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Senza Traccia
Donnefar Skedar | Senza Traccia | Disponível também em Inglês. Espanhol e Italiano. | Also available in English. Spanish and Italian. | También disponible en Inglés. Español e Italiano
1. Fiction 2. Suspense 3. Portoghese 4. Romance | 1. Titolo 2. Libro digitale | Tutti i diritti riservati
Donnefar Skedar
Senza Traccia
Disponível também em Inglês. Espanhol e Italiano.
Also available in English. Spanish and Italian.
También disponible en Inglés. Español e Italiano
Indice SCHEDA DEL LIBRO PROLOGO CAPITOLO 01 CAPITOLO 02 CAPITOLO 03 CAPITOLO 04 CAPITOLO 05 CAPITOLO 06 CAPITOLO 07 CAPITOLO 08 CAPITOLO 09 CAPITOLO 10 CAPITOLO 11 CAPITOLO 12 CAPITOLO 13 CAPITOLO 14 CAPITOLO 15 CAPITOLO 16 CAPITOLO 17
CAPITOLO 18 CAPITOLO 19 EPILOGO
Scheda del Libro Donnefar Skedar, Senza Traccia – 1ª Edição – 2013 Traduzione: Marily Santos de Souza Copyright desta edição © 2013 Elemental Editoração Copyright © Donnefar Skedar, 2011 Creazione della copertina: Fernando Lima Immagine di copertina: Albert Dera Recensione: Revisão & Etc. Layout e editing: Elemental Editoração
1. Fiction 2. Suspense 3. Portoghese 4. Romance
1. Titolo 2. Libro digitale
Tutti i diritti riservati
Tutti quelli che si sentono diversi nel mondo.
PROLOGO
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Nella vecchia strada, dove decenni fa ava la ferrovia ora c’è un viale molto gradevole in cui poter fare eggiate, circondato da fiori di vari tipi, proprio lì due ragazzi camminavano verso i vagoni rimasti, utilizzati dai ragazzini del posto per giocare o per chiacchierare indisturbati. Armando era di poco più alto di James, non più di tre centimetri. James era più basso e più magro, non al punto però che si vedessero le ossa del corpo, aveva una corporatura simile ai ragazzini della sua età. La sua pelle era chiara e diventava rossa quando prendeva un pò di sole. Con i capelli che gli coprivano gli occhi camminava al fianco del suo fedele amico Armando, che era poco più alto e più muscoloso, non era grasso, aveva solo la corporatura più robusta di quella dell’amico. Era perfino più pallido di James tanto da sembrare un’ albino, ma era solo nei giorni freddi che la sua pelle diventava veramente bianca, come la neve. I suoi occhi blu davano al suo volto rotondo una leggera somiglianza ai cherubini delle statue in gesso. Anche James, dal canto suo, con i suoi occhi verdi, sembrava venisse fuori da una tela dipinta ad olio. Ad ogni o era come il cammino verso il riposo eterno... – Non so propio cosa farò quando arriverò nella nuova città – disse Armando all’amico. – nemmeno io sò che cosa farò senza il mio miglior amico... – rispose James abbassando lo sguardo per non mostrare all’amico i suoi occhi tristi. – Forse il mio papà deciderà di non andare via stasera. – Credo che non sia quello che vuole, amico mio – considerò James. – Starai bene? – domandò Armando avvicinandosi all’amico appoggiato al
vagone. – Se starai bene, allora starò bene anch’io. Con un gesto timido e incerto, Armando si avvicinò all’amico per abbracciarlo facendo sì che quell’addio rappresentasse una perdita importante. In meno di cinque secondi i due amici che per quattordici anni furono inseparabili, piansero durante tutto quell’abbraccio.
CAPITOLO 01
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Nell’aula c’erano solamente sei persone; un giudice, uno scrivano, due avvocati, la moglie e il suo ex-marito. Lì si concludeva una causa di divorzio con comunione dei beni, risultato di un matrimonio durato cinque anni. La bella donna bionda, piena di gioielli d’oro stava firmando il documento che il suo avvocato le aveva messo di fronte, dove confermava in che modo venivano spartiti i beni acquistati insieme all’ex marito Armando. Anche Armando firmò il documento, appena dopo che il giudice ebbe finito di pronunciare la sentenza. – In questo modo, siete ambedue daccordo, e inoltre dichiaro che tutti i beni acquistati durante i cinque anni di matrimonio fra Armando Zie e Glória Zie sono stati divisi in parti uguali – disse il giudice con il suo sguardo sopra i piccoli occhiali. – Concludo ricordandovi che tutti e due avete firmato i documenti e che quindi siete liberi per un eventuale altro futuro matrimonio; potete ritirarvi. Quando uscirono dall’aula, Armando salutò Glória con voce fredda e proseguì verso il parcheggio seguito dal suo avvocato. – Allora! Armando, quale sarà il prossimo o adesso che sei un uomo libero? – Domandò l’avvocato davanti alla sua macchina. –La libertà dovrebbe essere data a chiunque sia in trappola amico mio – scherzò aprendo la porta della sua Honda. – Penso che adesso andrò a casa di mio padre e subito dopo partirò per la citta che non avrei mai dovuto abbandonare. – Si, conosco i tuoi sogni. – Mamma ha sempre voluto che tornassi a vivere da lei dopo il divorzio con papà, penso che sia un difetto di famiglia .
– Cosa? Tornare sempre a casa? – domandò l’avvocato. – No caro mio, la separazione – disse Armando entrando in macchina; suonò il clacson al suo avvocato il quale sorrise e accennò un saluto con la mano. Subito dopo la Honda blu era fuori dal palazzo di giustizia e Armando era già sulla strada che portava a casa di suo padre, era lui uno degli unici motivi per cui era rimasto nella città di Panamá. Mentre guidava, la sua mente pensava solamente al futuro; non avrebbe più lavorato e nonostante avesse solo ventotto anni aveva già accumulato denaro a sufficienza per poter vivere almeno cent’anni. Affrontare l’argomento con il suo papà sarebbe stato l’ostacolo più difficile da superare; la separazione dalla ex moglie Gloria è stata difficile per Armando, una donna talmente avida al punto di voler posticipare la separazione di alcuni mesi per paura di perdere parte della azienda che Armando amministrava. Avendo capito le sue intenzioni, Armando scambiò la sua quota in azienda per la casa dove sarebbe andata a vivere Glória dopo la separazione. Quando si sedette sul divano con suo padre, a cui piaceva bere un bicchiere di vino bianco mentre si rilassava, Armando vide in lui la controfigura al maschile di Glória, davanti a sè vedeva un’altra persona avida e, anche se era suo padre, ne aveva disgusto; era difficile per lui pensare che alcune persone dessero più valore ai soldi che a se stessi. La sua mente pensava solamente al domani. Sapeva che se avesse continuato ad elaborare un discorso convincente con suo padre, non sarebbe più uscito da quella stanza. – Quindi hai deciso di rinunciare alla tua quota in azienda? – interrogò l’uomo con i capelli brizzolati mentre assaporava il suo vino bianco. – Ho già deciso papà – Non notò nessun combiamento nell’ espressione di suo padre. – Sei sicuro che ti conviene rinunciare ad una cosa così importante solo per liberarti di una donna? Pensi che adesso ti accontenterai dei miseri cinquanta per cento di tutto quello che hai conquistato durante il tuo matrimonio? – Padre, non ho bisogno di soldi, quello che ho mi basta per il resto della mia
vita. – Tu non hai idea di quanto sia cara la vita per un uomo della mia età in questa città, tutto diventa più costoso con il are degli anni figlio mio. – Sei ancora giovane papà e se non vivessi in mezzo a tanto lusso, i soldi ti basterebbero. – Tu non sei ancora maturo, io sono un imprenditore e single, le persone mi stimano. – No papà, a loro interressano solo i tuoi soldi. – Appunto! Questo dimostra che dobbiamo avere sempre di più... – Non sono venuto qua per questo papà – tagliò corto Armando alzandosi in piedi davanti alla grande finestra di vetro. – Allora sii più esplicito, ho una riunione con i miei soci dell’ Afganistan e loro non possono aspettare. – Lavoro, sempre lavoro. Da quanto tempo è che non facciamo un discorso serio papà? – Lo stiamo facendo adesso? – rispose l’uomo bevendo un’altro sorso di vino. – No, lo sai benissimo – Armando fissò il padre per un’istante, poi riprese a guardare verso la finestra. – Sono venuto a dirti che adesso sono libero, sia da Glória che dall’azienda, ho deciso di andarmene da Panamá. – Come “ho deciso di andarmene”. – Voglio tornare di nuovo a vivere con mamma – disse Armando respirando profondamente aspettando una risposta. – Ma sei impazzito? Hai battuto la testa? – l’uomo con i capelli brizzolati non stava piu’guardando il suo vino secco, adesso fissava il figlio di spalle, in piedi di fronte a lui. – Stai facendo un grande errore se pensi che lì sarai felice o ti sentirai realizzato.
– Non penso questo papà; ho la certezza che il mio destino è stare lì, in quel posto che mai avremmo dovuto abbandonare. – Sei ingrato con tuo padre, figlio mio. Ho sempre cercato di darvi il meglio che ho potuto, non ti ho fatto mancare niente nella tua vita. – Si papà, ci hai fatto mancare qualcosa, sì. Non abbiamo mai avuto l’amore che un padre e un marito devono dare, adesso capiso perchè mamma è andata via; adesso è il mio turno, me ne vado. L’uomo guardò il figlio, finì la sua tazza e ne riempì un’altra, si alzò e si avvicinò al figlio. La stanza era sofisticata; un divano grande e comodo di color grigio, una libreria con alcuni grossi libri e di fianco una specie di bar, il resto della stanza era vuoto, c’erano solo alcune poltrone a far parte dell’arredamento. Le pareti erano formate da enormi vetrate trasparenti che davano una panoramica dell’esterno studiato apposta per soddisfare le esigenze estetiche. Fermandosi di fianco ad Armando e guardando la parte della piscina che era qualche metro più in basso, cominciò a parlare rompendo così il silenzio. – Tua madre no se ne andò a causa del mio egoismo – gli disse offrendo una tazza al figlio. – Stavamo pensando già da molto tempo alla separazione. L’unico motivo, ricordatelo che era un motivo non una scelta; era il fatto che stavi per terminare gli studi. – Vuoi dirmi che avevate già programmato tutto? – chiese Armando guardando il padre camminare fino al bar e prendere un’altra tazza. – Vi stavate già separando? – Si, non dormivamo più nello stesso letto e uscivamo solo se c’ eri anche tu. Non fu per denaro che ci separammo – gli disse riempiendo un’altra tazza. – Ho sempre desiderato venire in questa città, ma tua madre è sempre stata attratta da quel posto, quando cominciasti a lavorare in azienda, presto capii che ti saresti potuto arrangiare anche senza il nostro aiuto e così abbiamo pensato che era il momento giusto per concludere il divorzio. – Perchè adesso? – chiese Armando. – Perchè solo adesso mi dici queste cose?
– Perchè non voglio che tu vada da tua madre e che ti racconti un’altra versione. Tua madre ed io non ci amavamo più l’unica soluzione era il divorzio. Se veramente sei convinto di tornare in quella città allora voglio che parta sereno sapendo come sono andate le cose. – Sei sicuro di quello che dici papà? – Sei il mio unico figlio oltretutto maschio, non sono felice di perderti, ma non posso neanche incatenarti qui. – Non ti abbandonerò papà, tutte le volte che mi sarà possibile verrò a trovarti e ci terremo sempre in contatto. – Me lo auguro Armando, spero tu possa essere felice come m’immagino, non fare stupidaggini, sei un bravo ragazzo e i soldi non ti mancano, per favore, stai in guardia. – Starò attento papà, non ti preoccupare. I due si guardarono per qualche istante e subito si diedero un’ intenso abbraccio trasmettendosi reciprocamente le proprie emozioni.
CAPITOLO 02
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Quando si sedette sulla poltrona del volo Armando guardò attraverso il finestrino sorprendendosi di quell’unica lacrima che scivolò giù dai suoi occhi vedendo tutta la città di Panamá alle sue spalle. Nella sua mente ò un lungo film di quei quattordici anni ati in quella città, fu lì che diventò una persona matura, fu lì che si sposò e fu sempre lì che ebbe la possibilità di guadagnare tutta la sua ricchezza. Ed ora partiva alla ricerca della sua felicità. Dopo un lunga riflessione, Armando fu sorpreso dall’autoparlante dell’aereo che annunciava il tempo che rimaneva per l’atterraggio, non sapeva cosa lo stesse aspettando, erano quattordici anni che non ritornava nella sua città natale e più o meno tre anni che non aveva notizie di sua madre, sarebbe stata una grande sorpresa e sapeva che sarebbe stata felice di rivederlo, questa volta per restare. I suoi ricordi erano nitidi, ma erano di molti anni addietro. Cose che sembravano di poca importanza, adesso occupavano la sua mente nel profondo quando fino a poco tempo fa i suoi unici pensieri erano il lavoro e la moglie, che nei cinque anni di matrimonio non gli diede neanche un figlio. Sapeva che il fallimento del matrimonio lo avrebbe accompagnato per un lungo periodo. Armando si soffermò a pensare quale fosse il motivo che lo spinse a sposare Gloria così di fretta, una segretaria molto competente e con tanta voglia di crescere, forse è stato questo lo sbaglio, sposare una donna che voleva fare carriera. Poco più di cinque anni fa, pensava solo alla sua carriera lavorativa e alle grandi prospettive che aveva nell’azienda che adesso sarebbe ata completamente nelle mani di suo padre e Gloria; e questa cosa sembrava in qualche modo già decisa. Glória prima di diventare sua moglie era la fedele segretaria di suo papà, un grande imprenditore che ha voluto presentargliela non solo per essere la sua segretaria ma anche perchè diventasse la campagna del figlio.
Agì d’impulso e perchè si sentiva solo, sua madre se n’era andata e quindi accettò la proposta di matrimonio suggerita dal padre, il quale riteneva che Armando avesse bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui. Nei primi due anni Armando pensava di essere innamorato, ma presto si accorse che a Gloria interessavano di più i soldi, rendendola così egoista perfino nei confronti del marito. Pensava come sarebbe stato se avesse avuto un figlio, oppure se non avesse aspettato tanto tempo per divorziare, o anche come sarebbe stato se non si fosse mai sposato. In quel momento il suo sguardo fu attirato dal tramonto di Montana e sapeva che fra poco sarebbe stato a ThreeForks, sua città natale. I suoi pensieri furono invasi dai ricordi dell’adolescenza vissuta a ThreeForks,era da tanto, ma proprio da tanto tempo, che non aveva nessuna notizia del suo miglior amico James.
CAPITOLO 03
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La macchina presa a noleggio era molto diversa dalla sua, ma non ebbe difficoltà a guidarla, Armando guidava rispettando i limiti, era molto ansioso, non vedeva l’ora di arrivare nella casa di Cedar St. Appena uscito dall’Aeroporto non fu difficile trovare la macchina che aveva noleggiato, un Mitsubishi Out Lander 3.0, molto comune in quei posti. Aveva letto in alcuni giornali che a ThreeForks erano in aumento i furti e le rapine e anche sapendo questo era convinto che quel posto era quello giusto per restarci per il resto della sua vita. Armando era vicino alla Via Cedar, d’istinto guardò i negozi ancora aperti e notò come la città stava cambiando, non c’erano più negozi con le caramelle colorate che lui e il suo amico adoravano, le gelaterie alla fine della strada avevano lasciato il posto alle grandi catene di ristorazione e i piccoli locali scomparirono. Armando accese la radio della macchina e le notizie locali gli fecero pensare che aveva trascorso secoli lontano da quella città, presto però l’accento della regione lo fece sentire di nuovo a casa. Quando ò per la vecchia strada dei binari, Armando notò che poche cose erano cambiate in quella zona, quello era il punto più frequentato della città e forse per il freddo di quella sera le strade erano così deserte. Armando ava per i quartieri ricordandosi del suo amico James, dei giochi e delle avventure innocenti che facevano insieme. L’immaginazione intanto viaggiava, come starà James? Si chiedeva con il sorriso sulle labbra. Gli sarebbe piaciuto essere stato in quella città quando la madre di James morì, ma era sempre impegnato in riunioni importanti e non poteva assolutamente andare a trovare il suo amico e addirittura la propria mamma, ma adesso aveva l’opportunità di correggere gli errori del ato e conoscendo l’amico sapeva che lo avrebbe perdonato. James di sicuro lo odiò per molto tempo, in una delle ultime cartoline che inviò
ad Armando, quando ancora erano adolescenti, disse chiaramente che aveva cambiato molto. James non scrisse mai di come andavano gli studi e non accenava nemmeno alla carriera che voleva intraprendere dopo la laurea o quali erano i suoi progetti. Non sapeva se era una pazzia o se veramente era possibile tornare a ThreeForks per rivivere un’amicizia vera e sincera , non aveva mai avuto un amico che potesse paragonare a James e quando arrivò di fronte alla casa dove la sua vita ebbe inizio, sentì nel petto un forte dolore di pentimento.
CAPITOLO 04
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Quando chiuse la porta dietro di se, Armando sentì il vecchio buon profumo della sua vecchia cara casa ancora in ottimo stato. Sulla scala che portava alla sua camera sembrava ci fosse il solito tappeto, ma quello vecchio era segnato dalle ruote delle macchinette vinte e scambiate con James. – Mio Dio Armando, non sei per niente cambiato da quando ti lasciai con il tuo papà – disse la madre abbracciando forte il figlio. – Non mentire mamma altrimenti torno in Brasile – scherzò facendo una carezza alla giovane mamma molto piu’ bassa e molto simile al figlio. – Non mento; sei bellissimo figlio mio, come è stato il viaggio? – E’ stato ottimo mamma, sono venuto in macchina dall’ aeroporto a qui. – Allora, cosa pensi della nuova ThreeForks? – Non è cambiato niente, eccetto il colore e le facciate delle case, non è vero? – disse sorridendo e dando un’altro abbraccio alla madre. – Vieni, sei arrivato giusto per il caffè. – Mm, non potevo arrivare in un momento migliore. Armando ricordava molto bene il caffè forte che faceva la sua mamma all’ora del tramonto, una volte le chiese perchè lo faceva così, rispose che era una ricetta di famiglia e che fu sua nonna ad insegnargliela. Quando entrò in cucina, notò che anche i mobili erano gli stessi e le modifiche fatte non avevano cambiato di molto l’aspetto originale. Mentre erano seduti a tavola con entrambi la propria tazza di caffé Armando raccontò alla mamma tutto riguardo al divorzio da Glória e riguardo alla
discussione avuta con il padre prima di partire, la sua mamma non fece le domande che si aspettava e non dimostrò nessuna reazione nel sentire parlare dell’ex marito. Armando fu sorpreso solo nel sentirsi chiedere per quale motivo era ritornato a ThreeForks, non ne era sicura ma la risposta uscì d’istinto. – Penso che sia qui il nostro destino mamma – iniziò a dire mentre la madre gli aggiungeva dell’altro caffè. – Sono già due anni che non dormo pensandoci, qualcosa mi diceva che dovevo rinunciare a tutto per rivivere le emozioni che mi sono sempre mancate. – Mi è successa la stessa cosa figlio mio, però per me era troppo tardi per rinunciare a tutto – commentò la madre sedendosi di fianco ad Armando. – Quando seppi che Glória voleva la mia quota in azienda capii che ci sarebbero state delle possibilità per tornare qui, confesso che per un pò di tempo mi sembrò un desiderio irrealizzabile, ma Dio vede e provvede – disse mostrando alla madre un breve sorriso mentre gli occhi gli brillavano. – Bene, allora, sai che sei il benvenuto e spero rimarrai per molto tempo. – Chissa se Stephany è ancora libera – scherzò Armando ridendo, aveva proprio la stessa espressione della madre. – Oh! Figlio mio non scherzare; è andata via da qui già da molto tempo e non credo che ti piacerebbe sapere che ha avuto sei figli. – Sei figli? Stephany Malcolm? – disse Armando sorpreso. – Già, non è più una ragazzina con le lentiggini e l’ apparecchio per i denti. Stephany Malcolm era soprannominata “Carrie la strana” da tutta la gente del quartiere, tutti i ragazzini compresi James e Armando avevano il terrore di stare di fronte a Stephany, ammenochè non fossero tutti insieme, chiedeva baci a tutti i maschietti e credeva di avere con loro delle storie d’amore. Una volta Armando e James avevano fatto un scommessa con due compagni di scuola e poichè la persero furono obbligati a baciarla, il giorno dopo tutti a ThreeForks ascoltarono i racconti di Stephany e dei suoi nuovi due fidanzatini, Armando e James, vista la situazione, evitarono la ragazza per una settimana. Quando Armando finì di sistemare le valigie in camera, la stessa che aveva un
tempo, ricordò che non aveva ancora chiesto nulla di James, e tornando in salotto domandò alla sua mamma che fine avesse fatto il suo migliore amico. – James? – ripetè un pò sorpresa. –Sì! Mamma, non hai avuto nessun contatto con lui? – No, non vedo James Fel da molto tempo, l’ultima volta che l’ho visto era al mercato con una donna che ho pensato fosse sua moglie. – Non ha parlato con te? – Armando era rimasto deluso dalla notizia ricevuta. – No, da quando sono tornata in città, James Fel non mi ha più guardata, non ha mai accettato il fatto che siamo andati via da qui e dopo la morte della sua mamma, tutti dissero che peggiorò. – Peggiorò? In che senso? – Ah Armando, penso sia meglio che andiamo a dormire, è stato un lungo viaggio fino a qui e domani mattina potremmo chiacchierare un pò di più – aveva smesso di ridere e la sua voce si era fatta più seria. – Va bene mamma, vai pure a riposarti,vedo un pò di notizie e dopo salgo anch’io. – Ottimo, sogni d’oro e benvenuto a casa caro figliolo – disse salendo le scale e guardando il figlio fermo, appoggiato sul corrimano. C’era qualcosa che non andava e Armando non smetteva di pensare alle parole dette dalla madre, James era sempre stato un bravo ragazzo e anche da adulto sarebbe stata sicuramente una brava persona, Armando provò a mettersi nei suoi panni sapendo della perdita che aveva avuto. In um pomeriggio nei binari abbandonati, James pianse raccontando ad Armando come si sentiva dopo la separazione dei suoi genitori, non riusciva a contenere le lacrime e il sole faceva brillare i suoi occhi lucidi. Armando non seppe come reagire, era la prima volta che vedeva l’amico piangere in quel modo e per quanto amico fosse, non sapeva come poterlo consolare, così si mise a pingere anche lui come James.
Mentre vedeva un pò di televisione, seduto sul divano, Armando guardò il suo orologio Dumont e vide che era ancora presto. Affaticato dal viaggio risolse di andare in camera per far riposare la mente. Quando si distese sul letto e fissò l’ombra proiettata sul soffitto dalla luce, che entrava dalla finestra, ebbe dei ricordi del ato, e la nostalgia lo fece andar via col sonno dimenticandosi delle cose a cui stava pensando.
CAPITOLO 05
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Al risveglio, Armando fu sorpreso dall’ intenso profumo di caffè che arrivava dalla cucina. Non si alzò dal letto, rimase disteso contemplando la camera come se fosse una nuova dimora, dove si era appena trasferito. Guardando l’arredo notò che alcuni mobili erano gli stessi di quando era bambino, per esempio l’armadio dove si nascondeva per rimanere solo era tale e quale ed anche la scrivania era la stessa. I vecchi fumetti di Capitan America occupavano uno scaffale in alto della scrivania, e alcune macchinette sbiadite erano sparse qua e là. Si alzò andando direttamente davanti alla finestra e vide i ragazzini che uscivano di casa per andare a scuola, c’erano molti più bambini rispetto ad una volta. Tanti vicini non erano più gli stessi che c’erano quattordici anni fà. La casa dei Vicents aveva un colore smarrito e orribile, quei vicini che avevano oltre cinquant’anni odiavano i bambini e la confusione che innocentemente facevano. Armando si ricordava molto bene del giorno di halloween quando tutti i bambini del quartiere si ritrovarono di fronte alla casa dei Vicents per vendicarsi. Fu in quel giorno che il vecchio signor Vicents ebbe il suo primo ictus, e quella che doveva essere solo una bravata da giorno delle streghe si trasformò per tutti in una piccola tragedia. Adesso di sicuro non ci sono più, saranno ati sicuramente a miglior vita, l’ultima notizia che Armando ebbe della coppia fu il peggioramento di salute del signor Vicents,che era stato ricoverato per alcuni mesi nella clinica dove era già stata ricoverata anche sua moglie. Mentre usciva dalla camera e scendeva le scale, una forte emozione invase i suoi pensieri, era una cosa che non riusciva a controllare, aveva tanta voglia di piangere, forse era dovuto ai ricordi del ato. Ritornò in sè, scese le scale fino in fondo e si accorse che la madre era già uscita di casa e che aveva lasciato un biglietto sopra al tavolo.
“Ciao tesoro, il caffè è pronto, ci sono dei biscotti nel forno. Sarò di ritorno alle tre, se hai fame in frigo c’è una padella basta che la scaldi un pò, ti auguro una buona giornata, baci, mamma.” Si sedette a tavola e assaporò il caffè fissando tutti gli angoli della casa come se avesse appena finito di costruirla. Il sole scaldava e il calore entrava dalla finestra della cucina, guardò la porta da cui si aveva accesso al cortile sul retro e si chiese se la sua vecchia altalena era ancora là fissata alla quercia che piantò suo nonno prima di costruire la casa, la sua ansietà era così forte che uscì con la tazza in mano. Dalla strada sembrava di stare in una specie di giardino, il cortile era circondato da rose e fiori, l’albero era ancora lì, ma l’altalena non c’era più, avevano tagliato anche il ramo. Dall’ altro lato dell’ albero adesso c’era un dondolo per due persone; camminando in direzione dell’albero Armando si guardava intorno ammirato da quante rose e fiori che stavano sbocciando, non sapeva che alla sua mamma piero così tanto i fiori. Sedendosi sul dondolo cominciò a sentire i suoi ricordi venire a galla. Ricordava di come ava gran parte dei pomeriggi lì, in quel cortile, la maggior parte delle volte dondolando da solo perchè James era in castigo o doveva andare via con la propria mamma, a volte dal medico. Ricordava di quando lui e James rimanevano ad esplorare il cortile, ovunque, pur di trovare qualcosa di nuovo, ricordava anche di come suo padre lo fe dondolare a tutta velocità nel fine settimana, almeno quelle poche volte che succedeva di arlo insieme in famiglia, il che capitava piu’ o meno una volta al mese. Erano quindi le uniche volte che suo padre e sua madre sembravano felici. Quando si alzò dal dondolo notò sull’albero una cosa che non si ricordava di aver fatto, vicino all’erba c’era scritto un messaggio inquietante che lui e James scrissero all’ età di dieci anni che recitava così: “Se un giorno resusciteremo, qui c’è la prova che ci ricordiamo di tutto”. Gli prese un colpo leggendolo, ma presto si ricordò che scrissero questa frase con un taglierino rubato al padre di James dopo aver sentito una conversazione tra sua madre e quella di James a proposito di una caso di reincarnazione trasmesso in televisione. Spaventati da questa cosa i due ebbero l’idea di scrivere una frase sull’albero, perchè sapevano che l’albero sarebbe stato lì per secoli e che se gli fosse successo qualcosa avrebbero così potuto cercare l’albero e sapere con certezza che almeno erano già stati in quel posto.
Armando rise al ricordo poichè si ritrovò lì quattordici anni dopo. Guardandosi attorno non riusciva a trovare nient’altro che gli fe ricordare i vecchi tempi, ma sapeva che doveva trovare a tutti i costi il suo amico e sapeva anche che avrebbe dovuto cercare di contattarlo prima.
CAPITOLO 06
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La facciata della casa era la stessa, due finestre nella parte di sopra e una porta nel mezzo con una cappottina, il colore era più vivace e all’apparenza la casa poteva sembrare di recente costruzione, il numero 628 gli trasmetteva molti ricordi, tutte le volte che andava a casa dell’amico Armando fissava quel numero, era un vizio che nemmeno i quattordici anni trascorsi avevano cancellato. Appena varcato l’ingresso Armando già cominciò ad immaginare quale sarebbe stata la reazione dell’amico e quale era il suo aspetto, probabilmente non sarebbe cambiato di molto, forse un pochina di pancetta dovuta a qualche birra di troppo, bevuta nelle serate trascorse in compagnia. Non sapeva nè cosa avrebbe detto nè se James lo avrebbe accolto volentieri, ad ogni modo si era preparato a tutto, anche ad una violenta sceneggiata. Quando bussò, le sue mani sudarono e le sue gambe sembravano tremare, non sentì nessun rumore e dopo aver bussato nuovamente qualcuno venì ad aprire. Era una donna molto bella che gli chiese cosa desiderasse. – Buongiorno c’è James Fel, per favore – chiese soddisfatto per non aver trovato proprio James a riceverlo. – James Fel? – ripetè la bella ragazza. – Sì, sono Armando, un amico d’infanzia. – Amico? D’ infanzia? – ripetè senza sapere dove guardare. – Non mi ha mai parlato di amici d’infanzia! – Dice veramente? Posso chiederle una cosa, se non sono indiscreto, ma lei è la moglie di James? – chiese Armando arrosendo.
– Si fino a prova contraria. – Potrei vederlo? – Ma lei è un suo amico? – interrogò di nuovo. – Si sono Armando Zie, abito a pochi isolati da qui – iniziò a spiegare; gli sembrava impossibile che l’amico non avesse mai raccontato a sua moglie della loro amiciza. – Siamo cresciuti insieme fino a quattordici anni. – Fino a quattordici anni? – Si. – Lei mi sembra non più vecchio di vent’anni e sono sicura che James non è più nell’ età dell’adolescenza – disse facendo cenno di chiudere la porta. – No, forse non ha capito, me ne sono andato da qui quando avevo quattordici anni e adesso sono tornato a ThreeForks, sarei molto felice di rivederlo,per me è importante, la prego. – Se è veramente amico di James, saprà anche che è più di un mese che non si fa vedere in questa casa e se per caso lo dovesse incontrare gli dica da parte mia che quella vacca di sua moglie ha bisogno di soldi. – gridò la donna sbattendo la porta in faccia ad Armando. Ancora fermo nel marciapiede appena fuori dalla casa dell’ amico Armando si chiedeva che cosa potesse essere successo; quella donna non gli ispirava molta simpatia. Come mai James non si faceva vivo da così tanto tempo? Era sempre stato una persona rispettosa e di buon cuore soprattutto con le persone che amava e quella ragazza molto carina e giovane, non poteva essere la moglie di James. Era successo qualcosa di strano. Tornando a casa Armando rimase profondamente immerso nei suoi pensieri. Le case erano state tutte ristrutturate ma l’aspetto era rimasto più o meno lo stesso. Arrivato ad un vicolo cieco Armando si ricordò del sentiero che faceva quando era piccolo per tornare dalla casa di James, ebbe un’intuizione e proseguì per quel sentiero. Pochi i dopo si ritrovò di fronte alla vecchia ferrovia dove quattordici anni
fa disse addio al suo caro amico. Fece una deviazione prima di andare a casa e seguì la linea ferroviaria. Vide che i vecchi vagoni erano ancora lì fermi, alcuni arruginiti altri decorati da disegni fatti da quegli artisti di strada locali che si divertono anche ad imbrattare i muri. Si ricordava perfino del vagone che preferivano, era un vagone merci dove c’era un’ottima tappezeria ed alcuni armadietti dove noscondevano le cose segrete. James lo aveva scelto come rifugio nel caso fosse fuggito di casa perchè lì non lo avrebbe trovato nessuno per almeno qualche giorno, il vagone era diventato per loro come una fortezza. Armando cominciò a camminare più velocemente quando vide che il vagone era ancora lì e che non era cambiato di una virgola in così tanti anni. C’era, in più, solo un disegno con due ragazzi che si abbracciavano, un abbraccio sincero e triste, come quello tra lui e James nel giorno dell’addio. Armando sentì un forte odore di marijuana provenire proprio dal vagone, voleva entrare ad ogni costo per vedere se c’era il suo amico, non era spaventato dal fatto che avrebbe potuto incontrare dei poco di buono o dei tossicodipendenti. Entrando vide che c’erano due persone eleganti una delle quali aveva una specie di sigaro in mano mentre l’altro era intento ad allontanare il fumo che gli veniva tirato addosso. Quando Armando entrò uno dei due tizi spaventato estrasse la pistola e la puntò diritta su Armando. – Chi è questa merda? – chiese il più chiaro di carnagione che era di spalle. – Chi sei? – chiese il moro con l’arma in mano. – Mi chiamo Armando, non voglio niente da voi, sto solo cercando una persona – non pensava che si sarebbe cacciato in una così brutta situazione, voleva scappare più veloce che poteva. – Qui non c’è nessuno che fa al caso tuo – lamentò l’uomo con l’arma. – Calma, lascialo parlare – disse l’altro girandosi verso Armando. – Cerco James Fel, da piccoli venivamo in questo vagone per giocare. – James Fel? – ripetè il moro guardando il compagno.
– Hai detto James Fel? – chiesero di nuovo insieme. – Si lo conoscete? Sapete per caso dove posso trovarlo? – Chi sei? – chiese di nuovo l’uomo dalla carnagione chiara seduto in una specie di tavolo. – Sono Armando Zie, abito ad un’ isolato da qui. – Armando Zie? Non ci posso credere – disse l’uomo bianco alzandosi in modo che Armando lo riconoscesse. – Armando sei tu davvero? – Si, mi conosci? – Stai scherzando? Sono Kenny Rorbs abitavo nella via qua dietro, non ti ricordi? – Rorbs? Della via qua dietro? – chiese facendo mente locale. – Kenny il cattivo? – Sii esatto, ma dove te ne sei andato? – chiese l’uomo abbracciando Armando, che sopreso contraccambiò ancora mezzo agitato. – Che cazzo sta succedendo? – si alzò l’uomo di colore senza capirci niente. – Questo è Armando, il fidanzatino di James quando eravamo bambini – disse Kenny squadrando Armando dalla testa ai piedi. – James è omosessuale? – Non fare lo stupido, possibile che non ti ricordi, erano sempre insieme dalla mattina alla sera per questo tutti dicevano che erano fidanzati. – Tu non sai quanto questa cosa ci angosciava – disse Armando al ricordo di quelle prese in giro da parte dei compagni. – Vieni, andiamo fuori – disse Kenny spingendo Armando fuori dal vagone. Il sole era forte, ma Armando si era abituato al caldo del Brasile e ormai la sua pelle non si bruciava più. I due camminavano nell’erba che era piena di rifiuti lasciati lì vicino ai vagoni, non avrebbe mai immaginato che quel posto così
bello e accogliente si sarebbe ridotto in quel modo, era orribile; ricordava i piccoli fiori che crescevano spontanei nell’erba verde e folta, ed ora, ora c’era una montagna di spazzatura e l’erba era tutta secca e morta. – Che cosa è successo in questo posto? – chiese Armando guardandosi intorno. – Sono cambiate molte cose a ThreeForks. – Mi sai dire che fine ha fatto James? – Fel non è uno che parla molto – disse Kenny con la sguardo abbassato intento a calciare quella poca erba rimasta. – Da quando sei partito è cambiato. – Come mai? in che senso è cambiato? – Prima ha dovuto affrontare la tua partenza, poi non riusciva a fare amicizia con nessuno, dopo un pò di tempo non parlava neanche più con la sua mamma e quando morì diventò un’altra persona. – Santo cielo – esclamò Armando a bassa voce. – Ha iniziato a fumare marijuana insieme a noi nelle feste che facevano a scuola. Dopo, però, ha cominciato ad usare cose più pesanti. Fra le altre cose ho sentito dire che per uno o due anni ha anche venduto della droga, ma secondo me non ha mai smesso e forse spaccia tuttora. – Come! Era diventato uno spacciatore? – Si, sono morte anche alcune persone a causa del traffico di droga da queste parti, una notte, un pò di tempo fa James era ad una festa di addio quando due tizi sono arrivati in moto ed hanno aperto il fuoco a vista. Non morì nessuno ma a James la cosa non piacque e lo stesso giorno trovarono i due centauri morti proprio lì in quel vagone – disse indicando l’unico vagone che sembrava essere in disparte rispetto agli altri. – Ma dici che sia coinvolto in questa cosa? – chiese Armando. – Quel vagone era di James. Nessuno poteva avvicinarsi senza il suo permesso – disse Kenny sputando per terra. – Dopo queste uccisioni James non era gradito dagli altri trafficanti e nessuno seppe se fu stato proprio lui a farli fuori,
purtroppo uno di loro eraTakaso, te lo ricordi? – Mark Takaso? – ripetè Armando spaventato. – Si, Mark Takaso.
***
Mark o solo Takaso come tutti gli adolescenti di ThreeForks lo chiamavano, era il figlio più giovane del famoso trafficante Enzo Takaso. Era il boss del traffico e tutti sapevano che Mark prima o poi avrebbe preso il posto del padre e avrebbe creato una organizzazione mafiosa temuta da chiunque. Nessuno lo disturbava, i compagni di classe erano impauriti da lui sebbene non sapessero di preciso in che cosa fosse coinvolto. Armando stentava a credere ai racconti di Kenny, la persona che stava descrivendo non poteva avere nulla a che fare con James Fel che conosceva, tuttavia era consapevole che in quattordici anni tutto poteva cambiare. – La famiglia dei Takaso iniziò a cercarlo ovunque, visto che i corpi erano stati ritrovati nel suo vagone, ma per evitare di mettersi in conflitto con gli altri trafficanti non entrarono in questa zona e risparmiarono anche la casa di James. – James, che fine ha fatto? – Questa è la cosa più strana, non aveva paura di essere ucciso e usciva a qualsiasi ora del giorno o della notte. Una sua zia lo invitò a are un pò di tempo a casa sua per evitare che scoppiasse una guerra. – Accettò l’invito? – Armando era sempre più perplesso. – Sì, ò circa un’anno e mezzo lontano da qui, in quel periodo ci furono molti scontri per avere il controllo del traffico di stupefacenti e la famiglia dei Takaso alla fine fu costretta a abbandonare la città. – E la ragazza che ho visto a casa di James? Chi è?
– Ah l’hai conosciuta? – scherzò Kenny. – Lei è Melanie, si sposarono poco dopo essersi conosciuti, non è delle nostre parti. – Sai dove posso trovarlo? – chiese Armando senza troppe aspettative. – Hm, non lo vedo da per lo meno un mese. Potresti provare ad andare a vedere se lo trovi al Congo Bar, di solito è sempre lì ed è lì che l’ho incontrato l’ultima volta. – Congo Bar? Esiste ancora? – Sì e non hai neanche la minima idea di come sia cambiato – disse Kenny salutando Armando che proseguì verso casa.
CAPITOLO 07
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Stava già facendo buio quando Armando uscì di casa; sua madre giurò di non sapere nulla riguardo James e che l’unica volta che lo vide in tutti questi anni fu quella volta al mercato. Si sentì tradito, non era facile accettare il fatto che il suo migliore amico era diventato un criminale, per quanto i suoi ricordi fossero di una persona eccezionale adesso la realtà sembrava un’altra. Mentre camminava per le strade deserte provava a capire che cosa potesse essere accaduto al dolce James, si sforzava ad immaginarlo come gli era stato descritto e più lo faceva più faceva fatica ad accettare la verità. Erano anni che voleva tornare nella sua città natale, vivere insieme alla madre e frequentare il suo grande amico, era convinto ancora che quello era il suo destino. Armando ha sempre desiderato avere figli, ma non riuscì a realizzare questo suo sogno, fecero diversi esami e così scoprirono che per lui e Glória non c’erano speranze. Armando non poteva avere figli e così rinunciò alla paternità pensando che Glória non sarebbe mai stata capace di amare un figlio adottato. Erano questo tipo di pensieri che gli fecero tornare la voglia di andare a cercare il suo vecchio amico. Sebbene fossero ati tanti anni qualcosa dentro al suo cuore gli diceva che era la scelta più giusta; un giorno sarebbe dovuto tornare nella sua città di nascita e sistemare le cose lasciate a metà. Armando ora aveva vent’otto anni, ma non poteva più pensare come un ragazzino, era già cresciuto abbastanza, denaro ne aveva a sufficienza, si era sposato ed era anche già separato, tutto questo prima dei trent’anni. – Forse qualche forza superiore mi ha mostrato il cammino da percorre e tu, papà ,non te ne sei accorto – scherzava col padre alcune volte. Ma durante gli ultimi quattordici anni pensò molto al suo amico, prima di
dormire pensava a James, quando si sveglia il suo primo pensiero era James nuovamente e anche adesso che eggiava per le strade dove andavano insieme durante il giorno pensava a lui. Il Congo Bar era quattordici anni fa un ristoro in stile anni 60 frequentato quasi esclusivamente dagli adolescenti del posto, ma ai giorni d’oggi , sembrava ato di moda e, a giudicare dall’aspetto esterno, quel bar non era decisamente più un semplice bar, sembrava un specie di astronave spaziale. Fermo di fronte all’entrata vide un sacco di luci al neon e capì che si era perso tante cose durante il tempo che rimase in Brasile. Il nome del locale era scritto in un’appariscente insegna al neon rossa. Era un locale frequentato da gente vestita in pelle, con una montagna di catene addosso, dove si ascoltava musica pesante dietro alle porte “tipo saloon” con disegnato sopra una fenice, simbolo dei metallari del posto. Armando era decisamente fuori luogo, non aveva paura di stare in un quartiere malfamato, era convinto che niente e nessuno gli avrebbe fatto del male, si sentiva protetto da potenze superiori. Dopo essere entrato in bar cercò un posticino vicino al bancone ,vide un tavolo vuoto in un angolo buio e appartato che sembrava fosse occupato da qualcuno di invisibile. Armando non si sentiva in imbarazzo nonostante avesse tutti gli occhi addosso, era vestito in modo molto semplice con un paio di jeans e una polo. Quando si sedette al tavolo tutti intorno sembrarono fermarsi per guardarlo, ci fu un breve silenzio, ma subito ritornò tutto come prima e tutti lo ignorarono. Un vecchio con la barba e per niente somigliante al vecchio titolare del locale accolse Armando. Si ricordava molto bene del vecchio Boby che a quell’epoca avrà avuto poco più di cinquant’anni, faceva sentire i clienti come se fossero a casa. Dava importanza a tutti e per lui tutti erano considerati amici, non solo clienti, in caso contrario, non sarebbero stati graditi al Congo Bar.Adesso questo personaggio sembrava il fratello cattivo di Boby. – Desidera? – chiese il vecchio. – Una birra, per favore – rispose Armando analizzando il locale. – Con alcol o senza? – scherzò il vecchio dando le spalle ad Armando. Il posto sembrava essere affollato, ma erano per lo più uomini grassi e un pò di
donne truccate pesantemente che ridevano e bevevano fra di loro. Una donna bassa con una salopette e delle trecce rosse nei capelli portò la birra ad Armando. – C’ è un turista! – sorrise mentre appoggiava la pinta sul tavolo. – Come? – chiese Armando senza aver capito la battuta. – Ho chiesto cosa ci fa uno come te in questo posto – somigliava ad una giapponese, i capelli rossi la rendevano più pallida di quello che era e gli occhi a mandorla erano talmente piccoli che non permettevano di vedere il loro colore scuro. – Quando abitavo qui, questo posto non era così – rispose. – Ah allora non sei un forestiero? – esternò. – No, però sono stato tanto tempo lontano. – Magari me ne fossi andata da qui – disse la ragazza alzando le spalle rassegnata . – Sei nata qui? – chiese Armando. – In questo stesso posto – rispose facendo la faccia da annoiata. – Non mi ricordo di te. – Perchè dovresti?– chiese. – Frequentavi questo posto? – Questo posto non era così – Armando non avrebbe voluto essere così brusco. – Questa era la casa del vecchio Boby e non era ridotta in questo... – Vecchio Boby? Era così che chiamavate mio padre? – sorrise sonoramente attirando per un’attimo l’attenzione delle persone che erano lì vicino. – Tuo padre? Aspetta, vuoi dire che sei la piccola Andy? – Mi conosci? – socchiuse gli occhi forzando la vista per guardarlo meglio e vedere se lo riconosceva.
– Oh mio Dio, sei proprio tu. Non ti ricordi di me? sono Armando Zie. La donna rimase immobile per un momento e quando realizzò fece un sorriso smagliante. – Non ci credo, Armando? Il fidanzatino di James? Mamma mia dove sei stato in tutto questo tempo? Armando rimase affranto sentendosi ripetere di nuovo “fidanzatino”, era impressionante come a distanza di anni le persone ancora si ricordassero questo particolare. – Sono stato in Brasile per anni. Dopo qualche minuto, Armando ed Andy uscirono e le persone che gli erano di fianco facevano alla ragazza dei complimenti inaspettatamene eleganti e rispettosi. Andy era diventata una donna matura ed ancora molto bella, ma la Andy che ricordava era una bambina e nonostante lui e i suoi amici fossero piccoli quella bambina aveva un corpo stupendo. Tutti i ragazzi che frequentavano il bar desideravano la piccola Andy. Molte volte non stava con i compagni di classe perchè il suo papà Boby non voleva, capiva chiaramente che quei ragazzini la desideravano. Anche le femmine non stavano con lei, erano gelose e la criticavano, era destinata a rimanere da sola. Di una cosa Armando era convinto, la piccola adolescente Andy è stata la fortuna del vecchio Boby, si è arricchito grazie a lei. Alcune volte a scuola Armando e James rimanevano nella parte sul retro dove apparentemente c’erano solo gli sfigati, videro una scena inequivocabile che gli fece are la voglia di provare a stare con la piccola Andy. Sotto ad un albero vicino al muro della scuola c’erano Andy e un’altra ragazza poco più grande di lei, all’inizio James e Armando pensarono fosse una compagna di classe ma presto si accorsero che si stavano baciando come se fosseo un coppia eterosessuale. Quando videro la scena tutte le fantasie di James e Armando avute per la piccola Andy furono travolte come da un ciclone e fu chiaro che gli uomini non le interessavano.
– Che cos’è che ti ha fatto tornare a ThreeForks? – chiese guardando per terra e facendo dei etti brevi. – Qualcosa di mistico mi diceva che dovevo tornare – Armando guardò in alto verso il cielo in un punto non definito poi riprese. – Mio padre voleva che diventassi come lui e quindi mi laureai, avevo delle belle prospettive, mi sposai e purtroppo non riuscii ad avere nemmeno un figlio, a distanza di cinque anni mi separai e decisi di tornare dove la mia vera vita si era fermata. – Cazzo che vita intensa, e tutto questo senza avere ancora trent’anni? – Si, non sò proprio perchè avrei voluto essere come mio padre. – I genitori influenzano molto... – disse Andy fermandosi per accendersi una sigaretta. – Il vecchio Boby? Dov’è? – chiese Armando con uno strano tono di voce. – Papà non è più qui con noi. È morto due anni fa. – Mi dispiace molto, ti faccio le mie condoglianze Andy. – Tranquillo, non riuscivo più a tenere nascoste certe cose e lui era già da un pò di tempo che non stava bene di salute – Andy sorrise forzatamente. – Certo, immagino. – Sò che tu e James conoscevate il mio segreto d’infanzia – confidò la ragazza. – Sapevi che ti avevamo vista? – Dopo che te ne sei andato, tra me e James c’è stata un’intesa inspiegabile, ci sentivamo simili e siamo diventati amici per la pelle. – James? Sei amica di James? – Armando non se ne accorse, ma il suo tono di voce diventò più che ansioso. – Non hai idea di quanto eravamo diventati amici. – Perchè parli della tua amicizia con lui come se fosse al ato? – chiese Armando senza badare alla domanda.
– A te non interessava niente di lui, vero? – Cosa stai dicendo? – Eri l’unico amico che aveva James a ThreeForks, sei andato via per il volere dei tuoi genitori, ma quando avevi diciotto o vent’anni potevi almeno chiamarlo o farti vivo,non ti pare? – Anche lui è stato fuori città per un pò di tempo? – tentò di giustificarsi Armando. – Va bene! Ma prima? E dopo? – Hai ragione, sò che ho fatto molti errori, potevo farmi sentire soprattutto quando mia madre tornò a ThreeForks, ma avevo tante preoccupazioni in Brasile che non ho dato peso a quello che stava accadendo al mio amico. – Sei tornato per questo? – chiese Andy spegnendo la sigaretta con gli stivali. – Si, ho deciso di ricominciare, adesso sono libero di vivere la mia vita. – Adesso? Quanti anni hai adesso? Ventisette o trenta? – Ne ho ventotto, ma questo che cosa importa? – Non capisci Armando? – era la prima volta che diceva il suo nome ad alta voce. – Pensi di ritornare a ThreeForks dopo tanti anni e trovare James come lo avevi lasciato? James è cresciuto e ha dovuto superare molte difficoltà, non hai idea di quello che ha ato? Sai come sono stati i suoi giorni senza nessuno che lo confortasse? – Aspetta, non capisco. Mi stai colpevolizzando? Eravamo bambini, che cosa potevamo fare? – Armando non capiva perchè Andy lo stesse giudicando in quel modo, sapeva di non essersi comportato bene non dando notizie o non avendo cercato l’amico quando poteva farlo, ma non voleva essere giudicato da un’altra persona. – Non lo sai, vero? – Non sò cosa?
– Armando, veramente non lo sai? – Andy fece un sorriso stizzito che le diede un’ aspetto davvero insolito. – Per favore, Andy dimmi che cosa è successo dopo che me ne sono andato, sto cercando James ovunque, ho bisogno di rivederlo a tutti i costi. – Perchè Armando? Per ridere di lui? – Sono venuto qui per riallacciare l’unica vera amicizia che ho avuto in tutta la mia vita fino ad ora, mi puoi credere. – Non posso credere che tu non sappia nulla – Andy scuoteva la testa ridendo a crepapelle. – Per favore, raccontami quello che sai, dimmi dove posso trovarlo. – Se n’è andato Armando. – Andato? – Partito, a malincuore, non posso dirti il motivo. – Perchè non puoi? – Armando era sempre più confuso. – Se non sai niente, perchè insisti con tutte queste domande. – Mi devi aiutare. – Ok, va bene, ti dirò solo una cosa. James è partito per il Brasile. – Brasile? – Armando rimase scioccato ascoltando Andy. – Voleva vederti prima di realizzare il suo grande sogno, voleva che tu lo vedessi come il solito vecchio James che era, prima che cambiasse tutto. – Non capisco. Dov’è? E che cosa vuole fare? – Non posso dirtelo Armando, hai aspettato troppo per tornare e James stava per morire dal tormento, mi raccontava sempre il suo grande desiderio e mi diceva che prima di realizzarlo voleva vederti per dirtelo, forse non ci riuscirà mai, non ti sei mai fatto sentire.
Armando non riusciva a capire dove voleva arrivare Andy. Perchè James andò in Brasile a cercarlo? E che cosa avrebbe fatto di così grave che Armando non potesse approvare? Tutto in quella faccenda non aveva senso, Armando era andato in cerca dell’amico in qualsiasi posto possibile e adesso per assurdo scopre che l’amico è andato in cerca di lui in Brasile. – Andy, dimmi dove è andato? – supplicò Armando. – L’unica certezza è che avrebbe voluto vivere un pò di tempo a San Paolo, prima però aveva voglia di rivederti ed era sicuro che ti avrebbe trovato. – San Paolo, ma che cosa è andato a fare? – Qualcosa starà già facendoArmando. – Che cosa? – Non te lo posso dire, ho giurato e non voglio fare il tuo stesso sbaglio. – Non mi capisci Andy, dammi almeno la possibilità di ricucire la mia amicizia con James, dimmi quando se n’è andato. – Sono ati più o meno due mesi, penso che prima voglia are un pò di tempo in un altro posto per rilassarsi, ma secondo me a quest’ora il vecchio James già non esiste più. – Cosa... Andy non volle aggiungere nient’altro riguardo all’argomento e dopo un lungo silenzio suggerì ad Armando di cercare James in qualche casa di riposo a San Paolo, non aveva idea di quale fosse l’indirizzo e anche se lo avesse saputo non glielo avrebbe detto. Armando non aveva altra scelta e tornò a casa di James dove sarebbe stato costretto ad affrontare di nuovo l’antipatica moglie dell’amico. Fu difficile convincere l’affascinante donna ad aprire la porta per sentire quello che Armando voleva dirgli. Cercò di essere il più cortese possibile e quando riuscì a convincere la donna a farlo entrare in casa si lasciò andare nel raccontare aneddoti dell’infanzia. Le
foto appese, la stampa nella parete, la scala che aveva bisogno di essere sistemata. Tutto era rimasto uguale ai tempi ati insieme, non sembrava cambiato nulla, eccetto qualche mobile in stile moderno che aveva preso il posto di quello che c’era stato prima. – Pensi di ritornare in Brasile e poterlo trovare? – disse sedendosi sul divano senza nemmeno fare accomodare il suo ospite. – Lo spero, il mio presentimento mi dice che questo sia possibile. – Sai, mi ha parlato di te, sì, te lo dico sinceramente, mi ha parlato di te – si alzò e prese una sigaretta da lì vicino. – Armando... questo nome, di solito diceva solo “amico”, ma in qualche suo racconto pronuciava questo nome. – Chiedo scusa ma non capisco. – Facile, James quel figlio di puttana, quando lasciò questo posto di merda, andò proprio a Waimea, lei sà dove si trova Waimea? – Armando notò che la bella ragazza non stava molto bene, guardandosi attorno capì anche il motivo. Vide vicino al telefono delle capsule vuote e sparsa sopra al mobiletto c’era della cocaina. – Si, America Oceanica – rispose bruscamente. – Ah che bello sapere che almeno qualcuno in questo cazzo di posto sà dove si trova Waimea. Beh alla fine, quando le cose si fecero difficili per James in questo paese, lo venni a sapere solo quando ritornò a casa, mi sembrò l’apparizione dell’arcangelo – Armando non disse nulla. – Non voglio raccontare la mia vita con quel bastardo, se James è cambiato in questo modo la colpa e tua. – Mia? Non mi spavento più di niente ormai? – disse Armando a sè stesso. – All’inizio era l’uomo perfetto, ma nel momento in cui i trafficanti lasciarono ThreeForks, cambiò atteggiamento nei miei confronti. Trascorreva ore, a volte giorni parlando della sua misera infanzia, non accettava essere stato lasciato solo a ThreeForks dal suo amico preferito – la giovane rideva sempre più forte, continuava a ripetere sempre le stesse cose e sembrava comportarsi come se Armando non fosse più lì di fronte a lei. – Il mio amico Armando, mio caro amico, amico, amico, amico, amico...... – ripeteva a sè stessa ridendo in modo isterico.
– Signora mi perdoni, posso prendere questa foto? – Armando indicò una foto di James appesa nel salotto vicina ad altre foto della coppia fatte nei momenti più felici con sfondi di parchi che stentava a riconoscere. – Prenda pure tutto ciò che vuole visto che si è già portato via mio marito – rispose smettendo di ridere e mostrando ora un volto di una giovane donna sofferente. – Mi perdoni... – si fermò non ricordando il nome della donna. – Melanie – rispose abbassando lo sguardo e fissando le proprie mani. – Mi perdoni signora Melanie. Non capisco ancora cosa possa essere successo a James, ma quando lo scoprirò e gli potrò parlare di persona gli dirò che ha molto bisogno di lui. – Mi può fare un favore? – Si, certo. – Prenda quel cazzo di foto e vada all’inferno insieme a quel disgraziato – disse la ragazza piangendo e urlando perchè Armando uscisse al più presto dalla sua casa. Non volle trattenersi oltre, anche perchè la pazienza della donna era esaurita, prese la foto e uscì mentre la moglie di James continuava a piangere ed urlare. Armando stava tornando a casa con la foto recente di James in mano e cercava di darsi delle risposte, tutti lo stavano colpevolizzando e non riusciva a capire perchè. Non riusciva a capire che cosa avesse fatto per meritarsi questo, forse se fosse andato in Brasile e avesse trovato James lo avrebbe scoperto, cosa poteva essere accaduto in quei quattordici anni?
CAPITOLO 08
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Arrivato a casa Armando disse a sua madre che doveva tornare subito in Brasile, voleva andare a cercare il suo amico che non vedeva da troppo tempo e che non sapeva che fine avesse fatto, non era ata nemmeno una settimana dal suo ritorno. Sua madre non la prese bene; tentò in tutti i modi possibili di dissuaderlo, riteneva una pazzia quello che suo figlio stava per fare e che probabilmente non avrebbe portato a nulla. Anche lei fece quello che fecero tutti gli altri, giudicò il ritorno repentino di Armando a ThreeForks per incontrare un amico che non vedeva da quattordici anni e che non sapeva se fosse ancora vivo, per un momento lo stesso Armando si sentì in colpa per la situazione che si era venuta a creare. Le parole di Kenny rieccheggiavano ancora nella sua mente impegnata a cercare plausibili risposte, forse James lo stava cercando in Brasile per avere un aiuto nelle spartizioni tra lui e gli altri trafficanti di ThreeForks. Oppure magari sarebbe stato costretto a fuggire da qualcuno, convinto che Armando non lo avrebbe abbandonato nel momento del bisogno ma che addirittura gli avrebbe offerto un impiego in Brasile e si sarebbe scusato per non essere mai andato a ThreeForks per trovarlo. Potevano essere migliaia le possibilità ma per avere delle risposte certe non gli restava che un’alternativa che era quella di andare a cercare James in Brasile per chiedergli di persona da chi stesse fuggendo ed anche perchè tutti a ThreeForks lo stessero incolpando per ciò che era accaduto. – Mamma cerca di capirmi, per favore. – No! Armando, è da idioti andare a caccia di James in Brasile – gridò la madre di Armando. – Non sai in che cosa si sia trasformato in tutto questo tempo.
– Oh mamma, è proprio per questo che lo sto cercando, tutti sanno ma nessuno mi vuole dire un bel niente. – Forse lo fanno perchè ritengono sia meglio che tu non sappia nulla figlio mio. – Mamma, forse anche tu sai qualcosa e me lo nascondi? – Armando si fermò di fronte alla piccola madre e la fissò fino a che non uscisse almeno una risposta dalla sua bocca. – Penso che non sia stata per te una bella idea tornare a ThreeForks figliolo. – Perchè? Mamma!cosa vuoi dire? spiegati meglio. – Sei stato via tanto tempo, sei diventato un uomo meraviglioso grazie a tuo padre che si è preso cura di te in Brasile – la donna di bassa statura parlava a testa bassa per non incrociare lo sguardo del figlio. – Non voglio che cambi il tuo bell’aspetto. – Ma mamma, che cosa vuoi farmi capire? Sto parlando di James, il piccolo James, non ti ricordi? – Il piccolo James è cresciuto caro mio, quello era il James che hai conosciuto te. Non voglio che tu lo veda adesso come è diventato o meglio non vorrei che tu sappia che cosa è diventato. – Mamma, secondo te è in pericolo adesso, Andy ieri mi disse... – Andy? Quella lesbica schifosa non dovrebbe parlare con te di questo. – Ma che sta succedendo, sarà che sono l’unico a non sapere che cosa stia acccadendo? – Armando che in qualsiasi momento reagiva in modo composto adesso si trovava decisamente irrequieto. – Dimmi perchè nessuno vuole che sappia e perchè al tempo stesso sembra che tutti mi colpevolizzino? Perchè? – No Armando, scusa non te l’ho detto con cattiveria. Se lo desideri tanto e pensi che sia giusto tornare in Brasile a cercare le risposte alle tue domande fallo, fallo per te stesso. Non ci fu nient’altro da aggiungere da ambo le parti e qualche minuto dopo la discussione Armando partì dalla casa di ThreeForks per andare a San Paolo,
dove avrebbe cercato James nelle cliniche di riposo suggeritegli da Andy. Fu solo dopo essersi accomodato in aereo che Armando si chiese perchè James sarebbe andato in una clinica di riposo e perchè proprio a San Paolo. Pensò ad una miriade di alternative. Forse James aveva dovuto fare una plasitica facciale dopo essersi preso un sacco di botte dai ragazzini che lo prendevano in giro e che gli dicevano che noi due eravamo fidanzatini. Oppure aveva scelto il Brasile per disintossicarsi dalle droghe che lo stavano uccidendo? Armando si sarebbe sentito in colpa se l’amico si fosse ammalato improvvisamente e lo stesse cercando per dirgli qualcosa prima di iniziare il suo trattamento. Avrebbe avuto delle risposte solo trovando lo stesso James. Sapendo che San Paolo era enorme, trovarlo sarebbe stato un impresa per niente facile.
CAPITOLO 09
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Appena arrivato a San Paolo, Armando affittò un appartamento nel residence Pullman, uno dei residence più facili da raggiungere, non aveva scelto quel posto a caso, dopo avere fatto svariate ricerche durante il volo, scoprì che lì vicino c’erano cliniche di tutti i tipi. Non aveva preventivato di visitarle tutte e nemmeno mostrare la foto a tutti per sapere se lo avessero visto. Prima di fare delle grosse stupidaggini, contattò un investigatore privato raccomandato dal suo fedele avvocato che già sapeva tutto sul desiderio del suo cliente di ritrovare l’amico d’infanzia. Il primo o fu vedere di persona il detective per parlargli di James e mostrargli la foto che aveva preso a casa di Melanie, prima di partire per il Brasile. Dopo avergli spiegato i motivi che probabilmente spinsero James ad andare in Brasile in chissà quale clinica, il detective gli garantì che sarebbe stato più facile di trovare un delinquente, di sicuro. La foto era recente e il fatto di essere venuto a San Paolo per rimanere un pò di tempo in clinica avrebbero facilitato di molto il suo compito. Armando era molto ansioso non solo perchè avrebbe presto riabbracciato il suo grande amico ma anche perchè avrebbe avuto le risposte che cercava alle sue tante domande. Il suo nervosismo andava e veniva, in certi momenti si lasciava andare ai ricordi e ammirando lo splendido paesaggio del parco Ibirapuera cominciò a ricordare la vita da adolescente a ThreeForks. Guardando le persone che eggiavano nel parco si ricordò di quella volta che insieme a James andarono nel parco della città per vedere come mai c’era sempre così tanta gente, tante di quelle persone erano frequentatori del bar Congo. Quando arrivarono al parco ebbero la sensazione di essere gli unici ad essere decisamente fuori posto. A ThreeForks fa sempre freddo e gli adolescenti più estroversi e ribelli si trovano al parco per stare in compagnia attorno ad un falò e
suonare i bonghi, scaldandosi anche con qualche bevanda che di certo non era thè. Anche loro vollero mischiarsi alla folla e tentarono di bere quello che credevano fosse thè, ma alla fine risolsero che sarebbe stato meglio ritornare al Congo Bar. Armando sorrise e un brivido gli percorse tutto il corpo ripensando a quella serata gelida, i ricordi continuavano a susseguirsi nitidamente. All’improvviso, a notte inoltrata, sentì lo Smartphone suonare, era il suono della posta elettronica. Si era addormentato nella veranda dell’appartamento e aprendo gli occhi un pò spaventato vide che il cielo era ricoperto di stelle che brillavano sopra la sua testa. La mail ricevuta era dell’ispettore Max, come si aspettava, erano delle informazioni di poca importanza, mi voleva tranquillizzare dicendomi che la ricerca procedeva senza intoppi e che nelle tre cliniche dove era stato, qualcuno affermò di averlo visto qualche settimana prima, ma nessun registro testimoniava la sua presenza, e non c’erano nemmeno delle prenotazioni a suo nome. Armando si sentì soddisfatto in qualche modo, il detective gli sembrò molto competente.
CAPITOLO 10
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Arrivò presto mattina e Armando si svegliò di buon umore, sembrava uno di quei giorni che ti svegli con il sorriso in bocca, dove tutto pensi ti vada per il verso giusto. Durante la notte sognò di rivivere i momenti ati, avrebbe tanto voluto trascorrere un giorno così, era da tanto tempo che non lo faceva, voleva che fosse una giornata meravigliosa. Si alzò presto e approfittò dell’orario per fare un tuffo nella piscina termale dell’hotel, aveva ottime recensioni sulle riviste turistiche del Brasile. Come entrò in acqua capì all’istante perchè tutti ne parlassero così bene. L’acqua era della temperatura ideale e sembrava adattarsi alla temperatura del corpo di Armando, sono i dettagli che fanno la differenza. Armando non era per niente favorevole agli hotel a cinque stelle, ma qualche volta, specie dopo il matrimonio con Glória, fu costretto a cambiare idea. Per il viaggio di nozze Glória voleva alloggiare in un hotel di lusso, ma Armando si mostrò spaventato per il costo eccessivo, dovette comunque cedere. Finito il viaggio di matrimonio decisero di prolungare le vacanze per qualche altro giorno e Glória voleva alloggiare in un altro albergo a cinque stelle, ma Armando spaventato dai prezzi delle camere si rifiutò e propose un albergo apparentemente più semplice che vide qualche chilometro più indietro. Glória cercò di convincerlo a prenotare l’hotel che aveva scelto lei, ma era molto orgoglioso e si giustificò dicendo che lei aveva scelto il posto della luna di miele e che quindi la scelta ora era un suo diritto. Così fecero, si fermarono qualche chilometro più indietro e entrarono nell’ hotel scelto da Armando. La prima impressione che ebbero della stanza fu ottima, era accogliente, spaziosa, il letto era grande e nel bagno, molto spazioso, c’era perfino la vasca. Il servizio in camera, però si rivelò decisamente di gran lunga inferiore a quello offerto da un hotel di lusso. Il cibo sembrava una specie di esperimento servito alle cavie, l’acqua della doccia e della vasca era tiepida e nemmeno aspettando a
lungo accennava a scaldarsi. Glória sorrise nel sentire che Armando saltellava sotto la doccia, era inverno e quell’albergo era in un paese molto vicino a Porto Alegre,il freddo da quelle parti era tagliente. Armando fece il bagno con molta fretta e non aspettò l’alba per scappare da quell’hotel, lasciando la caparra per cinque notti. Al direttore, che vergognandosi per la cena scadente teneva la testa bassa, volle dire che il denaro che aveva dovuto lasciare se lo potevano pure tenere per scaldare almeno l’acqua delle doccie. Glória si sentì soddisfatta nel sentire Armando ripetere più volte che la cosa importante erano le stelle che un hotel aveva, a questo punto cominciò a guardare ad ogni hotel che avano la quantità di stelle. Quando uscì dalla piscina Armando salì nel suo appartamento per prendere un caffè forte, il suo subconscio gli diceva che sarebbe stato un giorno lungo e presto capì il perchè. Il telefono stava vibrando sopra al tavolo al centro della stanza mentre si distraeva vedendo un film sul canale HBO. Quando rispose rimase quasi paralizzato sentendo la voce dall’altro lato dell’apparecchio, era sua madre. – Armando tesoro? – Si mamma, è successo qualcosa? – Beh, niente di così importante, volevo solo dirti una cosa. – Dimmi mamma, ti ascolto – Armando spense la televisione e si sedette sul divano con il cellulare appoggiato all’orecchio e gli occhi chiusi. – Volevo dirti che James non è più come te lo ricordi o come pensi che sia – sentì un silenzio dall’altro lato e poi riprese – Quando ritornai a ThreeForks mi raccontarono che aveva cominciato a frequentare brutte compagnie e che era coinvolto nel traffico di droga... – Mamma, che cosa mi vuoi dire? – James, James non è più lo stesso.
La sua voce comiciava a tremare ed era più debole, il suo modo di parlare era agitato. – Mamma, per favore, dimmi che cosa è successo. – Per favore, Armando, stai in guardia da lui... – disse riagganciando. Armando si alzò dal divano dopo aver chiuso la conversazione e guardando il telefono continuava a ripetersi le parole della madre. Non aveva capito perchè la sua mamma si fosse comportata in modo così strano; aspettò la chiamata del detective pensando di ricevere delle buone notizie e mentre aspettava prese una pastiglia per il mal di testa e chiamò il suo avvocato, prima che partisse per una lunga vacanza, aveva bisogno di un resoconto delle sue finanze. Come s’immaginava, il suo avvocato lo tranquillizò dicendo che andava tutto bene, che doveva riposarsi e che prima o poi sarebbe tornato a fare qualcosa, gli suggerì anche di tornare all’ università per rimettersi sui libri, qualcosa di nuovo gli avrebbe fatto bene, lo avrebbe distolto dai pensieri. Armando gradì il conforto che gli stava dando e promise che ci avrebbe pensato. La pastiglia gli diede un pò di sonnolenza e alle 15h30min Armando stava già dormendo.
CAPITOLO 11
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Quando si risvegliò si accorse di aver dormito per più di tre ore di fila e nel suo cellulare c’erano parecchie chiamate perse di Max, ce n’erano cinque, più altri due messaggi ricevuti di posta elettronica, prese il computer portatile che era già ed entrò nella sua mail. Il primo messaggio era di suo padre che diceva di essere preoccupato per la telefonata ricevuta dalla sua ex moglie Rita, era venuto a sapere che Armando era tornato in Brasile e che stava cercando il suo amico d’infanzia. Tutto questo lo faceva sentire parte di un puzzle dove il pezzo mancante era James, era la chiave di volta. Poteva essere che anche suo padre sapesse qualcosa? No, suo padre era una persona pratica ed arrogante, non avrebbe mai tenuto nascosto qualcosa al proprio figlio. Armando ricordava molto bene quando suo padre diceva che chi nascondeva dei segreti non era ben accetto nella sua famiglia; ripeteva questa frase soprattutto dopo il divorzio. Lasciò questi pensieri da parte e lesse il secondo messaggio. Nel secondo messaggio, come previsto da Armando, Max gli riferiva come andavano le ricerche. Il testo era breve e schietto, ma era molto chiaro; Max riferiva che aveva trovato delle novità importanti e che la più significativa era che James non era più a San Paolo già da qualche settimana, gli confidò anche di avere scoperto che rimase per molto tempo in Brasile sotto copertura. Era stato costretto a vivere sotto scorta per un pò di tempo e in seguito si trasferì a Waimea; adesso sembra che sia tornato di nuovo in Brasile. Questa volta però non è sotto protezione, è lì per concludere alcuni interventi chirurgici ai quali aveva cominciato a sottoporsi alcuni mesi fa e il Brasile è stato scelto perchè James conosceva un’ottimo chirurgo e lui lo avrebbe aiutato. Max concluse dicendo che voleva accertarsi di tutte queste informazioni e che se veramente James fosse sotto protezione sarebbe stato difficile proseguire con l’indagine, non c’era bisogno di spiegare nient’altro, Armando sapeva che erano ostacoli insuperabili.
Armando rimase seduto rileggendo la e-mail di Max, c’era qualcosa che non lo convinceva; se James fosse stato così tanto tempo in Brasile, perchè non mi avrebbe cercato? Forse era sotto scorta perchè aveva denunciato qualche trafficante di ThreeForks e quindi era in pericolo. Ma perchè avrebbe dovuto fare degli interventi chirurgici? Era una cosa abbastanza strana. L’unico modo che aveva per sapere cosa veramente era successo era incontrare James e sentirlo direttamente dalla sua bocca. Era sempre più convinto che le sue supposizioni non erano sufficienti per capire cosa stesse facendo James, perchè non lo stava cercando?Armando non era sicuro di niente, la sua unica certezza era trovare James il più in fretta possibile. Dopo molte riflessioni fatte sul cambiamento radicale descritto da tutte le persone che aveva incontrato fino ad ora , Armando entrò di nuovo in contatto con l’investigatore Max per avere maggiori informazioni riguardo la mail ricevuta, era perplesso ogni secondo di più, non aveva lo stesso entusiasmo che aveva all’inizio. Max rispose al primo squillo. – Sto guidando – disse Max al viva voce in macchina. – Adesso ho tutte le informazione dettagliate. – Per favore, le dispiace se ci vediamo di persona e ne parliamo. – le mani di Armando sembravano tremare, ma non notò il suo nervosismo. – Ottimo, stavo andando a mangiare, ma posso prendere qualcosa per strada. – Non è necessario, anch’io non ho ancora mangiato. Possiamo prendere qualcosa qui dove alloggio, cucinano molto bene, offro io. – La ringrazio signor Zie. – Per favore, mi chiami solo Armando, lei è più affidabile dei miei ex dipendenti. – era la prima battuta che Armando faceva dopo il divorzio, questo gli fece capire che aveva ritrovato sè stesso nonostante gli ultimi momenti difficili vissuti. – Certo, fra quindici minuti sarò lì, sto arrivando. – Ottimo, farò riservare un tavolo, ci vediamo – chiuse la chiamata. Armando chiamò la reception per prenotare un tavolo nel ristorante dell’hotel, dove
servivano la fonduta più buona che avesse mai mangiato.
CAPITOLO 12
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Max non era come lo aveva immaginato. Era alto quasi due metri, un fisico atletico e un giusto equilibrio di forza e bellezza, con un volto timido ma per alcuni tratti severo. Non sembrava essere un detective e Armando capì perchè le persone comuni non se ne accorgono quando vengono seguite da professionisti come lui, dopotutto, per essere un detective si deve essere molto discreti. Entrambi apprezarono la cena, Max in particolare, visto che ava molto del suo tempo a pedinare persone e non aveva tanto tempo per sedersi a tavola; raccontò ad Armando un episodio dove fu costretto a rimanere per più di sei ore dentro ad una macchina mangiando del fritto misto e bevendo bibite light per non perdere di vista la sua preda. Si sentì un pò a disagio e fu spinto inconsciamente a guardare di nuovo il fisico dell’investigatore Max. Dopo aver cenato Max costrinse Armando ad andare insieme a prendere l’immancabile caffè serale. Armando visto che erano anni che viveva in Brasile si era abituato a quella specie di rito. Fu nel momento più rilassante della serata che finalmente Max iniziò a parlare di ciò che Armando stava aspettando impazientemente da tempo. – Penso che le informzioni che ho raccolto ti risulteranno alquanto strane, forse saranno difficili da capire per te, anch’io all’inizio non riuscivo a collegare bene i fatti. – iniziò a dire Max. L’investigatore sembrava a proprio agio mentre beveva la sua tazza di caffè. Armando invece, osservava con attenzione i documenti raccolti. Erano per lo più copie di certificati medici e schede di alcune cliniche, ma un timbro richiamò la sua attenzione perchè c’era su scritto la frase “confidenziale” appena sopra alla dicitura identificativa di protezione testimoni dello stato del Montana.
– Chi riguardano questi documenti? – chiese incuriosito Armando indicando il timbro. – Le informazioni che ho raccolto sembrano contraddirsi e la cosa è molto stana. – Ma questi documenti se non vedo male arrivano dal Montana. – Si Armando, è una richiesta di protezione testimoni che fu concessa a James quando stava a ThreeForks, è una richiesta di ingresso speciale nello Stato del Brasile, ovviamente tutto top secret. Ha vissuto così due anni qui sotto sorveglianza, era un testimone chiave. –Si può sapere per quale motivo era sotto protezione? – Armando guardava Max provando a capire cosa avrebbe detto il detective. – Ha partecipato ad una operazione che risultò determinante nella cattura di un spacciatore molto ricercato nello Stato del Montana, ma fu subito minacciato di morte da un’altro gangster di ThreeForks. – Takaso... – disse Armando cercando nei fascicoli. – Come? -Domandò Max prendendo dell’altro caffè, come se fosse una rinfrescante limonata in una giornata calda. – Nei fascicoli c’è qualche riferimento ad un tale di nome Takaso? – Si, infatti, dopo la morte di un membro di questa famiglia la richiesta di protezione di James fu accettata. Secondo le mie fonti, lui era presente nel luogo del delitto dei due ragazzi dentro ad un vagone abbandonato e tutti pensarono che fu lui l’autore di quel delitto, siccome aveva una specie di debito con la giustizia decise di collaborare in cambio della protezione. – E dove è il mistero? – E’ stato proprio lui a scegliere il Brasile come sua nuova dimora per almeno due anni. – Due anni? Armando rincominciava a formulare nuove ipotesi: e se James l’avesse cercato,
se sapesse tutto della sua vita... i pensieri furono interrotti dal suono della voce di Max che continuava a svelare nuovi dettagli. – James ha fatto molti spostamenti in questi due anni. Dopo essere rimasto in Brasile per due anni si è trasferito a Waimea per un pò di tempo, poi è tornato in Montana e qui si perdono le sue traccie, non si trova nessuna documentazione. Pare che dopo qualche mese sia ripartito per il Brasile e questa volta senza essere obbligato dal governo, ma per propria scelta. Vede questo fascicolo? – Max consegnò ad Armando un piccolo pacco con due foto e un registro di ricovero . – Questo è Dan Souliver, uno dei più bravi chirurghi che ci sono in Brasile. – Non capisco! – Questo che vede di fianco al chirurgo nella foto è il suo amico James poco più di un anno fa. Armando guardò la foto e vide un uomo che aveva metà del viso sfigurato da una specie di bruciatura, la foto sembrava scattata recentemente. – Sei sicuro che questo sia James? – Si Armando, ha conosciuto il Dottor Dan appena arrivato in Brasile, aveva subito delle ustioni e voleva curarsi, sono in pochi a saperlo per questo è difficile crederci. – Ma anche la foto che ti ho portato è recente ed è molto diverso da questa che mi fai vedere. – Semplice; la foto che mi hai dato non è così recente come tu pensi, ma risale bensì prima dell’incidente che ebbe il tuo amico. – Ma cos’è successo veramente? – Nella cartella clinica è spiegato tutto in modo molto dettagliato, ma alcuni colleghi mi hanno raccontato cosa è successo realmente - disse Max orgoglioso del suo lavoro, facendo onore alla pubblicità che gli facevano gli amici. Armando non percepì neanche il mezzo sorriso fatto da Max e girando velocemente le pagine del registro dei pazienti lesse in un millesimo di secondo che cosa c’era scritto. Non ci trovò niente di strano. La relazione menzionava solo la chirurgia facciale
che doveva essere fatta per ricostruire il volto sfigurato da ustioni di terzo grado causate da una sostanza sconosciuta. – Sostanza sconosciuta? – chiese Armando guardando la foto di James. – Non esattamente – disse Max. – Questa è l’unica documentazione esistente che ho trovato riguardo le chirurgie che doveva fare James, non c’è nient’altro in nessuna parte del mondo. – Secondo te c’è qualcos’altro che si potrebbe scoprire? Questa relazione non dovrebbe essere l’unica? – Mi sentivo che avremmo scoperto qualcosa di strano. James non era per niente come me lo aveva descritto. Armando chiuse gli occhi per alcuni secondi pensando che non era la prima volta che si sentiva ripetere la stessa frase in così poco tempo. La sua immaginazione intanto cominciava a immergersi in un mare di misteri.
CAPITOLO 13
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Stavano già bevendo il secondo caffè e Armando entusiasta per le notizie ricevute volle bere qualcosa di alcolico. Max gli fece compagnia prendendo un calice di vino secco e gli raccontò tutte le altre informazioni di cui non aveva le prove scritte, ma derivanti da testimonianze raccolte da persone credibili. – Furono fatte delle chirurgie direttamente dal dottor Dan Souliver ma non furono annotate in nessun registro. – continuò Max. – Perchè no? – Proprio qui è il mistero, la mia fonte non sa con chiarezza il perchè Dan fece gli interventi senza lasciare niente per iscritto. Era di solito il dottore che pretendeva ci fosse sempre qualcosa di scritto, ma James era diventato un amico di famiglia ed è per questo che Dan lo faceva venire sempre nei giorni di scarso movimento e con pochi funzionari. Armando ascoltava ogni informazione come se fosse in una operazione di polizia, ma non sapeva se ci fosse stato un crimine o comunque un motivo valido per una indagine. – Ma quale tipo di chirurgia esattamente? – Beh Armando, non ho ancora questa informazione, quello che sò è che sono già state fatte in tutto nove operazioni e non sono servite solo per rimediare alle ustioni. – Secondo te, come se l’è procurate quelle scottature? – James è stato incastrato dai trafficanti, e la denuncia che fece scatenò l’ira degli stessi che lo volevano morto.
– Chi lo salvò? – Armando faceva le domande come se avesse avuto in mano un questionario di un interrogatorio già scritto. – Nessuno lo sa – rispose Max con una espressione di scetticismo. – Dicono che una donna con il modo di fare da maschio arrivò con degli altri motociclisti e ci fu una sparatoria. Altri dicono che furono gli stessi trafficanti a lasciarlo andare. – Ma, non ha senso. – Aspetta prima devi sentire questo...dopo essersi ustionato, l’unica traccia che si ha di James, è questo registro che testimonia la volontà di fare un operazione di ricostruzione facciale, non esiste nient’altro. – Vuoi dire che non esistono registri medici che lo riguardino? – Esatto quello che hai in mano è l’unico rimasto e sembra che altre documentazioni siano state falsificate, dopo la nona operazione che subì di James nessun’altra traccia, semplicemente non esiste più in Brasile. – In che senso? – Nessuno sa niente riguardo a James Fel adesso. È sparito ma sembra che non sia mai più uscito dal Brasile. – Lui può essere morto? – No, anche se il Dottore avesse fatto un’ intervento rischioso, non ci sarebbe stato modo di evitare un certificato di morte. Sentii dal mio informatore che James cambiò clinica per poter riposare tranquillamente dopo la nona chirurgia, poichè qui non avrebbe potuto riposarsi come doveva e subito dopo, sparì sia dai registri che dalla clinica. – Quindi non riusciremo a trovarlo? – Non si preoccupi, ho già pensato a tutto. – E cosa ha scoperto? – Armando si stava perdendo nella sua ansietà, e a quel punto già non riusciva ad assimilare le informazioni come prima. – Ho un appuntamento con il mio informatore fra un’ora, dopodichè avrò tutte le
informazioni necessarie e forse potrò dirti anche dove si trova James. Armando assimilò quest’ultima frase come si fosse una camomila. Max lasciò il ristorante garantendo che si sarebbe fatto vivo non appena avesse ricevuto le informazioni che aspettava, tramite mail oppure personalmente. Non restava altro da fare ad Armando che aspettare nel suo appartamento, dove sicuramente avrebbe visto e rivisto tutta la documentazione cercando di scoprire tutto quello che era successo al suo amico durante questi lunghi quattordici anni. Prima di controllare i fascicoli Armando preferì fare un caldo e lungo bagno per rilassarsi dopo aver ricevuto tutte quelle informazioni che non sembravano essere reali. La vasca era piena di sali, il suo corpo nudo sprofondò dentro alla schiuma bianca lasciando fuori solamente la bocca e il naso. Buio, era quello che immaginava Armando mentre rimaneva lì buttato a sentire lo scoppio delle bolle di sapone, voleva solamente riposarsi, non riusciva più a fare congetture, non voleva altro che starsene lì e dimenticare il mondo fuori, e così rimase dentro la vasca per molti minuti. Non era un rituale, ma sapeva che se si fosse sentito leggero e pulito spiritualmente, sarebbe uscito come nuovo e pronto ad affrontare qualsiasi situazione che si presentasse davanti.
CAPITOLO 14
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Il sogno era talmente reale che sembrava un ricordo recente venuto a galla. Con il sole che pungeva il suo volto, Armando rimase seduto nel tappeto d’erba della vecchia ferrovia di ThreeForks. James, il suo grande amico, era seduto al suo fianco che leggeva una rivista che Armando non identificò. Ambedue erano seduti nello stesso posto dove rimanevano nei pomeriggi d’estate. I binari dei treni erano i migliori nascondigli e rifugi per i due che andavano lì tutti i giorni, nessun’altro aveva l’abitudine di andare lì, almeno non allo stesso orario scelto dai due amici. James era seduto con le gambe incrociate e i suoi occhi fissi su di una rivista. Armando era seduto sull’erba e guardava un vecchio binario del treno, da una decina d’anni non ava nemeno una macchina in quel posto. Armando fissava le nuvole che avano in quel momento quando James interruppe il silenzio. – Secondo te, avremo mai una moglie? – Una donna? Cosa intendi? – domandò Armando guardando l’amico che ancora fissava la rivista. – Lo sai...come i nostri genitori. – Boh, credo di si , pensi che dovremmo pensare già a queste cose? – Certo. Abbiamo già i peli pubici. – Secondo te ci vorrà tanto per trovare una fidanzatina e baciarla in bocca? James rise ad alta voce e si sdraiò per guardare il cielo.
– Per caso tu sai baciare? – Ma certo che lo so, tu no? – Ma dai Armando! abbiamo quattordici anni e iamo tutto il tempo libero insieme, quando e dove hai imparato a baciare? – Be... mi sono esercitato. – Hai baciato uno specchio? – No, non lo farei mai. I due ragazzi ridevano a crepapelle e si guardavano. – Bene, bene. – Ma è vero.... – No, tu non lo sai. – Pensi che ci vorrà tanto per imparare? – Non lo so, ho letto una rivista dove c’era scritto che le ragazze si esercitavano una con l’altra prima di conoscere un ragazzo – disse James senza dare importanza a quello che diceva. – Veramente? Ma non è una cosa strana? – A loro non interessa, vogliono solo farlo per imparare. In quel momento i due si fissarano per un momento senza sapere quale sarebbe stato il prossimo argomento. – Pensi che forse potremmo.... – disse Armando. – Noi due? – Sarebbe solo per sapere come è. – E nessuno saprà mai. – disse James.
– No, solo noi due . – Sarà una bella esperienza, – rispose James guardandosi intorno, dove vedeva solo fiori e automobili che correvano a chilometri di distanza. Armando guardava dall’altro lato ed il paesaggio era lo stesso. – Facciamolo? – chiese Armando. – Daccordo. I due ragazzi si adagiarono al terreno reso morbido da un bel tappeto d’erba verde, si avvicinarano uno all’altro con una certa difficoltà e fissandosi senza nessun sorriso. Quando le loro labbra si sfiorarono chiò gli occhi e lasciarano che il sole brillasse insieme a quel bacio innocente e desiderato. Dopo un tira e molla le loro lingue iniziarono a girare senza una direzione precisa, i due si separarono e si guardarono intorno, come se cercassero qualcuno, ma niente sembrava essere cambiato,ancora nessuno. Armando sedette e guardò il cielo. – É diverso – disse James dopo alcuni minuti. –Hai ragione – Armando guardò l’amico sdraiato. Almeno abbiamo imparato a baciare. – Si ma dobbiamo tenere questo segreto fra di noi. – Sicuramente. Quella sera, quando Armando si preparava per cenare, suo papà arrivò sorridendo e fu molto affettuoso sia con lui che con la sua mamma. Senza capire cosa stesse succedendo, Armando domandò al padre il motivo di tanta felicità ma quando udì la risposta sentì il suo primo forte dolore sentimentale nel suo cuore di adolescente. – Ci trasferiamo in Brasile figliolo. Rispose il papà abbracciandolo calorosamente.
***
Un lampo svegliò Armando dal suo sogno nella vasca da bagno. Non era stato solo un sogno, era un ricordo della sua infanzia e questo forse potrebbe essere stato un segno, la risposta a tante sue domande. Si, quella era la risposta alla sua prima domanda, il motivo per cui lui si era sempre sentito incompleto, anche dopo essersi sposato ed essere diventado un imprenditore di successo. Nonostante avesse cercato di vivere un vita normale c’era qualcosa che gli mancava e non era semplicemente amicizia, era qualcosa di più forte, forse gli mancava l’amore. Amore, è questa la parola giusta. Armando amò James per quattordici anni senza nemmeno avere nessun contatto con lui. Ma come era possibile? Aveva amato Glória, facevamo l’amore come una coppia normale, fecerò piani e sognaranò di avere figli. Non ha mai sentito nessun interesse per un’altro uomo, ma si ricordava di non aver mai opinato sulla sessualità di nessuno e non ha mai toccato l’argomento. Adesso lo sapeva, adesso ne aveva la certezza. Non era solo un’amicizia che lo fece cambiare radicalmente in gioventù. Tutto il lavoro e tutte le conquiste furono per un unico obiettivo, vivere in pace a fianco di chi amava realmente. In fondo non era molto sicuro delle storie che aveva sentito. James che si faceva di droga e subiva un attentato, morì in Brasile, possibile che non era riuscito a rivederlo per nemmeno un’istante? Quali erano i sentimenti di James per Armando? Quali sarebbero stati questi sentimenti? Ne esistevano di simili anche per Armando, o sarebbe stata una ricerca inutile? James avrebbe provato la stessa cosa in quel giorno del bacio innocente e spontaneo tra loro? James amava Armando così come lui amava James? C’era solo un modo per saperlo ed era l’incontro tra loro due.
CAPITOLO 15
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Armando era davanti al computer ad aspettare una mail da Max mentre leggeva un quotidiano locale. La scelta sessuale che aveva fatto James non lo aveva scosso più di tanto, non aveva preconcetti, l’importante era che fosse felice e non avesse rimpianti. Armando volveva a tutti i costi fargli sapere che era stato obbligato a trasferirsi ma che finalmente aveva deciso di tornare per stargli vicino dopo quattordici. L’orologio segnava che mancavano cinque minuti a mezzanotte, quando la suoneria del computer gli fece perdere la concentrazione, era la mail di Max. Il contenuto della lettera riempì più di una pagina e Armando pensò che tutto il mistero sarebbe stato chiarito in quelle righe. Da:
[email protected] Oggetto: INDAGINE ...Armando, ti invio via mail tutte le informazioni raccolte in quest’ultima ora. Cercherò di non tralasciare nessun dettaglio ma devo ammettere che questo è il caso più complicato che mi sia mai capitato in tutta la mia carriera investigativa. Ti avverto che quello che ho scoperto mi ha scioccato profondamente, credimi; se non ti senti pronto ad affrontare la verità, per favore non aprire neanche questa mail... Armando si sistemò sulla sedia e pensò che niente più poteva stupirlo, così fece un respiro profondo e decise di continuare la lettura della mail. ...Il mio contatto mi ha confermato che il tuo amico James è ancora vivo, mi sembrava di averti già detto che si era volatilizzato ed era venuto qui in gran segreto, nessuno sapeva niente tranne alcune persone fidate ovviamente.
James si è sottoposto a due interventi chirugici in questo mese, e secondo il mio informatore, con questi ultimi si è concluso un ciclo di diciassette interventi in tutto, non è tutto, il tipo di operazioni che ha subito sono molto invasive e molti medici si rifiutano di farle. Per essere più precisi, nessuno sarebbe stato disposto ad eseguire tutti quei trattamenti tranne il Dottor Dan, che fu l’unico ad accollarsi questo rischio, non era facile fare così tanti interventi in così poco tempo. Mi sembra strano che sia riuscito a fare così tanti interventi senza che nessuno se ne accorgesse, questo è quello che penso io, il mio compito era solo quello di trovare il tuo amico e ci sono riuscito, con queste ultime informazioni credo che il mio lavoro sia giunto al termine e spero di esserle stato utile. Ti mando l’indirizzo dove puoi trovare James, permettimi l’ultima cosa Armando; stai pronto a tutto, da quello che ho capito James non è solo un forestiero con tanti soldi, c’è qualcosa di molto misterioso intorno a lui.. Per trovarlo ti consiglio di andare a fare un giro al parco Ibirapuera tutti i lunedì arriva intorno alle sette di mattina con una macchina rossa guidata da un sconosciuto, cammina come un rituale per quaranta minuti esatti prima che la macchina rossa ritorni a prenderlo, e non sembra una persona paurosa, non ha guardie del corpo e di solito parla con chiunque. Non è difficile riconoscerlo, indossa sempre gli stessi abiti da ginnastica: pantaloni neri con tre righe bianche sul lato sinistro e magliettina o felpa con su scritto Amazonas. Ricordati che lo puoi trovare soltanto di lunedì e per soli quaranta minuti, nessuno ha saputo dirmi dove và dopo essere stato al parco ma da quello che ho sentito questo è uno dei molti esercizi a cui deve sottoporsi. Con questo ti ho detto tutto, adesso sei libero di fare come preferisci, sappi che se hai ancora bisogno di me sono a tua disposizione, chiamami in qualsiasi momento, ma fallo con discrezione. Un abbraccio e buona fortuna. Grazie per avermi dato questa opportunità, Max. Armando non volle pensare a niente, chiusi gli occhi, scollegò il computer e si sdraiò nel letto dove cadde in un sonno profondo.
CAPITOLO 16
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Armando non si innervosì quando sentì suonare la sveglia, sapeva che era lunedì ed erano già le sei di mattina, non rimase a letto neanche quei dieci minuti in più. Era abituato a mettere la ripetizione della suoneria per rimanere disteso un pò di più, ma questa volta non voleva arrivare in ritardo. Prima di uscire si guardò attentamente alla specchio del bagno, era la prima volta che si fermava a fissare tutti i dettagli del suo viso. Non aveva rughe ed era convinto che quando avrebbe raggiunto l’età di suo padre avrebbe avuto ancora la pelle liscia, la barba era appena fatta e ci sarebbero voluti altri due giorni perchè ricrescesse, lo sguardo era inquieto e la bocca semiaperta sembrava che stesse per iniziare a chiedere qualcosa. Era teso come una corda di violino per questo incontro. Non sapeva che tipo di persona avrebbe incontrato, se il vecchio caro James conosciuto quattordici anni fa oppure la persona descritta dagli abitanti di ThreeForks. L’unica certezza che aveva era che amava James come non aveva mai amato nessun altro in tutta la sua vita. Adesso non gli importava più nulla dell’opinione dei suoi genitori e delle critiche della gente, era grande abbastanza, aveva vent’otto anni e voleva vivere la sua vita in modo indipendente, i soldi se li era guadagnati lavorando e adesso voleva godersi il mondo. Il suo cuore in questo momento non pulsava solo perchè era vivo ma anche per l’emozione del momento che si apprestava a vivere. Senza lasciarsi prendere dal panico Armando lasciò l’albergo e prese un taxi fino al parco Ibirapuera, che non era per niente lontano. Guardò l’orologio e vide che era giusto in tempo. Senza pensarci due volte iniziò a girare per il parco, già pieno di persone, alla ricerca di James, il suo piano era di andargli addosso “accidentalmente” ed a quel punto, dare inizio ad una conversazione. Camminando in mezzo alla gente che sembrava essere entusiasta per la bella
giornata di sole, Armando intravide una persona con le caratteristiche elencate da Max; pantaloni neri con tre righe bianche nella gamba sinistra e t-shirt. Armando approfittando del fatto che non c’era nessuno nelle vicinanze cominciò a camminare a i spediti in direzione di quello che credeva essere James. Quando, già stanco di camminare, arrivò vicino all’uomo e vide che i pantaloni che indossava erano blu e non neri. Armando aveva già completato un giro nella pista di jogging del parco quando guardò l’orologio e vide che erano le sette ate. – Che abbia sbagliato giorno? Si chiese con le mani nei capelli dandosi uno sguardo intorno nei posti dove non era ancora ato. Fu così che vide dietro di sè una persona sopra ad un ponte che faceva degli esercizi, aveva i pantaloni neri, una magliettina da ginnastica e una felpa legata in vita con la scritta “Amazonas”. – Eccolo – disse Armando correndo verso il ponte. Arrivato sul ponte i dubbi che aveva ritornarono come al solito di nuovo allo scoperto. Si faceva qualsiasi tipo di domanda. James mi accetterà? Sarebbe meglio se gli chiedessi di scusarmi? Le accetterebbe? James provava gli stessi miei sentimenti? Sarebbe semplice rivederlo? James avrebbe ancora piacere essere mio amico? Queste domande di certo non lo aiutavano a farsi coraggio e camminava sempre più lentamente per riprendere il fiato, doveva assolutamente allontanare quei pensieri dalla sua testa. Più che si avvicinava più le sue mani sudavano, era un’ emozione che non aveva mai provato, nemmeno nel giorno del suo matrimonio. Il giorno che sposò Glória era sì molto nervoso ma non eccessivamente forse sentiva in cuor suo che non sarebbe stato destinato a durare in eterno, nonostante la sua futura moglie fosse un persona dolce e sensibile tanto con lui quanto con tutti quelli che conosceva. Il giorno delle nozze fu il giorno in cui Armando si accorse che i sentimenti che provava per Glória non erano così puri e sinceri come aveva pensato. Il sentimento che provava non era amore ma qualcosa di molto simile ed era troppo tardi per ritornare sulle proprie scelte, aveva deciso di sposarsi lo stesso.
Era a pochi metri dal suo obiettivo quando cominciò ad esitare. Armando si femò poco lontano da quello che credeva essere James, poichè la descrizione coincideva. Si chiedeva in che modo sarebbero cambiate le loro vite. Inconsciamente faceva un o in avanti e poi si ritraeva, aveva molta incertezza e i suoi pensieri lo spingevano a fuggire. Non gli rimaneva molto tempo doveva prendere una decisione. Decise di buttarsi, qualunque fossero le conseguenze. Arrivò così vicino da potergli parlare e si accorse che la persona corrispondente alla descrizione non era nemmeno un uomo, ma bensì una donna, aveva fatto tanti sforzi inutili, pensava che il destino ce l’avesse con lui. Armando arrossì ma non era sicuro se per vergogna oppure per rabbia, come aveva fatto a non vedere che era una donna? – Qualche problema? – domandò la bella donna guardando Armando. Era una giovane donna che sicuramente non aveva ancora trent’anni, i suoi capelli erano biondi e lisci come i capelli delle bambine giapponesi, i suoi occhi erano di un verde smeraldo, molto familiari ad Armando, la sua pelle era bianca e liscia, le sue labbre erano carnose e rimanevano leggermente aperte mostrado i denti bianchi e perfetti. – Mi scusi, pensavo fosse un’altra persona – disse. Senza alzare lo sguardo, Armando si girò per andare via amareggiato per il fatto di non avere trovato James Fel in quel parco. – Armando? Armando sbiadì nel sentire pronunciare il suo nome. Gli sembrava una voce conosciuta, forse James conosceva quella persona? Forse era la sua nuova compagna? Si girò per essere sicuro che la donna stesse parlando con lui. – Armando? – domandò di nuovo guardando l’uomo venirgli incontro. – Mi conosce? – non ricordava di conoscere quella donna così bella.
– Penso di si, mi ha confuso con un’altra persona, chi sta cercando? – Sto cercando un’amico d’infanzia... Armando non sapeva più che cosa dire. – Mi sà che si è confuso – scherzò mostrando un bel sorriso che Armando quasi riconobbe. – Ma come fa a sapere il mio nome? – E’ sicuro che lo vuole sapere? No, ormai non era più sicuro di niente. – Si, per favore. – mentì. – Sono la persona che cerchi ma non che vorresti trovare. Armando tremò, appoggiandosi ad un albero e guardando in basso, gli mancava l’aria e la sua testa girava all’impazzata. – Come prego? – Immagino che cerchi James Fel, ma purtroppo per te non esiste più. Armando si sentì svenire, non riusciva più a respirare, come mai quella donna sapeva di James? Come faceva a sapere che lui lo stava cercando? Chi era? e perchè avrebbe detto che James non esisteva più? Ci volle un pò di tempo perchè Armando riprendesse conoscenza, era stato catturato da quegli stupendi occhi verdi che lo fissavano nella speranza di sentirsi dire qualcosa. – Non capisco – disse dopo essersi ripreso. – Lo so, nessuno riesce a capirlo. – Cosa sai di James? Perchè dici questo? – Sono sicura che questo non è il posto adatto per affrontare certi tipi di
argomento. Andiamo a prendere un caffè oppure un bicchierie d’acqua così puoi riprenderti? – Prima mi dica chi è Lei? – Senza essere sicuro di volerlo sapere. – Sono cambiato rispetto a quando mi conoscevi. Non vedi?Sono James – disse senza sorridere. – Non è possibile.... – Sapevo che prima o poi saresti arrivato, adesso è ora che tu sappia tutta la verità, per favore, spostiamoci così potremmo parlare senza che nessuno ci ascolti. – Tu sei James? – domandò Armando sorpreso. – James Fel di ThreeForks, abbandonato dal suo unico amico quattordici anni fa. Si sono io, anzi, sarebbe meglio dire, ero io.
Capitolo 17
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Videro un piccolo ristorantino molto vicino al parco, non c’era nessuno a quell’ora e la ragazza che diceva di essere James lo trovò ideale per la loro conversazione. Mentre si recavano al ristorantino Armando non ebbe la forza di fare nessuna domanda. Armando non sapeva cosa stesse accandendo, l’unica ipotesi era che James o Andy gli stavano giocando un brutto scherzo, ma di sicuro era una cosa difficile da credere. Arrivò al locale pensando che fosse una candid camera, ma le telecamere che vide sembravano fossero solo quelle del servizio di sicurezza. Il tavolino scelto dalla ragazza o per meglio dire, da James, era in una zona all’aperto molto lontana dagli altri tavoli e quindi adatta a discussioni intime. Si sedetterò in attesa del cameriere che arrivò e si mostrò per niente interessato alla bellezza della ragazza e al proprio lavoro. Aspettò indifferente che ordinassero. –Non mi guardare come se fossi un mostro – gli disse. – Adesso sono così, è strano ma era quello che desideravo e lo devi accettare. – Come? Sono quattordici anni che non ti vedo, e adesso mi appari con un paio di tette così e chissà che altro e mi dici, anche, che devo accettare tutto questo? – Perchè mi hai cercato Armando, dopo tutto questo tempo? – Non cercavo te – rispose Armando – Cercavo il mio amico James. – Che cosa cambia? Quando saprai cosa mi è successo.... – esitò per un momento poi riprese. – Sono sicura che cercavi me e non il ragazzino di quattordici anni fa. – Per favore, dimmi che cosa ne è stato di lui. La bella bionda si guardò intorno come se cercasse qualche cosa, vide il giovane
cameriere che stava servendo un caffè e gli chiese se poteva venire al tavolo, il ragazzo si avvicinò e prese l’ordinazione, ritornando poco dopo. – Vodka alle 08 di mattina? – domandò Armando ad alta voce. – Non è facile raccontare questa storia, ti suggerisco di prendere qualcosa di forte – scherzò la ragazza accennando un sorriso. Fu in questo momento che Armando si rese conto che non era uno scherzo. Quel sorriso era lo stesso che aveva James quando era un ragazzino, spontaneo e smagliante. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi verdi che lo fissavano come un’aquila. Adesso cominciava a rivedere in lui l’amico di un tempo ma in una versione al femminile. Cercava di confrontare il James del ato con quello di adesso anche ricordando la foto presa a casa di Melanie. Faceva fatica a crederci, poteva essere diventato una donna... Si adesso tutto cominciava ad avere un senso. Come faceva la foto che aveva preso a Melanie ad essere recente se non si vedevano le scottature? Aveva ritoccato le foto per confondere la polizia? Era un piano studiato nei minimi particolori per ritornare in Brasile e portare a termine i suoi progetti? Sempre più dubbi affollavano la sua mente. Armando non riusciva a decifrare il mistero voleva sentire che cosa aveva da dire la donna , o per meglio dire James, riguardo ai quattordici anni ati lontani uno dall’altro. – Sei sicuro di volere sapere tutto? – Si, non voglio altro in questo momento – mentì immaginando la risposta. – Certo, ma per favore niente domande fino a che non finisco di raccontare tutto. – Va bene. – Per me non è stato facile rimanere in quel posto da solo, sai benissimo perchè. All’inizio avevo tanta rabbia, mi sentivo tradito e abbandonato. Capii dopo qualche anno che fu una scelta dei tuoi genitori, quando si è adolescenti le cose appaiono con un’ottica differente. Quello che mi dispiace di più è sapere che in questi quattordici anni non mi hai mai cercato. Sono stati tempi duri quelli
ati a ThreeForks dopo la vostra partenza.
Capitolo 18
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– La mia mamma presto si ammalò e compresi che avrei perso un’altra persona cara – la ragazza continuava a raccontare la storia guardando ogni movimento di Armando, come se lo stesse analizzando in qualche modo. – Dio di certo non mi aiutò in quel periodo. Prima di morire mia madre mi disse che dovevo essere me stesso e non farmi influenzare dal giudizio delle altre persone, a costo di soffrire. Nessuno mi ha capito, solo mia madre. Forse si è ammalata per colpa mia. Chissà cosa ti hanno raccontato della mia vita a ThreeForks, di sicuro nessuno ti ha raccontato la verità... ...Non ho mai ucciso nessuno, sono stato accusato della morte di due motociclisti che erano stati trovati dentro al vagone dove andavo di solito. Mi drogavo ogni giorno, in qualsiasi momento, in quel maledetto vagone. Ti ricordi di Takaso? Era il mio fidanzatino, mi chiamava per soddisfare le sue esigenze sessuali, in cambio mi dava della droga. La sua famiglia aveva il monopolio del traffico all’epoca. Quando gli dissi che non volevo più vivere in quel modo, non la prese bene e mi minacciò di morte, spaventata risposi che avrei reso nota a tutti la nostra relazione. Interruppè il discorso per ordinare un’altra vodka, visto che quella che aveva era già finita. Anche Armando decise di prendere qualcosa da bere. – Quel giorno ero andata ad una festa e quell’ imbecille arrivò insieme ad un amico in moto mitragliando ovunque e chiunque senza distinzione. Lo stesso giorno decisi di lasciarlo definitivamente. Sapeva che mi avrebbe trovato nel solito vagone, ma non sapeva che avevo già raccontato tutto alla sua famiglia. Suo fratello volle venire con me nel vagone per avere una conferma della nostra storia, in quel momento arrivò l’imbecille con il suo amico per rifugiarsi dagli altri spacciatori che lo stavano cercando. Non ci furono bisogno di altre spiegazioni, Mark Takaso era la vergogna della famiglia e doveva morire, così fu ucciso dal fratello.
...Dopo la morte di Mark molti spacciatori ritornarono a ThreeForks e la famiglia dei Takaso, indebolita, fu costretta ad abbandonare la città. Le forze dell’ordine, visto il peggioramento della sicurezza nella città, dovettero riorganizzarsi, mi interrogarono e così conobbì il commissario John arrivato da poco , aveva parenti e amici in Brasile e decise di aiutarmi dopo essersi invaghito di me. Riuscì a farmi are come un testimone importante e a rischio di vita, la famiglia Takaso avrebbe cercato di uccidermi e la giustizia aveva bisogno di me per incastrarli. Gli amici brasiliani del commissario riuscirono ad organizzare il tutto e mi trasferii così in Brasile. Fu sempre grazie alle sue conoscenze che scoprii dove abitavi e che cosa facevi. Ti sono sempre stata vicina, ma non ho mai avuto il coraggio ad avvicinarmi ed interferire nella tua vita. ...dopo un pò di tempo decisi di interrompere la mia relazione con John per raggiungere i miei obiettivi e tornare a ThreeForks. Prima però dovevo sposarmi con una donna brasiliana, così non avrei avuto nessun tipo di problema per tornare qui, poichè mi avrebbero concesso il visto per parentela, e concludere il mio piano...
Capitolo 19
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Armando volle essergli il più vicino possibile, aveva capito che James non poteva contare sull’aiuto di nessuno. – In caso gli interventi non fossero andati a buon fine. – continuò lei dopo aver lasciato che il silenzio completasse la frase. – Quando sono andata via dal Brasile, partii per Waimea, avevo già alcuni contatti lì e subito mi sposai con Melanie, non gli interessava sapere che non ero un “uomo” , accettò i soldi che gli avevo offerto. – Ti ha mandato un messaggio – disse Armando ricordandosi che non aveva ancora detto niente. – Chi se ne frega di quella drogata – rispose lei bevendo ancora della Vodka. – Fammi continuare... Quando sposaì Melanie, connobbì il Dottor Dan, era il miglior chirurgo che esistesse in Brasile e forse nel mondo. Lo connobbi in un locale a Waimea, capì subito quello che volevo cambiare sesso e accettò di farmi degli interventi a patto che vivessi in Brasile.Mi fu di grande aiuto. Per farla breve Armando, vorrei che tu ti rassegnassi al fatto che James Fel non esiste più, nè fisicamente nè anagraficamente. Adesso sono chi ho sempre voluto essere.... me stessa. – E adesso come ti chiami? – Adesso mi chiamo Taieny Levinsky – disse con un sorriso. – Taieny Levinsky – ripetè Armando. – Allora rispondimi Armando, perchè sei venuto a cercarmi dopo tutto questo tempo? Dopo tutto quello che hai scorperto su di me? Perchè dopo quattordici anni ricordarsi ancora del tuo amico d’infanzia?
Armando sapeva che era arrivata l’ora di dire tutta la verità, tutto quello che aveva ato e tutto quello che sentiva, ma i dubbi non lo abbandonarono. – Non sono sicuro – mentì. – Vorrei mi dicessi la verità. Ti ricordi ancora del nostro primo bacio? – domandò guardando Armando nello stesso modo in cui lo guardava quattordici anni. – Si, ma.... Armando si soffermò a pensare alla propria risposta, ma la sua mente stava ancora elaborando le informazioni appena ricevute, allora tutto adesso aveva un senso, ecco perchè la sua mamma non voleva parlargli di James, aveva visto il cambiamento che aveva fatto e non accettava che gli fossi amico; invece Andy probabilmente non mi volle dire dove si trovava per proteggerlo. Tutti sapevano che James non era più lo stesso e che in lui si manifestava la volontà di diventare donna e adesso quella donna era proprio lì davanti a lui...
Epilogo
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Finalmente tutto risultò chiaro, il sogno di James era quello di liberarsi dal corpo maschile in cui era imprigionato per vestire i panni a lui più adatti di Taieny, dove avrebbe trovato la felicità. – Vuoi sapere perchè mi hai cercata? – domandò con la mano nel braccio di Armando. – Il nostro primo baccio... – rispose quasi senza voce. – Si Armando, fu in quel momento che scoprii chi ero veramente, e fu lì che scoprimmo insieme cose è l’Amore. Quando sentì la parola Amore, non riuscì a pensare a nient’altro e avvicinandosi alla sedia dove si trovava Taieny appoggiò la mano sulla sua spalla e fissandola ancora una volta, nello stesso modo sincero di quattordici anni fa, la baciò come se fosse la prima volta. Il sole ora brillava forte sopra i loro volti, uno sfondo di fiori e piante verdi rendeva la scena molto romantica. Lo baciò svisceratamente come avrebbe voluto farlo per tutti quei quattordici anni ati lontani dai vagoni di ThreeForks.