…pag. 7
1.1.2-La tipologia delle liste civiche europee……………..………………....….. ….…pag. 9
1.2-Le liste civiche in Italia: una definizione generale………………………….. ….…pag. 10
1.3-Differenze tra partiti e liste civiche: struttura, funzioni, semiologia……....... ….…pag. 14
1.3.1-Le differenze: la struttura…………………………………………………..
……pag. 14
1.3.2-Le differenze: le funzioni……………………………………………….…. ……pag. 16
1.3.3-Le differenze: la semiologia…………...…………………………….......…. …...pag. 17
1.4-Le liste civiche in Italia: il fenomeno nel corso del tempo……………….. …...….pag. 19
1.4.1-Periodo 1947-1968…………………………………………………….. ……......pag. 20
1.4.2-Periodo 1968-1989…………………………………………………….. ………..pag. 21
1.4.3-Periodo 1989 – 1995……………………….…………………………. ………...pag. 23
1.4.4- Periodo 1995-2010………………………………………....…….... …………...pag. 25
1.5-Partiti e liste civiche: rapporto e classificazione…….…………………. ………....pag. 26
1.5.1-Partiti e liste civiche: il rapporto……………………………….………. ……….pag. 27
1.5.2-Partiti e liste civiche: la classificazione………...……………………….….. …..pag. 28
1.6-Effetti delle liste civiche sul sistema partitico………………………………. ……pag. 32
1.6.1-Il momento elettorale……………………………………………………... …….pag. 33
1.6.2-Il momento post elettorale………………………………………………….. …..pag. 33
Capitolo 2-Analisi del contesto socio-politico territoriale
2.1-Il concetto di subcultura territoriale politica………………………………………pag. 35
2.2-Differenza di radicamento e di colore politico: zona bianca e zona rossa…... ……pag. 37
2.3-Approfondimento e periodizzazione della subcultura rossa………………... …….pag. 39
2.4-I criteri di selezione politica da parte dell’elettorato…………....………... ………pag. 46
2.5-Storia socio-politica di Lastra a Signa………………………….………... ……….pag. 47
Capitolo 3-Fenomenologia delle liste civiche a Lastra a Signa
3.1-Elezioni amministrative 1995: Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa…….….pag. 55
3.1.1-Il contesto socio politico del 1995…………………………………………. ….…pag. 55
3.1.2-“Indipendente e socialisti per Lastra a Signa”: origine e composizione della lista
civica………………………………………………………………………………. ……pag. 57
3.1.3-“Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa”: strategia e comunicazione politica della
lista……………………………………………………………………………………… pag. 59
3.1.4-“Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa”: gli effetti della lista civica sul sistema partitico locale…………………………………………………………..…………….… pag. 60
3.2-Elezioni amministrative 1999: “Noi con Voi-Il comune amministrato dai
cittadini”……….……………………………………………………..……….…. ……..pag. 61
3.2.1-Il contesto socio politico del 1999…………………………………………...…...pag. 61
3.2.2-“Noi con Voi”: origine e composizione della lista civica……….…... ……….…..pag. 63
3.2.3-“Noi con Voi”: strategia e comunicazione politica della lista civica…........ …......pag. 64
3.2.4-“Noi con Voi”: gli effetti della lista civica sul sistema partitico locale…. …….....pag. 66
3.3-Elezioni amministrative 2004: “Noi con Voi- coordinamento civico nazionale”.....pag. 66
3.3.1-Il contesto socio politico del 2004.………………...………………….......... …....pag. 67
3.3.2-“Noi con Voi”: differenze tra elezioni 1999 ed elezioni 200…... ……..............….pag. 69
3.3.3-“Noi con Voi”: l’evoluzione dell’esperienza…………………………….... ……..pag. 70
3.4-Elezioni amministrative 2009: “Lastra da Vivere” e “Lastra Futura…..... …............pag. 71
3.4.1-Il contesto socio politico del 2009……………………………...........…...... ….…pag. 71
3.4.2-“Lastra da Vivere”: origine e composizione della lista civica……........................pag. 74
3.4.3-“Lastra da Vivere”: strategia e comunicazione politica……….......….. …….........pag. 75
3.4.4-“Lastra da Vivere”: effetti sul sistema partitico………................................
……..pag. 76
3.4.5-“Lastra Futura”: origine e composizione della lista civica………............. ……....pag. 76
3.4.6-“Lastra Futura”: strategia e comunicazione politica……...…………...... ………..pag. 78
3.4.7-“Lastra Futura”: effetti sul sistema partitico……………………............ ………...pag. 79
Conclusioni…………………………………………………………………. …………pag. 81
Appendice…...…………………………………….……………………..…. …………pag. 85
Bibliografia……………………………………….…….……………......….... ……….pag. 93
Introduzione
Le liste civiche rappresentano un fenomeno socio-politico poco approfondito e spesso
interpretato in maniera limitata e semplificata, come una forma di protesta contro il sistema partitico tradizionale. Questa prospettiva non tiene conto di alcune variabili che sono
intrinseche nella formazione e nello sviluppo delle liste civiche. L’obiettivo di questo studio è quello di descrivere e classificare il fenomeno delle liste civiche iniziando da una definizione specifica di tale elemento, fino ad inserirlo all’interno di un determinato territorio, con particolari caratteristiche e in un intervallo di tempo definito, per visionare lo sviluppo e l’evoluzione dell’offerta civica elettorale, tentando di tracciare linee guida analitiche al fine di determinare la complessità del fenomeno per un’analisi critica più approfondita. Le liste civiche uniscono un’insieme di persone con esperienze e valori spesso diversi, che danno vita ad un fenomeno politico nuovo con caratteristiche particolari, alternativo al panorama politico tradizionale. Per capire i punti cruciali di queste esperienze è necessaria una riflessione sociologica sia del contesto sociale sia degli attori socio-politici che sono al centro del fenomeno. Uno studio su questi soggetti politici indipendenti non è mai stato condotto in maniera approfondita, quindi si vuole tentare, con la nostra analisi, di dare una prima
descrizione di questo particolare elemento, per comprendere le cause dell’origine e
l’evoluzione delle liste civiche, elemento socio-politico presente da sempre nel panorama politico locale.
Il nostro ragionamento mira ad affrontare e segnalare le differenze che emergono tra le varie esperienze civiche, descrivendo in maniera generale ed in seguito più particolare il fenomeno.
Questo studio è strutturato in tre capitoli, nei quali ci soffermeremo ad analizzare le variabili che rientrano nella formazione e nello sviluppo di una lista civica, dalla definizione del fenomeno all’analisi del contesto socio politico, fino allo studio della composizione ed
evoluzione delle liste stesse all’interno di un territorio specifico.
Nel primo capitolo rifletteremo sulla definizione dell’oggetto del nostro studio al fine di determinarne la natura e le caratteristiche fondamentali, confrontandolo con la forma partito tradizionale, per far emergere le diversità tra le due esperienze.
Nel secondo capitolo andremo a definire le caratteristiche del contesto sociopolitico in cui inseriremo l’oggetto del nostro studio, ovvero il comune di Lastra a Signa, cercando di
cogliere gli elementi di influenza e condizionamento sul comportamento e l’atteggiamento
politico dell’elettorato.
Nel terzo capitolo analizzeremo, nello specifico, il dinamismo delle liste civiche
nell’intervallo di tempo e nel territorio scelto, partendo da un’analisi della dimensione nazionale e locale, fino alla composizione della lista e la strategia
politica adottata
avvalendoci di interviste alle figure di riferimento delle liste. In conclusione compareremo i dati esaminati cercando di far emergere le differenze tra i vari fenomeni, riportandoli ad una specifica categoria della nostra classificazione.
Capitolo 1-Il fenomeno delle liste civiche: definizione e classificazione
Le liste civiche rappresentano un fenomeno costante e radicato nelle competizioni politiche elettorali di molti paesi europei, ed è ormai definito come uno stabile elemento socio-politico all’interno dei sistemi locali delle diverse società europee, anche in scenari politici
storicamente basati su un forte e strutturato sistema partitico. In molti casi lo studio delle liste locali indipendenti si limita a definire il fenomeno della lista civica come l’espressione di un declino di fiducia verso il sistema partitico ed i personaggi della politica nazionale o locale da parte di una componente della società civile. Spesso le ricerche sul tema della politica locale si limitano ad analizzare la fase di output, ovvero le caratteristiche dell’autogoverno nei sistemi locali, senza soffermarsi sui processi della democrazia “in entrata”. In sintesi le liste civiche, nella visione corrente, rappresenterebbero un voto di protesta verso la classe dirigente nazionale e locale.
Le liste indipendenti sono invece, a nostro avviso, un fenomeno più complesso che
principalmente rappresenta una particolare espressione della politica locale, riconducibile a vari fattori che permettono di comprendere le origini di queste
esperienze, e che sono presenti all’interno del territorio di riferimento. Uno studio introduttivo delle liste civiche deve prendere in considerazione il sistema elettorale vigente, la composizione delle liste ed il ceto politico locale; poiché è da queste variabili che inizialmente possiamo disegnare un quadro, senza dubbio astratto, ma che caratterizza in modo preciso la formazione di liste indipendenti.
Ogni lista civica che si è presentata all’interno di una competizione politica ha un proprio percorso ed uno sviluppo socio-politico, specifico e particolare, non solo dal punto di vista programmatico-politico ma anche e soprattutto per la composizione della lista civica stessa.
La varietà delle liste civiche conduce attori politici e studiosi a ritenere che sia “impossibile”
definire il fenomeno delle liste indipendenti e classificarlo in maniera tale da dare una tipologia di riferimento per identificare queste esperienze politiche che sono al di fuori del contesto partitico. Pensiamo invece che sia possibile delineare il fenomeno delle liste civiche ed in seguito definire una classificazione di esse, partendo dal confronto di queste esperienze con il sistema partitico tradizionale e dalle caratteristiche del contesto di riferimento; da questo rapporto emergono non solo le origini della listi civiche ma anche le identità politiche delle stesse. Successivamente, per uno studio più approfondito, sarà analizzata l’azione
dinamica delle liste civiche presenti in un intervallo di tempo all’interno di un determinato territorio di riferimento, dominato da un panorama politico definito.
In estrema sintesi possiamo evidenziare tre variabili coordinate che sono alla base di uno studio invece più specifico del fenomeno delle liste civiche: in primo luogo il periodo in cui si presentano, in secondo luogo il rapporto con il sistema
partitico e sistema elettorale, ed infine le caratteristiche del contesto in cui realizzano la propria esperienza.
Il primo punto definisce il condizionamento della lista civica a causa di tutti quei fattori deducibili dal periodo storico in cui si presenta, è influenzata infatti da cambiamenti sociali in atto o dagli effetti di mutamenti ati, che ancora sono presenti all’interno di una comunità sociale.
Il secondo aspetto esprime una condizione determinante come il rapporto tra liste civiche e sistema partitico, in quanto lo sviluppo delle liste si confronta costantemente con la forma partito, traendo da questo raffronto una propria energia ed identità. Il rapporto tra partiti e liste civiche è fortemente influenzato dal sistema elettorale, variabile capace di incentivare o meno la creazione di liste alternative ai partiti tradizionali; definiremo nel corso dell’analisi questo rapporto in maniera più approfondita.
Infine la composizione della lista, influenzata anche dalle peculiarità sociali del territorio, è una variabile che condiziona le caratteristiche basilari della lista civica definendo l’esperienza politica della lista stessa ed indicando l’area politica di riferimento. Ad esempio la lista civica che si forma da un comitato di quartiere, creato sulla base di una o più issues, è definita come una lista civica di una specifica categoria, diversa per caratteristiche e composizione sociale da altre esperienze.
La definizione completa delle liste civiche deriva dal confronto del fenomeno con queste
variabili, in particolare emergono, non solo le differenze con la forma partito tradizionale, ma anche diversità relative all’origine ed alle cause della combinazione sociale della lista civica.
Lo studio specifico di questo fenomeno è stato realizzato a livello europeo dove si è compiuta una riflessione più precisa delle liste indipendenti rispetto a quella avvenuta in Italia. Le considerazioni si sono basate su metodi di analisi omogenei per le diverse aree dell’Europa Occidentale, ottenendo una classificazione attenta dell’elemento che sintetizza e riassume le distinte esperienze delle differenti aree europee, così da riportare una distinzione generale delle liste civiche indipendenti. Se a livello europeo le liste civiche emergono come attori politici stabili nel tempo, viceversa in Italia il fenomeno è visto da molti come instabile ed evidenziato come più sporadico rispetto all’esperienza europea. La nostra riflessione deve comprendere e definire le diverse espressioni che, nel corso della storia, hanno caratterizzato le liste civiche. Proveremo a dare una concettualizzazione più precisa del fenomeno,
attraverso tre prospettive sociologiche [De Mucci, 1990, pag. 8].
La prima prospettiva è riconducibile a quella che De Mucci definisce “microsociologia dei comportamenti politici “, qui è però intesa non solo come il comportamento elettorale della popolazione, nello specifico verso le liste civiche, ma anche l’effetto della presenza di tali liste sul sistema partitico, ed inoltre, la composizione di tali liste, ed i metodi di reclutamento dei candidati consiglieri. Il metodo da seguire è quello di iniziare da una riflessione generale per arrivare ad un’analisi particolare, in questo senso è utile capire la composizione delle liste dei candidati consiglieri e le strategie delle liste civiche che si sono presentate alle elezioni del contesto scelto, anno per anno, così da conoscere come cambia l’ establishment del paese analizzato nel corso del periodo temporale.
La seconda prospettiva analitica è quella definita dalla semiologia politica e riguarda non solo l’impatto comunicativo del messaggio elettorale, ma anche un’attenta analisi, che parte dal simbolo usato fino allo slogan elettorale, provando a delineare il target elettorale, di quel seppure elementare, marketing politico usato dalla lista civica. Mediante questa analisi è possibile infatti
determinare il collocamento della lista indipendente all’interno dello spettro elettorale dai colori e dalle parole usate nella comunicazione politica.
La terza prospettiva è indicata dalla strategia politica attuata dalla lista civica, così da definire la causa della nascita della lista e presentare una classificazione, capire il criterio che sta alla base di alcune scelte politiche, ma soprattutto comprenderne l’organizzazione, interna ed esterna della lista, se questa è ancora in vita, oppure evidenziare il perché è scomparsa.
Ciò che è importante, è definire il grado di autonomia effettiva dal sistema partitico, sia per composizione interna, che per strategia politica. Iniziando da una chiave di lettura europea, al fine di cogliere le diverse sfaccettature del fenomeno oggetto di questo studio, e concludendo con una precisa analisi delle liste indipendenti all’interno di una dimensione locale
particolare, vogliamo delineare alcune linee generali per identificare in modo più
approfondito la tipologia delle liste indipendenti inserendole in una classificazione creata in base alla diverse identità politiche delle liste civiche.
1.1.1-Le liste civiche in Europa: una visione d’insieme
E’ necessario partire quindi da una chiave di lettura europea per determinare e disegnare una mappatura più concreta e precisa delle liste civiche; è da sottolineare che a livello europeo il fenomeno delle liste civiche si verifica da più tempo ed in maniera più stabile rispetto a quanto avviene in Italia. Inizialmente possiamo definire le liste civiche europee partendo dal nome genericamente usato per determinarne il fenomeno: Local List. L’aggettivo Local
sta a significare sostanzialmente tre concetti: la caratteristica locale dei candidati, lo stretto collegamento della lista al territorio ed il carattere indipendente della lista dal livello nazionale. Con la parola Local si evidenzia che la caratteristica primaria delle liste locali è quella di essere un elemento territoriale specifico e contemporaneamente indipendente dalla dimensione nazionale partitica.
Il vocabolo List invece definisce due punti fondamentali: la forma del movimento politico espresso da una lista elettorale, e non da un partito, e nello specifico l’individualità del gruppo di candidati; che soli, ovvero senza nessun riferimento partitico, si presentano all’interno dello scenario politico territoriale. Con questo sostantivo si sottolinea il carattere primariamente legato al momento elettorale della lista; in sintesi si identifica un gruppo di candidati presenti all’interno di un determinato territorio che durante il momento elettorale si candidano, senza avere principalmente legami con la struttura partitica nazionale [Reiser; 2008; p. 12]. A livello europeo ci sono paesi in cui il fenomeno delle liste civiche è stabile e longevo nel tempo, come succede in nazioni come Belgio, Olanda e Germania; le liste indipendenti, in questo
caso, sono radicate sul territorio ed identificate dall’ elettorato come un partito tradizionale.
Il successo e l’affermazione delle liste in generale dipende da tre fattori essenziali: il sistema partitico, la cultura federalista ed il sistema elettorale. Il sistema partitico incide
concretamente sulla formazione delle liste civiche infatti se siamo in presenza di una
dimensione partitica “forte”, in cui i partiti sono capillarmente strutturati a livello locale, è probabile che la formazione delle liste civiche e soprattutto la
sopravvivenza di queste siano incerte, ad esempio in paesi come Inghilterra e Portogallo, il fenomeno delle liste indipendenti si è stabilizzato soltanto negli ultimi tempi.
La cultura federalista del paese studiato è un importante fattore che determina la creazione delle liste civiche, non a caso Belgio, Olanda e Germania, paesi in cui il fenomeno delle liste civiche è un elemento ormai stabile, sono strutturati su un decentramento federalistico socio-politico molto forte, questa cultura determina con più facilità la creazione di liste indipendenti e scollegate dalla dimensione politica nazionale [Reiser; 2008, p. 42]. Infine è da sottolineare che il sistema elettorale determina in modo significativo il successo in termini di voto delle liste civiche, in quanto se la lista riesce a guadagnare un seggio o comunque una
rappresentanza politica è probabile che costruisca una struttura politica capace di durare nel tempo e coinvolgere nuove persone stabilizzandosi nella dimensione locale.
Un sistema elettorale incentrato sul proporzionalismo con una bassa soglia di sbarramento, tenderà ad aiutare le liste civiche al momento delle elezioni, rispetto ad un sistema elettorale che tende ad avvantaggiare la formazione di un sistema partitico bipolare. Il sistema partitico ed il sistema elettorale sono due punti da tenere in considerazione per analizzare lo studio delle liste civiche. Un esempio importante è quello italiano in cui uno dei fattori che ha portato ad una maggiore creazione delle liste civiche è stata sicuramente la riforma elettorale del 1993, che ha introdotto l’elezione diretta del sindaco, dando una forte spinta alla
formazione di liste civiche concentrate sul candidato alla carica di sindaco [Baldini, Legnante; 2000; p. 67]. In particolare è importante ricordare, all’interno di una analisi che riguarda anche i momenti elettorali, i punti che evidenziano le relazioni reciproche tra sistema
elettorale e sistema politico. Riprendendo lo studio di Fisichella [1970], sottolineato da De Mucci nella propria analisi, possiamo rilevare tre insiemi di tecniche di ingegneria elettorale che descrivono i meccanismi e gli effetti del sistema elettorale: “in primo luogo se e quanto il sistema elettorale manipola le scelte degli elettori, in secondo luogo se e quanto il sistema elettorale sotto rappresenta o sovra rappresenta i partiti, infine se e quanto il sistema elettorale incide sui partiti. I meccanismi elettorali sono condizioni necessarie, da tenere in
considerazione, ma mai di per sé sufficienti” [De Mucci; 1990; p. 86].
In Europa si è definito in modo più specifico la tipologia delle liste civiche consolidando esperienze di diversa cultura, analizzando i contesti locali differenti, basati su proprie caratteristiche, fino ad arrivare a definire un quadro generale da cui è possibile trarre linee di definizione delle varie esperienze.
1.1.2-La tipologia delle liste civiche europee
Marion Reiser, nel testo Farewell to the Party Model ? classifica sei tipi di liste civiche indipendenti a livello europeo, tipologia che aiuta a far capire la complessività del fenomeno analizzato. Reiser definisce la classificazione in base ad uno studio incentrato sulla
dimensione europea; l’ analisi è fondata non tanto sulla composizione, ma soprattutto sulle caratteristiche principali della lista, sul target di riferimento e sugli obiettivi contenuti nel programma politico della lista stessa [Reiser, 2008, pag. 292]:
Municipal list: lista generalmente di lungo periodo, organizzata similmente ad un partito, si trova principalmente in piccoli comuni, mette in rilievo i problemi locali, esprimendo l’idea che i buoni politici non debbano essere politicizzati ma pragmatici; il nome di questa lista esprime la sua natura: lista formata da cittadini, indipendenti dall’ establishment, che rappresentano la municipalità della comunità.
Interest Local List: lista che rappresenta gruppi specifici di interesse all’interno di un determinato territorio, interessi etnici o di una specifica parte della comunità unita da obiettivi comuni, come ad esempio le liste autonomiste, che non hanno un’identità politica ben
evidente, ma sono il risultato dell’unione di un gruppo di persone con determinati interessi comuni.
Single-Issue Type: è un tipo di lista locale che si forma semplicemente su una singola issue, ed è formata da piccoli gruppi che in genere culminano e finiscono con il momento elettorale, è il caso dei comitati nati su un argomento politico che si trasformano in lista civica, ma sono basati soltanto su un argomento politico specifico.
Protest Party: lista che definisce tutte quelle realtà che si fondano su una generale insoddisfazione per il sistema partitico a livello nazionale e per l’amministrazione locale in generale, ed in particolare per gli attori politici presenti in questa dimensione.
Ideologically Oriented Local List: in questo modo sono definite e raggruppate tutte quelle liste basate ed orientate su una forte impronta ideologica, si ritrovano di solito legate ad un’ideologia nazionalistica ed appartengono in genere all’estrema destra, la componente
politica ed ideologica è molto forte in queste esperienze.
Local Association: si raggruppano con questa denominazione tutte quelle associazioni fondate su ragioni non politiche che si presentano al momento elettorale con l’obiettivo di avere una rappresentazione politica, adotta una forma ibrida che sintetizza una componente tipicamente sociale ed una politica.
La catalogazione descritta da Reiser è un ottimo punto di riferimento con il quale confrontarsi per produrre una altrettanto precisa classificazione del fenomeno delle liste civiche all’interno dello scenario politico italiano, riprendendo punti concettuali che abbiamo trovato in questa identificazione dell’elemento delle liste indipendenti all’interno della dimensione europea.
1.2-Le liste civiche in Italia: una definizione generale
Dopo questa breve parentesi sulla situazione europea possiamo cercare di dare una
definizione del fenomeno delle liste civiche all’interno della dimensione italiana. Per afferrare a fondo la natura e le caratteristiche principali delle liste civiche in Italia, è necessario condurre un’analisi del fenomeno confrontandolo con la forma partito tradizionale, al fine di carpirne i punti fondamentali che contraddistinguono l’esperienza politica partitica da quella della lista civica.
Nella definizione tradizionale di partito, Weber sottolinea che “per partiti si debbono
intendere le associazioni fondate su un’adesione (formalmente) libera, costituita al fine di attribuire ai propri capi una posizione di potere all’interno di una comunità, e ai propri militanti attivi possibilità ideali e materiali per il perseguimento di fini oggettivi o per il raggiungimento di vantaggi personali, o per entrambi gli scopi” [Weber, vol. 1, 1992, pag.
282].
Nella definizione di Weber ritroviamo i principali elementi caratterizzanti del partito politico come fenomeno sociologico moderno [Raniolo, 2006, pag. 126]:
Elemento organizzativo: una struttura formale associativa che tiene assieme i dirigenti, la cerchia ristretta dei collaboratori ed i membri con una funzione essenzialmente iva.
Elemento teleologico: i partiti sono orientati a realizzare obiettivi stabiliti siano essi materiali (cariche etc.) o interessi specifici (interessi di una certa classe) o ideali.
Elemento competitivo: il partito moderno si presenta come un’organizzazione costituita per la raccolta di voti e per la presentazione agli elettori di candidati e programmi che essi devono scegliere, così, attraverso i partiti, la partecipazione dei cittadini mira ad influenzare e controllare la direzione politica dello Stato.
Elemento Istituzionale: i partiti politici, nella concezione moderna, sono possibili solo all’interno di uno stato di tipo liberal-democratico, che attraverso
procedure costituzionali ed il riconoscimento di diritti fondamentali, limita il potere.
Partendo da una definizione tradizionale della forma partito possiamo determinare e cogliere fin da subito le differenze con la definizione di lista civica.
La lista civica mostra alcune caratteristiche fondamentali: in primo luogo identifica una lista di candidati che si presentano alla prova elettorale senza essere, almeno ufficialmente,
espressione diretta di un partito nazionale, in secondo luogo si lega ad un determinato
territorio, di cui in genere fanno parte i candidati, presentando un programma politico basato essenzialmente su punti programmatici all’interno della dimensione locale.
Si organizza attraverso una struttura aperta a tutti ed orizzontale, fondandosi sul concetto di apertura alla comunità, incentivando la partecipazione civica. Possiamo definire la lista civica come un movimento socio-politico territoriale di opinione più o meno temporaneo, che si
auto-organizza politicamente, originato da un movimento sociale ben definito oppure da un gruppo di persone unite da medesimi obiettivi che si presentano alle elezioni.
Le liste civiche, dunque, rappresentano, esperienze che culminano all’interno del momento elettorale. Le liste civiche sono quindi espressioni elettorali che rappresentano quattro possibili fenomeni diversi tra loro. In estrema sintesi possiamo suddividere i fenomeni in altrettante categorie di liste indipendenti con caratteristiche precise:
Lista civica formata da un gruppo di attori con interessi simili che si uniscono per sostenere (o più spesso per impedire) la realizzazione di un’opera o di un’infrastruttura, è il caso dei comitati di quartiere.
Lista civica come espressione di un camuffamento partitico, nel senso che la lista rappresenta il travestimento di un determinato partito tradizionale.
Lista civica che nasce dal contributo di ex candidati o personalità politiche di rilievo nella dimensione politica locale .
Lista civica che ha origine da un movimento socio-politico che si è strutturato localmente basandosi su valori politici comuni.
Attraverso questi quattro elementi vogliamo inquadrare le esperienze politiche delle liste civiche, posizionandole in categorie di riferimento da cui può scaturire una più specifica analisi. In particolare la prima categoria definisce la lista civica nella sua visione più generale, nella quale rappresentando un gruppo di attori che si incontrano su punti programmatici ed interessi comuni, in rappresentanza di una specifica issue oppure di un determinato segmento sociale della comunità. Come abbiamo già accennato è il caso della lista civica che nasce da un comitato di quartiere o da un’associazione culturale.
Nella seconda area, con il riferimento ai camuffamenti partitici, identifichiamo quelle liste civiche definite come il risultato di una strategia politica di un determinato partito, che si presenta affiancato da una lista civica elettorale di simpatizzanti che tendono ad attrarre chi è vicino ad un particolare partito ma non lo voterebbe per diverse ragioni.
Nella terza categoria si determinano due esperienze diverse ma significative nei panorami locali: con questa categoria si possono identificare le liste civiche nate dall’ input di un capo politico carismatico, ad esempio ex sindaci o ex personalità della classe politica (in questo caso la lista è al suo interno dominata dalla componente politica che ruota intorno al leader), oppure le liste create come o al leader al momento del confronto elettorale. Ad
esempio quelle liste civiche che si identificano non nel programma politico della coalizione o partito di riferimento, ma nella personalità del candidato oppure si basano sulla rete di contatti e di persone che ruotano attorno al leader.
Infine l’ultima area definisce una espressione più politica delle liste civiche, nel senso che la lista civica rappresenta, all’interno del momento elettorale, un movimento politico che si forma sulla base di valori comuni. Sicuramente le definizioni sono generali, ma possiamo
dedurre tre punti che determinano l’identità delle liste civiche: l’assenza di un collegamento esplicito con il sistema partitico nazionale, la circoscrizione ad un territorio specifico, un programma politico basato su interessi locali.
Il primo punto sottolinea che la lista civica è una variabile che influenza e
contemporaneamente si confronta con il sistema partitico tradizionale basandosi su interessi locali ma intercettando in primis le proteste verso il sistema politico, questo concetto definisce in maniera più completa l’importanza primaria del carattere dell’indipendenza verso i partiti nazionali. Le liste civiche sono quindi un elemento dipendente dal sistema partitico, nel senso che l’energia primaria delle liste indipendenti deriva dalla sfiducia o dal giudizio critico dei cittadini verso il sistema partitico stesso, sia per la dimensione nazionale che locale. Infatti le parole chiave che si ritrovano costantemente nella comunicazione delle liste civiche
identificano il distacco dal blocco partitico e sono da ricondurre a termini come
“indipendenza”, “alternativa“, “rinascita”, “partecipazione “, “ insieme per “, “cittadini per “
etc. [De Mucci, 1990, pag. 46]. E’ importante analizzare la qualità della presenza del sistema partitico all’interno del luogo studiato, poiché se questo è ben radicato le liste locali avranno un certo tipo di confronto, con una strategia mirata ad influenzare il voto ed avere una
rappresentanza limitata, viceversa se il sistema partitico non è fortemente strutturato la lista civica può pensare anche ad un successo elettorale.
Il secondo e terzo punto sottolineano invece il fatto che le liste civiche esprimono una identità territoriale che si presenta mediante una comunicazione politica, intesa come slogan e
simboli, ed un programma politico che non sono riconducibili a dimensioni
nazionali, ma
puntualizzano gli interessi ed i problemi della comunità. Si vuole infatti porre al centro del dibattito politico la vita quotidiana, e quindi i problemi di ogni giorno che il cittadino vive, scollegandosi da tutto ciò che è esterno alla comunità. Se i partiti di solito riprendono la comunicazione politica prodotta a livello nazionale ed una comunicazione locale, con propri slogan, la lista civica identifica fortemente l’appartenenza al territorio e quindi alla vita quotidiana del luogo stesso. In particolare è necessario approfondire, prima di are ad una classificazione vera e propria del fenomeno delle liste civiche, il rapporto tra la forma partito e le liste indipendenti, al fine di far emergere le differenze fra le due esperienze politiche.
Evidenziare le diversità tra le due forme di espressione politica è una tappa fondamentale del nostro percorso di definizione dell’oggetto analizzato, in questa maniera si cerca di
posizionarsi al posto dell’elettore, che viene intercettato da due forme di comunicazione e di struttura assai diverse.
1.3-Differenze tra partiti e liste civiche: struttura, funzioni, semiologia
Come abbiamo già affermato, le liste civiche sono una variabile dipendente dal sistema
partitico tradizionale [Reiser; 2008; p. 12], questa dipendenza porta le liste civiche ad esprimere il più possibile la loro diversità rispetto alla forma partito tradizionale, soprattutto in un periodo, come quello presente, in cui sia la
selezione dei leader che la partecipazione politica sono in crisi. In linea molto generale la differenza fondamentale fra la forma partito e le liste civiche è riconducibile al fatto che nel partito si aggregano persone unite da un insieme di valori o ideologie simili, mentre nella forma più aperta delle liste civiche si può
identificare, alla base della nascita della lista, un gruppo di attori uniti da interessi comuni.
Nel caso delle liste civiche non c’è la necessità di avere un sistema di valori comuni oppure un’ideologia di riferimento su cui basarsi, perciò si deducono anche aspettative diverse da quelle del sistema partito, ad esempio la necessità di difendere solamente un argomento
politico locale, o una cultura ben definita. Sia la forma partito che le liste civiche hanno due dimensioni simili ma con diverse funzionalità: una dimensione esterna che è diretta ad
affermare ed ottenere il riconoscimento dell’esterno stabilendo un’identità riconoscibile, ed una dimensione interna invece che tende a rinsaldare l’integrazione del gruppo.
Le differenze fra liste civiche e partiti sono riassumibili in tre concetti essenziali: la struttura interna, le funzioni e la semiologia, intesa come simbologia e comunicazione politica. Tre concetti che volutamente o indirettamente sono colti dall’elettorato, il quale definisce ed evidenzia la diversità tra la forma partito e la lista civica .
1.3.1-Le differenze: la struttura
Se si analizzano i percorsi fondativi, i principi ispiratori, e gli strumenti comunicativi adottati dalle liste civiche, possiamo identificare come principio fondativo primario quello
dell’apertura alla società civile in alternativa alla democrazia rappresentativa intrinseca nella forma partito tradizionale; quindi si ha una tendenza nel dimostrare ed esprimere una diversa organizzazione fondata sulla partecipazione in senso orizzontale. La struttura interna delle liste civiche si configura non propriamente come quella di un partito tradizionale, ma più similmente ad un movimento politico, basandosi su un’organizzazione aperta a tutti, con una struttura interna di tipo orizzontale e non verticista, ed una metodologia centrata sul dibattito e confronto invece che su organi di diversa composizione e differenti funzioni. Il concetto di organizzazione “aperta a tutti” si esplica nella mancanza di una campagna tesseramento,
oppure di uno statuto, mentre la forma partito richiede, per partecipare alle decisioni
strategiche e politiche del partito stesso, una iscrizione.
Nella forma partito tradizionale, la struttura interna è centrata su tre organi nevralgici verticali: a) segreteria centrale b) direzione c) sezioni. Ogni organo strutturale è formato a sua volta da una composizione organizzativa specificata dallo statuto del partito, ad esempio la direzione deve essere composta da un numero di delegati per ogni sezione, in rapporto agli iscritti della sezione stessa, ed è presieduta da un presidente che può disporre di un ufficio di presidenza in determinati e specifici momenti dell’anno, ad esempio durante la rielezione del segretario comunale, o per una fase congressuale.
La lista civica invece si basa su un modello decisionale orizzontale, in cui le persone che fanno parte dell’organizzazione discutono insieme e nello stesso momento della strategia
politica della lista civica; in questo modello diventano determinanti le personalità
carismatiche, al contrario di quanto avviene nel partito a livello locale; in cui la figura pubblica cardine è il segretario comunale, detentore di un’autorità data dal partito, e di rado nel dibattito pubblico locale emerge un contrasto fra personalità interne al partito,
differentemente dal modello nazionale in cui più figure di spessore del partito intervengono all’interno del dibattito pubblico. Non è giusto generalizzare, ma si identifica in alcune liste civiche la presenza di personalità che diventano fondamentali, come quelle figure
carismatiche, che trainano i partecipanti presenti all’interno dell’organizzazione, oppure chi ha avuto un percorso politico, persone cioè che influenzano le decisioni facendo pesare la propria esperienza organizzativa.
Le figure carismatiche o quelle che hanno un curriculum politico, di solito ricoprono le uniche cariche presenti nell’organizzazione, come il portavoce oppure il coordinatore, figure che rappresentano anche la lista civica all’esterno. La metodologia a livello locale è quindi improntata su una partecipazione orizzontale, le liste civiche riprendono una struttura simile alla forma partito quando rientrano in una struttura sovra-comunale che crea una rete fra i movimenti all’interno di un territorio più vasto come quello regionale oppure nazionale (ad esempio l’organizzazione civica “Per il bene Comune”). Possiamo riassumere che la struttura all’interno della forma partito verte su una
partecipazione iva degli iscritti, nel senso che è decisa dal vertice, mentre nel movimento territoriale la struttura si basa su una partecipazione attiva, in cui gli iscritti sono allo stesso pari del vertice.
1.3.2-Le differenze: le funzioni
Dopo avere analizzato le differenti strutture dei due fenomeni comparati, possiamo are ad uno studio più approfondito delle funzione delle due organizzazioni, al fine di cogliere le diverse cause per cui si originano. La forma partito presenta sei principali funzioni definite dal politologo inglese King nel 1969, con le quali inquadra la funzionalità principale della forma partito, sono funzioni che riportiamo di seguito, poiché ci possono aiutare a capire meglio le attività della forma partito tradizionale al fine di confrontarla con il fenomeno delle liste civiche.
Integrazione e mobilitazione dei cittadini: da un lato i partiti organizzano la partecipazione, il che implica una funzione di “socializzazione e filtraggio”, delle domande che vengono dal basso, dall’altro, attraverso l’elaborazione ideologica, favoriscono la costruzione “delle identità con le quali pretendono di farsi riconoscere”.
Strutturazione del voto: rientrano in queste funzione tutte quelle attività definite genericamente di electioneering e che hanno a che fare con la formazione degli orientamenti politici e delle opinioni degli elettori, con i processi di propaganda e di educazione.
Aggregazione di interessi: i partiti trasformano le domande sociali e le richieste che sono state precedentemente articolate in alternative politicoprogrammatiche generali, stabilendo la priorità di interessi rispetto alle domande.
Reclutamento del leader e del personale politico: come conseguenza del processo di democratizzazione i partiti hanno finito per controllare, in modo quasi esclusivo, i processi attraverso i quali si assegnano le posizioni di autorità, per tempi più o meno lunghi, in un dato sistema politico.
Organizzazione del potere di governo: funzione costituzionale di ogni regime democratico, i partiti organizzano il lavoro governativo.
Influenza delle politiche pubbliche: si riferisce alla capacità di problem solvine dei partiti politici e, più in generale, di influenzare il processo di policy-making, funzione che riguarda la capacità di convertire gli impegni programmatici in decisioni.
Le funzioni delle liste civiche sono meno strutturate rispetto a quelle identificate da King e sono più limitate al momento elettorale, in cui la lista ha il culmine espressivo. Possiamo segnalare che le prime tre funzioni indicate per i partiti possono essere riconducibili anche ai fenomeni delle liste civiche con qualche differenza di fondo.
Integrazione e mobilitazione dei cittadini: per quanto riguarda il fenomeno delle liste civiche è necessario fissare l’attenzione solamente su un insieme di variabili politiche di tipo
elementare, in cui la cultura politica dell’organizzazione è basata sull’insieme degli interessi del gruppo di attori che si incontrano e fondano il fenomeno.
Strutturazione del voto: le liste civiche strutturano il voto in maniera simile al partito tradizionale ma, certamente con più difficoltà, poiché se il partito è già conosciuto a livello di simbologia, la lista civica deve esprimere e far riconoscere oltre al proprio simbolo,
un’identità in cui l’elettore si può rispecchiare. Si stabiliscono quindi due fasi all’interno della campagna elettorale: inizialmente si ha una campagna di posizionamento del simbolo
sullo spettro elettorale, ed in seguito si ha una campagna di conquista, intesa come la
conquista dei voti del target elettorale a cui si vuole fare riferimento anche conquistando incerti di altri partiti.
Aggregazione di interessi: è chiaro che le liste civiche nascono sulla base di interessi che possono essere identificati in tre tipologie: gli interessi di un certo gruppo di attori sociali che raffigurano a loro volta un segmento del contesto che la lista si propone di rappresentare, gli interessi di un gruppo di personalità aventi un curriculum politico affermato che sfidano il sistema partitico per raggiungere una rappresentanza politica, ed infine le strategie politiche di partiti, e quindi gli interessi delle forme partito, che danno vita a liste civiche camuffate da liste indipendenti per attirare un determinato target elettorale.
In queste tre funzioni principali è possibile presentare in generale il fenomeno delle liste civiche; sicuramente è da sottolineare un potenziale di pressione che le liste civiche hanno sul governo locale, espresso successivamente in rapporto alla percentuale di voto ottenuta.
1.3.3-Le differenze: la semiologia
Una ulteriore e concreta differenza tra la forma partito e le liste civiche è rappresentata dai simboli e dalla comunicazione politica usata dai diversi fenomeni. Il partito tende a riproporre frasi o parole chiave dell’identità partitica della dimensione nazionale, accompagnando questa comunicazione identitaria con slogan che ripropongono i punti chiave del programma politico locale presentato, riportiamo alcuni esempi che possono esplicare meglio il fenomeno.
Un primo esempio è quello del Partito Democratico di Signa che, durante la campagna
elettorale del 2009, propose fotografie del candidato alla carica di sindaco Alberto Cristianini e del segretario comunale Andrea Guarnirei insieme all’allora segretario nazionale Dario
schini, riprendendo una comunicazione tipica anche di altri partiti presenti nell’area nazionale. E’ il caso, tra gli altri, del candidato locale del partito di Alleanza Nazionale fotografato insieme al leader Fini.
Un altro esempio è rappresentato dal partito de Il Popolo delle Libertà che durante tutte le elezioni tenutesi nel 2009, sia comunali che regionali, inserisce nei manifesti elettorali sotto al nome del Presidente del Consiglio, il nome del candidato locale. Infine possiamo ricordare la comunicazione del Partito della Rifondazione Comunista che riportava slogan locali con lo stesso carattere e formato dei manifesti elettorali nazionali.
In sintesi il partito tende a proporre una duplice comunicazione: una espressione
comunicativa legata alla dimensione nazionale, sia per gli slogan che per gli elementi cromatici,
riproponendo l’identità del partito, ed una seconda espressione incentrata sulla dimensione locale, riproponendo parole chiave del programma con coalizioni anche diverse da quelle
nazionali.
Le liste civiche al contrario, oltre ad usare parole chiave di distacco dal sistema partitico e di identificazione con la dimensione locale e con la partecipazione civica, come abbiamo avuto modo di spiegare nelle prima parte del capitolo, possono segnalare legami o meno con alcune aree politiche. E’ giusto evidenziare che la semiologia delle liste civiche segnala tre concetti a volte uniti tra loro, talvolta invece alternativi, a seconda del messaggio che si vuole esprimere.
I messaggi maggiormente trasmessi sono: il localismo, la natura politica della lista e la solidarietà civica.
Il primo concetto è espresso da una simbologia di tipo raffigurativo, nella quale spesso sono presenti scorci del paesaggio comunale o monumenti distintivi del luogo ad esempio torri o palazzi [De Mucci; 1990; p. 48].
Il secondo concetto è evidenziato invece da una simbologia più complessa, dove si
rappresenta la natura politica della lista identificata dall’uso di particolari colori nello sfondo o nella scritta, che riportano l’immaginario collettivo ad associarli a determinati valori politici. Altresì l’uso di prodotti o strumenti tipici di una specifica cultura, come la vanga nella cultura contadina oppure la spiga di grano, rappresentano una simbologia che esprime vicinanza o solidarietà con un determinato segmento della società che è anche fortemente
presente nella comunità di riferimento. Il concetto della solidarietà civica è riconducibile a tutti quei simboli che evocano e segnalano il distacco dal sistema partitico e l’unione dei cittadini, che “scendono in campo” per migliorare il proprio comune. La simbologia, in questo caso, è rappresentata da strette di mano, cittadini stilizzati, oppure figure neutre ma che rimandano a concetti si solidarietà come la colomba bianca, fiori etc. Mediante questa
semiologia si vuole sottolineare l’importanza di porre al centro il cittadino invece del partito; la scelta di questa espressione è un chiaro distacco con la classe politica locale ed il sistema partitico nazionale. Avrò modo di ritornare sulla simbologia usata dalle liste civiche nella descrizione delle liste indipendenti presentatesi a Lastra a Signa nei vari momenti elettorali.
1.4-Le liste civiche in Italia: il fenomeno nel corso del tempo
Prima di are ad una classificazione finale, è necessario cercare di inquadrare il fenomeno delle liste civiche in Italia nelle sue dimensioni globali, per capire come si è formato ed in che maniera si è presentato nel corso del tempo. Sappiamo che queste liste sono formalmente
“apartitiche” ed in qualche misura anche “antipartitiche”, ma niente affatto prive di
orientamenti politici ed anzi popolate da candidati che in un modo o nell’altro hanno origini e legami nel mondo della politica “formale”, dobbiamo esplorare a fondo queste origini e questi legami per mettere a fuoco la natura reale delle liste civiche presentatesi dal dopo guerra ad oggi [De Mucci; 1990; p. 65]. E’ possibile definire la natura delle liste civiche andando a studiare zona per zona la dimensione italiana, così da determinare l’origine della lista in rapporto alla classe politica dominante locale, ed anche in rapporto alle trasformazioni sociali avvenute nel corso degli anni. Innanzitutto possiamo stabilire che spesso l’origine principale delle liste civiche deriva da una frammentazione dell’offerta partitica riconducibile a varie cause, ed a diverse esperienze esistite nel corso del tempo in particolari momenti.
Per definire nello specifico queste esperienze, al fine di avere un quadro più preciso delle presenze delle liste civiche in Italia, analizziamo la nascita di questi fenomeni in un
determinato intervallo di tempo così da fissare il periodo, ed il contesto, in cui si sono formate, la modalità con cui si sono definite all’interno dello scenario partitico presente, e le cause dell’origine . Gli intervalli di tempo sono selezionati in base al criterio delle rotture sociali e politiche, rappresentano quindi cambiamenti ed effetti nel sistema politico e sociale del Paese.
1.4.1-Periodo 1947-1968
Il primo intervallo con cui cominciamo questa analisi è il periodo iniziale dopo la fine della guerra, la ricostruzione ed il boom economico, fino ai movimenti culturalmente e socialmente rivoluzionari del 1968. Questo momento storico verte su un sistema partitico molto strutturato e forte, stabilito su partiti di massa come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista ed il Partito Comunista, organizzati territorialmente in modo capillare, che rappresentano
determinate classi sociali di riferimento.
Fra le liste civiche che si costituiscono in questo periodo emergono due tipi, che
rispettivamente si presentano nella prima metà e nella seconda metà dell’intervallo di tempo: le liste autonomiste ed i comitati elettorali dissenzienti. E’ giusto sottolineare che in questo intervallo di tempo si formano anche altre liste civiche come, le liste costituite dai soldati tornati dal fronte in seguito al secondo conflitto mondiale, oppure liste civiche composte da nuclei familiari che si costituiscono, ed ancora oggi sono presenti, nei microcomuni. Si è deciso di concentrare l’attenzione su esempi di facile identificazione per il lettore, al fine di esplicare l’essenza della lista civica riportata come esempio.
Le liste autonomiste sono movimenti politico-culturali che rappresentano una particolare parte etnica e sociale di un determinato territorio, diciamo che si possono raggruppare con tutte quelle esperienze civiche si formano sulla base di una issue, che è definita dalla volontà di esprimere la propria autonomia etnicosociale. Sono movimenti politici trasversali, senza una esplicita connotazione, che riescono a coinvolgere persone di estrazione sociale e culturale diverse, unite dal sentimento di autonomia del proprio territorio. Sono presenti soprattutto in quelle zone in cui c’è una forte identità etnica culturale, come nelle zone di confine, ad esempio Bolzano, oppure nelle isole dove vige un forte sentimento autonomistico. Lo
sviluppo di questi movimenti di solito non si riduce al momento elettorale ma continua ad essere presente nel tempo, organizzandosi sul territorio e diventando a tutti gli effetti un partito. Ad esempio possiamo ricordare il movimento autonomista in Trentino che da
associazione culturale, Asar – “Associazione studi autonomistico regionali”, fondata nel 1945, si sviluppa in due movimenti, Indipendenti Autonomisti ed il Partito del Popolo
Trentino Tirolese, in seguito il movimento confluirà in unico partito.
All’inizio le due esperienze politiche si presentano scollegate al sistema partitico riuscendo ad intercettare una buona parte dell’elettorato alle elezioni regionali del 1952, acquisendo due consiglieri regionali. Successivamente si candida solamente il PPTT che subisce un tracollo elettorale nelle elezioni regionali del 1956, perdendo un consigliere regionale, ed in seguito alle elezioni del 1960 si presenta insieme alla Democrazia Cristiana. Nel 1968 è da ricordare che il PPTT si presenta per la prima volta alle politiche sotto il simbolo della stella alpina della Unione Autonomisti d’Italia, pur non ottenendo risultati eclatanti, è comunque il segno che si rafforza il sentimento autonomista e la presenza di partiti di questa natura, diversi dal sistema partitico tradizionale [Panizza; 2008; p. 30].
Il secondo punto di questa analisi è definito da quelle esperienze riconducibili a liste civiche presentatesi nel momento elettorale, e composte da una schiera di militanti dissenzienti verso il partito di origine, che si organizzano in comitati elettorali, tendendo comunque a non diventare elementi stabili nel panorama politico. Queste esperienze sono state presenti, in questa fase storica, più nelle zone “bianche” che nelle zone “rosse”, intese qui come aree governative di riferimento e non come tessuto sub-culturale, a causa del fatto che il Pci era articolato fortemente in modo capillare sul territorio, mediante sezioni con una struttura verticista, al contrario la Dc, era organizzata in correnti, con una struttura meno rigida e quindi una più probabile “scissione” di correnti a livello locale. Un esempio importante di questo aspetto è definita dall’esperienza del “milazzismo” in Sicilia a cavallo tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, periodo in cui per la prima volta nell’isola la Democrazia Cristiana è costretta ad andare all’opposizione nelle elezioni regionali [Cerruto e Raniolo; 2008; p. 55].
Milazzo con altri sei dirigenti democristiani lascia la Democrazia Cristiana e presenta una propria lista, l’Unione Siciliana Cristiano Sociale (USCS) che ottiene oltre il 10% , che tenta di far governare insieme le opposizioni di destra e di sinistra contro la Dc.
L’esperienza del “milazzismo” dura poco più di due anni, con la formazione di due governi, fino a che la Democrazia Cristiana nel Febbraio del 1960 riconquista la maggioranza di
governo; alle successive elezioni l’Unione Siciliana Cristiano Sociale si attesta allo 0,8% dei voti senza ottenere nessun seggio. In sintesi riassuntiva abbiamo avuto in questo periodo formazioni di liste civiche legate ad istanze autonomiste oppure ad esperienze locali di breve durata, nate in contrasto con il partito di riferimento.
1.4.2–Periodo 1968-1989
Nel secondo flusso di tempo analizzato possiamo definire la nascita di liste elettorali civiche in rapporto a due punti essenziali, caratterizzanti questo periodo: in primo luogo la fine della crescita in senso di iscritti e partecipazione dei partiti di massa negli anni Sessanta, la politica in Europa registra una crisi cruciale e ricompare la tensione tra partecipazione istituzionale e di movimento con la nascita di nuove formazioni politiche, in secondo luogo emergono nuovi cleavages sociali, ad esempio possiamo ricordare i movimenti femministi, i movimenti per la pace ed i movimenti ambientalisti.
I movimenti politici e sociali che nascono in questo intervallo temporale derivano quindi da nuove rotture all’interno della società, e dalla stabilizzazione di nuovi valori post materialisti, l’evoluzione di queste identità collettive è l’effetto ed il presupposto per la nascita di movimenti politici organizzati.
L’azione politica dei nuovi movimenti sociali agisce
inizialmente come gruppo di pressione, fonte di potenziale consenso elettorale per il sistema partitico che cerca di intercettare e sostenere queste nuove esperienze socio-politiche. In seguito alle mobilitazioni di massa, ad esempio la mobilitazione dei movimenti ambientalisti in opposizione al nucleare, si crea una piattaforma di valori politici che vengono tradotti con la formazione di gruppi politici locali spontanei, che di solito vengono affiancati da
determinati partiti, ad esempio il Pci ed i movimenti ambientalisti e femministi. Queste
esperienze politiche si sviluppano nel corso del tempo in due situazioni diverse tra loro: alcuni gruppi locali si uniscono all’interno di una rete di movimenti nazionali con assemblee
nazionali a cadenza annuale, è il caso dei movimenti ambientalisti, che successivamente si strutturano nella forma partito, invece altri movimenti vengono inglobati all’interno di partiti tradizionali, ad esempio il Pci. Se la trasformazione da movimento a partito è evidente per il movimento ambientalista non avviene lo stesso per il movimento femminista.
Il movimento femminista si caratterizza come un forte gruppo di pressione all’interno dello scenario politico, capace di essere determinante nella conquista di diritti sociali fondamentali, probabilmente in alcuni scenari i movimenti rosa si sono evoluti in liste civiche. Possiamo più facilmente ricostruire esperienze simili a quella di partiti come il Pci che, avvicinandosi alla lotta del movimento, inglobano all’interno delle proprie liste personaggi rappresentativi del movimento stesso, presentandosi di solito come indipendenti, conquistando il voto di quella specifica realtà.
Un secondo elemento presente all’interno di questo periodo, è la formazione di liste civiche locali in o a partiti che in determinate zone stentano ad affermarsi, ad esempio liste civiche di connotazione democristiana nelle zone “rosse” piuttosto che liste civiche in
appoggio ai partiti di sinistra, nel meridione e nel nord Italia. La formazione di questo tipo di liste si basa sulla presentazione di candidati con medesimi valori e programmi del partito di riferimento, ma con il tratto distintivo di lista “indipendente”. E’ chiaro che si vuole mostrare con questo esempio una strategia politica ben definita, per mezzo della quale il partito di riferimento presenta accanto a sé una lista civica “camuffata” formata da candidati
“indipendenti” dalle logiche di partito, con l’obiettivo di intercettare quella parte di elettorato distante dai partiti o contrario alle dinamiche intrapartitiche.
La Democrazia Cristiana usa maggiormente questa formula anche nelle zone in cui è
dominante da un punto di vista elettorale, mente invece il Pci usa maggiormente la formula dei candidati indipendenti all’interno delle liste elettorali proprie. Lo studio attento di De Mucci, dimensione per dimensione, di questo tipo di liste locali ci porta ad evidenziare
innanzitutto che, mediamente soltanto la metà dei candidati presentati nelle liste civiche riescono a farsi eleggere, ed inoltre che nelle dimensioni locali in cui il ruolo del partito egemone è della Democrazia Cristiana, si ha una notevole prolificazione di questo tipo di liste, mentre nelle zone “rosse” si ha una bassa percentuale, sia di creazione che di scelta da parte dell’elettorato [De Mucci;
1990; p. 66].
In conclusione in questo periodo si ha una duplice formazione di liste locali: si formano liste che esprimono la nascita di movimenti socio-politici basati sulle nuove rotture sociali, ed in parallelo si costituiscono liste locali derivate da camuffamenti di partiti frutto di strategie politiche partitiche. Due esempi che identificano le esperienze di liste civiche legate allo sviluppo di nuovi movimenti sociali oppure ad esperienze strategiche del sistema partitico nella dimensione locale.
1.4.3-Periodo 1989 – 1995
In questa fase possiamo evidenziare le cause, immedesimate come trasformazioni, che
conducono ad un panorama politico, ed ad una politica differente; cambia radicalmente, in questa fase, lo scenario politico internazionale e nazionale. La caduta del muro di Berlino porta a forti mutamenti socio-politici in tutto il mondo, mentre in Italia si assiste poco dopo alla crisi dei partiti derivata da Tangentopoli ed all’introduzione della legge Mattarella che porta all’introduzione del maggioritario, aprendo ad una logica bipolare. Ai fini della nostra riflessione ci sono due cambiamenti importanti da segnalare che definiscono un nuovo
scenario politico nazionale e locale: la destrutturazione del sistema partitico tradizionale basato principalmente sulla Democrazia Cristiana, Partito Socialista e Partito Comunista e l’entrata in vigore della nuova legge elettorale, legge 81 del 1993, che introduce l’elezione diretta dei sindaci nei comuni con più di 15.000 abitanti e dei presidenti delle province. Due cause che modificano radicalmente non solo la struttura politica sia nazionale che locale, ma
soprattutto che trasformano il modo di fare politica, non più incentrato sul partito ma sempre maggiormente personalizzato dalla figura del leader. La fase di tangentopoli, che mina e
spazza via il consenso elettorale e la struttura del Psi e della Dc, la svolta occhettiana del Partito Comunista che porta alla nascita del Partito Democratico della Sinistra, la
trasformazione del Movimento Sociale Italiano in Alleanza Nazionale e la “discesa in campo”
dell’imprenditore Silvio Berlusconi con il suo partito leggero che sarà in seguito sempre più identificato come partito del leader o leader-partito, nonché l’incremento di nuovi format di talk show televisivi e lo sviluppo di internet portano ad un cambiamento strutturale
importante nella storia del nostro paese.
La classe politica cambia rapportandosi sempre più con i nuovi canali di comunicazione e
trasformandosi in base alle richieste dei talk-show, prende forma l’importanza dell’immagine del leader e del marketing politico; contemporaneamente si differenzia anche la relazione con l’elettorato, sempre meno partecipa alla vita politica locale dei partiti e sempre più distante dal sistema partitico. In secondo luogo la nuova legge elettorale, nella dimensione locale, porta ad un diverso rapporto tra l’elettorato ed i candidati alla carica di sindaco e quelli candidati a consigliere comunale: la personalizzazione della politica mette in secondo piano
la struttura partitica evidenziando sempre di più il peso dell’attore politico. Il ruolo dei cittadini nelle decisioni sulla scelta degli amministratori locali prima era indiretto e consisteva
sostanzialmente nel delegare ai rappresentanti eletti in consiglio comunale il potere di fare, e disfare, i governi locali senza alcun vincolo di mandato. Una volta scelta la lista ed,
eventualmente, i nomi dei candidati ai quali dare la preferenza, l’elettore aveva esaurito il suo compito, il reclutamento dei vertici (Sindaco e Giunta) del governo locale all’interno del consiglio comunale era influenzato e condizionato dalle segreterie dei partiti, causando non infrequentemente una debilitante fragilità del capo dell’esecutivo che veniva a trovarsi
vincolato dall’esistenza di equilibri precari e facilmente ribaltabili da protagonisti minori che, pur disponendo di pochi seggi nel consiglio, avevano un ruolo chiave nel determinare la
sopravvivenza o la fine di un’esperienza di governo.
La riforma elettorale del 1993 apre una nuova fase della politica locale con l’elezione diretta del sindaco, orientando in maniera più effettiva verso una direzione maggioritaria le
dinamiche politiche locali: vi è un capo del governo locale, una coalizione di governo spesso fortificata dal premio di maggioranza, un’opposizione, nuove alleanze politiche. In sintesi una chiara imputazione della responsabilità politica ed alcune condizioni favorevoli affinché essa si dispieghi in azione di governo. Il
sistema consiliare-parlamentare presente precedentemente nei comuni contribuiva per due vie ad appiattire il modello politico locale su quello nazionale.
In primo luogo la natura del sistema locale era preda delle stesse limitazioni di quello
nazionale: frequenti crisi raramente risolte dal giudizio delle urne, dominio delle logiche di partito, mancanza di alternanza e di responsabilità politica. Inoltre era forte la dipendenza della dimensione politica locale dalle dinamiche nazionali nel senso di alleanze politiche coalizionali. L’elezione diretta del sindaco costituisce un potente fattore istituzionale che
“smarca” le elezioni locali facendole diventare un fenomeno a sé stante, si ha una forte personalizzazione della politica. Abbiamo voluto diversificare l’inizio degli anni Novanta con il periodo contemporaneo, poiché da un lato si hanno le cause dei cambiamenti, e dall’altro emergono gli effetti di queste trasformazioni. Possiamo ricordare infine che in questo periodo prendono forma a livello locale alcune liste civiche che nascono da associazioni come, i
movimenti Caccia e Pesca, che rappresentano la crisi elettorale e partecipativa dell’ultima fase del Pci.
1.4.4-Periodo 1995-2010
Fino alla fine degli anni Ottanta il quadro dei partiti che si presenta alle elezioni locali è sostanzialmente simile a quello del voto politico nazionale. La riforma elettorale e la
frammentazione del sistema partitico permettono un aumento delle iniziative politiche
indipendenti dai partiti. Queste nuove proposte politiche si affiancano a quegli effetti politici, già presenti alla fine degli anni Ottanta, come la forte decrescita partecipativa all’interno dei partiti, che caratterizza anche il periodo tra la metà degli anni Novanta ed il periodo
contemporaneo. Forte personalizzazione della politica, sia a livello locale, ma soprattutto all’interno della dimensione politica nazionale, nuove forme di comunicazione e la nuova
concezione della forma partito, non più di massa ma sempre più simile alla forma “Cartel Party” [Katz; Mair; 1995] sono i punti che identificano questo ultimo periodo. Da un lato la logica del “berlusconismo” basato su una comunicazione populista e sulla prevalenza
dell’immagine su quella delle idee e del programma politico, dall’altro la logica del
“dalemismo” che mette in risalto l’individualità a discapito della collettività su cui si fonda il partito, sono due esempi che condizionano i due maggiori partiti italiani, ma che
esemplificano il cambiamento in atto in questo periodo.
La presenza delle liste civiche appare costante sia nei comuni piccoli che nelle città di medie dimensioni, per impennarsi nelle realtà con oltre 50.000 abitanti. Ad esempio a Milano nelle elezioni del 1999 si sono presentate 13 liste civiche coalizzate con i diversi schieramenti.
E’ nei contesti urbani più popolosi che si sviluppano solitamente il maggior numero di
iniziative politiche eterogenee rispetto al sistema partitico nazionale. All’interno di questo spazio temporale è importante segnalare due novità politiche importanti: in primo luogo le vittorie elettorali di liste civiche ed in secondo luogo la nascita di liste civiche personalizzate del leader.
Il primo fenomeno sottolinea che in molte zone nascono liste civiche che candidano una
personalità alla carica di sindaco, singolarmente oppure con l’appoggio di partiti tradizionali, possiamo ricordare l’esperienze di Riccardo Illy a Trieste e di Leoluca Orlando a Palermo, entrambe nel 1993, in cui l’esperienza della lista civica è di grande rilievo.
L’esempio però più eclatante è sicuramente l’esperienza di Guazzaloca a Bologna nel 1999, in una storia città “rossa”, sia come tessuto sociale che come amministrazioni comunali, si
presenta alle elezioni comunali la lista civica “La Tua Bologna” che candida alla
carica a sindaco Guazzaloca appoggiato da Forza Italia ed Alleanza Nazionale. La lista civica totalizza il 15% dei voti e proietta Guazzaloca al ballottaggio, che si concluderà nella vittoria del candidato di centro-destra per una manciata di voti [Boccafogli; 2000, p. 40].
Il secondo elemento è identificato con la personalizzazione della carica a sindaco ha portato alla creazione di liste civiche personalizzate del candidato a sindaco, che appoggiano
direttamente la figura e la persona del candidato. Queste liste sono riconducibili a particolari caratteristiche: hanno una durata limitata al momento elettorale, tendono a centrare
l’attenzione dell’elettore sul candidato specifico, che può essere un ex sindaco; oppure una personalità fortemente conosciuta; lista è formata da attori sociali poco politicizzati o con breve curriculum politico che si identificano come simpatizzanti del leader andando oltre il partito. Questi tipi di liste si trovano principalmente nelle grandi città, ed hanno come obiettivo quello di intercettare elettori con posizioni politiche anche diverse da quelle espresse dalla coalizione del candidato a sindaco, ma che ne sono attratti dalla personalità. Siamo di fronte quindi a comitati elettorali che identificano il culmine della propria esperienza nel momento elettorale.
In sintesi possiamo riassumere questo intervallo di tempo in due esperienze importanti: il valore determinante delle liste civiche nel momento elettorale, che a volte, riesce a superare le logiche di partito e la nascita di liste basate sulla figura del candidato a sindaco.
1.5-Partiti e liste civiche: rapporto e classificazione
Per far diventare il quadro sempre più preciso, adesso dobbiamo riuscire a tracciare il rapporto che nasce fra il sistema partitico e le liste civiche, e la classificazione dei due fenomeni messi a confronto, al fine di rappresentare le relazioni fra le differenti esperienze.
1.5.1-Partiti e liste civiche: il rapporto
Le liste civiche si identificano come organizzazioni che rappresentano la società cosiddetta
“civica” e si dichiarano scollegate dalle logiche partitiche. E’ possibile invece selezionare tre tipi di rapporto tra partiti e liste civiche: la lista civica in posizione antipartitica, la lista civica derivata da camuffamento di partiti, la lista civica autonoma dal partito ma in coalizione insieme ad una determinata area partitica. Questa distinzione ci permette di specificare meglio le possibili sfaccettature che il fenomeno delle liste civiche può assumere.
Il primo fenomeno raccoglie tutte quelle esperienze che si presentano all’interno dello
scenario politico in contrasto con il sistema partitico, quindi mostrano una comunicazione politica ed una strategia politica tendente a sottolineare la distinzione fra la lista e la classe politica. Gli esempi su questo tipo di lista civica non mancano, ci sembra interessante
ricordare il “Movimento a cinque stelle” di Beppe Grillo, che nell’ultimo
periodo è diventato sempre più un elemento stabile nel panorama politico collocandosi al 2% di voti a livello nazionale. In sintesi parliamo di liste che fondano il proprio programma politico sulla
cosiddetta “antipolitica” o che comunque si presentano in contrasto con il sistema partitico nazionale e locale.
In secondo luogo identifichiamo tutti quei fenomeni riconducibili a “camuffamenti” di partiti.
La formazione di liste civiche derivate da camuffamenti rappresenta una particolare strategia politica di un determinato partito che, per varie ragioni, come ad esempio la difficoltà di affermarsi in uno specifico territorio oppure, per attirare segmenti di elettorato di altri partiti, costituisce liste di simpatizzanti non riconducibili al partito stesso che ufficialmente si definiscono rappresentanti della società civile.
Infine con il terzo aspetto possiamo segnalare tutte quelle esperienze riconducibili a liste civiche politicizzate che scelgono di inserirsi in un contesto di coalizione con il sistema partitico, ad esempio la lista civica “La tua Bologna” di Guazzaloca, definendosi al di fuori del contesto partitico e delle logiche intrinseche in tale sistema, e contemporaneamente
identificandosi con valori riconducibili ad un’area politica ben precisa. In questa
considerazione rientra il processo di politicizzazione di una lista, nello specifico significa che la lista civica entra nella logica dei partiti politici, lasciando i tratti principali della sua origine.
Adesso è possibile descrivere e selezionare una classificazione più concreta del fenomeno delle liste civiche, in modo tale da riuscire a ricondurre alle diverse categorie esperienze presenti in ogni realtà e dimensione locale, al fine di evidenziare e strutturare il fenomeno nelle sue diverse evoluzioni.
1.5.2-Partiti e liste civiche: la classificazione
Cerchiamo in questo paragrafo di stabilire una prima classificazione delle liste civiche, iniziando la riflessione partendo dalla tipologia delle forme partito tradizionali. Per quanto riguarda i partiti riprendiamo come base della nostra ricostruzione la classica tipologia tripartita che, per quanto riduttiva, ci sembra ai fini espositivi ancora utile: partito di élite, partito di massa, partito elettorale. Il partito di élite è un partito di “aristocratici” e di
“borghesi”o, se si preferisce, di conservatori e liberali, formatisi in un conteso di suffragio limitato, prima in Gran Bretagna e poi diffusisi nel resto dell’Europa. Dal punto di vista della partecipazione sono partiti, riprendendo Neumann [1971; p. 152], di “rappresentanza
individuale” cioè rappresentano gli interessi di segmenti ristretti di elettori.
L’attività partecipativa si risolve sostanzialmente nel voto, mentre la hip di partito è costituita da gruppi limitati ed elitari. Il rapporto con il leader si basa su relazioni personali e sulla deferenza, la base del potere del leader è data dalla traslazione di privilegi sociali ed economici in influenza politica. Sotto il profilo strutturale sono partiti “leggeri” poco organizzati, la struttura è a “fisarmonica”, si attivano sul territorio solo in occasione delle elezioni come comitati elettorali ritornando a non essere attivi nel periodo tra due elezioni, inoltre l’unica
struttura che diventa riconoscibile è quella del coordinamento dell’azione parlamentare [Duverger, 1961, pag. 100].
I mutamenti che investono i sistemi politici, in seguito all’allargamento del suffragio,
contribuiscono alla crisi della fase parlamentare dei governi rappresentativi, gettando allora le basi per un tipo di regime basato sulla democrazia dei partiti e la politica di massa. I partiti di massa, o usando la definizione di Sartori “partiti organizzativi di massa”[Sartori; 1965], a differenza di quanto accade ai partiti di élite, pongono come punto cruciale della loro fisiologia l’organizzazione della partecipazione ed il coordinamento dell’azione collettiva.
Inoltre cambiano le funzioni, e quindi la struttura, del partito. Il partito di massa, infatti,
“cerca per prima cosa di dare un’educazione politica alla classe operaia d ai ceti popolari”, gli iscritti sono la elemento fondamentale del partito, la sostanza della sua azione, anche dal punto finanziario si basa sulla hip [Duverger; 1961; p. 105]. Con la loro comparsa, la partecipazione politica diventa principalmente un fatto organizzativo ed associativo, si
partecipa attraverso i partiti che si strutturano capillarmente in sezioni, basandosi su ideologie e valori che allettano i militanti, inoltre il partito di massa ha una forte burocratizzazione, nel senso che presenta consistenti apparati organizzativi, sia per numero di funzionari che per articolazione. E’ importante ricordare la precisazione di Michels [1966] sulla struttura interna del partito, “non soltanto il partito di massa è diventato oggetto e fine della partecipazione degli aderenti, ma tende a costruire un mezzo per la riproduzione dei gruppi dirigenti e ciò indipendentemente da altre considerazioni di ordine politico”.
Sul versante strategico delle relazioni con l’ambiente circostante, “i partiti di massa, siano essi classisti o interclassisti, assolvono il compito di costruire e rafforzare l’identità politica, tale attività consiste nel produrre simboli e messaggi comunicativi che servono ai membri di una collettività data per riconoscersi come tali” [Pizzorno; 1993; p. 175]. Con la fine degli anni Sessanta, la politica di massa in Europa registra una crisi cruciale, si espandono le opportunità per forme di partecipazione innovative e soprattutto si riaprono spazi di partecipazione e d’opinione individuale: la sfera pubblica, che nella fase precedente era controllata dai partiti, riconquista una propria autonomia distaccandosi dalla sfera politico-elettorale. Sul declino delle ideologie Kirchheimer [1971], prima formulazione nel 1966, elaborò la categoria del partito pigliatutto, che segna la definitiva crisi della prassi e dell’ideologia del partito di massa, sia nella variante classista che interclassista.
Nelle democrazie occidentali prende forma un nuovo soggetto politico, destinato a diventare ben presto egemone, il partito elettorale; il partito pigliatutto, con la sua “accettazione della legge del mercato politico”, ne è senza dubbio la prima e più nota incarnazione. Il partito elettorale vede l’organizzazione come un costo più che come una risorsa, gli apparati
burocratici sono considerati come un freno all’innovazione, più che costruire apparati
pervasivi il partito elettorale mira a realizzare strutture leggere ed intermittenti. Questo però non vuol dire che il partito elettorale sia del tutto disinteressato agli iscritti, anzi, in alcune sue versioni, come il “nuovo partito di quadri” [Koole 1994], si spendono considerevoli energie e tempo per offrire opportunità di partecipazione interna più democratiche, ad esempio le
primarie; i partiti elettorali sono meno interessati ai militanti attivi, spesso visti
come portatori di interessi e di razionalità d’azione in contrasto con la leadership. Inoltre ridurre i costi burocratici è funzionale per sviluppare la versatilità e l’adattabilità a mercati elettorali sempre più competitivi, e ciò richiede anche lo sviluppo di una considerevole capacità di produzione simbolica e comunicativa diretta a favorire la formazione di lealtà, ed a contenere i rischi di defezione degli elettori-simpatizzanti.
I partiti elettorali non si pongono più il compito di integrare elettori e gruppi nel sistema politico, ma di attirarli attraverso la costruzione e diffusione delle immagini del leader e dei loro intenti programmatici; “il partito elettorale diventa la soluzione organizzativa per gestire i processi di politicizzazione dei cittadini delle democrazie avanzate. Diventa un tema cruciale il capitolo della finanza politica, specie in un contesto di lievitazioni dei costi della politica, dovuti alla sua mediatizzazione e commercializzazione” [Crouch, 2003]. Infine negli ultimi anni è da sottolinear la formazione negli ultimi anni, specialmente in Europa, della forma Cartel Party, ci si riferisce al fatto che i partiti, specie quelli stabili e che gravitano attorno all’area del governo, “tendono a sviluppare tra di loro strategie collusive e di protezione, piuttosto che di aperta competizione, al fine di assicurarsi le risorse necessarie e di rendere più prevedibile il loro ambiente operativo” [Katz, Mair, 1995]. La “cartelizzazione” ha, però, dei costi che si evidenziano nello scollamento tra funzioni istituzionali e funzioni rappresentative dei partiti, ovvero nel dilemma privilegi contro legittimità.
E’ comprensibile evidenziare un parallelismo fra lista civica con origine movimentista, che nasce da una rottura sociale su cui basa la propria lotta politica, o comunque rappresenta nel momento elettorale un movimento sociale creatosi sulla base di valori comuni, ed il partito di massa tradizionale. Ovviamente la lista civica non ha l’eccessiva burocratizzazione di un partito, ed in questo caso possiamo ricondurre a questo tipo di lista tutte quelle esperienze che si evolvono incorporandosi in un partito oppure diventando, ando dalla rete nazionale, un partito movimentista.
In questi casi all’interno della lista che nasce da un movimento, l’organizzazione
orizzontale tipica delle liste civiche, denota e fa emergere ruoli per ci viene riconosciuta dall’elettorato, come il portavoce o il coordinatore. Una ulteriore similarità è evidenziata dal partito
elettorale, evoluzione della forma partito tradizionale, all’interno di un contesto in cui forte è il distacco delle persone dalla politica e dal sistema partitico. Alcune liste civiche si possono costituire, o alcuni partiti strategicamente possono far formare liste elettorali, che soltanto durante il momento elettorale si presentano. Rientrano in questa categoria tutte quelle liste civiche che sono definite con comitato elettorale, e spesso sono in coalizione con il sistema partitico, in questo caso l’organizzazione interna si evolve non in maniera autonoma ma
parallelamente alle esigenze del partito di riferimento. Nello specifico le categorie in cui si possono classificare le liste civiche sono otto:
Lista civica basata su una issue: in questa categoria possiamo identificare tutte quelle liste civiche che si basano su una issue fondamentale che tiene insieme individui con visioni politiche e culturali diverse fra loro; ad esempio possiamo ricordare esperienze come quelle autonomiste oppure quelle liste civiche che nascono da comitati di quartiere o associazioni, che si presentano per la necessità di influenzare il panorama politico su un determinato punto programmatico.
Lista civica movimentista: lista civica che si crea per rappresentare nel momento elettorale un determinato movimento politico formatosi sulla base di una rottura sociale, o creato da
persone con un sistema valoriale e visione politica simile, che si presenta nel contesto
territoriale ma va oltre alla dimensione locale come concetti e linee politiche; ad esempio ricordiamo il movimento ambientalista, e nella realtà fiorentina è interessante segnalare l’esperienza di Ornella De Zordo con la lista “Un’altra città”.
Lista civica ristretta personalizzata: rientrano in questa categoria tutte quelle liste che si formano attorno ad un gruppo ristretto di persone con un curriculum politico e con percorsi identificabili e riconoscibili dalla società civile; l’organizzazione ruota attorno alla figura del leader, che personalizza la lista e la struttura di essa, basata sul gruppo di persone che segue il carisma della leadership. Possiamo ricordare la formazione di liste derivanti dalla scissione da partiti oppure liste mediante le quali un ex sindaco si è ripresentato in contrasto con il sistema partitico; si parla comunque di esperienze la cui vita dipende dal risultato ottenuto nella competizione elettorale.
Lista civica per il sindaco (del sindaco): diversamente dalla precedente personalizzazione, queste liste civiche si formano solamente per appoggiare il leader all’interno della disputa elettorale cercando di intercettare quella parte dell’ elettorato, che seppur diversa da un punto di vista valoriale, sceglie di dare il proprio voto al candidato, la lista viene inglobata dal partito di riferimento oppure scompare dopo il risultato elettorale; diciamo che è frutto non di una spinta dal basso, ma di una strategia politica del leader stesso; ad esempio possiamo ricordare l’esperienza della lista civica per Rutelli alle elezioni di Roma del 1993, oppure quella presentata dall’attuale sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che ha dato alla lista anche una connotazione contemporanea, inserendo nel simbolo, i colori ed il nome di un social-network di questi tempi.
Lista civica derivata da un camuffamento: come abbiamo già avuto modo di esplicare precedentemente questo tipo di lista viene prodotta in base ad una strategia politica del partito egemone di quell’area politica che per varie ragioni decide di affiancarsi ad un’esperienza, che agli occhi degli elettori sembra proveniente da una parte della società civile, cercando di intercettare
persone che non voterebbero per il partito, a causa di ragioni politiche, ma nella dimensione locale, trovandosi d’accordo su alcuni punti programmatici, decide di dare il voto a quella determinata esperienza. La lista civica che viene fuori non esprime un’identità
politica autonoma dal partito di riferimento.
Lista civica “comunale” : questa categoria definisce tutte quelle esperienze che nascono all’interno del territorio comunale, con una composizione interna ibrida oppure composta
anche solamente da persone senza un curriculum politico, e che si pongono o all’interno di una coalizione oppure in opposizione al sistema partitico, ma basa il proprio programma
elettorale su punti programmatici locali, intercettando più issues locali, si posiziona in maniera trasversale nel rapporto e confronto con il sistema partitico tradizionale, la loro formazione è rintracciabile in comuni di piccole dimensioni.
Lista civica di protesta: le liste di protesta sono tutte quelle liste che basano il loro programma politico sulla caratteristica di essere contrari apertamente al sistema partitico tradizionale, oltre agli argomenti programmatici si tende a determinare fortemente la diffidenza e la
criticità verso i partiti; ad esempio possiamo ricordare l’esperienza movimento a “Cinque stelle” di Grillo, che in origine si è basato sulla protesta contro il sistema partitico, per poi specificare punti programmatici che ne definiscono l’identità politica.
Lista civica a forte componente partitica: in questa categoria rientrano tutte quelle liste indipendenti che si identificano in una determinata area politica di riferimento, prendendo le distanze dal partito espressione di quella specificata area. Sono liste composte ibridamene sia da persone che non hanno un curriculum politico, che da altre che hanno avuto esperienze politiche precedenti, quest’ultima componente è quella che prevale dettando la strategia
politica della lista; la differenza tra questo tipo e la lista camuffata è che le liste a forte componente politica non sono il risultato di una strategia dettata dal partito autore del camuffamento, ma sono situazioni createsi per volontà di un determinato gruppo di persone.
1.6-Effetti delle liste civiche sul sistema partitico
Le liste civiche producono, in rapporto al panorama politico, due effetti distinguibili in periodi diversi della vita politica locale: in primo luogo durante il momento elettorale, ed in secondo luogo nel periodo post elettorale. Per effetti si intendono quei cambiamenti politici ed
elettorali, prodotti dalla presenza di liste civiche che hanno modificato il panorama politico.
Due intervalli di tempo che contengono diverse caratteristiche legate al rapporto tra lista civica e sistema partitico, in particolare, nel primo periodo è possibile cogliere gli effetti sul panorama politico che la presenza delle liste civiche causa, e sugli effetti che avremo nel momento post elettorale. L’analisi di questi effetti conclude il nostro percorso di definizione del fenomeno delle liste civiche.
1.6.1-Effetti delle liste civiche sul sistema partitico: il momento elettorale
La lista civica che si presenta per la prima volta alle elezioni rappresenta sempre un’incognita difficilmente prevedibile per il sistema partitico, poiché la lista civica si pone tendenzialmente in una posizione trasversale rispetto allo spettro partitico, ed è quindi capace di intercettare voti di varie aree politiche. Le liste civiche raffigurano una variabile con un potenziale elettorale definito anche in rapporto alla composizione sociale della lista stessa, se la lista è formata da personalità politiche conosciute all’interno della dimensione è probabile che si abbia un potenziale alto di risultati in termini elettorali, viceversa la lista formata da personalità non politiche avrà probabilmente un potenziale più contenuto, sarà poi il partito egemone della dimensione locale che dovrà interpretare e tradurre questo potenziale.
Difficilmente è possibile immaginare a priori il risultato di una lista civica, poiché esso cambia in base, non solo alla composizione sociale, ma anche alla strategia politica adottata dalla lista ed al contesto socio-politico locale. Se la lista civica è alla seconda tornata elettorale, chiaramente diminuisce la caratteristica di non prevedibilità, che si avrebbe alla prima presentazione.
1.6.2-Effetti delle liste civiche sul sistema partitico: il momento post elettorale
La lista civica durante il momento elettorale è definita come un’incognita difficilmente
prevedibile, inoltre è retta da un forte entusiasmo dei componenti “dirigenziali” della lista stessa, cioè da chi l’ha fondata, principalmente a causa del carattere di
imprevedibilità. Al momento in cui si è conclusa la tornata elettorale, i componenti della lista civica prendono alcune decisioni che possono modificare lo scenario partitico locale.
Il punto di vista cambia in base al fatto che la lista abbia, oppure no, acquistato una
rappresentanza politica in consiglio comunale, poiché se non è riuscita ad acquistarla, sovente succede che l’organizzazione si scioglie, nel caso contrario è probabile che si crei attorno ai rappresentanti una struttura permanente. Sostanzialmente si possono identificare tre sviluppi della lista civica, dipendenti prevalentemente dai risultati ottenuti: a) scioglimento della lista civica b) strutturazione della lista c) inglobamento della lista nel partito di riferimento.
Il primo punto rappresenta di solito l’esperienza della lista civica che non acquista
rappresentanza politico-istituzionale e quindi similmente a come si è composta scompare,
nello specifico c’è chi continua la propria attività politica all’interno di partiti tradizionali o movimenti, e c’è chi non coltiva più il proprio percorso politico, come succede a chi è entrato nella lista civica dalla società ed era alla prima esperienza in campo politico. Inoltre le liste civiche fondate sulla base di comitati o associazioni continuano la loro attività di pressione politica sulle istituzioni.
In secondo luogo la strutturazione della lista civica si ha sempre in presenza di
un risultato importante che mira a modificare lo scenario politico, in questo caso la condizione necessaria è avere una rappresentanza politica. La lista civica, infine, può acquistare i connotati di un partito, strutturandosi internamente ma mantenendo una concezione organizzativa orizzontale e non verticale come quella della forma partito, continua quindi avere “un’anima”
movimentista. Possibilmente la lista indipendente può rimanere all’interno della dimensione locale, oppure entrare in scenari “sovranazionali” in rete con organizzazioni simili, in
quest’ultimo caso si assiste al processo di politicizzazione della lista, che entra in logiche partitiche, diventando un soggetto politico locale riconosciuto dall’elettorato.
Infine la lista civica può decidere di entrare all’interno del partito di riferimento dell’area politica rappresentata. Due sono le cause di questa decisione: in primo luogo la scelta politica dei componenti della lista, in secondo luogo il fatto che la lista, finito l’entusiasmo elettorale, perde il sostegno di parte dei “militanti” ed i rimanenti possono decidere di entrare nel partito tradizionale. Questi due scenari non sono dipendenti totalmente dall’avere, oppure no, la rappresentanza politica, poiché dipendono da fattori interni alla lista civica.
Capitolo 2-Analisi del contesto socio-politico territoriale
Dopo aver analizzato in generale il fenomeno delle liste civiche all’interno della dimensione italiana, ed avendone dato una definizione ed una classificazione della tipologia, proponiamo una ulteriore specificazione dello studio condotto. Cercheremo di approfondire la riflessione, analizzando uno specifico contesto, all’interno del quale l’elemento delle liste civiche si struttura e si evolve. In questo capitolo, si proverà in primis a ricostruire le caratteristiche storico-
politiche del contesto scelto per l’analisi, ovvero il comune di Lastra a Signa. Il territorio verrà analizzato alla luce di due fattori: l’appartenenza all’area della subcultura politica rossa, cornice e condizionamento del panorama politico locale e regionale, e le
motivazioni relative alla scelta politica dell’elettorato locale, differenti per varie ragioni dalle motivazioni che interessano il voto a livello nazionale.
Si vuole fare emergere dall’analisi di questi due elementi il rapporto tra contesto,
comportamento politico ed offerta politica. Inoltre si tenterà di individuare i fattori che influenzano la scelta dell’elettorato e gli effetti della presenza delle liste civiche.
2.1-La subcultura politica territoriale: definizione del concetto
Per capire in quale realtà le liste civiche si sviluppano, è doveroso analizzare le caratteristiche del contesto, al cui interno si svolge la competizione elettorale. Il concetto di subcultura politica territoriale ha rappresentato una chiave interpretativa decisiva per comprendere alcune caratteristiche essenziali del sistema politico italiano del dopoguerra.
La nozione di subcultura politica territoriale [Ramella, 2005, pag. 26], fa riferimento ad “un sistema politico locale caratterizzato dal predominio di un partito, da una robusta
organizzazione della società civile ed un’elevata capacità di mediazione dei diversi interessi”.
Questo presuppone l’esistenza di una fitta trama istituzionale (partiti, chiesa, gruppi di interesse, strutture assistenziale, culturali, ricreative) coordinata e regolata dal partito dominante, che controlla i governi locali e tiene i rapporti con il sistema politico centrale.
Attraverso questa rete istituzionale non solo si riproduce l’identità politica prevalente, ma si costruiscono anche le condizioni favorevoli per l’accordo e la cooperazione tra i diversi interessi a livello locale. La subcultura politica territoriale è quindi in relazione “non soltanto ad un comportamento elettorale, ma anche ad un modello complessivo di regolazione”;
evoluzione della struttura produttiva e forme di regolazione dello sviluppo sono due tasselli fondamentali della subcultura. Inoltre la coincidenza tra aree di sviluppo diffuso e subculture politiche territoriali non è casuale, queste ultime, infatti, hanno svolto un ruolo fondamentale nella formazione e riproduzione degli elementi del contesto locale socio-istituzionale che hanno favorito l’industrializzazione
La subcultura politica territoriale si basa su tre punti fondamentali: in primo luogo viene stabilita l’espressione di un voto di appartenenza, in secondo luogo è presente una forma di inclusione organizzativa elettorale, infine si ha una modalità di rappresentanza e di
coordinamento dello sviluppo locale basata su una fitta rete organizzativa regolata dal partito dominante. Una caratteristica originaria del concetto di subcultura politica è data
dall’evocazione di un’immagine di compattezza ed organicità [Floridia, 2010, pag. 5],
l’aggettivo territoriale accentua ancora di più questa omogeneità, evidenziando uno spazio geografico coeso e staccato, dotato di una propria interna coesione e conformità, uno spazio in cui politica e cultura, istituzioni e società, tendono a vivere e ad alimentarsi, seguendo una logica unitaria, connettendosi reciprocamente con legami forti.
Due sono i tratti unificanti delle grandi subculture politiche del nostro paese [Floridia; 2010; p. 6]: “da un lato l’ispirazione universalistica, dall’altro una forte identità locale e territoriale, ed un forte senso di estraneità, di distanza dal sistema politico statuale e nazionale”.
In Italia nel secondo dopoguerra si sono affermate due subculture politiche territoriali, distinte dal colore politico che hanno assunto. La subcultura politica rossa ha interessato Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche Settentrionali, identificando un’area che ha tributato un forte consenso in termini elettorali al Partito Comunista, e dopo la sua scomparsa ai partiti che gli sono succeduti; la subcultura bianca invece si è concentrata nel Nord-Est (Veneto,
Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia) e si è caratterizzata per la presenza della
Democrazia cristiana e delle su istituzioni satellite.
Le regioni dell’Italia “di mezzo”, e zone che più ci interessano in questa ricostruzione, sono l’espressione di una subcultura politica territoriale che affonda le proprie radici nel primo processo di mobilitazione di massa dell’inizio del XX secolo, una mobilitazione che segnò l’affermazione di un forte movimento socialista, con la nascita di esperienze amministrative a livello municipale ed un radicamento organizzativo di particolare consistenza.
Nel secondo dopoguerra il Pci raccoglie in parte l’eredità di queste esperienze dimostrando di saper governare lo sviluppo di queste zone; coniugando alla crescita delle piccole imprese, una politica di welfare sociale innovativa che si afferma nella dimensione locale in maniera radicata, ottenendo una stabilità che dura negli anni.
2.2-Differenze di radicamento e di colore politico: zona “bianca” e zona “rossa”
La subcultura rossa del Centro Italia e quella bianca del Nord-Est possiedono radici profonde nella storia di queste comunità, affondano le radici nella fase della prima mobilitazione di massa, quando incarnano a livello locale forme di organizzazione ed istituzionalizzazione dei due nascenti movimenti popolari, quello socialista e quello cattolico, che si ponevano in conflitto con lo Stato nazionale.
Dopo la parentesi segnata dall’avvento del fascismo, le due subculture sono riemerse nel
dopoguerra, trasformandosi parzialmente e consolidandosi nel corso dei primi due decenni di storia repubblicana. Le due subculture rappresentano in origine forme di “difesa della società locale”, [Ramella; 2005; p. 27] di fronte alla destabilizzazione degli equilibri sociali indotta dalla penetrazione del mercato e
dello Stato nazionale alla fine dell’Ottocento; si tratta in altre parole, di reazioni volte a contenere i processi di disintegrazione sociale e di
proletarizzazione, attraverso la difesa delle condizioni di vita dei ceti più deboli e la mediazione degli interessi delle varie classi.
Nelle zone rosse, come Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche settentrionali, questa
funzione di protezione della società locale a attraverso le esperienze del “socialismo municipale”, che si afferma all’inizio del XX secolo e si accompagna ad un forte radicamento delle leghe sindacali, camere del lavoro, società di mutuo soccorso e cooperative.
Nelle zone bianche, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, a svolgere la
funzione di protezione è la rete di casse rurali, banche, unioni agricole, cooperative, mutue ed altre strutture di assistenza sociale legate al mondo cattolico. La subcultura rossa trae origine dal forte radicamento socialista nella fase dell’avvento della politica di massa; a differenza del Nord-Est, si evidenzia una minore influenza cattolica nelle campagne e centri periferici, ed un orientamento più laico dei ceti medi nei centri urbani. La nascita e lo sviluppo della
subcultura territoriale è simile nelle zone rosse come nelle zone bianche, il punto di diversità sta da un lato nel radicamento dell’identità socialista, dall’altro nel radicamento di quella cattolica, e più nello specifico nelle diverse strutture
organizzative della comunità, le sezione ed i circoli Arci, nell’area rossa, gli oratori ed i circoli Mcl nella in quella bianca. Inoltre sono diversi i messaggi ed i punti relazionali tra il partito e la comunità: il Pci si basa
principalmente sul conflitto di classe e sulla difesa del ceto più debole tendendo ad una coesione sociale, la Dc pone la sua relazione sulla base della famiglia e sulla difesa delle grandi e medio imprese, questo è deducibile anche dal ato, l’ideologia socialista
rappresentava le lotte del mondo contadino, viceversa il pensiero cattolico era in difesa dei proprietari terrieri.
Nonostante le grandi differenze nel tipo di cultura politica e nelle modalità di regolazione socio-istituzionale, entrambe le subculture influenzano in profondità la struttura sociale di queste zone, contribuendo attraverso le loro organizzazioni, alla formazione ed alla
persistenza di quel contesto sociale e culturale basato sulla particolare combinazione di componenti tradizionali ed innovative, rafforzano una forma di coordinamento a livello locale dell’economia. In questo modo hanno preservato le comunità locali limitando l’erosione di rapporti produttivi basati sul lavoro autonomo sia nei piccoli centri (artigianato) che in campagna (mezzadri, piccoli contadini).
In secondo luogo, e più specificatamente, esse contribuiscono a legittimare l’imprenditorialità ed a costruire un’etica del lavoro, fattori rilevanti nello sviluppo della piccola impresa.
In terzo luogo, favoriscono una indipendenza politica della società civile, contrariamente a quanto è successo in ambienti dove i movimenti cattolici e socialisti, furono più deboli, ad esempio come nel Sud Italia. Una indipendenza della politica dagli interessi individuali.
“Nelle aree con una forte presenza subculturale, la politica diventa più autonoma dagli
interessi individuali e familiari, e più legata agli interessi collettivi, anche se con una forte connotazione territoriale e localista” [Trigilia, 1991, pag. 191]. Questi elementi risultano indispensabili per inquadrare lo sviluppo avvenuto nel secondo dopoguerra, momento cruciale di formazione delle identità socio politico all’interno della dimensione locale.
La subcultura politica territoriale ha consentito, nel dopoguerra, una migliore organizzazione e mediazione degli interessi, favorendo uno stile di rapporti industriali ed un tipo di
organizzazione politica, risultati successivamente importanti per l’integrazione della comunità locale. Sia i governi locali che le identità politiche, formatesi oltre le classi sociali, hanno permesso di costruire una rete intensa di rapporti e relazioni, dando forma a quella che è poi diventata una identità politica fortemente evidenziata. E’ da sottolineare il fatto che entrambe le subculture politiche territoriali che hanno condizionato l’Italia nella prima Repubblica si sono attenuate a causa di profonde trasformazioni sociali e culturali in atto o già consumate nel nostro paese.
In primo luogo, nell’ultimo ventennio, nelle zone bianche; il declino della Democrazia
Cristiana lascia uno spazio politico ampio, ereditato dalla Lega Nord, che impone una nuova egemonia culturale e politica, trasformando il bianco del mondo cattolico nel verde padano.
In secondo luogo le trasformazioni del Pci portano a nuovi equilibri all’interno delle zone rosse, con l’affermazione del Partito Democratico, che è un erede sempre più lontano del Pci, ed è sicuramente una forma di partito che identifica nuovi valori, diversi da quelli del Partito Comunista, rivolgendosi a nuove e diverse categorie sociali.
Si proveranno a descrive le fasi di costruzione della subcultura politica rossa in Toscana. Tale ricostruzione sarà utile per analizzare il contesto del nostro studio, Lastra a Signa.
2.3-Approfondimento e periodizzazione della subcultura politica rossa
I primi segnali della subcultura rossa si possono rintracciare in Emilia Romagna fin dall’inizio del Novecento, come reazione alla crisi agraria dei decenni precedenti ed alla
proletarizzazione in corso nelle campagne. Per evidenziare in modo corretto le origini e le trasformazioni della subcultura rossa è necessario fare riferimento al particolare modello di sviluppo ed alle caratteristiche socio-istituzionali. All’inizio del Novecento l’Italia centrale si caratterizza per un particolare insediamento demografico, che vede la presenza di un
complesso quadro urbano, fatto di piccole e medie città, basate su attività artigianali e commerciali, e la diffusione nelle campagne delle famiglie contadine. Su questo tessuto
sociale si radica l’egemonia culturale del nascente movimento socialista. In Toscana, in
Umbria e nella parte centro-settentrionale delle Marche il processo fondativo della subcultura territoriale rossa si manifesta dopo la prima guerra mondiale. Nelle altre regioni del Centro Italia, salvo poche eccezioni, il movimento contadino di fine secolo appare modesto, la
minore proletarizzazione delle campagne e la prevalenza di mezzadri, che godono di una
sfiducia da parte dell’area socialista a causa della loro poca evoluzione come classe sociale, ostacolano la diffusione del socialismo nel mondo agricolo, dove le organizzazioni cattoliche sviluppano dei forti capisaldi, in particolare nelle province meridionali delle Marche. In queste regioni il Partito Socialista manterrà più a lungo una estrazione urbana, ed avrà
difficoltà ad interpretare le istanze dei mezzadri, la cui ambiguità politica e sociale, verrà definita come un ostacolo per lo sviluppo di una solida coscienza di classe, elemento
indispensabile per la rivoluzione proletaria.
Dopo la prima guerra mondiale, con l’allargamento del suffragio, in Toscana ed in Umbria 1
l’organizzazione e l’elettorato socialista diventeranno ben più consistenti e si estenderanno territorialmente interessando anche le zone rurali. In seguito, l’avvento del fascismo segna una battuta d’arresto nel consolidamento della subcultura rossa, che emergerà di nuovo nel secondo dopoguerra, con il Partito Comunista che sostituirà il Partito Socialista, come punto di riferimento dell’egemonia politica e culturale della zona rossa.
Durante il periodo fascista si consolida l’alleanza tra agrari ed il Partito Fascista, che causa un forte peggioramento delle condizioni di vita dei mezzadri, le cui rivendicazioni vengono
sostenute ed organizzate alla fine del regime dai comunisti, cementificando l’alleanza tra Pci e mondo contadino, che si svilupperà nel secondo dopoguerra. La Toscana nel periodo post
bellico mostra i suoi cardini soprattutto nelle province di Siena e Livorno, e punti di
particolare debolezza nelle zone di Massa Carrara e Lucchesia, che vengono da una storia
ottocentesca diversa dal resto della regione, dove forti sono le figure dei proprietari terrieri, mentre nelle province di Firenze, Pisa, Pistoia ed Arezzo, i primi confronti elettorali tra Pci e Dc sono più equilibrati benché si abbia una maggiore consistenza del voto comunista.
Negli anni Sessanta il Pci si consolida nell’area centrale della regione, aumentando la
consistenza elettorale dei centri urbani e distanziando, dal punto di vista elettorale, la 1 Nelle Marche l’influenza rimarrà confinata soprattutto nelle province di Pesaro ed Ancona.
Democrazia Cristiana, pur rimanendo debole nelle province di Massa e Lucca [Ramella;
2005; p. 35]. Il radicamento del Pci ricalca in Toscana il modello della mobilitazione
contadina, soprattutto mezzadrie, consolidandosi nella campagna urbanizzata, settore
fondamentale di questa regione. Nel periodo tra gli anni Sessanta ed anni Settanta si assiste ad un forte sviluppo delle piccole imprese industriali spesso a conduzione familiare; questo percorso di industrializzazione, diverso da quello della grande impresa presente nel Nord-Ovest, è accompagnato dalla sostituzione dell’egemonia socialista da quella comunista.
In questo periodo si concretizzano esperienze che riescono a sfruttare le risorse interne regionali trasformando alcune aree in poli manifatturieri nazionali ed internazionali; in Toscana si possono citare i casi di Arezzo (oreficeria), Prato ed Empoli (tessile ed
abbigliamento), Santa Croce (conciario) e Valdelsa (mobilio). Rispetto all’egemonia politica emiliana, il comunismo toscano mostra segnali di un maggiore radicalismo politico, frutto di culture che persistano da lunga durata, come ad esempio il consolidamento dell’area radicale all’interno del Partito Socialista, che in seguito contribuì fortemente alla formazione del Partito Comunista D’Italia a Livorno nel 1921. Ramella disegna un profilo delle diverse fasi attraversate dalla subcultura territoriale rossa, che è utile ai fini della nostra riflessione riportare per cogliere i cambiamenti a livello partitico all’interno della dimensione locale
[Ramella; 2005; p. 50].
Il primo intervallo descritto da Ramella è definito “la fase del radicamento (1946-1958), in cui il Pci difende il suo insediamento elettorale mostrando una forte capacità di espansione, e raccoglie prevalentemente i consensi dei ceti popolari, soprattutto tra i mezzadri, nel mondo agricolo e tra gli operai e gli artigiani nelle realtà urbane”.
La seconda fase (1958-1976) “identifica la crescita del Pci, una costante crescita elettorale e di partecipazione che prosegue fino alla metà degli anni Settanta; nelle quattro regioni rosse i comunisti guadagnano forti consensi, raggiungendo in molti paesi la maggioranza assoluta ed il ruolo di partito egemone. E’ un periodo di forte espansione economica, in cui il Pci,
attraverso i governi locali, svolge una funzione di sostegno alle piccole imprese e di
mediazione del conflitto sociale, assicurando politiche infrastrutturali e servizi
sociali che favoriscono il compromesso sociale tra le classi. La scomparsa dei ceti mezzadrili amplia il peso dei gruppi sociali legati all’industria, in primo luogo operai ed artigiani, il partito comunista aumenta anche la capacità di attrazione verso i ceti medi e superiori e l’elettorato di opinione”.
La terza fase (1976-1992) è “identificata come fase del declino, ed è caratterizzata dalla crisi che il Pci risente fortemente a livello di partecipazione ed elettorale, fino alla svolta occhettiana. A livello nazionale il Pci, dopo il fallimento della linea politica del compromesso storico, a alla linea dell’alternativa politica alla Democrazia Cristiana, soffrendo la competizione a sinistra lanciata da Craxi; nelle regioni rosse queste difficoltà politiche si fanno sentire con un inasprimento dei rapporti con i socialisti. Il o indietro nelle elezioni del 1979 e la sconfitta nel referendum sulla scala mobile del 1985, segnano la crisi del partito comunista, una crisi che alla fine degli anni ottanta non sarà solo a livello di partecipazione ma anche a livello programmatico. Con la caduta del muro di Berlino, la maggioranza interna del Pci, con al vertice il segretario Occhetto, e che attorno al quale ruotavano le figure che in seguito guideranno le ulteriori fasi della sinistra italiana, Veltroni, Fassino, Mussi, D’Alema, decise la fine del Pci e la nascita del Pds, a cui seguì la formazione del Prc.
Il Pci aveva costituito la propria forza su divisioni politiche e sociali come il localismo, la frattura centro-periferia, il conflitto di classe e quello cittàcampagna. Tali divisioni si sono trasformate nel corso del tempo: sono scomparsi mezzadri ed operai, e si sono affermati nuovi attori sociali come i lavoratori dei servizi, il ceto medio. Il partito doveva al contempo affrontare le trasformazioni sociali endogene e i cambiamenti che avvenivano sul piano
internazionale”.
“La quarta fase (1992-1996) descrive la parentesi del ritorno ai livelli elettorali pre-crisi per quanto riguarda i partiti eredi del Pci, si arresta infatti la crisi
politica seguita alla scomparsa del partito comunista, e si ha infatti una inversione di tendenza nelle politiche del 1994 e successivamente con l’apice nelle regionali del 1995 e nel 1996”. Il ricompattamento
elettorale della sinistra si ha in virtù di alcune ragioni, come la crisi dei partiti di governo, Psi e Dc, la riforma del sistema elettorale (che spinge ad adeguarsi alle logiche del maggioritario anche se incompiuto), e la nascita di una nuova destra, composta dall’evoluzione del Msi, la presenza della Lega Nord e l’entrata nell’arena politica di Forza Italia. Il declino
organizzativo del Pci-Pds non si ferma, oltre alla perdita di iscritti ed una forte riduzione dei funzionari di partito, aumenta anche l’indipendenza degli amministratori locali, con l’elezione diretta della carica di sindaco, creando spesso conflitti tra giunte comunali e partiti che le sostengono. I risultati elettorali del 1994 e del 1996, che tributano un ampio successo al centrosinistra, sono interpretati come una conferma di solidità di questa tradizione politica, rappresentando la persistenza di un quadro subculturale e del “voto di appartenenza” che ne deriva. In questi anni si registra un cambiamento più illusorio che concreto [Ramella; 2005; p.
12], poiché le trasformazioni dei partiti e l’introduzione di nuovi cartelli elettorali, sembrano rinnovare la scena politica senza in realtà portare ad un profondo mutamento del panorama politico nazionale.
L’ultima fase (1996-2001) è quella che “inizia con l’approdo al governo della formazione
ulivista, e quindi con il Pds, con il Presidente Prodi, seguito dal governo D’Alema, primo presidente del consiglio ex comunista, fino ad arrivare a sconfitte elettorali importanti come la perdita di Bologna nel 1999. La sconfitta
bolognese è il simbolo di una nuova fase politica in cui gli eredi del Pci dimostrano di avere perso il controllo del territorio, in parallelo la formazione di comitati e movimenti, che criticano l’amministrazione del paese, sono
l’espressione della nascita di una sfera civile organizzata, soprattutto nell’ambito politico della sinistra, che apre una dialettica con i partiti della sinistra e con una parte dell’elettorato.
In seguito i partiti della sinistra riescono ancora una volta a risalire la china, con la vittoria nel 2006 delle politiche, e la riconquista della città di Bologna”.
E’ possibile parlare ancora di subcultura politica territoriale ? Il dibattito è più che mai complesso ed aperto, tra chi sostiene che la subcultura politica non è più un fattore di forte influenza all’interno del territorio e chi, ritiene che ancora oggi la subcultura esista ma attraversi una fase di trasformazione. Non è propriamente giusto parlare di scomparsa delle due subculture politiche territoriali, per due ragioni fondamentali [Floridia; 2010; p. 12]: in primo luogo, anche se in forme diverse tra loro, le aree del nostro paese che si sono
caratterizzate storicamente come aree di subcultura politica, possono ancora rientrare tra le aree definibili propriamente come tali, se intendiamo la subcultura politica territoriale come un sistema che conserva la propria identità attraverso processi in cui coesistono elementi di trasformazione ed adattamento ai cambiamenti sociali.
In secondo luogo se prendiamo il concetto teorico di subcultura politica territoriale esso conserva pienamente la sua capacità di analisi poiché permette di cogliere anche in chiave comparata, forme e gradi diversi di vicinanza o di distanza dal modello originario. Le
subculture politico territoriali sono diventate diverse dal ato ma persistono. Di quella bianca possiamo dire che è sostituita da quella verde della Lega Nord. Su quella rossa il dibattito è ancora più complesso, l’Ottantanove segna sicuramente una rottura storico politica, e l’identità politico-ideologica che aveva caratterizzato i decenni precedenti declina
rapidamente, ma non vengono meno, valori ed ideali che ne avevano segnato i tratti fondanti; sul piano politico il partito dominante ha cambiato pelle ed identità, ma al contempo è stata garantita una continuità del tessuto istituzionale del governo locale e regionale.
Ramella sostiene [2005; p. 142] che la zona rossa stia vivendo una sorta di “scongelamento della subcultura fase caratterizzata da due fattori; la diminuzione della quota dell’elettorato di appartenenza, e la riduzione dell’incapsulamento organizzativo dell’elettorato”. Questi
elementi inseriscono una maggiore dipendenza del voto dalla struttura della competizione e quindi dall’offerta politica rivolta agli elettori. Lo scongelamento è una fase avviata già negli anni Settanta, quando l’ampliamento del voto comunista, si traduce nell’immissione di quote crescenti dell’elettorato di area, procede silenziosamente negli anni Ottanta con il processo di secolarizzazione della politica, e subisce una drastica accelerazione negli anni Novanta, con il forte ingresso nella scena elettorale delle generazioni socializzate nei decenni della crisi partecipativa dei partiti di massa, e con la crescente disaffezione politico-istituzionale che contagia anche l’elettorato di sinistra.
Questo scongelamento rappresenta il aggio da una situazione di forte stabilità ad una realtà instabile rispetto a quella ata: i fattori di stabilità sono riconducibili al complesso sistema di regolazione sciale, su cui si fonda la subcultura territoriale, con una forte
istituzionalizzazione dei rapporti tra economia, società e politica, e la creazione di una coesione sociale all’interno della comunità. La stabilità che ha permesso il consolidamento della subcultura politica rossa è stata messa in crisi da tre fattori solidificati nella dimensione locale ovvero, lo sviluppo del processo di terziarizzazione nell’economia locale, cioè
l’aumento del settore dei servizi sul distretto industriale ed agricolo, il mutamento della composizione delle classi sociali, con la riduzione di quei gruppi storici su cui si basava la politica del Pci, ed infine la precarizzazione del mondo del lavoro, che ha portato a nuove forme di professioni atipiche rispetto alle tradizionali, come la figura del lavoratore a progetto o temporaneo. Questa instabilità si è tradotta con una maggiore mobilità socio-politica, una fluidificazione nei rapporti tra elettorato e le organizzazioni di rappresentanza politica, rendendo più aperta e mobile la competizione tra i due schieramenti. Un esempio di questa fluidificazione è sicuramente il risultato delle amministrative della città di Prato nel 2009, in cui l’elettorato è lo stesso che manderà all’opposizione il centrosinistra nelle elezioni amministrative e che, l’anno successivo, alle regionali, ritornerà a dare il voto in larga maggioranza alla coalizione di centrosinistra.
In Toscana possiamo individuare quattro linee di tensione, riportando di seguito la riflessione offerta da Floridia, che possono essere ampliati a tutta l’intera area rossa: a) una potenziale frattura interna tra centri e periferie b) una frattura generazionale c) una possibile rottura della coesione sociale d) un impoverimento del tessuto fiduciario tra cittadini ed istituzioni, e tra cittadini e partiti [Floridia; 2010; p. 13].
“Esistono aree territoriali, all’interno di queste regioni, che vivono e percepiscono una condizione di marginalità rispetto al modello dominante di rappresentanza degli interessi ed alle forme consolidate di mediazione politica, rispetto ai centri decisionali, ai luoghi ed ai poteri “forti” di queste regioni, rispetto al tradizionale sistema di “alleanze” costruito dalla tradizione politica
della sinistra; si tratta di aree “periferiche”, anche in senso geografico, che vivono per motivi diversi una condizione di isolamento e di estraneità, di indebolimento del loro tessuto economico e produttivo, e tutto ciò può produrre, ed ha prodotto delle precise conseguenze sui comportamenti politici ed elettorali, come la penetrazione della Lega”.
“I tradizionali canali della socializzazione politica non funzionano più o funzionano di meno.
Queste regioni rimangono ad alto tasso partecipativo , ma come si è visto anche in occasione delle varie primarie, sono soprattutto le generazioni anziane che sentono con immutato vigore il senso ed il sentimento di un dovere civico di partecipazione politica; la formazione della cultura o della non cultura politica dei giovani, rischia di are solo attraverso i canali che offre la nostra società modernizzata”.
“Un dato di fatto di cui esistono consistenti tracce nella geografia elettorale, è la frattura tra lavoro autonomo e lavoro dipendente, che costituisce una chiave interpretativa fondamentale per comprendere le scelte elettorali degli italiani, con una ulteriore frattura tra lavoro privato e lavoro pubblico”.
“Le ragioni del Centro sono state da sempre tra le regioni italiane con il più alto grado di
“spirito civico”, di fiducia nel rapporto tra cittadini ed istituzioni; tuttavia si avverte una crescita di disaffezione tra cittadini ed istituzioni sia nazionali che locali, con il rischio di avere anche nelle forme di partecipazione una involuzione”.
A questi fattori è necessario sommare gli elementi di novità emersi negli ultimi anni come, il rafforzamento dei partiti moderati della coalizione di centrosinistra e dei nuovi movimenti della società civile, l’emergere di un voto di coalizione maggiormente svincolato, dalle
indicazioni di partito, l’ampliarsi di quote di elettorato che s comportano diversamente a seconda dello scenario in cui si trovano, variano il loro voto in rapporto al tipo di
consultazione, distinguendo quelle politiche da quelle amministrative. Inoltre, il Partito Democratico è composto ibridamene, da ex democristiani ed ex comunisti, con il risultato che la componente maggioritaria non rappresenta più quella componente politica, con la quale
fino ad ora si identificava la cultura rossa, ma sia rappresentativa di una parte fino ad ora minoritaria, proveniente da una matrice diversa. L’esempio più evidente è il confronto in atto tra l’esperienza del governo regionale toscano del Pd e quella dell’amministrazione del
Comune di Firenze dove, si ha nel primo caso il Presidente della Regione identificato con Rossi ex esponente diessino, mentre nel secondo caso all’interno del Comune fiorentino si ha la figura del Sindaco Matteo Renzi esponente ex margherita, in cui si identificata l’area democristiana e popolare del Partito Democratico.
La differenza tra le due componenti esemplifica la contraddizione attuale che emerge nella subcultura territoriale rossa, che è il risultato di un cambiamento avvenuto con l’avvento delle nuove generazioni, le quali non rappresentano più le classi che in origine costituirono le basi della subcultura rosa, ma nuove istanze sociali. La nascita di organizzazioni di protesta e movimenti alternativi ai
partiti tradizionali, sono l’esempio delle nuove dinamiche sociali che si costituiscono all’interno, non solo della dimensione locale, ma anche in quella nazionale; tali esperienze si basano su una criticità verso il sistema partitico tradizionale, questo sentimento critico unito all’auto organizzazione, sono caratteristiche che rappresentano una volontà di cambiamento della realtà, da non sottovalutare.
Il dibattito sull’evoluzione politica dell’Italia “di mezzo” è attualmente aperto, tra chi ritiene che siamo di fronte ad un epilogo del condizionamento di voto per una precisa parte politica, e tra chi ritiene che, ancora per molto tempo, si avrà una votazione elettorale molto certa, figlia di quella subcultura rossa del Novecento.
Come si è detto in precedenza, le eredità del sistema subculturale rosso possono essere
individuate nella tenuta elettorale delle formazioni di centrosinistra ed in uno specifico modello di regolazione sociale.
2.4-I criteri di selezione politica da parte dell’elettorato
Definita la cornice, è necessario spostare l’analisi all’interno del quadro per evidenziare i criteri specifici che contribuiscono a spiegare le scelte elettorali a livello locale, diversi dalle motivazioni di voto all’arena nazionale. Reiser raggruppa questi criteri in cinque elementi essenziali [Reiser; 2008; p. 14]:
Elemento relazionale: è necessario evidenziare il fatto che la dimensione locale è caratterizzata da interazioni sociali più dense tra i protagonisti dello scenario
politico e della
“società civile”, quindi la relazione di conoscenza tra un cittadino ed attore politico influenza fortemente l’azione di voto.
Elemento di vita quotidiana: i cittadini di una comunità si scontrano quotidianamente con problemi locali. Questo elemento può influenzare l’azione di voto, allontanando l’attenzione dal sistema valoriale o dalle tematiche generali portate avanti da un partito.
Elemento emozionale: esiste una identificazione emozionale nel rapporto fra il cittadino ed il territorio in cui vive che influenza la scelta politica in base a fattori legati al territorio.
Elemento personale: in un contesto ristretto in cui, le personalità politiche sono facilmente riconoscibili è centrale l’elemento personale di giudizio del cittadino sull’attore politico.
Questo elemento che si è rafforzato dalla riforma del 1993 che portò la votazione diretta del candidato a sindaco.
Elemento di ricerca dell’armonia sociale: secondo Reiser c’è una tendenza nelle decisioni elettorali locali a scegliere quella coalizione politica che rappresenti la possibilità di un equilibrio sociale all’interno del territorio.
Questi criteri aiutano a definire in modo più approfondito il comportamento
dell’elettorato nella sfera locale e quindi il rapporto che si instaura tra le componenti del sistema partitico e l’elettore nel momento del voto.
Un ulteriore elemento da tenere in considerazione nella comprensione dei comportamenti
elettorali all’interno della dimensione locale è la socializzazione politica, che rimanda alle credenze e ai valori posseduti dagli individui. E’ un concetto chiave nella riflessione sul comportamento individuale dell’elettore, il quale seleziona il partito politico secondo una propria coscienza politica, sedimentata nel tempo.
La socializzazione politica, per definirla in un’altra maniera, “è quel processo attraverso cui ogni individuo si costituisce come membro di una comunità politica” [Renshom; 1977],
oppure secondo Powell [1991], “è quel processo attraverso cui le culture politiche prendono forma, si mantengono e si modificano”. Il processo di socializzazione riguarda tre dimensioni diverse: a) la dimensione normativa definita come l’interiorizzazione di valori e principi fondamentali del sistema politico nazionale, b) la dimensione espressiva, determinata
dall’edificazione di atteggiamenti e di orientamenti verso istituzioni ed attori politici presenti nel sistema politico, c) la dimensione cognitiva definita come l’apprendimento di conoscenze, di informazioni e di codici culturali relativi al mondo della politica, ed alle sue
rappresentazioni.
Dopo aver chiarito alcuni concetti chiave sia per analizzare il frame politico, sia per leggere almeno parzialmente, i comportamenti elettorali possiamo procedere con la disamina della
vita socio politica di Lastra a Signa per visionare la presenza e l’evoluzione del fenomeno oggetto della nostra analisi. Il punto di partenza sarà la storia politica del comune, fino ad arrivare alla descrizione particolare delle fasi in cui si sono presentate le liste civiche indipendenti, provando a leggere quanto avviene a livello locale, attraverso le trasformazione che interessano l’ambito nazionale.
2.5-Storia socio-politica di Lastra a Signa
Il comune di Lastra a Signa rispecchia il concetto di subcultura politica rossa, che
contraddistingue la Toscana insieme ad altre Regioni del Centro Italia, per alcune
caratteristiche fondamentali. Possiamo infatti descrivere alcuni elementi specifici della subcultura politica rossa, come la forte predominanza in termini elettorali del Pci ed in seguito alle formazioni di centro-sinistra, il radicamento capillare dell’organizzazione del partito, e la presenza di “istituzioni satelliti” nel territorio come i circoli Arci e le Case del popolo. La storia politica e sociale di Lastra a Signa è basata e condizionata fortemente dall’egemonia culturale e politica del Pci all’interno della dimensione locale, la storia del partito si intreccia con la storia del paese, creando un quadro politico legato alle decisioni partitiche sia locali che nazionali. In una realtà locale in cui l’opposizione al Partito Comunista Italiano non 2 Il concetto di socializzazione è introdotto per la prima
volta da Durkheim nelle sue analisi dedicate al problema dell’educazione e della formazione dei giovani, per descrivere il processo attraverso cui i membri delle giovani si formano come soggetti sociali attingendo ai modelli valoriali delle generazioni precedenti.
3 Per l’analisi della storia socio-politica di Lastra a Signa, ci siamo avvalsi anche dei dati provenienti dall’Ufficio Elettorale del Comune di Lastra a Signa e dell’archivio elettorale del Ministero dell’Interno raggiunge mai alte percentuali di voto, se non nel primo dopo-guerra, la chiave di lettura della storia politica di Lastra a Signa diventa, in parte la storia dei partiti di sinistra e la loro evoluzione.
Fin dalle elezioni del 1946 Lastra a Signa è guidata da amministrazioni di sinistra, in principio è il Fronte Democratico Popolare a conquistare la maggioranza degli elettori con il 62,79% , mentre la Democrazia Cristiana si attesta al 35,54% dei voti. Il sindaco Bagni fino al 1947, e successivamente Michelucci, amministrano Lastra a Signa durante la fase dell’immediato
dopo guerra, entrambe figure partigiane iscritte al Partito Comunista. Le nuove elezioni del 1951, che determinano Eligio Biagioni come Sindaco, consolidano l’egemonia dei partiti di sinistra con il Partito Socialista che raggiunge quota 20% ed il Pci 34%, mentre la
Democrazia Cristiana incrementa la percentuale di voti fino ad arrivare al 39%, la formazione del Psdi di Saragat nato dopo la scissione socialista, raggiunge il 4%.
Nelle elezioni del 1956, che portano alla nomina del sindaco Umberto Bellini, si registra un calo del Pci che scende al 33% a fronte dell’incremento del Psi al 24% e della piccola
flessione della Democrazia Cristiana che si ferma al 38%. Nelle elezioni del 1961, si è
nominato il primo sindaco di estrazione non comunista, Aldo Fiaschi, iscritto ed eletto nel Psi; il Pci raggiunge quota 41% ed il Psi scese al 17% mentre la Dc rimane a quota 38%. Tra il 1946 ed il 1961 le amministrazioni che si susseguono, guidano la ricostruzione del comune, si struttura in questi anni il sistema partitico della dimensione locale sulla base dei tre partiti più importanti: Pci, Dc e Psi, attorno ai quali si sviluppa il contesto socio-politico locale.
L’identità politico-culturale del paese si consolida con l’amministrazione del 1965 guidata da Gerardo Paci, forte leader del Pci locale ed ex partigiano, che nelle amministrazioni ate, sia di Bellini che di Fiaschi, ricopre l’incarico di vice-sindaco. Il Pci nelle elezioni tenutesi nel 1965 guadagna il 48% dei voti, consolidando la propria egemonia all’interno del panorama
politico lastrigiano, mentre la Democrazia Cristiana raggiunge il 32% seguita dal Psi al 12%.
Paci è il sindaco di Lastra a Signa tra il 1965 ed il 1975 , è da sottolineare, che alle elezioni del 1970 il Pci guadagna il 53% diventando il partito egemone, e costituendo la prima
amministrazione monocolore nella storia del comune. Le amministrazioni Paci indicano la
direzione politica ed identitaria del futuro del paese, in particolare su due punti: in primo luogo viene varato in questi anni il primo piano regolatore del comune, in secondo luogo si decide la progettazione di centri sportivi ed in particolare del centro sociale. Paci anche all’interno del partito viene identificato come vero leader politico, gestisce la trasformazioni ed i aggi all’interno del partito locale, e diventa l’interlocutore principale con la federazione fiorentina.
Il piano regolatore progettato ed approvato dall’amministrazione Paci è il primo documento strutturale che definisce una prima identità all’area lastrigiana, rappresenta il motore per molte costruzioni sia private che aziendali, ed identifica quella espansione edilizia presente negli anni Sessanta, senza la consapevolezza dei limiti ambientali. Nel 1975 in vista delle nuove elezioni, il Pci di Lastra a Signa è investito da un forte dibattito politico sulla possibilità di ricandidare Paci. Il dibattito interno porta ad una grossa spaccatura tra i seguaci del leader e l’ala antagonista che, appoggiata dalla federazione provinciale fiorentina (la quale offre in seguito al sindaco uscente la responsabilità di un assessorato provinciale) vede il superamento della discussione in favore del rinnovamento politico. Il 1975 è l’anno del soro del Pci sulla Democrazia Cristiana nelle elezioni amministrative nazionali, all’interno del partito comunista lastrigiano, si forma la generazione di giovani che condurrà le scelte future del partito alla fine degli anni Ottanta.
Alle elezioni comunali del 1975 il Pci si presenta con lo slogan “ Rinnovamento della
continuità” puntualizzando che il successore di Paci, Corrado Bagni, avrebbe continuato ad amministrare il comune nella continuità dei progetti della giunta uscente. Le elezioni del 1975
portano ad un incremento del Pci che si attesta a quota 55% seguito dalla Democrazia
Cristiana al 29% e dal Psi a 8,9%. Il Pci presenta di nuovo una giunta monocolore che, nel senso della continuità più totale, è composta per la maggior parte da assessori già presenti nell’ultima giunta Paci; anche la direzione politico istituzionale di Bagni, sindaco dal 1975 al 1985, si limita alla sola continuità dell’epoca Paci realizzando, di fatto, i progetti ideati dalla giunta precedente ed amministrando i problemi sociali del comune. Prima delle elezioni
amministrative del 1985 all’interno del Pci locale si ha una nuova discussione sulla
successione del sindaco Bagni. Come avviene per Paci, anche il sindaco uscente è
intenzionato a ricandidarsi; ma diversamente dalla volta precedente, non si ha nessuna
spaccatura, la maggioranza del partito chiede a gran voce il rinnovamento politico e nuove idee, per affermare una discontinuità di progettazione con la giunta uscente.
Alle elezioni del 1985 il Pci ottiene il 55% al contrario la Democrazia Cristiana subisce un ulteriore decrescita attestandosi al 27% ed il Psi aumenta la percentuale dei voti arrivando al 13%, sulla scia del leader Craxi, mentre il Movimento Sociale Italiano, sempre arrivato al 2%, si stabilizza al 3,6%. Diventa sindaco Carlo Cappellini, che amministra il comune per cinque anni, ando alla storia locale più che come amministratore, come “reggente”, infatti il partito non volle sostenerlo nella successiva candidatura. In questi anni localmente il dibattito politico era centrato sull’ inserimento del depuratore
dell’acqua per la Provincia di Firenze proprio a Lastra a Signa, l'impianto, che poi verrà costruito a San Colombano, frazione
lastrigiana, nasce come risposta alle esigenze di trattamento dell'acqua di scarico dell'Area Fiorentina, comprendente i comuni di Firenze, Campi Bisenzio, Calenzano, Sesto Fiorentino, Signa, Lastra a Signa e Scandicci. Il dato importante, in una logica di egemonia partitica, è che viene eletto segretario del Pci locale Moscardini, allora trentenne, e già assessore ai lavori pubblici dell’ultima giunta Bagni, che guida il partito in una fase delicata, tra la svolta occhettiana a livello nazionale e la decisione sul depuratore a livello locale. Moscardini fa parte della corrente di Ingrao, corrente minoritaria nel partito, ma che riesce ad avere la maggioranza nelle sezioni del comune; il punto da sottolineare è che attorno a Moscardini, proprio in questa fase, fra nascita del Pds e decisione sul depuratore, si compone quel gruppo politico che resta al centro delle decisioni amministrative dal 1991, anno in cui Moscardini diviene sindaco sostituendo Cappellini. Moscardini conclude i suoi mandati da sindaco nel 2004, affrontando dunque anche l’elezione con la nuova legge elettorale.
Alle elezioni del 1990, l’egemonia politica del Pci diminuisce fermandosi al 46%, ma
riuscendo a formare l’ultima amministrazione monocolore, in questa fase si presenta per la prima volta la lista dei Verdi che prende il 3,17% dei voti, mentre il Psi si blocca intorno all’11% e la Democrazia Cristiana scende ancora fino al 25%, Msi si posiziona al 2,28%. Tra il 1991 ed il 2004 Lastra a Signa viene guidata ancora una volta, dopo l’esperienza delle amministrazioni Paci, da un leader politico che condiziona, mediante riforme strutturali, l’identità sociale e politica del comune. Moscardini contribuisce in maniera determinante alla costruzione del depuratore a Lastra a Signa, inserendo il paese all’interno del dibattito politico provinciale, riforma l’apparato burocratico comunale, ridefinisce il centro storico e progetta il nuovo piano strutturale del comune, poi approvato dalla giunta Nannetti. In anni in cui molti comuni, per necessità economiche, tendono a privatizzare i beni comuni, le giunte
Moscardini, con l’approvazione del piano strutturale, danno segnali di discontinuità con la realtà presente. Innanzitutto si vuole inserire pienamente Lastra a Signa all’interno dell’area metropolitana fiorentina, e questa scelta politica è simboleggiata da due decisioni del 1994: il già citato depuratore e la creazione del primo parco fluviale agricolo del territorio di Firenze.
In seguito nel 1998 viene approvato, da Pds e Prc, il piano strutturale con il forte aiuto dell’architetto De Lucia. Diversamente dal documento approvato dalla giunta Paci, il segnale qui dato è quello dello sviluppo sostenibile dell’area urbana con l’ambiente circostante. Nel piano del 1998 emergono due punti importanti: il concetto di discontinuità con la concezione dell’espansione edilizia che caratterizzò le decisioni degli anni Sessanta, e l’idea del recupero di aree dimesse, poiché recuperando queste aree si evitava di andare a costruire su nuovi ambienti. Due esempi rilevanti di questa politica furono il recupero dell’ex azienda Alfa Columbus, che diventa il nuovo distretto sanitario dell’area lastrigiana, ed la ristrutturazione di tre ex fabbriche, sostituite dalla creazione della nuova Ipercoop.
All’interno del partito, Moscardini ha sempre una posizione di rilievo, sia nella classe politica locale, contribuendo al rinnovamento della classe dirigente (come dimostra la lista di
candidati del Pds nel 1995), sia nel confronto con l’apparato partitico regionale e provinciale del Partito Democratico della Sinistra ed in seguito dei Democratici di Sinistra. Si consumerà in questa fase politica il divorzio tra Rifondazione Comunista e il Pds-Ds. Moscardini è
l’ultimo segretario del Pci ed il primo sindaco eletto direttamente dai cittadini, il cambiamento della politica locale è riassunto nella trasformazione della candidatura del sindaco che a dalla decisione partitica, e dalla lotta tra
gruppi all’interno della struttura del partito, alla personalizzazione del candidato sindaco. Con la legge 81/93 il sindaco diventa eletto
direttamente dai cittadini. E’ importante ricordare che la carica di sindaco fino alla riforma del 1993 era assegnata in via indiretta, con l’elezione a sindaco di un consigliere comunale che veniva votato successivamente dai consiglieri comunali neo-eletti, modalità uguale a quella dello scenario politico nazionale, le cariche istituzionali e di direzione politica del paese erano scelte e decise a livello partitico. Questa situazione creava una forte coincidenza fra cariche partitiche e cariche istituzionali, era infatti difficilmente immaginabile che i partiti
candidassero personalità esterne al sistema partitico per guidare ed amministrare il paese, chi aveva la carica di segretario del partito di maggioranza, spesso era nominato sindaco.
La nuova legislazione differenzia tra i comuni fino a 15.000 abitanti e quelli oltre questa soglia. Lastra a Signa è un comune con circa 17.000 abitanti, quindi fa parte di quella
categoria di comuni formati da oltre 15.000 abitanti, per i quali il sistema elettorale prevede che il candidato a Sindaco debba essere collegato ad una o più liste di candidati a consigliere comunale. L’elettore vota contemporaneamente per un candidato a sindaco e per una delle
liste collegate, potendo esprimere un voto di preferenza nell’ambito dei candidati presentati da tale lista. In questo caso è importante ricordare che l’elettore può anche scindere il suo voto accordando la sua preferenza ad un certo candidato a sindaco, ma poi votare una lista ad esso non collegata. Risulta eletto il candidato a sindaco che otterrà la metà più uno dei voti validamente espressi (maggioranza
assoluta), viceversa se nessun candidato raggiunge tale maggioranza, si ricorre ad un secondo turno elettorale di ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti, con la possibilità di accorpamento di altre liste; il metodo invece di attribuzione dei seggi del consiglio comunale avviene con l’applicazione del metodo D’Hont.
Nel 2004 Nannetti viene candidato dai Democratici di Sinistra alla carica di sindaco. La
campagna elettorale si concentra, seppur indirettamente, ancora una volta sulla figura dell’ex Sindaco Moscardini, in quanto la coalizione di opposizione all’Ulivo, composta da Prc,Verdi, Sdi, Idv e la lista civica Noi con Voi, che candida Bertelli, esponente di Rifondazione, il quale dichiara che con Nannetti non c’era novità e rinnovamento, ma soltanto un ulteriore
Moscardini bis, viceversa, il candidato dell’Ulivo definisce apertamente il rinnovamento
politico del suo programma, distaccandosi a sua volta dall’ ex-sindaco. Il ballottaggio tra Nannetti e Bertelli conclude con la vittoria del candidato dell’Ulivo per soli 700 voti; Nannetti sarà poi riconfermato alle elezioni del 2009. La discrepanza tra i due candidati è possibile visionarla nella differenza che emerge tra le elezioni provinciali e quelle comunali tenutesi lo stesso giorno. I Ds si attestano, nelle consultazioni provinciali intorno al 30% dai voti, mentre Rifondazione sul 9,7%, viceversa nelle elezioni comunali i Democratici di Sinistra si
fermarono al 26% e Rifondazione al 10%. Da un lato questa discordanza elettorale è
ipotizzabile definirla come un voto di sfiducia, più che al candidato, verso il partito dei Democratici di Sinistra, in quanto molti elettori votarono per il Pdci in coalizione con Ds e Margherita. Questo partito che alle provinciali si era attestato al 6,8% dei voti, alle comunali conquista il 9%, questo flusso potrebbe essere interpretato come la volontà dell’elettorato di spostare la coalizione ulivista verso sinistra, mentre soltanto l’uno percento dei votanti cambia la coalizione di riferimento. Questo range di voti fa evidenziare che, in effetti, l’elettorato di sinistra di Lastra a Signa voleva dare un segnale alla classe dirigente diessina, premiando la forte coalizione di sinistra di Bertelli. Nannetti sicuramente deve gestire un’eredità pesante come quella di tredici anni di Moscardini, senz’altro ha gestito ed amministrato il comune, ma non riesce a dare quella impronta identitaria, che solo Paci e Moscardini furono capaci di dare, sia dal punto di vista amministrativo che dal punto di vista politico.
La causa principale di questa mancanza di capacità riformatrice non è soltanto da ricondurre allo spessore personale e di curriculum politico del sindaco attuale, ma anche al fatto che i sindaci precedenti hanno potuto usufruire di una situazione economica più florida rispetto a quella dell’amministrazione presente. In questa piccola e breve cronologia politica di Lastra a Signa abbiamo evidenziato la presenza di quattro liste civiche, che analizzeremo nel prossimo capitolo. Tutte le esperienze si sono concentrate nell’intervallo temporale tra il 1995 ed il 2009, periodo caratterizzato da due elementi fondamentali: l’elezione diretta del sindaco, e la crisi del sistema partitico e della partecipazione politica.
L’elezione diretta del sindaco porta ad una forte personalizzazione delle strategie politiche dei partiti, è sulla figura del sindaco che si concentra l’attenzione dell’opinione pubblica, mentre la crisi dei partiti tradizionali apre a nuove possibilità di espressione politica.
Capitolo 3-Fenomenologia delle liste civiche a Lastra a Signa
Dopo aver definito l’oggetto del nostro studio ed il contesto d’analisi è necessario inserire il fenomeno delle liste civiche in un intervallo di tempo ben definito ed in un contesto politico specifico, al fine di capire la storia, intesa come nascita ed evoluzione, delle liste civiche all’interno di un determinato territorio.
L’intervallo di tempo preso in considerazione va dal 1995, anno in cui si sono verificate le prime elezioni amministrative a Lastra a Signa con l’elezione diretta del sindaco, al 2009, anno in cui si sono svolte le ultime elezioni amministrative.
L’iter attraverso il quale abbiamo deciso di condurre l’analisi sull’evoluzione del fenomeno prevede, la definizione del contesto sociale sia locale che nazionale, in cui la lista si forma, lo studio della composizione, la strategia e la tipologia della lista. L’esame del contesto sociale locale e nazionale sarà breve ma necessaria, al fine di cogliere le caratteristiche del momento in cui nasce la lista civica, e quali cause dell’origine sono riconducibili al momento storico.
La strategia politica e comunicativa, e la composizione della lista ci aiutano ad identificare l’esperienza in una determinata categoria della nostra classificazione; gli aspetti strategici e comunicativi possono essere di o per capire quanto la lista sia vicina o meno ai partiti, oppure voglia puntare su issues politiche locali ben definite; la composizione della lista definisce se l’organizzazione comprende personalità della politica locale oppure si basa su un’
ibrida unione di persone, o soltanto personalità riconducibili alla società civile.
Le liste civiche presentate all’interno della competizione elettorale lastrigiana, sono state:
“Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa” (1995), “Noi con Voi” ( 19992004), “Lastra da Vivere” (2009) e “Lastra Futura” (2009). Ognuna è portatrice di una storia e di un’identità politica che cercheremo di descrivere mediante interviste a personalità di rilievo delle liste civiche presentate davanti allo scenario politico lastrigiano.
Lo scopo dell’analisi è la comprensione della tipologia di liste civiche che si presentano a Lastra a Signa e degli effetti sullo scenario politico dello sviluppo di liste ufficialmente al di fuori del panorama partitico. Questi elementi sono stati ricostruiti attraverso interviste semi-strutturate a testimoni qualificati, ovvero a personalità politiche che hanno fondato o
contribuito a fondare le liste civiche presenti sul territorio lastrigiano. Nello specifico sono stati intervistati Pietro Milanesi, attuale assessore ai Lavori Pubblici di Lastra a Signa e storico esponente del partito socialista locale, per la lista “Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa”, presentata durante le elezioni del 1995; il Geometra Franco Tozzi, fondatore della lista civica “Noi con Voi”, presente alle elezioni amministrative del 1999 e 2004, ed attuale consigliere comunale del Partito Democratico, Fabrizio Bertelli, ex candidato a sindaco nel 2004 e nel 2009, per la lista civica di “Lastra da Vivere”, che ha appoggiato la sua candidatura nelle ultime amministrative, ed infine Enrico Geri, uno dei fondatori della lista civica “Lastra Futura”, presente anch’essa alle ultime elezioni tenutesi nel 2009. La nascita e lo sviluppo della lista civica così come la strategia e la comunicazione politica sono state ricostruite attraverso queste interviste. Per quanto riguarda i dati elettorali delle elezioni amministrative analizzate, ci siamo avvalsi dei documenti forniti dall’ufficio elettorale del comune di Lastra a Signa, mentre per i dati sulla composizione delle liste dei candidati a consigliere comunale delle liste civiche, ci siamo avvalsi della documentazione fornita dalla Prefettura di Firenze.
3.1-Elezioni amministrative 1995: “Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa”
La lista civica “Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa” è, nella storia del comune, la prima lista indipendente a presentarsi davanti al panorama politico lastrigiano. Nello specifico cercheremo di capire i punti fondamentali caratterizzanti la lista e in quale categoria della nostra classificazione è possibile inserire questa esperienza.
L’intervista è stata effettuata all’attuale Assessore ai Lavori Pubblici di Lastra a Signa, Pietro Milanesi, esponente del Psi, che nel 1995 era fra i creatori della lista civica a componente socialista.
3.1.1-Il contesto socio politico del 1995
Il contesto in cui si svolgono le prime elezioni con la selezione diretta del candidato a sindaco, è caratterizzato dal clima politico post-tangentopoli, siamo infatti nell’ultima fase di “Mani Pulite”, momento in cui il pool dei magistrati, in particolare Di Pietro, è costretto a difendersi dalle accuse di concussione e di pressione su ispettori inviati dall’allora Ministro di Giustizia Mancuso, in seguito sarà scagionato dalle accuse stesse. Il clima è fortemente condizionato dalle notizie e le smentite di nuove corruzioni, si assiste alla diatriba tra chi vuole il pool dei magistrati di Milano egualmente corrotti come i politici accusati nel ’92. Dagli attacchi a Di Pietro fino alla fuga, o “esilio volontario “ di Craxi, si assiste alla fase conclusiva di quella che Indro Montanelli definì “ la rivoluzione pacifica della società civile”.
A livello politico lo scenario politico nazionale muta radicalmente, da una parte con la caduta dei partiti tradizionali Dc, Psi e Pli, e la trasformazione del Partito Comunista in Pds in seguito alla svolta della Bolognina ed alla caduta del muro di Berlino, la svolta finiana di Fiuggi che porta al aggio dal Movimento Sociale Italiano ad Alleanza Nazionale e la
creazione del Partito Popolare su una istanza della Democrazia Cristiana, dall’altra con la formazione di nuove componenti politiche come Forza Italia, guidata da Silvio Berlusconi.
Tangentopoli, la nuova legge elettorale e la creazione di nuove strutture partitiche sono cambiamenti di tale portata che si arriva a parlare di aggio dalla Prima Repubblica alla Seconda Repubblica .
Le varie formazioni politiche, alle elezioni del 1994, si presentano secondo una nuova logica coalizionale, pur non prefigurando un sistema bipolare. Le coalizioni sono infatti tre:
Alleanza dei progressisti, guidata da Achille Occhetto, si propose come coalizione di centro sinistra: era formata dal Partito Democratico della Sinistra, il Partito della Rifondazione Comunista, la Federazione dei Verdi, il Partito Socialista Italiano, La Rete, Alleanza
Democratica, Cristiano Sociali.
Polo delle libertà e Polo del Buon Governo, si presentano come coalizioni di centro destra, tra loro collegate, sotto la guida di Silvio Berlusconi; il Polo delle libertà comprendeva Forza Italia e Lega Nord, mentre il Polo del Buon Governo formato da Forza Italia ed Alleanza
Nazionale, entrambe le coalizioni includono il Centro Cristiano Democratico e talora alcune formazioni minori (Udc, Polo Liberaldemocratico).
Patto per l’Italia, guidato da Mario Segni, si propone come coalizione di centro, formata dall’alleanza composta dal Partito Popolare Italiano ed il Patto Segni.
La vittoria di Berlusconi è l’inizio di una nuova stagione politica e di cambiamenti sociali importanti, che segnano fortemente lo scenario politico italiano.
Il dibattito politico a livello locale è incentrato, oltre che sui fatti inerenti alla dimensione nazionale, sulla questione del depuratore per l’area fiorentina, un dibattito che dura dalla giunto Bagni del 1986 e non si conclude nemmeno quando nel 1994 l’amministrazione
Moscardini approva la costruzione del depuratore. Le elezioni del 1995 ci mostrano un quadro simile a quello di cinque anni prima, infatti al momento elettorale si presentano quattro candidati a sindaco contrapposti: si ha la coalizione di centro destra, composta da Forza Italia, Alleanza Nazionale ed il Centro cristiano Democratico che sorreggono il candidato Stefano Falcioni, si ha la lista del Partito Popolare che è collegata alla candidatura di Giuseppe Pandolfini, la coalizione formata da Partito Democratico della Sinistra e Rifondazione
Comunista che presentano Carlo Moscardini, sindaco uscente, ed infine la prima lista civica che si registra nella realtà di Lastra a Signa, la lista di Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa, collegata al candidato Alessandro Scarafuggi. Da registrare anche il rinnovamento
avvenuto nella lista del Pds che presenta la nuova generazione della classe politica che andrà, in seguito, ad amministrare il territorio, una lista con età
media trentatre anni e per il 40%
formata da donne.
La campagna elettorale del 1995 è incentrata su chi è a favore o meno alla decisione di
ubicare il depuratore di acqua per l’aerea fiorentina, in sostanza la divisione e tra chi ritiene che la scelta farà entrare Lastra a Signa al centro della vita metropolitana, e chi pensa che il progetto vada quantomeno rivisitato o fermato. Le consultazioni premiano l’amministrazione uscente con il 41% dei voti al Pds ed il 14% a Rifondazione Comunista, mentre il Ppi
raggiungerà il 9,8% e la coalizione di centro destra il 25%. In questo scenario si forma la lista
“Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa” che riuscirà ad attestarsi al 7,7% , ando alla storia del paese come la prima lista civica. Da qui parte la nostra indagine per carpire le origini, la strategia politica, l’evoluzione e gli effetti delle liste civiche a Lastra a Signa.
3.1.2-“Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa”: origine e composizione della lista civica
Il periodo storico in cui nasce la lista civica è caratterizzato dalla destrutturazione del sistema partitico tradizionale, in particolare emerge in questi
anni una forte crisi in termini elettorali del Partito Socialista, che alle elezioni europee del 1994, da una media nazionale del 15%
scende a circa il 2%. E’ il momento dell’uscita dalle scene politiche italiane del leader Craxi, mentre la guida del partito è affidata in via congressuale all’ Onorevole Boselli, il quale è identificato all’interno dell’area moderata del Partito Socialista e guarda ad alleanze con i centristi. Nel Novembre 1994 durante il congresso socialista, il Psi si trasforma nella
formazione politica dei Socialisti Italiani guidati dallo stesso Boselli e Giugni. La nuova formazione politica si presenta per la prima volta all’elettorato alle consultazioni regionali del 1995, costituendo una lista comune con Alleanza Democratica di La Malfa, ed il Patto Segni, denominata Patto dei Democratici. La coalizione ottenne il 4,2% dei voti a livello nazionale, con una predominanza di voti per l’area socialista, motivo per cui i Socialisti Italiani escono dalla lista, presentandosi successivamente alle elezioni politiche del 1996 all’interno della lista di Rinnovamento Italiano. Il Psi in questo periodo, perde oltre che al fattore elettorale, anche la propria identità socialista, mascherandosi prima in coalizione con Alleanza
Democratica ed il Patto Segni, ed in seguito con il Rinnovamento Italiano dell’Onorevole
Dini, spostando il proprio baricentro elettorale verso il centro cattolico e moderato.
In questa fase il Psi di Lastra a Signa prende le distanze dalle decisioni prese a livello nazionale ed a livello provinciale, Milanesi durante l’intervista sottolinea fortemente la necessità intrinseca al Psi locale, di non perdere la propria identità socialista e di non portare avanti alleanze troppo strette con l’area moderata
cattolica. Le due motivazioni, le cause, per cui nasce e si presenta la lista “Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa”, sono da
ricondurre al fatto che, in primo luogo il Psi lastrigiano non vuole perdere quella forza identitaria storica che ha origine con Turati.
In secondo luogo è presente la necessità di rivolgersi al proprio elettorato, non come alleanza di centro ma come socialisti. Nella nostra ricostruzione identifichiamo la nascita della lista composta in predominanza da iscritti al Partito Socialista, in questo caso il sostantivo
“indipendenti” all’interno del simbolo, rappresenta qualche personalità, non riconducibile ad alcun partito, quindi in rappresentanza della società civile, i componenti della lista sono persone che non hanno più un riferimento all’interno del sistema partitico oppure sono
conoscenti degli ideatori della lista stessa. Il sistema di composizione della liste verte propriamente sulla rete di amicizie e conoscenze dei promotori, dal aparola fra conoscenti esce la struttura della lista. La maggioranza della lista rappresenta ancora l’organizzazione del Partito Socialista di Lastra a Signa, mentre gli altri candidati in lista sono caratterizzati dal fatto di non avere un curriculum politico, o altre esperienze di questo genere, sono vicini all’area di centrosinistra ma non hanno più riferimenti all’interno del panorama politico, e sono uniti più che nel programma politico, nell’intenzione di cambiare la classe dirigente del comune, in particolare, questo o civico è da evidenziare come un voto contro
Moscardini e l’amministrazione uscente. La lista di candidati è composta per il 36% da donne, con una media di età di circa quarantaquattro anni, in cui su diciannove candidati è possibile evidenziarne cinque riconducibili come
indipendenti al sistema partitico.
Viste le cause che hanno originato la lista, e la composizione di questa, iamo a descrivere la strategia politica e la comunicazione che hanno caratterizzato la campagna elettorale della lista civica. La lista riuscirà, come abbiamo già detto, al 7,7% dei voti, raggiungendo la rappresentanza in consiglio comunale con un consigliere, il candidato alla carica di sindaco Alessandro Scarafuggi.
3.1.3-“Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa”: strategia e comunicazione politica della lista
La lista “Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa” si pone l’ obiettivo di intercettare quel determinato spazio politico elettorale che rappresenta due specifiche componenti della
comunità: le persone dell’area centro sinistra che non hanno più riferimenti politici, e tutte quelle persone che si ritrovano nella definizione di sinistra, ma sono contrarie
all’amministrazione uscente. Il sostantivo “indipendenti” ha la funzione di attirare il primo tipo di target elettorale, ma anche di rappresentare il distacco con le decisioni dei Socialisti Italiani di entrare in alleanze centriste. Questa ultima considerazione è rafforzata dal
sostantivo socialista, che inquadra la lista in una determinata fascia politica di riferimento.
La lista civica, in questo caso, è riconducibile alla categoria delle liste a forte componente partitica, poiché è composta per la maggioranza da personalità iscritte al Partito Socialista, oppure che hanno un curriculum politico, e che si identificano in una determinata area politica di riferimento. “Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa” mantiene una struttura partitica, che è identificabile con quella del Psi, come si costruisce una strategia politica di attacco all’amministrazione uscente, un’offensiva basata sul sollevare le contraddizioni sulle
decisioni assunte dalla giunta, in particolar modo sulla scelta del depuratore. Milanesi ci spiega che non ci sono, oltre al volantinaggio abituale, altre iniziative elettorali da sottolineare escluso il dibattito tra i quattro candidati a sindaco. Il candidato a Sindaco per la lista socialista Alessandro Scarafuggi, già vice sindaco nella giunta Bagni del 1986, scelto poiché è la figura di spicco del Psi locale, sia culturalmente che dialetticamente, capace di potersi contrapporre all’avversario della lista progressista Moscardini.
Nell’ottica della strategia politica usata, il candidato scelto può essere già riconosciuto dall’elettorato per le proprie esperienze ate, ed ha senz’altro uno spessore politico più alto rispetto ad altri militanti, è stata selezionata comunque una personalità politica di forte impatto, invece di una personalità della società civile, proprio per rimarcare l’identità socialista e la predominanza interna alla lista della componente politica su quella civile. La strategia politica della lista si traduce con una campagna comunicativa di conquista di
quell’elettorato ormai diffidente dal sistema partitico, e di chi, anche nelle file
dell’amministrazione uscente, Pds e Prc, è in disaccordo con la scelta del depuratore. Gli slogan della campagna elettorale si riducono a messaggi elettorali identitari, focalizzando la comunicazione sul distacco della componente socialista locale dagli avvenimenti che avevano portato alla crisi del Psi, e sull’identità politica socialista, base della storia democratica italiana. La
lista civica tende a voler scollegare la propria esperienza non solo dai fatti di Tangentopoli, ma anche dalle decisioni della nuova dirigenza socialista, incentrando la
comunicazione politica sulla situazione comunale. Il simbolo elettorale della lista è il risultato di questa strategia, rappresenta infatti il portone di Baccio, uno dei simboli di Lastra a Signa, entrata principale per accedere alla piazza e centro storico del comune, al centro
dell’immagine su sfondo bianco, attorno alla figura è esplicato il nome della lista in rosso, colore che identifica il comune di Lastra a Signa, ma è anche il colore identitario della sinistra socialista[Cfr. Appendice Figura 1]. Da un punto di vista comunicativo la figura scelta
simboleggia il distacco dal sistema partitico, mettendo al centro il paese di Lastra a Signa, che in questo caso diventa più importante del simbolo partitico. Non a caso il sostantivo
“Indipendenti” è inserito in testa alla figura; dandogli più importanza che all’aggettivo socialisti, si è cercato infatti, con di evidenziare l’identità di indipendenti, intercettando chi, non avendo seguito la campagna elettorale, al momento della votazione avrebbe potuto
selezionare una formazione distinta dal sistema partitico tradizionale.
La strategia politica della lista, l’organizzazione e la comunicazione in fase elettorale hanno ripreso le caratteristiche del Psi, riuscendo a cogliere un risultato soddisfacente come il 7,7%
al contrario del 2% del Psi alle elezioni europee del 1994.
3.1.4-“Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa”: gli effetti della lista civica sul sistema partitico locale
In questo ultimo paragrafo cerchiamo di descrivere quali sono stati gli effetti della presenza della lista civica all’interno del panorama politico della dimensione locale. Dopo il risultato elettorale ottenuto la lista “Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa” si scompone
rientrando nell’organigramma partitico dei Socialisti Italiani, risultando così una lista solamente elettorale, in una fase in cui il partito di riferimento attraversa una forte crisi dal punto di vista elettorale. A livello locale, il panorama politico non è alterato, poiché lo spazio della lista civica è riconducibile a quello del Psi, e successivamente a quello dei Socialisti Italiani, sicuramente questa esperienza ha giovato alla gruppo socialista lastrigiana, che ha dato una forte dimostrazione alla classe dirigente provinciale e regionale, non subendo le direttive partitiche, esprimendo un forte sentimento di autonomia.
Da un punto di vista interno alla lista, non cambia l’organigramma già presente nel Psi,
rimangono le persone già inserite nel contesto politico del partito, la componente indipendente non continua l’esperienza avuta con la lista civica entrando nei Socialisti italiani.
In seguito con la svolta diessina verso l’apertura al socialismo europeo, una consiste
componente dell’area socialista entrerà nel partito dei Democratici di Sinistra, e
successivamente nel Partito Democratico; non ci sono quindi effetti rilevanti all’interno del panorama politico, prodotti dalla lista civica. Milanesi riporta che il giudizio del gruppo socialista lastrigiano sull’esperienza politica della lista civica è positiva per il range di voti ottenuto, ma è anche critico poiché l’intervistato ritiene che la lista indipendente fa valere una forte spinta solamente da un unto di vista elettorale, stimabile in un periodo di breve durata, e non nel lungo periodo, poiché a differenza del sistema partitico, le liste civiche non sono in grado di dare una risposta concreta alle domande dei cittadini.
3.2-Elezioni amministrative 1999: “Noi con Voi – il comune amministrato dai cittadini”
La seconda lista civica che si presenta all’interno del contesto lastrigiano è la lista “Noi con Voi”, che racchiude in sé caratteristiche importanti che la identificano come una lista civica al di fuori di ogni contesto partitico, inoltre è la lista più longeva sul territorio essendo presentatasi sia nel 1999 che nel 2004. L’esponente che abbiamo intervistato al fine di carpire le caratteristiche e la strategia della lista è Franco Tozzi, attuale consigliere comunale del Partito Democratico di Lastra a Signa.
3.2.1-Il contesto socio politico del 1999
Il 1999 è un anno difficile in termini politici per la sinistra italiana, è fallita
l’esperienza ulivista del governo Prodi, a causa del voto negativo del Partito della Rifondazione Comunista sulla mozione inerente alle 35 ore lavorative, e si sta consumando il primo governo D’Alema, che entrerà nella storia politica italiana come la prima personalità ex Pci a ricoprire il ruolo del capo del governo. Il primo governo D’Alema è composto da una coalizione ulivista nuova formata, da Ds, Ppi, Rinnovamento Italiano, Pdci, Verdi, Sdi, Udr, esperienza di governo e di alleanza, che si possono rintracciare anche nella dimensione locale.
Ci sono tre fattori che è indispensabile evidenziare al fine di cogliere cosa succede nell’area del centro sinistra nel 1999, tre situazioni che producono altrettante rotture all’interno dei due partiti eredi del Pci, il Partito Democratico della Sinistra e Rifondazione Comunista.
In primo luogo è importante soffermarsi sulla caduta del governo Prodi per due ragioni
fondamentali, da una parte cade l’idea del laboratorio politico innovativo dell’Ulivo, che rappresentava l’entrata nel governo del maggiore partito della sinistra italiana, il Pds, dall’altra parte si drammatizza il rapporto tra Pds e Prc, in cui quest’ultimo è accusato di aver
“staccato la spina” all’ esperienza riformatrice del governo Prodi.
In secondo luogo nel Marzo 1999 l’Italia decide di schierarsi accanto all’operazione militare da parte delle forze NATO contro la Jugoslavia, per porre fine alla repressione della
minoranza albanese in Kosovo, voluta dal presidente serbo Milosevic. La
decisione del
governo D’Alema di appoggiare la decisione NATO, porterà ad una spaccatura tra il Pds e
tutta l’area dei movimenti e delle associazioni, basate sul tema della pace, nonché una parte stessa del Pds e delle organizzazioni vicine al partito, si rompe un rapporto, tra partito e movimenti pacifisti, consolidato nel ato con il Pci.
In terzo luogo è da sottolineare la svolta del Presidente D’Alema all’interno del Pds, un cambiamento direzionale che tende ad allontanare l’eredità del Partito Comunista e della
sinistra europea, e che simbolicamente si riassume nel fatto che viene sostituito nel simbolo il riferimento al Pci, con la rosa simbolo del socialismo. La nuova componente politica, che prende il nome di Democratici di Sinistra, segna l’ultima fase della trasformazione del Pci, cambia l’anima del partito, che perde definitivamente ogni riferimento alla storia comunista.
Rifondazione Comunista riesce a raccogliere in parte lo spazio politico lasciato dal Pds, già si era verificato alle elezioni del 1996, quando il Prc si attestò alla percentuale storica dell’ 8%
dei voti a livello nazionale. Anche il Partito della Rifondazione Comunista dovrà assistere ad una spaccatura interna, consumata dal divorzio tra Cossutta, leader storico di Rifondazione, ed il segretario Fausto Bertinotti, proprio a causa della caduta del governo Prodi, rottura che caà la nascita dei Comunisti Italiani.
In sintesi tra il 1996 ed il 1999 si assiste ad una rottura fondamentale tra le componenti della sinistra italiana, erede del Pci, il Pds si allontana dalla storia del Partito Comunista, indebolendo anche i rapporti con i movimenti sociali all’interno delle dimensioni locali, e Rifondazione Comunista non solo acquista lo spazio politico a sinistra lasciato dal Pds, ma stabilisce un collegamento tra la sfera partitica e quella dei movimenti. Il Pdci resta in uno spazio intermedio tra le due formazioni più importanti, mantenendo sempre vicino, nel
contesto lastrigiano, alla sfera amministrativa, e presentandosi per le tre elezioni a cui era presente con la coalizione ulivista che identifica l’amministrazione uscente, il Pdci ha sempre ottenuto risultati importanti, intercettando quella parte di elettorato di sinistra, che sostiene la giunta uscente, ma con l’intenzione di spostarla a sinistra, oppure semplicemente rappresenta quell’elettorato che non si riconosce nella sinistra locale di opposizione.
I tre fattori descritti condizioneranno l’evoluzione della sinistra in Italia, sia a livello nazionale che nella dimensione locale, cambiando i rapporti tra le componenti politiche e sociali, e portando a nuove alleanze nei sistemi locali. A livello locale si assiste, prima della campagna elettorale, all’uscita dalla giunta della componente del Prc, con la formazione in seguito del Pdci locale in appoggio all’amministrazione. Al momento elettorale del 1999 si presenteranno sulla scena politica locale, cinque candidati a sindaco: da una parte si ripropone l’alleanza di centrodestra del Polo formata da Forza Italia Ccd ed Alleanza Nazionale, coalizione che si attesta al 27% , mentre a sinistra si presenta la lista di Rifondazione Comunista, che sostiene il proprio segretario, nonché leader storico della sinistra lastrigiana, sco Draghi, ottenendo il 12 %, il sindaco uscente Moscardini, è sostenuto da una nuova coalizione ulivista, formata da Pdci, Ppi e Ds, con il partito dei Democratici di Sinistra che perderà circa il 13% rispetto al Pds del 1995, ed il Pdci che ottiene un ottimo 10%.
Le elezioni del 1999 a livello locale rispecchiano la crisi della sinistra post 1996 che si registra in quegli anni. Gli altri due candidati a sindaco sono presentati da
singole liste elettorali, si candida la lista dei Socialisti Democratici Italiani, che eredita lo spazio politico della lista civica di impronta socialista del 1995, però presentando una lista del tutto nuova rispetto a quella delle elezioni precedenti. Nello specifico diciassette candidati su venti sono nuovi, l’età media sale a quarantasette anni e la percentuale delle donne scende al 15%
rispetto alla lista “Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa”, lo Sdi raggiunge un risultato simile ma di poco inferiore, il 7,2%. In queste elezioni amministrative infine si affaccia allo scenario politico di Lastra a Signa una nuova lista civica, “Noi con Voi”, che ottiene il 9%, e che si presenterà anche nel 2004. Andiamo a visionare nello specifico le caratteristiche di questa lista, nella presentazione del 1999.
3.2.2 -“Noi con Voi”: origine e composizione della lista civica
L’esperienza politica della lista “Noi con Voi” è sicuramente il fenomeno civico più
interessante nella realtà lastrigiana, sia per le sue caratteristiche che per la sua longevità.
La lista civica nasce nel 1999, alla fine dell’esperienza politica dell’amministrazione
Moscardini guidata da Pds e Prc. Franco Tozzi spiega che la causa principale della
formazione della lista è riconducibile ad un’idea creatasi in seguito al commento quotidiano delle delibere del consiglio comunale in maniera critica, in cui si sente la necessità di controbattere le decisioni prese dall’amministrazione Moscardini, soprattutto per quanto
riguarda le ultime scelte che in quel momento rappresentavano il dibattito politico incentrato sul piano strutturale.
La critica non è solo su alcune decisioni approvate dal consiglio comunale, ma viene criticato il distacco tra la classe politica locale e la cittadinanza, questo scollegamento porta alla mancanza di punti di riferimento per i cittadini. La risposta a questo distacco è l’idea della formazione di un movimento locale che sia un punto di riferimento per la popolazione. I due protagonisti che portano avanti concretamente la costruzione della lista, Franco Tozzi e
Gianni Taccetti che, pensano e realizzano il progetto di una lista civica, organizzata
territorialmente in modo capillare e con determinate caratteristiche. La nostra analisi rileva due caratteristiche fondamentali della lista “Noi con Voi”, in primo luogo ogni candidato deve essere residente a Lastra a Signa, in secondo luogo non sono coinvolte persone che hanno
avuto già esperienze a livello partitico, ma individui facenti parte della società civile.
I due protagonisti iniziali cominciano a coinvolgere persone e conoscenti, non associazioni o comitati, creando un primo nucleo di persone, su cui si baserà
l’esperienza politica della lista, sono figure che si presentano per la prima volta in una formazione politica e fanno parte di diversi ceti sociali e diverse aree politiche, si va da centristi a delusi dai partiti della sinistra.
Tozzi ribadisce che non si forma una lista di protesta contro l’amministrazione pubblica, ma nasce un movimento locale che si basa su una serie di issues territoriali, basato su un gruppo di persone che hanno come fattore in comune il non sentirsi rappresentati dal sistema partitico attuale. La mancanza di collegamenti tra popolazione e sistema partitico, è il fattore
scatenante per la formazione di questa lista, che baserà il proprio programma politico su una serie di argomenti politici fondamentali del comune lastrigiano.
In conclusione possiamo ricostruire che si forma quindi una lista civica comunale, composta da persone residenti a Lastra a Signa, alla prima esperienza politica, uniti su un programma politico totalmente formato da argomenti della quotidianità comune. La lista civica presenta una struttura orizzontale, le cui decisioni sono prese ad ampia maggioranza. La lista sarà composta da diciotto candidati, di cui il 16% sono donne e l’84% uomini, con un età media di quarantadue anni, ed un candidato a Sindaco di anni settantasei.
3.2.3-“Noi con Voi”: strategia e comunicazione politica della lista civica
“Noi con Voi” vuole essere un punto di riferimento per tutte quelle persone che, ormai, non si rispecchiano più nel sistema partitico locale e nazionale, vuole raccogliere le richieste di quei segmenti sociali della comunità che non sono ascoltati dai partiti. Il 25 Aprile del 1999, per la festa di Liberazione nazionale, i componenti del movimento civico realizzano un’iniziativa di lancio della lista, mettono su un gazebo nella piazza del comune, e distribuiscono piantine di Lastra a Signa, dietro alle quali si sviluppava il programma politico della nuova
lista,
identificandosi simbolicamente con il territorio lastrigiano, e dando ai cittadini qualcosa di utile, come la cartina, che non avrebbero gettato via, tenendo allo stesso modo anche il
programma politico della lista.
Il simbolo scelto è un’immagine stilizzata di persone di vari colori, su sfondo bianco, con lo slogan “ Noi con Voi- il Comune amministrato dai cittadini”, diversamente dalle altre liste civiche analizzate, è scelto un simbolo che non si identifica con il territorio, ma con la popolazione, la volontà è quella di far considerare la lista come il punto di unione di varie esperienze sociali e politiche [Cfr. Appendice Figura 2]. “Noi con Voi” durante la campagna elettorale si posiziona all’interno dell’area del centrosinistra, in particolare modo, viene specificato di essere tra il Partito popolare italiano ed i Democratici di Sinistra, ed
effettivamente la lista viene basata su argomenti vicini all’area centrista, e nello specifico su punti programmatici vicini alla sinistra. In campagna elettorale la lista decide di andare a coinvolgere e fare iniziative di ascolto su tutto il territorio, frazione per frazione, in maniera capillare, al fine di esprimere la vicinanza con le persone, azioni che da tempo i partiti non facevano più. Inoltre venne costituito un giornale locale, con uscita mensile, che ha il nome de
“Il pungolo”, e simbolicamente afferma che la lista non è una protesta contro
l’amministrazione ma vuole essere uno stimolo nei confronti della giunta.
Il candidato alla carica di sindaco è scelto in base ad una comunicazione politica ben precisa, si decise per il Dottor Gino Martelli, medico, settantaseienne e personalità di rilievo nel comune lastrigiano. La candidatura ha l’obiettivo di simboleggiare, con una figura paterna conosciuta e rispettata a livello comunale, che la lista civica “Noi con Voi” è il risultato di persone del territorio, conosciute da tutti, che si impegnano per i cittadini lastrigiani. La decisione del simbolo e la scelta del candidato a sindaco fanno emergere una strategia e
comunicazione politica di distacco con il sistema partitico del momento, ed una ricerca di concentrare l’attenzione sulla popolazione del luogo, lasciata sola dai partiti. Si cerca quindi di intercettare l’elettorato disilluso dalla forma partito, con una lista civica traversale e di forte identità territoriale.
L’esperienza della lista “Noi con Voi” traduce quella crisi della partecipazione partitica e della struttura partitica che si avverte in questi anni, soprattutto all’interno dell’area della sinistra, il distacco dei partiti dalla popolazione è espresso dalla mancanza di punti di riferimento territoriali dei partiti e della mancanza di confronto con i partiti, soprattutto con quella parte di popolazione che vive nelle frazioni lontane dal centro. La lista civica “Noi con Voi” oltre a confrontarsi con i cittadini di ogni frazione del paese, costituirà anche una sede con appuntamenti settimanali della lista stessa, estesi ad ogni cittadino di Lastra a Signa. Il distacco tra partiti e cittadinanza viene colmato e conquistato dalla lista civica “Noi con Voi”
che ottiene l’ottimo risultato elettorale del 9% raggiungendo la rappresentanza in consiglio comunale con un consigliere che, dopo le dimissioni del Dottor Martelli, consigliere in qualità di candidato a sindaco, diventa Tozzi.
3.2.4-“Noi con Voi”: gli effetti della lista civica sul sistema partitico locale
Cerchiamo ora di capire quali sono stati gli effetti della presenza della lista civica “Noi con Voi” all’interno delle elezioni amministrative del 1999.
In primo luogo è doveroso evidenziare l’importante fatto che la lista civica “Noi con Voi”
diventa determinante, nella battaglia elettorale, mandando il sindaco uscente Moscardini al ballottaggio, poiché la coalizione ulivista, Ds - Ppi - Pdci, si attesta al 43% , a causa del crollo dei Ds, che perdono circa il 13% rispetto al Pds del 1995, ed a causa del fatto che non abbia potuto contare su quel 9% di voti ottenuti dalla lista civica posizionata sullo spettro elettorale fra Democratici di Sinistra e Partito popolare italiano. Il Prc, che era uscito dalla giunta nel 1998, e si presenta da solo alle elezioni del 1999, perde quattro punti percentuali in termini di voti rispetto alle elezioni amministrative del 1995.
In secondo luogo, a seguito del successo elettorale, la lista civica “Noi con Voi” concretizza la propria presenza sul territorio, costruendo fortemente la propria struttura all’interno del paese, ed iniziando a dialogare anche fuori dal territorio lastrigiano, entrando in laboratori politici più ampi, costituiti da esperienze civiche analoghe, e partecipando successivamente a
coordinamenti civici sovranazionali. La lista “Noi con Voi” si presenta anche nel 2004, al fine di analizzare più approfonditamente le differenze ed i aggi tra le due elezioni,
rimandiamo al prossimo paragrafo l’analisi sugli sull’evoluzione della lista civica nel tempo.
3.3-Elezioni amministrative 2004: “Noi con Voi – Coordinamento civico nazionale”
Cerchiamo ora di andare ad analizzare quelle trasformazioni sensibili emerse all’interno della lista civica, confrontando l’esperienza del 1999 della lista “Noi con Voi” e quelle del 2004, al fine di dare una completa analisi del fenomeno.
3.3.1-Il contesto socio politico del 2004
La cornice politica del 2004 è influenzata fortemente da alcuni fattori sviluppati
precedentemente, anche in questo periodo emergono tre variabili che tendono a definire
meglio, la situazione che si verificherà nelle elezioni del 2004.
In primo luogo si conclude l’ultima fase di governo del centrosinistra e successivamente si assiste alla la sconfitta elettorale dell’Ulivo nel 2001 e la formazione del secondo governo di Silvio Berlusconi, con la coalizione della Casa delle Libertà che si afferma con un risultato elettorale molto consistente. L’Ulivo del 2001 è completamente diverso da quello del 1996, se quest’ultimo si definisce un nuovo laboratorio politico del centrosinistra, in cui varie
formazioni politiche si potevano confrontare e potevano costruire un programma politico
condiviso su cui basare l’azione di governo, il nuovo Ulivo è una colazione, al di là dei partiti che vi entrano, che si basa fortemente sul binomio Margherita, che esprime la candidatura del presidente del consiglio scegliendo per questa carica il segretario del partito, ed i Democratici di Sinistra. Questa nuova prospettiva limita il concetto politico e soprattutto lo spirito che era alla base dell’esperienza prodiana.
In secondo luogo si verifica, nell’estate del 2001, un secondo fattore che condiziona l’area politica della sinistra italiana; a Genova si tiene il G8, il cui dato politico viene oscurato dai grandi scontri tra i movimenti di protesta e le forze dell’ordine, con drammatici risultati tra cui la morte del ventenne Carlo Giuliani. Durante la settimana del G8 si consuma l’ultima frattura tra i dirigenti dei Democratici di Sinistra ed i movimenti, presenti alla contestazione ed ai cortei di Genova, a causa del distacco da parte del partito dei Ds nei confronti dei movimenti sociali e politici accorsi nel capoluogo ligure, viceversa il Prc conquista lo spazio politico lasciato dai Ds, facendosi interlocutore dei movimenti stessi.
In terzo luogo si apre una ulteriore fase drammatica per la storia, non solo italiana ma del mondo, dopo gli attentati dell’undici Settembre, che sconvolgeranno e cambieranno il mondo stesso, si apre il conflitto in Afghanistan e successivamente, nel 2003 quello iracheno.
In quarto luogo si apre a Firenze nel 2002 un nuovo Social Forum, che cancellerà i risultati negativi di Genova, ed aprirà una fase di formazione di nuovi soggetti politici territoriali, come ad esempio il movimento di Ornella De Zordo che si presenta alle elezioni
amministrative fiorentine del 2004. Tutti questi fattori influenzano e cambiano in modo
radicale l’ambientazione socio politica della dimensione nazionale e locale italiana. Dal punto di vista socio politico, che interessa ai fini del nostro studio, sono da sottolineare tre variabili che condizionano il panorama politico.
In primo luogo il ricompattamento del centrodestra all’interno di una coalizione più stabile rispetto a quella del 1994, in secondo luogo il fallimento dell’esperienza ulivista, con la formazione di coalizioni, che non tengono più conto del laboratorio politico di più esperienze, ma basate sulla linea politica tracciata da Ds e Margherita, infine è da sottolineare la
formazione di movimenti sociali nuovi, che nascono direttamente dalla società civile,
strutturate in modo autonomo ed orizzontale, che trovano come interlocutore del panorama
politico il Prc, facendo emergere il distacco dai partiti di riferimento del centrosinistra, che guardano a strategie a livello partitico anziché al confronto con le nuove realtà sociali. A livello locale si assiste alla conclusione dell’esperienza amministrativa di Moscardini, che lascia un’eredità politica pesante, sia a livello istituzionale, dopo tredici anni da sindaco, che all’interno del partito dei Democratici di Sinistra, dopo aver rappresentato la figura simbolo della classe politica lastrigiana nei rapporti con Firenze. L’erede di Moscardini designato dal partito dei Democratici di Sinistra è Carlo Nannetti, già consigliere comunale, eletto come indipendente ai tempi del Pci, ed assessore all’urbanistica all’interno dell’ultima giunta Moscardini.
L’eredità difficile non è solo amministrativa, ma è soprattutto politica, la
battaglia elettorale del 2004, infatti è incentrata sulle caratteristiche della figura che dovrà sostituire Moscardini, da un lato si ha la coalizione ulivista che definisce Carlo Nannetti come colui capace di creare discontinuità e rinnovamento rispetto alla linea tracciata negli ultimi anni, viceversa la coalizione che condurrà l’Ulivo al ballottaggio, quella che sostiene Bertelli, candidato del Prc, descrive il candidato ulivista come il delfino di Moscardini, il quale rimarrà comunque a condizionare le scelte della classe dirigente diessina. Il centro-destra, formato dalla coalizione Udc Forza Italia ed Alleanza Nazionale, si attesta al 25% di voti perdendo circa il 2% rispetto alle elezioni del 1999.
Nel contesto lastrigiano del 2004 prende forma realmente quella lotta elettorale a sinistra tra le due componenti politiche dell’area eredi del Pci, si presenta la coalizione che sostiene Nannetti, formata da Ds, Margherita e Pdci, lo sfidante più forte è rappresentato dalla
coalizione che sorregge la candidatura a sindaco di Bertelli, composta da Prc, Sdi, “Noi con Voi”, Verdi ed Italia dei Valori, un’alleanza creata da convergenze in Consiglio Comunale, essendo tutte queste forze presenti come opposizione alla giunta Moscardini. Nello specifico, la lista civica “Noi con Voi” mostra delle differenze di composizione e di direzione politica, a causa del fatto che si schiera con la sinistra cosiddetta “radicale” del territorio.
3.3.2-“Noi con Voi”: differenze tra elezioni 1999 ed elezioni 2004
Le diversità tra il 1999 ed il 2004 sono da ricondurre a tre fattori importanti: in primo luogo i tentativi della lista civica di fare parte di un contesto più ampio di quello comunale, in secondo luogo da una diversa composizione della lista ed infine da una presa di posizione forte all’interno dello schieramento guidato dal Prc. La differenza più forte che si registra nell’esperienza del 2004 è rappresentata dall’identificazione della lista civica all’interno di un coordinamento civico nazionale, dando ai cittadini il messaggio che la lista non
era fine a sé stessa ma rientrava in un contesto sovracomunale. A livello nazionale, durante le elezioni del 1999 e successivamente per quelle regionali del 2000, le liste civiche hanno avuto una forte crescita in termini di formazioni che di voti, è possibile ricordare l’esperienza di Riccardo Illy, esponente di una coalizione ma espressione di una lista civica alle elezioni
amministrative del 1993 a Trieste ed inseguito a quelle regionali del 2003. Riccardo Illy e Raffaele Lombardo, attuale Presidente della Regione Sicilia, costituiscono una rete di liste civiche a livello nazionale, coinvolgendo in una serie di incontri le esperienze civiche
presentatesi nel territorio nazionale, ed originando un coordinamento civico nazionale.
Il simbolo di “Noi con Voi” subisce il primo cambiamento, infatti, “il comune amministrato dai cittadini” è sostituito da “Coordinamento civico nazionale” e, da “Cittadini per Lastra a Signa”, dando appunto l’idea di essere una formazione politica che va oltre la dimensione locale, ed entra in un laboratorio politico nuovo, differente dal sistema partitico tradizionale e dalle logiche di partito, quindi una struttura civica distante dalla forma partitica ma pari interlocutore dei partiti [Cfr. Appendice Figura 3]. Gli slogan della campagna elettorale del 2004, vertono sul far emergere l’aspetto di essere parte di una rete civica sovraterritoriale.
Inoltre se nel 1999 la figura del Dottor Gino Martelli ha l’obiettivo di instaurare un rapporto di fiducia tra l’elettorato e la lista civica, adesso è il messaggio dell’essere parte di una struttura sovranazionale ad essere il filo conduttore della fiducia tra elettorato e lista, che non si limita più al contesto locale, ma esprime qualcosa in più.
In secondo luogo vi è una differenza di composizione della lista dei candidati, tra il 1999 ed il 2004, vi è in queste elezioni l’ingresso di quindici persone nuove all’interno della lista, con solo cinque candidati già presenti nella lista del 1999. La lista dei candidati è composta da diciannove persone, di cui il 42% sono donne, ed un’età media che scende rispetto al 1999
attestandosi a quarantuno anni. Infine tra il 1999 ed il 2004 la lista civica subisce uno spostamento all’interno dello spettro elettorale, ando da una posizione identificata tra il Partito Popolare Italiano ed il Partito Democratico di Sinistra, ad una posizione più “a
sinistra” presentandosi all’interno della coalizione con il Partito Socialista, Verdi, Italia dei Valori e Rifondazione Comunista, perdendo di fatto quella componente centrista, che esce
dalla lista a causa del fatto che non si riconosce in una coalizione guidata dal Prc, e verrà inglobata in seguito dalla Margherita. L’esempio più calzante della “perdita” del centro è rappresentato da Cappellini Leonardo, candidato nel ’99 con Noi con Voi e nel 2004 con la Margherita, ed oggi attuale Presidente dl Consiglio Comunale ed esponente Pd. Dalla nostra indagine emergono questi tre fattori come principali differenze tra il 1999 ed il 2004 per la lista “Noi con Voi”.
La strategia politica e comunicativa proposta nel 2004 è molto simile a quella del ’99, senza eccedere negli attacchi all’amministrazione, evitando l’identificazione come lista di protesta.
All’interno della coalizione della sinistra si ha un dibattito tra le componenti dello schieramento per decidere il candidato sindaco, le due personalità probabili sono Fabrizio Bertelli, esponente del Prc, e Franco Tozzi, esponente di “Noi con Voi”, due figure che
esprimono due diverse strategie politiche. Se Bertelli esprime la componente partitica, ma soprattutto estremizza ancora di più a sinistra la coalizione, Tozzi intercetta quel target elettorale non del tutto soddisfatto dalla coalizione ulivista, ma neanche contento di dare il proprio voto a Rifondazione Comunista. Sarà poi il candidato del Prc a rappresentare tutta la coalizione che porterà Nannetti, candidato ulivista, al ballottaggio, che vincerà per settecento voti.
Questa esperienza è un esempio del processo di politicizzazione delle liste civiche, cioè l’entrata della lista civica in logiche di partito. La lista “Noi con Voi” nel 2004 ottiene il 7%
dei voti ottenendo un consigliere comunale, Franco Tozzi, e riducendo del 2% il risultato elettorale rispetto a quello del 1999, la perdita può derivare dalla parte centrista della lista che si presenta all’interno della Margherita, la quale ottiene la percentuale di 11% dei voti.
3.3.3-“Noi con Voi”: l’evoluzione dell’esperienza
Infine, dopo aver definito le differenze tra i due periodi storici, andiamo a capire l’evoluzione della lista civica “Noi con Voi” che alla fine del 2006 scompare dal panorama politico locale.
Tozzi ci spiega come all’interno della lista civica si registrasse, dopo le elezioni del 2004, una forte delusione per essere rimasti, ancora una volta, all’opposizione, e si sente la necessità di stare all’interno della maggioranza per andare ad incidere sul territorio, viceversa nella situazione creatasi il ruolo era limitato alla rappresentanza comunale, più che alla direzione politica territoriale. Questo inizialmente è uno degli aspetti che condizionano la scelta di molti
esponenti di lasciare la discussione all’interno della discussione. In secondo luogo, sempre a causa della sconfitta elettorale, si crea una rottura nella volontà di rimanere all’interno di una realtà civica.
Prende forma l’idea che l’esperienza della lista civica è meno incisiva di quella del sistema partitico per due ragioni fondamentali, in primo luogo le liste indipendenti non riescono ad imporsi sul sistema partitico, non rispondendo in modo concreto alle domande della
popolazione, e risultando soltanto un voto di protesta contro il sistema partitico locale e nazionale. In secondo luogo si pensa che non ci sia una forza politica, similare a quella partitica, nelle liste civiche, la cui vita e composizione è troppo fragile rispetto alla struttura partitica sul territorio. Questi due fattori influenzano il destino della lista, che nel 2006 accetta di entrare all’interno del contenitore politico della Margherita, ando dall’opposizione nelle file della maggioranza, in prospettiva della creazione del Partito Democratico, che si formerà di lì a poco dopo gli ultimi congressi dei Democratici di Sinistra e della Margherita nel 2007. La lista “Noi con Voi” riesce nel corso del tempo a concretizzarsi come fenomeno politico all’interno del panorama partitico della dimensione locale, ritagliando uno spazio nell’area del centrosinistra, entrando nelle logiche di partito a tal punto che perde la propria identità ed autonomia confluendo nella Margherita.
3.4-Elezioni amministrative 2009: “Lastra da Vivere” e “Lastra Futura”
Concentriamo adesso la nostra analisi sulle ultime elezioni amministrative tenutesi a Lastra a Signa nel 2009, in cui si sono presentate due formazioni civiche, una legata a Rifondazione Comunista, “Lastra da Vivere”, ed una autonoma dal sistema partitico, “Lastra Futura”.
3.4.1-Il contesto socio politico del 2009
I fattori che caratterizzano il contesto in cui nel 2009 si effettuano le ultime elezioni amministrative, sono originati da tre cause principali che si ritrovano nell’intervallo tra 2005 e 2008. In primo luogo tra il 2005 ed il 2006 si registra una forte stabilità elettorale dei partiti di sinistra, Democratici di Sinistra, Pdci e Rifondazione Comunista, che si stabilizzando elettoralmente sia alle elezioni regionali del 2005, dove il centrosinistra conquista quattordici regioni, e sia alle elezioni politiche del 2006, conquistando la maggioranza dei voti. Vi è, all’interno di questa parte di intervallo di tempo, un fatto storico e politico importante quale le prime elezioni primarie per scegliere il candidato alla Presidenza del Consiglio della
coalizione del centrosinistra, l’Unione, che si forma intorno al Presidente Romano Prodi, già al suo “ritorno” dall’impegno istituzionale presso la Commissione dell’Unione Europea.
Nel 2006 si può registrare un ulteriore fatto storico, per la prima volta tutto il centrosinistra, dai soggetti politici più vicini al centro fino alla sinistra radicale, è al governo del paese, successivamente la crisi e la caduta del Presidente Prodi portano ad una ulteriore spaccatura profonda nell’area della sinistra. In secondo luogo un ulteriore fattore che condizionerà il futuro è la formazione e la costituzione del Partito Democratico, la nascita del nuovo partito che rappresenta l’aria di centrosinistra, creato dall’unione della Margherita, partito erede della Democrazia Cristiana e presente nel Partito Popolare Europeo, e dei Democratici di Sinistra, erede del Pci e primo partito della sinistra italiana, facente parte del Partito Socialista Europeo.
La nascita del Partito Democratico provoca la fuoriuscita della componente radicale del
partito che costituisce Sinistra Democratica. Questi elementi condizionano gli equilibri dentro la coalizione dell’Unione e fuori da essa, nella dimensione locale. Il Partito Democratico raffigura la sintesi tra due diverse componenti politiche, presenti nell’Ulivo, andando ad ereditare lo spazio politico della coalizione ulivista. Inoltre sulla scia di questa unione, anche nel centrodestra si forma una nuova formazione politica, il Popolo della Libertà, che nasce dall’aggregazione del partito storico erede del Msi, Alleanza Nazionale, e del partito
“azienda” di Silvio Berlusconi, Forza Italia. Due sintesi importanti che scompongono
l’equilibro politico creatosi dopo il 1992, con la fine dei partiti tradizionali, e costituiscono un nuovo panorama politico nella dimensione nazionale, con ripercussioni a livello locale, ma soprattutto le nuove composizioni lasciano alle spalle una storia politica importante che coincide con la storia del paese. I due nuovi partiti portano all’idea di un bipolarismo non più centrato su due coalizioni, come si era sviluppato sino ad adesso, ma tende verso una
concezione di bipolarismo partitico, in cui le due nuove formazioni tendono a costituire la maggioranza del paese.
Dalla nascita del Pdl si assiste all’allontanamento dell’Udc dalla coalizione del centrodestra, viceversa dalla costituzione del Pd, si assiste alla costituzione di un cartello elettorale, “ la Sinistra-l’Arcobaleno” che tende ad unire tutta quella popolazione di sinistra che non si ritrova nel Partito Democratico. Infine il terzo fattore che condiziona il contesto e che ha un’importanza storica molto forte è, in seguito alle elezioni politiche del 2008 successive alla caduta di Prodi, l’uscita dal Parlamento italiano della Sinistra “radicale”, che per la prima volta nella storia non ottiene la rappresentanza politica. Cambiano sicuramente gli scenari: si registra il forte aumento della Lega Nord, che si concretizza nel Nord Italia ma riesce anche ad espandersi nelle zone di Centro, la politica del “voto utile”
portata avanti dal Partito Democratico durante le elezioni del 2008, conduce ad una forte crisi della Sinistra “radicale”.
In seguito alla sconfitta elettorale prende avvio la fase dei congressi dei principali partiti. Il congresso di Rifondazione Comunista verte su due punti discordanti: ricostruire la sinistra ripartendo dal cartello della Sinistra Arcobaleno, tesi vendoliana, ricostituire Rifondazione tesi del candidato Paolo Ferrero.
Dai congressi si sviluppano due percorsi differenti: il ritorno del Pdci all’interno di
Rifondazione Comunista, e la creazione di una nuova componente, Sinistra Ecologia e Libertà che sintetizza, attorno al leader Nichi Vendola, tre differenti soggetti politici, in primo luogo i fuoriusciti dal Prc dopo la sconfitta di Vendola alla carica di segretario del partito, in seguito alla vittoria di Ferrero, ex Ministro dello sviluppo economico del governo Prodi, in secondo luogo il movimento dei Verdi, ed infine il partito di Sinistra Democratica, nato dagli ex diessini. All’interno della dimensione locale l’espressione di questi cambiamenti si ritrovano nelle strategie di determinati partiti.
La situazione in consiglio comunale rispecchia le elezioni del 2004: il Pdci è in maggioranza, con un assessore ed un consigliere comunale, mente il Prc è all’opposizione. Con la
costituzione del Partito Democratico, si attua in parallelo un lavoro convergente tra i due partiti di area comunista, e Sinistra Democratica, che intanto si era costituita, senza avere rappresentanza comunale. Successivamente ai fatti del 2008 ed in preparazione all’elezioni amministrative del 2009, si ha una battuta d’arresto nella creazione di un nuovo contenitore politico nella dimensione
locale, il Pdci ritorna ad essere un partito più vicino al Partito Democratico che al Prc, che intanto continua il lavoro con Sinistra Democratica,
organizzando una serie di incontro aperti a tutta la popolazione, esprimendo la volontà di costruire un laboratorio politico per la nuova sinistra.
A qualche mese dalle elezioni amministrative anche il rapporto tra Prc e Sd si sfalda,
complice è il disaccordo tra il candidato sindaco da presentare, da una parte Rifondazione Comunista è intenzionata a riproporre il candidato a sindaco del 2004, Fabrizio Bertelli, dall’altra Sinistra Democratica è decisa a presentare un altro candidato, il risultato è che il laboratorio della nuova sinistra a livello locale si perde e viene accantonato a causa della decisione inerente alla figura del candidato sindaco. L’evolversi del dibattito interno alla sinistra locale porta allo sviluppo di due liste civiche: si presentano la lista civica “Lastra da Vivere” in coalizione con Rifondazione Comunista, che appoggia la candidatura di Bertelli, ottenendo l’1,85% dei voti, (mentre il Prc si attesta al 6%), e “Lastra Futura”, organizzata da ragazzi tra i diciotto ed i ventinove anni, che presenta come candidato a sindaco Matteo
Mannelli, che ottiene il 2,9%dei voti. Inoltre gli altri due candidati a Sindaco sono, Stefania Scarpati, candidata di Pdl, Udc e Pensionati Italiani, che raggiunge lo storico risultato del 35%, ed il sindaco uscente Nannetti, candidato dalla coalizione formata da Partito
Democratico, Italia dei Valori, Pdci, Psi, che vince al primo turno le elezioni ottenendo come risultato complessivo della coalizione il 54% dei voti.
La campagna elettorale aggressiva del Pdl condiziona sicuramente il voto di una parte
dell’elettorato di centrosinistra, che preferisce dare il proprio voto alla coalizione del sindaco uscente, piuttosto che ad altri soggetti politici elettorali, inoltre la presenza del Pdci in coalizione con il Pd ottiene un forte 7,5 % al contrario del 2% nelle altre elezioni, permette l’
intercettazione di uno specifico target dell’elettorato di sinistra, che fluiva tra il Pd ed il Prc.
Andiamo ad analizzare nel concreto le due esperienze civiche del 2009, tenendo ben presente il cambiamento degli equilibri politici fin qui descritti avvalendoci dell’interviste effettuate a Fabrizio Bertelli, candidato a sindaco per il comune di Lastra a Signa nel 2004 e nel 2009 ed attuale consigliere comunale del Prc e “Lastra da Vivere”, per l’analisi sulla lista civica
“Lastra da Vivere”, ed ad Enrico Geri, candidato alla carica di consigliere comunale nella lista di “Lastra Futura”, per l’analisi sulla seconda lista.
3.4.2-“Lastra da Vivere”: origine e composizione della lista civica
La lista civica “Lastra da Vivere” rappresenta una breve esperienza politica che è legata a due fattori: si esprime uno stretto legame con il Prc, e si evidenzia un’esperienza nata e culminata in riferimento al momento elettorale, limitata alla competizione elettorale. La segreteria del Prc aveva già manifestato l’idea di affiancare una lista civica al partito stesso al fine di cogliere due componenti diverse dell’elettorato, in primo luogo c’è la volontà di intercettare tutta quella
parte di persone identificate nella sinistra che non si sente rappresentata dai partiti dell’area centrosinistra, in secondo luogo è forte la necessità di solidificare la candidatura di Bertelli sostenendolo con altri soggetti politici al fine di esprimere una coalizione alternativa a quella del centrodestra e del centrosinistra. Bertelli sottolinea che dopo la dichiarazione da parte della segreteria del Prc di ricandidare egli medesimo alla carica di sindaco nelle
amministrative del 2009, alcune persone vicine all’area di Rifondazione, tra le quali qualcuno fuoriuscito dall’esperienza della lista “Noi con Voi”, ed altri invece ex iscritti del Pci locale, manifestano la volontà di aiutare e sostenere lo stesso Bertelli nella candidatura del 2009.
Dalla necessità strategica del Prc di affiancare la figura di Bertelli ad un altro soggetto politico, e dalla volontà di questo gruppo di persone nel voler sostenere la personalità politica del candidato, nasce l’idea di costituire una lista civica di o al Partito della
Rifondazione Comunista. Gli elementi per decifrare le caratteristiche fondamentali della lista civica, al fine di inserirla nella nostra tipologia, sono la composizione dei candidati, la strategia e la comunicazione politica, attraverso questi tre fattori è possibile rintracciare l’influenza del partito di riferimento dell’area. Concentrando la riflessione sulla composizione possiamo evidenziare che due candidati su diciannove totali della lista erano presenti nella lista del Prc del 2004, inoltre altri sono riconducibili all’area di Rifondazione, non come iscritti ma come simpatizzanti; (ad esempio il figlio del candidato a sindaco Bertelli), sono presenti anche alcune personalità già candidate nella lista “Noi con Voi” del 2004.
Ovviamente, essendo una lista che nasce con l’obiettivo di intercettare un’area non di
riferimento comunista, gli altri candidati a consiglieri comunali sono riconducibili ad aree diverse, emergono infatti personalità vicine all’area del Partito Democratico oppure ex
Popolari. Inoltre se approfondiamo la nostra analisi, spingendoci a verificare chi è stato rappresentante di lista, oppure chi ha depositato il simbolo della lista civica, emergono figure e personalità dell’area di Rifondazione Comunista.
Nasce quindi una lista con un obiettivo elettorale ben preciso: deve are elettoralmente il cartello di Rifondazione Comunista, e deve intercettare target elettorali diversi da quelli tradizionali dell’area della sinistra radicale. Si costituisce una lista formata da diciannove candidati, con un’età media di quarantasei anni, composta per il 31% da donne. I dati fin qui espressi confermano in primo luogo alcune caratteristiche di un tipo di lista civica che in seguito definiremo, adesso l’attenzione si sposta sulla strategia e la comunicazione politica della lista civica.
3.4.3-“Lastra da Vivere”: strategia e comunicazione politica
Come abbiamo già accennato la nostra ricostruzione dell’esperienza di “Lastra da Vivere”
definisce che la lista nasce da due esigenze diverse: si ha l’interesse del Prc di are elettoralmente il candidato, e la richiesta di alcune persone di aiutare nell’impresa elettorale, più che il partito, il candidato Fabrizio Bertelli. Una strategia politica della lista civica non è emersa in campagna elettorale, si è appiattita sulla linea politica del Prc, sia per quanto riguarda le iniziative in campagna elettorale che sulla comunicazione politica della lista, dai messaggi alla scelta del simbolo. Anche qui un altro esempio: il committente responsabile della propaganda elettorale per la lista civica “Lastra da Vivere”, è lo stesso di
quello del Prc, tale Slauko Suber. “Lastra da Vivere” non ha una propria comunicazione politica, a parte i cartelloni elettorali, in cui si mostra il simbolo vicino alla figura del candidato a sindaco Bertelli, il Prc e la lista civica portano avanti una comunicazione uniforme ed uguale, come è possibile riscontrare dal programma elettorale, ad iniziare dallo slogan che si riassume in “Un Comune da cambiare, un Comune da Vivere”, contrapposto a quello ulivista “Un Comune in
Comune”. “Lastra da Vivere” riprende quindi lo slogan scelto dalla segreteria del Prc,
rimarcando la necessità di costruire un Comune “da vivere”.
Il simbolo ha i connotati della tipica semiologia delle liste civiche, su uno sfondo bianco appaiono le mura del paese, sulla parte superiore in rosso il simbolo del comune di Lastra a Signa ed il nome della lista, mentre sulla parte inferiore ci sono figure stilizzate di persone sopra la scritta “lista dei cittadini”, il colore rosso riprende da un lato l’elemento cromatico della sinistra, dall’altro la tonalità ufficiale del comune lastrigiano[Cfr. Appendice Figura 4].
Inoltre nei cartelli elettorali di “Lastra da Vivere”, uguali a quelli del Prc, si evidenzia l’immagine del candidato a Sindaco raffigurato vicino ad uno dei simboli del paese, come lo
“Spedale“di S. Antonio. Dopo un’attenta analisi del programma elettorale del 2009 di Bertelli, si percepisce ancora meglio che lo slogan usato dal Prc e la formazione della lista civica sono un elemento singolo, infatti si esprime con “Lastra da Vivere” un concetto, che è il fulcro del programma elettorale, necessario è, per il Prc, ridare a Lastra a Signa un elemento di vitalità, ormai perso.
3.4.4-“Lastra da Vivere”: effetti sul sistema partitico
I dati finora descritti ci aiutano a disegnare determinate caratteristiche della lista civica al fine di classificarla all’interno della tipologia da noi espressa nella prima parte di questa
riflessione. La composizione della lista, i rappresentanti di lista vicini all’area Prc, l’assenza di una strategia politica della lista e di una comunicazione della lista stessa, sono
caratteristiche fondamentali che ci aiutano a definire la lista “Lastra da Vivere” come una lista civica derivata da un camuffamento, con obiettivi legati soltanto al momento elettorale ed una linea politica decisa dal partito di riferimento.
Gli effetti sul sistema partito sono stati quasi inesistenti, a causa dei fattori sopra riportati, che si possono riassumere in una mancanza di una identità politica della lista civica autonoma rispetto a quella del Prc. Rifondazione Comunista, ottiene un consigliere comunale, e
costituisce il gruppo consiliare del Prc e “Lastra da Vivere”, continuando la strategia politica del 2009, e cioè esprimendo una forma di coalizione composta dal partito e da cittadini. Dei componenti della lista una parte è rientrata nel Prc, ed altri si sono allontanati dalla politica locale.
3.4.5-“Lastra Futura”: origine e composizione della lista civica
Nella storia socio politica di Lastra a Signa la lista civica “Lastra Futura” rappresenta una importante, seppur breve, parentesi politica, che sintetizza ed esemplifica un confronto prima di tutto generazionale, ed in seguito politico. Finita l’esperienza della costruzione del laboratorio politico della sinistra locale, una parte dei giovani che aveva assistito e partecipato al dibattito politico sulla creazione di una coalizione di sinistra, si ritrova a scegliere tra, candidarsi con il Prc oppure allontanarsi dalla situazione politica pre elettorale, senza impegnarsi con nessun partito. Di questo gruppo soltanto alcuni giovani sono portatori di esperienze politiche in movimenti o partiti, la maggior parte invece non era mai stata
all’interno di nessuna organizzazione politica. Forte rimane l’esigenza di questa parte di sinistra di sentirsi rappresentata all’interno del sistema partitico locale, non vi è l’intenzione di entrare nell’area comunista dello spettro elettorale, ed inoltre non vi è una sinistra, alternativa al Prc, che avesse, in quel momento, una forza politica tale da rappresentare, gli “orfani” dei Ds ed i fuoriusciti da Rifondazione (dopo l’ultimo congresso; il movimento di Vendola è
infatti ancora in una fase embrionale). Anche sul versante fiorentino sia l’esperienza di Spini, piuttosto che la creazione della lista Sinistra per la Costituzione, rappresentano un esempio di gruppi di persone identificate in una specifica area politica, ma non identificata ancora da nessun partito.
La causa della nascita di “Lastra Futura” è intrinseca nell’esigenza di una parte di ragazzi, tra i diciotto ed i ventinove anni, di sentirsi rappresentati politicamente all’interno del panorama politico locale e nazionale. La composizione e creazione della lista esprime quindi due fattori fondamentali, in primo luogo rappresenta un confronto generazionale; tra un gruppo di
ragazzi e i gruppi politici del sistema partitico locale ormai da tempo all’interno
dello scenario politico locale, in secondo luogo si esprime la volontà di rappresentare quella parte di sinistra non rappresentata dal Partito Democratico né dall’area di Rifondazione Comunista e
Comunisti Italiani. La lista civica “Lastra Futura” nasce inizialmente come movimento
politico giovanile, che in seguito si organizza in lista civica per esprimersi all’interno del contesto politico locale, nel momento elettorale, come lista civica.
La lista dei candidati di “Lastra Futura” viene composta, da sedici ragazzi di età media
venticinque anni, di cui per il 31% donne, con un proprio candidato alla carica di Sindaco di anni ventiquattro.
3.4.6-“Lastra Futura”: strategia e comunicazione politica
La strategia politica di “Lastra Futura” ha come scopo il raggiungimento della rappresentanza politica in consiglio comunale. La lista si pone l’obiettivo di rappresentare l’esigenza del ricambio generazionale e l’identificazione di tutta quella componente politica fuori dal Partito Democratico. Dall’intervista a Geri ricostruiamo che la strategia e la comunicazione politica della lista civica “Lastra Futura” si esprime in due fasi, nella prima fase si effettua una campagna di posizionamento all’interno dello scenario politico locale, sia tramite le interviste al candidato sindaco; che le iniziative pubbliche, tra cui dibattiti ed incontri con i vari comitati ed associazioni locali. Si cerca di esprimere in primo luogo i connotati primari della lista, riassunti in due punti: il carattere totalmente
giovanile ed il distacco con i partiti e la trasversalità politica del soggetto politico.
La campagna di posizionamento è espressa perfettamente nel primo cartellone elettorale della lista civica, in cui al centro viene evidenziato il simbolo elettorale della lista, mentre nella parte inferiore vengono indicati tre aggettivi, che diventano il punto di riferimento della comunicazione della lista, “liberi, giovani, indipendenti”, alla fine del manifesto si identifica il riferimento del sito internet. Il simbolo riprende, su sfondo bianco, la parte superiore del portone di Baccio, figura già utilizzata dalla lista civica presente nel 1995, che viene
ridisegnato da una mano esterna stilizzata, e nella parte inferiore all’effige la scritta in bianco con cornice rossa, “Lastra Futura” [Cfr. Appendice Figura 5]. All’interno della prima fase della campagna elettorale si assiste ad una parallela campagna di comunicazione indiretta, nel senso che ad ogni manifestazione locale, o incontro, in cui sono presenti giornalisti locali, viene rilasciata da parte del candidato a sindaco della lista civica una dichiarazione ed un commento, in modo tale che per tutte le otto settimane di campagna elettorale, sul giornale locale a cadenza settimanale, emergesse il nome del candidato di riferimento e della lista.
La seconda parte della campagna elettorale è caratterizzata da una linea politica basata su tentativo di attirare l’attenzione di una parte specifica dell’elettorato, mediante iniziative pubbliche. Nella seconda fase della campagna elettorale la lista presenta un secondo
manifesto, in cui si mostra la figura del candidato a sindaco, con attorno altre foto dei candidati consiglieri più rappresentativi, sullo sfondo della Villa Bellosguardo del tenore Enrico Caruso, altro simbolo di Lastra a Signa, l’ immagine è accompagnata da un secondo
slogan, “il futuro comincia adesso”, che sottolinea l’entusiasmo giovanile di cui la lista civica si fa portatrice. Dalla nostra analisi, emergono due punti fondamentali rappresentativi di questa seconda fase, da una parte la decisione di inserire nell’immagine della comunicazione politica della lista, la Villa Bellosguardo, che in quel momento della campagna elettorale diventa un argomento di dibattito pubblico, a seguito di alcune dichiarazioni del sindaco Nannetti, che fa trasparire la possibilità di vendere la Villa, possibilità non esclusa dal Prc, ed argomento non trattato dal Pdl. La lista “Lastra Futura” si pone invece a difesa del patrimonio culturale comunale, inserendo la figura della Villa.
Dall’altra parte viene deciso di sostituire all’interno della comunicazione politica della lista, fin lì incentrata sul simbolo, la figura del candidato a sindaco, dando all’elettorato un punto di riferimento politico della lista, ed un’espressione fisica. All’interno della lista civica viene selezionato come candidato alla carica di sindaco, un ragazzo che già aveva avuto esperienze in politica, era stato il primo segretario della Sinistra Giovanile di Lastra a Signa, in seguito Responsabile Università nella Sinistra Giovanile di Firenze, ed infine portavoce di Sinistra Democratica, nonché nipote dell’ex sindaco Moscardini, a cui molti cittadini ed avversari riconoscono la paternità della lista civica, anche se “Lastra Futura” porta avanti punti
programmatici diversi da quelli sempre difesi dall’ex sindaco.
Il culmine della campagna elettorale del 2009 avviene a pochi giorni dalle votazioni, nello scontro dialettico tra i quattro candidati a sindaco, organizzato dal giornale “Metropoli” al Cinema Moderno di Lastra a Signa, incontro preparato con cura da “Lastra Futura” , che
vuole esprimere in quel dibattito di essere un’alternativa serie al sistema partitico locale.
3.4.7-“Lastra Futura”: effetti sul sistema partitico
“Lastra Futura”, per le caratteristiche descritte, potrebbe rientrare nella categoria di lista civica movimentista, poiché nasce da un’aggregazione di persone con valori comuni e
rappresentanti di una stessa aria, riuniti in seguito ad una serie di dibattiti organizzati. La lista costruisce una visione politica del comune e di ciò che sta fuori dalla dimensione locale, che troverà espressione nella costituzione di una lista civica. La struttura si basa su
un’organizzazione orizzontale, in cui si riconosce nel candidato a sindaco la figura di
riferimento del movimento, e su una piattaforma valoriale non rappresentata dai partiti locali e nazionali.
Lo spazio politico tra Pd e Prc è intercettato da una parte dal Pdci che, a causa del voto “utile”
espresso da un segmento dell’elettorato, in presenza di un centrodestra molto forte
politicamente, ottiene un ottimo risultato, mentre una parte più piccola è intercettata da Lastra Futura con il 2,9% di voti (stesso risultato elettorale
raggiunto da Sinistra Ecologia e Libertà alle regionali del 2010 nella dimensione lastrigiana). “Lastra Futura” non riesce ad intercettare il voto giovanile che, invece di andare ad una lista fatta da giovani, si è diviso tra il Pd e Pdl.
“Lastra Futura” non provoca quindi forti ripercussioni sullo scenario locale, sicuramente è stata un’esperienza importante, ma non è riuscita a produrre effetti marcati sul sistema
partitico locale. La presenza di “Lastra Futura” rappresenta uno spazio politico per quella parte di elettorato che, altrimenti si sarebbe diviso tra la coalizione dell’amministrazione uscente ed il Prc, forse l’unico partito che è stato negativamente colpito dalla presenza di
“Lastra Futura”. Nelle conclusioni andremo ad analizzare e comparare le diverse esperienze finora descritte, per ridisegnare un quadro nitido delle differenze tra le varie liste.
Conclusioni
Con il presente lavoro si è tentato di approfondire la tematica delle liste civiche attraverso una chiave di lettura che permettesse al contempo di analizzare il fenomeno a livello analitico e generale e nella sua dimensione elettorale e concreta.
Nel primo capitolo abbiamo definito le liste civiche, mettendole a confronto nella struttura, nella strategia e nella semiologia con la forma partito e facendo emergere caratteristiche e differenze tra le due forme. Dopo aver delineato la fisionomia delle liste civiche in Europa, il fenomeno è stato contestualizzato in
Italia. Nello specifico, abbiamo provato a distinguere le caratteristiche delle liste civiche sia diacronicamente, analizzandole alla luce dei cambiamenti nel tempo, sia sincronicamente. Questa prima analisi ha permesso di individuare otto tipi di liste civiche:
Lista civica basata su una issue
Lista civica movimentista
Lista civica ristretta personalizzata
Lista civica per il sindaco (del sindaco)
Lista civica derivata da un camuffamento
Lista civica “comunale”
Lista civica di protesta
Lista civica a forte componente partitica
Nel secondo capitolo abbiamo invece analizzato il contesto socio-politico del nostro studio, evidenziando da un lato il concetto di subcultura politica presente
nella zona esaminata, ed infine i criteri di selezione de sistema partitico locale da parte dell’elettorato. Il paradigma della subcultura rossa è stato utile per una maggiore comprensione del contesto d’analisi, ovvero Lastra a Signa, e ha permesso di cogliere alcune delle tendenze politiche che hanno caratterizzato e, in parte, continuano a caratterizzare il territorio lastrigiano.
Nel terzo capitolo abbiamo studiato l’evoluzione delle liste civiche che si sono presentate in un intervallo di tempo compreso tra il 1995, anno in cui si sono svolte le prime elezioni amministrative con l’elezione diretta del sindaco, ed il 2009, anno in cui si sono svolte le ultime elezioni amministrative a Lastra a Signa.
Le liste civiche presentate all’interno della competizione elettorale lastrigiana, sono state:
“Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa” (1995), “Noi con Voi” ( 19992004), “Lastra da Vivere” (2009) e “Lastra Futura” (2009).
Cerchiamo in conclusione di capire, mediante la comparazione tra le liste presenti nel
contesto lastrigiano, le differenze tra le diverse esperienze analizzate. La maggior parte delle liste civiche nasce dall’idea, dall’intenzione, di intercettare il sentimento di protesta diffuso nell’elettorato, verso il sistema partitico nazionale e locale. Dunque la lista civica rappresenta un voto di protesta contro la realtà politica tradizionale e presenta anche una specifica dimensione politicoprogrammatica su cui basa la propria campagna elettorale e soprattutto l’identità politica della lista. La lista civica è un elemento non autonomo dipendente dal sistema partitico presente a livello locale ed a livello nazionale. Il legame tra liste civiche e partiti è evidenziato dalla volontà, da parte della lista, di essere
identificata dall’elettorato come l’alternativa ai partiti tradizionali. Possiamo quindi riassumere che le liste civiche fondano la loro linea politica su due variabili fondamentali: l’intercettazione di
quell’elettorato che manifesta la volontà di esprimere un voto al di fuori del sistema partitico tradizionale, e le capacità di offrire un’offerta politica diversa rispetto a quella partitica.
A Lastra a Signa si sono presentate quattro liste civiche differenti tra loro, per natura e strategia politica, che si sono confrontate con il sistema politico tradizionale. Da questo confronto emergono le diverse caratteristiche e le diverse evoluzioni che hanno determinato la lista civica nel tempo. Possiamo identificare un ulteriore elemento comune a tutte le liste, emerso dall’analisi condotta e sottolineato da tutti gli intervistati. Le liste civiche rischiano di attirare un voto di protesta che si esaurisce dopo il momento elettorale, senza riuscire ad affermarsi; e quindi senza avere effetti tangibili sul sistema partitico locale. Queste difficoltà non sono legate esclusivamente alla percentuale di voto ottenuta ed al raggiungimento della rappresentanza politica, ma dipendono dall’identità stessa della lista. Gli esempi di lista civica non mancano, possiamo riportare l’esperienza del “Movimento a cinque stelle” di Beppe
Grillo diffuso a livello nazionale, oppure in ambito locale il movimento di Ornella De Zordo a Firenze: sono liste civiche che sono riuscite ad affermarsi, ritagliandosi uno spazio politico al di fuori del panorama partitico, e caratterizzandosi per specifici elementi programmatici e politici. Le liste civiche che riescono a posizionarsi nel panorama politico della dimensione locale rientrano in un processo di istituzionalizzazione inevitabile, l’esperienza civica rientra nelle logiche di partito assumendo connotati partitici, come lo statuto oppure il concretizzarsi strategie politiche simili a quelle dei partiti tradizionali. La lista civica “Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa”, presente alle elezioni del 1995, è un esempio interessante di una lista civica a forte componente partitica. L’origine della lista civica risale ad un momento politico particolare, durante il quale si manifestano i primi cambiamenti causati dalla
destrutturazione del sistema partitico che colpiscono il Psi. Analizzando la lista è evidente l’esigenza della componente socialista di costruire qualcosa di diverso rispetto alle decisioni prese dal Psi a livello nazionale. La lista civica non è il risultato di un camuffamento (che presupporrebbe l’affiliazione tra lista e partito di riferimento) ma è la sintesi di due
componenti diverse (partitica la prima, proveniente dalla società civile la seconda) nella quale prevale la parte formata da persone con curriculum politico.
La lista civica del 1995 nasce quindi da un input presente all’interno del Psi locale, ma si forma grazie ad una forte componente civica, di persone “orfane” o prive di un proprio partito di riferimento. La lista civica “Noi con Voi”, presente sia nel 1999 che nel 2004, rappresenta l’interessante formazione di una lista tipicamente comunale, che si basa cioè su un insieme di issues della dimensione territoriale, concentrando l’attenzione ai problemi locali, senza andare oltre ai fatti comunali. Il carattere territoriale e la distanza dai partiti emergono fortemente anche nella composizione della lista, in cui i candidati devono essere residenti all’interno dell’area lastrigiana, e non devono avere avuto esperienze politiche partitiche
precedentemente. Dal 1999 al 2004 è possibile evidenziare la trasformazione della lista civica in direzione fortemente partitica attraverso due indicatori: la presentazione della lista in coalizione con i partiti all’opposizione, e l’ingresso nella Margherita di una parte dei
componenti della lista.
L’evoluzione di “Noi con Voi” si traduce nella perdita di alcune delle
caratteristiche peculiari delle liste civiche e nel progressivo avvicinamento alla forma partitica.
Nel 2009 la presenza di “Lastra da Vivere”, lista derivata da un camuffamento di
Rifondazione Comunista si avvicina alle caratteristiche della lista “Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa”. La differenza fondamentale tra le due liste è riconducibile all’affiliazione con il partito di riferimento nel primo caso ed all’elemento di identità politica che è presente nella lista del 1995 ed assente in quella del 2009(con il termine “identità”si fa riferimento agli elementi programmatici e strategici che emergono in modo autonomo da tutto il panorama
politico e di in particolare dal partito di riferimento dell’area).
La lista “Indipendenti e Socialisti per Latra a Signa” presentava una propria linea politica autonoma, sicuramente influenzata dalla componente socialista che rappresentava la parte
dominante all’interno dell’organizzazione, ma non aveva nessuna affiliazione con un partito, viceversa “Lastra da Vivere” non espresse una sua identità politica ed era sempre affiliata a Rifondazione Comunista. Infine “Lastra Futura” esprime un esempio di lista civica autonoma nata da un gruppo di persone con valori e visione politica simile, che non si sentiva
rappresentato dal sistema partitico tradizionale. Forte è l’elemento di autonomia dal sistema dei partiti tradizionali, ma l’espressione politica territoriale, è soprattutto nella seconda fase della campagna elettorale, limitata da una visione politica generale che va oltre la dimensione locale. Durante le elezioni del 2009,
nell’area fiorentina, si è verificata una flessione elettorale delle liste civiche, esperienze che nel 2004 si erano attestate in un range di voti compreso tra il 6 ed il 9% dei voti, e che scendono vorticosamente al 2-3% nelle elezioni amministrative del 2009, il dato è emerso in tutte le interviste effettuate e nei risultati elettorali emersi da una ricerca fra glia archivi del Ministero dell’Interno. E’ stato un caso o le esperienze delle liste civiche sono realmente in crisi? Pensiamo che le elezioni amministrative del 2009 siano state un caso particolare per tre motivi fondamentali: l’inizio della crisi economica ha influenzato il voto dei cittadini che hanno guardato ai partiti come punto di riferimento, la presenza di due nuovi partiti, Pdl e Pd, e la logica bipartitica che ne è seguita già alle elezioni politiche del 2008, hanno contribuito ad incanalare l’elettorato all’interno di una logica per cui per non disperdere il voto era necessario votare per i due maggiori partiti o per le due maggiori coalizioni, infine le liste civiche, che difficilmente riescono a dare risposte concrete ai problemi locali, sono state ancora di più limitate ad una identificazione con una politica di protesta, soprattutto dopo l’entrata nella scena politica di Grillo.
Dopo l’identificazione e la classificazione è possibile capire l’evoluzione della lista, che può essere limitata al momento elettorale oppure riuscire ad avere una rappresentanza politica, che si concretizza con una istituzionalizzazione della lista civica. Se la lista civica riesce a ritagliarsi un proprio spazio politico ed a rimanere un’alternativa al sistema partitico
tradizionale, può restare presente nel tempo radicandosi anche nella visione dell’elettorato, che non la identifica più soltanto come protesta ma come un’organizzazione diversa dai
partiti.
Appendice
Figura 1 - Elezioni Amministrative 1995: “Indipendenti e socialisti per Lastra a Signa”
Figura 2 - Elezioni Amministrative 1999: “Noi con Voi – Il comune amministrato dai
cittadini”
Figura 3 - Elezioni amministrative 2004: “Noi con Voi – Coordinamento Civico
Nazionale”
Figura 4 - Elezioni Amministrative 2009: “Lastra da Vivere”
Figura 5 – Elezioni Amministrative 2009: “Lastra Futura”
Domande per “Indipendenti e Socialisti per Lastra”
Intervista a Pietro Milanesi – Socialista ed Assessore ai lavori pubblici di Lastra a Signa Nel 1995 a Lastra a Signa si tengono le prime elezione con l’elezione diretta del Sindaco.
Nella competizione elettorale si presentano 4 candidati alla carica di sindaco :
Falcioni candidato da una lista unitaria formata da Forza Italia – Alleanza Nazionale ed il CCD
Pandolfini candidato del Partito Popolare Italiano
Moscardini, Sindaco uscente e candidato del PDS e Rifondazione
Scarafuggi candidato della lista civica “Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa”
Nascita ed organizzazione della lista civica “Indipendenti e Socialisti per Lastra a Signa”
Criterio di ricerca e selezione dei candidati e/o simpatizzanti
Criteri di composizione della lista dei candidati
Simbolo, Comunicazione politica ed eventi in campagna elettorale
Criterio di selezione del Candidato a Sindaco
Organizzazione interna della Lista in campagna elettorale e dopo
La Lista Civica dopo il momento elettorale
Esperienze dei candidati dopo la Lista “Indipendenti e Socialisti per Lastra”
Domande per la lista “Noi con Voi” (1999-2004)
Intervista a Franco Tozzi – Consigliere Comunale PD Comune di Lastra a Signa
Nella competizione elettorale del 1999 a Lastra a Signa si presentano 5 candidati sindaco in contrapposizione:
Tarantino candidato Polo ed AN
Draghi candidato di Rifondazione Comunista
Moscardini, Sindaco uscente e candidato di Ds Ppi e Pdci
Nesti candidato dei Social Democratici
Martelli candidato della lista civica “Noi con voi”
Nascita ed organizzazione della lista civica “Noi con voi”
Criterio di ricerca e selezione dei candidati e/o simpatizzanti
Criteri di composizione della lista dei candidati
Simbolo, Comunicazione politica ed eventi in campagna elettorale
Criterio di selezione del Candidato a Sindaco
Organizzazione interna della Lista in campagna elettorale e dopo
La Lista Civica dopo il momento elettorale
Esperienze dei candidati dopo la lista “Noi con Voi”
La lista civica “Noi con Voi”, si ripresenta anche nel 2004, in coalizione con il Prc, cosa cambia tra l’esperienza del 99 e quella del 2004
Cosa cambia dal punto di vista di slogan e simboli
Cosa cambia nella composizione della lista e nel modo di coinvolgere nuove persone
Come si struttura la lista civica dopo le consultazioni del 2004
I componenti della lista civica che percorso seguono dopo il 2004
Lei diventa il simbolo della lista civica “Noi con Voi”, ne è il portavoce, dopo il 2004 entra nelle file della Margherita e poi in quelle del PD, da cosa deriva questo spostamento, e chi l’ha seguita della lista “Noi con Voi” ?
Le Liste Civiche presenti nel 2009 subiscono una forte decrescita rispetto a
quelle del ato: Cambiamenti nella partecipazione civica tra il 2009 ed il 1995
Domande per “Lastra da vivere”
Intervista a Fabrizio Bertelli – Consigliere Comunale Prc
Nel 2009 a Lastra a Signa si tengono le ultime elezioni amministrative.
Nella competizione elettorale si presentano 4 candidati alla carica di sindaco :
Nannetti candidato da una lista unitaria formata da Pd, Socialisti, Idv, Pdci
Scarpati candidata del Pdl Udc e Pensionati
Bertelli, Prc e “Lastra da Vivere”
Mannelli candidato della lista civica “Lastra Futura”
Nascita ed organizzazione della lista civica “Lastra da vivere”
Criterio di ricerca e selezione dei candidati e/o simpatizzanti
Criteri di composizione della lista dei candidati
Simbolo, Comunicazione politica ed eventi in campagna elettorale
Criterio di selezione del Candidato a Sindaco
Organizzazione interna della Lista in campagna elettorale e dopo
La Lista Civica dopo il momento elettorale
Esperienze dei candidati dopo la Lista “Lastra da Vivere”
Le Liste Civiche presenti nel 2009 subiscono una forte decrescita rispetto a quelle del ato : Cambiamenti nella partecipazione civica tra il 2009 e delle elezioni ate
Domande per “Lastra Futura”
Intervista a Enrico Geri – Candidato Consigliere Comunale “Lastra Futura”
Nel 2009 a Lastra a Signa si tengono le ultime elezioni amministrative.
Nella competizione elettorale si presentano 4 candidati alla carica di sindaco :
Nannetti candidato da una lista unitaria formata da Pd, Socialisti, Idv, Pdci
Scarpati candidata del Pdl Udc e Pensionati
Bertelli, Prc e Lastra da Vivere
Mannelli candidato della lista civica “Lastra Futura”
Nascita ed organizzazione della lista civica “Lastra Futura”
Criterio di ricerca e selezione dei candidati e/o simpatizzanti
Criteri di composizione della lista dei candidati
Simbolo, Comunicazione politica ed eventi in campagna elettorale
Criterio di selezione del Candidato a Sindaco
Organizzazione interna della Lista in campagna elettorale e dopo
La Lista Civica dopo il momento elettorale
Esperienze dei candidati dopo la Lista “Lastra Futura”
Le Liste Civiche presenti nel 2009 subiscono una forte decrescita rispetto a quelle del ato : Cambiamenti nella partecipazione civica tra il 2009 e delle elezioni ate
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Ringraziamenti
Ringrazio di cuore tutte le persone che mi sono state vicine in questo lungo percorso
universitario e nella stesura finale di questa tesi.
In particolare vorrei ringraziare:
Mio Padre uomo di mirabile intelligenza e sensibilità, poiché mi ha permesso di studiare
senza crearmi ansie ed apprensioni.
Mia Madre che mi insegna tutti i giorni cosa vuol dire la parola coraggio.
I miei zii e mia cugina che mi hanno aiutato ad aprire la mente a tutto ciò che va oltre la nazione Italia.
Arrigo, Alberto e Fabio Del Taglia per avermi dato l’opportunità di avere una seria esperienza lavorativa.
Lo staff della Del Taglia Spa e della Del Taglia Piscine Spa per tutti gli insegnamenti dati.
Il Prof. Bontempi per la pazienza.
Il Prof. Turi per l’aver creduto in questo progetto.
La Dott.ssa Corica per il o datomi durante la stesura finale della tesi.
Simone Palatresi per tutte le volte che mi ha aiutato quando avevo bisogno e che mi ha
insegnato che “dietro la collina splende sempre il sole”.
Bandinelli Giacomo che mi ha sempre regalato il sorriso.
Lorenzo Gentili che mi è sempre stato vicino in ogni momento della mia vita.
Andrea Susini che mi ha insegnato ad essere un guerriero.
Cosimo Bellini che mi ha fatto capire l’importanza del divertimento.
Mattia Taddei che mi ha insegnato l’importanza di aver coscienza della propria identità.
Andrea Mei per tutte le mattine che abbiamo camminato insieme controvento.
Davide Guarducci che mi ha insegnato il valore della parola amicizia.
Nicola Centrone senza il quale non ci sarebbe stata Lastra Futura.
Damiano Guazzini per tutte le volte che abbiamo fumato, e per tutte le volte che fumeremo, un sigaro insieme.
Rocky Balboa che mi ha insegnato che non bisogna mai arrendersi.
Enrico Berlinguer che mi ha insegnato l’importanza di un’etica morale.
A.S. San Miniato per tutte le emozioni date,“non avremo classe ma abbiamo gambe e fiato
finché vuoi”.
Infine ringrazio i miei nonni, che non ci sono più, ma che mi hanno fatto diventare colui che sono e che sarò.
E come direbbe Ciccillo: “ Un uovo al tegamino e un sorriso mondiale….”