Una Notte Col Nemico 203e1u

Robyn Grady

UNA NOTTE COL NEMICO

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: One Night with His Rival Harlequin Desire © 2020 Robyn Grady Traduzione di sca Clemente

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

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© 2021 HarperCollins Italia S.p.A., Milano

eBook ISBN 978-88-3053-095-9

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1

La notte scorsa era stata la migliore e la peggiore della sua vita. Per un verso era stata pura estasi. Per un altro, un disastro. Veda Darnel non riusciva a farsene una ragione. In pratica aveva venduto l'anima per trascorrere una notte bollente con un uomo che aveva dato un nuovo significato alla parola piacere. Un abile ammaliatore che l'aveva spinta ad abbandonare il buonsenso per il brivido di provare qualcosa di ineguagliabile. Ora che erano sdraiati assieme, nudi uno davanti all'altra, Veda scrutò lo sfacciato cowboy che continuava a godersi un po' di sacrosanto riposo. L'istinto gli aveva suggerito di tenere la mano incollata ai glutei di lei, premendole i fianchi sui suoi. Ogni volta che inspirava, quel petto stuzzicante si espandeva e i peli ispidi le solleticavano i capezzoli. Ogni volta che per via di un sogno contorceva la bocca in un sorriso, lei non desiderava altro che un altro bacio. Un'altra volta. Be', spiacente, universo. Non sarebbe successo più. Non ora. Mai più. Caspita, aveva imparato la lezione. In futuro, avrebbe fatto una scelta migliore. Ajax Rawson, ancora addormentato, fece un bel respiro e nello stesso momento fletté le dita e le affondò ancora di più sul sedere di lei. Veda si dovette mordere il labbro per contenere il gemito; voleva che quelle mani esperte le toccassero ogni parte del corpo. E se lui si fosse svegliato in quel momento, probabilmente sarebbe andata a finire proprio così. Avrebbero fatto l'amore come se ogni altra cosa non contasse. Come se il prezzo da pagare non fosse già abbastanza caro. Piano, senza far rumore, cercò di sollevargli il polso per spostargli le dita. Diamine. Sembrava fatto di piombo. Ci riprovò. Quando finalmente riuscì a divincolarsi, trattenne il respiro. Però lui non si mosse. Neanche di un centimetro.

Bene ora alzati, infilati i vestiti, schizza via e non voltarti a guardare. Non tornare indietro. Eppure, uno strano desiderio la bloccò. Ajax era l'uomo migliore con cui fosse stata... E chissà quante donne avevano pensato la stessa cosa. Lui fece un altro bel respiro, si girò a pancia in su e infilò il braccio sotto il cuscino mentre con l'altra mano si grattava gli addominali scolpiti. Poi la fronte si aggrottò, le palpebre si schio e Veda avvertì un macigno sullo stomaco. Era troppo tardi per scappare. Ajax fissò il soffitto ancora mezzo addormentato nel tentativo di capire dove si trovasse, poi si voltò verso di lei. Quando un angolino della sua bocca tutta da baciare si sollevò, il proposito di Veda di raggiungere il suo scopo tremò come gelatina. Ajax sorrise con i profondi occhi blu oceano poi parlò con una voce roca e sexy. «Vieni qui... Ripensandoci, non posso aspettare così a lungo.» Rotolò verso di lei e Veda sentì un'ondata di calore che le affluiva nel sangue. Tuttavia per quanto fosse tentata, non gli si avvicinò. Non cedette. Anzi, si tirò più su la sua parte di lenzuolo e si mise seduta. «In realtà, devo andare» gli disse. Ajax si appoggiò su un gomito, con la testa sulla mano. «Intendi in bagno o una cosa simile?» «No.» «Ah, hai fame» replicò. «Anch'io. Ordino qualcosa. Possiamo fare la colazione a letto.» Le si avvicinò quel tanto da poterle sfiorare la guancia con la barba ispida. «Anche il pranzo e la cena, se vuoi.» Ad Ajax non mancavano mai le parole, soprattutto quelle giuste. Dava l'impressione che qualsiasi cosa la buona sorte avesse da offrirgli, a lui arrivasse spontaneamente. Come se non dovesse neppure pensare di sforzarsi. Anni fa e più di una volta, una giovane Veda aveva osservato Ajax da lontano fantasticando di trovarsi in questa situazione. Ai tempi, così come adesso, odiava

il pensiero di ciò che avrebbe potuto dire suo padre. Drake Darnel aveva dei conti in sospeso con i Rawson; il primo risaliva a molti anni prima, quando il padre di Ajax, Huxley Rawson, era considerato uno stallone. Com'era il detto? La mela non cade mai lontana dall'albero. Ora, mentre Ajax si destreggiava per ottenere quel bacio, Veda capì che la sua resistenza vacillava. Per fortuna, in qualche modo, riuscì a ritrarsi in tempo. Ajax si mise a osservarla come se non riuscisse a capire quale fosse il problema. Visto il modo in cui si era concessa in quelle ultime ore... Sul serio, chi poteva biasimarlo? «Ho fatto qualcosa di male, Veda? Ti ho ferita?» «No. Niente affatto.» Era stato un gentiluomo. Un amante formidabile. «Devi andare da qualche parte?» «No, da nessuna parte in particolare.» L'espressione addolorata che aveva sul volto lo faceva sembrare ancora più sexy, se possibile. «C'entra la tua famiglia? Il fatto che mio padre non va d'accordo con il tuo?» «È una cosa difficile da ignorare.» «La scorsa notte ci siamo riusciti bene.» Si erano incontrati a un evento di beneficenza a Saratoga Springs. A un'ora dall'inizio Veda era uscita sul balcone. Ajax era in piedi vicino alla balaustra a terminare una chiamata. Veda aveva deglutito e aveva girato subito i tacchi. Lui, però, le aveva chiesto con una voce che l'aveva fatta sciogliere: «Non ci siamo già visti da qualche parte?». La frase più scontata del manuale da rimorchio. Peccato che non stesse scherzando. Non avevano mai parlato ma ovviamente lei gli sembrava familiare.

Per anni, in varie corse ippiche a cui era andata con il padre, era stata in adorazione di Ajax. Veda aveva mormorato: «Non, ehm, ufficialmente». «Be', allora, piacere di conoscerti, ufficialmente» aveva replicato lui. Dopo essersi scambiati i nomi, lui aveva capito. Era una Darnel e lui un Rawson. Veda aveva menzionato anche il fatto che di recente era diventata amica di sua sorella, Lanie Rawson. Si erano conosciuti meglio. Poi era arrivato il ballo e il bacio e, dopo mezzanotte, questo. Per tutto il tempo, nessuno dei due aveva menzionato la faida tra i Darnel e i Rawson. Veda non voleva rovinare quell'atmosfera magica. E Ajax non aveva pensato molto alla questione. «Drake e Hux hanno avuto battibecchi nel corso degli anni» rifletté ora Ajax. «Tuttavia non ricordo l'ultima volta che papà ha menzionato il suo nome.» Scherzava? «Io sento mio padre parlare di Hux Rawson in continuazione.» «Aspetta. Non mi hai detto che ora vivi nel New Jersey?» Aveva ragione. Erano anni che non viveva a New York con suo padre. «Ci teniamo in contatto... chiamate, mail. Lo vengo a trovare quando riesco.» Come quel fine settimana. In effetti la sera prima avrebbe dovuto accompagnare il padre. Lui non si era sentito bene e aveva rinunciato a uscire all'ultimo minuto. Il destino aveva voluto così. «Oh...» andosi una mano tra i capelli arruffati, Ajax emise un sospiro. «Mi spiace.» «Ti dispiace che ci teniamo in contatto?» «Mi dispiace che tuo padre non sia andato avanti con la vita. Dev'essere dura serbare rancore.» «Immagino che sia dura andare avanti quando arriva qualcuno che ti ruba

l'amore della tua vita. La donna che avevi intenzione di sposare.» «Hai detto ruba?» «Mio padre le aveva dato un anello. Poi Hux si è fatto avanti e voilà.» Fine dei giochi. «In realtà Drake ha offerto un anello a mia madre, lei lo ha rifiutato. Me l'ha detto lei stessa. E riguardo al fatto che mio padre l'abbia in qualche modo stregata... be', bisogna essere in due per farlo.» Se era quello il punto, Veda voleva stabilire un nesso tra il ato e il presente. Tra padre e figlio, che erano tali e quali. Un altro motivo per cui quella notte era stata una cattiva idea. «Credo che Hux avesse una certa reputazione ai tempi.» Ajax corrugò la fronte. «Era un giovane come un altro che frequentava le ragazze per trovare quella giusta e sistemarsi.» Drake preferiva definire il ato da scapolo di Hux con parole come donnaiolo, Casanova, imbroglione, anche se quell'ultima frecciatina si riferiva più alla discutibile etica aziendale dei Rawson. Oltre alla questione sul modo in cui Hux aveva rubato la futura sposa a Drake, le due famiglie erano in competizione anche sul fronte delle scuderie. Spesso i cavalli dei Rawson battevano per un soffio quelli di Drake. Allenamento migliore? Fortuna nello sport? O c'erano altri retroscena sulle prestazioni degli animali? Per Veda l'intero settore delle gare equestri era immorale. Crudele. E non solo per i problemi legati alle scommesse. Tempo addietro si era ripromessa che il giorno della morte di suo padre, fuori dai cancelli delle scuderie Darnel sarebbe spuntato un cartello: vendesi, così ciascun cavallo avrebbe trovato una casa in cui non avrebbe subito frustate e percosse o non avrebbe rischiato di finire in una fabbrica di colla animale una volta superata l'età utile per gareggiare. Rabbrividendo, Veda tornò a concentrarsi sulla conversazione. Ajax stava ancora parlando dei suoi genitori.

«Mia madre e mio padre erano follemente innamorati. Si erano impegnati per metter su famiglia. Mamma in quegli anni ha fatto una scelta che non esiterebbe a ripetere oggi se fosse viva.» A Veda dispiaceva che la signora Rawson fosse morta quando Ajax era ancora un bambino. Perdere un genitore in tenera età cambiava il tuo modo di essere. Ogni giorno Veda desiderava avere accanto anche la sua di madre. Avrebbe voluto avere un'infanzia diversa. Tuttavia ora non era il momento di addentrarsi in quel tunnel. Era già abbastanza vulnerabile. Strinse più forte le mani sulle lenzuola. «Mi sa che dobbiamo accettare di non essere d'accordo» disse. «Credo di sì.» Lo sguardo di Ajax si posò sulle sue labbra quando aggiunse: «E se vuoi andartene... lo capisco. Davvero. Però, sappi che non ho niente di personale contro tuo padre». Invece lei era ancora arrabbiata. I Rawson avevano molto di cui rispondere. Eppure il ramoscello di ulivo che le aveva porto Ajax sembrava sincero... non guastava credergli almeno un po'. «Neanch'io odio tuo padre. Non l'ho mai conosciuto.» «Lo conoscerai. Immagino che Lanie ti abbia invitato alla festa che darà a casa il mese prossimo.» Lei annuì. Anche se non era impaziente di vedere la reazione di suo padre alla notizia. Drake sapeva che lei e Lanie Rawson erano più che conoscenti ormai, e non ne era contento. Non gli interessava che sua figlia non vedesse l'ora di festeggiare l'amica. E naturalmente ci sarebbe stato anche Ajax. «Wow. Finalmente le due famiglie si riuniscono» osservò. «Questo dimostra che le cose cambiano, eh?» Veda gli concesse un sorriso.

Questo dimostra... E visto che sembrava che Ajax sapesse con precisione come agire, scelse quel momento per avvicinarsi di nuovo a lei. E non appena le infilò la mano dietro il collo, Veda non resistette. Si limitò a chiudere gli occhi e sospirò quando lui le mise le dita tra i capelli e la baciò. Nel modo in cui, bene o male, lei aveva desiderato sin dall'inizio.

2

«Toglile gli occhi di dosso. E anche le mani, amico.» Riconoscendo la voce alle sue spalle, Ajax si voltò. Lanie Rawson, la festeggiata, se ne stava lì con le mani sui fianchi e un sopracciglio inarcato. Ajax fece il finto tonto. «A chi di preciso dovrei togliere gli occhi e le mani di dosso?» «Se già non lo sai, quella che stai mangiando con gli occhi è Veda Darnel» replicò sua sorella. «La figlia di Drake Darnel nonché mia cara amica.» Quando Ajax era stato insieme a Veda quattro settimane prima a Saratoga, lei gli aveva menzionato di essere amica intima di Lanie. A essere sincero, in quei momenti, non si era concentrato su molto altro che non fossero i suoi fantastici capelli rossi e il viso incantevole. Quella sera, con i capelli che le ricadevano sulle spalle e un rossetto rosso brillante, Veda era ancora più bella. Toglierle gli occhi di dosso? Impossibile. E le mani? Staremo a vedere. Ajax aveva avuto una giornata piena. Dopo la vittoria al concorso ippico, era andato alla premiazione per congratularsi con il fantino, l'allenatore e il loro campione più recente, Someone's Prince Charming. Adorava quel cavallo. Poi era tornato in ufficio per controllare i messaggi e farsi una doccia. Ora era a casa. Però, prima di entrare per cambiarsi, aveva deciso di dare un'occhiata alla festa che si teneva nel giardino sul retro della tenuta. E aveva una domanda o due per Lanie. «Come siete diventate amiche tu e Veda Darnel?»

«Ci siamo conosciute l'anno scorso a un pranzo di lavoro tra donne» spiegò Lanie. «Veda è una life coach. Ha parlato di cambiamento personale attraverso le azioni non solo a parole. È stato un intervento breve ma intenso. Mi ha entusiasmato molto. Poi mi ha detto che ricordava di averci visti da bambini alle gare quando si univa a suo padre. E a quel punto l'ho riconosciuta. O, perlomeno, ho ricordato i suoi capelli.» Come il colore delle foglie a fine autunno, pensò Ajax. «Ai tempi» proseguì Lanie, «Veda era come un topolino in un angolo. Ora sa esattamente quello che vuole. E sono sicurissima che non desidera essere la preferita del mese di nessun uomo.» Ajax ridacchiò. «Non sono così malvagio.» Lanie aveva in viso un'espressione scettica. «Comunque, sono contenta che Veda non condivida le stupidaggini del padre sul fatto che noi Rawson siamo gentaglia. Sai che una volta mi ha confidato che Drake è ancora infuriato perché la mamma lo ha lasciato per mettersi con papà tanti anni fa? Che cosa triste.» Triste era un'opinione. Ajax non era d'accordo con Lanie. Veda credeva ciecamente alla versione dei fatti di suo padre. Durante la sera che avevano trascorso insieme, aveva affermato che Hux aveva rubato la ragazza a Drake. Ajax aveva precisato che sua madre aveva preso una decisione – caspita, spettava a lei scegliere – e aveva sposato l'uomo migliore. Veda si era raddolcita e si erano scambiati i numeri. Il giorno successivo, lui aveva spedito dei fiori all'indirizzo del suo ufficio della Best Life Now nel Jersey. Dopo una settimana senza ricevere sue notizie, l'aveva chiamata e le aveva lasciato un messaggio. A qualche giorno di distanza, le aveva spedito un mazzo ancora più grande. E l'aveva chiamata di nuovo. Nessuna risposta. «È intelligente e diretta» affermò Lanie, guardando verso Veda. «Non è il tipo da avere bisogno di una scappatella.» Lanie lo fulminò con un altro sguardo che diceva: Non andare da lei, e Ajax scoppiò a ridere. «Sei diventata una poliziotta del sesso?»

Sua sorella si gettò i capelli scuri dietro le spalle come faceva di solito. «Voglio mettere le cose in chiaro prima di lasciarti in giro a pascolare.» «Come ordina lei, agente.» «Vai a cambiarti. Non che le donne non ti sbavino dietro anche con indosso gli stivali.» Mentre si allontanava, sua sorella gli regalò un sorriso e aggiunse: «Sei proprio un dongiovanni».

Dopo aver parcheggiato nella zona apposita davanti alla proprietà dei Rawson, Veda aveva seguito una stradina illuminata da torce che portava a un tendone da cui provenivano voci e musica. Stava ammirando l'ambiente quando Ajax, in tutto il suo splendore, apparve all'ingresso. Ajax indossava una camicia bianca classica con le maniche arrotolate quel tanto da mostrare gli avambracci forti e abbronzati. Anche da quella distanza, i suoi occhi sprigionavano una tonalità che ricordava le acque oceaniche. Dopo la serata travolgente ata a Saratoga lui le aveva spedito due bouquet di fiori. Entrambe le volte in cui l'aveva chiamata, Veda avrebbe desiderato rispondere. Quella sera si sarebbero imbattuti l'uno nell'altra. E in quel caso Ajax l'avrebbe avvicinata? Prima che lui la avvistasse, Veda si era infilata in un gruppo di invitati vicini a lui. E in quel momento gli lanciò un altro sguardo. Lanie lo aveva raggiunto. A giudicare dall'espressione di sua sorella, non stavano avendo una discussione allegra. Ajax se ne andò e Veda represse un sospiro. Era al sicuro, almeno per il momento. Poi Lanie si diresse verso di lei, cosa che la portò a porsi un'altra domanda. Ajax aveva menzionato a sua sorella qualcosa su Saratoga? Lanie sapeva che Veda non era il tipo da andare a letto con un ragazzo solo per il gusto di farlo. Tuttavia dopo anni di fantasie, aveva finalmente colto l'occasione di stare con Ajax Rawson. E per quanto provasse, non riusciva a rimpiangere nessun momento del tempo che avevano trascorso insieme. Quando Lanie era ormai a poca distanza, la raggiunse un uomo che Veda

conosceva bene. Hux Rawson era alto e aveva le spalle larghe come il figlio, capelli grigio acciaio. Diede un bacio sulla guancia alla figlia, poi la prese a braccetto e l'accompagnò dove era diretta. Dritto verso Veda. Fu percorsa da un brivido. Dalla descrizione di Lanie, Hux sarebbe stato gentile, anche nel dare il benvenuto alla figlia di Drake Darnel. In simili circostanze dubitava che suo padre lo sarebbe stato altrettanto. Nonostante ormai sapesse che lei e Lanie erano diventate amiche, Drake disapprovava tutti i membri della famiglia Rawson. Da sempre. E per sempre. Lanie abbracciò Veda ed esclamò: «Sei incantevole». Veda non era brava con i complimenti, quindi si limitò a farle gli auguri e aggiunse: «Ho lasciato un pensierino sul tavolo dei regali». Un libro sulla storia delle donne nell'ippica. Veda non lo avrebbe voluto per sé, ma essendocisi imbattuta in un negozio di Princeton, aveva avuto la certezza che a Lanie, campionessa di dressage, sarebbe piaciuto moltissimo. Lanie fece le presentazioni. «Veda Darnel, questo è l'uomo più importante della mia vita.» Un sorriso disinvolto illuminò gli occhi azzurri di suo padre. «Veda, sono contento che tu sia riuscita a venire. Io sono Hux.» Per un uomo sulla sessantina, Hux Rawson era perfetto con lo smoking immacolato. Il viso abbronzato e le rughe di espressione che gli segnavano i lati della bocca indicavano benessere e felicità. Il padre di Veda, invece, sembrava sempre arrabbiato, tranne quando era nella scuderia. Lei non aveva nulla contro i cavalli, d'altra parte c'erano mille cose nella vita oltre al lavoro e a rimuginare sul ato. Veda rispose: «Sono contenta di essere qui». «Quasi non ci credo che la mia bambina compia ventisette anni oggi.» Hux fece l'occhiolino a sua figlia. «È così bella ed è pronta a conquistare il mondo.»

Lanie finse di fulminarlo. «Un altro po' di pressione?» «Sai che sono fiero di te» disse Hux, ovviamente non solo riferendosi ai suoi successi come cavallerizza. «E sono certo che anche tua madre lo sarebbe.» L'espressione di Lanie si addolcì, poi qualcosa catturò la sua attenzione. Saltellando in punta di piedi, fece cenno a una coppia che stava entrando nel tendone. «Potete scusarmi?» A quel punto prese una coppa di champagne dal vassoio di un cameriere di aggio. «La festeggiata non finisce mai di lavorare.» Hux sorrise nel vedere sua figlia correre via, poi rivolse di nuovo l'attenzione verso Veda. Ci fu un momento di incertezza sul riprendere o no la conversazione, cosa non rara tra persone che sono appena state presentate. Anche se quell'uomo non era proprio un estraneo. La decisione che aveva preso prima della nascita di Veda le aveva cambiato la vita sotto tanti punti di vista e in modi che lui neanche sapeva e che la facevano sentire smarrita. Come adesso. Veda non si stupì quando un brivido le percorse la schiena, poi la gola si strinse in una morsa. La sensazione non era nuova. Risaliva ai tempi delle scuole elementari, quando aveva cercato di imparare le lettere; le erano sembrate come girini che si dimenano in un mare bianco, nonostante quello che le aveva detto la maestra. Nelle classi successive, ogni volta che la chiamavano per leggere in classe o che si sentiva frustrata, le cominciavano a fischiare le orecchie e le si chiudeva la gola. Sentiva tutti gli occhi puntati addosso e si impietriva, nel vero senso della parola, incapace di emettere un suono. I bisbigli e le bocche spalancate la perseguitavano dovunque, anche nei sogni. Tarda. Stupida. Stramba. Dopo che le era stata diagnosticata la dislessia, Veda si era impegnata molto.

Non era stata solo determinata a superare tutti i danni causati dall'ansia, dalla mancanza di autostima, dai pochi amici, si era anche ripromessa di diventare più forte. E guardando il lato positivo, la sua ricerca di modi per recuperare la fiducia in se stessa aveva gettato le basi per la sua carriera come life coach, il lavoro più remunerativo del mondo. Se da un lato la battaglia contro il nervosismo era ancora aperta e lo sarebbe stata per sempre, dall'altro, Veda adesso era in grado di parlare in un auditorium pieno di persone. Era da anni che non aveva un attacco in cui incespicava sulle proprie parole. Finora. Orecchie che fischiavano... gola chiusa... cervello bloccato. «Ci sono volute settimane per preparare tutto questo» disse Hux, guardando il tendone. «Ci hanno pensato Lanie e Susan, ovviamente, non io. Hai già conosciuto Susan? È scesa presto per assicurarsi che fosse tutto a posto.» Mentre Hux aspettava una risposta, Veda aveva ancora la gola chiusa. Fece un sorriso forzato e scosse la testa. «Susan è un dono del cielo» proseguì Hux. «Sta con noi da moltissimo tempo. È fenomenale con la casa e i pasti... insomma con tutto quello di cui una famiglia ha bisogno.» Concentrandosi e cercando di rilassarsi, Veda riuscì a dire con voce stridula: «Capisco». Il sorriso di Hux si spense, dopodiché l'uomo riprovò. «Quando è arrivata qui, Susan non sapeva nulla di cavalli e di questo mondo. Ora le piace il posto, però non la apiona particolarmente questo genere di cose.» Veda si era inceppata. Le parole si rifiutavano di venirle in aiuto. E dentro di sé sentiva che il panico la stava abbrancando. Tarda. Stupida. Stramba.

Hux socchiuse gli occhi, poi tentò un approccio diverso. «Immagino che a te piacciano i cavalli. Ne sei stata circondata per gran parte della tua vita.» «Io... I cavalli sono... bellissimi.» Lui annuì come se non l'avesse ancora inquadrata e forse non aveva neanche l'intenzione di farlo. «Come sta tuo padre?» «Bene. Impegnato.» Respira, Veda. Respira. «Resto qui... questo fine settimana.» «Giusto. La scuderia Darnel non è molto distante.» Quando lei annuì di nuovo e bevve un sorso di champagne, Hux le scrutò gli occhi e poi si guardò attorno. «Bene, ti lascio alla festa. È stato un piacere conoscerti, Veda. Divertiti.» Appena se ne andò, Veda curvò le spalle. Avrebbe potuto persino sopportare di rivedere Ajax in quel momento. Tuttavia essere lasciata da sola a parlare con l'uomo che anni prima aveva distrutto la sua famiglia... Veda non amava rimuginare sulle lacrime versate per la separazione dei genitori, figuriamoci sul dramma che era successo in seguito. Tuttavia affiorarono alcune istantanee di eventi che avevano portato alla morte di sua madre. E con la musica che aumentava di volume e la folla... Aveva bisogno di un po' di spazio, di un po' d'aria, e ne aveva bisogno ora. Posando il bicchiere su un tavolo vicino, Veda scappò da una delle uscite secondarie e non smise di camminare finché non fu avvolta dall'oscurità e non fu sicura di essere sola. Fuori, l'aria della sera era fresca. Il suono della musica e il flusso dei brutti ricordi sembravano lontani. Stava recuperando pensieri positivi quando dall'ombra spuntò qualcuno. Con indosso uno smoking, Ajax stava accorciando la distanza che li separava. E più si avvicinava, più il messaggio che aveva nei bellissimi occhi azzurri si faceva chiaro. Puoi anche scappare, tesoro mio, diceva, ma non pensare di poterti nascondere.

«Se vuoi filartela, sappi che stai andando dalla parte sbagliata» affermò Ajax, accennando con la testa verso la casa. «Le macchine sono parcheggiate laggiù.» Colta alla sprovvista, Veda batté le ciglia un po' di volte prima di rispondere. «Non me ne stavo andando. Avevo solo bisogno di un po' d'aria.» «Come la sera di un mese fa in cui ci siamo incontrati su quel balcone.» «È ato così tanto?» «Già. Così tanto.» Dopo essersi cambiato, Ajax era tornato al tendone della festa in tempo per notare Veda che sgusciava via da un'uscita secondaria. Ovviamente, l'aveva seguita. Voleva accertarsi che stesse bene. E aveva colto l'occasione per affrontare un'altra questione delicata. Vale a dire, cosa diamine era successo dopo Saratoga? Perché non aveva risposto alle sue chiamate? «Allora, che ci fai qui fuori al buio?» chiese lei. «Mi do la carica per la festa?» «Be', almeno adesso hai l'abito giusto per l'occasione.» Ajax sfoderò un sorriso. «Mi hai visto prima?» Veda spalancò gli stupendi occhi verdi per poi ricomporsi e rispondergli in modo disinvolto. «Ti sei cambiato in tempo record.» «Mi ero già fatto la doccia in ufficio. Non mi dispiace l'odore di fieno e di cavalli, però non credo che gli invitati avrebbero apprezzato.» Quando lei portò lo sguardo sulla sua bocca, lui ricordò quella sera e le parole che Veda gli aveva mormorato. Hai un profumo buonissimo. E un sapore ancora più buono. Come se anche lei stesse ricordando, Veda gettò un'occhiata verso le luci e la musica. «Devo tornare alla festa.» «Ti accompagno. Se per te va bene.»

Dopo un attimo di esitazione, lei dichiarò: «Certo. Perché no». Si avviarono percorrendo una stradina illuminata. Ajax studiò il suo profilo: naso dritto, labbra morbide, sguardo assorto. E poi c'era quell'abito mozzafiato. Non poteva fare a meno di immaginare di sfilarglielo, tracciando il contorno dei suoi seni con le labbra... con la lingua... Cavolo, concentrati. «Hai ricevuto i miei messaggi?» le domandò dopo essersi schiarito la gola. «Te ne ho lasciati un paio.» «Sì. Anche i fiori. Erano meravigliosi.» «Volevo dirti che sono stato benissimo con te.» Con lo sguardo rivolto in avanti Veda annuì. «Grazie.» «A Saratoga ci siamo lasciati in buoni rapporti, non pensi?» I tacchi di Veda ticchettarono un po' troppo rapidamente sulla stradina. «Dovremmo tornare alla festa.» «Pensavo di poterti parlare.» «Forse più tardi.» Ajax si fermò. Forse adesso. «Veda, è ancora per la storia di tuo padre? Perché pensavo che avessimo risolto.» La coda dell'abito rosso turbinò. «Abbiamo accettato di divergere su quella questione. Non è la stessa cosa.» Sul serio? «Eppure quella conversazione è avvenuta appena prima di rifare l'amore. Prima che tu dicessi: Vorrei non dovermene andare.» «Se stai cercando di mettermi in imbarazzo, sappi che non ci riuscirai.»

Per l'amor del cielo. «Sto cercando di capire come mai non hai risposto al telefono.» Ajax non capiva come potesse essere suscettibile per un attimo e quello dopo cambiare atteggiamento. Lei esitò, dopodiché gli si avvicinò. «Scommetto che non hai parlato a Lanie di quella sera.» Ma che cavolo? «Certo che no. È una cosa tra me e te.» Veda lanciò un'occhiata verso il tendone della festa. «Allora piantala di gridare.» Lui abbassò la voce. «Sono confuso, okay? Non abbiamo bisogno del benestare dei nostri genitori. Non siamo bambini.» «D'accordo. Siamo adulti che stanno cercando di riflettere.» «Sono ancora confuso.» «Non mi pento di quello che è successo tra noi quella notte. Anzi, me ne ricorderò per il resto della vita.» Allora non se l'era immaginato. Non stava impazzendo. Però appena si avvicinò a lei, lei sollevò le mani per fermarlo. «Ajax, sei fantastico in tutti i sensi» gli sussurrò. «Adoro are il tempo con te. Il problema è... che non sono l'unica. Sui giornali ti vedo sempre con modelle, attrici, cowgirl, preparatrici di cavalli da corsa... Hai avuto un'infinità di donne nel corso degli anni. Santo cielo, ti chiamano lo Stallone.» Ajax fece un sospiro. Prima era stata Lanie a lamentarsi. E ora? Certo, i fratelli l'avevano preso in giro per quella storia dello Stallone, un nomignolo che si era inventata una giornalista. Tuttavia Griff e Jacob sapevano come stavano le cose veramente. «Sono un normalissimo single. Così come tu sei una normalissima ragazza

single. Uscire con delle donne non è un crimine. E non c'è niente di male nel volerci rivedere.» «Se desideri rivedermi non significa necessariamente che sia bene farlo.» «Invece si dà il caso che lo sia.» Veda tentò un altro approccio. «Non approvo quello di cui ti occupi.» E ora cosa stava blaterando? «Intendi la scuderia? Lo stesso lavoro che fa tuo padre?» «Quello non vuol dire che lo approvi. Hai idea di quante persone finiscano sul lastrico per via delle scommesse?» «Veda, non ci posso fare niente.» «Come uno spacciatore non può fare niente se un tossicodipendente continua a drogarsi?» «Non è la stessa cosa.» «Un giorno ti ragguaglierò sul significato di dipendenza... La cosa peggiore è il numero di cavalli che vengono sfruttati per poi finire male. Giusto la settimana scorsa, uno dei tuoi è stato soppresso dopo una caduta.» Lui si irrigidì. «Lascia che te lo dica, la cosa mi ha davvero turbato.» «Non quanto ha turbato il cavallo.» «Insomma non mi vuoi più vedere perché ho dei cavalli?» «Perché sfrutti i cavalli.» Mettila come ti pare. «Le cose non cambieranno.» «Bello schifo.» Ad Ajax venne da sorridere. Veda sapeva essere diretta quando voleva.

«Per favore, fammi capire una cosa» osservò lui. «Non approvi il fatto che io abbia dei cavalli, però non mi pare che tu abbia fatto una sfuriata alla tua amica, la campionessa di dressage.» «Lanie? È... be', lei è...» «Per favore, non dire diverso.» «Ajax, non vado a letto con tua sorella.» «Okay.» Avvicinandosi, abbassò la testa verso di lei e ribatté: «Tu vieni a letto con me». Veda poteva pure avere le sue ragioni per stargli alla larga, tuttavia era certo che una parte di lei voleva ripetere l'esperienza di Saratoga almeno quanto lui. «Siamo qui per Lanie. Questa è la sua serata» gli ricordò Veda. Lui guardò il tendone sfavillante e annuì. «D'accordo.» «Allora dobbiamo accantonare la discussione.» «Non funzionerà.» «Almeno per il momento. Per il bene di tua sorella.» «Darnel, sei una scaltra negoziatrice.» «E tu insisti a fare il mascalzone.» «Un modo per ovviare al mio insistimento... senz'altro questa parole esiste.» Lei non poté fare a meno di sorridere. «Okay.» «Comunque, sì. Dobbiamo tornare alla festa e bere qualcosa insieme.» Lei drizzò la testa. «Bere?» «Non so tu, ma io ho la gola più asciutta di una tempesta di sabbia.» Proseguirono lungo la stradina finché ad Ajax non balenò un altro pensiero che

lo fece fermare di nuovo. «Un'altra cosa prima di entrare.» Veda si lasciò sfuggire un sospiro. «Mi pentirò di essermi fermata, vero?» «Devo dirti che stasera sei bellissima. Il vestito. I capelli.» Si mise una mano sul cuore. «È l'unica cosa che dirò al riguardo. Basta complimenti.» Diceva sul serio. Tuttavia un bicchiere poteva sempre portare a due. Che potevano portare ad... altri.

3

La donna che si fermò accanto a Veda al buffet nel tendone era andata dritta da lei per parlarle. «È un'altra persona, non è vero?» Quando la donna lanciò un'occhiata di approvazione in direzione di Ajax, Veda sentì le guance infuocarsi. Mentre stava esaminando i dessert, di tanto in tanto aveva lanciato un'occhiata verso di lui, a quanto pareva non così discretamente come aveva pensato. E in ogni caso chi era quella donna? Era sulla cinquantina e indossava un elegante abito aderente. Aveva i capelli ramati che le arrivavano alle spalle e un paio di orecchini di diamante a goccia. Visto il sorriso materno con cui la donna continuava a guardare Ajax, Veda tirò a indovinare. «Lei dev'essere Susan, giusto? La... governante di Hux Rawson.» Dopo molti anni, era risaputo che i due adesso non avevano più un rapporto tra impiegata e datore di lavoro, ma erano una coppia anche se non legalmente riconosciuta. Le fossette e il sorriso di Susan si accentuarono. «Ho conosciuto Ajax quando era adolescente. Ora è come se fosse figlio mio. E lo stesso vale per gli altri ragazzi.» Quando Veda si presentò – tralasciando il cognome, che avrebbe potuto complicare le cose – Susan guardò un'altra volta Ajax. «Lo sapevi che quel ragazzo è il motivo per cui mi trovo qui?» «Davvero? Come mai?» Le luci si affievolirono proprio nel momento in cui Veda si preparò ad ascoltare quella che prometteva essere una conversazione interessante.

«Dopo la scomparsa della madre» cominciò Susan, «la famiglia era devastata, come potrai immaginare. Con il padre sprofondato nel lutto, Ajax decise di prendere in mano le cose. Scrisse un annuncio sul giornale locale. Cercasi governante, diceva. Qualcuno che si voglia prendere cura di una famiglia. E di cui, lo giuro sulla mia parola, noi tutti ci prenderemo cura.» Veda ebbe una stretta al cuore. «Che carino.» «Anch'io stavo attraversando un periodo difficile. Non ero in lutto. Comunque la mia vita era sottosopra, finché non ho visto la strada da percorrere. A volte la vita è così. Ti lascia disorientata. Ho ottenuto il lavoro e da allora non mi sono più voltata indietro. Non mi sono mai sentita così realizzata. Ho sempre voluto avere dei figli, quindi quei ragazzi per me erano la ciliegina sulla torta. Griff, Ajax, Lanie e, ovviamente, Jacob.» Lanie le aveva menzionato Griff, il pezzo grosso di Wall Street, non che fratello adottivo, che idolatrava tanto quanto gli altri due. «Jacob è un avvocato, vero?» «Con una notevole reputazione. È venuto da noi dopo il riformatorio.» Giocherellando con l'orecchino di diamante, si spiegò meglio: «Per anni Huxley ha lanciato un programma per aiutare ragazzi difficili facendo da mentore e offrendo un ambiente sereno da cui trarre beneficio. Intanto loro aiutavano con le faccende quotidiane, imparavano a responsabilizzarsi, a capire ciò di cui erano capaci e, soprattutto, a comprendere cosa meritassero dalla vita. Jacob aveva avuto un'infanzia terribile, eppure Huxley ha visto qualcosa di davvero speciale in lui. Ha deciso di riempire il vuoto che aveva e di offrirgli una vera casa». Il petto di Veda si irrigidì e si gonfiò allo stesso tempo. Le veniva naturale affermare che Susan avesse un cuore generoso, come sua madre, che aveva sempre voluto vedere il buono nelle persone. A volte quel tipo di fiducia era ammirevole. Altre, era sinonimo di ingenuità. Mentre la musica proseguiva con una melodia più lenta, Susan rivelò: «Oh, adoro questa canzone». Veda sorrise. «La conosco.» «Ero giovanissima quando è uscita. Ai tempi non immaginavo neanche che un giorno avrei avuto i capelli bianchi o le rughe. Il tempo è prezioso. La cosa più preziosa che abbiamo.» Guardò Veda negli occhi. «Una volta ato, non

possiamo più riaverlo indietro.» Proprio in quell'istante, Veda sentì su di sé lo sguardo di Ajax. «Vado a cercare qualcuno con cui ballare questo pezzo» dichiarò Susan. Mentre se ne andava, fece l'occhiolino a Veda. «Forse dovresti farlo anche tu.» Magari era la figura di Ajax affascinante con lo smoking, il suo sorriso o semplicemente la canzone ad amplificare l'atmosfera del momento. Qualunque fosse il motivo, quando Ajax guardò prima lei e poi la pista e inarcò le sopracciglia come a proporle un ballo, a Veda girò la testa. Dal drink che avevano bevuto insieme poco prima, l'attesa era diventata più... tesa. Ora, mentre Ajax le tendeva le braccia, Veda si sentì più libera. Come se finalmente riuscisse a respirare e a rilassarsi. Il tempo era davvero prezioso e la notte era quasi terminata. Non era forse quello un modo maturo di dirsi addio? Gli andò incontro. Lui la raggiunse a metà strada. Dopo averle preso la mano si voltò per accompagnarla in pista. Ajax sollevò la mano con la quale la teneva stretta e posò l'altra sulla delicata curva della schiena di Veda. Lei tremò per lo stesso desiderio di cui parlava la canzone. Con i suoi i esperti Ajax la guidò e lei accettò il suo tocco. «Hai conosciuto Susan» disse lui. «Ti adora.» «Ah, a lei piacciono tutti quanti. Ha un cuore d'oro.» «Mi ha confidato che sei il motivo per cui è qui.» Ajax sorrise. «La prima volta che l'ho vista, ho capito che era quella giusta. E alla fine si è rivelata meglio di quanto avessi sperato. Ora lei e papà hanno un rapporto che va oltre quello lavorativo. Sono più che amici.» «Però non si sono mai sposati.» «Non ho mai chiesto il motivo. Non sono affari miei. Sono felici. È questo l'importante.»

Ogni suo gesto era piacevole, seducente, oltre a essere sexy. Se Ajax avesse preso esempio da suo padre e si fosse sistemato, Veda avrebbe considerato sua moglie una donna fortunata. Lanie stava ballando accanto a loro ma pareva che non li avesse notati e, a dirla tutta, sembrava non avesse notato nessun altro intorno a lei. Anzi, sembrava aver perso la testa per il suo cavaliere, il classico tipo alto, misterioso e incredibilmente bello. Interessante. Lanie era più il tipo da pensare alla carriera che all'altro sesso. Era una delle cose su cui avevano legato. «Con chi sta ballando Lanie?» chiese ad Ajax. Ajax non si girò per controllare. Anzi, le due coppie si allontanarono ancora di più. «Lanie ha un sacco di amici.» Veda accennò alla folla. «Almeno duecento.» «Adesso non lo crederesti mai, un tempo, però era timida. Immagino che da piccoli ci siamo ati tutti in quella fase.» Veda ricordò la storia di Susan sul ragazzo che aveva preso le redini della situazione per dare una mano alla famiglia in lutto. Non riusciva a figurarsi un Ajax goffo, che dubitava di se stesso e non trovava le parole giuste. O che non fosse perfetto in tutto e per tutto. La canzone terminò. Mentre il DJ dava la battuta d'inizio per i prossimi brani in scaletta, l'attimo si dilatò. Veda e Ajax si guardarono negli occhi e dei fili invisibili li attirarono più vicini l'uno all'altra. Appena il DJ mise una canzone più veloce, Ajax la trascinò tra la folla e la portò in un angolo seminascosto più tranquillo dove solo gli occhi più curiosi avrebbero potuto vederli. Quando si ritrovarono di nuovo uno di fronte all'altra, lui la teneva ancora per mano e la consapevolezza che irradiavano crebbe. Veda immaginò quello che sarebbe potuto succedere dopo... Ajax le avrebbe sollevato il mento e avrebbe ottenuto da lei il primo bacio della serata?

Se glielo avesse permesso, non avrebbe saputo cosa fare. Veda inspirò e annunciò: «Me ne torno a casa». «Intendi adesso?» «Si sta facendo tardi.» Mancava meno di un'ora a mezzanotte. «Non conosco nessuno.» «Conosci me.» Nell'intimo. Meglio evitare la cosa. «Lanie è occupata.» Veda ricordò quanto le era sembrata incantata dal suo cavaliere l'amica. Non avrebbe spezzato la chimica salutandola. «La sento domani per telefono.» «Non resti a dormire? Pensavo che Lanie ti proponesse di...» «Vado a dormire da papà stasera.» Un paio di giorni prima aveva chiamato il padre per avvisarlo. Quando poco prima era ata da lui per posare il borsone e cambiarsi, lui stava leggendo un libro sulla sua poltrona preferita. Le aveva fatto i complimenti per il vestito e aveva aggiunto: «Dev'essere un evento elegante». Veda aveva ammesso che stava andando a festeggiare il compleanno di Lanie a casa dei Rawson. Suo padre si era trattenuto dal convincerla a non entrare in territorio nemico, tuttavia aveva chiarito che sarebbe rimasto sveglio ad aspettarla. Dal punto nascosto in cui si trovavano, Ajax scrutò di nuovo attorno a sé. La festa aveva preso un'altra piega e gli invitati avevano smesso di osservare le formalità. Molti erano felici di lasciarsi andare. C'erano molte donne con cui Ajax avrebbe potuto fare una conoscenza approfondita. Lui, però, sbottonò un paio di bottoni della camicia mentre diceva: «Anch'io torno a casa. Domani sarà una giornata impegnativa. Ti accompagno alla macchina». Poco prima aveva piovuto. Nel are dal riparo del tendone al terreno umido, Veda sollevò lo strascico dell'abito a sirena quanto più poté. Dopo qualche o,

però, in parte le cadde a terra finendo dritto in una pozzanghera. Stava per piegarsi per salvare il possibile ma Ajax era già entrato in azione. Come se non pesasse nulla, la prese in braccio. «Tutto bene?» le chiese. Lei fece quasi un sospiro. «Tutto bene.» Mentre si lasciavano il rumore della festa alle spalle, invece di concentrarsi sulle reazioni del proprio corpo a contatto con tutti quei muscoli, Veda fece del suo meglio per focalizzare la propria attenzione altrove. «Quando è stata costruita la casa di famiglia?» chiese osservando la maestosa dimora vittoriana. «L'edificio originario è stato costruito centoquarant'anni fa» rispose lui. «È ancora in piedi poco più a nord di qui.» Veda si domandò se fosse simile alla casa originaria della sua famiglia, una meravigliosa ma piccola struttura in pietra. «Questa casa» proseguì Ajax, «è stata costruita circa dieci anni dopo. È stata ampliata e modernizzata, tuttavia il fulcro è il medesimo. Robusto. Solido.» Da alcune finestre del salotto, lei vide una parete piena di fotografie di famiglia, alcune recenti, altre vecchie di qualche anno. A casa di suo padre non c'era neanche una foto in mostra, né della famiglia, né di una cerimonia di diploma. E naturalmente neanche di un matrimonio. «Quanti ricordi felici.» «Oh, sì, ho avuto l'infanzia migliore che si possa desiderare. Questo è un posto bellissimo dove crescere, oltretutto con genitori fantastici. Ovviamente le cose sono cambiate dopo la morte della mamma. Però l'abbiamo superata. Per un certo verso, siamo addirittura più forti.» Veda era contenta per loro. Era persino invidiosa, in realtà. Cosa avrebbe dato per far parte di una grande famiglia felice. Come sarebbe stata diversa la sua vita. «Stasera non sono riuscita a conoscere Griff e Jacob» osservò. Tuttavia mi sembravano orgogliosi quando stavano insieme a te dietro Lanie prima del taglio

della torta.» «Sì. È stata una bella serata. E domani mattina, davanti a una ricca colazione, riparleremo degli eventi salienti e racconteremo nuove storie... finché non arriverà il pranzo.» Poi lui abbassò lo sguardo e tutto il resto ò in secondo piano nel momento in cui il meraviglioso sorriso di Ajax sembrò avvicinarsi di poco verso di lei. Se attorciglio le dita attorno al risvolto della sua giaccia... pensò lei. Se mi allungo un po' verso l'alto e lui verso il basso... Grazie al cielo raggiunsero il SUV. Ajax la posò a terra e alzò il pollice in segno di approvazione per il pannello pubblicitario dell'attività di Veda che c'era sulla portiera. «Best Life Now» lesse. «Mi piace. Cattura l'attenzione.» Annuì come se volesse saperne di più. «Come fa una persona ad avere subito il meglio dalla vita? Tieni delle conferenze? Fai delle lezioni?» «Entrambe le cose.» Gli diede la risposta che dava in automatico a chiunque mostrasse interesse. «Una volta dovresti partecipare a un seminario di automiglioramento.» Non che lei potesse fargli da tutor su quello. Ajax era a posto nella vita. Era esattamente dove e come voleva essere. Lui si mise a braccia conserte e assunse l'atteggiamento di chi presta la massima attenzione. «Fammi una breve presentazione del tuo lavoro.» «Puoi avere subito il meglio dalla vita assumendo comportamenti che mirano alla felicità e al successo» gli rispose. «Inizia dalle buone abitudini e circondati di ciò che è meglio per te. Migliori amici, informazioni migliori, consigli migliori e sii abbastanza abile da coglierli. Tutti hanno bisogno di gettarsi alle spalle la vita di prima e di andare oltre.» «Certo. La mattina ti svegli e risolvi tutto quanto.» Sembrava detto da uno che aveva sempre dovuto arrangiarsi da solo per ottenere dei risultati.

«Lo sai che ci sono persone che la mattina fanno addirittura fatica ad alzarsi dal letto? Devi trascendere dalla logica che ti porta a pensare alla pigrizia.» «Devo fare cosa?» «Magari l'atteggiamento è dovuto a un trauma del ato, a una famiglia disfunzionale, a un'inettitudine acquisita.» Lui inarcò le sopracciglia. «Si può acquisire l'inettitudine?» «Sì. Succede quando una persona crede di non poter evitare che le capitino cose brutte e si arrende.» Proprio come Veda, che avrebbe voluto arrendersi dopo la morte della mamma. Non era stata in grado di salvare la persona che aveva amato di più nella vita. Anzi, si era sentita responsabile dell'incidente. Sensazioni costanti di essere buona a nulla abbinate al senso di colpa si erano aggiunte al pensiero che capitavano tutte a lei. Ajax cambiò espressione quando la guardò negli occhi. «Darnel, sei molto più complessa di così, vero?» «Ho varie sfaccettature. Come la maggior parte delle persone.» La replica perfetta di Ajax poteva essere, E io voglio conoscerle tutte, a partire da adesso, da stasera. Tuttavia c'erano lati di Veda che non avrebbe conosciuto nessuno. Neanche suo padre o Lanie. Neppure i suoi clienti della Best Life Now o chi seguiva il suo blog. E di sicuro neanche Ajax Rawson... rivale di famiglia, e sostenitore di un settore che lei sperava scomparisse. Come se le avesse letto nel pensiero, Ajax serrò la mascella e sollevò il mento. Poi, invece di rispondere, fece una cosa che in un certo senso le sfilò il tappeto da sotto i piedi. Fece un o calcolato all'indietro e infilò entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni. Il linguaggio del corpo era chiaro. Non c'è nient'altro da dire. Non ti voglio trattenere oltre. Dopo un attimo Veda mormorò: «Be', Ajax... è stato bello rivederti». «Anche per me. Stammi bene.»

Vedendo che non intendeva neanche darle un bacio sulla guancia, fece un cenno di assenso definitivo e salì in macchina. Non aveva ancora messo in moto quando il viso di Ajax apparve a pochi centimetri dal finestrino. Cavolo, doveva concederglielo. Aveva aspettato fino all'ultimo minuto per coglierla alla sprovvista e chiederle se le andava di rivederlo. Veda premette un tasto. Mentre il finestrino si abbassava, si preparò a una replica. Invece Ajax si limitò a indicare il vialetto. «Scendi piano sulla collina» l'avvertì. «C'è una curva stretta vicino agli uffici.» Lei sbatté le ciglia. «Una curva?» «La strada sarà bagnata per via della pioggia.» Invece di cercare di affascinarla o di discutere con lei, Ajax le aveva dato quello che desiderava. Un addio secco. E, sorpresa: non era stata lei ad allontanarsi. Era stato lui il primo ad allontanarsi. Infatti, ora lei stava guardando il suo riflesso nello specchietto retrovisore scomparire nel vero senso della parola. Sospirando, si preparò a guidare verso casa, o almeno a cercare di farlo. Dopo essere stata così vicina ad Ajax e al suo profumo narcotizzante, le pareva che la macchina avesse un odore stantio, e dopo ore di musica e chiacchiere, l'abitacolo le sembrava troppo silenzioso. Veda accese la radio, ma aveva solo una canzone in testa... quella che lei e Ajax avevano ballato poco prima. Si diede una scossa. Pensò al futuro immediato. Tra trenta minuti avrebbe svoltato nel vialetto di casa. Avrebbe trovato suo padre sulla sua poltrona trapuntata dallo schienale alto, davanti al camino spento. Dopo averla interrogata sulla serata, avrebbe ripetuto con calma le sensazioni che gli suscitava il fatto che sua figlia frequentasse il nemico. I Rawson erano traditori e avrebbero avuto la punizione che meritavano. Drake non era mai stanco di dichiarare che non vedeva l'ora che arrivasse quel giorno. Veda si sporse in avanti. Gocce di pioggia cadevano sul parabrezza. Azionò i tergicristalli e si immaginò la reazione di suo padre se avesse saputo la verità.

Sua figlia non era solo amica di una Rawson, era pure andata a letto con un membro di quella famiglia. Con il tipico atteggiamento gelido, Drake le avrebbe reso noto il suo verdetto. Lei non era meglio della donna che aveva amato o della donna che aveva sposato. Per lui, entrambe lo avevano tradito con un cowboy. Poi l'avrebbe disconosciuta, proprio come aveva fatto con la moglie. E lei non avrebbe potuto fare niente. Per me sei morta. Morta. Morta. Morta. All'improvviso, si ritrovò davanti quella curva pericolosa. Veda, che stava per tirare dritto, girò il volante e schiacciò il freno. Quando le ruote slittarono, sterzò il volante in senso opposto e il SUV si rimise in pista. Un attimo dopo, accadde una cosa surreale: l'auto si arrestò con un sobbalzo sul manto erboso formando un angolo retto con uno steccato robusto. Con i tergicristalli che si muovevano senza sosta avanti e indietro, Veda strinse forte il volante e si maledisse per la disattenzione. Per quanto era stata stupida. Per fortuna, non era andata a sbattere. Avanti, bella mia, rimboccati le maniche, e ritorna in strada! E lo avrebbe fatto... non appena avesse affrontato lo tsunami di déjà-vu che le stava scorrendo davanti agli occhi. Sua madre seduta sul sedile anteriore di un furgoncino rombante. Il suo amico mandriano che guardava Veda seduta dietro. Uno stridore terrificante. Una botta violenta... Quando le orecchie cominciarono a fischiarle, Veda aprì la portiera e si precipitò fuori. C'erano un sacco di motel nelle vicinanze. Forse era meglio continuare a guidare fino a casa sua. Non era costretta a vedere suo padre quella sera. L'unico obbligo che aveva era nei confronti di se stessa. Non è stata colpa mia. Non è stata colpa mia. Non è stata colpa mia.

In quel momento, un paio di mani le strinsero le spalle e la voltarono. Con i capelli che le sbattevano sugli occhi, le ci volle un attimo per riconoscere l'uomo e il viso preoccupato che grondava di pioggia. Ajax alzò la voce per farsi sentire nonostante lo scroscio. «Che diamine stai facendo?» Veda rifletté e fece spallucce. «Non lo so.» Lui inarcò le sopracciglia, poi aprì la portiera della macchina e agitò un braccio. Entra. Un attimo dopo, Ajax era dietro il volante che rimetteva in pista l'auto, poi svoltò, ma non diretto verso casa o verso la strada principale, bensì verso una stradina laterale. Poco dopo, erano fermi fuori da un edificio. Aiutando Veda a uscire, le consegnò la borsetta da sera che era sul sedile anteriore e la guidò verso l'ingresso principale. Bagnata fradicia, con i piedi che scivolavano, lei gli domandò superando il rumore della pioggia: «Dove siamo?». «In un posto sicuro.» Eppure, mentre Ajax schiacciava dei numeri su un tastierino accanto alla porta, l'insegna appesa accanto sembrava schernirla e allo stesso tempo ammonirla. Scuderia Rawson. Soddisfazione garantita.

4

Entrando nell'atrio dell'ufficio e accendendo le luci, Ajax era combattuto tra provare una sorta di sollievo e chiedersi: che cavolo sta succedendo? Poco prima aveva preso in braccio Veda per attraversare le pozzanghere. Ora lei aveva i capelli e il vestito zuppi. E a peggiorare il tutto, era visibilmente scossa, cosa che non lo sorprendeva affatto. La sentiva proprio battere i denti. Stava giocando con il telefono o aveva semplicemente la testa tra le nuvole quando aveva sbandato in curva? Tra l'altro, proprio quella a cui le aveva consigliato di stare attenta. Mentre Veda lo seguiva, percorse il corridoio, superando altri uffici finché raggiunse il suo, una sorta di casa lontana da casa. andosi una mano tra i capelli fradici si diede una calmata. L'ultima cosa di cui lei aveva bisogno era un interrogatorio. Era meglio non pensare all'accaduto. «Propongo uno scotch» disse, andando verso l'angolo bar e versandone due. Quando le porse il bicchiere lo guardò storto. «Non bevo superalcolici» dichiarò. «D'accordo.» Sollevò il suo e buttò giù il contenuto. Ajax si diresse di nuovo all'angolo bar. «Ti porto del vino.» «Solo acqua» disse lei. «Anche se... forse ne ho avuta a sufficienza per oggi.» Aveva avuto acqua a sufficienza? Per via della pioggia e del fatto che a momenti si ammazzava? Non gli veniva da ridere. Nonostante il ballo e il legame che li univa, che era troppo intenso da poter ignorare, aveva preso una decisione. Se Veda voleva davvero che lui si levasse di torno, lo avrebbe accettato, almeno per ora. Per questo aveva fatto il bravo e le aveva dato la buonanotte. Grazie al cielo si era voltato al momento giusto e l'aveva vista quasi distruggere la recinzione.

Si era spaventato a morte. E anche Veda probabilmente. Tuttavia ora, mentre accettava il bicchiere di acqua, notò che avevano smesso di tremarle le mani. Dopo averne bevuto un sorso, fece un bell'espiro. «Mi dispiace, Ajax» ammise, con un'espressione vulnerabile e per quello, ancora più bella. La tensione si placò nel petto di Ajax. «Be', non ti sei fatta male. Questo è l'importante.» «Tolgo il disturbo non appena smette di piovere. Te lo prometto. Non voglio trattenermi.» Veda non lo disturbava. Voleva solo che si rilassasse. Senz'altro era quello che intendeva fare lui stesso. Lei si scostò dalla guancia e dal collo i capelli bagnati. «Ti spiace se mi tolgo le scarpe?» «Fai come se fossi a casa tua.» Mentre si accomodava sul divano per levarsele, Ajax si tolse la giacca e si sbottonò la camicia zuppa di acqua. «Devo cambiarmi.» Poi valutò l'abito bagnato fradicio di Veda. «Posso darti un asciugamano e una camicia pulita.» Alzandosi a piedi nudi, lei sollevò l'orlo del vestito impregnato d'acqua. «Li accetto volentieri.» Ajax si infilò nella stanza privata dove ava la maggior parte delle notti e prese una camicia appena stirata dal guardaroba accanto al letto. Tornato, la porse a Veda. «Che te ne pare?» «È asciutta... perfetta.» Le indicò il bagno per gli ospiti dove c'erano gli asciugamani. Non appena

scomparve dietro la porta, lui si diresse di nuovo nella sua stanza, liberandosi della camicia nel tragitto. Dopo aver abbandonato in un angolo scarpe, calzini, pantaloni, si asciugò i capelli con un asciugamano nel bagno annesso alla camera dopodiché prese un paio di pantaloni da tuta. Fu a quel punto che gli suonò il cellulare nella stanza accanto. Riconobbe subito la suoneria. Griff. Saltellando mentre infilava una gamba per volta nei pantaloni, recuperò il cellulare dalla tasca interna della giacca. «Hai le luci accese» esordì Griff appena Ajax rispose. «Vuoi che venga a farti compagnia? Devo dirti una cosa.» Lanciando un'occhiata verso il bagno degli ospiti, Ajax abbassò la voce. «C'è qualche problema?» «Non proprio un problema, è più qualcosa che mi preoccupa.» «Ha a che fare con la famiglia o con il lavoro?» «Con entrambe le cose. Adesso scendo e ne discutiamo insieme.» Ajax cercò a fatica una scusa. «Sta piovendo.» Il silenzio all'altro capo della linea fu interrotto da un brontolio. «Okay. Afferrato. Sei con una ragazza.» Ajax stava scuotendo la testa. «Non è come credi.» «Fratello, non fare il ragazzino con me.» «Ha avuto un piccolo incidente.» Griff si schiarì la gola. «Okay. Non voglio sapere.» «Mentre scendeva sulla strada di ingresso. Ha sbandato con la macchina.» Griff cambiò tono. «Sta bene?»

«È scossa, per il resto sta bene.» «Ti chiederei se posso essere di aiuto in qualche modo, ma sono certo che hai tutto sotto controllo.» Lui e Griff la pensavano in modo simile sul sesso opposto. A differenza dell'altro fratello, Jacob, che di recente aveva trovato la ragazza dei suoi sogni, né Ajax né Griff erano pronti a sistemarsi. Erano liberi di vedersi con chiunque e solitamente stavano con donne che avevano la loro stessa filosofia di vita. Considerando quello che aveva detto poco prima Lanie e i commenti di Veda sugli uomini con una certa fama, la sua ospite attuale non sottoscriveva quel tipo di comportamento, cosa che cozzava con l'entusiasmo che aveva dimostrato a Saratoga. Pazienza. Tirando i cordoncini dei pantaloni con aria assente, Ajax ripeté: «Griff, non è una scappatella». «Allora, senz'altro, stanotte non finirete a letto insieme.» Ajax abbassò lo sguardo sul suo petto mentre Griff proseguiva: «Senti, facciamo due chiacchiere a colazione. Devi portare anche lei con te». «Perché mai?» «Cavolo, non saprei. Per educazione? Per mangiare?» «Veda non sarà qui domattina.» Nessuno dei due avrebbe voluto affrontare un esame del genere la mattina dopo. Erano adulti più che in grado di prendere decisioni. Tuttavia dopo il discorsetto sul tenere le mani a posto, Lanie avrebbe perso le staffe se fosse entrato in casa a braccetto con la sua migliore amica. E poi Veda credeva a quella storia su Hux... che aveva rubato la futura sposa a Drake. «Aspetta un attimo» intervenne Griff. «Hai detto Veda? Come la figlia di Darnel?» Ajax bofonchiò qualcosa. «Non dirmi che anche tu hai problemi al riguardo.»

«Io, ehm...» Griff emise un sospiro. «Jax, ne parliamo domattina, okay?» Ajax stava concludendo la chiamata quando la porta del bagno degli ospiti si aprì. Non appena Veda uscì, ogni cellula del suo corpo si mise sull'attenti. La camicia che indossava lei era di parecchie taglie più grande, i capelli asciugati con l'asciugamano erano un intrico rosso fuoco e quel poco di gambe che riusciva a scorgere gli fece venire l'acquolina in bocca. Il modo inconsapevole in cui si tirò indietro i capelli con entrambe le mani gli fece capire che era più rilassata. Poi Veda si arrestò, spalancò gli occhi e Ajax rammentò. Era l'unica a indossare una camicia. Poteva giurare sulla Bibbia che non era stata sua intenzione. «Io, ehm, ho risposto a una chiamata» disse agitando il telefono. Veda distolse lo sguardo dal suo petto. «Era Griff» le spiegò. «Mio fratello. Ha visto che c'erano le luci accese... gli ho detto tutto.» «Cosa, che sono un'idiota?» «Che servono delle luci su quella curva.» Quando lei posò gli occhi di nuovo sul suo petto, Ajax riesaminò la situazione. Certo non aveva portato Veda lì per sedurla. Prima che gli squillasse il telefono, intendeva infilarsi una maglietta. Ora, però aveva la netta impressione che Veda non avrebbe dato di matto nel vederlo mezzo nudo. Caspita, lo aveva visto molto più svestito di così. Veda si stava avvicinando alla scrivania. Ajax aveva lasciato il cappello accanto a una pila di fogli. Lei ò il dito sulla tesa nera, poi lo guardò con espressione neutra. «Tutti i mandriani ne hanno uno.» «Almeno uno. Quello, in particolare, è per le occasioni importanti.» Per esempio, riunioni, eventi. Accennò a un altro Stetson su un attaccapanni vintage.

«Quello è per il lavoro.» Per quando lavorava nelle stalle con i cavalli e per il suo team. Veda prese il cappello e ne esaminò le linee mentre lui avanzava. «Secondo me ti starebbe bene» disse lui. «Ti sbagli.» Lui prese il cappello ma quando glielo mise, la tesa cadde fino a coprirle il naso. Notò il suo sorriso, riposizionò la fascia interna in modo da appoggiarla sulla cima della testa. «Ecco» affermò. «Non è affatto troppo grande.» «Mi mancano solo un paio di speroni e una cintura con una grossa fibbia...» Il cappello le ricadde di nuovo. «Sì.» Poi si tolse il cappello. «Chinati.» Gli mise lo Stetson in testa, e indietreggiò per esaminarlo. Spostando il peso su una gamba, si mise a braccia conserte. «Anche l'altro cappello è nero.» «Sì. Lo sono tutti, dal primo all'ultimo.» «E a quando risale il primo?» «Quando ho avuto il mio primo, vero cappello da cowboy? Non ricordo di esserne mai stato senza.» Veda sorrise e lui si accigliò. «Cosa c'è da ridere?» «È solo che... a rischio di alimentare il tuo ego, ti dirò che sembri uno di quei cowboy da manifesto.» «Ti piace così tanto questo cappello?» «Mi piaci tu nell'insieme. A chi non piaceresti?» Sembrava che stesse cercando di ricomporsi aggiustandosi il colletto della camicia fuori misura, poi assunse un'espressione indifferente. «Era così per dire.» Il sorriso di Ajax si fece più convinto. «Tanto per dire, eh?» «Il cappello, il sorriso. Sai...» Agitò la mano in direzione del petto. Ajax sorrise ancora di più.

«Mi sembra che tu stia flirtando con me» osservò. Lei alzò gli occhi al cielo. «Non è vero.» «E invece sì.» «Ajax, non ho mai detto che non sei sexy.» «Doppia negazione ma vai pure avanti.» «Ho finito.» Gettò lo sguardo di nuovo sul suo petto, poi, con la stessa rapidità, lo distolse. «Smettila di andare in cerca di complimenti.» «Devo dirti una cosa.» «Dimmi.» «Sembra che adesso tu stia bene. Dopo l'incidente con la macchina.» «Sto bene. Grazie ancora.» «E un'altra cosa.» «Fammi indovinare. Anche tu credi che sia sexy.» Sì. Ma, a parte quello... «Pensavo che avresti voluto sapere che...» fece cenno alla finestra, «ha smesso di piovere cinque minuti fa.»

Oh mio Dio! Lo stava facendo di nuovo. Era bellissimo, le stava facendo credere che stava per fare una grande mossa, invece poi... Poi... Veda si voltò verso la finestra.

Aveva smesso di piovere? «Pensavo che stesse ancora piovendo.» «No.» Si ò con le nocche la mascella cesellata mentre dava un'occhiata fuori dalla finestra. «Però magari ricomincia.» Cercò di impedirselo, ma sorrise. «Sì, magari sì.» «In ogni caso tu hai detto di voler andare via non appena avesse spiovuto. Per sicurezza, forse è meglio che vai subito.» Quel sorrisetto canzonatorio, il luccichio malizioso nei suoi occhi da sogno... Tutte finte. «Adori prenderti gioco di me, vero?» Il sorriso che stava cercando di reprimere si fece più convinto. «Direi di sì.» Lei pose la questione in un altro modo. «Tu non vuoi che me ne vada sul serio.» «Aspetta. Sei stata tu a dirmi che volevi andartene. Io sto solo rispettando la tua volontà. Ti tengo aggiornata. Per assicurarmi che la possibilità che io e te finiamo per stare insieme stasera sia fuori discussione.» Si strinse nelle spalle larghe, da domatore di cavalli. «È davvero quello che vuoi, o sbaglio?» Quando lui inclinò il mento verso il basso di modo che la tesa del cappello gli coprisse il luccichio degli occhi, Veda rimase impietrita. Qual era la risposta giusta? Non ne era più sicura. L'incidente con la macchina le aveva riportato alla mente brutti ricordi. Ora era con l'uomo che si era precipitato giù dalla collina sotto la pioggia per salvarla, cosa che non solo la faceva sentire bene ma anche al sicuro. Eppure Ajax era l'ultimo che poteva farla sentire al sicuro. Era un re nell'arte della seduzione. Ed era innamorato di un lavoro che lei aborriva. Per carità del cielo, era un Rawson. «Noto che sei frustrata» proseguì lui.

Lei bofonchiò qualcosa e spostò il peso da un piede all'altro. «Un po'.» «Vuoi che ci pensi io?» In che modo? Baciandola in modo irragionevole? Stava posando il cappello sulla scrivania mentre esaminava il suo viso e i suoi capelli, come se fosse una splendida opera d'arte. Come se potesse divorarla in un sol boccone. «Veda? Tutto bene?» Lei si stava tenendo lo stomaco in subbuglio con le mani. «Non proprio.» La scrutò di nuovo per un lungo istante, lasciandola meravigliata e in attesa. «Sai» dichiarò alla fine, «non avevo intenzione di fare pressioni, però dobbiamo finirla qui. Dobbiamo smetterla di fare giochetti.» «Fare giochetti?» «Avanti, Veda. Sai di cosa parlo. Sii sincera e dillo...» «Okay. D'accordo. Dobbiamo parlare.» Annuì lentamente in segno di approvazione. «Allora sei d'accordo. Dobbiamo essere aperti su quello che proviamo.» «E poi?» «Poi agiremo di conseguenza.» «Intendi fare la stessa cosa che abbiamo fatto a Saratoga?» Le si avvicinò fino a farle sentire il calore del suo respiro sulla fronte e l'energia che sprigionava dal suo corpo su quello di lei. Con il tono più basso e sexy che potesse usare disse: «Adesso ti bacio». Lei fu percorsa da un lungo fremito. «Perché... perché me lo dici?»

«Voglio assicurarmi che tu sia d'accordo.» «La prima volta che mi hai baciata non me l'hai chiesto.» «Vuoi che ti baci?» «No.» «E adesso?» Lei batté le palpebre, poi si arrese. «Dimmi cosa mi devo aspettare.» «Questo bacio sarà dolce e lieve. Giusto un assaggio. Per sicurezza. Poi, se proprio lo vuoi, ti bacio di nuovo. In modo più intenso e più a lungo.» Lei brontolò: «E...?». «Be'...» Osservò la camicia che aveva indosso. «Quella deve sparire.» Lei deglutì ed emise un respiro tremolante. «Ajax?» «Sì, Veda?» «Non indosso nulla sotto la camicia.» «Speravo che lo avresti detto.»

5

A quell'ora, quattro settimane prima, lei e Ajax si trovavano a Saratoga Springs. Mentre eggiavano per il giardino dopo la serata di beneficenza, non c'era neanche una nuvola nel cielo rischiarato dalla luna e profumato di gelsomino. Ricordava che lui si era fermato per prenderle il viso tra le mani e baciarla come nessuna donna era stata baciata prima. In quell'istante, era tutto finito. Era sua. Per anni aveva sognato che Ajax Rawson le dicesse che era bellissima e arrossiva al pensiero. Quella sera, però lui era andato ben oltre. L'aveva fatta sentire felice. L'aveva aiutata a volare. Una volta separatisi, aveva deciso che ciò che era successo non doveva ripetersi. Eppure, ora, mentre le labbra di Ajax incontravano le sue e cominciavano ad accendersi le scintille, Veda desiderava solo riprovare quell'estasi. All'improvviso l'unica cosa che le importava era Ajax e stare con lui. Le cose non cambiarono quando la baciò e lei scoprì che le aveva mentito. Non era delicato e lieve o solo un assaggio. Era intenso come ogni altro bacio. Le cinse con le braccia la vita, attirandola a sé e le mani di Veda si posarono sul suo petto, forte come lo ricordava. Con la punta delle dita lei gli accarezzò i capezzoli e percepì il suo sorriso prima che la baciasse in modo più profondo... così penetrante che si sentì ribollire il sangue nelle vene. Mentre Veda familiarizzava con le sue spalle e i suoi pettorali, lui le afferrò le natiche. Veda sollevò un ginocchio e lui smise per un istante di baciarla e la accarezzò arrivando all'inguine. Ogni volta sfiorava la sua intimità, premendo proprio sul punto giusto, lei sollevava piano il ginocchio e si stringeva di più a lui. «Ti ho pensata ogni giorno» mormorò lui con le labbra su quelle di Veda.

«Anch'io» sospirò. «Ti ho pensato.» Con la mascella le sfiorò la guancia. «La prossima volta, rispondi alle mie chiamate.» Lei non riusciva a smettere di sorridere. «Adesso non farmi pensare al cellulare.» A quel punto lui le infilò entrambe le mani tra le cosce, facendogliele aprire, per poi sollevarla senza sforzo. Lei gli avvolse le gambe attorno al corpo, si aggrappò al suo collo e si baciarono di nuovo, alimentando il fuoco. E più lui la teneva stretta a sé, più... oh, mio Dio, Veda cominciava a infiammarsi.

Quella sera a Saratoga Veda gli si era concessa completamente. Ajax ricordava com'era arrossita quando le aveva sfilato il vestito... come aveva esitato quella prima volta a salire su di lui. Con lei il sesso era stato diverso. Era stato... una cosa nuova. Questa volta, però, avevano saltato i preliminari. In men che non si dica, erano ati dal bacio ad andare fino in fondo. Smise di baciarla e le posò il mento sulla fronte, riprese fiato e si concentrò su una cosa necessaria. «La protezione» disse. Lei gli sfiorò la gola con i denti. «Ci serve.» Mentre lui riprendeva a baciarla, lei infilò la mano dentro i pantaloni e la strinse attorno all'erezione. Ajax la faceva sentire bene. Benissimo. Lui la mise in equilibrio sulle sue cosce per darle spazio. Un istante dopo, però cercò di scacciare la confusione provocata dai feromoni e le chiese per esserne sicuro: «Prendi la pillola, giusto?».

Lei allentò la presa. Allo stesso momento, lui si spostò per appoggiare la mano sulla parete vicina. Un attimo dopo, Veda si sollevò e si posizionò su di lui. Dopo l'iniziale scintilla di piacere, Ajax cominciò a muoversi. Non fu attento e delicato. Quella sera Veda non voleva che lui ci andasse piano e di certo neanche lui. Lei aveva le dita tra i suoi capelli, mentre Ajax desiderava che non fosse ato così tanto tempo tra un incontro e l'altro perché non aveva mai provato nulla del genere... Veda era lì con lui e, senza freni inibitori, gli dimostrava che le sue ragioni per stargli lontana non avevano senso. O almeno non quella sera. Quando lei lo serrò come in una morsa tra le gambe, lui le strinse con forza le natiche sode. Poi il ragazzo responsabile che era in lui tornò a farsi sentire. Amico, niente sesso senza protezione. Stare dentro di lei era il paradiso. Tuttavia doveva fermarsi. In ogni caso voleva soddisfare prima lei. A quanto pareva, però, su quel fronte, Veda era molto più avanti. Stava per staccarsi, quando lei cominciò a muovere il bacino più forte, più a fondo cingendolo con le gambe con più tenacia. Inarcò all'indietro la testa, fremette e gli affondò le unghie nel collo. Dio! C'era talmente tanto ardore ed energia. Una tale intensità accecante e convulsa da fargli perdere la testa. Fu in quel momento che Ajax si accorse di essere venuto.

6

Fantastico non era la parola giusta. Non rendeva abbastanza e non era abbastanza veritiera. Con la luce del primo mattino che filtrava dalle finestre e Veda ancora addormentata, l'aggettivo migliore che Ajax riuscì a trovare per descrivere l'incontro della sera prima era esplosivo. Sdraiato accanto a lei, la guardava e giocava con una ciocca dei suoi capelli, mentre ricordava l'incendio dei loro corpi. Si era reso conto del calore intenso che aumentava tra loro e di quanto crescesse rapidamente. Eppure l'orgasmo che avevano raggiunto insieme lo aveva preso completamente alla sprovvista. Dopo, Ajax l'aveva portata nella sua camera da letto dove lei si era levata la camicia e lui i pantaloni e si erano divertiti insieme a insaponarsi sotto una doccia calda. Si erano coperti di schiuma e baciati. Dopo essersi asciugati, si erano infilati sotto le lenzuola e addormentati. Senza alcun dubbio Ajax era rimasto soddisfatto come non mai. Ora voleva svegliarla, non solo per catturare di nuovo quelle sensazioni, per farlo ancora più intensamente. Voleva scoprire molto di più. Veda si mosse. La massa di capelli rossi brillava alla luce tenue mentre lei si stiracchiava. Sospirò e alla fine sollevò le palpebre. Odorava di sapone, di tracce di un profumo agrumato e di un aroma naturale che lo eccitava di più della vista dei seni che le spuntavano dalle lenzuola. Voleva arle la lingua attorno ai capezzoli, poi mordicchiarli e succhiarne delicatamente la punta. Invece le accarezzò le labbra con un bacio. Lei sospirò di nuovo, sorridendogli assonnata e lui la accarezzò su un fianco. Quando arrivò al seno, Veda gli mise le dita tra i capelli.

Piegando la testa da un lato, la baciò mentre le accarezzava un capezzolo tra pollice e indice. Poi, avvicinandosi, si strinse a lei per farle capire quanto era eccitato. Adorava renderla felice. Non riusciva a immaginare un modo migliore per iniziare una domenica mattina di relax. Cavolo, fosse stato per lui, avrebbe ato tutta la giornata a letto. Anzi tutta la settimana. Poi Veda si fermò e si girò a pancia in su. Forse voleva che usasse la bocca. E lui era felicissimo di accontentarla. Mentre si spostava per scendere più in basso, lei gli afferrò la spalla. Aveva la voce roca ma ferma. «Che ore sono?» Ajax si sporse verso di lei per descrivere un cerchio con la punta del naso su quello di lei. «Non importa.» «E invece importa eccome.» Pochi istanti prima Ajax aveva visto l'ora sull'orologio da polso che era sul comodino. «Sono da poco ate le sette.» Lei chiuse gli occhi. «Devo andare.» «No, che non devi.» Sapeva le motivazioni che la spingevano, adesso, però avevano solo bisogno di lasciare perdere il resto del mondo. «Se ti preoccupa quello che possono pensare gli altri...» Per esempio Lanie o Hux o Griff, che lo aveva chiamato la sera prima. «Sappi che la cosa non li riguarda.» «Sarebbe molto più semplice...» «Sai cosa sarebbe molto più semplice?» la interruppe lui. «Finire quello che stavamo iniziando. Poi andiamo a casa a fare colazione.» Lei sbatté le palpebre. In effetti, anche lui aveva esitato quando Griff aveva proposto la cosa. Tuttavia ora, dopo essere stato di nuovo con Veda, estendere l'invito gli sembrava la cosa più naturale da fare. Non voleva cacciarla come se fosse un ladro o come se si vergognasse di lei. «Mi spiace» disse lei sollevandosi su un gomito. «Io non sono così. Non ho

intenzione di sbandierare tutto ai quattro venti.» Accidenti. Decise di andare dritto al punto e le chiese: «Perché tuo padre non approverebbe?». Lei spalancò gli occhi. «Mio padre non sarebbe l'unico a rimanere sbigottito.» Si interruppe. Sembrava essersi ricordata una cosa, poi imprecò a bassa voce. «Ho dimenticato di chiamarlo per dirgli di non aspettarmi sveglio.» «Tuo padre ti stava aspettando sveglio?» Davvero? Ma quanti anni aveva? «È casa sua. E io sono sua figlia.» «E sei più che maggiorenne.» Lei cambiò argomento. «E che mi dici di Lanie? Che cosa penserà?» Se avesse scoperto che la sua amica e suo fratello avevano trascorso la notte insieme? «Lanie non se lo aspetta. Tuttavia ti sosterrà come fa una vera amica. E anche una sorella, del resto.» Ajax si sollevò per appoggiarsi alla testiera. Veda alla fine lo raggiunse. Lui la abbracciò e aspettò. Aveva parlato a sufficienza. Era ora che prendesse lei la parola. Un poco alla volta, la sentì rilassarsi. Alla fine gli mise una mano sul petto. «Ieri sera, quando me ne sono andata via, ero... distratta. Pensavo a papà e a come avrebbe reagito se avesse saputo.» Magari Drake si sarebbe arrabbiato, però andiamo. Se ne doveva fare una ragione. In ogni caso non serviva dirlo a Veda. «Mi spiace» affermò. «Ti dispiace che siamo insieme o che mio padre sia contro la vostra famiglia?» «Veda, non mi interessa cosa pensa Drake di me o della mia famiglia. Mi importa come ti senti tu.»

Lei annuì. «Voglio dirti un'altra cosa» ammise. Lui la strinse più forte. «Dimmi.» «Quando eravamo piccoli, avevo una cotta stratosferica per te. Ero andata a una gara con mio padre e ti avevo visto. Eri un sogno: alto, biondo, con i muscoli scolpiti. Tuttavia credo che ciò che mi attraeva di più fosse il fatto che conoscerti fosse un tabù. Proibito. E, anche se mi sono trasferita e ho un appartamento mio e, ovviamente, le mie opinioni, ho sempre pensato di non dover mai mettere piede a casa vostra.» Ajax avvertì un nodo allo stomaco al pensiero di crescere all'ombra fredda di un padre come Drake Darnel. Certo, anche ad Ajax piaceva avere l'approvazione di suo papà, soprattutto quando si parlava della scuderia e degli affari. Il soprannome di Hux era Alta Qualità. Ma nutrivano un rispetto reciproco. Tra loro c'era fiducia. E comprensione e amore. Cosa che chiaramente non c'era tra Veda e Drake. «Allora non dirlo a tuo padre» le consigliò. Quel vecchio testardo non doveva per forza sapere. «Ormai è tardi. Ho la macchina parcheggiata proprio qui davanti. Che venga o no a colazione dai tuoi, girerà la voce. Come sempre.» «Veda, la mia famiglia non spettegola.» «Forse no. Però quanti dipendenti avete? Addestratori, stallieri, responsabili del maneggio e dell'allevamento? Voglio solo salire in auto e andarmene.» Le sfuggì una smorfia, dopodiché si arrese accennando un sorriso. «Però mi sa che resterò con voi, a testa alta.» Ajax capiva che per lei fosse difficile e forse non le dava torto. Magari avrebbe dovuto saltare in macchina e scordarsi la colazione a casa dei suoi. «Ne sei sicura?» chiese. Un'onda di capelli rossi le ricadde sulla guancia quando annuì. «Tuttavia... non

posso mettere un vestito da sera o una camicia da uomo a tavola con i tuoi.» «Io so come ovviare al problema.» Lei già sapeva come. «Contatti Lanie e le chiedi se può prestarmi qualcosa.» Veda aveva lo sguardo di una che preferiva le si strapero le unghie dei piedi. «Ci penso io» la rassicurò. «Grazie, però sembrerebbe meno strano se glielo chiedessi io.» Proprio in quel momento ad Ajax suonò il telefono. Un messaggio. «Durante la cavalcata mattutina Lanie è ata di qui» le disse posando il cellulare dopo aver letto il messaggio della sorella. Veda si accasciò. «Ha visto la mia macchina.» «Dice che ha lasciato qualche vestito sulla porta di ingresso e che si aspetta di vederci entrambi a colazione. Altrimenti...»

Di quei tempi la gente parlava apertamente di ansia. Anche se raramente, tutti hanno provato quelle sensazioni. Cuore che batte all'impazzata. Aumento del flusso sanguigno. Sensazione di disagio, agitazione. Panico, persino. Sul suo blog, Veda affrontava spesso l'argomento. La sua filosofia? Ammettere di essere umani e accettare l'idea che la cosa si potesse risolvere. Essendo cresciuta con un disturbo dell'apprendimento, con un padre accentratore e una madre troppo amorevole, Veda era sicura di essersi guadagnata il diritto di dare consigli sull'argomento. Pur essendo adulta continuava a provare ansia. Come la sera prima, quando l'avevano lasciata da sola a parlare con Hux Rawson. Oppure adesso, entrando nella sala da pranzo della famiglia Rawson con Ajax e con tutta l'attenzione puntata su di lei. Persino il golden retriever sdraiato accanto alla porta della veranda alzò la testa per osservarla. Proprio come la sera prima con Hux, le si chiuse la gola. Ma l'avrebbe superata.

Come sempre. Il silenzio si interruppe nel momento in cui Lanie li chiamò a gran voce da un tavolo da buffet. «Ragazzi, gradite il caffè?» chiese. Si comportava come se avesse voluto dire: Gente, non c'è niente da vedere. Solo mio fratello rubacuori con la sua ultima conquista, che, guarda caso, è mia amica e di cognome fa Darnel. Come promesso nel messaggio, Lanie aveva lasciato dei vestiti sulla soglia dell'ufficio di Ajax. Veda aveva scelto un prendisole e un paio di sandali. Eppure mentre riempiva due tazze di caffè di fronte a due sedie vuote, Lanie evitò lo sguardo dell'amica. E non si sforzò neanche di ricambiare il sorriso. Come se Veda già non si sentisse fuori posto. Da un tavolo di legno massiccio, Hux Rawson fece un cenno di saluto a Veda e Ajax prese posto insieme a lei alla sua sinistra. Il fratello Griff sollevò la tazza e borbottò: «Buongiorno», mentre Jacob sfoggiò un sorriso disinvolto come la bellissima donna seduta accanto a lui. Tra i due c'era un seggiolone occupato da un bambino che giocava a strizzare una banana. Veda si aspettava che Hux non si curasse dell'imbarazzo che si era creato e dicesse qualcosa di gentile... una sorta di benvenuto. Invece stava guardando una porta attigua, forse quella della cucina, come se qualcuno lo avesse appena chiamato. Rilassato come sempre, Ajax fece gli onori di casa. «Per chi non lo sapesse, questa è Veda.» Non menzionò il cognome. Per lei era meglio così, ma che pie o no, il cognome diceva molto su chi era. Jacob fu il primo a parlare. «Ieri sera non sono venuto a salutarti. Io sono Jacob.» Scompigliò la zazzera di capelli scuri del bambino che erano della stessa sfumatura dei suoi. «Questo è Buddy, mio figlio. E accanto c'è l'altro amore della mia vita.»

Gli occhi della donna si illuminarono, poi incrociarono lo sguardo di Veda. «Io sono Teagan. Piacere di conoscerti, Veda. Adoro i tuoi capelli.» Veda si era portata un pettinino nella borsetta da sera. Che non era sufficiente per sbrogliare l'ammasso di nodi di quella mattina. Così aveva usato la spazzola di Ajax per districare i capelli, in realtà non aveva funzionato alla perfezione. «Ne ho tantissimi e tutti rossi.» Il fratello maggiore di Ajax si presentò. «Io sono Griff.» Veda ricambiò il sorriso, che sembrava un po' impacciato. «Piacere di conoscerti, Griff» disse. «Veda, hai trascorso una bella serata ieri?» le domandò Hux mentre Susan entrava nella stanza. Non appena vide l'ospite in più, la donna esitò, poi si ricompose e prese posto accanto a Hux. «È stata una serata fantastica» dichiarò Veda senza incespicare nelle parole, nonostante in grembo avesse le mani talmente strette da poter strangolare qualcuno. «Semplicemente bellissima.» «Io sono andata a letto alle tre.» Posato il piatto di frittelle, Lanie prese posto tra Susan e Ajax mandando un bacio a suo papà. «La serata più bella di sempre.» Susan stava guardando Veda. «Io e te abbiamo parlato di una canzone.» Veda annuì e sorrise. Susan era dolcissima. «Ce l'ho ancora in testa.» «Quale canzone?» chiese Ajax. Susan cantò un paio di versi su un sogno che si avvera e poi fece l'occhiolino a Hux mentre gli altri ridevano. Sì, c'era del disagio. Lei e Lanie più tardi avrebbero dovuto parlare. Tuttavia c'era un'atmosfera di solidarietà... di legami familiari e tanto amore. Ajax spinse indietro la sedia e accennò al tavolo con il buffet, Veda lo seguì. Mise nel piatto delle fragole e un muffin al limone, mentre Ajax prese talmente tanto cibo da riempire il suo frigorifero per una settimana. Nel frattempo, i

Rawson avevano ricominciato a parlare della festa. L'attenzione non era concentrata su di lei, grazie al cielo. Quando ripresero posto, Hux cambiò argomento e parlò direttamente con Ajax. «Ho avuto una conversazione interessate con Yvette Maloney. Intende comprare qualche acro di terra confinante con la sua proprietà per un prezzo da far strabuzzare gli occhi, oserei dire.» «Intendi il lotto con la casa originaria» disse Ajax. «Non è in vendita.» «Quel posto andava abbattuto con un bulldozer» osservò Griff. «Ora non più.» Ajax prese le sue posate di argento. «Nel corso degli anni ho fatto qualche lavoretto.» Hux inarcò le sopracciglia. «E quando ci sei riuscito?» «Nei ritagli di tempo.» Ajax infilzò una salsiccia. «Secondo me quegli acri sono la parte più preziosa che abbiamo. Yvette Maloney lo sa bene.» Gli uomini continuarono a parlarne per un po'. Nel momento in cui l'argomento si esaurì, Jacob prese una forchetta e diede un colpetto contro il bicchiere. «Gente, ho un annuncio da fare.» Hux inghiottì un pezzo di waffle. «Siamo tutti orecchie, figliolo.» Jacob allungò la mano oltre il seggiolone per stringere la spalla della sua compagna. «Stamattina ho regalato un anello a Teagan.» La guardò negli occhi e sorrise come solo un uomo innamorato riesce a fare. «Abbiamo fissato una data.» La stanza esplose e tutti si alzarono in piedi per abbracciare Teagan. Veda rammentò che Lanie le aveva parlato della loro situazione. Jacob aveva ottenuto la piena custodia dalla madre di Buddy mentre Teagan, figlia di un multimilionario, era relativamente nuova a quella dinamica familiare. Veda non si unì agli abbracci. Si limitò a sorridere, facendo capire alla novella

coppia quanto fosse felice per entrambi. Dal modo in cui si guardavano era chiaro che avessero un futuro meraviglioso davanti a loro. All'improvviso, si sentì pizzicare gli occhi. A volte le succedeva se pensava al matrimonio. Ai bambini. Quegli aspetti della vita erano in fondo ai suoi progetti. In quel momento era concentrata sul lavoro. Doveva aiutare i clienti della Best Life Now a raggiungere i propri obiettivi. Però un giorno avrebbe voluto una famiglia tutta sua. E avrebbe fatto le cose secondo le regole. Jacob allungò il braccio e sollevò la mano sinistra di Teagan. Un diamante di alcuni carati, le brillava sul dito medio. In piedi dietro la coppia, Ajax incrociò lo sguardo di Veda. Aveva le sopracciglia aggrottate. «Dobbiamo festeggiare» dichiarò Susan. «Una festa di fidanzamento.» «Mio padre vuole dare una festa in Australia» annunciò Teagan togliendo la banana dalla bocca di Buddy. «Ovviamente siete tutti i benvenuti.» «Un viaggio fin laggiù.» Griff sospirò. «Quante sono? Ventidue ore di volo?» «Partendo da questa parte del paese sì» rispose Teagan. «Io vivo a Seattle. Anzi, ci vivevo.» Jacob spiegò per ragguagliare Veda. «Teagan si è trasferita nel Connecticut per stare con me e con Buddy.» Parlarono ancora del matrimonio che si sarebbe tenuto nella proprietà dei Rawson, un ricevimento in un tendone, nello stesso stile della festa di compleanno della sera prima. Veda rifletté sulla possibilità di celebrare un matrimonio nella villa della sua famiglia. Suo padre era talmente cinico che non se lo immaginava a ricevere ospiti a casa sua. Drake non credeva in quel tipo di amore. Tutti tornarono al proprio posto. Tuttavia Lanie evitava ancora Veda. L'amica era sorpresa dalla piega che avevano preso le cose tra Ajax e Veda o era irritata? Ajax stava finendo le frittelle quando Griff catturò la sua attenzione.

«Ajax, hai un minuto?» Ajax guardò in direzione di Veda. Lei annuì. Certo che poteva andare a parlare con il fratello. Così lei avrebbe avuto l'opportunità di farlo con Lanie e spiegarle come si erano conosciuti lei e Ajax. Di come aveva subito il fascino di Ajax Rawson non una ma ben due volte. Con lui stava bene. Sapeva che lui aveva fatto sentire un sacco di donne in quel modo. Stava squillando un telefono. Hux tirò fuori dal taschino un cellulare ed esaminò il nome di chi lo stava chiamando. Griff chiese: «Papà, chi è?». «Matt Quibell. Della Commissione statale sul gioco d'azzardo.» A Veda non sfuggì l'occhiata che Griff lanciò in direzione di Ajax prima che dicesse: «Forse dovresti richiamarlo dopo». Hux, però stava rispondendo. «Matt è un amico. Si vorrà congratulare con noi per la vittoria di ieri.» Griff tornò a sedersi e fece cenno ad Ajax di fare lo stesso mentre Hux Rawson toccava lo schermo del telefono per rispondere. Lanie e Teagan parlavano sedute una di fronte all'altra e Jacob guardava Griff e Ajax. Veda pensò che ricevere una chiamata da qualcuno della Commissione, soprattutto di domenica mattina fosse una cosa seria. Hux, però aveva detto che il tizio era un suo amico. In realtà, non appena terminò la chiamata, Hux era scuro in volto. Lasciò cadere il telefono sul tavolo e si appoggiò allo schienale della sedia come se avesse ricevuto un proiettile in petto. Susan si allungò per prendergli la mano. «Cos'è successo?» domandò. «Huxley, qualcosa non va?» «Ieri, dopo la gara, è stata presentata un'interrogazione sul nostro cavallo del dodicesimo box» disse. Ajax sfoderò un mezzo sorriso. «La pista era asciutta. E la gara era pulita.»

«Matt voleva informarmi che la contestazione si basa sull'accusa di doping. Quelle accuse, Ajax, sono contro di te.»

Ajax era senza parole. Percepiva le domande di tutti i presenti e anche lui se ne stava ponendo. Troppi farmaci, doping... senz'altro poteva capitare in quel settore. Però tutti sapevano che i cavalli di Ajax Rawson vincevano in modo onesto, altrimenti non vincevano affatto. Scuotendo di nuovo la testa, cercò di ritrovare il sorriso, di scrollarsi tutto quanto di dosso, perché quella cosa era più folle che vedere fiocchi di neve a giugno. Era una follia pensare che avrebbe gettato via così la sua ottima reputazione e per cosa? Per un premio? Certo, per lui era stato una soddisfazione. Tuttavia i cavalli di famiglia avevano vinto moltissime gare e ne avrebbero vinte altre ancora. «È un'idiozia.» Ajax osservò le facce scioccate a tavola e si strinse nelle spalle. «Si tratta di un errore.» «Chi ha presentato l'accusa?» chiese Jacob, come se mentalmente stesse già prendendo appunti per una difesa legale. «Un assistente istruttore.» Hux aveva l'attenzione rivolta verso Ajax. «Afferma di aver visto l'autista che trasporta i cavalli, Paul Booshang, usare una siringa.» Ajax sentì il sussulto di Veda. «Basta così. Paul è un bravo ragazzo. Mi fido di lui come di chiunque faccia avvicinare ai miei cavalli. Quell'assistente istruttore racconta un sacco di balle.» «Te ne sei andato appena dopo che hanno prelevato i soliti campioni da Someone's Prince Charming» affermò Hux. «Certo. Dovevo tornare per la festa.» «Più tardi un membro della Commissione di gara ha interrogato Booshang. A quanto pare, voleva confessare. Ha detto che l'avevi già fatto. Che in ato te la devi essere cavata con dei falsi negativi. O che hai pagato qualcuno per stare

zitto.» Il cuore gli batteva all'impazzata in petto e nelle orecchie. Invece, sollevò il mento e tenne duro, anche se dentro ribolliva di rabbia. «Devo parlare con Paul.» «Buona fortuna. Dubito lo troverai. Temo che non sia nei paraggi.» Hux gettò il tovagliolo di lino sul piatto. «Aspettati una chiamata quando arrivano i risultati della EDTP.» Ajax sentì che Teagan chiese bisbigliando a Jacob: «Cos'è l'EDTP?». Jacob rispose sottovoce: «Il programma di test antidoping per cavalli di New York. I test post gara li effettua il Morrisville State College in virtù di un contratto con la Commissione sul gioco d'azzardo». Mentre Ajax digeriva la notizia, Hux sembrava in un certo senso rassegnato. O deluso? Impossibile. L'etica di Ajax era ferrea come quella di suo padre. Hux non poteva credere neanche per un istante... Ajax ricordò che accanto a lui era seduta Veda. Stava stringendo il bordo del tavolo e lo guardava come se gli fossero cresciute un paio di corna. Come se fosse già colpevole delle accuse. E se per qualche motivo quei risultati fossero stati positivi a sostanze vietate, in qualità di proprietario e allenatore, sarebbe stato ritenuto legalmente responsabile. Che fosse coinvolto o no, la responsabilità ultima sarebbe stata sua. Sporgendosi in avanti, Griff incrociò le mani sul tavolo. «Non credo che Booshang abbia agito da solo.» «Dici che è in combutta con qualcun altro?» Lo sguardo color ambra di Jacob bruciava. «Perché lo pensi?» La mascella di Griff si contrasse. «Ieri sera alla festa ho sentito per caso qualcosa.» Ajax mosse la testa all'indietro con uno scatto. Oh, mio Dio. «Sapevi che sarebbe successo tutto questo, vero?»

Ecco perché Griff voleva parlargli la sera prima. E perché un minuto prima era stato così impaziente di allontanarlo da tavola. Voleva parlargli a quattr'occhi prima che scoppiasse la bomba. A tredici anni Griff aveva deciso di assistere uno stallone di nome Devil's Fire. Ora si sfiorava distrattamente la cicatrice che si era procurato sopra l'occhio sinistro montando a pelo il cavallo e poi cadendo. «Papà, ho captato qualche parola di una conversazione tra due ospiti che hai invitato» dichiarò Griff. «Uno aveva un cavallo che gareggiava nella stessa competizione. L'ho sentito dire che un membro della Commissione stava parlando con uno dei nostri autisti che aveva legami con... una certa persona.» Hux alzò la voce. «Parla, figlio mio. Legami con chi?» Griff distolse lo sguardo quando annunciò: «Drake Darnel». Mentre il sangue gli defluiva dal viso, Ajax chiuse gli occhi. In ato Booshang aveva lavorato in altre scuderie, tra cui quella di Darnel. Ovviamente non ne aveva fatto una colpa al ragazzo. Tuttavia ora, dentro di sé, ribolliva di rabbia. Non solo Booshang aveva tradito la sua fiducia ma era coinvolto anche Drake Darnel? Era così geloso della reputazione impeccabile e della sfilza di vittorie dei Rawson da cercare di incastrarli? O era una contorta forma di vendetta nei confronti di Hux che aveva rubato la ragazza a Drake tanti anni prima? Ma fatti una vita! Ajax si diresse verso la porta. «Vado a cercare Booshang, ovunque si trovi, per dirgli che ha due scelte. O parla, e in fretta, oppure...» «Fare la testa calda non risolverà nulla» lo bloccò Jacob scattando in piedi. «Ci serve una strategia per procedere.» Ajax fece un respiro. Quando Jacob era arrivato in scuderia tanti anni prima, Ajax non era particolarmente affascinato dal ragazzo di Brooklyn appena uscito dal riformatorio. Jacob era sulla difensiva, in tensione. Hux, però aveva visto qualcosa in quell'adolescente problematico. Jacob aveva dovuto faticare per guadagnarsi la fiducia del loro padre in effetti, però, non era stato così per tutti loro?

Hux spinse indietro la sedia. «Allora mettiamoci al lavoro. Tanto per cominciare abbiamo bisogno delle cartelle mediche veterinarie. E un detective che indaghi per capire se c'è un legame con la famiglia Darnel.» Strinse la mano di Susan prima di alzarsi e di accennare al suo studiolo sul retro della casa. «Al galoppo, ragazzi.» Ajax vide Jacob scompigliare i capelli di suo figlio e baciare la sua fidanzata, e si ricordò di Veda. Tornò verso di lei e le prese la mano. La accompagnò fuori in veranda. «E tu che pensavi che non sarebbe stato semplice» scherzò mentre chiudeva la porta per avere un po' di privacy. Allontanando la mano, Veda continuò a osservarlo con sguardo poco entusiasta. «Devo andare.» Ajax non poteva mettersi a discutere. Aveva delle questioni di cui occuparsi, non poteva girarci attorno. E, a prescindere dal fatto che quello squilibrato di suo padre fosse coinvolto o no in quel caos, Veda aveva bisogno di un po' di spazio e di tempo. «Ti accompagno alla macchina.» «Ci so arrivare da sola.» La sua maschera di pietra si distese un po'. «Volevo parlare con Lanie, tuttavia posso aspettare.» Che confusione. Quella mattina non poteva finire peggio di così. «Mi spiace per quello che è successo.» «Sembra quasi una giustizia divina, non credi?» «Cioè...?» «Io e te... non è stata un'ottima idea.» Lui avvertì una stretta al petto, tuttavia riuscì a sfoderare un sorriso. «Fammi sistemare questa faccenda.» Le prese le mani e lei si allontanò.

«Fai quello che devi. Io non voglio essere coinvolta.» Lui continuò a guardarla negli occhi. «Tanto per essere chiaro, io non drogo i miei cavalli.» «Intendi con gli steroidi? O con quella robaccia legale? Tutti sanno che sono cose che succedono e molto più spesso di quanto il sistema voglia ammettere. Nessuno parla neppure delle vite dei fantini, messe in pericolo se crolla un cavallo pompato.» Ajax le rispose a tono. «Nel caso in cui te lo fossi perso, tuo padre potrebbe essere coinvolto.» Il commento di Veda lo aveva ferito e non era riuscito a trattenersi. «Allora continua con le tue indagini e fai due più due.» Si mise a braccia conserte. «So che non vedi l'ora.» «Booshang ha lavorato alla scuderia della tua famiglia in ato. Considerando l'odio che tuo padre nutre nei confronti di Hux, forse ha voluto incastrarci.» «Perché Booshang rischierebbe di perdere il lavoro e di beccarsi una multa per aiutare a tenderti una trappola?» «Non lo so. Forse per soldi? Tuo padre ne ha parecchi. E ce l'ha ancora con Hux per via di mamma. Povero bastardo geloso.» A Veda lampeggiarono gli occhi e Ajax capì che aveva ato il segno. «Mi serve il codice di accesso per entrare nel tuo ufficio» disse lei. Per prendere le sue cose. Bene. Poi Ajax si bloccò. Non era sicuro che Booshang non fosse più al soldo di Drake. In ogni caso, Veda non era coinvolta. E la maggior parte dei suoi archivi erano elettronici. Tuttavia se le permetteva di avere accesso al suo ufficio, ai suoi fascicoli, sarebbe stata tentata di ficcanasare? Non che avrebbe trovato qualcosa di anomalo. E poi aveva installato delle telecamere, e avrebbe potuto controllare il video più tardi, se fosse servito. Le diede il codice e la guardò allontanarsi dopodiché tirò un calcio più forte che

poté a un palo della veranda. Doveva concentrarsi sulla priorità numero uno. Doveva riabilitare il proprio nome e se questo significava smascherare la complicità di Drake Darnel in quella menzogna...

Veda si sentiva come se fosse fuggita da un campo di battaglia. Si aspettava che la colazione dai Rawson fosse difficile, però sopportabile. Non avrebbe dovuto accettare di andarci. Non sarebbe dovuta andare a letto con Ajax una seconda volta, punto. Qualunque fosse il motivo, e ce n'erano, andava sempre a finire male. Prese una scorciatoia, diretta verso l'ufficio dei Rawson, ando per un paddock rigoglioso. Inalando l'aria fresca mista a odore di cavallo, si toccò le guance una per volta cercando di rinfrescarle. Non sapeva nulla di questa cosa del doping. Quanto a suo padre... Drake odiava i Rawson tuttavia non si sarebbe abbassato a un comportamento criminale per screditarli. Nel modo più assoluto. Quelli incriminati erano i Rawson, non i Darnel. Riguardo al fatto che Booshang fosse al centro della faccenda... non si sarebbe lasciata sfuggire il rapporto personale che aveva con Paul davanti ad Ajax o agli altri, altrimenti quanto si sarebbero insospettiti? Lei non sapeva se Ajax avesse drogato il cavallo insieme a Booshang o se l'avesse fatto prima, e non voleva neanche saperlo. Per quello che la riguardava, avevano chiuso. Ajax le poteva mandare tutti i fiori che voleva. Poteva chiamarla fino a perdere il dito che usava per comporre il numero. Lei non avrebbe capitolato e non l'avrebbe più rivisto. Usando il codice, Veda entrò nell'edificio. Prese il suo abito, le scarpe e la borsa e si diresse di nuovo verso la porta. Poi una serie di pensieri la fecero arrestare di colpo. Ajax le era sembrato sincero quando aveva negato di essere coinvolto, e se invece lo era, dubitava che avrebbe semplicemente alzato le mani e confessato, soprattutto davanti alla sua famiglia. A suo padre. Paul Booshang poteva forse dimostrare il coinvolgimento di Ajax? Magari c'era qualche prova nascosta tra quelle mura? Magari un contratto firmato da entrambi gli uomini? Da dove poteva cominciare a guardare? Se avesse avuto l'ardire, cosa avrebbe trovato? Veda tese le orecchie. Dalla porta aperta udì un cane abbaiare e un rumore di

zoccoli al galoppo che si avvicinava. Corse fuori. In sella a un maestoso purosangue nero, Lanie stava accorciando la distanza che le separava, con i lunghi capelli scuri che le svolazzavano alle spalle. Lanie era stata gentile per averle prestato i vestiti. La sua amica li aveva salutati quando lei e Ajax erano entrati nella sala da pranzo dei Rawson poco prima, però non aveva guardato in faccia Veda neanche una volta. Naturalmente non era contenta di ciò che aveva fatto. E chissà che cattiva impressione avrebbe avuto se avesse scoperto che non era la prima volta. Con il vestito da sera rosso su un braccio, Veda stava aprendo il bagagliaio della macchina quando Lanie saltò giù dalla sella. «Ho pensato che io e te dovremmo parlare» disse, lanciando le redini su uno steccato mentre il golden retriever di famiglia si fermava accanto alla padrona. «Non è un buon momento» affermò Veda, buttando le sue cose sul sedile posteriore. «Ieri sera sei stata con Ajax.» Stava accarezzando il collo del cavallo. «Avevo dato per scontato che non fosse il tuo tipo.» «Ajax non è forse il tipo di tutte le ragazze?» Lanie lasciò cadere la mano. «Di preciso con chi ce l'hai?» «Con me stessa.» «Perché hai commesso un errore?» «Perché ne ho commessi due.» Quando Lanie inarcò le sopracciglia, Veda chiuse la portiera sbattendola. «Non mi guardare così.» «Be', vedi, qui arriva la parte divertente. Ieri sera, sul presto, l'ho beccato che ti guardava come un lupo che sbava alla vista di un'appetitosa costoletta di agnello. E gli ho detto che tu eri intoccabile.» Lanie, allora, si era presa cura di lei e l'aveva difesa da quello stallone del fratello, mentre Veda le aveva mentito omettendo la verità.

Veda si appoggiò sull'auto. «Avrei dovuto dirtelo.» «Non mi devi una spiegazione. Le donne trovano mio fratello molto attraente. Irresistibile, in realtà, e lui lo sa.» «Questo mi fa sentire molto meglio.» «Finché si tratta di due adulti consenzienti che sanno qual è la posta in gioco, è tutto okay.» Veda aprì la portiera. «Non intendo vederlo più.» «Per via della questione del doping?» «Tra le altre cose.» «Se fai la preziosa, lui non farà altro che rincorrerti.» Veda sprofondò sul sedile dietro il volante. «Non sto facendo la preziosa.» Il luccichio negli occhi azzurri di Lanie si placò. «Tu sei mia amica, a prescindere da quello che succede tra te e Ajax. E ricorda... sono sua sorella, non la sua custode. Non controllo quello che fa o come si sente. Nessuno lo fa.» Lanie sollevò le spalle. «Chissà. Magari proprio in te il grande Ajax troverà l'anima gemella.» Veda si stava allacciando la cintura di sicurezza. «Non fare la spiritosa.» «Sono seria. Però, se si dimostra che dietro quel complotto c'è tuo padre...» «Mio padre non è coinvolto.» Lanie sfoderò un sorriso amaro, rimontando a cavallo. «Per il bene di tutti, spero di no» replicò allontanandosi al galoppo. Veda contò fino a dieci. Lanie le era simpatica ma non le era piaciuta la conversazione che avevano appena avuto. Le riportava alla memoria ricordi dei suoi insegnanti che le dicevano che doveva essere più sveglia. La faceva sentire come se non fosse più convinta della loro amicizia. Come se tutti i Rawson causassero più problemi di quanto valesse la pena

affrontare.

7

Ajax si alzò in piedi quando Veda si fece strada tra la moltitudine di tavoli allestiti per il seminario La motivazione è fondamentale della Best Life Now. «Sorpresa» disse e lei gli si fermò davanti con un sussulto. Veda aveva occhi e bocca spalancati come se avesse appena visto un fantasma. Erano trascorse due settimane dalla festa di Lanie, che era terminata con un rapporto tra lui e Veda. Anche se non l'aveva chiamata e non le aveva spedito dei fiori, non l'aveva dimenticata. Oltre la rottura di scatole dello scandalo sul doping, che non era ancora stato risolto, Veda era stata in cima ai suoi pensieri, soprattutto quando si sdraiava a letto la sera. Sarebbe impazzito se non avesse escogitato quel piano B. La presentazione di Veda era terminata dieci minuti prima. Mentre lei parlava con gli interessati, la maggior parte del pubblico era uscito dalla sala. «Cosa ci fai qui?» chiese sottovoce con tono infastidito. «Mi hai invitato» spiegò Ajax. «Niente affatto.» «Hai detto che sarei dovuto venire a uno dei tuoi seminari. Ho controllato sul sito, ho visto questo evento che si sarebbe tenuto niente meno che nelle bellissime Barbados e... Eccomi!» «Be', spero che tu abbia trovato il mio discorso illuminante. Ora, se mi vuoi scusare...» Mentre lo superava con disinvoltura e varcava una delle porte aperte, Ajax assaporò la vista dei suoi fianchi oscillanti. «Se resti per tutta la serata» disse raggiungendola, «potremmo andare a bere qualcosa.»

«Non credo proprio.» «Veda, dobbiamo parlare.» «Non ho niente da dire.» «Non sei curiosa di sapere com'è andata la storia del doping?» «Non abbastanza da farmi coinvolgere.» Quando avevano parlato l'ultima volta, lui aveva insinuato che Booshang fosse stato corrotto da suo padre. Non ne aveva ancora le prove e c'era stato un ritardo nell'ottenere i risultati del test. Sapeva solo che, visto il risentimento di Drake, era plausibile pensare a una cospirazione e la sua famiglia era d'accordo con lui. Veda aprì un'altra porta. Ajax era pronto a seguirla ma l'insegna del bagno lo bloccò. Circa cinque minuti dopo, Veda uscì dalla toilette delle donne e lo superò, diretta verso l'ascensore. Se fosse entrata, si sarebbe dovuto fermare. Era andato lì per parlare, non per inseguirla. Stava rallentando il o, indietreggiando, quando lei si nascose dietro un enorme poster incorniciato in un angolo dell'atrio e gli fece cenno di raggiungerla. Ajax si guardò attorno chiedendosi se fosse una sorta di trappola, poi la raggiunse. «Sarò chiara con te» dichiarò. «Non voglio più vederti.» Viste le circostanze in cui si erano separati, se l'era aspettato. Adesso era il momento di giocare tutte le sue carte. Senza tirarsi indietro. «Sono venuto per dirti di persona quello che penso di te. Quello che penso di noi.» «So già quello che pensi. Che a letto ce la intendiamo.» «Veda, non ce la intendiamo a letto. Facciamo faville.» «Come se non avessi mai detto una cosa simile a un'altra donna in ato.» «So che anche tu lo pensi» affermò, ignorando l'ultima frecciatina. «Forse perché

entrambi proveniamo da famiglie che hanno scuderie. O forse perché siamo opposti sotto molti punti di vista e gli opposti si attraggono.» «A volte si respingono. Come l'acqua e l'olio viscido.» Non se la sarebbe presa per l'offesa. «Invece non è così.» Si avvicinò. «Non è il nostro caso.» Lei esitò poi, però, si raddrizzò. «Non importa se siamo attratti l'uno all'altra.» «Mi manchi. E penso che lo stesso valga per te.» Quando vide che non cercò di negarlo, Ajax provò un filo di sollievo. Scrutando ogni centimetro del suo bellissimo viso: zigomi alti, nasino e labbra incantevoli, Ajax capì che era il momento di agire. Appoggiò una mano al muro accanto alla sua testa e si protese verso di lei. Pensò che lei potesse cedere, prima ancora di sfiorarla, invece lei sgattaiolò sotto il suo braccio e sparì. Uscendo dal nascondiglio dietro il cartellone, scoprì che non era scappata. Dall'espressione non diceva esattamente sono tua, tuttavia non sembrava neanche volesse ucciderlo. Veda si sistemò ancora la tracolla della borsa e gli concedette: «Immagino che... dato che sei qui...». Ajax cercò di nascondere il sorriso. «Sì, Veda?» Lei esalò un sospiro rassegnato. «Be', puoi invitarmi a bere qualcosa.»

Mentre cercavano un tavolino all'aperto in un bar con una spettacolare vista sull'oceano, Veda si ripeté di darsi una calmata. Aveva le mani tremanti. Il cuore che le pompava come il pistone di un treno a vapore. Dopo due settimane senza parlarsi, pensava che Ajax avesse perso interesse per lei. E ne era rimasta ferita. Comunque era meglio fosse andata così, perché altrimenti avrebbe dovuto trovare una motivazione per non rispondere alle sue chiamate. Era rimasta sorpresa e arrabbiata che lui si fosse preso la briga di presentarsi a quel seminario esclusivo dal nulla. Che presuntuoso. D'altro canto, era anche

lusingata. Ovviamente l'aveva pensata e pure lei aveva pensato a lui... sotto più punti di vista. «Davvero non vuoi sapere cosa sta succedendo con quell'accusa ridicola di doping?» chiese Ajax, come se le avesse letto nel pensiero. «Fammi indovinare.» Sedendosi di fronte a lui, inspirò l'aria di mare e posò la borsa a terra. «Tuo fratello avvocato non ha trovato nessun legame con la mia famiglia.» Il luccichio nei suoi occhi sembrava voler dire non ancora. «Però Drake è stato felice di esprimere la propria opinione alla stampa quando gli è stata chiesta.» «Ed era sfavorevole, immagino.» «Già.» Ajax si appoggiò allo schienale; aveva un aspetto incantevole. «Jacob ha provato a parlare con Booshang. Però non collabora.» «Questo non ti scagiona.» Paul Booshang aveva implicato Ajax, tuttavia aveva lavorato per la scuderia dei Darnel in ato, quando lei era piccola. Ai tempi, se suo padre avesse scoperto che Paul era un buono a nulla, l'avrebbe cacciato. D'altra parte, Drake non era a conoscenza di tutto, giusto? «Presumo che i risultati siano positivi» osservò lei. «Non sono ancora arrivati. Ci sono stati dei ritardi al laboratorio. Nel frattempo Jacob ha mandato qualcuno dei suoi a svolgere delle indagini per cercare di venire a capo di tutta la faccenda. Oltre alla dichiarazione di Booshang sul fatto che sono stato io a organizzare tutto, non c'è uno straccio di prova.» «Però neanche prove che affermino il contrario.» «Grazie per l'incoraggiamento.» Lei fece un sorriso a denti stretti. «Non c'è di che.» Apparve un cameriere che posò i bicchieri sul tavolo. «Hai parlato con tuo

padre?» le chiese Ajax. «Ho fatto un salto da lui quella mattina prima di tornare a casa. Le voci corrono. Lo sapeva già.» «E ti ha chiesto di farmi tanti auguri, vero?» «In realtà ha detto che ha sempre saputo che prima o poi questa storia sarebbe saltata fuori.» «Soprattutto dato che ha contribuito a incastrarci.» «Quando scoprirai che mio padre non ha niente a che vedere con questa storia, accetterò le tue scuse.» «Anch'io aspetto le sue. Invece tu e Lanie avete parlato?» le domandò, cambiando argomento mentre sollevava il bicchiere. Veda ricordava la loro chiacchierata fuori dall'ufficio dei Rawson quella mattina. «Ha detto che quello che è successo tra noi è affar nostro. Tuttavia non stava esattamente facendo il tifo per noi. Mi ha confidato di non essere responsabile per il tuo comportamento.» «Non ho bisogno di difendermi.» «Allora non farlo.» «Io tengo a te, Veda. Altrimenti non sarei qui.» Veda rammentava che prima di andarsene Lanie aveva commentato di essere l'unica che poteva fermare Ajax Rawson. Prima, le aveva detto che fare la difficile non avrebbe fatto altro che rendere Ajax ancora più determinato a rivederla. Lei non aveva fatto la difficile, eppure eccolo lì. Cosa che sollevava una domanda ovvia. «Avrai dato la caccia ad altre donne in ato» affermò. «Il punto è che sto dando la caccia a te. A noi come coppia.»

Con quegli occhi azzurri seducenti sembrava così convincente. Però se Lanie aveva ragione, le storie di Ajax si basavano spesso sul dare la caccia. Veda la prima volta era stata come creta tra le sue mani, lui l'aveva conquistata in un secondo. Se avesse ceduto una terza volta e gli avesse fatto credere che si stava innamorando di lui, Ajax avrebbe frenato? Se alzava la posta e gli diceva di volere un futuro insieme a lui, avrebbe girato i tacchi e se la sarebbe data a gambe levate? Dargli la caccia invece di farsela dare era un'idea pericolosa da un punto di vista sentimentale. Eppure ora non riusciva a fare a meno di porsi delle domande. Ajax teneva a lei? Di preciso quanto e per quanto tempo? «Gli organizzatori del seminario stanno pianificando una cena stasera» dichiarò, curiosa di vedere la sua reazione. «Posso portare una persona.» Lui inarcò le sopracciglia. «Mi stai chiedendo di accompagnarti?» «Vuoi are del tempo con me, giusto?» «Giusto. Però...» Però all'improvviso è diventato tutto troppo semplice? «Non vuoi venire?» chiese lei con più coraggio questa volta. Lui le regalò un sorriso. «Stasera a cena?» Il sorriso di Ajax si ampliò. «Il caso vuole che sia libero.»

8

Ajax finì di abbottonarsi i gemelli di Tiffany, poi tolse la giacca formale dalla gruccia e la infilò. In piedi di fronte allo specchio a figura intera della suite d'hotel, si ò le dita tra i capelli bagnati e fece un grande respiro. Ai cancelli di partenza, ragazzi. Seguire Veda alle Barbados gli era sembrata una follia. Si sarebbe rivelato un grande gesto oppure un modo per eliminarla definitivamente dalla propria vita. E non poteva permettere che ciò accadesse. Non senza fare del suo meglio. Tuttavia non aveva pensato che riaverla sarebbe stato così... semplice. Ajax ricordò come si era immaginato la reazione iniziale di Veda: shock seguito da un insulto. Era rimasto sorpreso quando, al contrario, aveva accettato di andare a bere qualcosa. Rammentò che al bar si era sciolta un po' di più. Non solo aveva accettato di vederlo di nuovo, lo aveva persino invitato a questa cena. Gli era balenata l'idea di chiederle di venire prima in camera sua perché aveva avuto l'impressione che non avrebbe risposto di no. Mentre si allacciava una scarpa, la stringa gli si spezzò. Ajax chiamò il portiere. «Richiesta strana. Mi servono dei lacci per le scarpe» disse. Il portiere gli rispose che ci sarebbero voluti trenta minuti per la consegna. «Scendo e ne compro un paio io. Grazie.» Sarebbe stata una bella serata, Ajax ribadì a se stesso mentre usciva dalla stanza con una scarpa slacciata. Meglio di quella a Saratoga. Anche meglio di quella dopo la festa di Lanie. E l'indomani mattina...? L'indomani mattina avrebbero fatto l'amore per la terza o quarta volta dopo essere tornati dalla cena. Poi avrebbero parlato, probabilmente per fissare un nuovo appuntamento.

Eppure in quel momento era depresso. A peggiorare le cose c'era il fatto che Hux si comportava in modo strano da quando aveva ricevuto quella chiamata dal suo amico della Commissione. E le interviste di Drake ai giornalisti che gli avevano chiesto se la lunga lista di vincite dei Rawson fosse legittima, di certo non aiutavano. Per anni suo padre aveva lasciato la maggior parte delle decisioni d'affari ad Ajax. Tuttavia, in queste ultime due settimane Hux era sempre in ufficio o bazzicava per le scuderie. A fare domande. A controllare cose. Una volta aveva persino indagato su Veda. Non aveva intenzione di pensare a come andavano le cose a casa in quel momento. Voleva concentrarsi su Veda perché desiderava rivederla. Pensare a lei lo faceva agitare come se il sangue gli pulsasse più forte. Certo, gli piaceva divertirsi con le ragazze, come a Griff. E come a suo padre quand'era giovane, anche se Hux era cambiato una volta trovata quella giusta. A quanto sembrava, la madre di Ajax aveva fatto sapere sin da subito al futuro marito che non lo avrebbe lasciato andare. E Hux, d'altro canto, aveva dichiarato già dopo un paio di appuntamenti di aver capito che sarebbero stati insieme finché la morte non li avesse separati. Ajax tremò. Impegnarsi con una donna per tutta la vita era un conto. Vedersela strappare via troppo presto era un altro. Hux era rimasto distrutto per aver perso l'amore della sua vita. Ajax non aveva mai preso in considerazione di sfidare la sorte. Non aveva mai immaginato di... rischiare così tanto. Un o falso e avrebbe potuto perdere tutto. Un uomo dietro la scrivania della reception lo accolse. Ajax gli spiegò del laccio e l'uomo andò cercargliene un altro. Ajax ricominciò a pensare a Veda. Quando poco prima si stavano scambiando messaggi, lei gli aveva detto che si sarebbero incontrati nell'atrio. Lui sorrise tra sé e sé pensando a cosa avrebbe indossato. L'abito rosso era difficile da superare, tuttavia Veda sarebbe stata benissimo con qualsiasi cosa. In realtà, la sua mise preferita era stata la camicia da uomo troppo grande e il cappello da cowboy. Quale uomo sano di mente si sarebbe fatto sfuggire un'occasione del genere? Chi non l'avrebbe colta per non lasciarla più andar via?

Con la scarpa in mano, Ajax si mise a braccia conserte ed espirò. Che serata era stata quella. Lo spingeva a chiedersi come sarebbe stata questa in confronto. Lo avrebbe scoperto presto. E la mattina...

Uscendo dall'ascensore, Veda lo notò in piedi davanti al banco della reception... con una scarpa in mano? Ajax era affascinante con il completo blu scuro che accentuava le spalle larghe e giù fino alle gambe possenti. Però non aveva in viso il suo solito sorriso sfacciato. Anzi, aveva le sopracciglia corrugate. Non avrebbe potuto prevedere che Ajax si sarebbe presentato al seminario senza invito. Tuttavia il colpo più grosso era stato chiedergli in tempo record di farle da accompagnatore alla cena. Era determinata a portare a termine il suo piano. In un modo o nell'altro, la cosa doveva finire. Meglio presto che tardi e lei doveva avere il coltello dalla parte del manico. A sentire l'opinione di Lanie Rawson, quando era una donna a inseguire Ajax e non il contrario, lui perdeva interesse. Quel tipo di maschi non facevano altro che andare a caccia. Una volta che fosse riuscita a dirgli che era pronta a essere il suo lieto fine, lui sarebbe rimasto senza parole e se ne sarebbe andato. Problema risolto. Ovviamente, per attuare il piano, doveva finire ancora a letto con lui. Non poteva lamentarsi. E non si sarebbe tirata indietro. Quella sera aveva un motivo valido per lasciarsi andare. E, approfittando dell'euforia, gli avrebbe parlato della possibilità di sposarsi. La mattina successiva, Ajax Rawson se la sarebbe data a gambe. Dopo che un uomo dietro il banco ò qualcosa ad Ajax, lui si sedette nel salone di ingresso. A quel punto vide che stava infilando lacci nuovi nella scarpa. Lo stava raggiungendo, quando lui alzò lo sguardo e le regalò il sorriso più sensuale che avesse mai visto. Veda arrossì, sulle guance, sul petto. Dovunque.

Lui si alzò, e lei diede inizio al piano rivolgendogli un'occhiata sensuale. Il sorriso di Ajax si fece incerto e lei gli lesse nel pensiero. Che cosa sta succedendo?, si stava chiedendo. Poi lei gli posò una mano sul risvolto della giacca, si mise in punta di piedi e con le labbra gli accarezzò la guancia. «Caspita, stai benissimo» gli mormorò nell'orecchio. Si ritrasse, e riuscì a malapena a contenere il sorriso. Ajax sembrava scioccato. Una volta terminata la farsa, sarebbe stata male, nel frattempo, però si stava divertendo. Una sorta di vendetta per tutte le ragazze che lui si era lasciato alle spalle. Ajax si schiarì la gola, sfoderò di nuovo il suo sorriso esplosivo e le fece i complimenti per il vestito. «E tu sei incantevole» affermò lui. «Da mozzare il fiato.» «Non pensi che sia troppo... aderente?» Se l'era allacciato strettissimo per enfatizzare al meglio la scollatura. «Non è troppo aderente» la rassicurò. «Va bene così.» Lei guardò in basso. «Hai qualche problema?» «Ci credi che ho perso una scarpa? Comunque ora è tutto risolto.» Le offrì il braccio. «Andiamo?» Mentre si dirigevano verso l'ascensore, lei si accorse che si giravano tutti a guardarla, uomini e donne. Oltre a sembrare un attore hollywoodiano, Ajax sprizzava carisma da tutti i pori e aveva un profumo divino. Forse non sarebbe andata a finire bene, tuttavia in quel momento stare accanto a lui la faceva sentire benissimo. Una donna si unì a loro in ascensore. I capelli a caschetto biondo miele e il vestito da sera nero con scollatura all'americana erano una combinazione meravigliosa. Ajax, però era concentrato unicamente su di lei. Dallo sguardo ardente, forse le avrebbe proposto un cambio di piani. Che l'avrebbe portata dritto in camera sua e sarebbero rimasti lì. La porta si aprì, e Veda tirò un sospiro di sollievo. Poco prima era piena di fiducia, adesso, invece... Aveva forse fatto il o più lungo della gamba?

Seguirono la donna fuori dall'ascensore e si diressero verso la porta aperta della sala da ballo. «Ti ho già detto che sei bellissima?» mormorò lui con una voce che d'un tratto sembrava più profonda e un po' più roca. «Hai detto da mozzare il fiato e che il vestito non è troppo aderente.» «Hai anche un profumo favoloso» aggiunse mentre entravano nella stanza. «Cos'è? se?» «No.» Però era parecchio costoso. «Vuoi sapere una cosa?» Aveva uno sguardo intenso e sincero, come se avesse un segreto piccante da rivelare. Lei sorrise e annuì. «Certo.» «Voglio ringraziarti.» «Per cosa?» «Per esserti fidata di me. Per non essere scappata via.» Ce l'aveva sulla punta della lingua... un commento sarcastico. Perché, Ajax, ci sono state donne che sono scappate via? Tuttavia quella sera era un esperimento che aveva solo una conclusione logica. Avrebbe continuato con lui, determinata e implacabile, e una volta che lo avesse fatto scappare dalla paura, ne sarebbe uscita vincitrice.

Per tutta la serata, Ajax cercò di mostrarsi interessato. La conversazione a tavola era... piacevole. I commensali erano persone benestanti attratti dalle attività di autoaiuto. C'era uno psicologo con sua moglie, una fisiatra con il compagno, un chiropratico di alto livello. Ajax cercava di non distrarsi. Invece di vagare con la mente ai problemi che lo

aspettavano a casa, si concentrò su Veda. Oltre al vestito, che era già abbastanza invitante, lei ammiccava verso di lui in tutti i modi possibili e immaginabili, con il chiaro intento di sedurlo. Veda stava cercando in tutti i modi di dirgli qualcosa e lui stava perdendo il controllo. Un cameriere stava togliendo i piatti del dolce quando Veda gli posò la mano sulla coscia, in alto. E la fece scorrere piano verso l'alto. Ajax le lanciò un'occhiata penetrante e anche ciò che stava dietro la cerniera si mise sull'attenti. «Immagino che tu sia pronta per andare, vero?» le chiese mentre lei glielo prendeva tra le dita. Il sorriso di lei diceva, puoi starne certo. Lui stava per spingere indietro la sedia quando Veda affermò: «Prima devo scambiare due parole con una persona. Non ci metto molto. Puoi aspettare un paio di minuti?». Un paio di minuti. Certo. «Ti aspetto qui.» La guardò serpeggiare tra i tavoli. Alcune persone erano in piedi, altre se ne stavano andando, altre si avvicinavano alla pista da ballo. Gli sarebbe piaciuto un ballo guancia a guancia però lei non vedeva l'ora di arrivare alla meta. Cosa che, ovviamente, aumentava le sue aspettative. Perché quella era una scommessa sicura. Non c'era possibilità di errore. «Scusami, prima ti ho visto in ascensore.» Lui osservò la donna in piedi accanto alla sua sedia. «Oh» disse. «Salve.» «Mi sembra di averti già visto da qualche parte» proseguì lei.

Lui sorrise. «Non saprei.» La donna guardò la sedia vuota di Veda. «Forse in un film o su una rivista.» Ajax ridacchiò. «Non credo.» «Forse ti ho visto a un altro evento.» «Questa è la prima volta per me.» Ajax lanciò un'occhiata verso Veda. Parlava animatamente con una coppia dall'altra parte della sala. «La donna con cui sei...» «Veda Darnel della Best Life Now. È intervenuta oggi.» Lei guardò di sfuggita la sua mano sinistra. «Non siete sposati?» Lui scosse la testa. Decisamente no. «Io e Veda siamo... buoni amici.» D'un tratto lei sbarrò gli occhi. «Oh, ora ho capito dove ti ho visto. Sei Ajax Rawson. Lo Stallone.» Ajax fece un sorriso sardonico. Avrebbero mai smesso di soprannominarlo così? «Sono Ajax. Giusto.» «Sei il proprietario di un grande ranch. Di una scuderia.» Sospirò. «Io adoro i cavalli. L'anno scorso sono stata al derby del Kentucky. Che giornata meravigliosa.» Lui si voltò un po' verso di lei. «Abbiamo perso per un soffio l'anno scorso.» Poi menzionò il nome del cavallo. «Oh, ci siete andati così vicino!» concordò lei, poi inarcò un sopracciglio. «Allora qual è la prossima corsa da tenere d'occhio a cui gareggerete voi

Rawson?» «Ti consiglio la Breeders' Cup.» «Allora sperate di vincere anche un Eclipse Award.» Lui guardò in direzione di Veda. Stava ancora parlando. Così si mise comodo e cominciò a dispensare consigli.

Quando Veda si voltò verso il tavolo, sentì un groppo in gola. Il suo piano di catturare l'attenzione di Ajax stava funzionando meglio e più rapidamente di quanto avesse sperato. Stava parlando con una donna – la stessa che aveva preso l'ascensore con loro per salire dall'atrio a quel piano – e a quanto pareva, più animatamente di quanto avesse fatto per tutta la sera. Come se la donna fosse talmente piacevole da non averne abbastanza delle sue parole. Come se ne avesse già a sufficienza di Veda, dopo che lei lo aveva colmato di attenzioni. Con i misurati, si avvicinò al tavolo e li raggiunse. Ajax ci mise un attimo per rendersi conto che lei era lì. «Oh. Veda. Ti presento Charlotte.» Charlotte continuò a sorridere ad Ajax e spiegò a Veda: «Sono una grandissima fan delle corse di cavalli». Perfetto. Mentre Veda prendeva la borsetta sul tavolo, Ajax si alzò. «Hai parlato con i tuoi amici?» «Sì.» sospirò Veda. «Direi che non ho più motivo di stare qui.» Anche Charlotte si alzò in piedi, e Veda per poco non la spinse. «Prego» disse. «Continuate pure a chiacchierare.» Charlotte inclinò la testa in direzione di Ajax. «Lascio scegliere a te.» Ajax si prese un attimo prima di rispondere.

«È stato un piacere conoscerti. Un anno magari ci vediamo al derby.» Mentre Charlotte se ne andava, Ajax allungò il braccio per prendere la mano di Veda. Lei si scostò. In realtà voleva prenderlo a calci sugli stinchi. Lanie aveva ragione da vendere su suo fratello. Era un playboy. «Non voglio mettermi in mezzo» dichiarò in tono mieloso. Lui ebbe persino il coraggio di sembrare confuso. «Cosa... intendi metterti tra me e quella donna? L'ho conosciuta due minuti fa.» «Be', andate veloci voi due.» Il suo sguardo diceva: Hai perso qualche rotella? Come se fosse pazza per aver creduto ai suoi occhi, conoscendo i precedenti. Il suo piano per la serata era provarci di modo che lui perdesse interesse. Tuttavia ora si chiedeva. Lui avrebbe flirtato con quella donna a prescindere? «Veda» cominciò lui in tono sincero, «si è avvicinata e ci siamo presentati. Stavo ando il tempo nell'attesa che tu tornassi.» Mentre lei studiava quegli occhi azzurri, le si chiuse la gola. Che fosse la verità o no, si sentiva una perdente. Era di nuovo un'adolescente incompresa. Emise un respiro tremolante. «Ajax... mi fai innervosire.» Lui mantenne lo sguardo fisso sul suo, con l'aria di chi, per una volta, non sa cosa dire. Stava a lei fare la mossa successiva, e sapeva benissimo cosa fare. Quello che avrebbe dovuto fare quando poco prima lui si era presentato senza preavviso. Andarsene. «Me ne vado a letto» annunciò, poi aggiunse: «Da sola». Un'ora dopo, si era messa il pigiama e fissava il vuoto, sentendosi terribilmente giù, quando udì bussare alla porta. Sapendo chi era, andò ad aprirla. Era Ajax, con la cravatta allentata, la camicia mezzo sbottonata e un'espressione pentita talmente sexy da farla fremere.

«Mi dispiace di averti ferita» disse. «Davvero, non volevo.» Mentre le si spezzava il cuore, Veda si prese una pausa e infine si fece da parte. Lui varcò la soglia e prima ancora che la porta si chiudesse, in qualche modo lei era già tra le sue braccia, odiandosi e allo stesso tempo consolandosi per il fatto di desiderarlo alla follia.

Dopo che Veda lo aveva lasciato nella sala da ballo, Ajax era andato verso il bancone e aveva ripensato a quello che era successo sorseggiando un doppio scotch. Lei era stata aperta nel mostrare i propri sentimenti sulle donne che lui aveva frequentato. Parlando con una donna... Non aveva fatto niente di male. Però capiva le sue motivazioni. Sapeva, o almeno presumeva di sapere perché si fosse arrabbiata. Alla fine si era scolato lo scotch e aveva bussato alla sua porta. Dopo aver ascoltato le scuse, lei lo aveva abbracciato e lo aveva fatto entrare. Non appena le loro labbra si erano sfiorate, lei si era sciolta tra le sue braccia. E quando il bacio si era fatto apionato e lui l'aveva avvicinata a sé, un fremito l'aveva percorso. «Non volevo tornare indietro» mormorò lei con le labbra ancora posate su quelle di Ajax. «Ho pregato che non venissi perché sapevo che avrei ceduto.» Lui le strinse ancora di più le spalle mentre si sentiva chiudere la gola. «Veda... non ti rendi conto di quanto tengo a te?» Lei gli posò una mano sulla guancia e quasi sorrise. «Dovresti dimostrarmelo.» Ajax si tolse la cravatta dal colletto e la lasciò cadere sul pavimento. Veda non gli stava chiedendo di fare sesso. Voleva fare l'amore con lui. Aveva la necessità di sapere che non era solo una della lista. E ora anche lui avvertiva quel bisogno. Mentre lo conduceva nella stanza, lui fece un rapido inventario... luce fioca, letto pronto per la notte. Poi le prese il viso tra le mani e le sfiorò la bocca con le

labbra, coprendola di baci, fino a farle chiudere gli occhi. Le sfiorò e stuzzicò la lingua con la sua. Quando alla fine staccò le labbra da quelle di Veda, lei respirava con affanno e Ajax non poté più aspettare, doveva accelerare le cose. Tuttavia non sarebbe andata come l'ultima volta, in cui era saltato giù dal dirupo troppo presto. Voleva eccitarla al punto da essere implorato e soddisfarla a tal punto che lei non avrebbe più dubitato di stare con lui. La convinse a girarsi. Dopo averle portato i capelli da un lato, le strofinò il viso sulla curva del collo mentre con la mano le sfiorava il pigiama. Le mordicchiò il lobo, le sbottonò tre bottoni e infilò la mano sotto la seta. Veda inspirò, e Ajax si spostò per posare la guancia su quella di lei e infilò anche l'altra mano nell'apertura. Lei tremava e la testa le ricadde all'indietro sulla spalla di lui. Finì di sbottonarle il pigiama e la girò per averla di fronte e per baciarla ancora. La fece arretrare alla cieca fino a farle toccare il letto. Poi, le sfilò la giacca del pigiama di seta dalle spalle e la baciò più intensamente. La fece sedere sul bordo del letto. Inginocchiandosi, prese in bocca un capezzolo mentre lei si aggrappava alla sua testa con un roco gemito. «Veda, tesoro, sdraiati sul letto.» Ajax buttò a terra camicia e cintura osservando Veda fare quello che le aveva chiesto. I suoi capelli erano sparsi sul cuscino. La sua espressione diceva: Desidero soddisfarti quanto voglio essere soddisfatta. Chinandosi su di lei, sostenendola con un braccio, infilò le dita sotto l'elastico dei pantaloni e glieli levò. Lasciandoli cadere ai piedi, osservò quella parte di lei che non vedeva l'ora di conoscere di nuovo. Prendendosi il suo tempo, le ò un dito sull'inguine, poi tracciò una linea di fuoco tra le cosce per eccitarla. Assaporando il suo profumo inebriante, usò i pollici per aprirle le gambe e per

scoprirla ancora di più. Quando alla fine si abbassò, Veda gli afferrò la testa, mentre lui la sfiorava con la lingua. Non ci volle molto perché lei cominciasse a tremare. Ajax si ritrasse riluttante, lei allungò la mano. «Dove vai?» Lui le mostrò l'incarto in alluminio che aveva preso dal portafogli. Lanciò quest'ultimo sul letto e si levò il resto dei vestiti. Veda si mise seduta e prese fra le mani il membro eccitato. Ajax gemette nel momento in cui lei si chinò per prenderlo in bocca e gli ò la punta della lingua attorno. Ajax chiuse gli occhi e le tenne una mano sulla testa. Prima di avvicinarsi troppo al culmine, si ritrasse e cercò il preservativo. Pensò di farla stare sopra ma cambiò idea. Si mise sopra di lei e la penetrò... un affondo lento e possente che sembrò durare per sempre. Poi la baciò, adattando il ritmo della bocca a quello delle spinte. Quando pensò che fosse vicina all'orgasmo, le mormorò un ammonimento sulle labbra. «Fossi in te non conterei di dormire molto stanotte.» Lei sorrise e gli chiese: «E invece domattina?». Voleva risponderle ma si limitò ad accelerare il ritmo. Non era proprio il momento di parlare.

9

Da quando aveva memoria, Ajax si era sempre svegliato con le galline. Eppure, controllando in quel momento l'orologio... Davvero? Erano ate le otto? Fosse stato qualsiasi altro giorno, starebbe portando a termine il lavoro oppure pensando di controllare le giumente che dovevano partorire o si starebbe occupando della contabilità. Invece quella mattina era con Veda. E ovviamente lei era già sveglia. Ajax si strofinò entrambi gli occhi e osservò la camera da letto finché la sua attenzione non cadde sulla porta aperta dell'enorme bagno in marmo. Veda era in piedi con le spalle rivolte verso di lui mentre si spazzolava i meravigliosi capelli rossi. Indossava una tuta che metteva in mostra le gambe e che era perfetta per lei. Il resort garantiva tranquillità ed era rinomato per il lusso e le coccole che riservava ai clienti. Tra i servizi che offriva c'erano campi da golf, trattamenti termali e un'enorme piscina a più livelli. C'erano tante cose da fare. Tuttavia al momento Ajax era interessato esclusivamente a atempi privati. Mentre si sollevava su un gomito, ogni cellula del suo corpo aveva bisogno che Veda tornasse a letto con lui. Lei smise di spazzolarsi i capelli e si voltò. Appena incrociò lo sguardo di Ajax, si bloccò e un dolce sorriso le curvò le labbra mentre tornava in camera. «Buongiorno» disse. «Buongiorno a te.» Ajax cambiò posizione sollevandosi, appoggiando gli avambracci sulle ginocchia piegate e intrecciando le dita tra le gambe. Ma lei andò verso l'armadio alla ricerca di un paio di sandali da infilarsi.

Poi frugò nella valigia aperta. Stava cercando la crema solare? Un cappello? O stava semplicemente ando il tempo? «Stamattina sei più avanti di me» osservò lui andosi la mano tra i capelli scompigliati. «Dovresti vedere che cielo c'è. Azzurrissimo. E anche l'acqua.» Aveva un tono di voce sereno e spontaneo. In netto contrasto con l'intensità della maratona di sesso della sera prima. E intanto che continuava a cercare qualcosa nella valigia e che il silenzio si faceva imbarazzante, i pensieri di Ajax tornarono al giorno prima, quando si era chiesto come sarebbero andate le cose tra loro dopo la serata che avevano trascorso insieme. Il giorno prima era ata da per favore sparisci a sono tutta tua in dieci minuti. E aveva continuato con quell'atteggiamento seducente finché quella donna, Charlotte vattelappesca, gli si era seduta accanto per conversare in modo innocente. Veda non sopportava la sua reputazione. Non si fidava di lui. A quanto pareva neanche un po'. Lui aveva sperato che il tempo trascorso insieme sarebbe stato di aiuto, ora, però non aveva quella percezione. Quando scese dal letto per infilarsi i pantaloni, lei uscì sulla terrazza arredata. La raggiunse e rimase colpito dalla vista della sabbia dorata e, più in là, dell'acqua turchese scintillante alla luce del sole. «Adoro le colline di casa mia» le confessò, inalando l'aria calda e salmastra. «Ma questo posto è speciale.» «Oggi dovrebbe fare molto caldo» replicò lei guardando fuori. «Invece non mi sembra. Secondo me la giornata sarà mite.» Lui osservò il profilo di Veda, il nasino dritto, il mento deciso, gli occhi verdi che brillavano come l'acqua. Con le mani stringeva la balaustra e non sembrava voler allentare la presa.

Aveva ragione lei. Neanche lui sentiva il caldo. Non come la sera prima. Nel fare l'amore, il suo desiderio era stato darle di più, darle tutto. Fisicamente non erano mai stati così vicini. Eppure ora tornava a scontrarsi con una sorta di muro. Posò la mano accanto a lei. «Cos'abbiamo in programma per oggi?» «Io vado a rilassarmi» annunciò, chiudendo gli occhi e inclinando il viso verso il calore del sole. «Mi sembra un'ottima idea.» Veda fece un respiro profondo, però mantenne gli occhi chiusi. «E tu cosa fai? Mi sa che è meglio se torni a casa. Avrai del lavoro da sbrigare.» Lui osservò un gruppo di ospiti del resort rilassarsi sulle sdraio in spiaggia. «Resto qui. Mi faccio un giro.» Lei aprì gli occhi e gli lanciò un'occhiata, Ajax si avvicinò e posò la mano sulla sua. Veda, però si stava già voltando per tornare dentro. Ajax si guardò i piedi scalzi accigliato per un istante, soppesando le cose. Forse Veda desiderava solo che le dicesse: Grazie per il sesso, ci si vede, e che sparisse? Se era così, l'opinione che aveva su di lui era davvero pessima. In camera la trovò che stava sfogliando un opuscolo dell'albergo. «Veda, ieri sera ti ho detto la verità. L'ultima cosa che voglio è ferirti.» Lei scosse lievemente la testa. «Non importa.» «Invece sì che importa.» Lo guardò negli occhi. «Non vuoi sapere perché sono caduta ai tuoi piedi ieri?» Be', sì. «Sono curioso.»

«Stavo dimostrando una teoria. Quella secondo cui se una ragazza ci prova con Ajax, Ajax si annoia e se ne prende un'altra. Non ci è voluto molto.» «Veda, io e quella donna stavamo solo parlando. Non ero annoiato.» «Davvero?» «Ascolta, ho ato delle serate più entusiasmanti» ammise, «però la cosa non ha nulla a che vedere con te.» E per quanto riguarda quella teoria... «Hai deciso di lanciarti tra le mie braccia in modo che mi annoiassi? Perché?» «Per velocizzare l'inevitabile. Per dimostrare la teoria. Basta guardare i tuoi trascorsi. Mi sa che le sfide sono tutto per te.» La raggiunse e le prese le mani. «Sono venuto qui per stare con te. Con nessun'altra.» «Finché dura.» «Be'... Sì. Esatto.» Lei inarcò le sopracciglia. «Almeno ora lo ammetti.» «Ieri dopo che abbiamo bevuto al bar» le spiegò, «ero teso. Se fossimo finiti a letto un'altra volta, non sapevo come sarebbe andata tra noi il giorno successivo. Non sapevo come mi sarei sentito il mattino seguente. E non perché ero annoiato... Perché non ho mai provato niente di simile per nessuna.» Lei batté le palpebre parecchie volte, poi contrasse le labbra. «Un'altra bugia» replicò. Lui sorrise fissandola. «Seguiamo la corrente. Vediamo dove ci porta.» «Nonostante mio padre disprezzi la tua famiglia e Hux probabilmente pensi che io sia una specie di spia?» «Non scordare che odi anche la professione che io amo.» «E che nessuno dei due vuole niente di serio.» Quello lo colpì. Serio era una parola interessante. Ed era meglio non pensarci, altrimenti avrebbe capito che

poteva fare un'inversione di rotta. «Allora cosa ne pensi di farti trascinare dalla corrente intanto che siamo qui?» Stringendole le mani lui le fece l'occhiolino. «Mettiti il costume» le disse. «E ti mostro come si fa.»

«Ecco una cosa che non sai di me» affermò Ajax mentre si accomodarono su due sdraio posizionate in un angolo tranquillo a bordo piscina. «È il mio segreto più grande. Non lo immagineresti mai.» Questo era interessante. Ajax era abbastanza diretto. Senz'altro affascinante. Dichiaratamente sexy. Era qui per divertirsi, non per restare a lungo. Il punto non era se la sera prima stava flirtando con quella donna. Il problema erano le sue storie brevi ma appaganti. Eppure quando aveva bussato alla sua porta, Veda aveva osservato quei luminosi occhi azzurri ed era rimasta sconfitta. Un atteggiamento che poteva essere considerato debole. Tuttavia non era rimasta delusa. Ajax aveva la capacità di farla sentire al meglio con le mani, con la lingua e con... be', con tutto. Quella mattina, non sapeva se baciarlo oppure allontanarlo del tutto. E fu così che finì per prendere la decisione di rilassarsi sotto il sole delle Barbados con Ajax accanto. Quell'uomo era il suo tallone d'Achille e alla fine l'avrebbe pagata cara. Però non quel giorno. Non quel giorno. Stava parlando del suo più grande segreto... «Vediamo.» Fingendo di rifletterci si picchiettò il mento con le dita. «Ti piacciono i film sentimentali?» «A parte La risposta è nelle stelle, no, affatto.»

«Sei uno di quegli irriducibili che credono nei complotti alieni?» «Bel tentativo, tuttavia improbabile.» «Pensi che in TV debbano trasmettere solo una partita di football a settimana?» Ridacchiò. «Il mio segreto è che da piccolo avevo paura dell'acqua. Non sapevo nuotare. Non facevo neanche una bracciata.» Veda spostò lo sguardo da lui verso la piscina, poi di nuovo su di lui. «Hai detto da piccolo, giusto? Come hai superato la cosa?» «Hux aveva la stessa paura da ragazzo» cominciò aprendo il tappo della crema solare. «Vuoi che te la metta sulle spalle?» Veda si mise i capelli da un lato. Aveva un costume che non era affatto sexy: una semplice canottiera bianca scollata che le arrivava all'ombelico e gli slip di un bikini nero non eccessivamente sgambati. «Anche Griff ha paura dell'acqua?» gli domandò, voltandosi. «Lanie non mi ha mai parlato di questa cosa.» «Solo io e papà» le rispose mentre con la mano bollente e un po' ruvida le spalmava la crema. «A casa abbiamo una piscina enorme. Quando avevo otto anni, d'estate, mi ci immergeva tutti i giorni. Gli ci volle un po'. Fu paziente.» Veda chiuse gli occhi. Ora stava usando entrambe le mani per spalmarle la crema su spalle e braccia. Con espressione sognante, chiese: «In seguito hai vinto tutte le gare scolastiche?». «Non ho mai vinto nulla nelle gare di nuoto.» Era vicinissimo a lei e allungò le mani per metterle la crema sulle cosce. «In ogni caso non ho più paura al pensiero di immergermi con la testa. Però non dimenticherò mai quella sensazione. Panico totale.» «Immagino.» «Anche tu hai avuto bisogno di lezioni di nuoto?» «Io di lezioni di lettura intense.» Fece un sospiro e confessò tutto. «Sono

dislessica. Confondo le lettere» gli spiegò. «Mi appaiono mescolate. Al contrario.» «Dislessica. Giusto.» Annuì una volta, poi una seconda. «Ne ho sentito parlare.» «Quando ero piccola era un ostacolo per me, sotto molti punti di vista.» «Intendi a scuola?» «Non capivo perché gli altri bambini non provassero disinteresse per la lettura o per la scrittura come me. Non comprendevo come riuscissero a mettere insieme le lettere per formare parole, figuriamoci frasi.» «Quando l'insegnante lo ha detto ai tuoi genitori?» «La diagnosi è arrivata parecchi anni dopo.» «Vuoi dire che hai lottato così per tutto il tempo?» «In matematica ero bravissima. Forse era una sorta di compensazione. In ogni caso il mio cervello funziona molto meglio con i numeri.» «Superare una cosa del genere... Sarà di grande ispirazione per le persone a cui fai da coach.» «Stavamo parlando di segreti, ricordi?» «Oh. Allora chi altro lo sa?» «Mio padre. E ora tu. Girati.» «Insomma hai superato la cosa» le disse. «La dislessia non si supera. Però si può imparare a gestirla. Ho fatto più fatica con alcune materie. Avevo voti bassi. Tuttavia con il tempo ho imparato parecchie cose, come essere ordinata e delegare. Ho perfezionato la mia capacità di concentrazione e ho cercato di ascoltare le mie intuizioni.» «Come hanno reagito i tuoi quando lo hanno scoperto?» Veda avvertì un nodo allo stomaco.

«È successo dopo la morte di mia mamma.» «Tuo padre ti ha aiutata?» «Non come il tuo con il nuoto.» Suo padre non si era dedicato a lei. «Mi ha portato da degli specialisti.» Per la dislessia e anche per aiutarla ad affrontare il lutto. «Non è mai stato bravo con la comunicazione. Forse è da lui che ho preso.» Forse anche Drake era dislessico. Lo vedeva con in mano dei libri, intento a leggere. Tuttavia quello non significava che per lui fosse facile. «Veda, tu sei una grande comunicatrice. Ero incollato alla sedia ad ascoltarti sul palco ieri.» «Ah! Non è vero.» «Dico sul serio.» «Non mi riesce in modo spontaneo. La parola che inizia per D mi ha ostacolato sotto tanti punti di vista oltre che a scuola. Ero superimpacciata. Mi sentivo sempre un pesce fuor d'acqua. E alcuni ragazzini peggioravano la situazione.» «Ti bullizzavano?» Annuì. «Ogni volta che ero in tensione, come quando dovevo leggere davanti alla classe, il mio cervello si bloccava. Smetteva proprio di funzionare. Mi sembrava che qualcuno mi stringesse la gola. Non mi uscivano le parole. Mi ammutolivo del tutto.» Lui le si avvicinò. «Quando è stata l'ultima volta che è successo?» «Non mi è successo per anni. Finché non ho avuto un piccolo attacco alla festa di Lanie, nel momento in cui mi hai presentato tuo padre e ci hai lasciati da soli.» «Eppure è facile parlare con mio papà.» «Sì. Tuttavia hai presente la tensione tra le nostre famiglie? Enorme causa scatenante. Sono riuscita a pronunciare qualche parola però, secondo me, tuo

padre ha pensato che fossi una tipa stramba. È questa l'altra cosa che succede. Se hai questo problema, che non equivale a essere timidi, la gente non sa cosa fare. Non sa cosa fare con te. Alcuni si chiedono se sei troppo presuntuoso per parlare con loro, altri se hai un quoziente intellettivo basso.» Le sfuggì una smorfia. «Non è decisamente carino trovarsi in quella situazione.» Lui le prese la mano e sorrise e Veda avvertì una sorta di felicità pervaderle tutto il corpo. «Facciamo così» propose lui. «Andiamo a nuotare in mezzo alla piscina. Io manterrò entrambi a galla e ti ascolterò mentre mi elenchi cosa c'è di intrigante in programma nell'agenda di Veda Darnel.» Lei annuì. «Mi piace l'idea.» Mano nella mano, entrarono in piscina e nuotarono finché ad Ajax l'acqua non arrivò al petto e lei non riusciva a toccare il fondo. Lui le cinse la vita. «Non ti senti inquieto?» gli chiese aggrappandosi alle sue spalle e incrociandogli le gambe attorno ai fianchi. «Affatto. Mi sento bene. Una favola. E ti ascolto.» «Be', se davvero vuoi saperlo, pensando in grande, ho un sogno. Non so quando prima o poi, però conto di realizzarlo, anche se per allora probabilmente avrò bisogno della dentiera e di fare tre sonnellini al giorno. Mi piacerebbe avere un acro o due di terreno in una zona tranquilla per un centro di soccorso per animali» ammise. «Che tipo di animali? Perché non saprei proprio indovinare.» «Giusto. Cavalli. Ma anche pecore, polli, anatre, maiali. Sai che i maiali sono più intelligenti dei cani?» Un sorriso sensuale gli curvò le labbra. «Non lo sapevo.» «Alcuni dicono che i maiali sono il quinto animale più intelligente al mondo. Sono in grado di imparare a fare addirittura dei puzzle semplici e a usare le funzioni base di un telecomando.»

«Mi hai convinto. Dobbiamo senz'altro avere tanti maiali.» Rise al suo sguardo sorridente. «Tanti esemplari di ogni tipo di animale.» «Allora ti serviranno più di due acri.» «Certo. Come ho detto prima. Ce ne vuole ancora di tempo per realizzare il sogno.» Lui le ò le mani lungo la schiena, facendola fremere... eccitare. «Allora, come chiamerai il tuo primo maiale?» «Wilbur e Babe direi che sono scontati.» «Anche Porky.» Spostandosi e roteando, le toccò il naso con il suo. «Ne ho uno per una pecora. Baabardos.» Lei soffocò una risata. «E la gente dice che non sei simpatico.» «Ah sì? Vuoi sentire una barzelletta sporca?» «Ho scelta?» «Un cavallo bianco è caduto in una pozzanghera di fango.» Prima che lei riuscisse ad alzare gli occhi al cielo, lui cominciò a farle il solletico al che lei schizzò l'acqua da tutte le parti e scoppiò a ridere a crepapelle. «Potrei fartelo per tutto il giorno» affermò lui. «Ritira quello che hai detto. Ritiralo.» «Okay, okay! Sei simpatico. Simpaticissimo.» «E tu sei bellissima. E soffri un sacco il solletico.» Si avvicinò per sfiorarle le labbra con le sue. La sua voce profonda la fece tremare quando le disse: «Sono contento che siamo qui insieme». Lei riprese il respiro, sospirò e ò le mani sulle spalle bagnate di Ajax. «Anch'io sono contenta.»

Mentre la sollevava, chiuse gli occhi. Poi le mordicchiò il labbro inferiore e vi ò la punta della lingua. «Cosa ti dice adesso l'intuito?» mormorò rimanendole vicino. «Che devi dimostrare quanto sei bravo in acqua.» Ben al di sotto della superficie lei percepì la sua erezione, e lui in automatico la baciò. Appena smise di baciarla, Veda pensò di essere sola con lui. Nel loro mondo. Tremò nel momento in cui le mordicchiò la curva sensibile del collo. «Veda?» sussurrò. Con gli occhi chiusi, lei gli accarezzò la guancia ruvida. «Mmh?» «Mi sa che dobbiamo tornare in camera.» Dopodiché la baciò di nuovo e in quel momento in cui era eccitata e follemente felice, stava già pensando alla volta successiva... Sognava di rivedere Ajax.

10

Il mattino successivo, sul presto, Veda e Ajax si salutarono in aeroporto prima di prendere due voli diversi. Tornata nel New Jersey qualche ora dopo, mentre ancora svuotava la valigia e sorrideva pensando ai ricordi di Barbados, sentì bussare. Veda andò alla porta del suo appartamento e per poco non volò a terra. Era l'ultima persona che si aspettava si palesasse senza preavviso quel giorno. E, data l'avventura che stava avendo con Ajax, era anche l'ultima che avesse intenzione di vedere. «Ero da queste parti» disse suo padre, posando il cappello sull'attaccapanni, e superandola per entrare in casa. Lei fece una pausa per ricordarsi di respirare mentre Drake esaminava ciò che lo circondava, interessandosi alla libreria mentre ava un dito sui libri di autoaiuto. Le aveva chiesto l'indirizzo anni prima, ma non era mai andato a trovarla, figuriamoci senza preavviso. «Posso... posso offrirti qualcosa da bere?» chiese. «Tè verde? Bollente.» «Ho del caffè. L'ho appena preparato.» Drake ci mise un attimo per accettare l'opzione, poi aggiunse: «Senza zucchero, naturalmente». Entrando in cucina, Veda lo percepì, più che udì dietro di sé. Da quando ne aveva ricordo, Drake aveva sempre messo lo stesso dopobarba. Il più delle volte, quel profumo le suscitava sensazioni di disagio. Come aveva detto ad Ajax il giorno prima, Drake non era un mostro. Dopo l'incidente occorso a sua madre, l'aveva aiutata. Tuttavia non era uno che dimostrava molto il suo affetto. E di certo non aveva dimostrato il proprio amore alla moglie. Ora le narici del suo naso lungo e sottile erano dilatate come se fosse infastidito dall'aroma del caffè o, più probabilmente, dalla casa in generale. L'appartamento

di Veda era l'opposto della tenuta del padre. Era moderno e decisamente personale mentre la tenuta era maestosa e, sotto vari punti di vista, ancorata al ato. «C'è un cortile» lo avvertì prendendo delle tazze dal mobiletto. «È una bellissima giornata.» Lui annuì, poi chiese: «Da quanto stai qui?». «Tre anni. È la mia casa.» Lui emise un borbottio come se fosse annoiato. Lo guidò in cortile. Mentre lei posava le tazze su un tavolino, Drake tirò fuori di nuovo il fazzoletto per spolverare la sua sedia. «Rimani in città?» gli chiese accomodandosi. Drake aveva degli amici a Manhattan. «Sono qui per parlarti.» Veda capì dalla luce nei suoi occhi che era a conoscenza di qualcosa e a quel punto la visita inaspettata acquisì un senso. Drake doveva aver sentito dire che la figlia aveva una relazione amorosa con un Rawson e non vedeva l'ora di esprimere la propria opinione. Da fuori, sembrava il solito tipo severo. Ma dentro... oh, come gli bruciava. La sua domanda: È vero? confermò a Veda di aver ragione. Comunque non aveva intenzione di litigare con suo padre. E neanche di mentirgli o di nascondersi. «Sì.» Sollevò la tazza. «È vero.» «Sei in cerca di guai. Lo sai, vero? Già sei diventata amica di quella ragazza.» «Intendi Lanie Rawson?» «Sì. Rawson.» Lui arricciò e contorse le labbra. «Non ci credo. Non posso credere che mia figlia abbia fatto una cosa del genere. Sai bene che persone

sono. Che uomini sono. Il padre non si fa scrupoli. E i figli...» Fece una faccia come se gli fosse risalita la bile in gola. «Non mi sorprenderebbe affatto se avessero tutti qualche malattia.» «Tipo l'Ebola?» «Sessualmente trasmissibile.» Dopo averlo detto, Drake bevve un sorso di caffè in modo poco elegante, secondo Veda. «Quel ragazzo è anche peggio del padre» affermò. «Peggio? O meglio?» A Drake cominciò a tremare il mento. Non perché stesse per piangere. Perché era livido di rabbia e lo si notava. «Non pensavo che avresti potuto tradirmi. Non così.» Ricorrere a quel rancore del ato come scusa era stato già abbastanza perverso con sua madre. «Ti rendi conto che sono tua figlia, vero? Non sono la donna che ti ha lasciato per Hux Rawson.» Alzandosi, Drake prese qualcosa dalla tasca della camicia, un ritaglio di giornale, e lo lesse ad alta voce. «Ajax Rawson, noto anche come lo Stallone, è stato avvistato con un'altra bella donna. La life coach Veda Darnel, figlia di Drake Darnel, nemico di vecchia data dei Rawson, sembra cotta. Non possiamo fare altro che augurarle buona fortuna.» Suo padre stava andando dall'altra parte del tavolo, in piedi accanto a lei, con un atteggiamento quasi supplichevole. «Veda... mia cara... ti ferirà. E poi ti abbandonerà.» Lei lo guardò.

«Perché tutti abbandonano te, papà?» Dopo quell'affermazione, lei e Drake discussero. Veda gli confessò cose che si teneva dentro da troppo tempo. E continuò a camminare su e giù e a ribollire di rabbia per parecchio tempo dopo che lui se ne fu andato. Non gli doveva nessuna spiegazione. La vita era la sua, non quella di sua madre e di certo non quella di suo padre. Eppure per certi versi si sentiva ancora una quattordicenne, età in cui il padre riusciva a malapena a guardarla in faccia dato che si era schierata con la madre. Ora più che mai si chiedeva: Drake l'avrebbe amata di più o di meno se avesse saputo che era lei la responsabile della morte della moglie? Quando le squillò il cellulare più tardi, Veda era quasi riuscita a togliersi dalla testa il padre. Aveva bisogno di positività nella vita, non di essere soffocata e controllata. Rispose alla chiamata e una donna in tono serio le chiese di confermare con chi stava parlando. Poi le trasmise tutte le informazioni che aveva... disse che si scusava... e che decisamente... era bene che si presentasse al più presto in ospedale.

Quando Ajax tornò alla scuderia, le cose stavano per mettersi male. Ancora prima di entrare nell'edificio in cui aveva l'ufficio, sentì qualcuno urlare. Non appena mise piede dentro, trovò la porta della sua stanza privata aperta. Vide carte e documenti sparpagliati dovunque. Rimase così sorpreso che non poté contenere un grugnito. «Cosa diamine succede?» Hux era seduto dietro la sua scrivania e leggeva attentamente una serie di documenti. Alzò lo sguardo da quella confusione e i suoi occhi erano sconvolti. «Cosa credi che stia succedendo?» Hux sprofondò sulla sedia con lo schienale alto. «Almeno ti sei preso la briga di ascoltare i messaggi di Jacob?»

Chinandosi in avanti, Ajax cominciò a impilare le carte. «Ho parlato con Jacob un'ora fa.» «Allora sai che vogliono analizzare le tue cartelle veterinarie?» «Le abbiamo controllate due settimane fa. Non c'è nulla da vedere.» «I membri della Commissione hanno programmato un incontro tra te e Booshang questo venerdì. Per via del ritardo, i risultati del test arriveranno venerdì mattina.» «Saremo pronti. Se mi daranno una multa o una sospensione, ci penseremo noi.» Hux scattò in piedi. «Cavolo, Ajax! È una cosa seria.» Per l'amor del cielo. «I miei registri e le stalle sono puliti.» «Eri un preparatore di cavalli vincitore di Triple Crown... ora la tua reputazione sarà...» «Hux, lasciami in pace!» Gli occhi di suo padre si infuocarono poi l'uomo andò alla finestra per guardare fuori, verso le stalle. «Ieri due clienti hanno preso i loro cavalli e li hanno portati via.» Quali clienti? Quali cavalli? Sospirando, Ajax spostò i documenti da una parte. «Torneranno appena questa storia sarà risolta.» «E se succedesse un'altra volta?» Ajax scrutò suo padre e disse quello che pensava ad alta voce. «Non puoi pensare che sia davvero coinvolto in questa faccenda.» Hux crollò e scosse la testa. «No, no. Certo che no.» «Allora a cosa pensavi quando stavi ando in rassegna tutte queste carte? Non c'è nulla di strano qui. Te l'ho detto. Sono pulito... invece un sacco di altri preparatori non possono dire lo stesso.»

Hux con un gesto della mano fece come per respingere le parole di Ajax, anche se l'argomentazione era valida. Per quanto amasse le gare di equitazione, Veda aveva ragione. Tutti nel settore sapevano che il doping, o quantomeno il sovradosaggio di medicinali, era un problema. Hux si ricompose prima di chiedere: «Dove sei stato questo fine settimana?». «Non prendevo un giorno di ferie da mesi. Avevo bisogno di una pausa.» «Con la ragazzina figlia di Darnel?» «Si chiama Veda.» Prese il cappello da lavoro e se lo calcò in testa. «E non è una ragazzina.» «Non ritieni strano che all'improvviso diventi amica di Lanie e poi tua? Quando ci siamo parlati alla festa, francamente ho pensato che stesse nascondendo qualcosa.» «Del tipo che si è unita al padre e a Booshang per vendicarsi di noi?» Oh, per favore. Ajax si diresse verso la porta. «Non sappiamo per certo che Drake sia coinvolto.» «Griff ha sentito menzionare il suo nome quella sera. Darnel sta spifferando un sacco di sciocchezze alla stampa.» Anche Ajax nutriva dubbi, però replicò: «Non ci sono prove. E di certo non c'è ragione di mettere sottosopra il mio ufficio né di fare inseguire Veda dai segugi». Mentre Ajax era in piedi davanti alla porta con una postura che faceva intendere che voleva Hux fuori dall'ufficio, l'espressione di suo padre cambiò da frustrazione a qualcosa di simile a una rivelazione. La sua voce era stridente. «Mio Dio. Ajax... fate sul serio voi due, non è vero?» «Papà, non sono affari tuoi.» «Hai sempre voluto fare le cose di testa tua» osservò Hux avvicinandosi. «Hai sempre voluto essere a capo del branco. Metterti in mostra.» «Se intendi lavorare come un mulo per mantenere a galla questo posto quando tu

riuscivi a malapena a trascinarti giù dal letto...» Ajax diede un pugno alla porta, «sì, sono a capo del branco.» «Tua madre è morta...» Hux schioccò le dita. «Da un momento all'altro.» «Era malata da mesi.» Ajax deglutì a fatica. «Ed era mia madre oltre a essere tua moglie. Cavolo, anch'io ho sofferto. Tuttavia ho continuato ad andare avanti.» Strinse i denti, scosse la testa e pronunciò a fatica le parole successive. «Non ho mai capito perché ti sei risentito per quello.» «Sono certo di averti ringraziato e ben più di una volta.» «Con una pacca sulla spalla e una paga che riflette a malapena quello che faccio per far fruttare questo posto. Basta che Griff sorrida e tu ti esalti per quanto è geniale. Mi viene da vomitare ad ascoltare ancora quanto sei orgoglioso di Jacob.» Hux assunse un'espressione addolorata. «Sei geloso dei tuoi fratelli?» «Sono stufo di farmi in quattro per cercare di compiacerti.» Ajax drizzò le spalle. «Questo posto andrebbe in rovina senza di me.» «Per favore, non credere di essere indispensabile, perché, te lo posso assicurare, nessuno di noi lo è.» Suo padre se ne andò via infuriato, e Ajax represse l'impulso di seguirlo e di sbraitargli ancora contro. Affrontare quella conversazione lo faceva stare male. Hux era un bravo padre, ma questa storia andava avanti da troppo tempo. Da quando sua madre era morta, più che un figlio, Ajax si era sentito come un dipendente che doveva saltare ostacoli sempre più alti. E adesso era stufo marcio di dover dimostrare il proprio valore. Sbatté la porta e andò verso la finestra. Un assistente preparatore stava lavorando nell'arena con un nuovo ragazzo. Nel paddock più basso, uno stallone stava scuotendo la criniera godendosi il sole. Ajax adorava la propria vita, dal controllo del numero di puledri nati, agli aggiornamenti sui proprietari, alla definizione delle candidature alle gare.

Eppure che futuro aveva lì? Voleva che suo padre vivesse al massimo, però era pronto a fare in pratica tutto il lavoro quando gli si ricordava che non era davvero a capo dell'azienda? Hux aveva mai pensato un giorno di consegnargli le redini? E Veda... Nessuno poteva dirgli chi poteva o non poteva vedere. E se a suo padre la cosa non piaceva – se Hux aveva sospetti sulle ragioni di Veda – be', affari suoi. Perché lei non stava collaborando con il padre per affondarli. Aveva un'indubbia integrità, non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Ci avrebbe scommesso la propria vita. Ajax prese il cellulare. Forse le avrebbe dato l'impressione di essere appiccicoso, tuttavia in quel momento aveva bisogno di sentire la sua voce. Sebbene all'inizio il viaggio alle Barbados fosse iniziato con il piede sbagliato, alla fine era stato il massimo. Si erano lasciati promettendosi di rivedersi presto e lui si rendeva conto che per lei era un grosso impegno. Anche per lui lo era. «Ajax?» Il sollievo che provò sentendole pronunciare il suo nome non durò a lungo. Invece di sembrare felice di ricevere una chiamata da lui, gli parve turbata. Persino in preda al panico. Avvicinò il telefono all'orecchio per sentire meglio. «Veda, tutto bene?» Chiaramente in vivavoce, si espresse con una serie di frasi esitanti. Aveva ricevuto un'altra chiamata. Era partita immediatamente. Sarebbe stata lì entro mezz'ora. «Ehi. Aspetta. Stai venendo qui? Immagino che sia per via di tuo padre.» «C'è stato un incidente» rispose. «È in ospedale.»

Le priorità di Ajax d'un tratto cambiarono. «Quale ospedale?» Stava già correndo verso la porta con le chiavi della macchina in mano. «Non ti preoccupare, tesoro. Ci vediamo lì.»

11

Veda si era tenuta tutto dentro per l'intero tragitto dal Jersey, tuttavia appena vide Ajax che l'aspettava, l'apprensione che aveva accumulato minacciò di esplodere. Sentirsi dire che suo padre era rimasto coinvolto in un grave incidente in auto l'aveva sconvolta. Si buttò tra le braccia aperte di Ajax e si sciolse nel momento in cui lui le carezzò i capelli e mormorò il suo nome. «Veda, va tutto bene. Entriamo insieme. Sono certo che sta bene.» Lei ricacciò le lacrime che aveva trattenuto finora. «A quanto pare era a pochi minuti da casa quando è uscito fuori strada. Ha confessato che pensava di aver visto qualcosa...» «Quindi è cosciente?» Lei annuì mentre entravano in ospedale. «Si è schiantato contro un albero.» Nel tragitto verso l'ascensore, Ajax le strinse la mano talmente forte che quasi le provocò dolore. E lei fece lo stesso con la mano di lui. Cavolo, quanto aveva bisogno di un'ancora... di un grande sostegno. Poco prima al telefono, il direttore le aveva dato le informazioni raccolte in reparto. Alla postazione infermieristica, Veda riferì il nome del padre e l'orario approssimativo di arrivo. L'infermiera sollevò lo sguardo dallo schermo del computer dopo aver controllato, e Veda capì che c'era qualcos'altro che non andava. L'infermiera si sistemò gli occhiali e tentò di sfoderare un sorriso. «Vedo se riesco a trovare un dottore. Prego, accomodatevi.» Veda cominciò a sentirsi mancare l'aria. Si voltò verso Ajax e la stanza sembrò inclinarsi e oscillare.

Non era l'ospedale in cui avevano portato sua madre dopo l'incidente, eppure sembrava lo stesso, aveva lo stesso odore, e lo sguardo di quell'infermiera... Veda si rendeva conto che Ajax le teneva le braccia con le mani cercando di rassicurarla. L'infermiera non ci avrebbe messo molto. Sicuramente Drake stava bene. Per l'intero tragitto in auto, Veda si era ripetuta la stessa cosa: per quanto la notizia fosse uno shock, suo padre sarebbe stato bene. Tuttavia la mente era bombardata da frasi tipo: Il destino può essere crudele e Forse la storia non si ripete ma spesso fa rima con se stessa. Era sempre stata in guerra con Drake, però questo non significava che voleva che le fosse portato via, soprattutto non nello stesso modo in cui aveva perso sua mamma. Un uomo alto si stava presentando... sul cartellino poteva leggere il nome Dott. Wasley... o forse Sawley? Veda non poteva aspettare un secondo di più. Doveva sapere. «È morto?» Gli occhi color onice del dottore sorrisero rassicurandola. «Suo padre è vivo e vegeto. A quanto pare è spuntato un cervo sulla strada che si è schiantato sul veicolo. Nessuna frattura, anche se voglio tenere d'occhio una piccola botta in testa. È stato fortunato a essersela cavata con così poco.» Ajax chiese: «Quando può vederlo sua figlia?». Il dottore contrasse le labbra in una linea più severa prima di replicare. «Signorina Darnel, suo padre ha chiesto di non essere disturbato in questo momento.» Veda batté le palpebre e scosse la testa. «Sa che sono qui?» «Ha dato il suo nome come familiare.» Il dottore fece una pausa. «Tuttavia temo che non voglia visite.» Veda era pronta a chiedere che qualcuno verificasse di nuovo quella decisione.

Poi l'espressione dell'infermiera di un attimo prima acquistò un senso. Aveva reagito al fatto che una figlia stava correndo da un padre ferito che non voleva vederla. Era triste. Strano. Il dottore cercò di razionalizzare la situazione. «Spesso le persone sono imbarazzate quando perdono il controllo di un veicolo. Possono aver bisogno di tempo per superare la sensazione di deludere gli altri.» Sfoderò un sorriso rassicurante. «Sono certo che cambierà idea.» Appena il dottore se ne fu andato, Ajax la cinse con le braccia e Veda gli si avvicinò. «Puoi restare qui finché non tornerà in sé?» «E se non rinsavirà?» «Come ha detto il dottore... ha problemi perché ha combinato un casino.» «Mi evita. Tipico.» Fece un o indietro. «Be', non gli darò la soddisfazione di essere così patetica da aspettare.» Lo sguardo di Ajax si addolcì ancora di più. «Magari giusto qualche minuto. Sa che sei qui. Lascia che recepisca la cosa. È ovvio che non sta pensando con lucidità.» «Pensa come sempre. A se stesso.» Dopo la discussione di quella mattina, Drake aveva rovinato di proposito la sua auto per farle comione? Per rimettere in riga la figlia ribelle? Cavolo, lei aveva mollato tutto per correre lì. «Mi spiace» disse ad Ajax dirigendosi verso l'uscita. «Devo andarmene.» «Non puoi guidare fino al Jersey» replicò lui raggiungendola. «In questo momento non dovresti andare da nessuna parte in macchina. Tuo padre si starà pure comportando male, ma tu sei più intelligente di così.» Premendo con forza il tasto per chiamare l'ascensore, Veda cercò di ricomporsi. «Hai ragione. Prendo un taxi. Torno a casa di mio padre... riprendo fiato.»

Gli lanciò un'occhiata. «Tu hai davvero intenzione di entrare in territorio nemico?» Lui curvò gli angoli della bocca. «Non si arrabbierà di sicuro.» Veda esitò. Poi sorrise. Alla fine rise. Mentre l'ascensore si apriva, prese Ajax a braccetto e, dopo quella giornata folle annunciò al mondo: «Facciamo incavolare Drake. Cielo, facciamolo gridare dalla rabbia!».

Veda si era tranquillizzata quando lui aveva guidato la sua macchina alla tenuta di famiglia. Ovviamente stava ancora pensando all'incidente e all'ultima mossa di Drake. Aveva manovrato una situazione carica di emozioni rifiutandosi di vedere e rassicurare sua figlia. Ajax non si era bevuto la spiegazione del dottore sull'imbarazzo per aver distrutto l'auto. C'era qualcosa di più grave tra padre e figlia, e Ajax aveva la sensazione che avesse a che vedere con lui. ando oltre il cancello aperto di casa Darnel, Ajax notò la fila infinita di pini svettanti che fiancheggiavano il vialetto. In cima alla collina imperava un'enorme struttura di pietra che catturava l'essenza di un'epoca ata ricca di eccessi. Dopo aver parcheggiato il SUV di fronte alla casa, accompagnò Veda alla colossale porta a due battenti in ciliegio. Guardandosi attorno, non riusciva a distinguere le stalle, l'arena, i paddock... non c'erano cavalli né persone in vista. Poi entrarono e Ajax quasi non rimise la colazione. Quel posto era l'Età dell'Oro portata all'esagerazione. L'atrio era di marmo italiano, decorazioni dorate e pavimento in legno e ospitava sculture classiche a sufficienza per formare una squadra di football. Si rese conto che Veda lo stava studiando e chiuse la bocca spalancata. «Non è certo una baracca.» Lei si strinse nelle braccia come se avesse i brividi. «Sembra un enorme, terrificante mausoleo, vero?»

«Non stavo per dire questo.» Non ad alta voce. «Mamma non si è mai sentita a suo agio qui. In realtà non era del tutto colpa della casa.» «Ci sarà voluto un esercito di dipendenti per salvare le apparenze» affermò lui togliendo polvere immaginaria sulla testa di una dea greca. «Mio padre fa venire una persona tre volte all'anno per dare una bella pulita a tutto quanto. Comunque, non so se c'è ancora qualcuno che varca quella porta di ingresso. A parte me, a volte. E, immagino, le persone che gli portano la spesa.» Così Drake non permetteva ai suoi preparatori, stallieri, fantini, maniscalchi e agli altri impiegati di entrare nel suo santuario. Preferiva gestire gli affari nell'ufficio della scuderia. E certo era una specie di Howard Hughes. Okay. «Non ha nemmeno un cuoco?» «Troppo invadente» rispose lei. «E poi lo chef migliore del mondo è lui. Basta chiederglielo.» Inclinò la testa. «Ajax, hai fame?» Ora che ci penso. «Potrei mangiare qualcosa.» Lei lo portò in cucina. Rispetto alla cucina di Susan, la stanza sembrava grandissima. E deserta. Gli faceva venire in mente anche la parola infestata. Veda aprì il frigorifero e mise insieme gli ingredienti per dei sandwich. Mentre spalmava la maionese sul pane e tagliava la lattuga, il pomodoro e il formaggio, lui cercò di immaginarsela crescere in quella casa. Si sentì male solo a pensarci. Eppure quell'inflessibile formalità si confaceva a Drake Darnel per come lo conosceva e pure al secco rifiuto di poco prima nei confronti di Veda. Secondo lui era un tipo particolare. «Non l'ho mai considerata casa mia» dichiarò lei. «Non so come abbia fatto mia madre a sopportarla per così tanto tempo.» «Qual è stato il punto di rottura?»

«Nel matrimonio? Drake l'ha accusata di avere una storia con uno degli addetti della scuderia. Mio padre solitamente non è bravo con le parole. Dopo, hanno usato la tattica del silenzio ogni sera.» Veda tagliò a fette i panini e mentre Ajax li metteva su un piatto, prese una bottiglia di succo fresco. «Sfiderei chiunque a vivere in un ambiente del genere per un certo periodo di tempo» proseguì facendo strada oltre la porta che conduceva alla veranda di dimensioni colossali. «Fammelo dire, ti svuota l'anima lentamente.» La stanza esagonale era circondata da portefinestre a tutta altezza. Ajax doveva ammettere che la vista delle colline era bella, simile, ovviamente, alla vista che si godeva da casa sua. Si sedettero insieme su un divano di velluto rosso riccamente ornato e si rilassarono godendosi il panorama. Il telefono di Ajax squillò. Dopo aver controllato chi lo stava chiamando, mise via il cellulare. «Puoi rispondere» lo rassicurò. «Non ti preoccupare.» «Era Hux.» «Non volevi mentirgli su dove ti trovavi, vero?» «Non me ne frega niente se lo sa oppure no.» «Non è una cosa bella da dire.» Ricordare la discussione che avevano avuto poco prima era sufficiente a fargli are la fame. «Voglio bene a Hux. È un padre e un mentore fantastico. Eppure a volte... semplicemente non capisce.» «Ti riferisci all'accusa di doping?» «Sì. E no.» Ajax le spiegò che quella mattina era tornato a casa e aveva trovato Hux occupato a sfogliare i suoi documenti, rivelandogli poi che nel fine settimana era stato programmato un incontro su quelle accuse e che alcuni clienti avevano deciso di portare altrove i propri cavalli.

«Io e Hux non abbiamo mai discusso così prima, però mi è già ata. Amo quello che faccio, tuttavia a volte, tipo oggi... Lui non capisce quanto mi spendo.» Veda sembrava sorpresa. «Mi dispiace. Pensavo che tra voi Rawson fosse tutto rose e fiori.» «Chiedilo agli altri e vedrai che sono d'accordo con te. Griff, Lanie, Jacob... li sostiene e incoraggia senza pensarci. Invece io? Mi sembra di dovermi guadagnare la sua approvazione ogni giorno.» «Hai sempre avuto questa sensazione?» «Da quando la mamma è morta. Sai che sono stato io a pubblicare quell'annuncio per trovare Susan.» «Che coraggio hai avuto.» Ajax non lo considerava un gesto coraggioso, semplicemente necessario. «Erano tutti distrutti. Qualcuno doveva pur rimettere le cose in moto. Dovevo almeno provare a far sorridere di nuovo i miei familiari e a farli dimenticare.» Fece una smorfia. «Sembra che mi stia lamentando, vero?» «No. Affatto.» Gli rivolse un sorriso dolce. «Ajax, hai trovato un modo per salvare la tua famiglia. Penso sia la cosa più nobile che si possa fare.» D'un tratto lui si sentì un groppo in gola. Nessuno avrebbe mai saputo e lui non avrebbe mai scordato quanto fosse disperato all'epoca. Il suo desiderio era stato quello di salvare la famiglia. O almeno ciò che ne restava. «Io mi sono sentita talmente soffocata a dover rispettare le imposizioni di mio padre» cominciò Veda, poi si spiegò meglio: «So che Hux non c'entra niente con mio padre... Era così per dire». «Quando te ne sei andata?» «Al primo anno di università. Non me ne sono pentita.» «Io non sono andato in università. Avevo troppe cose da fare a casa.»

«Volevi andarci?» «Da ragazzo volevo fare il veterinario.» «Allora iscriviti!» «Si tratta di tanto tempo fa.» «Ehi, non c'è nulla di male a iniziare un po' tardi.» Rifletté un attimo, poi gli strinse il braccio e si alzò. «Voglio mostrarti una cosa. Sempre se non hai fretta di tornare a casa.» Pronto a disfarsi delle sensazioni negative, balzò in piedi. «Veda, sono tutto tuo.»

Rivedere la casa sull'albero le riportò alla memoria un'ondata di ricordi e di emozioni. Sospeso su una vecchia quercia a tre metri da terra, il nascondiglio di legno era delle dimensioni di una modesta camera da letto e un tempo era la dimora delle bambole e dei giochi preferiti di Veda. Qui si era sentita davvero felice. Al sicuro. «Da piccola avevo un cagnolino» gli spiegò mentre si avvicinava con Ajax alla casa sull'albero. «Gus era il mio migliore amico. Io salivo la scala, e lui saltava lì dentro.» Si diresse verso un secchio di plastica azzurro sbiadito con una vecchia corda sfilacciata legata al manico. «Poi lo tiravo su.» «Gus... mi fa venire in mente un beagle.» «Un barboncino nano color crema. Aveva delle macchie color albicocca sulle guance come se una signora anziana lo avesse truccato. Papà me lo ha portato a casa per il mio quinto compleanno. Qualche volta ho persino visto Gus accoccolato sul grembo di Drake.» Guardando in su verso la casa sull'albero, Ajax prese un piolo della scala. Era spezzato e tutto marcio. «Te lo aggiusto io.» «Non ti preoccupare. Avrà cinquanta o sessant'anni. Un dipendente della

scuderia solitamente me lo rattoppava.» «A quanto pare avevi un amico.» Veda inarcò un sopracciglio. «Era Paul Booshang.» Lui buttò indietro la testa. «Lungi da me.» «Ed era davvero un amico. Anche della mamma. Non credo che gli andasse a genio il modo in cui Drake ignorava me e mia madre.» «Immagino che all'epoca non sapessi che drogava i cavalli.» Scosse la testa. «E nemmeno mio padre, altrimenti Paul si sarebbe beccato un calcio. Nel caso in cui non lo avessi notato, mio padre non è tollerante, neppure con i familiari. Sono certa che Paul non fosse l'unico membro dello staff a dispiacersi per me e per la mamma. Le cose peggiorarono quando lei gli disse che ce ne saremmo andate se la situazione non fosse cambiata. Una volta la discussione fu talmente accesa che lui le tirò uno schiaffo.» «Ti ha mai toccata?» «Mai. In realtà la sera in cui abbiamo fatto le valigie per andarcene, lui mi chiese di rimanere.» Rammentando quanto si fosse sentita incerta... smarrita... Veda rabbrividì. «Che tu ci creda o no, ho pianto andandomene.» Ajax le si avvicinò. «Mi dispiace che tu abbia sofferto tanto da piccola. Ti sembrerà un ricordo lontano.» In realtà non era affatto così. «Papà stamane è venuto a trovarmi» gli rivelò. «Nel New Jersey? Oggi?» «Abbiamo discusso. A proposito di me e te.» Lui batté le ciglia e ricongiunse tutti i pezzi. «Veda, se ti senti colpevole dell'incidente di tuo padre perché forse era deluso...»

«Non mi sento in colpa.» Represse un brivido. «Proprio per niente.» Comunque, basta parlare di Drake. Basta parlare del ato. «Quando rimango qui per la notte, uso la dépendance.» Accennò a un bellissimo edificio in pietra. «Era qui da prima che fosse costruita la casa principale.» Seguendo il suo sguardo, Ajax inarcò le sopracciglia. «La struttura originaria di casa nostra è ben lungi dall'essere così bella.» Prese il telefono e le mostrò alcune foto. «Oh, è carina» disse lei guardando la casa con il tetto spiovente e il portone di ingresso. «Un giorno devo fartela vedere» le disse mettendo via il cellulare. «Tocca prima a me» replicò lei prendendogli la mano e dirigendosi verso la dépendance. «Abbiamo bisogno delle chiavi.» «Le ho in tasca.» Ajax sorrise. «Mi piace come ragioni.» «Mi piaci tu...» Voltandosi e abbracciandolo, annusò il suo collo. «Il tuo odore.» Nel momento in cui la baciò, Veda sentì che la sua vita stava mutando nel modo di pensare e di percepire le cose. Un tempo era stata felicissima, da sola con Gus. Ora era all'apice della felicità con Ajax. In quel momento, si sentiva al sicuro. Forse persino amata.

12

Quando Ajax il mattino successivo tornò a casa, un veicolo sconosciuto era parcheggiato nell'area riservata agli ospiti. Se Hux era in compagnia, Ajax si sarebbe accontentato di bere un caffè nella veranda sul retro e di attendere finché suo padre non si fosse liberato. Dopo la discussione si era arrabbiato come una iena. Tuttavia dopo aver parlato e ato la notte con Veda, si era calmato. Non che avesse cambiato opinione, pensò, intanto che saliva sulla veranda due gradini alla volta. Odiava l'accusa di doping che gli pendeva sulla testa. Gli dispiaceva che alcuni clienti lo avessero abbandonato. Però non gli spiaceva che quell'episodio avesse messo in evidenza le crescenti preoccupazioni sul fatto di restare con la sua famiglia. Si era sentito un aiutante al soldo del padre per troppo tempo. Ora era arrivato il momento critico, si ripeté Ajax mentre si dirigeva in cucina per prendere la caffettiera. Lui e Hux oggi avrebbero parlato e lui avrebbe sottolineato che voleva chiarezza. Voleva che Hux stendesse un contratto entro fine settimana, altrimenti avrebbe valutato altre opzioni. Oltreata la porta a battente, trovò Susan in piedi al centro della cucina. Prima di accoglierlo con il solito sorriso, spalancò gli occhi. «Ajax. Che tempismo.» Fu lì che notò l'ospite. Un metro e cinquantacinque. Cinquanta chili. Capelli biondi che le arrivavano alle spalle di solito raccolti in una coda di cavallo, mentre oggi erano sciolti. Era abituato a vederla con i vestiti per l'allenamento o i colori da scuderia, non con un abito. Tuttavia il sorriso era lo stesso. Ampio. Contagioso. Ajax andò da lei e le diede un abbraccio caloroso. Non odorava per nulla di pelle e sudore di cavallo. Anzi, il suo profumo

riportava alla mente un giardino estivo. «Fallon Kelly.» Indietreggiando guardò di nuovo l'amica. «Che sorpresa.» Gli occhi color cioccolato di Fallon si erano illuminati. «Stavo andando in macchina nel Vermont. Ho pensato che non vi avrei disturbato se avessi fatto un salto.» Susan posò una tazza di caffè sul ripiano accanto ad Ajax. «Sta bene, non è vero?» «Sta benissimo» replicò Ajax. Susan si era diretta verso la porta. «Voi due aggiornatevi pure mentre dico a Huxley che sei qui, Fallon. E gli riferisco pure che sei a casa, Jax.» Susan e Hux non avevano segreti, lei sapeva di sicuro tutto dello scoppio d'ira del giorno prima. Non che si fosse mai impicciata nelle questioni di famiglia, cosa folle dal momento che anche lei faceva parte della famiglia. Ajax portò Fallon fuori ed entrambi si accomodarono su una panchina che offriva una vista magica delle colline. La rugiada stava ancora brillando su tutto ciò che c'era di verde. Il cielo era di un azzurro paradisiaco. Se socchiudeva gli occhi, Ajax riusciva addirittura a vedere il tetto della casa originaria da lì. «Sarà ato un anno da quando ci siamo visti l'ultima volta» le disse. «Appena dopo che hai smesso di andare a cavallo.» «Non sembra così tanto tempo fa.» Pensò alla sua situazione, al fatto di dover valutare bene le proprie scelte, e le domandò: «Ti manca gareggiare?». «Mi manca il legame particolare che ho con il cavallo. Non mi manca svegliarmi presto e preoccuparmi di che cosa metto in bocca.» Ajax mise un braccio sullo schienale della panchina per voltarsi meglio verso di lei.

«Non dimenticherò mai la grande vincita di Belmont Park.» «Ho fatto una bella gara. Merito del fantastico preparatore.» Si piegò verso di lui sorridendo. E poi, solo per un secondo, guardò prima i suoi occhi, poi le labbra, gesto che riesumava un altro tipo di ricordi. Dopo quella vincita e i festeggiamenti a suon di bevute, lui e Fallon erano stati insieme, una sola sera, dalla quale non era scaturito nient'altro. Lei era concentrata principalmente sulla propria carriera. O così aveva creduto lui. Era rimasto sorpreso quando gli aveva detto che desiderava perseguire altri obiettivi. «Allora, di cosa ti occupi adesso?» le chiese. «Sono stata in Kentucky con la mia famiglia per riflettere sull'apertura di una scuola di equitazione. Preferisco rilassarmi. Divertirmi.» Sembrava un'ottima prospettiva rispetto al caos che si stava verificando di recente alla scuderia. «E a te come va la vita, Jax?» gli chiese prima di bere un sorso dalla tazza fumante. «Mi sorprende che tu non abbia sentito le voci che circolano, anche se eri a Louisville.» «Intendi quelle sul fatto che droghi i cavalli?» Lui abbozzò un sorriso privo di umorismo. «Allora le hai sentite.» «Voglio che tu sappia che sono dalla tua parte al cento per cento. E cosa diavolo prende a Paul Booshang? Ho sempre pensato che fosse un bravo ragazzo. Truccare una corsa e già grave. Però trascinarti in questa storia ha dell'incredibile.» Bevve un altro sorso poi domandò: «Credi che Booshang agisca da solo nella speranza di poter fare una scommessa sicura di nascosto, o che sia in combutta con qualcun altro?». «Non dovrei entrare nel merito.» Fallon spalancò gli occhi. «Allora c'è qualcun altro.» «Non c'è nulla di certo. Neanche lontanamente.» Lei inarcò un sopracciglio, a quel punto lui si arrese.

«Abbiamo sentito menzionare il nome di Drake Darnel.» Tuttavia dopo aver ascoltato la storia della casa sull'albero di Veda, non gli era sembrato che Paul fosse amico di Drake. Allora perché avrebbero dovuto operare di nascosto insieme? «La scuderia dei Darnel ha una reputazione impeccabile. Invece per quel che riguarda quell'uomo...» Fallon tremò visibilmente. «Sai, dopo la vittoria di Elmont mi ha lanciato un'occhiataccia.» «La sua puledra è arrivata seconda.» «Drake Darnel non sa perdere.» Fallon sollevò le spalle. «Eppure, non ce lo vedo a drogare i cavalli. È troppo moralista. D'altra parte odia tuo padre. Direbbe a chiunque che il motivo per cui i vostri cavalli vincono non è la buona preparazione.» «Ossia che abbiamo dovuto usare delle droghe per migliorare le prestazioni.» «Nessuno si stupisce che anche sua figlia la pensi così.» Ajax si raddrizzò. «Veda?» «A-ha.» Fallon sorseggiò il caffè. «Si chiama così.» «L'hai sentita con le tue orecchie? Hai sentito Veda dire che infrangiamo la legge? Che imbrogliamo?» Fallon sembrava sorpresa. «Non le ho mai parlato di persona. Tuttavia credo che tutti sappiano cosa ne pensa delle gare.» Alla porta apparve Susan. «Huxley sta partecipando a una conference call» comunicò loro. «Ci metterà un po'. Ho sfornato una teglia di muffin ai mirtilli se vi vanno.» Fallon si umettò le labbra. «Sento il profumo fin qui. Puoi mettermene uno da parte?» chiese alzandosi. «Speravo che Ajax mi fe fare un giro della scuderia fintanto che il sole non è troppo alto.»

«Riferisco a Huxley dove siete» la rassicurò Susan tornando dentro. «Torno da lui appena abbiamo finito» replicò Ajax. Per ora gli affari con Hux potevano aspettare. Lungo il sentiero che portava alla stalla dove partorivano le giumente, lui e Fallon furono interrotti da un fantino e poi da uno stalliere che voleva salutarla. Fallon era apprezzata dalla squadra ed era stata una perdita per la scuderia quando se n'era andata. «Mi manca questo posto» confessò lei, osservando le colline e i paddock. «Anche il Kentucky è bello.» Lei annuì. «Papà ha cinque, sei cavalli. Cavalca ancora ogni giorno.» Il padre di Fallon, nonché suo preparatore, aveva avuto successo una ventina di anni prima ed era stato per quello che Fallon aveva trovato la sua strada come fatina. «Ha sempre voluto che cavalcassi nel Derby» ricordò Ajax. Fallon rise. «Non sono mai stata all'altezza.» «Avresti potuto esserlo se avessi continuato. Di sicuro.» Quando lei gli diede un colpo di gomito sulle costole e rise ancora di più, Ajax provò una strana sensazione nello stomaco. Erano sempre andati d'accordo. Interessi comuni e sogni simili. Non come con Veda. Eppure, dopo la giornata di ieri, e soprattutto dopo la serata, gli era sembrato che stessero superando gli ostacoli. Ogni volta che erano insieme per lui era come se non esistesse null'altro al mondo. Come se l'unica cosa importante fosse renderla felice. Tuttavia, visto il modo in cui l'aveva allontanato alle Barbados per via della chiacchierata innocente con quella donna, come avrebbe reagito se lo avesse visto con Fallon, dal momento che il loro rapporto non era sempre stato platonico?

Ovviamente si trattava di un ato remoto. Nessuno sapeva della loro avventura tranne Griff e Ajax non l'avrebbe certo menzionata. Perché deludere Veda se non c'era assolutamente nulla di cui preoccuparsi? arono accanto a uno stalliere che conduceva a mano un cavallo color crema di quattro anni. Ajax lo avvicinò. «Bisogna controllare la zampa posteriore sinistra» disse, ando una mano lungo l'arto. «Il fianco si solleva quando la zampa tocca terra.» «Il proprietario ha già cambiato idea su questo» affermò lo stalliere. Ajax si accigliò. «Cambiato idea su cosa?» «Pensavo che te ne avesse parlato.» Lo stalliere grattò il collo dell'animale. «Il tizio si ritira. Sto per caricare il cavallo per l'ultima volta.» Se un cavallo non produceva un guadagno sufficiente, il proprietario poteva decidere se mandarlo al pascolo, allenarlo per una nuova carriera o... optare per un'alternativa meno chiacchierata, ossia spedirlo in Canada o in Messico per un viaggio senza ritorno. Quando avesse parlato con il proprietario per regolare i conti, gli avrebbe fatto un'offerta per quell'animale. Se non era troppo tardi. «Forza» disse a Fallon concentrandosi sul presente. «Ti presento Someone's Prince Charming. Sto puntando su di lui per vincere la Triple Crown l'anno prossimo. È un campione, è intelligente e vuole dare il massimo.» Ne aveva conosciuti parecchi, eppure Ajax amava quel cavallo come non ne aveva mai amato nessuno. Ajax si fermò e si girò. Hux stava correndo lungo il sentiero gridando il suo nome. Quando li raggiunse, diede un abbraccio a Fallon. «È una visita professionale?» chiese. «Stai pensando di tornare a indossare i colori di scuderia?» Fallon gli regalò un sorriso. «I miei giorni da fantina sono finiti.»

«Be', vogliamo tutti sapere quali sono i tuoi piani, quindi rimani per cena» disse Hux. «Niente storie.» Fallon guardò Ajax e annuì. «Ne sarei felice.» «Ti dispiace se ti rubo Ajax per un secondo? Dobbiamo discutere di una questione.» «Certo. Ti raggiungerò alle stalle» disse ad Ajax andandosene. Quando Fallon fu fuori portata d'orecchio, Hux immobilizzò suo figlio con uno sguardo. «Carino da parte tua farti vedere oggi.» Wow. «In realtà mi sto prendendo una pausa. Allora?» «Non parlare troppo presto.» Si stava riferendo alla questione doping e a possibili sanzioni? Cavolo, ne aveva davvero abbastanza di questa storia. Ajax fece per allontanarsi ma Hux aggiunse: «Dev'essere davvero brava». Impermalito, Ajax si voltò lentamente. «Se parli di Veda...» «Potrebbe fare parte del piano di Darnel e tu lo sai» affermò Hux interrompendolo. «Mi raccomando, svia l'argomento mentre tutto ciò che mi circonda crolla.» «Ti circonda? Come se non mettessi anima e corpo in quello che faccio qui.» «Non ultimamente. In questo periodo dell'anno devi essere qui, a lavorare. In ato non avrei neanche dovuto dirtelo.» «Giusto. In ato non facevo altro che supplicarti per una briciola di approvazione.» Mentre uno stalliere li superava di corsa, Hux abbassò la voce. «Devi riordinare le idee.»

«Ossia?» «Le priorità. Apri gli occhi e immagina cosa potrebbe succedere.» Mentre Hux se ne andava, Ajax rammentò quanto si era sentita bene Veda tra le sue braccia la sera prima e che Fallon ricordava che Veda considerava i Rawson gente priva di scrupoli. Forse quel pensiero era generato dal suo odio per tutto ciò che aveva a che vedere con le gare di cavalli. Non significava che lei avrebbe tramato per tradirlo. Veda non lo avrebbe fatto. Proprio no.

Quella sera, Veda stava pensando che forse avrebbe dovuto lasciargli un messaggio, quando Ajax alla fine rispose al telefono. «Ehi» la salutò, con voce supersensuale. «Ehi tu.» Veda mise da parte il portatile sul cui schermo c'erano immagini di barboncini nani disponibili nelle associazioni di protezione animali. «Ho pensato di chiederti come è andata oggi con tuo padre.» «Hux mi sta tormentando con le sue paranoie. So che abbiamo perso qualche cliente per via di Booshang ma...» Imprecò a denti stretti. «Non voglio parlarne.» Sembrò brusco, tuttavia Veda sapeva che non era per lei. Se fosse stata al posto suo, anche lei sarebbe stata stressata. Dopo una fantastica serata ata insieme nella dépendance, dopo che lui l'aveva consolata il giorno prima quando Drake era stato... be', era stato Drake, aveva sensazioni ancora migliori sulla sua storia con Ajax. Poteva pure esserci una montagna di ostacoli nel loro cammino, però, almeno ora si sentiva più sicura dei sentimenti che lui provava nei suoi confronti. Sì, in ato era stato uno stallone, questo, tuttavia, non significava che avrebbe sempre tenuto il piede in due scarpe. Hux alla fine si era placato. Così forse quella storia non era maledetta come

aveva creduto in ato. «Hai parlato con tuo padre oggi?» chiese lui. «Dopo che siamo andati in auto in ospedale per prendere la tua macchina, sono rimasta un po' lì in attesa ma lui niente. Gli ho lasciato gli effetti personali che sapevo gli sarebbero serviti. Dovrebbe uscire fra qualche giorno. Rimarrò qui fino ad allora.» Cliccò su un'immagine e sospirò quando i due adorabili occhi di un cucciolo le sciolsero il cuore. «Sai, parlarti di Gus l'altro giorno, mi ha fatto riflettere» ammise. «Gus chi?» «Il mio barboncino, ricordi? Era così adorabile, tenero e affettuoso. Ne ho sempre desiderato un altro.» «Prendilo» le suggerì Ajax. «Gli animali sono un'ottima compagnia.» «In realtà, in questo momento potrei sfruttare la compagnia di un essere umano.» Chiuse il portatile. «Ti va di uscire?» Ci fu un attimo di silenzio. «A dire il vero abbiamo un'ospite dal Kentucky venuta a trovarci di punto in bianco. Una persona che non vedo da un po'.» Veda sospirò quando l'aspettativa che si era creata svanì. Il modo in cui l'aveva baciata per salutarla quella mattina, la promessa sul fatto di rivedersi... Insomma, naturalmente aveva sperato... aveva immaginato... Comunque non voleva essere appiccicosa. «Oh, certo» disse, aprendo di nuovo il portatile. «Capisco. Lavoravate insieme?» «Sì. È una fantina.» «Come si chiama?»

«Fallon Kelly. Si è ritirata l'anno scorso. Hux l'ha invitata a restare per cena.» L'anno scorso, dopo che Drake aveva dato di matto per aver perso ingiustamente, secondo lui, nella Belmost Stakes contro un cavallo dei Rawson, Veda aveva cercato l'articolo su Google. Fallon Kelly non era solo una fantina talentuosa, ma anche una donna bellissima e sicura di sé. Nell'immagine di lei e Ajax che accompagnava l'articolo, sprizzava autostima da tutti i pori. Era chiaro che i due formavano una grande squadra. Nascondendo un pizzico di disagio, Veda affermò: «Allora ti lascio tornare dalla tua ospite». «Ti chiamo domani.» Ci fu un lungo silenzio nell'istante in cui uno dei due avrebbe dovuto dire qualcos'altro. Divertiti non andava bene. Stammi bene era anche peggio. Ti amo era troppo, troppo presto. Anche se era quella la direzione che stava prendendo, cosa che non la sorprendeva molto. Era quello che aveva temuto dal principio. Ora... era tardi per cercare di respingere quei sentimenti sempre più forti. «Sogni d'oro. E buona fortuna con la ricerca del cucciolo. Non vedo l'ora di conoscerlo» disse a quel punto lui. Veda riattaccò con un sospiro. Se i Rawson e i Darnel non fossero stati nemici, lui l'avrebbe invitata a conoscere l'ospite. Si sarebbe sentita inclusa, non messa da parte. Tuttavia era solo per una sera. L'indomani a quell'ora, Fallon Kelly sarebbe già stata lontana e Veda sarebbe stata di nuovo tra le braccia di Ajax.

13

Alla fine Drake si degnò di vedere sua figlia. Seduto sul letto d'ospedale, il padre di Veda si era appena rasato e indossava il pigiama che gli aveva portato lei due giorni prima. A parte gli occhi cerchiati, aveva una bella cera ed era preparato a ricevere visite. Quando Veda entrò nella stanza privata, lui mantenne lo sguardo di pietra incollato al suo, però non parlò, una tattica palese per farla sudare. Anche se aveva lo stomaco sottosopra, Veda non si arrese. Prendendo posto accanto alla finestra, lasciò are qualche secondo mentre lui continuava a fissarla. Alla fine Drake si schiarì la gola. «Ho la bocca secca. Versami dell'acqua, per favore.» Veda si alzò, versò un bicchiere d'acqua da una caraffa e glielo porse. «Il dottore ha detto che puoi uscire tra un paio di giorni» gli disse mentre lui beveva. «Posso tornare da solo» replicò, poi si coprì la bocca per tossire. «Se non te la senti, non sforzarti.» Accertandosi di apparire tranquilla, Veda si mise a braccia conserte. «Immagino che tu abbia parlato con il responsabile della scuderia e con i preparatori per sistemare le cose.» «Il tuo fidanzato voleva chiedermi quello?» Veda era allibita. «Prego?» «Lo hai invitato nella mia proprietà, non è vero?» proseguì lui. «Mio Dio, un Rawson a casa mia. Pensavi che non lo avrei scoperto? Che i miei dipendenti non mi avrebbero riferito quello che hanno visto?» Veda non aveva notato

nessuno nei paraggi. Drake aveva mandato qualcuno dalla scuderia per spiarla? «Era già sufficiente» aggiunse, «che frequentassi uno dei fratelli Rawson. Doveva essere per forza Ajax, non è vero? Il più bastardo di tutti.» La attraversò un impulso: quello di saltargli addosso e tirargli uno schiaffo. No. Era suo padre. Non si sarebbe abbassata al suo livello. Anzi, si morse il labbro e, mantenendo in apparenza la calma, si limitò a inclinare la testa. «Mi rende felice» confessò, ricordando che ai tempi sua madre aveva detto lo stesso a proposito del mandriano. Drake sogghignò. «È addirittura peggio di suo padre. Sempre a provarci con le donne. Per vedere chi riesce a imbrogliare. Ai Rawson non importa nulla delle donne che frequentano.» «A Hux Rawson importava eccome della donna che ha sposato. Mi hanno confidato che si amavano alla follia.» Quella conversazione era assurda. «Diamine, sei appena sopravvissuto a un incidente stradale. Non ce la fai proprio a guardare avanti?» A giudicare dalla domanda che lui le fece dopo, evidentemente no. «Sposato, hai detto?» Suo padre represse una risata. «Dunque Ajax ti ha chiesto di sposarlo?» «Certo che no!» «Immaginavo.» Veda chiuse i pugni lungo i fianchi. «L'acredine distrugge le persone, papà» affermò. «Le fa marcire dentro. Le rende cattive.» Gli occhi di suo padre lampeggiarono nello stesso istante in cui lanciò il bicchiere in un angolo. Quando frammenti di vetro e acqua volarono dovunque, Veda sussultò. Poi si avvicinò al letto. «Ajax è simpatico. È affascinante e coraggioso. Le persone sono attratte istintivamente da uomini del genere.» Drake curvò gli angoli della bocca ancor più verso il basso. Le sue parole erano un sussurro aspro e carico d'odio. «Tu ci provi gusto a farmi male.»

Veda rimase di sasso. «Sei un illuso.» Quando Veda era a metà strada tra lui e la porta, le gridò. «Torno a casa domani. Venerdì.» «Non ti preoccupare. Me ne sarò già andata.» «Veda.» Lei contò fino a dieci prima di girarsi. «Cosa c'è adesso?» «Ho cambiato idea.» Lei lo guardò con espressione severa. «Cambiato idea su cosa, di preciso?» «Puoi accompagnarmi a casa.» Rincalzò le lenzuola. «Vieni per le nove. Non arrivare in ritardo.»

Lanie era persa nei suoi pensieri quando il tassista attaccò bottone. «Alla radio hanno detto che più tardi arriverà il temporale.» Dando un'occhiata fuori dal finestrino, Lanie avvistò dei nuvoloni in lontananza. «La pioggia è sempre bella.» «Oh, certo. Se non è troppo violenta.» Il tassista aggiunse: «A casa ho un orticello, quindi ci faccio attenzione. Quest'anno sono cresciute barbabietole, piselli e cipolle». Lanie era tornata ai suoi pensieri e stava cercando di trovare una soluzione al problema che la tormentava, quando l'autista parlò di nuovo. «C'era bel tempo nel posto da cui è tornata? Nel resto del paese pare sia sereno.» «Sono appena tornata dalla Germania, ero a trovare un'amica.» «Lungo viaggio per andare a trovare un'amica» replicò lui con una risatina. «Abbiamo molte cose in comune. Ed era un'occasione speciale.»

Lanie aveva conosciuto la sua amica tedesca al Dressage World Championship a Tyron, in North Carolina. L'amica non era riuscita ad andare alla festa di compleanno di Lanie, ma per una buona ragione. Si stava preparando al matrimonio, al quale Lanie aveva partecipato come damigella. Anche se in molti non lo sapevano, Lanie voleva avere una famiglia un giorno e la cerimonia, che si era tenuta nel cortile privato di una centenaria tenuta vinicola, aveva fatto emergere tutto il suo romanticismo. A parte lo scenario e i voti della coppia, non poté fare a meno di ricordare l'altra persona speciale che aveva conosciuto durante quel viaggio in North Carolina. Kade Wilder era stato ospite a uno degli eventi del campionato. Era bello, un comunicatore apionato, non che candidato al Congresso. Avevano trascorso la serata a parlare e poi erano diventati amici sui social. Quando Lanie aveva pubblicato un post della festa, Kade le aveva scritto un messaggio in cui le comunicava che sarebbe stato in città e che gli sarebbe piaciuto farle gli auguri di persona. Era arrivato tardi, tuttavia il ballo che avevano fatto insieme era valso ogni secondo di quell'attesa. Appena l'aveva stretta tra le braccia, lei si era smarrita nei suoi occhi blu. Non era il tipo da perdere la testa per un uomo, eppure quella sera sulla pista da ballo e più tardi quando avevano parlato da soli aveva avuto le farfalle allo stomaco. Forse, però, l'attrazione era unilaterale. Kade non aveva cercato di baciarla e non l'aveva contattata da allora. «Arriviamo a destinazione tra trenta minuti» l'avvertì l'autista. «Ho sentito parlare della scuderia dei Rawson. Hanno collezionato parecchie vittorie nel corso degli anni.» «È stato bellissimo crescere lì, soprattutto per chi come me ama i cavalli.» Trovato il cellulare, Lanie si collegò per vedere se Kade avesse postato qualcosa dall'ultima volta che aveva controllato. «Allora è una dei figli dei Rawson?» chiese l'autista. «Sì.» «Dev'essere dura in questo periodo con tutti quei pettegolezzi che girano sul

doping e sulle corse truccate. Anche sul riciclaggio di denaro. È quello a cui ha alluso un certo Darnel stamattina alla radio.» A Lanie per poco non cadde il telefono di mano. Cooosa? «Quella dei Rawson è una delle scuderie più rispettabili dello stato. Del paese.» L'autista sollevò le spalle. «Ne sono certo, signora. Era tanto per dire.» Con i nervi a fior di pelle per la situazione, non per l'autista, Lanie cambiò app e ò in rassegna le notizie di un altro social. Non c'era da stupirsi se si era sparsa la voce sulle accuse di doping. La gente amava gli scandali. In ogni caso Hux e Ajax avrebbero risolto presto la faccenda. La sua famiglia aveva vinto battaglie ben più dure di questa. Si soffermò su un post di Veda. La foto immortalava una vista dalla tenuta di famiglia. L'ultima volta che lei e Veda avevano parlato era stata la mattina dopo la festa. Lanie era rimasta di stucco nell'apprendere che Ajax aveva messo a segno quella conquista. E Veda aveva addirittura ammesso che non era stata la prima volta. Lanie aveva espresso la sua opinione sull'argomento, dopodiché l'amica aveva dichiarato di non voler più vedere Ajax. Veda era una donna forte, però Ajax era un professionista. Se suo fratello si fosse messo in mente di conquistarla, Lanie poteva scommettere sulla sua sella portafortuna che l'amica avrebbe ceduto. A quel punto si concentrò di nuovo sulla foto. Se Veda era in città, dovevano vedersi. Magari voleva parlarle di Ajax. Anche Lanie poteva sfruttare i consigli dell'amica. Era meglio archiviare i suoi sentimenti per Kade sotto la voce Chiaramente Inarrivabile o doveva essere questa volta lei a contattarlo? Lanie chiamò l'amica con la selezione veloce. Veda rispose subito. «Lanie. Sono contenta di sentirti.» «Sono appena arrivata in aeroporto e ho visto il tuo post. Sei in visita da tuo padre?»

«Più o meno. È rimasto coinvolto in un incidente in macchina.» Lanie rimase a bocca aperta. «Accidenti. Sta bene?» Non conosceva Drake Darnel di persona e, anche in quel caso, probabilmente non le sarebbe andato a genio, tuttavia le spiaceva per l'amica. «È stato fortunato» le spiegò Veda. «Però è in ospedale, quindi bado alla casa tra una visita e l'altra.» Lanie si sporse in avanti per sbirciare fuori la strada davanti a sé. «Non sono distante. Potrei fare un salto.» Si percepì un sorriso nella voce di Veda quando replicò: «Certo». Dieci minuti dopo, Lanie era scesa dal taxi e si godeva l'abbraccio di benvenuto di Veda. Poi Lanie andò dritta al punto. «Devo parlarti di un uomo.» «Pure io.»

Mentre erano sedute fuori sulla veranda con un bicchiere di vino e il sole che stava scomparendo dietro nuvoloni neri provenienti da nord, Veda e Lanie fecero carta, forbice e sasso per decidere chi avrebbe iniziato. Vinse Lanie. Dopo aver ascoltato per intero la storia sull'uomo bellissimo ma scomparso, Veda volle sottolineare una cosa. «Vi ho visti sulla pista da ballo la sera della tua festa. Tu volavi letteralmente a un metro da terra.» Distogliendo lo sguardo da lei, Lanie fece oscillare il vino nel bicchiere. «Non porto avanti una storia se le sensazioni non sono quelle giuste.» Veda sollevò il bicchiere. «Immagino che nessuno ne sia immune.» «Cosa che mi spinge a parlare di mio fratello. È lui l'uomo di cui vuoi parlare,

giusto?» Veda aggiornò l'amica. Non tralasciò nulla, nemmeno che non aveva fatto la preziosa alle Barbados e che a cena si era ingelosita per nulla. Concluse raccontando di come Ajax l'avesse raggiunta in ospedale dopo l'incidente di suo padre e che dopo era tornato lì con lei per tenerle compagnia. «È rimasto qui quella sera e da allora abbiamo parlato solo al telefono.» Lanie la spronò. «E?» «Non ci vediamo da martedì mattina.» Era giovedì pomeriggio. «Dopo un lungo fine settimana, sapevo che sarebbe stato impegnato con il lavoro per rimettersi in pari. E poi c'è la questione Booshang da affrontare. Domani avrà in programma un appuntamento con uno stalliere. E per non farsi mancare nulla, alcuni vostri clienti hanno portato via i cavalli.» Lanie borbottò, sorpresa, poi si gettò indietro i capelli. «Torneranno.» Veda si morse il labbro senza rispondere, Lanie, allora, si accigliò e si avvicinò. «Aspetta. Non crederai davvero che Ajax abbia drogato quel cavallo?» «All'inizio non ero sicura. Quel genere di cose succede di continuo.» «Non da noi.» «Tecnicamente non è vero. Paul Booshang lavorava per Ajax quando è stato beccato.» Lanie si alzò e guardò verso le colline come se stesse sfidandole a mettere in luce i fatti. «Ajax e Jacob ripristineranno la nostra reputazione» affermò. «Papà se ne accerterà.» «Ajax dice che anche Hux gli sta dando del filo da torcere.» Lanie si girò. «Be', pare che sia tornata a casa appena in tempo. Troppo testosterone in circolo.»

Lanie sorrise e anche Veda fece lo stesso. «Davvero troppo testosterone» concordò. «Forse sono egoista o esigente, però vorrei che Ajax trovasse un minuto per venire a trovarmi.» Tornando a sedersi, Lanie fece una proposta. L'idea più bizzarra della storia. «Perché non vai tu a trovarlo?» Veda per poco non sputacchiò il vino. «Pessima idea.» «Veda, è anche casa mia. Sei mia amica e io ti invito.» «Lascia stare. Magari poi Ajax pensa che lo sto perseguitando. Mio padre è stato menzionato in relazione a quelle accuse. Sono certa che Hux non voglia vedere nessuno della mia famiglia in questo momento.» Né mai. «Mio padre è un maschio alfa e non ha paura di battersi per ciò che è giusto. Però non è un tiranno. Anzi, a volte per me è un timido.» Prese la mano di Veda. «So che si vocifera che tuo padre sia coinvolto in qualche modo in questa faccenda. Tuttavia, anche se fosse vero, non ho motivo di prendermela con te.» «Non ne sono così sicura.» «Ti devo respingere perché ti associo a tuo padre? Mia madre ha frequentato Drake eppure Hux non se l'è presa con lei, o no?» Veda ci dovette riflettere. «Immagino di no...» «Bene. Allora siamo d'accordo.» Prese il bicchiere di Veda e lo posò sul tavolino. «Adesso mi accompagni a casa.» Veda avvertì un groppo in gola. «Continuo a credere che non sia una buona idea. Domani lui ha quell'incontro, non dimenticarlo.» L'espressione determinata di Lanie si addolcì. «Da quello che mi hai detto, tu e Ajax state superando gli ostacoli che vi si sono presentati davanti. Sono certa che apprezzerà la visita. Anzi, probabilmente rimarrà senza fiato.»

Veda aveva qualcos'altro da aggiungere. «Mi dispiace di non averti detto di me e Ajax dopo la nostra prima volta insieme.» Lanie agitò la mano come per respingere quelle parole. «Siamo amiche. Non siamo gemelle siamesi.» «Però siamo sempre state sincere tra di noi.» «E quello non è cambiato.» «Dico solo che... se sai qualcosa su Ajax... qualcosa che credi debba sapere...» Lanie lesse tra le righe e nella sua espressione comparvero comprensione e convinzione. «Niente segreti tra amiche. Promesso.» Sorridendo, Veda annuì. «Promesso.»

Dopo un'altra lunga giornata a occuparsi del lavoro, incluso rispondere alle chiamate dei clienti che stavano diventando sempre più curiosi di conoscere i risultati del test, Ajax era felice di rilassarsi. Così, appena Fallon arrivò nel suo ufficio e gli comunicò che aveva portato con sé due cavalli sellati impazienti di andare, Ajax non perse neanche un istante per dare il fischio finale alla giornata lavorativa. Doveva fermarsi a pensare agli appuntamenti con i membri della Commissione organizzati per il giorno successivo. Jacob si sarebbe seduto accanto a lui e Griff avrebbe preso un giorno di ferie per dare sostegno ai fratelli. Ovviamente, ci sarebbe stato anche Hux. In realtà, Ajax desiderava che il padre si mettesse da parte. Dal confronto che avevano avuto quella settimana, lo stato d'animo di Hux era peggiorato ancora di più. Nessuno sapeva cosa avrebbero rivelato i risultati del test o quali sanzioni avrebbero ricevuto. Però, il fango tendeva a essere appiccicoso soprattutto se Drake Darnel lo spargeva dappertutto ogni volta che gli si presentava l'occasione, come nell'assurda intervista radio di quella mattina.

Riciclaggio di denaro. Che schifo. Nulla di tutto ciò aveva ripercussioni sui sentimenti che lui provava per Veda, eppure per quel motivo si era trattenuto dal vederla in quegli ultimi giorni. A quel punto, a Hux non serviva l'ulteriore problema di vedere suo figlio ostentare il fatto che andava a letto con la figlia del nemico. Hux prima d'ora non aveva mai permesso a Drake di pungerlo sul vivo, né dal punto di vista professionale né personale, però questa era tutta un'altra storia. La vera domanda era se Darnel stava gettando fango sui Rawson per distogliere l'attenzione dalle sue malefatte in quella storia di doping. Se era così, quando sarebbe emersa la verità? Ajax era contento che Fallon avesse accettato l'invito a rimanere per qualche giorno. Conosceva il settore. Ogni volta che lui si sfogava, lei lo sosteneva. Ed era di aiuto in altri modi, pensò Ajax mentre usciva e dava un'occhiata alle nuvole che si stavano avvicinando. Una volta arrivati i risultati, pensò Ajax mentre Fallon spronava il cavallo a superare il cancello aperto del paddock, tutti sarebbero stati liberi di andare avanti con la propria vita. Lui avrebbe ripreso la storia con Veda da dove l'aveva lasciata. E se Hux non fosse stato felice della cosa, affari suoi. Ajax avrebbe sempre voluto bene e rispettato il padre, tuttavia in quelle ultime settimane aveva cambiato il modo di percepire il loro rapporto. Lui dava anima e sangue per quel posto. A prescindere dai risultati del test, ora aveva bisogno di un contratto da socio. L'indomani, dopo l'incontro, avrebbe informato Hux. «Ehi, Jax, ti sfido!» Fallon, che cavalcava quel sauro di due anni come una professionista, era già partita al galoppo. Non appena cominciò a correre, lanciando un'occhiata di incitazione alle sue spalle, Ajax montò in sella a Someone's Prince Charming e schizzò dietro di lei.

Fallon era una cavallerizza nata, era un peccato che avesse abbandonato le corse. Questo gli ricordava l'altro motivo per cui era contento che fosse rimasta. Avere una propria scuola di equitazione era bello, tuttavia far indossare al loro cavallo la coperta rosa del Kentucky Derby l'anno successivo sarebbe stato eccezionale. E lei, con Prince, aveva le capacità di riuscirci. Fallon arrivò prima di lui alla quercia in cima al pendio successivo. Quando il suo cavallo sbuffò e abbassò la testa per strappare un po' d'erba, anche Ajax si fermò. Respirando l'aria che odorava della pioggia imminente, guardò le colline che chiamava casa. «Mi mancherà questo posto» ammise Fallon mentre il sole scompariva dietro l'ammasso di nuvole in movimento. «Non devi andartene per forza» replicò Ajax appoggiandosi al pomello della sella mentre lei smontava. «Devo tornare alla mia vita.» «Non ti manca quella che ti sei lasciata alle spalle?» Fallon raccolse un fiore selvatico e fece roteare il gambo. «Ne abbiamo parlato. Ho preso la decisione di voltare pagina. Non me ne pento.» Scendendo da cavallo per raggiungerla, Ajax chiese: «Neanche un pochino?». «Ho bisogno di fare qualcosa di diverso. Qualcosa per me.» «Però adoravi fare la fantina» affermò lui rubandole il fiore e mettendole il gambo dietro l'orecchio. «In realtà l'ho fatto per mio padre. È sempre stato il suo sogno.» Ajax batté le palpebre. «Non lo sapevo.» «Da ragazzo mio padre sognava di portare a casa una vittoria al Derby, tuttavia non aveva la costituzione adeguata per cavalcare. Io sì.» «Vincere il Kentucky Derby...» Ajax le tirò un pugno sul braccio in modo giocoso. «Puoi farlo ancora. Ho un cavallo adatto a te proprio qui.»

Mentre Ajax accarezzava il collo caldo e forte del suo purosangue, Fallon lo scrutò negli occhi. «Ajax, stai forse cercando di convincermi a restare oppure a stare con te?» Ad Ajax si contrassero i muscoli del petto. Poi scosse la testa. «Quanto vorrei che tutto questo non fosse mai successo.» Il comportamento che Booshang aveva avuto e le sue ridicole accuse gli avevano sconvolto la vita. «Potrebbe essere una benedizione camuffata» dichiarò Fallon. «Una nuova occasione per te. Un nuovo inizio.» Se, o meglio, quando Hux gli avrebbe firmato il contratto da socio... «Già. Immagino di sì.» «Prenderai in considerazione la mia proposta?» «Quale proposta?» «Di aiutarmi con la scuola di equitazione. Ne abbiamo parlato l'altra sera.» A cena. In realtà ci stavano scherzando su. «Non ti sto dicendo di mollare quello che fai qui, solo di darmi una mano quando puoi. Secondo me ci potremmo divertire.» Il sorriso di Fallon cambiò mentre si sistemava il fiore tra i capelli. «Secondo me potremmo essere felici.» Un lampo illuminò il cielo, tagliando le nuvole con una linea frastagliata. Qualche secondo più tardi, un potente tuono squarciò l'aria. Nitrendo, il cavallo di Fallon si innervosì, poi corse giù per la collina per mettersi al riparo nella stalla. Arrivò un altro fulmine e un tuono ancora più fragoroso fece tremare la terra, così Ajax prese le redini di Prince. Un attimo dopo cominciò a piovere forte. Ajax saltò in sella e allungò la mano verso Fallon. «Vuoi un aggio?» Lei gli prese la mano. «Che Dio ti benedica!» Montò dietro e presero insieme il sentiero per scendere dalla collina.

Con la pioggia che gli cadeva in viso, Ajax lanciò un urlo. Quella sì che era vita. Sentirsi liberi... spericolati addirittura. Come se potesse fare qualsiasi cosa perché nulla può fermarti. Fallon era una donna straordinaria... bella, talentuosa. L'aveva capito quando aveva vinto gli Stakes ma anche dopo, quando se l'erano svignata per restare da soli. Gli era piaciuto rivederla in quegli ultimi giorni. Tuttavia aveva anche visto il suo sguardo un attimo fa. Quando aveva detto che potevano essere felici, non aveva inteso solo il fatto che avrebbero lavorato insieme nella scuola di equitazione. Se le si fosse avvicinato... se l'avesse baciata... lei non si sarebbe tirata indietro. Lui, però, non voleva Fallon e adesso le avrebbe detto chiaro e tondo proprio questo.

Veda stava guidando sulla strada privata dei Rawson, diretta verso quella fatidica curva, quando il cielo si aprì e cominciò a piovere a secchiate. Mentre la pioggia cadeva sul parabrezza, Lanie si sistemò la cintura. «Questa sì che è una bella pioggia estiva.» Veda azionò i tergicristalli e si avvicinò al volante. «Mi ricorda la pioggia che c'è stata la sera della tua festa.» «Quando hai perso il controllo dell'auto.» «Proprio in questo punto, in effetti» confermò Veda superando l'angolo con lo stomaco in subbuglio. «Devi essere stata contenta di vedere Ajax correre a salvarti.» Nel ricordare tutto, a Veda veniva da sorridere. Altri ricordi più vecchi, invece la facevano rabbrividire. «Mi domando cosa sarebbe accaduto» mormorò Veda mentre risaliva la strada verso la casa, «se quella sera non avesse piovuto.»

«Quel che succede, succede.» Poi la pioggia battente si arrestò alla stessa velocità in cui era iniziata e il parcheggio per gli ospiti apparve davanti a loro. Mentre Veda si fermava, notò un movimento sulla collina adiacente. Bagnato fradicio, Ajax cavalcava verso casa in sella a un destriero magnifico. Con i capelli che gli svolazzavano all'indietro e la camicia zuppa che gli aderiva ai muscoli, non era mai stato così bello. Così abile ed esperto. Non vedeva l'ora di sentire quelle braccia stringerla di nuovo. Veda si stava affrettando a spegnere il motore e a scendere quando Lanie, accanto a lei, pronunciò una parolaccia. Aveva gli occhi spalancati come se avesse inghiottito un rospo. Veda avvertì un brivido sulla pelle mentre allungava la mano per prendere la spalla della sua amica. «Lanie? Santo cielo, cosa succede?» «Niente. Proprio niente.» Lanie sfoderò un sorriso forzato che fece preoccupare ancora di più Veda. Guardò di nuovo fuori dal finestrino quando un altro brivido la percorse. Ajax stava portando il cavallo e... una persona lo abbracciava da dietro. Poi lui aiutò l'altra persona a smontare. Era una donna e lo guardava come se non ci fosse nessuno come lui. Come se fosse l'uomo più fantastico del mondo. Veda si sentì accapponare la pelle. Non voleva saltare a conclusioni o essere drammatica. Però, non era una stupida. Senza distogliere gli occhi dalla donna, chiese a Lanie: «La conosceva già o è una nuova?». Lanie espirò. «Mi sa che tu e Ajax dobbiate proprio parlare.» Veda serrò la mandibola. Nessun segreto tra amiche.

«Se sai qualcosa...» Lanie chiuse gli occhi e abbassò il mento. «L'anno scorso Griff mi ha accennato qualcosa...» Ajax stava scendendo da cavallo. Aveva visto la sua macchina e si stava dirigendo verso di loro. Lei si sentì stranamente ipnotizzata dal modo in cui quei jeans bagnati gli aderivano alle cosce e dal modo in cui la guardava strizzando gli occhi. «Come si chiama?» «Fallon Kelly» rispose Lanie. «È una fantina. O almeno lo era. Ha appeso al chiodo la frusta da quel che so.» Veda si sentì come se si stesse dissolvendo. L'ospite a sorpresa era rimasta più di una sera. Più di quanto Ajax le avesse detto per telefono. Nel momento in cui Ajax raggiunse la macchina, lo shock stava calando. Veda si rese conto che il cervello cominciava a bloccarsi. Tuttavia doveva parlargli. Niente giochetti. Voleva semplicemente la verità. Scese dall'auto e notò il sorriso di Ajax e le spalle ampie curvarsi mentre scuoteva le mani bagnate. Stava per avvicinarsi di un o, poi batté le palpebre e indietreggiò vacillando sul tacco dello stivale. «Be', una doppia sorpresa» disse, salutando anche Lanie, che ora era fuori dall'auto. «Veda... Ti ho accennato che Fallon Kelly era qui da noi. Gareggiava nella nostra squadra.» Ancora in piedi accanto al cavallo, rendendosi conto che Veda era l'ultima conquista di Ajax, Fallon fece un saluto incerto con la mano. Veda la riconobbe dall'articolo che aveva letto online. Mentre Lanie si avvicinava a Fallon, Veda e Ajax rimasero lì in piedi a guardarsi negli occhi. «Vuoi venire in ufficio?» le propose. «Non ti trattengo?» replicò Veda. Lui si accigliò, poi accennò al sentiero. Camminarono fianco a fianco senza

proferire parola per tutto il tragitto. Quando entrarono, andarono nel suo ufficio privato e lui chiuse la porta. Veda voleva che fosse lui il primo a parlare. Avrebbe tentato di dirle che era una cosa innocente o che erano solo paranoie sue? Forse per lui era arrivato il momento di dichiarare che gli dispiaceva che le cose tra loro non funzionassero. Frase che avrebbe avuto senso. «So cosa stai pensando» esordì. «Cosa?» domandò lei. «Che io e Fallon... Che c'è qualcosa tra di noi.» Lui alzò le spalle. «Siamo solo amici.» «Se posso fare un'osservazione...» «Vai.» «Ci scommetterei un sacco di soldi che lei vuole più di un'amicizia.» Veda si aspettava che lui negasse. Invece, Ajax si limitò a scrutarla. Lo stomaco di Veda collassò. «Siamo andati a fare un giro» chiarì lui. «C'è stato un tuono. Il cavallo di Fallon si è spaventato ed è corso verso casa. È tutto quello che ho da dire.» Veda sentì la gola chiusa per l'emozione. Allo stesso tempo, provava qualcosa di simile a sollievo. Era finita. Non voleva ammettere che lui e Fallon Kelly erano andati a letto insieme in ato. E che sembrava palese che lo fero anche adesso. «D'accordo» replicò lei. Lui strizzò gli occhi. «D'accordo?» «Non importa.» «Invece ho l'impressione che importi eccome.» Lei cercò di ignorare le lacrime che le premevano dietro gli occhi e

minacciavano di uscire. «Il nocciolo della questione è che non mi fido di te.» Gli occhi di Ajax si incupirono e la linea della sua bocca si indurì. Ma la voce rimase pacata. Veda pensò che in realtà fosse ferito. Era sempre lo Stallone a mollare, non il contrario. «Quindi sono l'unico che deve fidarsi ciecamente?» Lei si accigliò. «Di che diavolo parli?» «Booshang. Io continuo a difenderti mentre altre persone credono che tu possa essere coinvolta.» A proposito di difendere. Come osava accusarla. La bloccò prima che lei raggiungesse la porta. «Veda, dobbiamo parlare.» Le lacrime che non aveva ancora versato continuavano ad aumentare, le trattenne. «Non ho nient'altro da dire.» «Non so cosa vuoi da me. Mentre scendevo al galoppo da quella collina, giuro che pensavo solo a te.» «Non ti preoccupare. Ti erà.» E odiava pensare a quanto rapidamente gli sarebbe ata.

14

Il giorno successivo, l'incontro con i membri della Commissione finì in tempo record. Quando Ajax uscì dall'edificio, non ebbe l'occasione di parlare delle conclusioni con la sua famiglia perché una marea di giornalisti si precipitò su di lui. C'erano cameraman della televisione che gli si accalcavano attorno e microfoni spinti in faccia. «Cosa ne pensi della decisione?» chiese un giornalista. «Quale sarà la tua prossima mossa?» domandò un altro. «Dei clienti hanno abbandonato i Rawson» gridò qualcuno in fondo alla calca. «Quanto è stato screditato il vostro nome a causa di questa storia?» In un impeccabile atteggiamento da avvocato, Jacob avanzò e parlò a nome della famiglia. «Questo incontro è stato un atto di cortesia per far sapere ad Ajax Rawson che i campioni prelevati da Someone's Prince Charming hanno confermato che non è stata violata nessuna norma sull'uso illegale di droghe, medicinali o altre sostanze. Inoltre vorremmo chiarire che il signor Rawson non era a conoscenza delle azioni discutibili che Paul Booshang ha effettuato nel giorno in questione.» Un'altra giornalista di una rete nazionale pose una domanda. «Perché Paul Booshang ti ha coinvolto, Ajax?» Ajax avanzò di un o mentre la sua famiglia lo circondava. «Dovreste chiederlo a lui. Domandarlo a me è assurdo ed è una perdita di tempo.» «Oggi Booshang ha fatto il nome del proprietario di un'altra scuderia coinvolto in parecchi misfatti che risalgono a decine di anni fa» affermò la stessa giornalista. «Si investigherà anche su Drake Darnel?»

Hux rispose alla domanda. «Non possiamo parlare per nessuno.» Diede una pacca sulla spalla ad Ajax. «Siamo solo contenti di poter tornare a gareggiare come sempre.» Ci furono alcune altre domande e altre risposte prima che Jacob si fe di nuovo avanti e ponesse fine alle interviste. «Ben fatto» dichiarò Hux stringendo la mano a entrambi i figli mentre i giornalisti cominciavano ad allontanarsi. «E ora che siamo a posto con la legge, propongo di andare a mangiare qualcosa.» Con indosso un tailleur pantalone, Lanie dichiarò: «Hanno aperto un nuovo locale proprio dietro l'angolo. Ho sentito che hanno in menu la torta all'uva». Guardò Susan. «Certo, non sarà neanche buona come la tua. Tuttavia è la preferita dell'uomo del giorno.» Ajax amava la torta all'uva quasi quanto il sostegno che la sua famiglia gli stava mostrando. Non poteva essere più felice per il risultato. Eppure non aveva particolarmente fame. Stava pensando a Veda. Non riusciva a togliersela dalla testa. Jacob stava salutando. «Devo andare. Ho promesso a Buddy e a Tea che stasera avrei cucinato gli spaghetti migliori del mondo. Pasta fatta in casa e un sugo eccezionale.» Susan gli stampò un bacio sulla guancia. «Devi darmi la ricetta.» «Dobbiamo fare presto una rimpatriata con il resto della famiglia» aggiunse Hux mentre attirava a sé Susan. «Non c'è nulla di meglio.» Hux e Susan erano innamorati, lo erano da molti anni. Emanavano un senso di famiglia e di fiducia ogni volta che erano insieme. Non aveva importanza che non fossero giovani come una volta. Quel tipo di amore era genuino e duraturo. «Anch'io vado» annunciò Griff controllando l'orologio. «Hai un appuntamento importante stasera?» chiese Jacob dando un colpetto di gomito sulle costole ad Ajax come per dire: Noi sì che conosciamo il ragazzo.

«In realtà... non sono affari vostri.» Griff fece loro l'occhiolino mentre si allontanava. Così rimasero in quattro a provare il nuovo posto raccomandato da Lanie. «Ajax, ti devo le mie scuse» iniziò Hux mentre le donne camminavano davanti a loro. Ajax non credeva che fosse il luogo né il momento giusto. «Papà, parliamone dopo.» «Ero sconvolto... il fatto è che mi aspettavo troppo e che ho persino cominciato a dipendere da te. Hai ragione. Non dimostro affatto la giusta gratitudine per quello che fai. Non ho mai riconosciuto sul serio quanto ti sei sacrificato.» Ajax si sentì inondare da un inaspettato calore. Lui e Hux si erano detti cose che non avrebbero dovuto dirsi. Era bello sentire suo padre aprirsi con lui in quel modo. «Non avremmo questo successo» proseguì Hux, «se non fosse per tutte le ore che spendi alle scuderie.» «Be', mi piace occuparmi della mia squadra.» Susan stava gridando: «Ragazzi, ci siete?». Hux rispose: «Arriviamo fra un attimo». Poi guardò Ajax negli occhi e annuì. «Jacob ha la sua carriera. Griff e Lanie pure. E tu, Ajax, ti sei fatto un nome nel settore, non solo come preparatore e uomo d'affari, ma anche come gentiluomo.» Ajax si ò un dito all'interno del colletto. «Non esagerare.» «La gente adora stare in tua compagnia. Vuole lavorare con te. Sì, in queste ultime settimane abbiamo avuto delle perdite, tuttavia la cosa non intaccherà il tuo patrimonio.» Patrimonio? «Non sono così vecchio, oppure sì?» «Sei abbastanza grande per questo.» Hux mise la mano nella tasca interna della giacca ed estrasse un documento ripiegato. «Te lo meriti, figlio mio. Me ne sarei

dovuto occupare prima.» Quando Ajax aprì il foglio, lo stomaco gli sobbalzò. Riusciva a malapena a credere ai suoi occhi. «È un contratto di società.» «Tra te e me per la scuderia.» Ajax scoppiò a ridere. Era proprio quello che desiderava. Quello che aveva deciso di chiedere e che gli era dovuto da troppo tempo. Dentro di sé stava esultando, perché giustamente era felice. Sì. Lo era davvero. «Manca la tua firma» gli spiegò Hux mentre Ajax gli stava ridando il contratto. «Certo.» Sorridendo, emise un sospiro e aggiunse: «Grazie. Dico davvero». «Lo so che sei serio.» Hux esitò. «Però vedo che al momento hai la testa da un'altra parte.» Ajax scosse il capo. «Non vuoi che te ne parli.» «Fammi indovinare. Veda Darnel.» Quando Ajax annuì, l'espressione di Hux si fece più intensa. «Anche per questo ti devo le mie scuse. Ho attaccato quella ragazza mentre, ovviamente, non aveva nulla a che fare con il pasticcio di Booshang. Veda Darnel è importante per te. Avrei dovuto dare più peso alla faccenda invece di fare andare la lingua. Ero semplicemente arrabbiato con suo padre per aver fatto la spia alla stampa... per aver puntato il dito...» Un giornalista corse loro incontro. Era lo stesso tizio che aveva chiesto quale sarebbe stata la sua prossima mossa. «Attenzione» li avvertì il giornalista. «Stiamo cercando di ottenere una dichiarazione da parte di Darnel.» «Che sfortunati» affermò Ajax. «Drake Darnel è in ospedale.»

«Si sbaglia. Le mie fonti dicono che è uscito stamattina. Non credo che sappia di essere stato implicato in un illecito.» Il giornalista si stava allontanando. «Lo scopriremo.» «Non si daranno mai per vinti» osservò Hux togliendosi il cappello per asciugarsi la fronte con un fazzoletto. «Caspita, mi dispiace quasi per Drake che deve affrontarli da solo e senza preavviso.» Ad Ajax non importava nulla di Drake Darnel. Quando il giornalista balzò sul furgone del notiziario e sgommò, stava pensando a una persona che non meritava tutto questo. L'unica persona di cui gli importava in quel momento. Veda.

Quella mattina, quando Veda era arrivata, il dottore doveva ancora finire le visite e dare a suo padre il via libera per le dimissioni. Nella sala d'attesa aveva sfruttato il tempo per ribadire la propria decisione. Dire che Drake Darnel fosse un uomo difficile era un eufemismo. Quella settimana aveva provocato non uno ma due litigi significativi. Di rado dimostrava di tenere a qualcuno. E per quanto riguardava l'affetto paterno, non ne aveva affatto. Tuttavia quelli ormai erano affari suoi. Veda aveva la sua vita. Il tragitto verso casa dall'ospedale era stato sgradevole. Ora, mentre Drake entrava in casa e si dirigeva in cucina, Veda osservò la sua figura allampanata. Stava diventando vecchio... più capelli bianchi e sempre più impazienza. Quando era piccola aveva provato rispetto nei suoi confronti. Crescendo, non aveva avuto alternativa che sopportare il suo carattere impossibile. Anche da adulta aveva dovuto subire i rimbrotti di suo padre. Adesso, però, se Drake non contraccambiava il rispetto che gli portava, se voleva continuare con quella smania di controllo, allora non doveva stargli più vicino. Aveva chiuso con lui. In cucina, lui trovò la sua tazza con il piattino Wedgwood preferita. Portata a bollore l'acqua, mise in infusione il tè verde forte senza proferire parola e senza

guardarla. Conosceva quell'atteggiamento. Suo padre usava la tattica del silenzio tanto spesso quanto uno squalo mostrava i denti. Mentre sollevava la tazza, annusò il tè e borbottò: «Grazie per essermi venuta a prendere stamattina». La risposta di Veda fu automatica. «Non c'è di che.» «Il dottore ha detto che posso guidare perché sto abbastanza bene.» Di conseguenza non doveva fargli da autista con una delle tante auto riposte in quell'enorme garage come nuovo. Fantastico. Ci mise un po' a tagliare a fette un limone e a spruzzarne abbastanza nel tè, poi alzò gli occhi per guardarla in faccia per la prima volta quel giorno. «Non è stata una buona settimana» ammise lui. «Non me ne parlare.» Lui borbottò qualcosa e schiacciò un altro po' di limone. «Veda, stai ancora frequentando quell'uomo?» Lei si irrigidì. Per prima cosa, in quel momento non aveva nessuna voglia di pensare ad Ajax. Avrebbe voluto non pensare a lui mai più. «Non ho intenzione di discutere di Ajax Rawson con te» rispose. «Io penso che dobbiamo parlarne» replicò lui. «Io no.» «Vieni in sala così ci sediamo.» Mentre lui le si avvicinava, Veda perse la pazienza e alzò la mano per fermarlo.

«Non ho più intenzione di farlo.» Lui si accigliò. «Fare cosa?» «Me ne devo andare. Andare sul serio. Avrei dovuto farlo tanto tempo fa.» Lui corrugò la fronte, poi posò di nuovo sul ripiano tazza e piattino. «Ti devo mostrare una cosa» le disse. «Una cosa che vedo ogni giorno ma non voglio ancora riconoscere.» Veda fece un respiro profondo. «Cos'è, mi fai gli indovinelli?» Stava cercando di manipolarla. «Un indovinello... sì, direi di sì. Magari possiamo risolverlo insieme.» Veda lo guardò socchiudendo gli occhi. Non lo aveva mai sentito usare quel tono prima, o quella tattica. «Quello che dici non ha senso.» «Perché non vieni così vedi con i tuoi occhi?» Dato che lei continuava a studiarlo per cercare di capire dove fosse la trappola, lui alzò le sopracciglia e un sorrisetto gli curvò un angolo della bocca. «Per favore, Veda» insistette. Non ricordava un momento in cui Drake le era sembrato lontanamente vulnerabile. Qualunque fosse l'indovinello, doveva andare a vedere. Lo seguì fino al suo studio, una stanza grande e ben arredata con libreria, minibar e un assortimento di opere d'arte, tra cui una scultura in bronzo di un cavallo. Drake andò dietro la sua ordinatissima scrivania e aspettò che lei lo raggiungesse. Appena fu al suo fianco, aprì il cassetto in alto a sinistra, infilò dentro la mano e tirò fuori tre oggetti: due fedi nuziali d'oro e una fotografia. Una fotografia di famiglia di quando Veda era piccola, prima che andasse a scuola. Posò gli anelli sul palmo e girò la foto. La scritta sul retro diceva: Veda a tre anni!. Poi la rimise a faccia in su. Con stupore, lei fissò l'immagine di padre, madre e figlia seduti sul divano in sala. Drake era giovanissimo, con capelli scuri e nessuna ruga d'espressione. Sua madre, bellissima vicina a Veda, era raggiante. La stanza era piena di persone sorridenti che guardavano l'obiettivo od osservavano la bimba fortunata con la sua straordinaria nuvola di riccioli rossi.

Drake aveva in mano un libro illustrato per bambini, un regalo di compleanno, immaginò Veda. Mentre lasciava sedimentare quell'immagine nella testa, a Veda si chiuse la gola per l'emozione. Era grata di aver avuto quell'amore in ato e provava un desiderio quasi disperato di averlo di nuovo. Stava ancora digerendo il fatto che Drake avesse tenuto quelle fedi nuziali e lo scatto di famiglia quando lui estrasse un quarto oggetto dal cassetto. Un vecchio libro. Quello della foto. «Speravo che da grande saresti diventata intelligente e felice» le disse concentrandosi sul disegno degli animali da fattoria sulla copertina del libro. Cogliendo ogni dettaglio della copertina, con i due cavalli, la mucca, tre maiali e un cagnolino peloso, Veda fu inondata da una sensazione di calore. Non ne era sicura, ma era talmente simile all'immagine che aveva in mente da tanto tempo... una rappresentazione di come poteva essere la sua fattoria degli animali. Suo padre si schiarì di nuovo la gola, poi esaminò di nuovo la foto con un sorriso che non gli aveva mai visto in volto... come se non solo ricordasse ma fosse anche felice di aver avuto una gioia simile in vita sua. «In pratica ho trascorso tutto il tempo a lavorare» dichiarò, «per assicurarmi che entrambe steste bene... che tu potessi crescere con tutto ciò di cui avevi bisogno e meritavi. I guai iniziarono il giorno dopo questa festa. Lei mi chiese di trascorrere più tempo con voi. Con il are degli anni, la sua pazienza si è trasformata in irritazione e, alla fine, in disperazione.» Veda prese la foto che odorava di vecchio e guardò gli occhi sorridenti di sua madre. Ricordava di averla sentita dire tantissime volte che desiderava solo tre cose: una figlia felice, una bella casa e un bravo marito. Era chiedere troppo? «Più tua mamma insisteva nel dirmi di mettere il lavoro al secondo posto» proseguì suo padre, «più io mi chiudevo e guardavo al ato aggrappandomi a qualcosa – qualcuna – che non era mai stata veramente mia. Per non pensare al vero problema da sistemare, quello di essere egoista, ho cominciato a concentrarmi su un aspetto della mia vita. Ho scavato e scavato finché è diventato come una ferita sul cuore.»

Parlava della donna di cui si era innamorato e che aveva sposato Hux Rawson. La madre che Ajax aveva perso più o meno nello stesso periodo in cui era morta la mamma di Veda. «Sono stato uno stupido intransigente, abituato a fare tutto a modo mio.» Gli occhi di Drake erano lucidi. «Ho gettato all'aria ogni cosa.» Veda non aveva mai sentito suo padre parlare così... con umiltà. Come un essere umano invece come un uomo rancoroso. «Una volta ti ho visto tirarle uno schiaffo» affermò Veda. Lui si fece piccolo come se ricordasse bene. «Aveva smesso di parlarmi. Smesso di volermi bene. Ho pensato che avesse un altro.» Scosse la testa. «Ho sbagliato. Non ho scusanti. Nessuna.» Veda quasi si aspettava che negasse l'accaduto, così si tolse un altro peso dal petto. «Non ho il ricordo che tu mi abbia mai rivolto la parola sul serio.» «Mi sono tenuto tutto dentro. Mi sono isolato da tutti. E questa settimana, ti ho allontanata ancora di più. So che se non cambio, e subito, ti perderò di nuovo e questa volta per sempre.» Stringendo il libro in petto, si voltò verso di lei e abbassò il mento. «Non voglio che succeda, Veda. Per me è dura ammetterlo, ma...» Deglutì. «Ho bisogno del tuo aiuto.» Quella conversazione stava diventando sempre più strana. «Vuoi il mio aiuto?» «Ho visto sul tuo blog che sei un'esperta in questo.» Veda spalancò la bocca. Probabilmente aveva sentito male. «Hai letto il mio blog?» «Ogni post. Va dritto al punto. È molto istruttivo.» I suoi occhi si illuminarono e sorrise. «Non te lo dico da tantissimi anni. Sono orgoglioso di te, Veda. So che anche tua madre lo sarebbe.» Quelle parole... La sera in cui si era tenuta la festa, ricordava che Hux le aveva dette a Lanie.

La cosa giusta da fare era abbracciare il padre e dirgli che lo perdonava per tutto... abbandonare le incertezze, le paure e la frustrazione. Abbandonare, d'altronde, era una scelta. Tuttavia le serviva tempo per scendere a patti con quel repentino ripensamento e accettare che suo padre potesse volerle bene. Così si limitò a ricambiare il sorriso e annuì come per dire: Vediamo cosa succede adesso. Incrociamo le dita. Un bagliore apparve nel suo sguardo. «Ora dobbiamo parlare sul serio di Ajax Rawson.» «Papà, possiamo farne a meno?» «Stavo solo per dire che qualche volta potremmo invitarlo a cena.» Anticipò la reazione di Veda. «Sì, potrebbe sembrare un po' strano. Le nostre due famiglie sono ben lungi dall'essere in rapporti di amicizia. Ho fatto delle cose di cui mi vergogno, soprattutto questa settimana. Non credo neanche che Ajax accetti l'invito. Però posso provare. Possiamo provare insieme.» Se l'offerta le fosse stata fatta la settimana prima, l'avrebbe presa in considerazione. Tuttavia il suo tira e molla con Ajax ora era definitivamente finito. Ogni intenzione di porgere il ramo di ulivo tra le due famiglie ormai non aveva senso. Avrebbe detto a suo padre della loro rottura? I suoi occhi si sarebbero riempiti di comione, sostegno o le avrebbe semplicemente ribadito: Te l'avevo detto? Il rumore del batacchio che sbatteva sulla porta principale echeggiò in tutta la casa. Suo padre non reagì. Aveva altre cose da dire. «Come fa un uomo che ha perso la cosa più importante a riaverla indietro?» chiese. «Quello è l'indovinello.» Lei non aveva la risposta, però dichiarò: «Basta che cominci con il chiedere scusa sul serio». Drake la guardò di nuovo dritto negli occhi. «Veda, mi dispiace tantissimo. Mi dispiace di aver allontanato tua madre. Mi dispiace di aver eretto quel muro e non aver apprezzato ciò che avevo.»

Il batacchio risuonò di nuovo. Veda spazzò via una lacrima prima che cadesse. «Forse è meglio che andiamo a vedere chi è.» Lui accennò un sorriso. «Allora finiremo di parlare in un altro momento?» Prima che riuscisse a rispondere, Veda udì un rumore diverso. «Lo senti?» Drake strizzò gli occhi guardando fuori dalla finestra dello studio, che offriva una visuale parziale della facciata principale della casa. «Dei furgoni si stanno fermando fuori.» Si diresse verso la porta. «Vado a vedere cosa sta succedendo.» Veda posò la fotografia. «Vengo con te.»

Fuori, davanti alla tenuta dei Darnel, il fuoristrada dei Rawson slittò e si fermò. Con Hux sul sedile del eggero – Lanie e Susan avevano deciso di rimanere in città e di lasciare quel confronto diretto agli uomini – Ajax era arrivato in tempo record ma, purtroppo, non sufficientemente presto. I giornalisti, gli stessi che aveva gestito lui poco prima, si erano riuniti nel giardino. Le telecamere erano puntate come cannoni verso la porta di ingresso e le domande venivano sparate come proiettili. Davanti agli assaltatori, in piedi al centro del portico in pietra, Drake Darnel sembrava disorientato. Ad Ajax non importava di Drake. Solo di Veda. Lei era in piedi accanto al padre con il mento sollevato, leale a lui fino in fondo. Ajax aprì la portiera della macchina. «Vado a salvare la mia ragazza.» «Tutta questa storia deve finire adesso» replicò Hux. «Tutta.» Insieme, padre e figlio avanzarono facendosi strada tra la folla di giornalisti. Ajax era pronto a dir loro di retrocedere e tornarsene a casa. Hux, però, fece qualcosa di assolutamente straordinario. Una cosa che fece dubitare ad Ajax dei suoi occhi e delle sue orecchie. Hux salì rapido i gradini del portico. Nel momento in cui giunse accanto al suo

vecchio nemico, l'espressione di Drake si fece ancora più sconcertata e Veda sbarrò gli occhi, sbalordita. Hux si voltò per affrontare i reporter. Il fuoco di fila di domande si calmò, e lui fece un respiro profondo mentre Drake e Veda lo fissavano a bocca aperta. «La mia famiglia vi ha parlato poco fa» dichiarò Hux. «Sapete tutti i risultati di quei ridicoli test. Come ben sapete, stamattina Paul Booshang, un ex impiegato, ha coinvolto Drake Darnel nelle stesse attività illegali.» «Signor Darnel!» gridò un giornalista. «Signore, che rapporto ha con Paul Booshang?» «La Commissione statale sul gioco d'azzardo l'ha contattata riguardo questa faccenda?» domandò un altro. Drake fece un o avanti. «La scuderia di famiglia... io non ho mai... non avrei... mai...» Hux si avvicinò a Drake. «Siamo onesti. Questa scuderia è tra le migliori e più rinomate dello stato» affermò Hux. «Del paese.» La sua voce assunse un tono solenne. «Le nostre famiglie si conoscono da molti anni. Mi piacerebbe dichiarare ufficialmente che sono al fianco dei miei vicini nella lotta contro queste accuse senza fondamento.» Ajax stava guardando Veda, che guardava Hux. Sembrava una bambina che assaggiava il gelato per la prima volta: ci fu un attimo di sorpresa seguito subito dopo da un evidente piacere. Hux proseguì. «Il signor Darnel è tornato dall'ospedale poco fa. Sono sicuro che sarete tutti d'accordo nel riconoscere che sia il caso di andar via e rispettare la sua privacy in questo momento.» Rivolse a Drake un sorriso eloquente. «È ora che ci lasciamo il ato alle spalle.» A proposito di fare la cosa giusta. Mentre i giornalisti e i cameraman andavano verso le loro vetture, Ajax salì i gradini del portico. Non sapeva cosa avrebbe detto a Hux, figuriamoci a Drake. Quella mattina sarebbe senz'altro ata alla storia. Tuttavia più di ogni altra cosa doveva parlare con Veda.

Gli serviva un'altra opportunità. Hux allungò il braccio per accogliere il figlio mentre lui saliva i gradini. «Drake, non so se hai avuto il piacere di conoscere mio figlio.» Mentre l'altro uomo strizzava gli occhi, lui trattenne il respiro. Drake sapeva che Ajax frequentava Veda. Per il modo in cui Drake vedeva le cose, poteva pensare che gli stesse portando via sua figlia, proprio come Hux aveva portato via la donna che Drake aveva amato tanti anni prima. Invece Drake gli concesse un sorriso sincero e allungò la mano. «Piacere di conoscerti... Ajax, giusto?» Ajax sentì le ginocchia cedere. Forse stava sognando. Tuttavia quando Drake non solo continuò a sorridere ma lo fece con maggiore convinzione, Ajax accettò il fatto che i miracoli possono capitare. Fantastica notizia, visto che poteva subito tentarne un altro. Ci fu un breve scambio sull'incontro della mattinata e su come Hux avesse gestito i giornalisti, dopodiché Drake li invitò tutti dentro a bere qualcosa di fresco. Ajax si era sentito lo sguardo di Veda addosso per tutto il tempo. Forse quella scena aveva cambiato l'opinione che aveva di lui? Che fosse pronto o no, era ora di scoprirlo. «Una bibita fresca sarebbe perfetta» disse a Drake prima di concentrarsi su Veda. «Prima, però, vorrei parlare con sua figlia, se le sta bene.» Dopo un attimo di imbarazzo in cui Drake e Veda si scambiarono uno sguardo, l'uomo andò verso la porta principale e si girò per dire: «Huxley, entriamo?». Appena Ajax e Veda rimasero soli, lui abbozzò un sorriso che diceva: bene, eccoci qui mentre lei, più bella che mai, si spostava i capelli dietro l'orecchio e lo scrutava negli occhi. «Apprezzo che tu e Hux siate venuti qui oggi» gli disse. «Eravamo totalmente impreparati per i giornalisti.» «Avevano appena finito con noi quando abbiamo sentito che stavano per venire

qui.» Lei inclinò la testa. «Dunque, congratulazioni per i risultati del test.» «Già. È stata una brutta esperienza e non senza conseguenze.» «Avete perso altri clienti?» «Uno, tuttavia abbiamo avuto anche molto sostegno.» Lei annuì. «Avanti tutta, allora.» «Questo mi porta a dirti un'altra novità. Ricordi che volevo che Hux considerasse l'opzione di entrare in società con me? Stavo rimandando la discussione a dopo che questa faccenda fosse finita, invece papà mi ha anticipato. Appena dopo l'incontro, stamattina, mi ha presentato un documento... cinquanta e cinquanta.» «Ma non sei riuscito a trovare una penna nell'immediato.» Una settimana prima, sarebbe stato un ottimo affare. Eppure, aveva riconsegnato il contratto senza firma. Almeno per ora. Veda lanciò un'occhiata verso la porta principale, così lui anticipò le parole che stava per dire. Avrebbe proposto di raggiungere i loro genitori o, con più probabilità, di lasciare che i due uomini parlassero da soli. Nessuna delle due opzioni andava bene. Lui voleva are più tempo da solo con lei. In qualche modo aveva bisogno di mettere le cose a posto. Parlò di nuovo prima che lo fe lei. «Tuo padre ha avuto il via libera dal dottore?» Lei annuì. «In realtà io e papà abbiamo avuto un confronto stamattina» gli rivelò. «Una vera conversazione come non ricordo di averne mai intrattenute con lui.» «Che grande cosa. Pare che sia una giornata di progressi.» «Be', è un inizio.» Gli concesse un sorriso. «Un buon inizio, per me.»

Ci fu un altro silenzio carico di tensione in cui Ajax credette di aver visto un luccichio negli occhi di lei... una scintilla che faceva intendere: Dimmi la cosa giusta e forse capirò dove vuoi andare a parare. Non aveva niente da perdere e quasi tutto da guadagnare. Per prima cosa si sarebbe tolto la parte più difficile. «Fallon se ne è andata. Mi ha confessato che le è dispiaciuto aver causato problemi tra me e te.» Veda si limitò a incrociare le braccia, non diede risposte. Neanche una parola. «Volevo dirti che anni fa io e lei abbiamo ato una notte insieme. Solo una» ammise. «Lo so.» «Lo sai?» «Me l'ha detto Lanie.» «E lei come lo...?» «Griff.» «Alla faccia dei segreti tra fratelli.» «Oh, Ajax, sono sicura che non è l'unico a saperlo.» Ajax tornò al nocciolo della questione. «Adesso Fallon è un'amica» affermò. «E basta. Amica. Punto.» Veda mantenne un'espressione neutra, però lui continuò con decisione. Gli sembrava di essere a corto di tempo. Doveva agire, attrarla a sé e farle vedere come ci si sentiva. «Veda, voglio rivederti.» Lei contrasse la mascella, poi scosse la testa. No? «I nostri genitori hanno messo da parte le divergenze» affermò lui. «Noi non possiamo provare a fare lo stesso?» «Sono contenta che tutti parlano con tutti. Papà e Hux. Io e mio padre. Tu e il tuo.»

Lui si avvicinò abbastanza da sentire il suo calore e da farle sentire il proprio. «A me interessa molto più di noi due» le confessò. Lei scosse di nuovo la testa. «È solo che... Ci tengo molto a questa cosa» proseguì. «A noi.» «So che è dura quando sei così abituato a vincere.» Ogni muscolo del suo corpo si irrigidì. Non aveva mai conosciuto una donna come lei. E poi, come se volesse dimostrare che lui aveva torto, si mise a braccia conserte e gli fece una concessione. «Credo a quello che mi hai detto su Fallon Kelly» affermò. Lui si illuminò. «Davvero? Perché è la verità. Veda, non ti farei mai un torto del genere.» Sembrava che lei stesse raccogliendo i propri pensieri prima di avvicinarsi alla balaustra. Quando la raggiunse, lei stava fissando l'orizzonte come se stesse cercando di vedere il futuro. O forse il ato. «Non sono una grande ammiratrice degli allevatori» gli disse. «Soprattutto di quelli che cercano di indorare la pillola.» «Questo lo avevo capito.» «Vuoi sapere quale è la ragione? Il motivo più sincero, profondo e più terrificante?» Mentre lo guardava in faccia, lui scrutò la sua espressione e annuì. «Sì.» «Sai che mia madre è morta in un incidente stradale» cominciò. «È quello che si diceva ai tempi.» «Io ero sul sedile posteriore.» «Oh, cielo, Veda... ti sei ferita da qualche parte?»

«Neanche un graffio.» Fece un sorriso sardonico. «Non è pazzesco?» Adesso più che mai lui voleva in qualche modo rassicurarla. Tuttavia l'unico modo per farlo era sedersi e ascoltarla. «Dopo che la mamma ha lasciato papà, ha incominciato a frequentare un uomo. Un cowboy con la parlantina. O almeno la sfoderava con mia madre. Papà non si manteneva in contatto con noi, però ci mandava i soldi. Molti. Quel cowboy era dolcissimo, tanto da convincere la mamma a pagare tutte le bollette, compresi i suoi debiti di gioco.» Ajax rabbrividì. Sapeva dei problemi che Veda aveva avuto con il padre e con la dislessia. Però questa storia aveva tutte le premesse per essere peggiore. «A volte stavo da sola con lui. Era gentile, finché non cominciò a bere. Scoprì che non riuscivo a leggere bene, e iniziò a umiliarmi. Se la cavava dicendo che scherzava, chiamandomi Dumbo e sventolando le mani ai lati della testa.» Ajax ora era fuori di sé. Quel bastardo era ancora vivo? Voleva tanto rintracciarlo e dargli una bella lezione. Fargli vedere cosa comportava prendersela con qualcuno della sua stazza. «La sera dell'incidente» proseguì Veda, «stava bevendo da una fiaschetta con incise due corna di toro. La mamma era alla guida. Lui voleva andare a Las Vegas, così erano diretti lì. Davanti a lei non era mai stato cattivo prima di allora. Era sempre stato dolce, anche quando lei lo accusava di avere un'altra donna. È solo la tua immaginazione, tesoro. Non ti farei mai una cosa del genere. Tuttavia una volta mi disse che la mamma era solo l'ultima di una serie.» Ajax si sentì morire. Il nesso era evidente. Lui, però non era come quel cowboy. Non era affatto quel tipo d'uomo. Infilò le mani in tasca. «Non hai mai raccontato a tua mamma come si comportava con te?» «Avrei voluto, ma non volevo toglierle la felicità. Era innamoratissima di quel tizio.» Proprio del tizio sbagliato.

Veda continuò il racconto. «Quella sera eravamo in macchina e lui cominciò a commentare i miei voti. Dovevo impegnarmi di più, diceva. Migliorare. Poi mi chiamò Dumbo, all'inizio piano, poi sempre più forte. Sempre più cattivo.» Veda aveva le mani intrecciate talmente forte che le nocche le erano diventate bianche. «Non volevo piangere» affermò. «Volevo dirgli di stare zitto. Che non era affatto migliore di me. Ma ero impietrita... non riuscivo a proferire parola. La mamma, però, reagì. Gli disse di smetterla oppure di andarsene.» Ajax si sentì rivoltare lo stomaco. C'erano davvero degli idioti al mondo. Uomini che si divertivano a ferire le donne e i bambini. Dei veri pezzenti che avevano zero rispetto per sé e per gli altri. «Io ero sul sedile posteriore» disse Veda. «L'unica cosa che riuscivo a emettere erano singhiozzi strozzati. Poi... ricordo solo le corna di toro sulla fiaschetta e il semaforo.» Ajax aveva sentito abbastanza. Attirò Veda a sé e la strinse finché non finì di tremare. «Il punto è» proseguì lei, «che quando vivevamo qui, io mi incolpavo del fatto che la mamma fosse infelice per gran parte del tempo. Lei voleva mantenere unita la famiglia. Era rimasta per me. Ovviamente mi sono assunta la colpa dell'incidente. Della sua morte. Si era distratta per cercare di proteggere la stupida bambina incapace di parlare, che non aveva mai imparato a difendersi da sola.» Ajax riuscì a sfoderare un sorriso amaro. «Però, ora sai farti valere.» Lei si raddrizzò. «So chi sono. Anche se a volte è dura, so ciò di cui ho bisogno per sentirmi bene e non posso permettermi di tornare più indietro.» Posandogli una mano sulla guancia, lo guardò negli occhi e gli disse: «Neanche per te, Ajax».

15

Da quel pomeriggio di due settimane prima, quando lei e Ajax Rawson si erano detti addio per sempre, Veda aveva avuto un crollo. Era stata con l'uomo sbagliato e si era innamorata. Ora ne stava pagando il prezzo. Quel giorno, dopo aver salutato un nuovo cliente sulla soglia del suo appartamento nel Jersey prese una decisione. Aveva bisogno di riacquistare il controllo di sé e, per quanto fosse nervosa al riguardo, pensava di sapere come fare. Era ora di mettersi al lavoro, parlare con qualcuno e recuperare quell'ultimo briciolo di forza. Aprì il portatile e il blog della Best Life Now. Negli anni, aveva parlato delle tante sfide della vita: famiglia, salute, istruzione e, ovviamente, relazioni con gli altri. Tuttavia il post di quella mattina sarebbe stato più profondo e, magari, di maggiore aiuto. Veda sotto il titolo: Il miglior consiglio di una life coach, scrisse.

È quello il modo giusto per costruire un rapporto di fiducia e ottenere buoni risultati. Però non sono stata del tutto sincera. Sapete, ho un segreto. E finalmente sono pronta a condividerlo. Ho un problema ad associare lettere e suoni. Le lettere si mischiano e si confondono. A scuola facevo fatica a leggere. E ogni volta che mi stressavo, rimanevo ammutolita. Pensate a un opossum che fa finta di essere morto. Una volta avuta la diagnosi di dislessia, le cose sono migliorate. Avevo una parola e una ragione che spiegavano le mie lotte quotidiane e strumenti che mi avrebbero aiutato ad affrontarle. Dopo un duro lavoro, sono uscita da quel tunnel. Ora cerco di aiutare gli altri a uscire dal loro. E indovinate un po'? Alcuni miei clienti alla Best Life Now sono dislessici come me. E qui è l'inghippo. Non l'ho confidato a nessuno di loro. Una parte di me era ancora imbarazzata. Si vergognava. E sì, ne era persino intimorita. Be', non sarà più così.

Allora qual è il miglior consiglio di una life coach? Quando senti che vorresti nasconderti o mollare, ricordati che nessuno è perfetto. Ognuno di noi è. Perciò alzati, riempi i polmoni d'aria e grida dai tetti. Se voglio essere libero, devo essere me stesso!

Ajax e il suo team stavano finendo il lavoro pomeridiano quando Hux arrivò. «Un'altra grande vittoria questa settimana» disse Hux, guardando la classifica di Someone's Prince Charming. «Ottimo lavoro, figliolo.» Dopo aver preso nota del foraggio necessario, Ajax posò la penna. «Le cose stanno tornando alla normalità.» Hux entrò nella stalla per controllare gli zoccoli di Prince. «Ho sentito Matt oggi» dichiarò ando la punta di un dito attorno a una coppa. «Paul Booshang finalmente ha confessato. A quanto pare, nel corso degli anni, aveva perso tutto con le scommesse. Ha ammesso che non riuscendo a distruggere il settore delle corse di cavalli, voleva almeno creare scompiglio tra alcuni tra i nomi migliori. Aveva un attrito personale con Darnel... per il modo in cui aveva trattato la sua famiglia... qualcosa che aveva a che vedere con una casa sull'albero.» Hux si raddrizzò. «A quanto pare una rete televisiva gli ha offerto una fortuna per la storia.» Ajax ricordò le riflessioni di Veda sulle corse. «Rimanere senza soldi... immagino quante persone abbiano fatto la sua stessa fine.» «Figliolo, non si possono aiutare persone così. Non hanno alcun controllo.» Era quello che aveva sempre pensato Ajax, eppure era proprio quello il punto, no? «Devi ammettere che il problema, almeno in parte, siamo noi.» «Noi non obblighiamo certo a fare affari con gli strozzini.» Ajax parafrasò Veda.

«Neanche uno spacciatore obbliga un tossico a fare uso di droga.» Hux stava controllando l'ultimo zoccolo. «Non è proprio la stessa cosa. Le corse di cavalli generano milioni di dollari per l'economia dello stato. È una tradizione.» Raggiungendo di nuovo Ajax, Hux introdusse un nuovo argomento mentre guardava le stalle. «Allora, socio, aggiornami sui tuoi nuovi piani.» Ajax aveva firmato quel contratto. Metà dei terreni e dei guadagni ora erano suoi. Un grande risultato, soprattutto sapendo che poteva contare sul rispetto di suo padre. Solo che... be', aveva pensato che sarebbe stato meglio di così. Che si sarebbe sentito soddisfatto. Completo. «Il nuovo camminatore ha quasi finito» disse afferrando il cappello e andando verso la porta. «Stamattina ho aggiunto al team un nuovo veterinario. Ha ottime credenziali e siamo sulla stessa lunghezza d'onda riguardo l'eccesso di medicinali.» Troppo spesso nel settore venivano dati ai cavalli medicinali potenti che permettevano loro di gareggiare nonostante eventuali lesioni. Hux si calcò il cappello in testa. «Bene. Bene. Vogliamo che le gare siano leali.» «E che i cavalli siano sani.» Hux sorrise ancora di più quando uscirono alla luce del sole. «Sono fortunatissimo ad avere un figlio che desidera portare avanti la tradizione di famiglia. Hai sempre avuto questa ione. Per natura.» Guardandosi attorno, Ajax sospirò. «Mi dedico a questo da tanto tempo.» «E ti dedicherai per molto altro tempo.» Aveva sempre avuto quello in mente e non aveva desiderato altro. Mentre ora... Aveva altre cose per la testa che riguardavano tutte una rossa dal carattere forte che aveva eretto un muro impossibile da abbattere. «C'è qualcosa che ti turba?» chiese Hux. «Magari qualcosa che ha a che fare con Veda Darnel?»

Ajax minimizzò. «Sto bene.» Hux annuì pensieroso. «Mmh, sai come si suol dire.» «No, come si suol dire?» «Il mare è pieno di pesci.» Ajax fece una smorfia. «Non considero Veda un pesce.» «Dico solo che evidentemente non è quella giusta. Comunque un giorno la troverai, ne sono certo. E quando accadrà, te ne renderai conto. E pure lei.» Hux salutò uno stalliere che stava andando verso la selleria, e Ajax tornò in ufficio con le parole di suo padre che gli risuonavano ancora nelle orecchie. Hux non sapeva di cosa avessero parlato lui e Veda quel giorno sul portico di Drake. Quella di Veda era una storia privata. Ajax non riusciva a smettere di pensare alle circostanze in cui era morta sua madre. Quel cowboy era stato un bastardo opportunista. Non c'era da stupirsi se Veda provava avversione per quel genere di uomini. Tuttavia Ajax si rassicurò di nuovo: lui non era affatto così. Non avrebbe mai trattato nessuno in quel modo. Mai. Eppure quelle frasi continuavano a vorticargli in testa. È solo la tua immaginazione, tesoro. Non ti farei mai una cosa del genere. Sì, aveva avuto parecchie donne in vita sua ma, come aveva spiegato a Veda, non si era mai lasciato con nessuna in malo modo. Fallon Kelly ne era un esempio. Tranne per il fatto che... Be', se doveva essere sincero al cento per cento, aveva troncato certe relazioni sul nascere proprio per quel motivo: per evitare una spiacevole rottura. Per dirla in un altro modo. Voleva godersi l'intimità di una donna bella e attraente senza dover rendere la relazione ufficiale.

Tuttavia con Veda, quel modo di pensare, di intendere le cose, non sembrava andare bene. Quando pensava a lei l'idea di impegnarsi non lo spaventava. In effetti non c'era un momento in cui non volesse stare con lei e solo con lei. Le cose erano cambiate. Lui era cambiato. Mentre Ajax raggiungeva il paddock principale, Chester arrivò da casa come faceva spesso in quel momento della giornata. Nel tentativo di schiarirsi le idee, Ajax esaminò un sauro che girava in tondo, scuotendo la criniera mentre un puledrino trottava con la coda in alto. Più in là, nel paddock successivo, due cavalli che non gareggiavano più pascolavano calciando di tanto in tanto lo zoccolo. Nel corso degli anni, ne aveva dati parecchi a buone famiglie che se ne prendevano cura. Scene del genere gli avevano riempito e plasmato la vita. Era cresciuto agognando il giorno successivo pieno di cose da fare in pista. Sin dalla tenera età, si era sempre svegliato con le galline per iniziare la giornata. I cavalli di cui si occupava avevano cibo e allenamenti adeguati e le cure dei migliori stallieri, fantini e veterinari. Amava i cavalli. Li trattava come re. Comunque a volte si provocavano ferite, anche fatali. Più di una volta aveva guardato, affranto, uno dei suoi amati animali spegnersi. Le statistiche più recenti rivelavano che più di cinquanta cavalli erano morti o erano stati soppressi negli ippodromi dello stato di New York solo quell'anno. Lui era stato uno dei tanti con i paraocchi ad aver sostenuto che quei numeri fossero fisiologici. In realtà cosa significava esattamente? Per i proprietari... per i cavalli... Da che parte stava lui? Quando Chester cominciò a scodinzolare, Ajax si rese conto che non erano soli. Susan stava venendo verso di lui con un piatto coperto in mano. Fiutava il profumo della torta da lì.

«L'ho appena sfornata» gli disse, togliendo il coperchio per svelare una bella fetta della sua torta preferita, quella di uva. «Sei un tesoro, lo sai, vero?» la ringraziò. Susan gli rivolse un gran sorriso mostrando anche le fossette, poi si girò a osservare i cavalli. «A volte ancora non credo di essermi rifatta una vita qui» gli confessò. «Questo è davvero il mio porto sicuro.» Anche Ajax aveva sempre pensato che quello fosse il suo porto sicuro. Che sarebbe sempre stato affezionato a quel luogo. Ultimamente, però, nel tentativo di tenerselo stretto, aveva avvertito una sorta di nodo in gola. Ormai non era più un bambino tuttavia non era ancora pronto a lasciare le redini. Poteva trovare altro fuori che potesse fare al caso suo? «Devi essere contento di esserti gettato alle spalle tutta la faccenda del doping» osservò Susan chinandosi per accarezzare Chester mentre l'animale batteva la coda per terra. «E sono sollevata che la faida tra Hux e Drake Darnel finalmente si sia conclusa» aggiunse. «Questo dimostra che le divergenze si possono appianare anche quando pensiamo che non ci siano speranze.» Gli lanciò un'occhiata. «Sono certa che Veda sia d'accordo con me. Sembra una ragazza adorabile.» «Lo è davvero. Ed è intelligente.» Fece una pausa, poi aggiunse: «E forte». «Certo» replicò Susan guardando di nuovo verso il paddock. «Là fuori ce n'è di diamanti. Tuttavia, mio marito... be', lui era un pezzo di carbone.» Ajax rammentò che la madre di Veda era rimasta con Drake per il bene della famiglia. Susan, però, non aveva avuto figli con l'ex marito. Perché era rimasta con lui così a lungo? Sperava non se la sarebbe presa se glielo avesse chiesto. «Perché non lo hai lasciato prima?» «Mi sono sposata giovane. Credevo in quelle promesse... ho pensato di dover rimanere. Tuttavia a lungo andare gli abusi mi hanno logorata a tal punto da non riuscire a ragionare con lucidità. Hux mi ha aiutato a farmi tornare in me. Grazie al suo amore sono una persona diversa. O forse non così diversa ma... credo che

la parola giusta sia autentica. Lui è così adorabile. E intelligente. E forte.» Ajax sorrise. Adorabile. Intelligente. Forte. Quelle parole erano un legame tra l'amore che Susan provava per Hux e quello che lui pensava di Veda. E se Hux aveva aiutato Susan, anche lei aveva fatto altrettanto per lui. Forse di più. Cosa sarebbe successo a Hux e alla loro famiglia se non fosse arrivata Susan? Ajax voleva credere che il padre sarebbe uscito comunque da quella nebbia fitta e scura da solo. Però... E se lui si fosse innamorato, sposato e avesse avuto figli e fosse successo qualcosa a sua moglie... se fosse morta... Come avrebbe affrontato la cosa? Se la sarebbe cavata o si sarebbe arreso? Dopo che Susan se ne andò con Chester che saltellava davanti a lei, Ajax portò la torta in ufficio. Seduto dietro la scrivania e con il portatile aperto, rimuginò sulle parole di Susan. Lo aveva aiutato a definire quello che faticava a spiegarsi da settimane. Doveva ricontattare Veda perché non potevano più girare attorno alla verità. Poco prima Hux gli aveva dato un consiglio saggio sul fatto che una persona capisce quando trova la persona giusta. Ajax lo sapeva. Doveva solo sperare che anche Veda lo avesse capito. Tuttavia non aveva idea di cosa dirle. Cosa poteva fare per convincerla? Mise da parte la torta per cercare la Best Life Now. Apparve il link al sito di Veda. Controllò tutte le pagine per poi finire sul blog. L'ultimo post lo inchiodò allo schermo. Riusciva sentirla parlare con lui, a dargli consigli. Se voglio essere libero, devo essere me stesso.

Ajax ripensò a quelle parole il fine settimana successivo in pista. Someone's Prince Charming era avanti di due lunghezze quando inciampò e cadde. Il veterinario che lo esaminò gli riferì che si era procurato gravi fratture a entrambe le caviglie anteriori. Il fantino, che aveva riportato gravi ferite, fu portato via su una barella. Quando fu dato l'ordine di sopprimere il cavallo, Ajax era lì, inginocchiato al fianco del suo amico. Durante il tragitto in macchina verso casa gli bruciavano talmente tanto il petto e gli occhi che dovette accostare. Una bottiglia di scotch gli tenne compagnia per tutta la notte. La mattina aveva preso una decisione. Al diavolo tutti quelli che non erano d'accordo.

16

Veda lo aveva sentito per la prima volta da suo padre. La settimana precedente quando avevano parlato su FaceTime, Drake aveva menzionato la grande novità sui Rawson. Veda era scoppiata a ridere e gli aveva detto che si sbagliava di sicuro. Suo padre, però aveva insistito. Un maniscalco che lavorava per lui gli aveva confermato il pettegolezzo proprio quel giorno. Ajax Rawson non era più socio della scuderia di famiglia. Nessuno sapeva di preciso quali progetti avesse in serbo, anche se si vociferava che fosse ancora nella proprietà a sistemare le cose. Veda non parlava con Ajax da quel giorno sul portico del padre due mesi prima, quando si era confidata sul ato e aveva reso la sua posizione chiarissima. Era sopravvissuta a rotture dolorose. Ora che stava bene non sarebbe tornata indietro, sarebbe andata solo avanti. Ajax le era sembrato deluso, tuttavia aveva accettato la decisione ed era andato avanti per la sua strada. Quella rottura l'aveva depressa. Tuttavia confessarsi sul blog l'aveva aiutata a ricostruire l'autostima, così come condividere con i clienti la sua esperienza personale con la dislessia. Con il tempo l'amore per Ajax sarebbe svanito. Purtroppo non pensava che sarebbe accaduto presto. Prima di chiudere la chiamata, Drake le aveva proposto di andare a trovarlo di nuovo. Che ne dici di questo fine settimana? Lei aveva sorriso e gli aveva detto che era una buona idea. Le sembrava strano non vedere l'ora di are del tempo con il padre. Persino più strano che pensare di are davanti alla proprietà dei Rawson sapendo che Ajax era là. Adesso, mentre viaggiava sull'Interstatale e si avvicinava alla strada che portava dai Rawson, Veda ripeté al suo cuore di smettere di battere così forte. Tuttavia i

ricordi della sera in cui la macchina aveva sbandato tornarono. Ajax che correva sotto la pioggia per salvarla le sembrava ancora un evento da sogno. Aveva le mani sudate quando apparve il cartello che indicava la proprietà dei Rawson grande quanto un cartellone pubblicitario. Le cose tra lei e Ajax sarebbero state diverse se non fosse successo lo scandalo sul doping? Certo che sì. Realisticamente non sarebbero arrivati a quel punto. Ognuno dei due aveva la propria vita. Veda schiacciò l'acceleratore e si sforzò di guardare dritto davanti a sé. Sarebbe andata a trovare suo padre. Una volta arrivata, Drake l'avrebbe accolta con un sorriso e forse persino con un abbraccio. Andando in cucina, lui si sarebbe fatto il tè mentre lei avrebbe bevuto un bicchiere di vino. Poi si sarebbero avventurati fuori nello stesso punto in cui lei e Ajax si erano rilassati dopo che l'aveva accompagnata a casa dall'ospedale. Da lì riusciva a vedere la casa sull'albero. Veda schiacciò il freno e riprese fiato non appena apparve un nuovo cartello stradale. Benvenuti a Giddy Up SafeHaven. Le lettere erano multicolori, come quelle del suo vecchio libro del compleanno. Il disegno di un cavallo sorridente con le zampe anteriori incrociate la fece ridere. Poi notò qualcos'altro in un angolo. Un secchio azzurro con dentro un cane. Era piccolo e peloso con macchie color albicocca sul muso. Il suono di un clacson la fece saltare sul sedile. Un furgoncino con il pianale sterzò per evitarla, e lei deviò verso il margine della strada di accesso. Il cuore le batteva all'impazzata contro le costole. I Rawson possedevano centinaia di acri, compresa quella collina. Ajax sapeva che lei sognava di avere una fattoria in cui gli animali non dovevano lavorare, figliare o morire. Una sorta di rifugio. Un porto sicuro. Quel cucciolo – il piccolo Gus nel secchio – era il filo che collegava tutti gli indizi. Ajax aveva creato Giddy Up SafeHaven e lo aveva fatto pensando a lei. Fremendo per l'entusiasmo, svoltò nella stradina di accesso e salì sulla collina. In cima le apparve una casetta in legno appena pitturata, una recinzione, un grande fienile e...

All'improvviso tutto quel fermento cominciò a esplodere e a evaporare perché oltre a essere un magnifico esemplare di uomo, Veda sapeva la verità. Ajax era esperto anche nell'arte della seduzione. Lanie aveva detto che andava a caccia di donne. Ed era certamente quello che era successo nel loro caso. Allora cosa stava succedendo? Mentre frenava, Veda notò del movimento. Tre cavalli: uno grigio, uno fulvo pezzato e uno color crema stavano trottando verso un recinto. Ajax aveva in mano due secchi, presumibilmente pieni di foraggio. Tuttavia sotto la tesa ampia del suo cappello nero, aveva lo sguardo completamente catturato da lei, che si stava avvicinando. Un desiderio ardente e quasi disperato travolse Veda in un istante. Con la camicia bianca le spalle di Ajax sembravano ancora più ampie. La parte di collo che sbucava dal colletto sbottonato era più abbronzata. Il peso dei secchi metteva sotto sforzo gli avambracci muscolosi. In quel momento riusciva a immaginarselo dire con la sua voce melodiosa quanto fosse bella, quanto profumasse, quanto gli fosse mancata e... Aveva messo in giro la voce che aveva abbandonato l'azienda di famiglia, la carriera. Era vero? Un paio di cavalli e una vecchia casetta in legno non avrebbero catturato la sua attenzione. Detto ciò, era quasi lusingata che si fosse preso la briga di allestire qualcosa di così elaborato. Lui posò i secchi e si diresse verso di lei. Veda si morse il labbro per evitare il tormento che la stava assalendo da capo a piedi. Lui credeva di poterla ammaliare, prendere in giro con un sogno che aveva tanto a cuore? Irrigidendo la mascella, aprì la portiera dell'auto. Mi spiace, cowboy. Ritenta.

Ajax appoggiò a terra i secchi e si diresse verso la vettura della Best Life Now. Il cuore quasi gli scoppiò in petto. Veda doveva aver notato il cartello della Giddy Up nel tragitto verso la casa di suo padre. Il fatto che si fosse palesata lì di punto in bianco diede al suo progetto uno speciale sigillo di approvazione. Sapeva che sua madre da lassù stava sorridendo, facendo il tifo per lui. Proprio come aveva fatto Hux quando gli aveva spiegato perché doveva voltare pagina. Adorava la vita che aveva condotto finora. Avrebbe sempre avuto bei ricordi della scuderia dall'infanzia all'età adulta. Tuttavia ora più che mai sapeva di aver fatto la scelta giusta. E quando Veda scese dalla macchina e i loro sguardi si incrociarono, si sentì così bene che le corse incontro. Avvicinandosi, osservò i capelli scompigliati dalla brezza. Il prendisole aderiva al suo corpo perfetto esaltandone le forme. Gli occhi le brillavano alla luce del sole e le bellissime labbra che non vedeva l'ora di assaporare di nuovo erano... Rivolte verso il basso? Ajax si fermò. Veda aveva trovato la strada per arrivare lì però non era felice? Di certo lui non avrebbe potuto farci niente. Non questa volta. Forse aveva discusso con Drake. Forse aveva cattive notizie sul suo lavoro. In ogni caso, se stava cercando una spalla su cui piangere, due braccia che l'avrebbero consolata, era venuta nel posto giusto. Quando la raggiunse, le cinse la vita, la sollevò attirandola a sé e la fece girare. Naturalmente era rigida perché l'aveva colta alla sprovvista. Dopodiché smise di farla piroettare e la fece atterrare su di sé. Non appena la bocca di lei fu abbastanza vicina, la baciò come aveva sognato di fare ogni minuto di ogni giorno da quando l'aveva lasciata andare. Era tornata.

Di sicuro era lì per rimanerci. Ajax la baciò tenendole le mani dietro la testa e mettendola a proprio agio appoggiata a sé. Sentendo i suoi piedi che si agitavano in aria, la strinse più forte mentre ogni parte del corpo si irrigidiva e chiedeva di più. Veda gli stava stringendo come poteva le spalle affondando le dita nella camicia. Durante le settimane in cui aveva lavorato lì, Ajax si era perso tutti i giorni a fantasticare sul loro incontro... su quanto sarebbe stato bollente e gioioso. Tuttavia quel momento non era solo fisico. Il loro legame era vero, profondo e le sfide che il futuro avrebbe riservato a entrambi le avrebbero superate insieme. Ne era certo fino in fondo. Poi... Qualcosa cambiò. Non sembrava che Veda gli stesse stringendo la camicia, bensì che stesse cercando di allontanarlo. E se un secondo prima era certo che avrebbe ricambiato il bacio, ora lei aveva la bocca chiusa e lo respingeva. Ritraendosi, la guardò negli occhi. Erano lucidi per l'emozione. Un'emozione che non avrebbe definito amore. «Fammi scendere!» Lo spinse di nuovo. «Che cosa fai? Sei matto?» Gli ci volle un altro secondo per comprendere le parole. Dopo averla appoggiata a terra, cercò di capire come mai aveva interpretato male le sue intenzioni. «Io scendo dalla macchina e mi salti addosso» gli stava dicendo. «Tu hai qualche problema, te ne rendi conto, vero?» Lui batté le palpebre un po' di volte e si grattò la fronte. «Immaginavo che fossi qui per vedermi.» «Ero curiosa» ammise lei sistemandosi il vestito che era tutto storto dopo quel fantastico bacio a mezz'aria. Ajax aveva ancora la bocca in fiamme e desiderava baciarla. Tuttavia doveva

rimanere concentrato e riavvolgere il nastro. «Okay.» Alzando entrambe le mani, fece un respiro profondo. «Che succede?» «Stavo ando di qui» gli spiegò. «E ho visto il cartello. Avevo sentito certe chiacchiere.» «Che avevo lasciato l'attività di famiglia. Corretto.» Lei spalancò gli occhi. «L'hai fatto davvero?» «Ho deciso che dovevo fare qualcosa di diverso. Un'attività che mi avrebbe permesso di circondarmi di cavalli, ma...» Si interruppe perché le cose avevano preso la piega sbagliata. Perché era così arrabbiata? Che cosa aveva fatto di male quella volta? Lanciò uno sguardo verso il nuovo recinto che aveva costruito, poi al tetto della casetta che aveva quasi finito di riparare. Il vecchio fienile era abbastanza grande da accogliere venti ex cavalli da corsa. Anche Veda si stava guardando attorno come se si aspettasse che qualcuno le avrebbe teso un'imboscata o che una roccia le sarebbe caduta in testa. «Hai lavorato un sacco a questo progetto» gli disse alla fine ricordando le foto che lui le aveva mostrato sul cellulare. «Già.» Storse la bocca e si sentì pizzicare gli occhi. «Vero.» Lei incrociò le braccia. «Comunque se tutto questo è per me, be', non ti saresti dovuto disturbare.» Lui la guardò perché... wow. Solo. Wow. «Se proprio vuoi saperlo, non è solo per te» dichiarò con un groppo in gola. «Era per noi. Sei stata tu a dirmi di inseguire ciò che conta di più. Ho pensato di poter rendere felici entrambi. In effetti, quando mi sono deciso a farlo, mi sono sentito

talmente bene che ho pensato che saresti rimasta sbalordita.» Lei esitò. «Credevi davvero che mi sarei fidata di te?» «Esatto.» Le si avvicinò di nuovo. «Perché se questa cosa funzionerà, e so che può funzionare, dobbiamo fidarci l'uno dell'altra. Cavolo, è sulla fiducia che si basa l'amore!» Contrasse la mandibola e si rimangiò quello che le aveva detto. Ovviamente lei non era pronta a questo. Lo sarebbe mai stata? andosi una mano tra i capelli, borbottò. «Ora è meglio che stia zitto...» «No» affermò lei. Poi storse i lati della bocca. Non era proprio un sorriso però neanche un cipiglio vero e proprio. Ajax cercò di respingere le emozioni, d'altra parte non poteva frenare i sentimenti che provava per lei. Ora, in quell'istante, doveva confessarle tutto. «Mi sono iscritto all'università. Laurea in biologia animale. La scuola di veterinaria sono almeno altri quattro anni, quindi magari non...» «Magari sì.» Gli si avvicinò. «È fantastico. È sempre stato il tuo sogno.» Ajax ricordava il giorno in cui Someone's Prince Charming era caduto. Non era stato in grado di salvarlo. Tuttavia poco dopo aveva preso la sua decisione. «E ho accettato qualche consiglio dal tuo blog» aggiunse. Lei spalancò gli occhi. «Hai letto il mio blog?» «Ho fatto molto di più.» Si lasciò andare del tutto. «Veda, mi sono innamorato di te. Però c'è dell'altro.» Le strinse le braccia. «So che voglio trascorrere il resto dei miei giorni con te.» Quando le tremarono le labbra per il sorriso e i suoi occhi si riempirono con quelle che lui sperava fossero lacrime di felicità, le cinse la vita e la attirò ancora a sé. «Ho portato qui i cavalli ritirati dalle corse» ammise lanciando un'occhiata al terzetto. «Ne porterò degli altri. E c'è moltissimo spazio per maiali domestici, pecore e un cagnolino peloso che chiameremo Gus.»

Lei era senza parole. Tuttavia stava per piangere e le labbra senz'altro lo stavano richiamando a sé. Così si chinò verso di lei, la strinse forte e pronunciò l'ultima parte del discorso. «Ecco chi sono» le disse guardandola negli occhi. «E soprattutto ecco chi voglio essere. Con te ogni santo giorno per tutto il resto della mia vita.» Questa volta quando si baciarono, Ajax avvertì un senso di sicurezza dentro di sé. Qualcosa che lo colmava riaffermando ciò che già sapeva. Aveva fatto la scelta giusta. Veda sarebbe stata per sempre il suo amore. Veda era quella giusta. Quando smise di baciarla, lei aveva gli occhi carichi delle stesse emozioni meravigliose che stava provando lui. «Veda» le confidò. «Tu sei la cosa migliore che mi sia capitata.» «Dici davvero? La migliore?» Sembrava troppo emozionata per dire altro. Poi esalò un respiro e gli chiese quasi sussurrando: «Ajax?». Lui sorrise. «Sì, Veda.» «Anch'io ti amo. Sono quasi certa di amarti sin dall'inizio.» A quel punto lui la baciò di nuovo, poi la sollevò in alto provando, se possibile, un amore ancora più profondo. Era consapevole che ce l'avevano fatta. Avrebbero trascorso insieme la vita migliore possibile. E lo avrebbero fatto per sempre.