a cura di Roberta Ciuffi
Un angelo per me
di Mariangela Camocardi
Indice
Colophon
Mariangela Camocardi
Un angelo per me
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Epilogo
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In questa collana
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ISBN versione ePub: 9788867751259 © 2013 Mariangela Camocardi Edizione ebook © 2013 Delos Digital srl Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano Versione: 1.0 dicembre 2013
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Mariangela Camocardi
Mariangela Camocardi è nata e vive a Verbania. Ha firmato oltre quaranta titoli tra romanzi e racconti. Collabora con la Romance Magazine fin dal primo numero della rivista.
Capitolo 1
- Uffa, ancora lui? Ma è una persecuzione! - sibilò Lisa, notando Andrea Ruffini aggirarsi nel ristorante affollato. Poi Andrea finse di accorgersi di lei, le strizzò l’occhio e zigzagò tra i tavoli per raggiungerla. Indispettita, guardò altrove, sperando di indurlo a cambiare rotta. Lo definiva ormai uomo ombra perché, dopo che qualcuno li aveva presentati a un brunch, se lo ritrovava tra i piedi ovunque, persino a Yoga. La faceva oggetto di una corte spietata benché gli avesse detto esplicitamente di essere innamorata di un altro. Andrea era il classico figlio di papà persuaso di poter comprare tutto, anche le amanti. Be’, si sbagliava di grosso se contava di aggiungere Lisa Angeli al suo palmares di trofei femminili. Bello era bello, fin troppo a essere obiettivi, ma lei era refrattaria ai seduttori seriali e più lui le correva dietro, più ne eludeva le attenzioni. Sfuggirgli era diventato il suo diktat ma Andrea sembrava riluttante a porre in discussione la propria schematica visione della realtà. - Ciao Lisa dagli occhi verdi, posso sedere sulla sedia vuota? - Andrea le era di fronte e, avvolgendola in un’occhiata assassina, aggiunse: - In cambio ti offro la mia stimolante compagnia. - Potrei forse impedirtelo? - No, ma non assumere quell’aria da vittima costretta a subire l’assalto di Fort Apache. Il locale è gremito e non è un grosso sacrificio accettarmi come commensale. - Ogni volta che t'incrocio penso che l’emancipazione maschile debba fare ancora i da gigante, Andrea.- Il tono di lei suonò acido. - Forse sì, ma ammetterai che pranzare da soli è una tristezza. - Suppongo tu faccia sempre quel che ti pare e che la mia libertà di scelta sia subordinata alla tua- sbuffò lei con disapprovazione, spiazzata da quella sua spudoratezza, tipica dell’uomo che sa di “non dover chiedere mai.” - Sempre! - Dal sorriso scaltramente disarmante, si evinceva che lui era uso
dettare le regole in ogni contesto. - Ti ho già detto che sei bellissima e che non posso smettere di struggermi per te? - Sì, innumerevoli volte- rispose, fredda. - Keezheekoni, sei l’unica che mi ha fatto perdere il sonno e non mi era mai capitato prima, con nessuna, di prendere una sberla del genere. - Keezheekoni? Che vuol dire? - Non è un insulto. È una parola in lingua Cheyenne e magari un giorno ti spiegherò che significa. Lei fece una smorfia e allontanò l’insalatona a basso contenuto di calorie che aveva davanti. L’appetito era svanito e, più che esserne lusingata, i complimenti di quel cascamorto la esasperavano. - Ho già un lui, Andrea, e te l’ho ripetuto. Solo, inizio a temere che il concetto non riesca proprio a raggiungere le tue sinapsi dalle retrovie cerebrali. - Ma chi, quel mediocre paparazzo da rivista scandalistica? - Lui sembrò trovare esilarante la semplice idea che le potesse piacere una nullità di tale infima levatura. - Il tizio dovrebbe baciare la terra che calpesti per averlo tirato fuori dall’anonimato. - Denigrare qualcuno per invidia è proprio una brutta cosa. Per la cronaca, è accaduto esattamente il contrario. - Invidia? - Andrea, divertito, scosse il capo. - Quell’opportunista ti deve parecchio in termini di riconoscenza: non sarebbe mai salito a certi livelli professionali se non ci fossi stata tu a fargli da catapulta. Ora ti camuffi da seriosa donna manager, con tanto di occhiali e tailleur blu scuro per are inosservata, ma diciamolo, sei stata il e-partout che gli ha permesso di imporsi e negarlo è da ipocriti, Lisa, ne siamo consapevoli entrambi. - Invece sono io che ci ho guadagnato sotto ogni profilo - lo contraddisse, distogliendo irritata lo sguardo da quello penetrante di lui. Quegli occhi neri che la spogliavano apertamente la facevano sentire vulnerabile ed era una sensazione che la stupiva. Nessuno l’aveva mai guardata in quel modo, neppure quando posava senza veli per Playboy. Andrea faceva pensare a… un lupo famelico, ecco! Quasi lei fosse qualcosa che gli apparteneva, senza il diritto di ribellarsi. -
Non è carino fissarmi così! - Così come? - Hai capito perfettamente a cosa alludo! - Potrei annegare nella verde intensità del tuo sguardo, Lisa. - Stai recitando un cliché che riservi a tutte le donne, presumo. - Si stava innervosendo. Lui insisteva imperterrito nelle grandi manovre di conquista, incurante di chi avevano intorno. Per fortuna la gente non badava affatto a loro. Si avvide scocciata che su Andrea convergeva l’apprezzamento delle signore e signorine presenti e non ne fu meravigliata. La sorte era stata di manica larga con lui: aitante e maschio, carisma da vendere e un fisico da duro che non si tira indietro quando c’era da fare a cazzotti, le attirava come formiche con lo zucchero. Il guaio era che ne era del tutto conscio, come dimostrava l’estrema sicurezza di sé. - Mi disprezzi per i sentito dire ma senza sapere nulla di me - puntualizzò Andrea senza risentirsi. - Quanto all’avere già un lui, non mi risultano tuoi legami sentimentali con chicchessia, nemmeno con il paparazzo. - Damiano è un fotografo di talento e per correttezza si è astenuto con il massimo scrupolo dal mischiare vita privata a quella professionale. - Quell’individuo è un idiota e quel che dici me lo conferma una volta di più. Quando si ama, l’etica è l’ultimo dei deterrenti, Lisa, e Ferrero di te se ne infischia. Mi ha colpito scoprire che conduci un’esistenza che potrebbe essere da esempio a una suora, tutta casa e agenzia e zero appuntamenti. Mi chiedo allora come può una donna di temperamento quale sei farsi bastare un amore platonico che non si spingerà mai oltre. - L’agenzia assorbe quasi tutto il mio tempo e devo per forza rinunciare ad altre cose. Comunque a me sta bene così. - Cioè, ti sei immolata a lui come un cane fedele, aspettando che si degni di farti una carezza, quando e se tale prodigio accadrà? - Hai preso informazioni su di me?- sbottò Lisa indignata.
- Una sana abitudine che elimina i problemi alla radice. - Ti credi probabilmente il padrone del mondo! - Ti sbagli. Semplicemente, preferisco scansare imprevisti e situazioni che non posso controllare direttamente. Quella scamorza sotto mentite spoglie non fa per te, Keezheekoni. - Tu sì, invece? - Perché non proviamo a conoscerci meglio? Potresti scoprire che tra noi due c’è feeling e potresti perfino rivalutare il tuo futuro sposo. - Futuro sposo?! Tu? - Scosse il capo con un sorriso sarcastico mentre osservava le evoluzioni di una cameriera molto carina e molto scosciata. Sgambettava tra i tavoli e la clientela con un vassoio tenuto in equilibrio perfetto, malgrado fosse stracolmo di bicchieri di schiumeggiante birra e coca-cola, senza versarne un solo goccio. - Perché no? - Non vorrei offenderti né mortificare il tuo smisurato ego, ma sei l’ultimo individuo di sesso maschile che sposerei. - Possiamo anche convivere, se vuoi - propose lui con la condiscendenza di un sultano. - Non mi formalizzo di sicuro per un’inezia come questa. Pur di averti, ti concedo carta bianca. - Mi astengo dal ribattere con la frase detta da Totò in un film famoso a un ufficiale tedesco. Sono una signora e la scurrilità la lascio ad altri. Lui scoppiò a ridere. - Sì, conosco la battuta e anche il tuo spirito mordace. - Vorrei poter ricambiare l’elogio ma non spreco neppure un nanosecondo a solleticare l’amor proprio di un presuntuoso che si reputa un vincente cronico. Tuttavia, se accetti un consiglio, dovresti imparare a incassare un no da parte di una donna che si rifiuta di diventare una delle tante che sono transitate nel tuo letto. - Non sospetterai che offrirti il matrimonio sia una squallida tattica per
sarmela con te? - Andrea era palesemente seccato che un simile dubbio le fosse balenato nella mente. - No? - Ma come ti è saltato in testa? Sono cotto marcio di te. Prima che lei potesse articolare un commento adeguato, il cellulare si mise a suonare e, leggendo sul display il numero di Damiano, Lisa si affrettò a rispondere. - Damiano! Sei già tornato da Lugano? Andrea fece saettare verso di lei un’occhiata esacerbata. Lisa gli contrappose un sorrisino assolutamente gongolante. - Vuoi uscire con me stasera, Damiano? Naturalmente sì. Ciao e a presto. - L’amato bene ti offre una cenetta al lume di candela? - Sì, e non vedo l’ora! - Scostata la sedia, lei afferrò la borsetta griffata e si alzò. - Scusa se interrompo l’amena conversazione tra noi, ma tra poco ho un impegno in agenzia. Grazie per il tête-à-tête non richiesto. - Anche quando sei scorbutica è sempre un piacere stare con te. L’impatto del tuo sex-appeal ha un effetto devastante sui miei sensi. Lisa non si curò di replicare e se ne andò svelta per non ritrovarselo alle costole come sovente succedeva. Era scettica sull’eventualità che Andrea nutrisse un qualche sentimento per lei, oltre l’attrazione fisica, ma in ogni caso non le interessava accalappiare qualcuno la cui ricchezza funzionava da specchio per allodole. Era un’imprenditrice e l’agenzia D&M-Donne e Moda- era tra le più quotate, con splendide modelle contese da stilisti e dalle più prestigiose testate nel campo delle riviste di moda. Dopo essere stata una famosa cover girl lei stessa, a trentasette anni aveva deciso di sfruttare l’esperienza nel settore aprendo un’attività a Milano con Damiano Ferrero, fotografo e scopritore di talenti. Lui era stato il suo Pigmalione e la gratitudine di Lisa per chi le aveva regalato un destino mai neppure sognato era sconfinata. Gli doveva tutto e gli affari, anche per merito dell’ottimo team di cui la M&D si avvaleva, prosperavano. Il rapporto con Damiano era stato improntato alla collaborazione reciproca, ma
lo amava da quando, diciottenne, si erano incrociati in un paesotto della provincia piacentina. All’epoca lei ambiva fare la maestra e non sapeva cosa volesse dire essere fotogenica finché un fotografo con l’occhio allenato non aveva puntato l’obiettivo sul suo viso, plasmando una ragazza impacciata e timida in una protagonista delle erelle e la sua immagine era apparsa sulle copertine dei giornali più diffusi del mondo. Era stato lui a insegnarle a vestire con gusto e classe, a valorizzarsi al meglio e a muoversi con disinvoltura nei mondani ritrovi del jet-set. Figurarsi se Andrea poteva reggere il paragone con il suo grande amore! Formalmente Damiano non si era mai dichiarato ma lei era persuasa che la ricambiasse. Lui ripeteva spesso di non volersi impegnare in una relazione. Era continuamente braccato da giovani donne che speravano di essere lanciate da Ferrero nel firmamento delle top model e Lisa capiva in quale misura l’amico ne fosse saturo. Un fotografo di grido come lui era spesso all’estero e mantenere legami affettivi rappresentava una gara a ostacoli che di sicuro lo aveva indotto a restare scapolo a tempo indeterminato. Ma se Lisa finora si era fatta bastare un cameratismo senza coinvolgimenti sentimentali che stava bene a entrambi, adesso non poteva e non voleva più accontentarsi di una platonica amicizia in cui, rispettati gli oneri lavorativi, poi ognuno se ne andava a casa sua. Anelava a un compagno di vita e se Damiano esitava ulteriormente, era disposta a prendere lei l’iniziativa.
Capitolo 2
Si era truccata e fatta bella per lui. Non era più sottile come un’acciuga e la taglia quaranta era ormai un ricordo, ma sapeva di essere molto attraente. I lunghi capelli ramati brillavano nel soffuso riflesso delle luci sistemate ad arte nello spiazzo esterno di quel sofisticato locale, ricavato da un’antica osteria fuori città. Un tempo si chiamava Locanda dell’Orso e in quello stesso cortile si posteggiavano diligenze e carrozze. Era una serata perfetta e, se l’estate era agli sgoccioli, faceva ancora caldo quanto bastava da godere della deliziosa brezza che le sfiorava la pelle. Si stava divinamente, all’aperto. I tavoli apparecchiati con cura erano occupati da una clientela selezionata. Non tutti erano in coppia e l’abito nero che Lisa aveva scelto per l’occasione dava risalto alla carnagione lattea spruzzata di lentiggini dorate, lasciando scoperte le spalle tornite. Sentiva convergere sulla propria persona gli sguardi ammirati degli uomini che sedevano intorno a lei e al suo accompagnatore. Purtroppo per costoro, Lisa non aveva occhi che per il suo Damiano. - Cosa festeggiamo? - indagò con un sorriso felice, concentrandosi su quel volto dalle linee marcate che avrebbe voluto accarezzare davanti a tutti. - Siamo talmente in simbiosi, tu e io, da non riuscire a nasconderti nulla, non è vero Lisa? - rispose lui con espressione compiaciuta. - Temo di sì, mio caro. Un sorriso sornione aleggiò sulla bocca di lui. - Uhm… se ti dicessi che mi sono innamorato di una donna fantastica e che intendo sposarla? Lisa esultò intimamente. Quel momento magico, che scoccava dopo anni di paziente attesa, finalmente era alla sua portata, concretizzando un sogno che aveva a lungo vagheggiato. - L’interessata ne è informata? - A dire la verità ancora no. - Davvero? E che diamine aspetti a dirglielo? - Il cuore le batteva colpi convulsi mentre pronunciava quelle parole. L’emozione le chiudeva la gola e per un
attimo Lisa ebbe paura di essere troppo sottosopra per proferire una qualsiasi frase coerente. Stupida, si rimproverò, che diamine ci vuole a dire: ”Sì, accetto di sposarti.” - In effetti, convengo con te che è assurdo tacere ancora le mie intenzioni alla diretta interessata. - Lui fece un cenno di approvazione. - Mi precipiterò da lei appena ti avrò riaccompagnata a casa. Lei?! Lisa era impietrita. - Ma a chi ti riferisci, Damiano? - Accidenti, hai ragione, tu e Donata Bertani non vi conoscete ancora, e la colpa è mia. Il fatto è che lei fa la redattrice per una casa editrice di libri per ragazzi e frequenta ambienti diversi da quelli dell’alta moda. - Damiano, io non immaginavo che tu… - Avrei dovuto dirtelo, scusa, ma rimedierò presto. Lisa era ammutolita e a botta calda si rifiutò di accettare anche solo l’idea che fosse innamorato di un’altra. Poi il dolore le implose dentro, atroce al punto da pulsare come un’amputazione. Si ferì con le unghie i palmi delle mani per riuscire a restare imibile mentre contemplava le macerie delle illusioni crollate. Era Donata che lui voleva in moglie, non l’amica che lo aveva affiancato per anni senza pretendere nulla. Lisa afferrò il bicchiere e bevve il vino bianco ghiacciato che il sommelier aveva versato poco prima. Era stordita dallo shock e avvertiva la spiacevole sensazione che una parte di lei fosse morta definitivamente. Neppure quando si era resa conto di essere ormai out come modella e di aver imboccato il malinconico viale del tramonto era stata preda di un tale stato d’animo. Lo smacco di dover dire addio ai set di posa e tornare all’anonimato era un’inezia in confronto alla sofferenza inflittale da Damiano: a lei, che si struggeva d’amore per lui. Le lacrime le punsero gli occhi ma l’orgoglio prevalse. Lisa riuscì addirittura a improvvisare un sorriso forzato. - Be’, nessun commento in proposito? - Sono tanto contenta per voi due, Damiano. - Grazie, la tua approvazione conta molto. Sei come una sorella per me e Donata è la donna migliore in cui potevo imbattermi: semplice, pragmatica, una che detesta i fronzoli e la mondanità.- Lui estrasse dal portafogli una foto e la mostrò
a Lisa con la fierezza di chi ostenta qualcosa di prezioso. - Tutto il contrario di me, insomma - mormorò, e osservando i lineamenti insignificanti della futura dolce metà si domandò come fosse possibile che lui potesse preferirle quella slavata smorfiosa dagli stopposi ricci castani. - Che c’entra? Tu sei tu - rimarcò magnanimo. - Ovviamente sarai la mia testimone di nozze e non ti ci provare neanche a rifiutare. - Che premura c’è? - tergiversò di rimando, chiedendosi se esistesse l’evenienza che lui ne avesse presto abbastanza di quell’anonima ragazzetta, del tutto inadatta a un personaggio brillante e presenzialista come Damiano Ferrero. - Ora che ho messo al bando gli indugi non voglio procrastinare troppo. In dicembre taglio il nastro delle quarantotto primavere e mi intriga più di quanto supponessi la prospettiva di mettere su famiglia, marmocchi inclusi. Confesso di essere pronto al ruolo di principe consorte e la cosa anziché sgomentarmi e farmi scappare a gambe levate da Donata e dalla marcia nuziale, mi rende incredibilmente euforico. - Allora hai la mia benedizione - disse lei in tono agrodolce. - Dovresti cercarti un marito anche tu, Lisa - suggerì Damiano. - O vuoi fare la single vita natural durante? - Non ci ho mai pensato seriamente - mentì. - Ti ho detto che c’è uno che mi tampina incessantemente, e da parecchio tempo? - No, non me ne hai neppure accennato. Chi è? - Andrea Ruffini. Damiano rimase con il braccio a mezz’aria, nell’atto di bere a sua volta il pinot grigio. - Alludi all’Andrea Ruffini che ha a che fare con la prestigiosa catena di Hotel Domus Princeps? - Sì, proprio quell’Andrea Ruffini - confermò. Lui si lasciò sfuggire un basso sibilo di stupore. - E tu?
- Io che cosa? - Sei solo una del suo affollato harem o provate entrambi qualcosa? Perché un riccone così deve unicamente far schioccare le dita per avere ogni donna che vuole. Unico erede, tra l’altro, di un patrimonio accumulato dal nonno e dal padre. I genitori restarono coinvolti in un disastro aereo anni fa, il che significa che lui gestisce un’enorme ricchezza amministrandola come gli gira. Pare che la madre fosse incinta di un secondo figlio quando l’aereo si schiantò sui Pirenei. Dopo i funerali Andrea Ruffini sparì per un paio di mesi e circolò la voce che si fosse rifugiato in una foresta americana, ospite di uno sciamano, allo scopo di smaltire il dispiacere. - Non lo sapevo… che terribile disgrazia. - Di recente ha creato la fondazione Rosa Ruffini, dal nome di sua madre, per aiutare le donne vittime di violenza. Uno ricco come Creso non fa certo fatica a tirar fuori i soldi da devolvere in solidarietà. Lisa si limitò a scrollare le spalle. - Almeno Andrea la fa la beneficenza, al contrario di altri che sono benestanti ma non solidarizzano con chicchessia. Per ciò che mi riguarda il denaro non rappresenta un’esca per me, lo sai. Le cronache rosa dei giornali le leggo anch’io dal parrucchiere e conoscendo la sua fama di tombeur de femmes, per adesso non mi sbilancio. È un uomo pieno di fascino che incanta le donne e non voglio entrare nella categoria di quelle che si sono fatte abbindolare, per poi essere scaricate senza rimpianti da lui. Ha disseminato cuori infranti sull’intero pianeta, o quasi. - Scommetto che Ruffini persevera a correrti dietro imperterrito. - Esatto, lui non demorde. - Vorrei ben vedere: sei uno schianto e solo un eunuco non perderebbe la testa per te, Lisa. Un eunuco e anche tu, pensò lei tristemente, dissimulando il disappunto con un’ammirevole compostezza. - Be’, mi congratulo con te - proseguì Damiano, senza notare quanto fosse avvilita. - Presumo che farlo cuocere a fuoco lento sia un’ottima tattica.
- Vedremo - si limitò a ribattere Lisa. Andrea rappresentava una specie di rivincita, a quel punto, e respingerlo era controproducente e insensato. Damiano non doveva sospettare che era innamorata di lui e dall’indomani si sarebbe data da fare per sfoggiare Andrea ovunque ci fossero comuni conoscenti che andassero poi a riferirglielo. E chissà che nel frattempo la scialba Donata Bertani non venisse a noia all’infatuato neo fidanzato, si augurò. Già, perché dopotutto poteva essere una semplice, estemporanea infatuazione, no? La speranza, dicevano, è l’ultima a morire.
Capitolo 3
Lisa aveva infine accettato di uscire con Andrea. Si sentiva così strana da quando aveva saputo che Damiano amava Donata. Accidenti a quei due, avevano persino la stessa iniziale del nome! Lisa era talmente depressa da essere costretta ad assumere dei tranquillanti per non soccombere al crollo emotivo subentrato in lei a causa della sgradevolissima novità. Era come anestetizzata e il pulsare della ferita interiore era sopportabile. Andrea era l’antidoto: euforico come chi ha toccato il cielo con un dito, la subissava di carinerie e inventava pretesti di ogni genere pur di stare insieme a lei. Quella sera si erano recati a teatro e a spettacolo finito lui aveva insistito per una cena al Sadler, in zona Navigli. Lisa aveva piluccato di malavoglia l’ottimo cibo ma in compenso ci aveva dato dentro con la Bonarda fino a ottundere i sensi. Come da copione, Andrea l’aveva poi invitata a salire per un drink nel suo lussuoso attico a San Siro. In teoria per il bicchiere della staffa, in realtà l’intenzione fin troppo scoperta di lui era trascinarla subito a letto. Non le aveva domandato nulla a riguardo ma perspicace com’era doveva aver intuito che qualcosa doveva essersi incrinato nel suo rapporto con Damiano Ferrero, la cui ombra si frapponeva tra loro due come un ectoplasma. Lei confidava che fare l’amore con un altro uomo servisse a far rimarginare quel crudele strappo inferto alla sua anima. Andrea si dimostrò un amante abile e le sue mani le accesero i sensi più rapidamente di quanto avesse previsto. Lisa si era abbandonata con iva rassegnazione alla bocca famelica di lui e alle sue erotiche carezze. Voleva solo blindare nella memoria quei poveri sogni naufragati miseramente e un amante valeva l’altro. Scoprì che era Andrea a dettare le regole: la voleva più reattiva e la obbligò a essere partecipe possedendola quasi con violenza, saccheggiandole le labbra con baci al limite del brutale mentre affondava in lei per condurla all’orgasmo. Si comportava come se intendesse imprimerle sulla carne il marchio proprietà privata, ma a Lisa tutto sommato non importava nulla. - Hai fatto l’amore con me ma hai pensato per tutto il tempo a quell’altro, e non osare negarlo! - le rinfacciò risentito quando la ione defluì dai loro corpi nudi. L’oscurità della camera era addolcita dal diafano chiarore di un quarto di
luna che s'insinuava oltre i tendaggi che schermavano la finestra. Nell’aria, repentina, ora ristagnava di colpo la tensione. - Cos’è, ora mi leggi pure nella mente? - Lisa scivolò fuori dal letto con un gesto d'insofferenza e iniziò a rivestirsi. – Voglio andare a casa. - Resta a dormire con me, ti prego. - Nella penombra il profilo di Andrea si stagliava nitidamente sulla parete di fronte. Qualcosa, nella voce aspra ma insieme supplichevole di lui, la indusse a fermarsi e a guardarlo. Si rese anche conto, e tale constatazione la colse in contropiede, che l’impulso di assecondare la richiesta era fortissimo. - Keezheekoni, resta con me - ripeté lui. - Solo se mi prometti di non recriminare - disse, riavvicinandosi. Lui la attirò di nuovo a sé e la imprigionò con le braccia, un gesto esplicito per impedirle di lasciarlo. - Mi fai male - protestò lei, ma senza molta convinzione. - Te lo farò scordare - le mormorò rauco in risposta. - Fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia, te lo farò scordare. - Non vorrai fare ancora l’amore… - Ti voglio più di prima e stavolta lo farai con me, non con lui! Lei preferì non replicare e con uno slancio che la sorprese ricambiò i suoi baci incalzanti, brucianti, sensuali. Era molto virile e i sensi assecondavano con spontaneità le sollecitazioni erotiche di lui. Le risvegliavano nel sangue calde pulsioni e tremò come se l’avesse percorsa una scarica elettrica mentre lo accoglieva in profondità dentro di sé. Il desiderio le annebbiava la ragione e tuttavia Damiano era ancora annidato in un angolo della sua mente, inamovibile e onnipresente. Dimenticarlo? Impossibile.
Capitolo 4
Andrea aveva avuto subito la certezza che Lisa era l’altra metà del suo cielo. Aveva collezionato le riviste su cui lei appariva, romanticamente invaghito di quella diva della carta patinata dai capelli rossi e le efelidi sul nasino all’insù. Méškéso l’aveva soprannominata inizialmente lui, che per i suoi amici Cheyenne significava 'coccinella'. Poi era diventata una vera e propria ossessione e quella che aveva creduto una banale infatuazione si era rivelata qualcosa di più profondo e destabilizzante. La stupida sbavava però per Ferrero, che le aveva preferito una melensa fidanzata, per altro del tutto consona a un buono a niente stratosferico come lui. Da una parte Andrea avrebbe dovuto ringraziare quel figlio di puttana per essersi tolto dai piedi. Era così onesto da riconoscere che gli aveva fatto un favore incommensurabile a spostare l’interesse altrove con provvidenziale tempismo. In contrapposizione, lui si arrovellava per escogitare un metodo efficace per strappare l’ingombrante individuo dalla testa di Lisa. Se fosse riuscito a convincerla che sposarsi con Andrea Ruffini rappresentava una superba ripicca, forse stavolta quella testarda avrebbe finalmente preso in considerazione la sua opportuna proposta di matrimonio. - Che diavolo stai rimuginando, Andrea? - Quisquiglie che ti annoierebbero. - Perché non lasci stabilire a me cosa mi annoia e cosa no? - insistette lei, sorseggiando il caffè bollente che lui le aveva servito insieme ai croissant caldi di forno della prima colazione. - La tua espressione mi fa accapponare la pelle. Qualcosa non va? - Voglio che mi sposi, Méškéso. - Mi tirerai scema con i tuoi termini astrusi. - Vorrei tirarti scema per ben altri motivi, Lisa, soprattutto facendolo da marito legittimo.
- Stai scherzando, vero? - Tutt’altro. - Andrea si addossò allo schienale, gli occhi che indugiavano sul seno prosperoso di lei. Si era messa una sua vecchia t-shirt ed era una visione conturbante, un sogno che poteva far ammattire un uomo. - Mi è piaciuto averti stanotte, anche se ti avrei volentieri dato un paio di sberle a un certo punto, e spiegartene il motivo è superfluo. - Perché non lo hai fatto, allora? - Non servono i ceffoni per sradicare quel pezzo di imbecille dalla tua ottusa mente. Quando ti capaciterai che il paparazzo non vale l’unghia del tuo mignolo? - Sei un esperto di cuori infranti, eh? - Il tono di lei era beffardo. - Sposami, Lisa, e avrai la tua vendetta su un piatto d’argento. - Mi sposi anche se amo lui? È assurdo! - Per me no. Lo guardò disorientata. - Ti comprendo sempre meno. - Sono un uomo abituato a ottenere tutto quello che voglio e per avere te sono disposto a pagare qualunque prezzo. - Sei pazzo! - Di te, indubbiamente. Sono anche convinto che un giorno mi amerai più di quanto possa mai amarti io. - In definitiva dovrei diventare tua moglie per pura ritorsione. - E non è una buona ragione? - Grazie, no! Non con te, Andrea. - Eppure non hai esitato a venire a letto con me e, quel che più conta, non sei sembrata affatto indifferente al sottoscritto.
- Un momento di debolezza non significa nulla - replicò freddamente lei, dirigendosi verso la camera con la manifesta intenzione di recuperare i vestiti e un aspetto decente. Ne riemerse dopo soli dieci minuti. - Puoi chiamare un taxi, per favore? - Ti riaccompagno io - si offrì lui in tono amaro. - Tra noi finisce qui, Andrea. - Sei sicura di non pentirti della tua impulsività? - Sicurissima, e ti sarei grata se evitassi di opprimermi ulteriormente corteggiando una donna che non ti vuole. - Sai essere veramente cattiva, Lisa, e ti accanisci con il tipo sbagliato. È a quello stronzo che dovresti sbattere sul muso il tuo livore. Comunque, se è davvero quello che vuoi, accomodati: non posso costringerti a stare con me a ogni costo. Ricorda soltanto che a volte siamo noi stessi a infliggerci sconfitte camuffate da vittorie. Tu credi di avermi liquidato ma… - Addio! - lo interruppe con spiccia premura lei. - Sei un’autolesionista all’ennesima potenza, Lisa. - Anche tu, temo - ritorse sferzante, puntando risoluta alla porta. Poi l’aprì e con sublime soddisfazione gliela sbatté in faccia.
Capitolo 5
Lisa era in procinto di attraversare la strada quando vide sopraggiungere il SUV metallizzato di Andrea Ruffini. Senza un perché avvertì un brusco tuffo al cuore e prima che potesse giudicarlo inopportuno, istintivamente sollevò il braccio per un saluto. Poi si accorse che non era solo e la mano le ricadde lungo il fianco mentre l’immagine della bionda mozzafiato che era con lui si incagliava nel suo cervello. La ragazza era protesa verso Andrea e, nei brevissimi attimi in cui si dipanò la sequenza, ebbe il tempo di notare che gli sorrideva seducente, come fossero in intimità tra loro. La invase un’ira inspiegabile che la colse del tutto alla sprovvista. Avrebbe dovuto fregarsene di chi frequentava quel donnaiolo bugiardo e infame che affermava con enfasi convincente di essere così pazzo di lei da volerla sposare. Donnaiolo? Mega stronzo, piuttosto, altro che definire Damiano a quel modo! A quanto pareva, il bastardo si era consolato in fretta!, rimuginò Lisa quando i due colombi erano ormai scomparsi nel traffico milanese. E pensare che in quelle settimane si era sentita sgradevolmente in colpa per aver piantato quasi brutalmente un uomo il cui unico torto era essersi innamorato di una donna cotta marcia di un altro. Vatti a fidare di simili vermi traditori, si disse furibonda, tentando inutilmente di calmarsi. All’inferno Andrea Ruffini e le sue false dichiarazioni d’amore.
Il pomeriggio in agenzia sembrò trascinarsi all’infinito, il suo malumore idem, poi infine poté rientrare a casa. In segreteria trovò il messaggio di sua madre con i soliti affettuosi saluti di fine giornata. I suoi genitori si erano trasferiti in un casale di campagna in Umbria, contenti del benessere che Lisa aveva assicurato loro. Dopo una cena frugale a base di yogurt e frutta cercò svogliatamente qualcosa di interessante in tivù, animata dalla speranza di rilassarsi con un programma che la distraesse da Andrea Ruffini e dall’astio velenoso che la inaspriva nei suoi confronti. Quando udì il ronzio del citofono trasalì e lanciò un’occhiata alla pendola ereditata dai nonni: segnava le ventitré ate. Chi diavolo la cercava a quell’ora? Persuasa che avessero suonato per sbaglio, scoprì sorpresa che giù al portone c’era Damiano. Cosa era successo da farlo piombare
da lei così tardi?, pensò sconcertata, facendo scattare l’apertura del portone. Si avvide subito che lui aveva bevuto, e che era parecchio alterato. - Come mai questa improvvisata? - gli chiese incuriosita. - Donata mi ha lasciato. Per la seconda volta nello stesso giorno il cuore di Donata ebbe un sobbalzo violento. - Ti ha lasciato? E perché? - Dice che non è sicura dei suoi sentimenti. - Così di colpo? - Lisa gli fece segno di accomodarsi. - Già. Abbiamo perfino fissato la data delle nozze e lei d’improvviso si tira indietro. - Damiano, sconvolto, si chiuse il volto tra le mani e si mise a piangere come un bambino. Lisa si sentì combattuta tra impotenza ed esultanza. Le spiaceva assistere allo sconforto di lui ma grazie a quel colpo di scena era di nuovo suo! Se ne sarebbe fatto una ragione di essere stato mollato, diamine! Ci avrebbe pensato lei a fargli dimenticare l’altra. - Io non ti avrei mai fatto nulla del genere - sussurrò, sfiorandogli i capelli biondi con l’amorevole trasporto che riservava a lui solo. E poi è meglio ora che in seguito. Damiano annuì, scosso dai singhiozzi, lasciandosi stringere, quando lei lo attirò con un gesto sollecito e tenero. Restarono avvinti in quell’abbraccio fatto di condivisione e calore umano, incuranti di tutto. E quando le coprì la bocca con un bacio che probabilmente era dettato dalla gratitudine, Lisa reagì all’istante e schiuse invitante la labbra per indurlo a spingersi oltre il superficiale contatto fisico. Se ne infischiava se Damiano la considerava un surrogato di Donata. Se lui era così disperato da cercare oblio al dolore tra le braccia di un’amica che non amava quanto l’altra, lei era totalmente disponibile. Era comunque un inizio che spezzava le catene di un’amicizia diventata asfittica, almeno per lei. Sperava inoltre che le effusioni che si stavano scambiando operassero un cambiamento radicale nel rapporto che li univa. Intanto a Lisa bastava averlo lì, tutto suo e per nulla riluttante a trattarla da donna, più che da consolatrice a interim. Poi smise di pensare, eccitata dai baci che si susseguivano incessanti, esattamente come il tocco insistente delle sue mani che giocavano con i
capezzoli sotto la t-shirt sformata. La costrinse a sdraiarsi sul divano e si allungò su di lei, smanioso di prenderla. Un delirio di sensualità travolse entrambi, mentre in sottofondo la cronaca di una partita di calcio fatta da uno speaker che descriveva calci d’angolo e penalty fungeva da colonna sonora al loro inatteso, romantico exploit amoroso.
Capitolo 6
Lisa era quasi certa di essere incinta. Non aveva un ciclo regolare, perciò quando le saltava un mese non si agitava affatto. Tuttavia, mai due mesi consecutivi. A sedici anni aveva avuto un fidanzatino e per qualche tempo si erano frequentati assiduamente. Luca era stato il primo ragazzo con cui aveva avuto rapporti sessuali e, seguendo il consiglio di un’amica, si era recata in un consultorio della vicina Piacenza per farsi prescrivere la pillola anticoncezionale. Al termine della visita, la ginecologa le aveva detto che difficilmente sarebbe diventata madre. I recenti eventi smentivano la diagnosi fatta allora e, benché la maternità si annunciasse in un contesto tutt’altro che idilliaco, ne era terribilmente felice. Riguardo al padre, chi tra Andrea e Damiano aveva generato quel bambino? Lisa scartava a priori l’ipotesi di averlo concepito con Andrea Ruffini, pertanto stabilì di parlarne anzitutto con Damiano. Non si erano più rivisti da quella notte, a parte una sbrigativa telefonata prima che lui partisse per Formentera per un servizio destinato a Vogue. Da lì era volato a New York e solo per caso lei aveva saputo dalla segretaria della D&M che era tornato dagli Usa la settimana prima. Perché Damiano disertava l’agenzia? Voleva forse prendere le distanze dalla sua socia e da quello che era accaduto tra loro? In effetti, le parve infastidito quando lei lo chiamò sul cellulare e gli disse che doveva incontrarlo con urgenza, ma forse fu solo un'impressione. Si diedero appuntamento per quel pomeriggio e il suo nervosismo divenne quasi insostenibile nell’attesa di dargli l’annuncio della paternità. Damiano sbiancò alla notizia. - Sei incinta? Accidenti alla maledetta iella! Lisa, devi abortire subito. Non voglio casini di nessun genere. - Ma cosa stai dicendo? Di che casini parli? - Io e Donata ci siamo rimessi insieme, capisci, e abbiamo anticipato il matrimonio - le spiegò in tono pressante, agitandosi sul sedile dell’auto. Si era infilato nell’immenso parcheggio di un centro commerciale della periferia, declinando l’invito di andare a casa di lei. Aveva sostenuto di avere un
improrogabile impegno altrove e Lisa non aveva insistito. Pioveva e l’autunno avanzava inesorabile, triste e brumoso come quel giorno di fine ottobre, strappando dagli alberi il fogliame ingiallito. - Lisa, mi hai sentito? Perché mi fissi a bocca aperta? - Sono semplicemente annichilita, Damiano. - Non sei la prima e neppure l’ultima che abortisce. - Alludevo a Donata - farfugliò lei, tentando inutilmente di calmarsi. - Vi siete rimessi insieme? E io? Di me non ti preoccupi? - Ti riferisci al bambino? Non vorrai tenerlo, spero. Sei padrona di farlo, s’intende, ma me ne lavo le mani. Non posso rischiare di perdere Donata per un impiccio del tutto risolvibile al giorno d’oggi. - Ma… ma non puoi pensarlo sul serio - replicò Lisa. La reazione di lui era traumatizzante e stentava a capacitarsi che a proferire quelle parole del tutto prive di sensibilità fosse il suo migliore amico in assoluto. Come poteva suggerirle di sbarazzarsi di suo figlio? - Non sei un’adolescente alle prime armi e sapevi quello che facevi, non è vero? - ritorse Damiano con voce rabbiosa e risentita. - Che vuoi dire? - Che potevi rifiutarti di fare sesso con me. Non ti ho legata al letto per violentarti e non puoi scaricare le responsabilità solo su di me. - Non ti sto muovendo nessuna accusa, infatti. - È superfluo. Basta vedere come mi guardi per avere un’idea tutt’altro che approssimativa di come ti prefiggi di risolvere la sgradevole faccenda. Credevo che prendessi precauzioni per evitare simili inconvenienti. - Ero persuasa di non poter avere bambini, Damiano. - O volevi incastrarmi?
- Ne dubiterai, ma sono sorpresa quanto te, te lo giuro. - Sul serio? - Non sospetterai che abbia deliberatamente approfittato del fatto che eri mezzo sbronzo per poi schiaffarti sul muso le conseguenze, eh? - Non ci riusciresti in ogni caso - la zittì scocciato. - Non voglio rischiare di compromettere il mio rapporto con Donata per un incidente di percorso privo di importanza. - Un figlio è molto di più di un incidente privo di importanza! - Risparmiami la tediosa retorica, per favore. Sei una donna in carriera e immagino che non vorrai farti stravolgere l’esistenza da un embrione che misura quanto un fagiolo. Se temi di affrontare l’aborto, tranquillizzati. Conosco un medico in gamba che se ne occuperà in maniera appropriata, per cui non devi preoccuparti di... - Damiano, perché mi tratti così? - Lei non gli permise di concludere quel ripugnante discorsetto, ferita dall’ignobile e crudo cinismo di qualcuno che aveva idolatrato. - Ci conosciamo da tantissimo tempo e non merito di essere offesa in questo modo, che non ti fa onore. - Senti Lisa, non avertene a male, ma oggi sono venuto più che altro per chiudere definitivamente con te. - In che senso? - Donata è parecchio gelosa e non vede di buon occhio il nostro rapporto. Vuole coadiuvarmi in tutto e per tutto anche nel lavoro, offrendosi persino di occuparsi lei dell’agenzia. - L’agenzia? - Gli fece eco lei, sempre più attonita. - Forse a questo punto è opportuno che le nostre strade si dividano, Lisa. Ovviamente rileverò la tua parte alla cifra che stabilirai tu e… Lei lo colpi con forza in pieno volto, indignata, poi spalancò la portiera e lo piantò in asso, allontanandosi di corsa.
Che ingenua era stata a mettere quel bastardo su un piedistallo. Un’illusa che in tutti quegli anni non era stata capace di distinguere la meschinità di Damiano. Un uomo che aveva creduto il suo eroe, il migliore in assoluto. Ora i suoi patetici sogni giacevano in frantumi intorno a lei.
Capitolo 7
- Lisa, sei in casa? Apri la dannata porta o la sfondo a spallate. La voce di Andrea Ruffini echeggiò sul pianerottolo. - Vattene - rispose stancamente lei, sollevando appena la testa dal divano che accoglieva da giorni il suo corpo privo di flussi vitali. - Lisa, se non mi fai entrare ti assicuro che accorreranno i vigili del fuoco a sirene spiegate tra meno di dieci minuti. Sì, Andrea Ruffini era portatore sano di quella lucida, inarrestabile follia che induce chi ne soffre a compiere gesti in grado di scatenare scalpore ai danni altrui. Chiaro che se ne fregava di far finire lei su tutti i giornali. - Lisa, so che sei in casa e sto perdendo la pazienza. - Cosa vuoi, accidenti a te - gli sibilò in faccia dopo essersi trascinata alla porta e aver socchiuso il battente, determinata a mandarlo all’inferno alla svelta. Trasse un sospiro frustrato, notando l’anziana vicina di pianerottolo sulla soglia dell’appartamento di fronte. Fissava Andrea come se fosse un maniaco sessuale in piena crisi di astinenza, e pronto a entrare in azione con ogni donna tanto incauta da sottovalutarlo. La signora Assunta era più arzilla di un'ultratrentenne in carriera, appunto, e per eccesso di prudenza aveva il vizio di chiamare il 113 alla minima bazzecola. - Va tutto bene, Lisa? - inquisì la vecchia, ando in rassegna Andrea con gli occhi indagatori di un detective superallenato a riconoscere ogni delinquente e mascalzone in circolazione. - Sì, Assunta, è tutto okay - rispose Lisa a precipizio. - Lui è… - Il fidanzato di Lisa - la prevenne Andrea tempestivo, sfoderando dal fornito repertorio di conquistatore seriale il più ammaliatore dei sorrisi. Ci riuscì, ovviamente, fulminando la povera Assunta sulla via di Damasco come qualsiasi
femmina che avesse a che fare con lui. E prima che Lisa avesse l’agio di smentirlo, fu sospinta dentro casa senza tanti complimenti. - Che diavolo vuoi? - lo assalì, respingendo dagli occhi la massa arruffata dei capelli. Era altresì conscia delle miserevoli condizioni in cui versava. Non si toglieva quel vestito da giorni, cioè da quando aveva avuto il burrascoso faccia a faccia con quel megastronzo di Damiano, che potesse schiattare. Si dolse di non avergli detto che come amante valeva meno di una schiappa. Più che un amplesso, era stata una toccata e fuga. Lisa aveva attribuito la poco esaltante perfomance sessuale all’abbacchiato stato d’animo di lui, convinta che la prossima volta se la sarebbe cavata un tantino più decorosamente, ma forse il meglio delle sue prestazioni era la deludente ejaculatio praecox sperimentata da lei. - Cosa voglio? Non lo immagini? - Il suo sguardo furioso sembrava trafiggerla. Ti sei imposta la volontaria clausura, per caso? - Rammentavo di averla fatta finita con te, Andrea. - Lisa arretrò sino a un angolo in penombra del salotto. Era a dir poco umiliante apparire in modo così sciatto agli occhi scrutatori di quell'uomo. - Tu l’hai fatta finita, non io. - Non ricominciare a cavillare! Che cosa vuoi? - Sono rientrato da un breve viaggio in Cina e sono venuto in agenzia per vedere se ti eri rabbonita nei miei confronti. - Non lavoro più alla D&M. - Sì, mi è stato comunicato da una scopa travestita da donna che si è pomposamente presentata come la futura moglie del titolare. E tu? Non eri in società con Ferrero? - Liquidata con un calcio nel mio rotondo didietro. - Caspita, il tuo lui ti ha dato il benservito, eh?
- Ovviamente mi rivolgerò a un avvocato fornito di agguerriti zebedei affinché possa dirimere legalmente la questione economica. Lui incrociò le braccia. - Bah, invece di rallegrartene e festeggiare la lieta dipartita ti sei barricata qui a piangerti addosso, scordando che c’è un uomo meraviglioso che vale cento volte quel figlio di puttana che ti ha spremuto fino al midollo. - E saresti tu l’uomo meraviglioso? - Perché, avresti qualche perplessità in proposito? - Ti ho visto con quella bionda sexy che ti portavi a so! - Bionda sexy? - Lui sembrò genuinamente stupito. - Bomba sexy la definisce meglio - sottolineò Lisa aspra, fissandolo con animosità. -Le sorridevi con stucchevole melensaggine sciorinando il fare complice che lega due amanti, l’ho verificato io stessa. - Mi stai facendo una scenata di gelosia, mia Keezheekoni? - Andrea era visibilmente lusingato. - Ma figurati! Mi ha solo indispettito costatare che a parole eri pazzo di me, ma che i fatti dimostravano il contrario. - Quella bionda è soltanto una cui ho dato un aggio. - Non si sarebbe detto vedendovi insieme. - Lisa, ti giuro che era una qualsiasi. - Che accidenti significa Keezheekoni? - Significa fuoco che brucia in lingua Cheyenne, e tu sei davvero fuoco che arde, Lisa. Dietro quegli ingannevoli, liquidi occhi verdi che offri al mondo si cela una guizzante, calda fiamma interiore che solo io ho saputo vedere, e che magari in questo preciso momento vorresti magari usare per incenerirmi, ammettilo. - Sei molto perspicace. Sei stato davvero con i Cheyenne?
- Oh, sì, e mi chiamavano Ho’ Nene, mayun. - Ossia? - Il lupo, Lisa. Ho ricevuto da loro più di quanto io abbia dato in cambio a quella gente, sai. Ho appreso da uno straordinario uomo di medicina che il quieto splendore della vita è la capacità di vivere consapevolmente il presente. L’oggi è un dono che dobbiamo preservare anche quando la vita ci colpisce con crudeltà. - È tutto molto interessante ma non sono dell’umore adatto per dissertare sui dialetti dei pellerossa, Andrea. Ti spiace andartene? - Keezheekoni, sono innamorato di te, come potrei provare interesse per un’altra donna, fosse anche Miss Universo? - Senti Andrea, io vorrei che… - Avanti, fatti una doccia, truccati e smetti di sprecare pensieri e te stessa per il fottutissimo megastronzo che non ti merita. - E io non merito te, Andrea, perché… - Non poté finire la frase: tutto le si oscurò davanti agli occhi e vide la moquette venirle incontro.
La prima cosa che Lisa mise a fuoco, quando riprese i sensi, fu l’ansioso volto di Andrea chino su di lei. - Ti senti meglio? Lei annuì e sfuggì il suo sguardo. - Sei incinta, Keezheekoni? Pur nella scarsa esperienza di cui dispongo, di solito le donne svengono in circostanze analoghe. - Credo di esserlo. - Il bambino è mio? Lisa si tirò a sedere sul letto dove lui l’aveva adagiata e rabbrividì convulsamente, benché fuori splendesse il sole. - Non lo so.
- Come sarebbe a dire? - La fissò accigliato. In tono basso e mortificato, lo mise al corrente di come erano avvenute le cose, senza avere la forza di incontrare i suoi occhi, che avvertiva fermi su di sé. - Lisa, guardami… Lei lo fece e deglutì, disarmata dall’intensità del suo sguardo. - Nulla esclude che potrebbe essere mio figlio, giusto? - No, in effetti. - E comunque un bambino ha bisogno di un papà, sei d’accordo? Lo so che rappresento un palliativo, ma anche a te starà a cuore la serenità del pargoletto in arrivo, suppongo. - Mi stai chiedendo di sposarti? - La voce le uscì in un soffio. - Possiamo anche convivere se il matrimonio ti sembra impegnativo. Per quanto riguarda l’agenzia, come avresti potuto occupartene nei prossimi mesi? Dunque, all’inferno il miserabile paparazzo e lo squallido manico di scopa con cui se la fa. Sono degni uno dell’altra, non ti pare? - Sì, Andrea - bisbigliò lei, deglutendo il nodo che le si era formato nella gola dopo aver ricevuto da lui l’ennesima proposta di matrimonio. - Sì? Lisa, significa che… mi sposi? Lei poté solo annuire, incurante che le lacrime le rigassero il viso. Come poteva non piangere quando il destino le sorrideva così benevolo?
Epilogo
- Ti ho deluso, vero, Andrea? - Per il fatto di non essere stata incinta? - Mi hai sposato perché pensavi che lo fossi. Lui si allungò verso la figura supina di lei. La luna piena illuminava il suo bel corpo e il desiderio gli pulsò selvaggio nel sangue. - Ti ho sposato perché ti amo, Keezheekoni, e dovresti saperlo che un figlio non avrebbe fatto la differenza quando ti ho chiesto di essere mia moglie. - Sì, lo so. Ma so anche in che misura avresti voluto un bambino. - Il bambino mi avrebbe reso semmai più felice, lo confesso, Lisa. Ma ne arriveranno altri, hai sentito anche tu il medico che ti ha visitato. Lei sospirò e gli accarezzò la bocca con la punta delle dita. - Sai qual è la cosa che più t'invidio, Andrea? - No, qual è? - Tu possiedi il raro dono di vedere il meglio delle persone - gli disse in tono sincero. - E io sono stata molto fortunata a incontrarti. Me ne rendo conto giorno dopo giorno vivendo accanto a te. - Be’, posso francamente ribadire la stessa cosa per te. - Grazie. Vorrei solo poterti amare come meriti. Lui le baciò dolcemente la mano. - L’importante è averti vicina, amore, poi con il tempo sarà il tuo cuore a esprimere liberamente quello che senti per me. I sentimenti non vengono a comando e… - Andrea! - lo interruppe subito lei. - Io intendevo dire che anche se non mi sembra mai abbastanza, ti amo più di quanto avessi immaginato quando
perseveravo a sfuggirti, non lo avevi ancora capito? Lui ammutolì per alcuni minuti. Infine scoppiò a ridere. - E non te lo avevo forse detto che sarebbe andata a finire così, Keezheekoni? - Sì, me lo avevi detto e avrei dovuto crederti sulla parola, Ho’ Nene, mayun. Tu sei uno che difficilmente sbaglia in certe cose. - Te ne sei ricordata? Alludo al mio nome pellerossa. - Naturalmente. - Lisa, nessuna è capace di sorprendermi tanto quanto ci riesci tu! Se ti fa piacere, potremmo avventurarci in un viaggio che nulla ha a che fare con gli itinerari turistici presi d’assalto dalla gente che si accontenta di una villeggiatura mondana tra ombrelloni e chiasso da spiaggia. - Che cosa avresti in mente? - Di condurti a conoscere i miei amici Cheyenne. Ti andrebbe? - A occhi chiusi. - Allora mi organizzo. Lei gli si accoccolò contro. -Andrea… - Dimmi. - Ti ho dato filo da torcere, eh? - Come negarlo, ma ne è valsa la pena, te lo assicuro. - Col senno di poi riconosco di essere stata una stupida. - Sì? Allora dimostrami in che modo sai farti perdonare. Lisa gli circondò la nuca con le braccia e si limitò a offrirgli le labbra.
FINE
Delos Digital e il DRM
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Giallo Maurice Leblanc, L'arresto di Arsenio Lupin Il ladro gentiluomo alla sua primissima avventura: una sfida forse troppo audace anche per un genio del travestimento come Arsenio Lupin Arsenio Lupin ISBN: 9788867751075 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il tesoro di Sir Francis Drake Le intuizioni di Watson e le deduzioni di Sherlock Holmes alla ricerca della mente geniale del crimine che ha lanciato la sfida. Sherlockiana ISBN: 9788867750368 Samuele Nava, Sherlock Holmes e la sfida dell'astrologo Un sedicente operatore dell’occulto, un astuto ingannatore, una sfida irrinunciabile per Sherlock Holmes. Sherlockiana ISBN: 9788867750382 Luca Sartori, Sherlock Holmes e l'ultimo preraffaellita In questo romanzo breve, un’acuta indagine di Sherlock Holmes tra i segreti della vita, dell’arte e della morte! Sherlockiana ISBN: 9788867750399 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del Carro di Tespi Sherlock Holmes e William Shakespeare: un'abbinata affascinante Sherlockiana ISBN: 9788867750405 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e l'avventura della corsa Londra-Brighton Lanciato a folle velocità nella corsa automobilistica Londra-Brighton, Sherlock Holmes deve risolvere il mistero del furto ai Lloyd’s. Sherlockiana ISBN: 9788867750412 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il mistero delle Dodici tavole Pergamene e misteri nella biblioteca di Padre Jorge Sherlockiana ISBN: 9788867750900 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura dell'enigma da Krakatoa Sherlock Holmes tra le pieghe di
un'indagine al limite del sovrannaturale... Quale terribile segreto cela l’oggetto rinvenuto a Krakatoa? Sherlockiana ISBN: 9788867750894 Samuele Nava, Il trovatello di Baker Street Un bimbo misterioso tra le braccia, e sotto la lente, di Sherlock Holmes! Sherlockiana ISBN: 9788867750887 Enrico Solito, Sherlock Holmes Christmas Carol Natale a Baker Street: indagini sotto l'albero... Sherlockiana ISBN: 9788867751211 Patrizia Trinchero, Il gioco è cominciato, Holmes! Tutta Londra è a caccia di Sherlock Holmes. Sarà stato lui a commettere il tremendo delitto di cui è accusato? Sherlockiana ISBN: 9788867751266
Horror Kealan Patrick Burke, Sepolto vivo Al risveglio non si trovò nel suo letto, come si era aspettato, ma chiuso in una bara di pino... Halloween Nights ISBN: 9788867750962 Ronald Malfi, La casa in Cottage Lane La vecchia casa si levava davanti a noi, più cupa di una caverna sotto la luce della luna, accasciata verso il terreno quasi soffrisse di uno sfinimento letale. Halloween Nights ISBN: 9788867751068 Lisa Morton, La leggenda di Halloween Jack L’Inferno aveva cercato Jack per la prima volta mentre lui giaceva disteso in un vicolo vicino a un bar malfamato di Baton Rouge. Halloween Nights ISBN: 9788867751273
Romance Mariangela Camocardi, Un angelo per me Bella, affascinante, un tempo cover girl di successo, Lisa Angeli è da sempre innamorata di Damiano, e sogna di sposarlo... finché nella sua vita entra Andrea Ruffini... ioni Romantiche ISBN: 9788867751259 Paola Picasso, Questione di pelle Stefano ancora non sa bene cosa abbia spinto sua moglie a lasciarlo. Sa solo che l'ama ancora e che farà di tutto per riconquistarla... ioni Romantiche ISBN: 9788867751242
Spionaggio Stefano Di Marino, Peccati mortali Rock, il pornodivo del momento, è un agente sotto copertura. Il suo mondo è fatto di sesso e malavita, rischio e lusso sfrenato... Sex Force ISBN: 9788867750481 Stefano Di Marino, Affari proibiti Seduzione e azione sono le specialità di Rock, agente segreto e pronodivo, ma in questo caso dovrà sbrogliare un intrigo in cui il sesso è un’arma a doppio taglio Sex Force ISBN: 9788867750498 Stefano Di Marino, L'isola delle mantidi Rock segue la pista dei soldi e sfida sul loro stesso terreno una banda composta solo da donne, in un paradiso del sesso tropicale, caldo, umido e avvolgente... Sex Force ISBN: 9788867750580 Stefano Di Marino, Femmine carnivore Sesso e avventura per uomini d’azione. Ce la faranno Rock e Casey, splendida escort australiana, a vincere la lotta contro il tempo e a superare le insidie inaspettate dei tropici? Sex Force ISBN: 9788867750603 sco Perizzolo, Hamburg Connection Una missione mortale tra le pornostar della fiera dell'eros di Amburgo per Kiko Dias, agente della Hot Dreams... Sex Force ISBN: 9788867750870 Romano De Marco, Chris Lupo: sesso e fuoco Entra in scena Chris Lupo, capitano dei marines sempre affamato di azione, sesso e avventura! Sex Force ISBN: 9788867751181
Steampunk Roberto Guarnieri, Il Circolo dell'Arca Chi avesse posseduto l’Alborg non avrebbe mai conosciuto la sconfitta. Ed era compito di John Fox fare in modo che nessuno vi riuscisse. Il circolo dell'Arca ISBN: 9788867751037
Tecnologia Carlo Mazzucchelli, Tablet: trasformazioni cognitive e socio-culturali Una disamina socio-culturale sull'avvento del Tablet e sull'evoluzione della tecnologia TechnoVisions ISBN: 9788867750993
Thriller Andrea Franco, Lo sguardo del diavolo: Jeffrey Dahmer Entra nella mente di Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee... Serial Killer ISBN: 9788867750474 Fabio Oceano, La quarta vittima Il serial killer che rapisce e sevizia i bambini di New York: Albert Fish, detto il cannibale... Serial Killer ISBN: 9788867750573 Umberto Maggesi, Io, il mostro Andrei Chikatilo detto il mostro di Rostov, è forse uno dei più sanguinari serial killer della storia dell’umanità, certamente quello che ha potuto agire impunito per più tempo... Serial Killer ISBN: 9788867750566
Zombie Franco Forte, Stazione 27 Siamo nella metropolitana di una città non precisata. Il mondo finisce mentre Milo si trova a bordo di un treno. Riesce a fuggire inseieme a un gruppo di sopravvissuti, ma... cosa troveranno alle prossime fermate? E perché, una volta giunti al capolinea, la metropolitana sembra non finire mai? The Tube ISBN: 9788867750429 Ilaria Tuti, Carlo Vicenzi, La fame e l'inferno Mentre Milo, Marika e Ivan lottano per sopravvivere nel vagone della metropolitana che pare diretto verso il nulla, in superficie un nuovo personaggio si aggira fra i morti viventi: è Tea, una donna che custodisce un segreto terribile The Tube ISBN: 9788867750863 Antonino Fazio, Alain Voudì, Giorno Zero Mentre l'orda di non morti dilaga, lasciandosi dietro una scia di devastazione, una squadra dei reparti speciali inviata in missione di soccorso scopre che gli zombie non sono che l'avanguardia di un pericolo ancora più letale... The Tube ISBN: 9788867751020 Ilaria Tuti, Ceneri Mentre Milo, Marika e gli altri sono nel vagone e cercano di stabilire un contatto con le creature, sopra, nella città devastata, qualcuno sta rischiando la vita per raggiungere la metropolitana... The Tube ISBN: 9788867751082 Scilla Bonfiglioli, Progetto Bokor Il treno ferma alla stazione 28, dove Milo, Marika, Amina e Ivan incontrano i sopravvissuti della metropolitana. Ma qualcosa va storto... The Tube ISBN: 9788867751198 Luigi Brasili, Il lupo Il lupo si aggira nei meandri della metropolitana, invisibile
come un fantasma. Ma quando il mondo di sopra incontra da vicino quello di sotto, possono scatenarsi eventi che nessuno dei due mondi avrebbe voluto conoscere... The Tube Exposed ISBN: 9788867751051 Roberto Zago, L'antro di Jona Quando l'orda di zombie travolge il mondo, solo un uomo ha la forza per risalire in superficie. Ma cosa troverà ad attenderlo? The Tube Exposed ISBN: 9788867751105 Diego Lama, Il cacciatore Mentre l'orda di non morti dilaga nella città, all’interno della stazione della metropolitana solo pochi esseri umani riescono a sopravvivere... Attenti al cacciatore... The Tube Exposed ISBN: 9788867751235