Gabriella Rotiroti
le mie fiabe
Un ringraziamento di cuore alla fotografa
Michela Chiarizio
Che con grande professionalità ha catturato l’attimo..
Accompagnandomi nel mondo delle fiabe..
Regalandomi emozioni.
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Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com) un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Indice dei contenuti
Enza e l'amica farfalla Lina Le ranamiche
Enza e l'amica farfalla
C’era una volta… una piccola bambina di nome Enza. Aveva i capelli corti color oro con un taglio ribelle e due occhi grandi nocciola. A vederla si capiva subito che era furbetta. Viveva in una grande città piena di altissimi palazzi e per vedere il cielo azzurro doveva eggiare con il naso all’insù. Un giorno, guardando le nuvole per scoprire nuove forme, si trovò in piazza dell’Arte, un posto magico dove le fantasie di tutti creavano bizzarri racconti. I nonni raccontavano che lì… lì accadevano cose strane… molto strane, dicevano che qualcuno avesse visto volare un asinello rosso… Sì. Proprio rosso, e che un televisore fosse diventato una libreria per accogliere tutte le favole del mondo. Enza, guardando le nuvole che si spostavano velocemente con il vento, vide poggiarsi sulla sua punta del naso una farfalla coloratissima… sì, proprio una bellissima creatura che con i raggi del sole sembrava brillare. Le conosceva bene le farfalle, perché aveva visto le figure nei libri di scuola, ma non ne aveva mai vista una vera. Rimase a bocca aperta e con gli occhi incrociati per guardarla meglio. Le sembrò che sorridesse e decise di prenderla… Con delicatezza la mise sul palmo della mano e si diresse verso casa per farla vedere alla sua mamma. Giunta a casa, la mise in un barattolo di vetro e chiuse il coperchio per non farla volare via e posò il vasetto sul comodino. La fece vedere alla mamma e al papà e scoprì che anche loro non ne avevano mai vista una così bella.
La sera, Enza andò nel suo lettino e prima di addormentarsi guardò la farfalla, le sembrò che avesse perso il suo bellissimo colore e non brillava più. Cominciò a prender sonno per la stanchezza della giornata avventurosa trascorsa a inseguirele nuvole, ne aveva vista una che somigliava a zio Peppino, un vecchissimo parente che aveva dei lunghi baffi che, quando sorrideva, gli toccavano il naso provocando dei grandi e rumorosissimi starnuti. AAAAACCCCCIIIIIIIUUUUUUUUUUUU! Con il sorriso sulle labbra si addormentò. Nel silenzio della stanza udì un rumore tin… tin… tin…, sembrava il tintinnio di un camlino, si sentiva anche l’eco di una voce che la chiamava per nome: «Enza. Enza». Incuriosita da quei rumori, accese la luce che aveva sul comodino, il suo sguardo si posò sul barattolo, dove aveva rinchiuso la farfalla. Era lì riversa su un lato e con le ultime forze batteva le ali contro il vetro per attirare la sua attenzione. Balzò velocemente dal letto e aprì subito il vasetto, tirò fuori la farfalla e la appoggiò sul davanzale vicino alla finestra per permetterle di respirare meglio. La farfalla, dopo qualche minuto, cominciò a muoversi, si alzò e fece vibrare le ali, che ripresero i loro brillantissimi colori, come a far una danza per ringraziare di averle salvato la vita. La piccola Enza fu felicissima nel vedere che la sua amica farfalla era sana e salva e capì che la vita è un dono e non si può sprecare. Promise che non avrebbe mai più catturato nessun animale per tenerlo prigioniero e cominciò a dipingere tantissimi quadri raffigurando grandi prati e fiori di mille colori per ricordare sempre che la vita di ogni essere vivente è importante e bisogna rispettarla lasciandogli la libertà.
Lina
C’erano una volta, non tanto tempo fa, Siria, una giovane cassiera di un grande centro commerciale, e il marito Marco, impiegato nelle poste. Entrambi amavano molto la natura e, tutti i giorni, finito il turno lavorativo, facevano lunghe eggiate nel parco; una volta, trovarono un piccolo scoiattolo intrappolato in un sacchetto di nylon… probabilmente dimenticato da qualcuno. Lo guardarono e notarono i suoi occhioni grandi e impauriti e lo liberarono subito. Gli offrirono un po’ d’acqua che portavano sempre con sé nelle eggiate e qualche briciola di pane avanzato nello zainetto. Il piccolo scoiattolo si trasformò in una bolla di sapone dai mille colori. Siria e Marco seguirono con lo sguardo la bolla finché non scoppiò e lì apparve una fata vestita di veli coloratissimi, rimasero catturati dalla sua bellezza e non riuscirono neanche a dire una parola. La fata si avvicinò a loro e disse: «Sono la fata arcobaleno, vi ringrazio di avermi salvato e come segno di gratitudine vi regalerò i miei colori». Sparì subito dopo aver detto quelle parole. Marco e Siria rimasero impietriti per molti minuti finché iniziò a piovere e corsero a casa. Si guardavano negli occhi non trovando una spiegazione possibile e continuavano a ripetersi: «Vi regalerò i miei colori?». Trascorsero i mesi e dimenticarono l’accaduto… Siria e Marco ebbero una bellissima notizia, finalmente a completare la loro famiglia sarebbe arrivata una bambina. Nacque ed era molto… molto speciale con i capelli neri e gli occhi blu come il mare e la chiamarono Lina.
arono gli anni e arrivò il momento di andare a scuola. Lina sognava da qualche tempo che in quel giorno speciale avrebbe conosciuto tantissimi bambini per fare molti giochi insieme. Il primo giorno di scuola si accorse di non essere accettata dagli altri bimbi e pensò: “Sarà senz’altro perché non mi hanno mai visto. Io vivo fuori dal paese, ma presto avrò tanti amici”. Nei mesi successivi non ci furono grandi miglioramenti e Lina continuava a essere isolata da tutta la classe. Un giorno si alzò in piedi con gran coraggio e disse: «Ciao, sono Lina, qualcuno vuol essere amico mio?». I bambini della classe la guardarono e cominciarono a ridere e additandola dissero in gran coro: «Non ti facciamo amica perché sei diversa… sei a palline… sei a palline». Lina scoppiò in un grande pianto, scappò dalla scuola e andò a rifugiarsi nel parco dove non poteva vederla nessuno. Si avvicinò a un laghetto e riflettendosi nell’acqua vide per la prima volta che il suo viso era ricoperto da tante palline colorate, non l’aveva mai notato perché nessuno le aveva mai fatto vedere la sua diversità come un problema. Continuò a piangere seduta sul margine del lago… e a un tratto si avvicinò un piccolo scoiattolo che le disse: «Ciao Lina, perché piangi?». «Perché nessuno vuole diventare amico mio.» «Come mai?» rispose lo scoiattolo. «Sono ricoperta da palline colorate e loro no!» «Tu sei una bambina diversa ed è per questa caratteristica che sei speciale.» «Non ho amici, loro non capiscono che sono speciale.» Lo scoiattolo si trasformò nella fata arcobaleno e disse:«Ogni essere umano ha
delle qualità, tu hai il dono del colore che ti rende speciale non diversa…». Lina, non convinta, rispose: «No. Non voglio essere speciale». La fata schioccò le dita e in un attimo tutti i colori del mondo sparirono… rimase tutto in bianco e nero. Stupita della magia si guardò intorno, ma la fata era svanita. Corse verso casa per raccontare alla mamma e al papà cosa era accaduto, ma senza i colori era difficile orientarsi, non si vedeva più la sua bellissima casetta gialla con il tetto rosso e con lo sfondo di verdi prati ricoperti di colorati fiori. Tutto le sembrò diverso, anche il suo cagnolino Tinto che le corse incontro scodinzolando non sembrava più lui… prima era rosso rame il colore del pelo, ora invece era nero. Raccontò tutta la storia a mamma Siria e papà Marco e domandò: «Perché sono tutta ricoperta di palline colorate?» «La fata arcobaleno, per ringraziarci per averle salvato la vita, ci ha fatto il dono del suo colore rendendoti speciale ed è per questo che ti abbiamo chiamato Lina, diminutivo di Pallina… stai tranquilla, si sistemerà tutto.» Il giorno dopo, Lina andò a scuola e quasi non riconobbe i suoi compagni… erano tutti uguali… tutti tristi… tutti dello stesso colore. Per la prima volta si sentì parte della classe, ma in poco tempo si accorse che le mancava il colore. Il rosso dei capelli che distingueva la sua maestra dalle altre… i suoi pastelli colorati per disegnare… il giallo del sole… il verde dei prati… l’azzurro del cielo e il bianco delle nuvole. Tutto era diventato triste… tanto triste. La maestra si rivolse a tutta la classe dicendo: «I colori si sono spenti, nulla ha più la sua bellezza». Tutti i compagni di classe guardarono Lina, il loro sguardo era diverso… era triste, non più cattivo.
Si alzò un bambino che andò da lei e le disse: «Scusa per quello che ho detto ieri, non capivo quanto fosse importante il colore e ora so che sei speciale proprio per le tue particolarità». Tutti lo seguirono e si diressero al fondo della classe, dove nel suo banchetto isolato restava seduta Lina… con gli occhi spalancati e increduli. Superato il momento di stupore, Lina si alzò in piedi e armata di coraggio disse ad alta voce: «È strano che in un mondo meraviglioso proprio per i suoi colori… emarginiamo le persone per il colore della pelle. Sono i segni particolari di ognuno a renderci unici». Scoppiò un grande applauso e tutti abbracciarono la compagna Lina e così cominciò una vera amicizia basata sul rispetto. arono i giorni e pian piano tutto il mondo riprese il suo colore, anche le palline colorate sul viso di Lina ricominciarono a colorarsi, ma questa volta lei fu felice e orgogliosa di mostrare al mondo intero la sua caratteristica che la rendeva unica!
Le ranamiche
Vi racconterò la storia di Riis e Gra, due ranocchie che vivevano nel grande Regno di Ranesport, che allora non sapevano nulla del mondo. Loro sguazzavano nel loro stagno a tempo di musica perché il re Raff, saggio, giusto e in grado di mediare qualunque situazione e la consorte regina Marina, istruita, colta e intelligente, chiamata dal popolo “Regina discreta” per i suoi modi gentili per non imbarazzare i sudditi, avevano messo a disposizione un’orchestra che eseguiva simpatici concertini per dare il tempo ai ranatleti nel nuoto sincronizzato; l’unico luogo al mondo dove si organizzavano manifestazioni ransportive. Sotto la supervisione del Rancapo Roc delle guardie reali, scelto personalmente da re Raff, caratterialmente contestatore, «raccontavano i suoi sottoposti, che riusciva a contestare i suoi stessi ordini», altruista, definito dal popolo “Rancapo di grande cuore con la lingua tagliente come la sua spada” tutto perfettamente organizzato: dal ranocchio giardiniere al selezionatore di girini che si occupava di scegliere i più forti, per migliorare le caratteristiche sportive. Nel regno si allenavano i migliori ranatleti di tutte le discipline, dalla scherma allo sci nautico, per accedere alle selezioni per l’ingresso all’Accademia delle Super Rane, che avvenivano il 26 marzo, nell’occasione della “Festa dei Fiori” vicino allo stagno “Dei Fiori Blu”. La ranatleta Riis, eccelsa in tutte le discipline, apionata di tennis, candidata alla selezione dell’accademia, condivideva i duri allenamenti sportivi con la ranamica Gra ottima atleta ma sempre distratta, una vera sognatrice. Le ranamiche custodivano gelosamente un segreto. Un giorno, durante un’immersione in profondità, nelle acque dello stagno incantato dei Fiori Blu videro un baule e si avvicinarono per guardare meglio, incuriosite aprirono le grosse cerniere che chiudevano il grande coperchio, tra i mille scricchiolii udirono un rumoroso fruscio, al suo interno videro due grandi occhi che le osservava, cercarono di chiudere il pesante coperchio ma un urto
violento le sbalzò sul fondale, d’improvviso uscì un’enorme murena, che con aria minacciosa cominciò a nuotare attorno al baule, ebbero l’impressione che fosse a caccia di prede; si mimetizzarono nella sabbia, la murena che aveva già fiutato le ranocchie, raggiunse Gra, strisciando sul fondo cercò di catturarla ma Riis esperta tennista prese un sasso e lo scaglio sul baule distraendo la murena, approfittando della situazione entrambi trovarono riparo in una bottiglia che affiorava leggermente dalla sabbia, grazie a quella protezione attesero l’allontanamento della murena. Tornarono al baule, al suo interno trovarono moltissimi oggetti ma ad attirare la loro attenzione fu la visione di un grande libro, lo stupore aumentò quando dalla copertina uscì un’immagine coloratissima di un luogo diverso dal loro, decisero di portarlo in superficie per guardarlo, con molti sforzi riuscirono a portarlo a riva, sulla copertina c’era scritto: “Il Regno Fruttato.” Lo nascosero nel cespuglio di fiori blu in attesa che si asciugasse. Nel tragitto per tornare al reame si promisero di mantenere il segreto assoluto, mettendosi la zampetta sul cuore contemporaneamente dissero: «Ranin ranetto questo mistero resterà un segreto! Lo giuro». Il giuramento era una cosa seria, il patto non si poteva rompere per nessun motivo. Il giorno successivo dopo gli allenamenti, tornarono al nascondiglio, orgogliose del loro bottino lo tirarono fuori e cominciarono a sollevare la pesante copertina, ma il peso eccessivo non le permise di aprirlo; si guardarono e decisero di cambiare tattica, si misero entrambi agli angoli e saltando contemporaneamente al grido di Riis «fai la ranocchia hop! Fai la ranocchia hop» in un gioco sincronizzato di squadra, riuscirono a sollevare e aprire il libro. Entrambi con lo sguardo sbigottito osservarono quelle affascinanti pagine, in un attimo si sollevò un grandissimo castello di carta, completo di Regnati, valletti, dame di corte e plebe, scoprirono leggendo che si trattava di un libro di fiabe pop up (saltare fuori) un affascinante metodo tridimensionale, grazie alle incisioni e piegature della carta, le illustrazioni si sollevano dal foglio creando un mondo misterioso. Il fascino di quel libro le coinvolse e cominciarono a perlustrare quel castello di carta, perfetto nei minimi particolari, non avevano mai visto tutte quelle cose,
stanze immense con candelabri, tavole imbandite e quadri bellissimi che rappresentavano scene di vita quotidiana, i colori delle illustrazioni erano così reali che le ranocchie per un attimo cavalcando la fantasia si sentirono delle principesse, cominciarono ad atteggiarsi come delle vere dame di corte, eggiando nelle sale osservando le riproduzioni dei dipinti, si accorsero della grande somiglianza con la regina Ranna, la chiamavano “Regina dal cuore nero” del “Regno Fruttato” ai confini del deserto; chi era stato in quel luogo, raccontava che nel reame era severamente vietato qualunque sport o divertimento, non si udiva nessun rumore e chi trasgrediva, veniva condotto al centro del paese su un grande palco per essere frustato pubblicamente. Le ranamiche incuriosite decisero di voltare pagina per capire il senso di quella storia. Con la solita tattica del salto a urlo, Riis cominciò a incitare il salto dicendo: «Dai. Fai la ranocchia! Hop! Hop!». Gra con un’espressione buffa del viso, le rispose «sono una ranocchia!» Riis ridendo la guardò e continuò dicendo: «Hop. Hop! Hop». Cominciarono a ridere e diminuì l’energia, con il doppio della fatica riuscirono a girare il foglio. Stremate per la fatica si sdraiarono per riprendere le forze, con una risata contagiosa continuarono a rotolarsi sul foglio, quando Gra vide una grossa credenza, e pensò subito alla merenda e prendendo Riis per mano la trascinò saltando vicino al mobile, l’immagine riprodotta così reale tentò la sua golosità, alla ricerca di qualche leccornia; aprirono le ante, in un silenzio gelido, sbucò un grosso topo, con le fauci spalancate in posizione d’attacco, le ranamiche con un salto all’indietro per lo spavento si trovarono incastrate in due vasi, tirarono fuori piano, piano la testa per vedere cosa fosse successo, l’enorme creatura si presentò ai loro occhi immobile e spaventosa; «ma è immobile!» disse Riis «è di carta?» chiese Gra le ranocchie con un balzo, uscirono dai vasi e tenendosi per mano, con molta prudenza si avvicinarono; il grande animale era un’illustrazione reale, incuteva terrore; Riis e Gra osservandolo bene notarono che faceva parte di una scena ben precisa, nella dispensa c’erano tantissimi altri topi, che mangiavano l’intera scorta invernale di tutto il reame. Cercarono degli scritti che spiegassero la storia. Al fondo del libro, coperto da una linguetta di cartoncino colorato trovarono l’inizio della storia che diceva: «C’era una volta il Regno Fruttato dove gli
abitanti, abili contadini sfruttavano al meglio le fertili terre nelle vicinanze dello Stagno dei Fiori Blu commerciavano prodotti e semenze, producendo grandi ricchezze al regno; Il re Rocchio eccelso oratore e ottimo direttore commerciale con la consorte regina Ranna, medico eccezionale e ricercatrice, la primogenita principessa Rà famosa in tutto il regno per la simpatia e gentilezza e i Principini Nocc e Chiò amati dal popolo per la loro disponibilità e bontà. Un giorno furono invasi da una grande colonia di topi giganti, che in breve tempo razziarono dai grandissimi magazzini tutto il cibo e le semenze; senza semenza i vasti campi divennero aridi e incolti, si trasformarono in deserti, ci fu la grande carestia». Le ranamiche decisero di girare l’altro foglio per continuare a leggere la storia. Riuscirono con gran fatica e videro il meraviglioso castello trasformato in un luogo tetro, tutte le grandi finestre chiuse da teli scuri, mobili e quadri coperti; le ranamiche saltarono al fondo del foglio, per continuare la storia che diceva: «La regina Ranna decretò delle leggi rigide:1° nessun rumore 2° nessuno può allontanarsi dal regno senza il permesso Reale». «Prese queste tristi decisioni per proteggere il suo popolo dai voraci topi, sperando che non sentendo alcun rumore si allontanassero dal regno.» Non fu così, rimasero nelle grotte azzurre e colonizzarono l’intera collina azzurra, distruggendo tutto al loro aggio». Le ranocchie ormai coinvolte dalla triste storia, girarono il foglio successivo. Si aprì un paesaggio a loro ben conosciuto, lo riconobbero subito, Riis disse: «Ma siamo proprio in mezzo alla storia». Si trovavano in mezzo a una perfetta miniatura, era proprio il loro stagno, lo stagno dei Fiori Blu; continuarono a leggere il seguito della storia che diceva: «I Topi Giganti sono allergici ai fiori Blu che nascono sulle rive dello stagno dei Fiori Blu; non possono avvicinarsi a essi, perché il loro polline crea un allergia orticaria». Cercarono il nome dello scrittore del libro, per capire chi fosse e dove aveva trovato quelle informazioni, ma non trovarono nulla, neppure una sigla. Gra disse: «Dobbiamo tornare sul fondo dello stagno. Troveremo certamente delle risposte».
Riis sempre pronta ad assecondare la ranamica, rispose: «Non perdiamo tempo. Andiamo». Con un balzo si tuffarono e rapidamente raggiunsero il fondo, con molta prudenza entrarono nel baule a cercare indizi utili, Trovarono diversi manoscritti e una pergamena che portava il sigillo reale, l’aprirono e lessero: Randotto Rany Certa della sua collaborazione, le affido l’arduo compito, di trovar rimedio contro l’invasione dei topi. Firmato regina Ranna Gra e Riis portarono a riva i manoscritti, decisero di rivolgersi a re Raff. Ma c’era un problema: il giuramento! Non potevano rompere il patto. Si accordarono dopo uno scambio di opinioni, e contemporaneamente, con la zampetta sul cuore dissero «ranin ranello, questo patto scioglieremo per amor del regno intero.» Arrivarono al “Regno Ranesport”, subito ebbero udienza con re Raff e la consorte regina Marina; Gra e Riis raccontarono l’incredibile storia non tralasciando nessun particolare. Re Raff subito diede ordine di suonare le trombe, per convocare tutti gli abitanti del regno. Il re si affaccio dalla grande terrazza della sala del consiglio e disse: «Dichiaro guerra ai topi delle grotte azzurre. Per aver invaso il Regno Fruttato. Tutti gli abitanti del regno, si armino di archi e baleste, presto attaccheremo!» Nessuno aveva mai sentito parlare di guerra in quel regno, si aprirono tutte le porte delle armerie, il popolo velocemente si armo. Rancapo Roc convocò a consiglio le più alte cariche ranmilitari per studiare la tattica per l’attacco. Regina Marina condusse la ricerca e la raccolta del polline. Molti abitanti dei regni vicino si allearono per quella battaglia. Re Raff convocò l’assemblea pubblica per definire gli ultimi ragguagli.
Riss alzò la zampetta per chiedere la parola, Re Raff disse: «Dimmi pure». «Ho avuto un’idea. Se imbeviamo le palline da tennis con polline diluito in acqua di stagno, anche noi rantennisti possiamo dare il nostro contributo alla causa, colpendo i topi da gran distanza.» «Ottima idea. Preparate le nuove armi. Se qualcuno ha altre proposte, sono a sua disposizione!» Gra timidamente alzò la zampetta e disse: «Potremmo usare tanti tessuti legati fra loro e imbevuti di polline, per creare una barriera per accerchiarli!» «Ottima idea anche questa. Procedete e utilizzate tutti i tessuti del regno, anche le tende delle grandi sale. Non risparmiate nulla! Dobbiamo sconfiggere gli invasori con tutte le armi disponibili!» In pochi giorni tutto fu pronto. Tutte le ranocchie dovettero immergersi nel polline liquido, eventualmente ci fosse stato un corpo a corpo. Roc capitanò il plotone degli ranarcieri e cavalcando gli scoiattoli di corte, si lanciarono alla caccia dei topi. Riis condusse il plotone rantennisti, seguiti dai pellicani reali portatori di molte palline orticanti. Gra subito dietro la ranamica indicava la direzione per tendere i tessuti annodati. Regina Marina esperta arciera, scortata dai ranmilitari di corte, seguiva e proteggeva le botti di polline liquido. Re Raff impugnando la spada, cavalcando il suo furetto personale, guidò le truppe. Nei pressi delle grotte azzurre videro i topi giganti. Re Raff con il suono della sua tromba diede il via all’attacco a sorpresa. Milioni di ranocchie capitanate dal Rancapo Roc armate di archi e balestre cominciarono a scoccare frecce imbevute di polline; i topi giganti colti a sorpresa cominciarono a fuggire in tutte le direzioni, Gra diede velocemente le
indicazioni per circoscrivere il fenomeno, Riis con il suo plotone di rantennisti, cominciò a colpire i topi con le sue splendide schiacciate, regina Marina continuò a fornire l’acqua ai rospi spruzzatori e re Raff affrontò con i suoi plotoni fisicamente i grossi topi uccidendone moltissimi. La battaglia durò a lungo ma le ranocchie riuscirono a conquistare la collina azzurra mettendo in fuga i topi giganti. Finalmente la vittoria si sentì sulla pelle e re Raff prese con sé in groppa al furetto la regina Marina, tornarono alle grotte azzurre alla ricerca di re Rocchio e i piccoli Principini. Cominciarono a perlustrare le grotte azzurre, udirono delle voci alle loro spalle si voltarono e videro Gra e Riis con i plotoni a seguito, erano lì per aiutare nelle ricerche dei Regnanti, in un attimo le ranocchie saltellarono in ogni angolo delle grotte. Udirono un lamento, re Raff aveva trovato re Rocchio e i Principini, imprigionati in una gabbia; li liberarono e cosparsero le grotte con l’acqua e polline. Regina Marina accudì i Principini e li condusse al Regno Ranesport. Re Raff e regina Marina decisero di dare accoglienza agli ospiti Reali, in attesa di organizzare il rientro nel loro Regno. Il giorno dopo ci furono i preparativi per il rientro dei regnanti; enormi carri carichi di viveri e provviste d’ogni genere. Tutti gli abitanti del Regno si unirono in processione per accompagnare re Rocchio e i principini. Finalmente arrivarono al Regno Fruttato. Il grande rumore dei carri, attirò l’attenzione della regina Ranna che vedendo il consorte re Rocchio e i piccoli Principi con un salto si lanciò dal balcone del castello per abbracciare i suoi cari. La Principessa Rà con gran gentilezza fece gli onori di casa accogliendo tutte le ranocchie nel Regno offrendo il poco che possedevano, per rifocillare e ringraziare per l’aiuto dato.
In poco tempo le ranocchie del Regno Ransport sotto la supervisione del Rancapo Roc si divisero in squadre, cominciarono a pulire, seminare e ripristinare il reame, dando nuova vita al Regno Fruttato. Re Rocchio e regina Ranna organizzarono una gran festa per contraccambiare il grande coraggio degli abitanti del Regno Ransport, e disse: «Per ringraziare tutti voi, per l’aiuto datoci, ogni cinque anni in questo giorno, nel Regno Fruttato sarà organizzata una nuova manifestazione! La Ranolimpiadi. Chiunque potrà partecipare! Per non dimenticare che con un gioco di squadra ben organizzato, si può raggiungere la Vittoria.» Fu una festa bellissima piena di vita e colore. Il giorno dopo re Raff e regina Marina ringraziarono per l’ospitalità e tornarono al loro Regno con tutti i coraggiosi abitanti. Tornarono tutti alle loro mansioni e impegni. Il 26 marzo Riis nella Finale di tennis con una volè, vinse il mec contro l’ultima avversaria, superado con il massimo dei voti gli esami, Gra nella competizione del salto in alto, grazie all’aiuto di Riis nell’allenamento con un salto a ranocchia raggiunse il massimo dell’altezza, superando gli esami; furono ammesse all’accademia delle Super Ran. Parteciparono alla Festa dei Fiori Sguazzando felicemente nello Stagno dei Fiori Blu dando un senso nuovo a quei meravigliosi Fiori, cominciando a fantasticare organizzando la preparazione all’eccezionale manifestazione, le Ranolimpiadi.