Presentazione
“L’uovo del diavolo” è un racconto horror fantascientifico, avveniristico e satirico della scrittrice internazionale Lily Rose Golding scritto nel 1998. I temi predominanti sono: il soprannaturale, profezie, miti esoterici, i viaggi interspaziali, il dissidio scienza-religiosità. La storia è imprevedibile e ricca di colpi di scena. Non aggiungo altro perché non voglio guastare la sorpresa…
Lily Rose Golding è una scrittrice e accanita lettrice che ha iniziato a scrivere fin dalla tenera età. I suoi generi letterari preferiti sono: soprannaturale, urban fantasy, fantasy classico, fantascienza e horror. Scrive racconti, romanzi, sceneggiature, commedie teatrali. Disegna utilizzando tecniche miste inclusa la computer grafica e realizza fumetti. Ha deciso di autopubblicare le proprie opere servendosi dei canali editoriali della grande distribuzione.
Proprietà letteraria riservata
© 1998 LILY ROSE GOLDING
Copertina: opera grafica di Lily Rose Golding con rappresentazione di un dettaglio del dipinto “Le tentazioni di Sant’Antonio” di Hieronymus Bosch (1450-1516)”
Sito web dell’autrice: http://sites.google.com/site/lilyrosegolding/
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. E’ vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata ed il plagio artistico è severamente punito.
Questo libro è un’opera di fantasia. I personaggi e le vicende in esso descritte sono frutto dell’invenzione creativa dell’autrice. Qualsiasi riferimento o analogia a fatti, luoghi, avvenimenti narrati, persone reali vive o defunte è assolutamente casuale.
Edizione digitale: marzo 2014
ISBN: 9788869090455
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
LILY ROSE GOLDING
L’UOVO DEL DIAVOLO
SOMMARIO
Presentazione L’uovo del diavolo
L’UOVO DEL DIAVOLO
Mi accingo a raccontarvi la più sconvolgente e bizzarra esperienza che mi sia capitata nell’arco della mia vita. Io stesso non riesco quasi a prestare fede alle mie parole e il ricordo del fatto in questione assume gli evanescenti, nebbiosi contorni del sogno; ricordo, che mi suscita sempre un debole tremito, ma anche un sorrisetto amaro. Da allora tutto è cambiato. Accadde circa un mese fa. Mi ero da poco trasferito con la mia dolce metà nella nuova “casa”, un tranquillo villino spaziale di 300 mq già ammobiliato, con tanto di medio impianto di collegamento interstellare (già attivato!) e perfino del futile Beauty Star Center tanto desiderato da mia moglie. Infatti, Helèster, vanitosa com’era, desiderava mutare taglio, colore e acconciatura dei capelli oltre alla struttura del viso e del resto del corpo con relativo abbigliamento, almeno due volte al giorno. Avendo tutte le comodità immaginabili, l’intero sistema domestico computerizzato, non ci restava molto da fare durante il tempo libero. Le “temute” vacanze trimestrali si apprestavano e se non avessi escogitato qualcosa, le avrei trascorse annoiandomi a morte nelle località turistiche di qualche arcinoto pianeta del sistema solare. La nostra modesta casetta era in pratica una stazioncina dell’Extreme Generation, affettuosamente denominata “la cometa dello spazio”. L’ultima chicca era quella di poter programmare i viaggi telepaticamente, senza dover digitare la destinazione tra le opzioni presenti nel menù che compare sul display. Il dialogo con l’Intelligenza Artificiale Paranormale (PAI: Paranormal Artificial Intelligence) era, lo ribadisco, telepatico, diretto e immediato. Infatti, gli unici tasti presenti erano i pulsanti di conferma “Sì” e “No”. Sto divagando, il fatto è che adoravo viaggiare più della mia stessa…ehm, ma veniamo al dunque. Era il mio 150° compleanno. Mi piazzai, come tutte le mattine, dinanzi al mio
impianto di connessione intergalattica. Attivai l’ologramma che rappresenta la PAI nella forma che più mi aggrada, quel giorno la programmai come una dea nordica armata di tutto punto. E lei mi colse di sorpresa abbracciandomi alle spalle. «Com’è possibile?!» mi chiesi attonito, sussultando. Gli ologrammi non hanno consistenza! Niente paura, era mia moglie che, avendo previsto il mio desiderio, aveva voluto giocarmi uno scherzo, modificando il suo look col Beauty Star Center che si trovava dietro di me, in fondo alla sala. Helèster mi disse che avrebbe apparecchiato la tavola con vivande e suppellettili “in tema”. A questa notizia, presagendo cosa implicava in realtà la sua decisione, voltai la testa in direzione del corridoio: fuori la porta s’intravedevano cime innevate, e sulla sommità un delizioso tempietto. Aveva già creato l’ambiente. “Niente da fare! pensai- Nessuna macchina o femmina dell’universo poteva rivaleggiare con la mia adorabile mogliettina, una vera superdonna sempre pronta ad esaudire o anticipare le mie richieste, perfino quelle inespresse”. Si congedò in fretta per non rubare tempo prezioso per il mio lavoro, intenzionata ad occuparsi delle faccende giornaliere e dei suoi molteplici hobby, tra cui l’adozione a distanza di cuccioli orfani, terrestri e “non”. Era, infatti, molto sensibile e materna. Mi lasciò solo salutandomi con la sua piacevole risatina argentea, che mi permetteva di riconoscerla subito, nonostante le mille trasformazioni quotidiane escogitate. L’aspetto di mia moglie è mutevole proprio perché vuole assecondare le mie follie e tenere sempre viva la fiamma del nostro lungo rapporto (stiamo insieme da più di un secolo!), per questo si è meritatamente guadagnata il nomignolo di “donna camaleonte”. Sbrigai virtualmente le varie commissioni, e il mio lavoro che consiste nell’indicizzare e aggiornare i nuovi siti web relativi all’area turistica. Consultai anche la lista d’attesa delle prenotazioni extrasolari. Avevo ottenuto un’ulteriore promozione grazie all’intercessione di una nuova cara amicizia. Ardevo dal desiderio di esplorare il pianeta Thesaurus, chiamato così per i vasti giacimenti auriferi e di pietre preziose che lo caratterizzano. I viaggi su quel lontano corpo celeste richiedono una prenotazione con un anticipo d’alcuni mesi, perché sono organizzati con meno frequenza. Con gioia, appresi che sarei potuto partire con mia moglie da lì a venti giorni. Poi d’improvviso, come già mi era capitato altre volte, mi venne la voglia di mangiare delle uova sode. Le ordinai fresche di giornata. Mi sarebbero state
recapitate in pochi minuti. Infatti, puntualmente il caratteristico “bip” mi segnalò la consegna della merce, avvenuta tramite corriere aereo. Aprii lo sportellino della “cassetta postale” vicino all’impianto e ne trassi la confezione da quattro, che subito inviai in cucina con il file allegato di istruzioni. Poco dopo udii dal virtual mike la voce di mia moglie che mi ricordava l’avvicinarsi dell’orario del pranzo e della necessità che mi “cambiassi d’abito” per l’occasione. Entrai nel Beauty Star Center e ne uscii con l’aspetto di un tipico eroe germanico, tornato redivivo dal Walhalla, munito perfino del massiccio maglio dell’implacabile Thor. Prima di andare in sala da pranzo (il tempietto in cima alla montagna innevata), mi ricordai delle uova. Queste, come avevo ordinato mi erano state rispedite nel mio “studio” pronte e fumanti. Le divorai con gusto una alla volta, dopo averle volutamente sbucciate con le dita (quello, infatti, era il mio divertimento maggiore, ma disdicevole a detta di Helèster), prolungando l’attesa, piacevole di per sé stessa, finché non ne rimase una soltanto. Mia moglie poteva attendere qualche minuto in più. Dapprima m’irritai solo un po’, di fronte all’evidente durezza del guscio. Provai a romperlo urtandolo con forza contro le superfici compatte del piatto da portata in puro Xoyn, (un minerale dieci volte più resistente del diamante) la materia più solida che sia stata trovata fino ad oggi. Il piatto esplose in innumerevoli minuscoli pezzi come se fosse stato colpito da un meteorite. E l’uovo? Più intatto di prima. I frammenti del piatto erano ovunque, alcuni mi avevano ferito il viso, per fortuna avevo chiuso istintivamente gli occhi. Beh, quello comunque non era un problema, il Top Health Box mi avrebbe guarito in pochi secondi, per quanto riguardava poi il costoso piatto in puro Xoyn, che era coperto da una garanzia a vita, l’assicurazione me l’avrebbe ripagato o rimpiazzato; tutt’altro si poteva dire del mio orgoglio: chi avrebbe potuto curarlo? Io, uno dei più grandi ricercatori nel campo informatico di tutti i tempi, battuto da un misero, piccolo, uovo di gallina! Che sciocco ero stato a ritenerlo tale! Ero ormai sicuro che si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto da parte di qualche falso amico invidioso, abilmente congegnato in previsione del giorno del mio compleanno. Già, proprio un bel regalo! La mia prima supposizione: una lega metallica superpotente, l’ultima scoperta, la cui struttura esteriore era stata trasformata in modo ingegnoso, al punto da apparire come un semplice uovo alla verifica della PAI, non era riconoscibile proprio perché essendo nuova non era stata catalogata. Magari all’interno
conteneva del materiale iper-radioattivo! Davvero un bel gesto! Immaginavo anche chi potesse esserne l’artefice, anzi no il committente: uno dei miei rivali scartati precedentemente durante una selezione ai fini di un’assunzione lavorativa, la cui preferenza era stata assegnata a me. Mi riferisco a fatti avvenuti un centinaio o più d’anni fa. Il rancore è duro a morire, soprattutto quando si resta giovani per sempre. Questa era l’ipotesi più ovvia che mi venne in quel momento. Eppure, pur non riconoscendone la struttura, la PAI avrebbe dovuto comunque escluderne la natura organica e comunicarmelo, invece non lo aveva fatto. Molto strano! Sottoposi l’oggetto in questione, che ormai ai miei occhi conservava solo l’aspetto di un uovo, ad una più accurata analisi alla PAI. Il test ne visualizzò chiaramente i componenti e l’interno: sembrava davvero un ovetto a tutti gli effetti. A quel punto credetti di diventare matto e chiamai mia moglie attraverso il virtual mike per renderla partecipe dello strano evento. Helèster è dotata di maggiore prontezza di riflessi, riflessione e calma anche nei momenti di tensione. Accorse subito alla mia chiamata. Le spiegai brevemente l’accaduto pregandola di credermi, mostrandole i frammenti di Xoyn. A quella vista rabbrividì. Mi rivelò che aveva osservato ogni cosa dal suo studio attraverso l’Highest Cam, e che non era intervenuta subito perché non aveva previsto gli sviluppi. Mi rincuorò usando un proverbio arcaico: “il diavolo non è così brutto come lo si dipinge”. «Probabilmente deve trattarsi di un Bug nell’Intelligenza Artificiale» e aggiunse «eseguiamo un Whole Scanning Test alla PAI. Qualcosa deve aver provocato un mal funzionamento nel Visual System.» Si mise subito all’opera. Rimasi visibilmente sorpreso dalla reazione di mia moglie. Io non ci avevo pensato. Forse durante la connessione qualcosa era andato storto… un virus, da quanto non usavo questa parola! Pensai che nonostante potesse esserci qualche problema nella PAI, era evidente che quell’orribile uovo era più duro dello Xoyn, magari proprio “lui” conteneva il virus (informatico s’intende) interattivo e capace d’ingannare l’Intelligenza Artificiale, ma non avrebbe gabbato la mia abile mogliettina, la quale, infatti, riuscì finalmente ad individuarlo… Si era talmente ben intrufolato nella PAI, modificando a suo piacimento la propria struttura che non sarebbe stato facile smascherarlo e ancor meno distruggerlo.
All’improvviso il guscio sprigionò un puzzo mefitico, che ci costrinse ad arretrare. Quella specie d’entità che aveva infestato la PAI cercava di scoraggiarci per non essere esaminata a fondo e sconfitta! Poco dopo mia moglie ritornò all’attacco e attivò il Paranormal Virusbuster, in modo che non saremmo stati ingannati una seconda volta, (si tratta del più potente “vaccino informatico” di questi tempi). arono le ore, ero indeciso se arrendermi o meno e gettare quella spazzatura nello spazio cosmico. No, non l’avrebbe avuta vinta, piuttosto l’avrei custodito finché non ne avessi carpito lo scopo e i segreti; già perché poteva trattarsi di un abile manufatto alieno o di uno scherzo della natura; in ogni caso non aveva prodotto alcun danno irreparabile, fino a quel momento almeno! Mi convinsi che sarebbe stato da stupidi rinunciare ad una sensazionale scoperta e lo tenni. Primo errore. Il mio secondo errore fu quello di sbraitare «Porco diavolo, perché non ti mostri?!» Poco dopo percepimmo un bisbiglio incomprensibile da parte dell’entità contenuta nell’uovo!!! Il messaggio, in una lingua arcaica e viscida che però la PAI non tardò ad intercettare e decifrare in tempo reale, in sintesi, era: «Poveri sciocchi! Non riuscirete mai ad infrangere la capsula in cui giaccio da tempo immemorabile. Nessun’arma forgiata da mortale può lacerare o scalfire la mia “dimora”. Dovete arrendervi alla sublime arte di una creatura ben più antica di voi, custode degli infiniti segreti dell’universo. Inchinatevi alla mia potenza, assoggettatevi alla mia volontà. » Le farneticazioni di un povero pazzo da commiserare! In me si convalidava l’ipotesi della vendetta professionale. Sicuramente si trattava di un rivale invidioso, il cui odio sviscerato nei miei confronti aveva generato quell’abominevole, ma ugualmente idiota, piano di riscatto. Infatti ai nostri tentativi di comunicazione, alle nostre domande relative alla sua identità rispondeva con la medesima litania, sottolineando il fatto che non potessimo in alcun modo distruggere quell’odioso guscio, in apparenza così fragile…e in particolare così leggero come qualsiasi altro uovo. Non rivelò nemmeno quali fossero le sue intenzioni. Gli chiedemmo con tono di sfida di “ordinarci” qualcosa da fare (al solo scopo di testare i suoi progetti), ma “lui” rispondeva sempre allo stesso modo, cosicché cominciai a dubitare che si trattasse di un essere intelligente. Ben presto le sue irritanti e banali ripetizioni mi seccarono e persi la pazienza. Mia moglie mi pregò di calmarmi ma era troppo tardi, ormai
avevo perso totalmente il controllo di me stesso. Non mi era mai successo di infuriarmi così! Scaraventai sull’uovo tutto quello che mi capitava a tiro, per nulla frenato dell’insuccesso della mia reazione. Dal guscio udimmo provenire delle risatine beffarde. Helèster mi scongiurò di fermarmi, poiché forse si trattava di una trappola…se solo l’avessi ascoltata! Afferrai il possente martello di Thor e lo sbattei con tutte le mie forze. Miracolo o maledizione? Il guscio si ruppe, anzi esplose come una minibomba sprigionando una tale potenza energetica e frastuono da restarne sconvolti per anni. Fummo scaraventati indietro, sbattuti sulla parete più lontana come ramoscelli in balìa di un uragano, mentre la casa era invasa da fumo nero come la notte e pulviscolo rosso. L’urto violento mi fece perdere conoscenza. Quando rinvenni mi ritrovai fuori della stanza dei comandi, proprio dove avrei dovuto trascorrere una romantica giornata, tra le nevi perenni, nell’oblio di un giorno senza tempo ricreato dalla tecnologia, in conformità ad un fragile sogno umano, un sogno d’amore! Gradualmente ripresi l’uso dei sensi e della memoria. Notai mia moglie poco distante, giaceva inerte sui ghiacci: avendo subito un impatto più violento, riportava una grave ferita sulla tempia, che aveva macchiato la neve circostante di sangue; la carnagione nivea risaltava in quella pozza rossa. Dovevo soccorrerla al più presto, trasportarla nel Top Health Box prima che le sue condizioni diventassero irreversibili. Maledizione, rischiava di morire dissanguata! Tutto ciò era successo a causa mia. Per quanto tempo eravamo rimasti incoscienti? Per la prima volta nella mia vita provai un cieco e furibondo terrore! L’oscurità era penetrata ovunque, invadendo ogni cosa come un mostro ingordo che inghiotte tutto quello in cui incappa. Potevo distinguere appena i contorni delle cose. Tenui e improvvisi bagliori spettrali e pulviscolo rosso conferivano un’atmosfera tetra e irreale alla scena. Era tutto strano, orribile, paradossale: la mia casa, quella che consideravo il luogo più sicuro dell’universo, nonché un tiepido nido d’amore, era diventata l’inferno! Qualcosa l’aveva trasfigurata, infettandola come un morbo nascosto e letale. Non mi sembrava più la mia abitazione! Raccolsi mia moglie tra le braccia facendo attenzione a non ferirla ulteriormente con il mio abbigliamento da guerriero irto di scaglie metalliche. Le fasciai la ferita come meglio potevo, usando brandelli della sua tunica: una cosa che non avevo mai fatto, che forse nessuno faceva più da secoli, poiché la tecnologia ha
soppiantato buona parte dell’attività umana nella nostra era, in primo luogo le più comuni misure mediche di pronto soccorso! Stavo provando emozioni perdute, avvertite dalle grandi civiltà del ato, su cui mi ero interrogato a lungo. Mi sentivo inerme, fragile, terrorizzato, pieno di dubbi e soprattutto d’odio per il mio nemico. Qualsiasi cosa fosse, dovevo distruggerlo, e in modo doloroso! Non credevo che fosse possibile provare un’angoscia e un rancore così grandi. Fu proprio quell’astio per la sorte toccata ad Helèster ad infondermi coraggio e forza, una potenza sovrumana. Lentamente mi sovvennero gli ultimi istanti prima dello scoppio. Chissà se era stata la somma dei ripetuti colpi inferti all’uovo a romperlo o il solo impatto col maglio di Thor. Mi ritornarono in mente le frasi profferite dall’abitatore dell’uovo, tra cui: «nessun’arma forgiata da mortale può lacerare o scalfire la mia “dimora”». Che il martello fosse dunque quello “vero”, d’origini divine? La tecnologia non può arrivare a tanto! In fondo m’importava ben poco. Mi bastava che potesse sfasciare la testa di quell’empia entità! Giunsi infine nella sala dei comandi, osservando con attenzione in ogni direzione, presagendo un pericolo imminente. L’aria, a malapena respirabile, era pervasa da una nebbiolina densa, nerastra e carica di minaccia; c’era un puzzo disgustoso, rassomigliante a quello di centinaia di uova marce, che mi procurava conati di vomito, ma resistetti. Non riuscivo a distinguere granché tra quelle fitte tenebre malsane. Invocai la PAI mentalmente (è sempre attiva), sperando che la mia chiamata non fosse percepita anche dall’essere maligno che, di sicuro, non aveva lasciato la stanza. La PAI mi rispose in modo flebile, con la sua voce carezzevole e melliflua, indifferente alla paura; anche se si fosse distrutta o rovinata non avrebbe provato il raccapriccio assoluto conosciuto dai soli mortali. Nella nostra epoca pur essendo particolarmente longevi dobbiamo morire, ma quella circostanza ci appare così lontana che non ce ne preoccupiamo, finché non la vediamo a faccia a faccia. Intuendo il mio desiderio l’Intelligenza Artificiale attivò quell’illuminazione che non era stata danneggiata. Riuscii a scorgere i vaghi contorni di quanto mi circondava, ma “l’oscurità poteva essere tagliata da un coltello”, per usare un’espressione a voi comprensibile. Il Top Health Box si trovava proprio alla mia destra, in un batter d’occhio l’aprii e vi deposi mia moglie. Feci appena in tempo ad accenderlo. Udii una voce cupa, gutturale che evocava oscene blasfemie alle mie spalle, in
quella lingua sconosciuta. Richiusi la porta e inserii la . «Lì mia moglie sarebbe stata al sicuro» –mi dissi. Poi le nebbie si diradarono e intravidi una forma vaga che si faceva sempre più distinta. Era l’ologramma standard della PAI. «Strano! Eppure ero certo di averlo disattivato» pensai. Con quel caos poteva essere accaduto di tutto. Le sorrisi, ma mi sentivo a disagio, aspettando di essere aggredito alle spalle in ogni momento da una potenza innominabile. La PAI ricambiò il sorriso con quella modestia di fanciulla pudica e schiva; il suo corpo, più trasparente dei veli che la ricoprivano, risaltava di un bagliore surreale… Sembrava una visione paradisiaca evocata in un incubo cosmico! Stavo per rivolgerle una domanda quando dalle sue dolcissime labbra proruppe un orribile ghigno, non me lo sarei più levato dalla mente. Possibile che l’Intelligenza Artificiale avesse registrato quel suono e poi ripetuto? E poi perché l’avrebbe fatto? Qualche guasto… Pura illusione! Il timbro vocale della PAI imitava quello dell’odiosa entità: una tonalità ora bassa e cupa ora acuta e stridula, appartenente solo a qualche immonda creatura degli abissi cosmici più remoti! Non potevo capire il significato di quella lingua sconosciuta, intuivo però che avesse intenzioni tutt’altro che benevole! I bei lineamenti di lei si contorsero in una maschera di degradante perfidia. Poi l’essere astuto usò il traduttore universale della PAI e mi parlò attraverso di lei nella mia lingua, poiché voleva beffarsi di me e procurarmi dolore a tutti i livelli, fisico, emotivo ed intellettuale. Sì, quello spirito abominevole l’aveva posseduta spiritualmente, (essendo incorporeo e invisibile). Si serviva del suo ologramma per mostrarsi. «Ti aspettavo» esordì «Ti sei svegliato finalmente. Innanzi tutto voglio ringraziarti per avermi liberato dalla mia prigione. Voi umani siete debolucci, come ricordavo… Avete compiuto notevoli progressi nel campo scientifico e tecnologico, tuttavia tutto il vostro sapere non servirà a nulla per combattermi.» «Chi sei? » gli chiesi bruscamente, senza alcuna cortesia. «Ma come? Non l’hai ancora capito?» e scoppiò in un’altra delle sue odiose risatine beffarde che bastavano a raggelare il sangue. «Sono il Diavolo dell’Apocalisse! L’unico, incontrastato signore della fine dei cicli cosmici!» dichiarò emettendo scintille di fuoco dagli occhi.
Ero incredulo, il mio cervello preferiva ancora azzardare l’ipotesi di una vendetta da parte di un rivale umano invidioso, era una prospettiva più accettabile! Gli risi in faccia, sì a crepapelle, con tutta la foga che avevo in corpo, scaricando la tensione accumulatasi nei nervi a fior di pelle. Mi rivolse uno sguardo torvo. «Credi davvero che possa credere ad una balla simile?!» continuai «Sputa fuori tutta la verità, sei una lurida macchinazione escogitata da Zoltren, non è vero? Non credevo che sarebbe arrivato a tanto, quel bastardo!» tuonai, senza mezzi termini. Ora che ci ripenso devo avergli rivolto qualche “complimento” molto più triviale! Per nulla offeso, mi rispose esibendo una patetica determinazione ed ostentazione di sé: «Quell’idiota di Zoltren “non è degno nemmeno di lucidarmi le unghie”! E’ un’espressione molto amata da tua moglie, vero?» Il cenno alla mia sfortunata consorte m’indispose parecchio. Cercai di dissimulare la mia irritazione, allargando un sorriso cattivo alla sua maniera. Notai con l’angolo dell’occhio il maglio a pochi metri alla mia destra…l’impatto me l’aveva fatto sfuggire dalle mani. «Bene, visto che sei un bifolco che non conosce nemmeno la storia “del più grande personaggio storico” della fine del terzo millennio d.C., cercherò di rinfrescarti la memoria. Dovresti sapere che in quel tempo la terra fu travagliata da terribili sconvolgimenti naturali, pestilenze, guerre. Uno spettacolo sublime!» dichiarò con aria superba. «Alludi al mito delle antiche religioni?» chiesi. «Già, ora ritenete gli antichi accadimenti come puramente mitologici, razza d’ignoranti! - proseguì, dando ad intendere che non gradiva altre interruzioni. Fu merito mio, del mio arguto ingegno! Feci tutto quanto era in mio potere per spazzare via la razza umana come escrementi nelle fogne. Avrei regnato indisturbato sulla terra, nella desolazione e nel silenzio, dove tutto sarebbe regredito agli stadi atavici della creazione. Pura, animalesca vibrazione primitiva, scevra di banale e dannosa razionalità. Avevo quasi raggiunto l’apice della mia gloria, il trionfo, l’apoteosi… quando sopravvenne l’imprevisto. Una creatura, la cui costituzione fisica era più fragile dello stelo di un gelsomino, ma
dalla volontà mille volte più forte di quello stupido piatto di Xoyn che mi hai lanciato contro, si ribellò. Una bambina di appena nove anni, che viveva in comunione con la natura, che amava tutto più di sé stessa, dimentica delle proprie esigenze, perfino delle sue stesse sembianze fisiche. Pianse… non dimenticherò mai le sue lacrime, i singulti, la sua accorata preghiera al Signore del cielo e della terra, paragonabile solo al sussurro di un angelo, una vera tortura per le mie orecchie.» Qui tacque meditabondo per alcuni attimi e mormorò un nome che in quel momento mi sfuggì, poi ricominciò. «Sì, perfino Lui sembrava avesse abbandonato gli umani al loro destino, al giusto castigo: l’estinzione. Ma dovette essersi intenerito a causa della dolcezza infinita di quella bambina e le concesse un dono molto prezioso, attraverso il quale quest’ultima mi relegò in un misero uovo di rettile e mi disperse nello spazio interstellare, dove ho vagato per tutto questo tempo. Cosicché la fine del mondo fu rinviata. Io non posso essere distrutto con le vili armi, poiché non sono costituito di sostanze corporee. Sono il puro Caos, la fiamma inestinguibile dell’Odio, che cova segretamente in tutti gli esseri e attende fiducioso intere epoche pur di emergere. Sono annidato come energia negativa anche nel tuo cuore, non puoi fingere di non riconoscermi… Dalla mia postazione (nella capsula), potevo osservare ogni cosa pur essendo impotente. Attendevo che l’odio di qualcuno mi liberasse… Grazie anche per avermi fornito degli ultimi ragguagli sul terzo millennio (alludeva all’ampia memoria della PAI che stava sfruttando). Non puoi ingannarmi, sfuggirmi, né opporti a me in alcun modo. È stato un gioco frodarvi, alterando la visibilità del guscio e del contenuto, mostrandovi quella di un comune uovo di gallina. Attraverso il tuo astio riesco a leggere nella tua mente come in un libro aperto, ah già tu non sai cosa fossero i libri. Non si usano più da un pezzo!» e rise di nuovo in modo lugubre. Non potevo sopportare oltre quell’Infamia che aveva deturpato la bellissima Intelligenza Artificiale, riducendola ad una grottesca caricatura. Dunque era stato il mio odio e la mia determinazione a distruggere la capsula che lo intrappolava e allo stesso modo avrei annientato anche lui. «Bene, giacché sono riuscito a liberarti, riuscirò anche a farti sparire di nuovo e definitivamente» lo provocai.
«Che illuso! E ingenuo! Io mi nutro del tuo rancore, della tua sofferenza e della tua disperazione. Come puoi sperare di battermi? Ciò che può distruggermi non esiste più ormai… Nei miei vagabondaggi ho notato molte cose interessanti in special modo negli abominevoli abissi cosmici, altrimenti detti “buchi neri”, una sola fugace visione di questi posti basterebbe a sterminarvi tutti, come una raffica di vento che spazza le foglie morte! La mia presenza è ora indispensabile, perché l’uomo ha raggiunto un’evoluzione tale nel campo scientifico e tecnologico da illudersi di poter diventare persino immortale. La durata della vita si è prolungata in modo innaturale e vergognoso. V’illudete d’essere simili a dèi. In effetti, la vostra conoscenza si è ampliata, ma non sperate di diventare onniscienti: il sapere è in espansione continua quanto lo è l’universo, il vostro sogno è folle quanto lo sarebbe il tentativo di voler assorbire l’acqua di tutti gli oceani! Esistono arcani che riguardano orrori imperscrutabili, la cui rivelazione per voi rappresenterebbe una morte sicura e dolorosa! …Non che mi dispiaccia in fondo!» aggiunse dopo un po’ sghignazzando compiaciuto. «Mi rendo conto che alcuni progetti siano utopistici e dunque irrealizzabili, ma anche il tuo lo è, ed anche più stupido! In fondo che beneficio trarresti dall’estinzione della razza umana? Perderesti per sempre i tuoi trastulli, o mi sbaglio? Ti annoieresti tutto solo, senza nessuno da angustiare!» obiettai. «Già, questo fu un errore che commisi molto tempo fa: quello di considerarvi importanti, come lo sono le pedine nell’antico gioco degli scacchi, ma poi durante “il mio esilio” ho capito che vi sono altri modi per divertirsi, altre creature in pianeti diversi, da conoscere e torturare. Sì, ho potuto allargare i miei orizzonti e dunque sono debitore verso colei che m’imprigionò in quella capsula. E’ come se fossi rinato, risorto a nuova vita, un nuovo livello di conoscenza alberga in me. Sento che la sapienza è una cosa preziosa e non voglio condividerla con nessuno, specialmente con gli odiosissimi esseri umani!» «Capisco, sei invidioso del fatto che i mortali possano in futuro raggiungere un progresso simile al tuo. Temi che un giorno le tue armi si rivelino del tutto inefficaci contro di noi grazie al sapere acquisito, e che quindi la ragione stessa della tua vita venga a mancare. Ma in fondo che t’importa, visto che hai già hai trovato altre prede appetibili, secondo quanto mi hai detto? In fin dei conti “il lavoro” non verrà mai a mancarti. - Ribattei cinicamente - Ormai hai già fallito contro di noi, ma il vero motivo è che non riesci ad accettare la cocente sconfitta subita a causa di una bambina!!! Inoltre senza di me staresti ancora marcendo in quell’uovo fetido!» lo provocai, fissandolo nelle pupille, due braci ardenti di
risentimento. Io stesso non mi rendevo conto se bluffassi o dicessi sul serio! «Non hai capito proprio nulla!» mi rispose mal celando l’animo offeso e amareggiato, «ma perdono la tua arroganza e le tue banali conclusioni, frutto dell’ignoranza, della tua ristretta visione delle cose. In fondo non è colpa tua, i limiti psicofisici sono peculiarità di tutti i mortali… Mi è andata male ben poche volte se consideriamo l’ampio arco temporale dell’eternità, che nemmeno voi, idiote creature dotate di minimo raziocinio, potrete mai concepire!!! Ho sempre adempiuto il mio compito, quello di preparare la dissoluzione ciclica dei mondi. Non mi sono mai angustiato dei fallimenti né di quanto tempo avessi impiegato per riuscire…Inoltre, tutto il sapere dell’universo non basterebbe a sconfiggermi. Il destino della creazione deve compiersi. L’uomo sparirà, allora ci sarà l’era della “pura bestialità”, tutti gli orrori dell’universo innominabili e perversi si riuniranno sulla terra nuda e oltraggiata, e si nutriranno delle carogne dei suoi figli, come cani che rosicchiano le ossa spolpate di una misera preda, e la governeranno finché avverrà la disgregazione vera e propria…Come fu, sempre accadrà!» «Non ti accorgi che sei ridicolo? Ogni tua parola risuona falsa e assurda alle mie orecchie, se ti fossi esibito in un teatro ti avrebbero già fischiato e lanciato ortaggi marci addosso…» «Oh, bene se “quel piccolo assaggio” del mio potere non ti è bastato vorrà dire che te ne darò un’ulteriore dimostrazione…» mi minacciò. Finora avevo tentato di convincermi che fosse solo un brutto sogno, ma dovetti ricredermi. In un primo tempo avvertii solo un calore molto intenso, proveniva dal suo sguardo, se così posso definire quegli abissi infernali senza fondo. Avevo notato le sue pupille, due tizzoni ardenti, dilatarsi e diventare sempre più abbaglianti e incandescenti…. No, non avevo “le traveggole”! La temperatura aumentò in modo incredibile, io arretravo e lui si avvicinava finché non mi accorsi di trovarmi con le spalle al muro. Non riuscivo a reagire, a staccare gli occhi dai suoi benché il mio istinto mi suggerisse di guardare altrove, altrimenti sarei diventato cieco, ma invano: ormai mi aveva ipnotizzato! Sentivo l’armatura e la cotta di maglia diventare roventi e incollarmisi addosso. Fra poco avrei sentito la puzza delle mie carni bruciate e dell’acciaio sciolto, finché non si sarebbero fuse insieme formando un ammasso viscido… Provai a muovermi, a ribellarmi, ma non ci riuscivo! Ero immobilizzato e inerme: non riuscivo nemmeno a gridare! Il dolore era insopportabile, sarei svenuto volentieri, ma la
creatura voleva che fossi pienamente cosciente di quanto mi stesse accadendo. No, non voleva uccidermi, ma farmi soffrire, annichilirmi, annientarmi lentamente, i miei sensi non dovevano essere privati delle loro funzioni affinché la tortura fosse perfetta. Ero completamente cosciente e vedente…nonostante avessi oltreato da un pezzo la soglia dell’umana sopportazione. Tutto ciò durò alcuni istanti, ma a me sembrarono ore interminabili d’orrore. Lentamente, il diavolo o quella cosa che si riteneva tale, allontanò da me lo sguardo, la temperatura si affievolì, la magia finì e ridiventai padrone di me stesso. Le scottature simili a sferzate roventi impresse nella carne viva e sanguinante testimoniavano che non si era trattato di suggestione. Gliela avrei fatta pagare. Oh sì, tutto in un “unico conto sostanzioso”! Il maledetto non aveva smesso per pietà, piuttosto desiderava cambiare gioco… Ero piegato sulle ginocchia, letteralmente prostrato ai suoi piedi, umiliato al massimo. Con pochi gesti rapidi mi tolsi l’armatura. Percepivo chiaramente il segreto godimento che traeva dalla mia sofferenza, guardandomi così ustionato e arrabbiato; però le ferite non erano nulla al confronto dell’ira che mi bruciava nel petto e lui lo sapeva molto bene! La mia unica possibilità di salvezza era giocare d’astuzia, dovevo farlo parlare, distrarlo e… Ma fu lui stesso a continuare con quel fastidioso tono canzonatorio: «Allora ti è piaciuto? Era giusto per “riscaldare” l’ambiente… Tutto ciò è molto divertente se consideriamo il fatto che ormai siete schiavi della tecnologia che avete voi stessi congegnato. Mi è bastato impossessarmi della PAI, così sono riuscito a disinstallare tutto il sistema d’allarme e difensivo in pochissimo tempo, senza tenere conto dell’acquisizione della mole ingente di dati che vi riguardano! Senza il o di una mente artificiale, con cui avete organizzato ormai tutta la vostra vita, siete praticamente delle nullità, incapaci di alcunché come dei monelli viziati. L’intero sistema elettronico è nelle mie mani. Ciò è sufficiente per concludere chi comanda adesso!» «Alquanto prolisso il bastardo! Comunque almeno mia moglie è al sicuro nel Top Health Box », riflettei. Un altro errore. “Quel rigurgito dello spazio” infatti poteva leggermi nella mente e si ricordò di mia moglie a causa della mia imprudenza, ma come avrei potuto evitare un tale inconveniente? «Oh, ti sono infinitamente grato per il suggerimento! Mi ero dimenticato per un attimo della tua dolce compagna. Ora so come deliziarmi per le prossime ore…» Sentii un camlo d’allarme fantasma spaccarmi i timpani. Qualsiasi cosa
avesse in mente non gliel’avrei permessa, a costo di spezzarmi tutte le ossa o essere bruciato vivo. Aveva toccato il mio punto debole: Helèster, che paradossalmente si rivelò anche il mio punto di forza. Infatti d’un colpo il plagio demoniaco esercitato su di me sparì al solo pensiero della “mia metà”, riacquistai la fiducia in me stesso e riunii le forze residue per l’ultimo supremo sforzo. Il martello di Thor giaceva lì a pochi i sulla sinistra tra alcuni rottami. Con una mossa repentina mi alzai di scatto e piombai su di esso ignorando le mille bruciature che mi dolevano, lo afferrai e glielo scaraventai, urlando a squarciagola la mia disperazione con grida disumane e liberatorie. Mi fissò sorridendo e non batté ciglio, rimase immobile come una statua: il maglio lo attraversò come se fosse costituito d’aria e, in effetti, si trattava di un mero ologramma. Udii uno schianto di vetro e il rimbombo metallico. La tenebra che si era addensata m’impediva di guardare attraverso il demone, traendomi in inganno. Eppure per un attimo avevo sperato che si fosse solidificato… Che danno avrei potuto procurargli? Quindi anche la più recente e ultrapotente arma laser non avrebbe potuto fargli nemmeno il solletico. «E’ padrone d’innumerevoli risorse e immune da qualsiasi arma» riflettei. Beh sicuramente c’era qualcosa che temeva, ciò che l’aveva messo fuori gioco per tanto tempo; purtroppo però, non avendo il candore né la solidarietà di una fanciullina innocente, mi mancavano le speranze di abbattere o esiliare quell’immonda Oscenità. In ogni caso avrei combattuto fino a morire per difendere almeno la mia amata. «Non oserai toccarla…» iniziai, guardandolo biecamente, ma m’interruppe. «Sai, prima ti ho lasciato fare per dimostrarti che non puoi ribellarti a me e per dimostrarti…ehi, ma non mi stai nemmeno ascoltando! Come corre la tua testolina! Stai immaginando quello che potrei fare a tua moglie, ma bravo! Vedo che gli umani non hanno smarrito il senso della turpe corruzione. Hai una capacità immaginifica del male veramente notevole, quasi quasi mi dispiacerà distruggerla! Ma niente di quanto hai pensato vi riserverò, bensì molto peggiore sarà la vostra sorte! Niente che una mente umana possa concepire…Oh vedo che saresti pronto ad ucciderla piuttosto che vederla soffrire…Ha, ha cosa c’è? La tua concezione negativa della morte sta arretrando? Bene, d’accordo, vorrà dire che ti eliminerò definitivamente solo quando me lo implorerai. Sei soddisfatto? Non ho ancora deciso chi far fuori per primo…sarà troppo divertente vedervi penare e straziarvi l’uno per la sorte dell’altra…chissà! «Lurido figlio di *******! (NdA: Certe parolacce restano invariate per
millenni!) Non mi arrenderò mai, né l’orgoglio si piegherà alla minaccia o alla tortura…» ghignai. Cercavo di farlo conversare a lungo per guadagnare tempo e rimuginare su una possibile scappatoia. «Oh non darti tante arie, non ho alcuna fretta; per me un secondo o un secolo hanno la stessa durata, potrei dilettarmi a giocare con le vostre carogne informi per parecchi giorni prima di dedicarmi alle prossime vittime. In fondo sulla terra siete appena una decina di milioni, la progenie “perfetta” ricreata geneticamente dal team di scienziati in seguito ai tragici sconvolgimenti del terzo millennio. Me la prenderò comoda» affermò freddamente e proseguì: «Ma prima voglio rivelarti uno dei segreti dell’universo inaccessibili ai comuni mortali. Ho deciso di concederti questo privilegio, per l’unica ragione che la suddetta visione ti renderà affetto di una delle follie più malvagie e devastanti. Resisterai a tutte le torture senza perdere l’uso dei sensi e conservando parzialmente la ragione, per non privarmi del mio piacere preferito. Sì, sarai abbastanza cosciente per capire quanto vedrai e subirai anche quando il tuo intelletto sarà roso da uno dei più infami arcani. Contento? Questo sarà “il mio dono” per avermi liberato dalla capsula e sarai l’unico a “goderne”!» e di nuovo rise in quel modo odioso e rivoltante. Mentre il suo corpo era scosso dal parossismo dell’ilarità, sembrava che dalle sue fauci fuoriuscisse magma incandescente, il suo alito rovente, putrescente e corrotto, che accompagnava le più laide bestemmie, mi raggiungeva a circa quattro metri di distanza procurandomi non poco disagio, e soprattutto disgusto! Lo schermo dell’impianto di collegamento interstellare alle sue spalle s’illuminò e, possa essere fulminato se non è vero, vi apparirono delle nuove coordinate di viaggio a me allora sconosciute. Stava programmando la destinazione per un inferno reale. Io avevo creduto che alludesse ad una visione indotta dalla suggestione, invece aveva intenzione di portarmici sul serio! E’ superfluo aggiungere che “in condizioni normali” non sarebbe stato possibile compiere una simile spedizione in quanto, pur indovinandone le coordinate, il sistema si sarebbe opposto per la mancanza dell’autorizzazione conseguente alla verifica del luogo e delle norme di sicurezza…Ma la turpe bestiaccia se la rideva di convenzioni e regolamenti e in pochi attimi aggirò l’ostacolo abbindolando il sistema e lasciandomi allibito e umiliato: nemmeno l’hacker più audace, disinibito e in gamba avrebbe potuto fare altrettanto! Era davvero intelligente e colto, purtroppo.
«So che adori viaggiare più di qualsiasi altra cosa al mondo, beh questa sarà la tua ultima meta!», proclamò soddisfatto, mentre un improvviso turbinio di pulviscolo rosso lo avvolse, nascondendolo alla mia vista. Poi si dissolse, la sua forma era interamente mutata. Avrei voluto fare una battuta sarcastica sullo stile di quella metamorfosi teatrale, troppo tradizionale e scontata (con tanto di puzza di zolfo) per sembrare convincente, ma ciò che vidi mi agghiacciò, sottraendomi per un bel po’ l’impiego della lingua; un sudore gelido scivolò sulle ustioni. Se fosse stato un incubo mi restava ben poco tempo per destarmi! Un mostro, una bestia infernale, una divinità aliena? Non lo so, forse era l’insieme di tutte queste cose. Ogni mia speranza di salvezza evaporò. La posizione e la conformazione delle membra ricordavano un enorme rospo viscido e fetido acquattato nell’ombra, dallo sguardo acquoso giallo-rosso simile ad uova putride. Poi ondeggiò, mostrandosi di profilo, perché, ahimè voleva che lo ammirassi in tutta la sua disgustosa e realistica mole, fiero del turbamento che imprimeva nella mia mente. Allora notai che aveva un collo smisuratamente lungo, sulla cui estremità spiccava il capo grosso e deforme, un incrocio tra un anfibio, una tartaruga, un rettile e un felino. Il muso era munito di una poderosa dentatura che bastava a scoraggiare qualsiasi tipo d’approccio. Una coda altrettanto viscida, ma irta d’aculei forse velenosi, dondolava incessantemente. Le zampe artigliate, di felino glabro, erano ricoperte di vesciche trasparenti grandi quanto coppette, in cui nuotavano delle cose simili a girini. Quando avanzò con un balzo sugli arti posteriori, notai che lasciava una scia d’umore vischioso, verdastro, nauseante! Mi accorsi che quelli che ricoprivano la coda non erano normali aculei, poiché avevano dei movimenti indipendenti. La sferzò come una frusta e quegli affari furono lanciati in aria, uno di essi si aggrappò alla mia coscia sinistra, sembrava uno scorpione ma la testa orrenda era uguale a quella del gigante mostro ospite. Mi morse con una presa d’acciaio. Lo riempii di pugni: niente, non mi mollava, deciso a lacerarmi pezzo dopo pezzo! Altri suoi amici sparsi dappertutto, mi stavano raggiungendo. «Questo è l’intrattenimento che ho scelto per te finché non arriveremo a destinazione!» esclamò la bestia con voce cavernosa. Emetteva lunghi gorgoglii di compiacimento, paragonabile allo scarico d’acque melmose in paludi aberranti. Avevo afferrato un pugnale, che ricordai essere parte del mio costume. Come può un’essenza incorporea generare tali creature nefande e tangibili? Decapitai
quel repellente esserino, con un po’ di difficoltà, a causa della consistente durezza. Stramazzò riversando una notevole quantità di liquido schifoso e puzzolente che bruciava come acido corrosivo, lo stesso liquame verdastro emesso dal diavolo. Tuttavia la testa non lasciò la presa, le zanne da rettile restarono profondamente conficcate nella coscia! Dovetti strapparlo con una mossa rapida e violenta, che mi cavò via un brandello di carne. «Infame carogna dell’inferno!» gridai. Ero deciso ad attaccare la bestia, non potevo perdere tempo con quei miseri insetti, che mi fissavano con occhietti maligni. «Spariteee!! Devo far fuori il vostro capo» e gettai i resti dello scorpione su di loro. Gli occhietti della testolina mozzata mi fissavano ancora con odio e cercavano il proprio corpo mutilato! Quei bastardi si riversarono sul compagno e in pochi minuti lo divorarono, non lasciarono nemmeno la corazza! Alcuni mi balzarono alle spalle, non esitai a strapparli energicamente, insieme ai miei brandelli muscolari, e schiacciarli sotto ai piedi. Furono richiamati da un grugnito del mostro e ritornarono sulla coda. Dalle imposte penetrava un debole fascio di luce stellare: eravamo partiti da una decina di minuti. Stavo per lanciarmi sull’ammasso di viscidume per sventrarlo, decapitarlo o ridurlo a spezzatino, quando fece la sua apparizione mia moglie, completamente ristabilita. Era venuta di sua spontanea volontà. Più bella che mai, sembrava proprio una dea intoccabile e invulnerabile che incuteva soggezione e rispetto al solo sguardo. Sapevo bene che dal Top Health Box aveva potuto osservare ogni cosa poiché come ogni ambiente della casa, esso era provvisto di una Global Cam che il diavolo non aveva (forse intenzionalmente) disattivato. Ma qualunque fossero le idee di Helèster, non riuscivo a decifrarle! Perché diamine era uscita da là dentro? Per condividere il mio destino? Sembrò ignorarmi e si diresse dritto dall’abominevole demone. Questi la fissò per una serie interminabile di secondi e le disse: «Non so come tu abbia fatto a trasformarti, giacché sei uscita solo ora dalla cabina di rigenerazione e non da quella del Beauty Star Center». Rabbrividii di stupore anch’io. Non ci avevo pensato, come aveva fatto? Era un mistero! Non somigliava più ad una Walkiria, ma ad una bianca, sinuosa divinità ignota dagli occhi ardenti e la lunghissima chioma d’ebano con riflessi blu, indossava un’attillata veste nero-brillante molto scollata, e diversi ornamenti tempestati di gemme preziose dalla foggia arcaica. «In ogni caso –continuò lo spirito maligno- mi fa piacere che ti sia abbellita per me. Le donne sanno essere vanitose perfino in punto di morte! Ma noto nella tua mente molte zone d’ombra!» «Non mi sono abbellita per te. Ma veniamo al sodo. D’ora in poi combatterai
contro di me» gli disse in tono imperioso; non sembrava per niente spaventata o disgustata dall’aspetto del mostro. Era solo indifferente. La chiamai ma non si voltò. «Ha, ha, ha, ma davvero? Sei ancora più patetica di tuo marito, ma devo riconoscere che hai più fegato di lui! Il suo stomaco non reggerà a lungo. La carne è debole!» «Ti misurerai in una prova d’abilità esclusivamente con me, finché uno dei due non resterà distrutto» ribatté lei. Ma che diamine voleva fare, era impazzita per lo shock? Cercai invano di attirare la sua attenzione, la esortai a stare in guardia, di rinunciare, mi slanciai nella sua direzione, ma cozzai contro una barriera magnetica invisibile (quando e come era sorta?!). Perché Helèster m’ignorava? Forse voleva evitare d’infliggermi l’umiliazione della commiserazione del mio stato pietoso? Lo scontro ebbe inizio. Non avevo alcun’intenzione di assistere come uno spettatore inerme, ma non potevo fare proprio nulla! Dovevo limitarmi a guardare impotente mia moglie che veniva uccisa, o peggio brutalmente torturata come aveva promesso il mostro? Fissai la bava ripugnante che colava dal muso demoniaco, stava corrodendo il pavimento metallico! Mi trovavo in una posizione scomoda, poiché, imprigionato nel cerchio magnetico, (che funzionava come un recinto ad alta tensione), non potevo correre in aiuto di mia moglie né recarmi nel Top Health Box, situato nel corridoio di fronte a me, alla destra del diavolo. Intanto la nostra casa, che non era altro che una navetta spaziale con tanto di giardino incluso, si stava dirigendo presso “un buco nero”. Il demone in una frazione di secondo, si girò e scoccò una velocissima e potente sferzata di coda, che non la sfiorò neppure! Né un suo capello si mosse per lo spostamento d’aria! Gli pseudoscorpioncini, rimasti a terra, cercavano di pungolarla saltandole addosso, ma sembravano allenarsi ad una gara di salto in lungo, perché l’attraversavano come se fosse composta d’aria… Mi stropicciai gli occhi, convinto che fosse un’allucinazione indotta dalla spossatezza, conseguente alla copiosa perdita di sangue. «Un ologramma? No, certamente era lo spettro di mia moglie che non era sopravvissuta al trauma cranico, e intenzionato a vendicarsi» conclusi. Il mostro perse di colpo la caratteristica baldanza e presunzione; si contorse con movimenti spasmodici, digrignò le zanne e le strofinò provocando un assordante stridore prolungato, manifestando in questo modo la propria rabbia; dovetti tapparmi le orecchie. Helèster, si comportava come se ciò non la riguardasse; era distaccata, lontana,
partecipe nonostante nessun’emozione trasparisse dal bel volto, altera e inaccessibile, come una dea. Non mosse un solo muscolo. La bestia, che incarnava il sovvertimento delle leggi naturali, si preparò per un altro attacco. Sbatté le zampacce sul pavimento, con una tale forza che la casa-astronave oscillò. Osservavo quella scena dominata dai due contendenti, con sentimenti ermetici alla mia stessa interpretazione: non capivo, non mi capivo. Era un incubo? Avevo bevuto o assunto qualche droga? La testa mi turbinava, un martello interno mi bombardava. Il mio corpo viziato dagli agi, non era mai stato abituato a sopportare un tale grado di vessazioni fisiche e spirituali. Presto sarei crollato. Mi ero fasciato le ferite, ma non avevo risolto granché poiché il sangue ne fuoriusciva ugualmente sebbene più lentamente; ormai giacevo esanime in un lago scarlatto. Mentre le forze mi stavano abbandonando completamente, e stavo sprofondando in un sonno comatoso, fui riscosso dalla mia debolezza da un ennesimo tonfo sordo. Il bestione aveva smesso di agitarsi, le pustole rivoltanti sul dorso delle zampe s’infransero producendo il rumore d’uova che si schiudono. Provai un vivo terrore quando vidi… ma come potevo continuare a vedere? Ero svenuto eppure pienamente cosciente! Ricordai le parole del demone: «[…] Resisterai a tutte le torture senza perdere l’uso dei sensi e conservando parzialmente la ragione, […]». Beh, da quelle schifose zampacce, uscì qualcosa! Erano una specie abominevole di vermi. Viscide bestioline rosse striscianti, che emettevano scintille. Si dimostrarono altrettanto inefficaci con lo spettro di mia moglie, come le precedenti risorse demoniache. Ero felice che quell’essere infernale non potesse più nuocerle. Forse ero sopravvissuto fino a quel momento solo perché la mia anima in pena per la sua sorte si placasse. Ma un nuovo spavento mi assalì quando mi accorsi che i vermi si stavano dirigendo verso di me. Erano un migliaio e piccoli quanto un mignolo, attratti irresistibilmente dall’odore del mio sangue. Parte di esso fuoriusciva dal circolo in cui ero relegato, e quelli vi s’immersero completamente, finché non l’ebbero assorbito tutto, e ne scaturirono orrendamente accresciute; capii allora che non erano vermi, avevano piuttosto l’aspetto di serpi, e la natura di maledette sanguisughe. Oltrearono la barriera e succhiarono tutto il sangue che avevo versato, e man mano che si nutrivano, di pari o aumentavano le loro dimensioni, finché non vi scorsi i perfidi occhietti obliqui, neri come pozzi senza fondo, balenare di desiderio per la mia figura inerme. Una mi si avvinghiò sulla coscia, mirando alla ferita già aperta, un’altra sulla schiena e un’altra s’attorcigliò al braccio destro. Estrassi il pugnale con la sinistra e le colpii, da dove traevo ancora quelle forze? Gridai d’impazienza quando notai che quelle bestiacce erano immortali, le tagliai a
pezzi, ma quelle si ricomponevano! Maledizione! La mia consorte, udendo le mie grida angosciose, sembrò accorgersi di me per la prima volta, rivolgendomi uno sguardo emblematico, (di chi non ti conosce e tuttavia è preoccupato per te). Un’espressione di rabbia furibonda le alterò i lineamenti. «Questa non è una mossa leale! Avevamo stabilito un duello tra noi due, perché coinvolgi ancora quell’uomo?» imprecò nei confronti del diavolo. «Sei un fantasma, non puoi soffrire più fisicamente, ma posso arrecarti molta sofferenza psicologica attraverso tuo marito» disse la bestia con una nota di trionfo. «Razza di creatura subumana, demente! Non hai capito niente! Non sai chi sono! Guarda». Cominciò a levitare, una luce folgorante, simile ad un fulmine blu elettrico, la percorse dalla testa ai piedi, un piccolo tifone proveniente dalla sua figura si levò e spazzò con un solo colpo le bestioline striscianti che andarono a sbattere tramortite contro le pareti. La rigogliosa capigliatura della mia donna, ondeggiava furiosamente come la bianca spuma del mare in tempesta. Ora vedevo chiaramente, perché la luce soprannaturale da lei emanata, aveva squarciato la cappa d’oscurità opprimente. Il demone messo a nudo dal chiarore improvviso, sembrava meno grosso e temibile. Non doveva amare la luce poiché socchiuse le palpebre fino a farle diventare due fessure, simili a crepe nella terra arida. «Tu! -sibilò a denti stretti- sei proprio tu! Ora ti riconosco. Perché quella commedia di mogliettina devota e fedele? Solo io conosco la tua vera natura, sei un demone dell’inferno come me! Perché non ti sei rivelata subito? Volevi far soffrire un po’ quel bastardo del tuo amante vero?». Già, perché non aveva reagito subito, perché aspettare che mi riducesse in quello stato? Aveva degli enormi poteri! Ma era davvero mia moglie? Una piccola parte di me, sepolta nel mio cuore, lo affermava e sperava, ma quanto avevo visto mi contraddiceva. «Modera i termini, viscido rospo! Sei un mio servitore!» ribatté lei, col portamento superbo.
«Non più, ex Gloriosa Regina degli Inferi, da quando hai disertato svanendo nel nulla. La carica ti è stata sottratta. Hai preferito rinchiuderti in un fragile corpo umano, una gabbia di carne, ossa e sangue a quanto vedo, anche se ora è solo il tuo corpo astrale e reale a starmi dinanzi. Come sei caduta in basso! – sghignazzò - Non sapevo che gradissi il giogo di un essere inferiore, altrimenti non ti avrei mai trattata con tanta condiscendenza e riguardo. Trovi ancora così eccitante quello smidollato, o potente Lilith?!» Con “smidollato” si riferiva a me ovviamente, che ormai sentivo senza comprendere, la mia mente registrava ogni parola ma ne rifiutava il senso, era troppo assurdo! «Sciocco, continui a dire un mucchio di oscene cretinate. Lo ammetto, ho amato un mortale e oggi l’ho reso immortale, le tue stupide serpi sono diventate eterne perché hanno bevuto il suo sangue!» inveì. «Credi d’impressionarmi? Non ci riuscirai. Sono più che onorato di essere l’autore della tua cattura per la quale c’è una grossa ricompensa; mentre il tuo schiavo qui presente vedrà il male allo stato puro e impazzirà fino a diventare un demone come noi.» «Che diventi pure un demone! Acquisterà la temerarietà e la resistenza propria della nostra razza, dopo mi piacerà ancor di più! Tengo a precisarti che non sei venuto al mio cospetto di tua spontanea volontà, sono stata io a chiamarti. Volevo liberarmi di una questione in sospeso. La piccola Helen, riuscì ad esiliarti con il suo amore sconfinato, a costo della sua stessa vita. Rimasi molto colpita. Incuriosita, decisi di rivestirmi di spoglie umane per un periodo predeterminato, e di vivere come un normale essere umano, senza conservare ricordi della mia vera identità. Ciò mi avrebbe consentito di far perdere le mie tracce nel Regno degli Inferi, di cui mi ero annoiata, e di concedermi una piccola vacanza. Ma non ti dimenticai. Evocai quell’incantesimo che ti avrebbe ricondotto da me, al momento desiderato, vale a dire oggi, affinché ponessi fine al mio soggiorno terrestre. Mi sei servito unicamente per questo. Nessuno conosce la mia vera potenza, e tu non ne hai mai scorto che un lieve barlume. Sono stata Helèster. Non credevo che mi sarei innamorata di un uomo. Non sopporti l’idea che in ato io abbia rifiutato le tue avances. Beh ora ti
toglierò questo peso. Avrai i miei favori, come ricompensa per aver adempiuto perfettamente il mio volere!» Gli si avvicinò con un movimento provocante dei fianchi. La bestia mutò espressione, dalla pungente ironia ò alla più innocente meraviglia, e poi all’incredulità, al sospetto e infine alla lurida libidine gongolante. Quale fu il mio raccapriccio quando vidi, la mia donna accostare davvero le labbra all’orrido muso bavoso del mostro, e baciarlo con trasporto amoroso! Divenni di fuoco e poi di ghiaccio: mi tradiva davanti ai miei stessi occhi, nemmeno la decenza di farlo di nascosto! Che scena disgustosa! Era proprio una diavolessa. Poi la donna si staccò e il deforme rospo gigante subì una metamorfosi, divenne un bel principe! Già questa è la versione “noir” della favola che vi credevate?! He, he. Dico sul serio, la bestia divenne un uomo di bell’aspetto, in preda al raptus erotico. Quelle dovevano essere le sue vere sembianze, in ogni caso intendeva approfondire l’approccio, ma all’improvviso si rese conto d’essere stato ingannato. Cercò di gridare, ma l’urlo muto gli si spense in gola; il bel corpo si raggrinzì, s’accartocciò e quando la demonessa lo indicò e sorrise in modo beffardo e impertinente, divampò come un ramoscello secco. «Era proprio un idiota infine, uno stupido demone inferiore: è stato troppo facile per Lilith sconfiggerlo. Un suo bacio, se vuole, basta ad uccidere!» proclamò soddisfatta parlando di sé in terza persona. Il cerchio magnetico si dissolse, l’aveva creato lei stessa per non farmi intervenire in quel duello privato. Il cadavere di Helèster uscì dal Top Health Box ad un suo ordine e si unì di nuovo al corpo astrale. Mi abbracciò, ed io capii chi fosse in realtà mia moglie: un angelo venuto dall’inferno! Mi disse che non ero cosciente delle mie potenzialità. Nel corpo di Helèster mi aveva amato da donna, accettando le mie debolezze, che le facevano tenerezza, ma ora le cose erano cambiate, io sarei cambiato…. «Hai sempre affermato che avresti fatto qualsiasi cosa per me, che, per amor mio, avresti sfidato e affrontato qualsiasi pericolo. Ora ti offro la possibilità di realizzare quella promessa.» Dopo aver dichiarato le sue intenzioni, mi trascinò con lei nel buco nero, ma non provai alcuna paura, niente poteva più terrorizzarmi. Le nostre carni umane furono ridotte in cenere e poi rigenerate.
Assistei a delle cose indescrivibili che non posso neanche nominare, e ne uscii da demone soddisfatto. Ora le più grandi gioie degli umani sono ben misera cosa per me. L’ebbrezza del dominio sulle realtà fisiche, mentali e spirituali, l’eterno apprendere, il possedere tutte le forme e nessuna in particolare, donano una felicità e una libertà illimitate. Cosa volete di più da questa storia? La tecnologia soccombe alla magia, la morte all’immortalità, il male all’amore, la cieca adorazione dell’essere superiore è superata dal diventare il dio stesso, un dio ribelle…un demone. Il lieto fine c’è, amici. Dopo la trasformazione mia moglie, la mia regina, pardon, mi propose di goderci un piccolo intervallo di relax, una seconda luna di miele: «Che ne dici del pianeta Thesaurus?» mi domandò. Ormai non avevamo nemmeno più bisogno della navetta, e volammo diretti verso quella meta. Cari lettori, ho pensato che questa storia potesse interessarvi, potrebbe appagare solo voi, siccome vivete nel ato. I miei posteri, (se mai ci saranno…) non potrebbero certo divertirsi ascoltando un mero fatto storico, già avvenuto! Credi di conoscere bene una persona con cui hai vissuto più di un secolo insieme e poi… Una rivelazione inaspettata doveva pur giungere! Ora la mia Lilith è incinta e ha voluto portare avanti la gravidanza alla vecchia maniera, cioè nel suo grembo, anziché in una comoda matrice biomeccanica, come fanno tutti oggigiorno. «Tu ti fideresti?», mi ha chiesto con sguardo allusivo. Sono stato subito d’accordo con lei. Questa scienza umana è talmente imperfetta, al punto da non riconoscere nemmeno un uovo di gallina da uno demoniaco!
P.S. La mia consorte vuole che io diventi il nuovo diavolo della dissoluzione finale però con fini diversi, ci credereste?