Un Divorzio Messicano 4r6q4i

Un divorzio messicano Ed Teja Traduzione di Maria Antonietta Ricagno

“Un divorzio messicano” Autore Ed Teja Copyright © 2020 Ed Teja Tutti i diritti riservati Distribuito da Babelcube, Inc. www.babelcube.com Traduzione di Maria Antonietta Ricagno Progetto di copertina © 2020 Ed Teja “Babelcube Books” e “Babelcube” sono marchi registrati Babelcube Inc.

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UN DIVORZIO MESSICANO

FINE

UN DIVORZIO MESSICANO

Ed Teja

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"A volte penso tu esageri, con tutte queste preoccupazioni sulla sicurezza, Bart" disse Lisa Titus a suo marito mentre facevano colazione seduti nel cortile che dava sulla piscina. Lisa aveva insistito per fare colazione dove potesse godersi il sole della California. Lui scrollò le spalle. "Sono un uomo in vista," rispose. "La gente mi nota. Sa che siamo benestanti. E alcuni sono invidiosi di ciò che possediamo. È logico stare attenti. È semplicemente questo che faccio, stare attento." Lei sorrise. "Non sarebbe più economico e molto più divertente assumere delle guardie del corpo? Ne ho viste di davvero prestanti in televisione." "I dipendenti sono una spina nel fianco," rispose lui. "Preferisco un impianto che non ti pianta in asso proprio quando più ne hai bisogno. E poi, è già installato. Quindi, leggi bene la brochure, perché è importante che tu sappia come usarlo. E falla leggere anche a Helen." "La cameriera? Perché vuoi che la cameriera sappia come funziona l'impianto di sicurezza?" "Il nostro impianto di sicurezza. Se Helen non capisce come funziona, potrebbe inavvertitamente disattivarlo quando invece noi vogliamo che sia inserito, oppure andare nel panico se si disattiva. E poi, potrebbe tornare utile se sa quanto funziona bene. Tutti quelli che conosce sapranno che abbiamo un impianto di sicurezza modernissimo. Potrebbe fare da deterrente evitando che ci derubino."

"Buona idea, Bart", risposte Lisa. Poi, scoppiò a ridere. "Già mi immagino tutti i camerieri delle case del nostro isolato che si incontrano per prendere un caffè e compilare regolari rapporti al sindacati dei ladri e dei rapinatori." "Sembra sciocco, lo so, ma il aparola è utile. Vengono a sapere di un impianto come questo e rapinano qualcun altro, magari qualche famiglia meno accorta." "Naturalmente, ma scoprire che abbiamo investito in un impianto simile potrebbe anche rivelargli che possediamo qualcosa che vale la pena di rubare." Lui la guardò. "Lisa, questo possono capirlo da soli semplicemente guardando la casa dalla strada." Le diede un bacio frettoloso sulla guancia. "Studia la brochure. Ora, che ti piaccia o no, fa parte della casa. Devo andare in ufficio. Non so a che ora tornerò a casa." E se ne andò. Forse perché non sai se riuscirai a portarti a letto una delle tue sexy tirocinanti, pensò lei. Annoiata, appena terminata la colazione, Lisa cominciò a sfogliare la brochure patinata. Questa cosa è sufficientemente sicura per la sede della NATO, pensò mentre leggeva l'elenco delle funzionalità, molte delle quali erano semplicemente sciocchezze di tipo tecnico. Come potevano pensare che la gente imparasse qualcosa leggendole? Cosa diavolo pensavano che ci si potesse fare con qualcosa chiamato deterrente sonoro? Si immaginò l’impianto che urlava "No! Rimettilo a posto, rapinatore cattivo!" Scosse la testa e si versò una tazza di caffè. "Signora Titus, c'è un uomo alla porta che dice che ha bisogno di vederla per una questione personale." Liz Titus sollevò lo sguardo dal suo caffè. "Quest'uomo ha un nome, Helen?" Helen si strinse nelle spalle e le porse una busta. "Non me l'ha detto. Dice che può darle un buon motivo per vederlo." Curiosa, aprì la busta e vide una ricevuta pinzata all'esterno. C'era scritto "Hotel Caribe". Notò la data con atteggiamento seccato e poi annuì alla cameriera. "Fallo attendere in salotto e offrigli un caffè. Mi sembra giusto fare le persone civili. Digli che lo raggiungerò subito."

"Sì, signora." “Ah, Helen, il signor Titus desidera che tu legga questa brochure e impari come funziona il nuovo impianto di sicurezza." "L'ho già letta, signora. È un impianto di qualità superiore e abbastanza semplice da usare." "Davvero? Come sei riuscita a capirlo così in fretta?" Helen sorrise. "Uno degli installatori me ne ha dato uno. Era abbastanza carino, così mi sono fatta spiegare tutto. Due volte." Lisa sorrise. Lei ed Helen andavano d'accordo. Erano sulla stessa lunghezza d'onda. "Ragazza sveglia. Se è carino, procurati le informazioni direttamente dalla fonte. Più tardi me lo spiegherai. L'impianto, intendo." Helen sorrise. "Se le servono dettagli tecnici, ho il suo telefono." "Lo terrò presente," rispose accennando un sorriso. Mentre Helen faceva entrare l'uomo, la memoria di Lisa riandò velocemente al ato. Salì nella sua camera e si vestì, pensando al viaggio all'Hotel Caribe in Messico. Era trascorsa solo una settimana. Questo tipo non aveva certo perso tempo. Bisognava riconoscergli il merito di aver preso l'iniziativa e non aver fatto diventare stantia la notizia. Mentre scendeva al piano inferiore ed entrava nella stanza, squadrò l'uomo. Stava seduto sul suo divano sorseggiando il caffè che gli aveva portato Helen. Esaminò la sua carnagione scura e costituzione corta e tarchiata. Messicano, senza dubbio. Indossava un vestito economico, scarpe 'a coda di rondine' e aveva uno sguardo insolente stampato in faccia. Sul tavolino da caffè di fronte a lui aveva posato una busta gialla grande. D'istinto, decise che non le piaceva. Il che era una cosa positiva, poiché avrebbe facilitato la conversazione. Odiava dover trattare con persone affascinanti e piacevoli, poiché le risultava difficile superare la sua tendenza a essere gentile. Naturalmente, faceva ciò che era necessario al pari di chiunque altro, ma se uno trova gradevole la persona, in seguito ci si potrebbe sentire colpevoli. E quello non era piacevole. A Lisa non garbavano le cose spiacevoli. Se non riusciva a

fare in modo che se ne occue Bart, preferiva assumere delle persone che si fero carico delle cose spiacevoli. Ma le persone piacevoli...quella era un'altra storia. "Cosa posso fare per lei?" chiese, mentre si sedeva di fronte a lui dall'altra parte del tavolino da caffè. "Per me?", egli chiese. "Nulla. Ma può fare qualcosa per sé stessa. Può investire in qualche ottima foto." Si sporse e spinse la busta verso di lei con un dito. Lei alzò un sopracciglio mentre prendeva la busta e vi guardava dentro. Era proprio quello che si aspettava...foto di lei con quel bel ragazzo che aveva incontrato sulla spiaggia. Era un cameriere dell'hotel oppure il bagnino? Non ricordava. Ma non faceva alcuna differenza. Le immagini la ritraevano allacciata a questo bel ragazzo impetuoso in una di quelle tipiche posizioni che si definiscono compromettenti. Naturalmente, lei non ci trovava nulla di compromettente, visto che erano state esattamente ciò che lei aveva desiderato. Lisa odiava scendere a compromessi e tentò di evitarlo. Sospirò, ripensando all'eccezionale amante che era quel ragazzo. "Non mi piace particolarmente nessuna di queste foto," disse. "Non che ci sia nulla da ridire sulla qualità, anzi un paio potrebbero risultare soddisfacenti in formato portafoglio, ma non mi servono. Mi è bastata l'esperienza del viaggio. Non vado in giro come quei turisti che fanno foto a chiunque incontrino. Non mi serve questo tipo di ricordi." Lui sorrise e a Lisa il suo volto piacque ancor meno con quel sorriso. "Anche se non le servono, penso che sicuramente preferirebbe non le vedessero altre persone. Secondo me, renderle pubbliche danneggerebbe, ingiustamente, la straordinaria reputazione di suo marito come faro dei conservatori e, probabilmente, gli costerebbe la carica elettiva. Ma perché lasciare che tutto ciò accada quando con un piccolo investimento, una sciocchezza come ventimila dollari, può assicurarsi che la cosa resti assolutamente privata?" Lei buttò la busta sul tavolino e si accomodò nuovamente nella sedia. "Non sono sicura che mi importi chi le veda. Se pensa che potrebbero interessare a mio marito, posso procurarle un appuntamento con lui. È piuttosto occupato, ma probabilmente io riesco a farla ricevere." "Lei è molto abile a fare buon viso a cattivo gioco, o forse sta solo tentando di

bluffare. Ma io non voglio parlare o vedere suo marito. L'ho già visto in televisione. Mi sembra un uomo molto presuntuoso. Preferirei rivolgermi direttamente ai giornali scandalistici. Ho sentito dire che pagano bene e rapidamente e il loro denaro vale quanto quello di suo marito. Inoltre, vi sarebbe meno astio e niente polizia a interferire con una transazione commerciale perfettamente ragionevole." Lei si alzò e iniziò a eggiare per la stanza, sovrappensiero. "Le dispiacerebbe sedersi?" chiese lui. "Beh, ho bisogno di pensare. Lei piomba qui dicendomi queste cose e non può aspettarsi che una persona se ne stia seduta tranquilla come nei film." "Credo..." "In ogni caso, perché è venuto da me? Perché vuole parlare con me e non con Bart?" "Perché sono di animo gentile e noi siamo un popolo galante," rispose girando la testa nel tentativo di osservarla mentre lei eggiava per la stanza, spostandosi dietro di lui. "Non ci piace vedere gli affari di cuore, o per meglio dire in questo caso, dei lombi, trasformati in cose dozzinali, anche se lo sono. Preferirei che agli occhi del mondo tutto ciò fosse invisibile. A me piace essere invisibile. Quindi, se mi paga per rimanere invisibile, saremo tutti felici." Mentre camminava a o lento, vide una mazza da baseball in alluminio appoggiata alla parete. La mazza era l'idea precedente che aveva Bart di un impianto di sicurezza. All'epoca, aveva detto che la cosa era a bassa tecnologia e affidabile. Ora, invece, voleva qualcosa ad alta tecnologia e affidabile. Davvero, lei non poteva affatto fare affidamento su di lui. Si chiese se iniziasse a sentirsi vecchio. Mentre stava in piedi dietro all'uomo, le venne in mente che se lo avesse semplicemente colpito in testa con la mazza, piuttosto violentemente, diciamo abbastanza da aprirgli quella sua testa quadrata in due, poteva dire alla polizia che lui l'aveva attaccata. Per quanto ne sapeva, i poliziotti erano in genere brava gente tranne quei giovani antipatici, specialmente quelle giovani donne che le appioppavano sempre tutte quelle multe. Negli affari importanti, tendevano a prendere per buona la parola di una donna. Specialmente quella di una donna

ricca. Helen l'avrebbe coperta, e sarebbe stata la prima a dire che non era stata lei a invitarlo e lui non aveva voluto dire come si chiamasse. Più ci pensava, più l'idea le piaceva. Le sarebbe piaciuto rifletterci più a lungo, ma aveva l'aria di essere un'opportunità a breve termine. Guardò la nuca dell'uomo. Da quell'angolazione, era una brutta testa, quindi il suo piano sembrava buono anche sotto l'aspetto estetico. Convinta, si mosse rapidamente, afferrando la mazza e brandendola con un unico movimento fluido. L'attraente istruttore di tennis che aveva assunto per un certo periodo le aveva insegnato un bel po' di cose interessanti. Solo ora si rendeva conto davvero dei meriti del suo insistere che lei apprendesse davvero qualcosa di tennis, specialmente sviluppare un dritto deciso. Il suo dritto era buono, ma sfortunatamente l'uomo scelse proprio quell'istante per decidere di dirle qualcosa, girando la testa da dove stava seduto per guardarla negli occhi, o qualcosa del genere. Vide la mazza di alluminio che oscillava verso di lui e saltò in piedi, strappandogliela dalle mani. Lei barcollò all'indietro, mentre lui teneva la mazza sollevata, bofonchiando verso di lei, come se lei avesse tentato di fargli uno scherzo. "Questa mossa è stata una sciocchezza." L'uomo impugnò la mazza. "Potrebbe avermi ferito gravemente. Perché tenta di ferire un amico? Pensava di potermi spaventare?" "Amico? Lei è venuto qui per tentare di ricattarmi. È questa la sua idea di amico?" Lui scrollò le spalle. "Mi ha chiesto perché sono venuto da lei. La mia risposta è: da amico. Se la sua relazione divenisse di dominio pubblico e suo marito divorziasse da lei per una simile sciocchezza pubblica, in base al suo accordo prematrimoniale non le toccherebbe nulla. Da amico, e da uomo che crede nell'amore, volevo offrirle la prima possibilità di conservare lo status quo. Non desidero vederla povera e in mezzo a una strada. Ma invece di accettare la mia amicizia, ha pensato di potermi uccidere e poi dire alla polizia che ho cercato di attaccarla o qualche altra sciocchezza simile". Di nuovo, scrollò le spalle. "Devo avvertirla che non avrebbe funzionato." "Perché no?" A lei sembrava ancora una buona idea. Si rendeva conto che se avesse iniziato lo swing un tantino prima avrebbe funzionato e lei non avrebbe dovuto ascoltare la sua predica.

"Ho altre copie delle foto e dei documenti e inoltre ho un aiutante. Se mi succede qualcosa, lui correrà a vendere le foto ai giornali scandalistici. Uccidermi avrebbe fermato me, sicuramente, ma lei avrebbe perso comunque." "Ah," disse lei. "Ora, visto che ha ferito i miei sentimenti in questo modo, mi farà il favore di aggiungere altri cinquemila dollari." Lei sospirò e il suo spirito combattivo la abbandonò di colpo. Tornò con o incerto alla sua sedia, osservando l'uomo riporre delicatamente la mazza sul pavimento. "Se la sua ricerca è tanto approfondita come sembra, saprà anche che non ho molto denaro. E non posso certo chiederlo a Bart senza dirgli cosa sta succedendo." "Però, ha degli oggetti di valore che può vendere." Lei annuì. Questo era vero. "Credo di sì." "Allora, quella mi sembra la cosa giusta da fare." "Mi servirà un po' di tempo. Devo farlo senza che se ne accorga. Non posso semplicemente svuotare la cassaforte." "Naturalmente. Tutta questa operazione si basa sulla discrezione. Diciamo una settimana?" "Potrebbe non essere sufficiente," rispose lei. Vendere i gioielli non avrebbe richiesto così tanto, ma lei non era certa di quanto tempo le servisse per farsi venire in mente come risolvere questo problema. Una settimana non sembrava sufficiente. "Che ne dice se la chiamo quando ho il denaro? Basta che mi lasci un numero." Lui sorrise. "No, credo sia meglio se restiamo d'accordo che la chiamerò io tra qualche giorno per concludere il nostro affare. Anzi, verrò io mercoledì pomeriggio. È più di una settimana, ma mercoledì è un giorno buono. Per motivi professionali e non perché disdegni la sua compagnia, vorrei ridurre al minimo i nostri contatti. Si accerti di essere disponibile." Lei represse una risata al suo tentativo di essere gentile. Non era divertente, solo

fastidioso, così come la infastidiva che lui insistesse perché si incontrassero in casa. A prescindere dal piano che aveva in mente, sarebbe stato opportuno metterlo in atto in qualche altro posto, dove niente avesse potuto farla risalire a lei. "Non possiamo incontrarci altrove?" chiese. "Lei che viene di nuovo qui...come lo giustifico?" "Per favore," rispose lui. "Chi ci sarà qui mercoledì a cui dare spiegazioni? Suo marito parte per un viaggio in Europa mercoledì mattina. Dato che è il giorno di libertà della cameriera, avremo tutta la privacy che vogliamo." Lisa rise. Si era dimenticata di entrambe le cose. Sì, Bart doveva partire ed Helen aveva il giorno libero. Decise che poteva funzionare bene. "Lei è davvero ben informato," disse con fare meravigliato. E lo era, in effetti. Era stupefacente come un tipo apparentemente stupido come questo potesse conoscere così tante cose, perfino alcune che nemmeno lei ricordava. Sperò che almeno tutte queste informazioni gli fero venire un mal di testa. Lui annuì. "In effetti, sì. Mentre si organizza, per favore tenga presente che nel caso in cui avesse pensato di pagare dei tipi sgradevoli per farmi dare il benvenuto quando arrivo, o se la polizia dovesse in qualche modo risultare coinvolta, inevitabilmente la stampa riceverà le informazioni di cui sappiamo. Il mio amico venderebbe rapidamente le foto. Per il mio fondo della difesa, capisce." "Capisco," rispose lei delusa, vedendo sfumare un altro piano. Non aveva pensato alla polizia, ma conosceva un tipo che sembrava sempre circondarsi di criminali. Era una tentazione, ma in quel caso il denaro sarebbe scomparso. Lui si alzò e si diresse verso la porta. "Trovo l'uscita da solo." Lei prese la busta, porgendogliela. "Non dimentichi questa." "Questa è per lei," disse lui. "Una cosina di cui far tesoro." Una volta uscito, lei sedette nuovamente nella sua sedia a pensare. Le serviva un piano. O meglio, aveva bisogno di una macchinazione. Bart diceva sempre che in quanto a pianificazione, lei era pessima, e aveva ragione. Ma in quanto a macchinazioni era di altissimo livello, la prima della classe. "Devi farcela da sola, ragazza." pensò.

Si guardò intorno nella stanza, osservandone i contenuti uno alla volta. La sua mente esaminò rapidamente le varie possibilità, concentrandosi su un'idea e ando in sequenza a quella successiva. La sua intenzione era collegare in qualche modo un'idea a un oggetto e presto o tardi ci sarebbe riuscita. L'unico oggetto nella stanza che non si collegava ad alcuna idea e che aveva un legame solo con l'arredamento era la mazza e quella non si collegava a nulla, se non alla frustrazione di non averla calata sulla testa dell'uomo. Ma poi il suo socio avrebbe reso le cose difficili e lei avrebbe dovuto disporre di un qualche tipo di macchinazione in ogni caso. Anche così, continuò su quella linea. Prese la mazza da dove l'uomo l'aveva lasciata cadere e guardò l'estremità del manico, con un timbro stampigliato sopra che diceva "Hecho en México". Appropriato, pensò. L'hotel, l'uomo, la mazza...tutto proveniva dal Messico. Le piacevano le cose che quadravano. Era presto, aveva appena finito di fare colazione, ma suonò il camlo per chiamare Helen e le disse di portarle uno scotch in piscina. Voleva pensare. Mentre si dirigeva verso la piscina, ò dalla cucina, prese la brochure e la guardò attentamente. Quella dannata cosa era stata scritta da persone che conoscevano la sicurezza, e lei iniziava a intravvedere la possibilità di usarla sia per proteggersi dal ricattatore che dal dover sopportare ancora Bart. Puntualmente, il mercoledì arrivò l'uomo. Indossava lo stesso completo e scarpe da quattro soldi (sperava avesse almeno una camicia pulita, ma tutte le camicie bianche sembrano uguali, a meno che abbiano delle macchie schifose). L'uomo aveva sempre la stessa espressione insolente, anche se non sembrava più altrettanto sicuro. "Ce l'ha?" chiese mentre entrava. Notò con piacere un certo nervosismo nel tono dell'uomo. Bene, stava chiedendo quello che per lui doveva essere un sacco di soldi. Probabilmente, l'idea di andar via di qui con tanto denaro lo ha messo in tensione. "Sì," disse lei. "L'ho messo sulla scrivania nell'ufficio di mio marito dopo che è uscito." "È tutto lì? Venticinquemila?"

"Senta, amico, come ha previsto, abbiamo la nostra privacy. Faccia con comodo. Lo conti attentamente e si accerti che non la stia imbrogliando," disse lei. "Buon divertimento." "Lei non è gentile con il suo amico," rispose lui, lanciandole un'occhiata sospettosa. "Perché non lo va a prendere e me lo a qui sulla porta? Perché dovrei andare nel suo ufficio?" "Perché non ho intenzione di stare seduta qui a guardarla gongolare." disse lei. "Mi ha detto di procurarmi il denaro e l'ho fatto. Se lo vuole, è sulla scrivania, ma io non sono la sua cameriera. Vada a prenderselo. Di cosa si preoccupa? Qualsiasi cosa le succeda, le foto andranno alla stampa, no?" Lui sospirò. "Sì, sì. Va bene. Dov'è quest'ufficio?" "E io che pensavo fosse così ben informato," disse lei. "Mi segua." Si girò e lo condusse verso l'ufficio attraversando la casa. L'ufficio di Bart era una stanza imponente di legno scuro e tappeti scuri. Era esattamente il tipo di ufficio in casa in cui Bart vedeva proiettata l'immagine di sé che voleva gli altri avessero. Solitamente lei odiava quella stanza e non ci metteva piede a meno che lui non scostasse le tende per far entrare un po' di luce. Tuttavia, ora le faceva piacere vedere come quell'ufficio inquietasse il piccolo ricattatore, mettendolo a disagio. Lui esitò sulla porta, osservando la maestosa scrivania in mogano che dominava la stanza. Al centro del tappetino da scrivania in pelle si trovava una busta gialla grande. "Ecco il suo denaro," disse lei. "Vada a sedersi nella poltrona del grand'uomo. Metta i piedi sulla sua costosa scrivania e conti i soldi." "No," risposte lui. "Non è necessario. Voglio semplicemente i soldi." Balzò davanti alla scrivania e raccolse la busta, tastandone il contenuto. Le sue mani impazienti strapparono il lembo della busta e lo sollevarono. "Sì," disse lui, con le pupille dilatate mentre osservava le banconote spargersi sulla scrivania. "Sì," ripeté allegramente. "Mi fa piacere che sia felice," disse Lisa. "Ma non sbavi sulla scrivania." Lei sorrise, fece un o indietro attraversando la porta e premette il dito su un pulsante sulla parete mentre usciva.

Scattò un allarme dal suono acuto, che riempì la stanza con uno stridìo tagliente in tutta la scala di tonalità. Le finestre furono bloccate da sbarre a discesa. L'uomo sollevò gli occhi dalla pila di denaro e si guardò intorno con espressione sorpresa. "L'avevo avvertita," tartagliò. "Se la polizia..." Lei lo salutò con la mano. "Sì, sì, lo so," rispose, urlando perché potesse udirla nonostante l'allarme che suonava. Il suo amico renderà pubbliche le foto. Capirai! Sono abbastanza lusinghiere. Mi ha presa dal mio lato migliore." "Cosa?" Egli notò che lei teneva la porta mezza chiusa e si lanciò nel tentativo di afferrare la maniglia e aprirla, ma lei la richiuse di colpo e fece girare la chiave, sentendo con soddisfazione lo scatto della serratura di sicurezza che si innestava. L'allarme, intanto, continuava a ululare. "Quel dannato coso è rumoroso e molesto," mormorò lei, mettendosi le mani sulle orecchie e appoggiandosi alla porta massiccia. Più che udirli, poteva percepire i colpi dei pugni dell'uomo contro la porta. Tanto, non gli sarebbero serviti a nulla. Lo aveva sperimentato di persona rompendosi un dito del piede quando, in un accesso d'ira contro Bart, aveva dato un calcio alla porta. La volta successiva si era ricordata di sfogare la sua ira prendendo a calci lui invece della porta. Lisa cercava di non ripetere i propri errori. Avrebbe desiderato conoscere un modo per disattivare l'allarme, ma non sarebbe sembrato logico. A quel punto, l'impianto avrebbe già avvisato la polizia e sarebbero stati lì a breve. Che lo disattivassero loro. Erano pagati per fare cose del genere. "Posso ricontrollare un paio di punti con lei, Signora Titus?" disse l'agente. Lei lo guardò dal divano dove era seduta a bere uno scotch. L'uomo era alto e di aspetto gradevole, ma era un detective. Indossava un vestito a buon mercato che poteva provenire dallo stesso scaffale di quello del ricattatore, ma addosso a lui non stava affatto male. Chiedimi qualsiasi cosa, pensò lei. "Naturalmente, agente," gli rispose. "Detective," precisò lui sedendosi nella sedia di fronte a lei. "Naturalmente," assentì chiedendosi quale fosse la differenza. Vide una poliziotta in uniforme in piedi nel corridoio, a portata d'orecchio. "Desidero essere utile in qualsiasi modo possibile."

"Questa mattina lei ha chiamato l'assistente di suo marito e gli ha detto che suo marito stava male." Lei annuì. "Ma non era malato, vero?" "No. Non fisicamente. Mi ha chiesto di trovare una scusa per lui in modo che John, il suo assistente, non andasse nel panico quando ha perso il volo per l'Europa. Voleva che John prenotasse un altro volo per domani. Date le circostanze, voleva essere qui." "Sì, Signora. Le circostanze a cui allude sono quelle dell'arrivo del ricattatore?" "Esatto." "E quest'uomo è venuto a casa sua per la prima volta una settimana fa?" "Sì." rispose con le lacrime agli occhi. "Aveva delle foto che le aveva scattato in Messico?" "Esatto. Le ha date alla cameriera, Helen, perché me le portasse. È tutto abbastanza imbarazzante da ammettere, ma temo di essermi ubriacata e aver fatto delle sciocchezze durante un recente viaggio in Messico. Appena tornata a casa, l'ho raccontato a mio marito. Abbiamo avuto una brutta lite. Era appena ata la bufera e ci eravamo rappacificati, che si è presentato quest'uomo spregevole con la sua richiesta ricattatoria." "Chavez?" "Si chiama così? "Non me l'ha detto." "E quando se n'è andato, lei ha raccontato a suo marito della sua richiesta di denaro?" Lei sorrise. "No." rispose guardandolo. "Ho cercato di essere più accorta. Avevo combinato un pasticcio e pensavo di doverlo risolvere da sola. No, detto così, mi fa sembrare di animo nobile. In verità, avevo paura che coinvolgendo Bart potessimo ricominciare a litigare. Così ho fatto quello che l'uomo mi aveva detto. Ho venduto qualche gioiello. Quella piccola topaia di banco dei pegni mi ha dato venticinquemila dollari per i gioielli. Sapeva che per vendere i propri gioielli uno deve anche fornire le prove della propria identità? Comunque, ho portato i soldi a casa e poi mi sono preoccupata. Mi sono resa conto che anche se

pagavo quest'uomo, avrebbe potuto non andare via. Poteva rendere pubbliche le foto in ogni caso." Il detective annuì. "Sì, i ricattatori fanno questo genere di cose. Avrebbe potuto accontentarsi del denaro, ma non si può mai sapere." "Non sapevo cosa fare. Bart, mio marito, ha sempre avuto più spirito pratico di me, quindi alla fine sono crollata e gli ho raccontato cos'era successo. Naturalmente, prese la cosa molto sul serio, ma con il suo futuro politico a rischio non se la sentiva di coinvolgere la polizia. Mi disse che se la sarebbe vista da solo con quell'uomo." "Le disse cosa intendeva fare?" "No. Solo che se ne sarebbe occupato lui. Bart mi disse di consegnare il denaro a lui. Poi io da sola avrei incontrato l'uomo alla porta, in modo da non spaventarlo. Dovevo portarlo nell'ufficio e andarmene. Bart voleva trattare con lui da solo. Pensava che io potessi farmi sopraffare dalle emozioni e combinare qualche pasticcio." "Ed è questo ciò che successe?" "Fino a un certo punto. Dopo aver portato l'uomo nell'ufficio, sono venuta qui. Dopo un po', li ho sentiti discutere e urlare. Poi, ho udito dei rumori tremendi di colluttazione. Sono corsa verso l'ufficio e ho guardato attraverso la porta. Non riuscivo a vedere Bart, ma ho visto quell'uomo che teneva una mazza sollevata e urlava furiosamente. Non so neanche in che lingua urlasse. Il denaro era sparpagliato sulla scrivania." "Mi scusi se la interrompo," disse il detective, "ma lei sa da dove venisse la mazza?" "Immagino fosse di Bart. Ne ha diverse sparse per la casa. Era la sua idea di protezione. Prima di adottare l'impianto di sicurezza, intendo. Immagino che con il nuovo impianto avrebbe finito per liberarsene." Il detective prese un appunto. "Continui." "L'uomo mi vide. Aveva ancora la mazza sollevata sopra la testa e corse verso di me. Io, beh sono andata nel panico. Mi sono voltata e ho iniziato a correre.

Mentre uscivo, mi sono ricordata del pulsante dell'allarme. L'ho premuto mentre avo e poi mi sono chiusa la porta dietro, girando la chiave." A questo punto, iniziò a singhiozzare. "Non vedevo Bart in nessun posto e non smettevo di pensare che magari l'avevo chiuso nella stanza con un pazzo. Tutto ciò che riuscivo a pensare era che quell'uomo malvagio non era soddisfatto di ricattarci. Aveva il denaro, ma mi inseguiva ancora con una mazza." "Sapeva che a un certo punto del giorno, qualcuno ha disattivato il video dell’impianto di sicurezza?" "Video? Non ho visto alcun video di nulla." "No, voglio dire che le telecamere installate in tutta la casa sono state disattivate." Lisa si prese il viso tra le mani e disse: "Bart me l'aveva detto di leggere quella dannata brochure." "Non ci ho capito nulla e così l'ho buttata via." Il detective annuì verso la porta e la poliziotta si fece avanti sedendosi accanto a lei. "Per ora è tutto." disse il detective. Si alzò. "È stata molto utile," disse girandosi per andarsene e prendere altri appunti "Ha fatto la cosa giusta, Signora Titus," disse la poliziotta, "premendo l'allarme e chiudendo la porta come ha fatto. Probabilmente, questo le ha salvato la vita. Pensiamo che suo marito fosse già morto quando l'uomo tentò di inseguirla. Lei ha intrappolato l'assassino nell'ufficio." "Con il denaro che voleva." disse lei. La poliziotta assentì. "Ironico." Lisa allungò il bicchiere. "Le dispiacerebbe riempirmelo al bar? Ho i nervi scossi." "Affatto," rispose l'agente. "Sono sicura che è stata un'esperienza terribile per lei." Lisa distese un asciugamano sulla spiaggia e si guardò intorno osservando i corpi

dei ragazzi attorno a lei. Si sentiva bene. Dopo la tensione degli ultimi mesi, scervellandosi su cose importanti come se la compagnia di assicurazione avrebbe mai pagato, fuggire dall'incubo di casa sua era una cosa positiva. Una volta incassato il denaro dell'assicurazione, aveva potuto pagare Helen in contanti per averle insegnato come disattivare la registrazione video dell'impianto di sicurezza. Ragazza intelligente, Helen. Era sembrato gentile da parte del ricattatore dare una mano a farsi condannare nel modo in cui lo fece. Tutto ciò che disse non fece altro se non andare ad aggiungersi al suo movente e opportunità. La testimonianza di Helen confermò i fatti principali e sostenne la versione degli eventi di Lisa sulle circostanze che avevano portato all'omicidio. A nessuno venne in mente di prendere neanche in considerazione che la storia dell'uomo, cioè che era stata lei a uccidere Bart e poi lo aveva incastrato, meritasse neanche di essere riesaminata. E la sua spiegazione su come le sue impronte digitali fossero su tutta la mazza non fece altro che scavargli la fossa più profondamente. Lisa immaginò il procuratore distrettuale (un ometto rammollito, ma abbastanza gentile con lei e in grado di essere all'altezza della situazione in tribunale) che gli chiedeva come spiegasse il fatto che avesse dovuto lottare per strappare la mazza di mano a lei, mentre invece suo marito, che era un uomo molto più robusto, se n'era rimasto seduto lì lasciando che lei gli sfondasse la testa. Fu un momento grandioso. Naturalmente, nessuno poteva sapere che Bart era scosso. Lei gli aveva mostrato le foto che aveva ottenuto grazie a un investigatore privato di Bart e della sua tirocinante dai capelli rossi in una stanza di motel. Era stata una fortuna assumere quell'investigatore prima di andare in Messico, pensando di dover avere qualcosa da usare in caso lui decidesse di scaricarla. L'accordo prematrimoniale non era valido se lei aveva motivi fondati per chiedere il divorzio. Le foto le erano costate solo poche centinaia di dollari, che oltretutto aveva addebitato sulla carta di credito di Bart, e le erano state consegnate il giorno prima della comparsa del ricattatore. Era delizioso constatare quanto fossero state utili. Era sorpresa da come, se uno lascia vagare il proprio cervello e gli occhi, questi possano mettere insieme i pezzi e orchestrare una macchinazione. Nel suo caso, la macchinazione aveva dato come risultato un divorzio messicano piuttosto

irregolare. "Salve, señorita," disse una voce e lei guardò in alto per vedere un bel ragazzo che la guardava. "Io, Julio, stavo pensando che questa bella signora tutta sola su questa spiaggia forse preferirebbe unirsi a me al bar per un margarita." Lei si girò su un fianco e sollevò gli occhiali per guardare meglio il suo giovane corpo muscoloso. Le piacque ciò che vide. Fece ricadere gli occhiali e sorrise. "Io bevo scotch, Julio," gli disse. Lui si illuminò. "Ma guarda, anch'io. Mi piace lo scotch e le donne che lo bevono." Lei si alzò e scrollò l'asciugamano. "Credo che andremo meravigliosamente d'accordo," gli disse.

FINE

Ed Teja è un apionato di barche, editore di una rivista, scrittore freelance, poeta, musicista e viaggiatore. Scrive dei luoghi che conosce, luoghi ai margini del mondo. Il suo habitat naturale sono le barche, le isole e i luoghi lontani (tropicali). I luoghi dove non fa mai freddo sono piacevoli. Dopo qualche anno trascorso nel sudest asiatico, dove la gente è amichevole, il cibo buono e il tempo clemente, si trova ora nel Nuovo Messico, lavorando duro su nuovi libri.

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I tuoi libri, la tua lingua Babelcube Books aiuta i lettori a trovare nuovi libri da leggere. Giochiamo a trovare la tua anima gemella, facendoti incontrare il tuo prossimo libro. Il nostro catalogo è composto da libri prodotti su Babelcube, un luogo di scambio che permette l'incontro tra autori e traduttori e distribuisce i loro libri in diverse lingue in tutto il mondo. I libri che troverai sono stati tradotti per permetterti di scovare bellissime letture proprio nella tua lingua. Siamo orgogliosi di poterti offrire tutti i libri del mondo. Se vuoi saperne di più sui nostri titoli esplora il catalogo e iscriviti alla nostra newsletter per conoscere tutte le prossime uscite, vieni a trovarci su: www.babelcubebooks.com