Tavola dei Contenuti (TOC)
La ricerca dell’aria dalla A alla Z UN RACCONTO DALLA MIA ESISTENZA Un malinconico sole piange sul mio triste piatto vuoto Al mio fucile di caccia preferito Bisogna sorridere a questa tragica luna sorta Chissà se ieri pioverà! Dromedari planetari Estroso mentre lecco il mio gelato per strada L’elenco delle F E fu così che il Giocatore... Si cimentano con l’Hockey su prato Il sottile ragliare di un asino Le Jam session di nudisti necrofili Kore fiammeggiante! Che meraviglia sorbirsi un altro geLato per strada Aperto O chiuso Com’è Post-moderno Quanti sogni che tardano ad arrivare
Rapido come una prugna in giugno Una Settimana da leone non è dura come Le Tette di SATANA! Le mie pantofole leggere dal becco di pseUdo benzedrina Vari annunci nei capelli in biscotti da tè Ti chiamerò Wolframio se vorrai Un mendicante affitta disperazioni senza senso ai di Yoga Pretendere che un radar rada Zebù sei tu? AMARCORD TAMBRIANO
ISHTAR
Poesia
17
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È vietata la riproduzione non autorizzata. Le riproduzioni potranno essere concesse dall’editore solo con specifica autorizzazione.
In copertina: L’alfabeto danzante di Karel Teige
Fotografie nel testo di Antioche Tambre Tambre
© Tutti i diritti riservati
Antioche Tambre Tambre
La ricerca dell’aria dalla A alla Z
Gilgamesh Edizioni
UN RACCONTO DALLA MIA ESISTENZA
– ancora da completare –
Un malinconico sole piange sul mio triste piatto vuoto
La maestra delle elementari cercava
Di arare il mio campo magnetico mentale
Per farmi diventare un artista di successo
E oggi si vedono i risultati
Un fornaio si sveglia tutte le mattine alle tre
… e devo ringraziarlo per il pane
Anche se preferisco il mare quando nevica sabbia salata
Scorribande di linguaggi e ingranaggi sugli
assorbenti delle segretarie di ufficio
Non mi aspettano
E forse è meglio così...
A casa mia il televisore trita gli avanzi dei miei sentimenti
Io apro il “dimenticatoio” e pigio tutto bene in basso
Dove non si può vedere niente
Mi rimane la vasca da bagno!
La vasca da bagno per dormirci
Come su un letto di fiume per anguille assatanate!
Il cucù delle 23 non batte ciglio
… non è in trepidazione
La mia fata turchina con il eggino
Incide sulla qualità claustrofobica
Una buona iniezione di fiducia
Della mia infermiera personale che non ho
È quello che ci vorrebbe
Giocavo a far lo squalo con la figlia del dottore
Ma era carabiniere… e lo è ancora
Le notizie corrono veloci sulle lame di formaggio fuso
Degli schermitori ai barbiturici
La trippa, la puleggia e il budino
Potrebbero essere tutte cose uguali per me
Se cercassi di ficcarmele bene in testa
Le chiese al copri-giunco in foglia lessata
Per spezzatini di tenero nettare
… perché non cadono mai?
Ma è la brava gente che non vuol capire quello che non c’è
Si cura con lo iodio e le macchine teatrali
Nei fast food dell’anima
Guardo in basso per non guardare in alto
Porto a so un’altalena circense per scimmie ammaestrate
Com’è triste la penuria da illusioni ammanettate
Come la bonarietà dei papillon
di bugiardi messieurs
E la frivolezza degli abiti da sposa
delle gentili signore
Il destino dell’uomo sta in un 3x2
… ma l’uomo non lo sa
E anche io non lo sapevo
Però sono stato ammaestrato e adesso lo so
Anche se alla fine era meglio non l’avessi mai
saputo
Il mio naso radioattivo è escluso dalla vita di Stato
Ma non se ne preoccupa
La collezione di panni sporchi ad asciugare non colleziona e non asciuga più
I governi invece prosciugano
… ma non le mani
Solo tutte le altri parti dei nostri corpi
intergalattici
Sarebbe quindi un bel sogno svegliarsi
Con le mie dita lunghe come biscia
Sui vostri corpi d’ottone a flicorno
E rimasto capovolto su una cetra d’avorio
Respiro…
Ma…
Il mio raffreddore in saluto da cartolina
Non vi vuol più lasciare.
Al mio fucile di caccia preferito
… che spara un pesce coriandolo contro tutti i miei nemici
E io ubriaco la mia felicità in un bicchiere di uova allo yogurt
Un esercizio perfetto essenziale, cromatico, quando non si piange
Come un bambino che naviga nella follia delle stelle...
L’effetto è sordido indesiderato
Sarà un pesce farfalla o un angelo imperatore che dorme
nel mio letto di fucile?
Lasciando perdere l’effetto mi lascio tentare
Un’orchidea rossa dal dorso punteggiato
Mi chiama dal quinto piano
Ma la mia amante belga in frac mi lusinga
… e mi conduce alla sala da biliardo
Prepara champagne e trippa in perfetto
stile delfino
I delfini però si sono ammalati
E il dottore è già in vacanza su Marte
Tornerà quando la segretaria glielo potrà
permettere
Rimango senza parole...
L’orchidea mi sorride
Il pesce farfalla non vola più
L’angelo imperatore è rimasto senza trono
I delfini crepano in solitudine
Il dottore tanto non tornerà...
Si gioca a carte truccate
E il sorriso non riesce più bene Per mascherare la morte di un pesce coriandolo
Annegato nel dessert di mia nonna “Diabolica”
Comunque…
Un terremoto di pagliacci percorre strade lunari
Scorpioni a pendolo si macchiano nel dipinto di blu
Una bandiera di cristallo brucia nei fumetti estivi
Mentre il mio cuore di arcobaleno
eggia in carrozza
Dove andrà a finire il nostro violento desiderio di sopravvivere?
Bisogna sorridere a questa tragica luna sorta
E ormai già sepolta nell’ombra del fiume magico
Per la forza di far nascere un bambino malato
Un bambino dalle gambe tenere liofilizzate
a sottomarino
Mentre la paura di ottenere certezze
Viaggia sui fili della nostra esistenza
E tutte le finestre all’insù
Mostrano i giovani seni inclinati delle madri
Mentre cuciono i misteri del desiderio
Nel gioco delle foche ammaestrate
Le stelle galassie inghiottite
Da una femmina di mantide religiosa
Che mostra come trofeo alla platea
... la testa del marito
Ad occhi aperti Nella sua bara in sicurezza di abete
Il martirio di un amore finisce ben oltre Dove gli incendi viola di ione Si nutrono con paradisi di sogni profumati
E scanditi dal magico suono di una vita al metronomo
Dall’uomo zampilla
Una fontana di Trevi di sperma misericordioso
E un cane rabbioso e abbandonato piscia
Vicino alla ruota posteriore
Di un auto con conducente in smoking senza
cintura
...
Bruciano gli pneumatici dell’ultima-inutile
salvezza
Chissà se ieri pioverà!
“Mangia il brodo con la forchetta”
Bisbigliava mia figlia ottantenne
Quando bagnati fradici tentavamo di concentrarci nelle tristi giornate di sole
Improvvisandoci comici camerieri
Che tentavano di danzare nel vento
Chissà se ieri pioverà!
Sdoganando grammofoni avvelenati
A colpi di microfoni assassini
Riparavamo valvole inesistenti
Io e mia figlia… nonna dodicenne
Ricordo come la zuppa alle ortiche
Solleticava le nostre miserie di gambe in sogni di bambagia
Chissà se ieri pioverà!
Purtroppo oggi…
Aspettiamo solo un treno già ato in una cassa da morto Come vivi e vegeti Nosferatu tramortiti da un folle tramonto
Assenti davanti a processioni di immobili
monache di clausura
Già abbondantemente stuprate
Nei loro sogni gang bang orgiastici
E simili a tangheri ballerini di improbabili
mazurke
Sbrodolanti in truci maschere di fango
Chissà se ieri pioverà!
Amami ancora nonna dodicenne
Farneticava mia zia ubriaca…
Chissà se ieri pioverà!
In chiesa giocando a poker con sacerdoti bari di professione
Vinco pure le mutande perse l’anno prima
Alla pesca di beneficenza
Chissà se ieri pioverà!
“Mi sento stanca di questa vita balorda!”
Ricordava mia nonna quando scatarrava parole senza senso
Seduta di fronte al sole bambino
Chissà se oggi pioverà…
Riflettevo da e come un bambino
Nascosto dietro il mio fortino Aspettando l’attacco dei miei amici pellerossa
Chissà…
Dromedari planetari
Circondano cruciverba di pellicani indiani
Mentre io fuggo da meteoriti di caffè
Crollano i palazzi in terremoti di scaglie al
cioccolato
Delicati elefanti sfondano i cancelli della mia mente
Gas lacrimogeni narcotizzano il potere della mia parola
Tutto si addormenta...
Anche i pini, le sequoie e gli abeti nella foresta del mago
Java e Trinidad Tobago
Lampade fluorescenti in fondo all’oceano
Si perdono in mezzo a velieri di corallo
La nebbia inglese mi fa ammattire
Perché non vedo
...
E quello che non vedo mi fa paura
Estroso mentre lecco il mio gelato per strada
La lingua di crema non è un giro del mondo in
ottanta giorni
Una stella di tenero rame piomba
Sul mondo avvolto dal serpente dei sogni
E io dormo come una pietra millenaria
Il sogno è un desiderio con le ali
Il delitto è un’ombra nei miei occhi
Un gatto randagio si affila le unghie
Giù nel cortile del delirio
E il delirio avanza
Con i suoi terribili martelli bianchi
Mentre eri clandestini lavorano
Sul temporale di metà autunno
E rosse piramidi di sangue ridono allo scherzo di rugiada
Dove scheletri camerieri
Offrono a malincuore
Il pranzo alle starnazzanti faraone
Il vino è una lacrima ubriaca per parlare
Il sonno la forza per russare la calma della
disperazione
E io mi dispero...
Come una comparsa di me stesso
Una poesia di ghiaccio
Prende fuoco nel seminterrato
Il suono della parola
Come la magia del suo piromane omicida
Un alito di vita si perde
Nel vento della steppa bruciata dal sole
E un vecchietto se ne va in cancrena
Dentro l’utero materno
Dove un bambino
Cresce malato
E una famiglia cade nello sconforto
Perché le figlie
Non intendono sposarsi
La mia sottile libertà
È un cavallo solitario nel deserto tartaro
La mia dolce offesa profuma
Come le tedesche in vacanza
Estroso gelato per strada mentre lecco
L’elenco delle F
Fiero fuoriprogramma fermenta
Feroci famigerate ferrature
Fiamminga fretta funebre fascicola
Frenato funzionario freddato fra fulminanti
freezer
Fosforici folletti fuggono
Forzando fradici femminili film-strip
Funghi filosofici formattano
Furiosi fossili futuristi
Flagellando fertili famiglie
Francofono franchisor fumando
Finisce fermentati finanziamenti fox-trot
Forbici frottage fendono
Fogli fonetici frisbee funk fluidi foyer
Flyingdutchmann falsi
Frastornati frastagliati frazionati
Faunistici fonoincisori favellano
Fantastiche farfalle fornendo forti falangiti
Finto frumento fair-play frusta
Fuorvianti fattorie forestiere
Frugali fosse frugano
Fermi fotochimici fanti fosforescenti
Finiti fra fontane free-rider
Focolai funesti furoreggiano
Fra ferragosti francobollati flamboyant
Falena felice festeggia
Falsando folkloristici festival
Fotoelettricomagnetico fabbro
Fonde figurine futurologiche
Fascinoso formichiere fornica
Flirtando fruttiferi frustoli
Furfanti furgonati fanno festa
Folgorando fluttuanti ferroendovenose ferrovie
Fantasmagoriche fanciulle
Fasciano febbricitanti fiori feriti
Folli finocchi formalisti tra fioretti feticisti
Fissano fiscali fiocchi finlandesi
Ferromodellista fuoriclasse fa fucilare
Fedele fratello fallendo fratello
Fenicottero fin de siecle finisce favola
Fingendo farfalle follow-up
E fu così che il Giocatore...
Tirò i suoi dadi preferiti per strada
Ladro-francobollo in cabala
Chi va là!
Chiuso agitato udito in pompa magna
Gap secco se vuoi
… e custode del tuo cuore
Come contorno al diavolo in amontagna
Presagio mulinello
Bizzoso ghiribizzare
Anarcoide con comodino e abat-jour
Il divano del tuo cuore
Come volevasi dimostrare
All’isoscele asciutto non accomoda
Meteore di giacchette démodé
Su attaccapanni di cielo stellato
Schierandosi mascherati sotto il letto
Affranti da vecchi fantasmi
E soprattutto da odi circolari
In epoche che non ci appartengono
Innanzitutto inappagato
Imprevedibile irreversibile
Come volevasi dimostrare
La canna del fucile non spaventa più
Manierosi con occhiali da sole cavalcano
in groppa a donne sofisticate con frappè al
galoppo
Alla fine cadono in comiche ripudiate
pozzanghere primaverili
Io non tento più la fortuna come il giocatore di dadi
La nonna non dondola più sulle favole di “C’era una volta”
Ed è diventata befana
Il giocatore di dadi mi guarda sconsolato
Io ancora aspetto l’estate in Inghilterra
Che tarda ad arrivare
E allora enigmatico come un congelatore
Cerco di rimanere in equilibrio
Sul mio ghiacciolo di cucina al lampone
Habeas corpus Inghilterra
Che tardi ad arrivare
Come i dadi del giocatore
Persi...
Per le strade desolate di una pace antica
Un treno su binari invisibili con nuvolosi
eggeri
… condensa
Ballerino di walzer danese con ombrello color burrasca
Arriva in tempo per le finali
Il mare senza pietà attende le sue vittime
Esecuzione in pubblica piazza di scienziati
spogliarellisti
Donne alla moda dopo aver assunto sostanze
stupefacenti
Si cimentano con l’Hockey su prato
Contadine ammaestrate si frustano
Per il solo piacere di provare dolore
Dentisti debuttanti carichi di odio si indebitano di glucosio Kamikaze messicani sorridono alla regina
d’Inghilterra
“sempre Lei l’Inghilterra!”
…e si impiccano senza motivo apparente
L’arcipelago definitivo si perde nel mio tallone
Al ritmo di una samba senza congas auspicate
Il rumore della spiaggia mi annega
Le cause del terribile ma inesistente decesso
Sono già state messe per iscritto
Ma la tesi è ancora tutta da avvalorare
L’abuso dei miei sentimenti potrebbe influenzare
L’opinione che la gente può avere del
sottoscritto?
Tutto ciò rimane un mistero...
Piuttosto di difendermi preferisco partecipare allo spettacolo
Il messicano sorride
Le contadine continuano ad ammaestrarsi
I dentisti sono sempre debuttanti
Io non mi annego più
In pratica sono felice così come sono
Il sottile ragliare di un asino
Campeggia nell’alba delle monache civette
Il circolo del tempo è la lavatrice di ogni estate
Dove tutto si asciuga e mai si lava
Una ricca vecchietta con impermeabili occhiali da sole
E con la dentiera ben fissata dall’amante finto rampante Odontotecnico di fiducia
Sorseggia un caffè spento tostato male
Mentre fa addormentare noiosamente
una sigaretta
Fumata controvoglia
Ricorda un lontano parente militare
Con il suo Titanic da successo sicuro
Che naviga nei suoi pensieri
Incagliandosi inevitabilmente
Nella sua diga di bocca sbavante
Mentre una larva di magma
Sboccia in cattive malinconie senza bruciare
E gli alberi da pesca in sottovuoto cristallino
Esplodono in una morte all’occhio di bue
ammoniacale
Nel frattempo una torta sigilla ostriche in armonie di caviale
E champagne in perfetto stile delfino
Vengono serviti al suo tavolo ballerino
da sottobosco algerino
La vecchietta…
Pensa alla prossima trasfusione del suo gatto
persiano
E alla figlia reumatica
affetta da crisi toxoplasmiche
Aspetta persino un bambino lei!
La povera…
Tutto non combacia però con i mali maggiori
Di un giardino curato disastrosamente
Dall’Amministrazione Comunale
Di un paese che non esiste solo nella sua testa
Non c’è un rubinetto mentale
Non c’è un servizio sensato
Non c’è un’entrata nel tunnel del silenzio
che soddisfi
La vecchietta non intende più votare in farse
di sabotati seggi anacronistici.
È la riduzione dei seggi che non riducono più
Dicono…
Allora alla vecchietta rimangono in mano
Solo delle maledette lettere invisibili
Che non verranno mai spedite
Signore e signori!
La civiltà sub-cutanea va a farsi fottere!
Pensa Lei...
A bersi lo sciroppo sognandosi forti artrosi alla schiena
Che non sono necessarie… mi pare
Ma a tutti manca la voglia
… e la voglia non arriverà mai!
Le Jam session di nudisti necrofili
Non mi spaventano più come le buffe trame
Di timide donne impegnate all’uncinetto
Preferisco…
La conclusione di un inizio che non ha mai avuto una fine
Perché un quinquennio non si misura in quintali
E nemmeno nella quintessenza di un quintetto
In cerca di un quinquennale stipendio quintuplo
E mi domando…
Come si fa ad avere una presa di posizione Pur non avendo né una presa, né una posizione?
Un grido sottovoce squarcia la notte!
Stando ben attenti a non svegliare i genitori che russano
È come la prerogativa di non avere mai
un privilegio
E mi vien da pensare…
Ciò che importa non è il sapere la storia
Ma invece capirti distesa su di un letto
di coraggio
E cioè…
Quindi…
Quel particolare di cui ti scappa sempre
il particolare
Come il neutro di un plurale al singolare
Come la prepotenza di far prevalere la propria impotenza
Con la serietà di andarsene in giro
A ridere in faccia alla gente
Stop!
La nostra bislacca via è percorsa
da tombe-finestre
In cui si affacciano esseri senza volto
Ci fissano…
Come in un campo di concentramento mentale
Per delle anime sotto spirito Mentre una parata di militari carne-ossa sosta
Per bersi la cioccolata calda il giorno
di ferragosto
Ma si sa che chi è debole non può essere forte
… o viceversa
Ma io ho il veleno…
Il veleno di chi ha l’antidoto a tutto ciò
Ecco la pozione...
Il sole nelle giornate di pioggia
Quando scompare e poi ricompare
Per poi riscomparire di nuovo
e ancora riricomparire fino a ririscomparire
Quindi ririricomparire
E per l’ultima volta riririscomparire
E riririricomparire definitivamente
Per poi spegnersi nella pozione da me inventata
Cosicché tendo a ribadire
……………..
Che è brutto vedere
……...
Un quadrato
E quando lo vedi
Pensi che sia rotondo
e…
che mi dispiace per gli altri
perché la mia jam session non avrà mai fine
Kore fiammeggiante!
Come reciti bene la tua parte
Mentre io recito il mio indispensabile
La mia pazzia cala a ponente
Sul mio cachemire di seconda scelta
Ingolfandosi nell’aspirina del dottore
Prendo tutte le cose che mi capitano sotto tiro
Una lettera maiuscola
In un bicchiere di latte parzialmente
scaduto
Un fiore apito al poligono di tiro
Con inviti per riti macabri non corrisposti
Una pellicola reiterata dello sbarco in Normandia
Mangiandomi wurstel freddi e senza senape
Tant’è che anche quel satana di Hitler
Se la sarebbe presa
Il mio dromedario a dondolo preferito
Dove capita spesso che mi riposi senza il mio scheletro
Dimenticato nell’armadio di una delle mie invisibili amanti
La mosca al naso
Bzzzzz
Pur essendosi posata da tutt’altra parte
Il mio cappotto da comunione
Non avendolo neppure indossato
per quell’occasione
Mi faceva tanto ciccione e poco stregone
E non conta ora la mansione
L’importante è che per me non esista religione
Il mio autoritratto seminudo semifreddo
Con in bocca il gusto del cioccolato
Due o tre uova in camicia senza blue jeans
E avendo macchiato anche l’ultimo paio
di mutande
Me ne vado in giro nudo per casa
La mia saliva appiccicosa
Sulla falsariga di un motivetto indiano
Sbagliando pure il solfeggio e il soffritto di cipolla mai amato
Il mio cincillà
Che faceva tanto bene cincillà
Essendo appunto un ottimo CINCILLÀ!
La vita di un ideatore di tunnel affetto da tumori ossei
Mentre nuota in un acquario
E saluta tutti i suoi pesci rossi
Mangiati dai miei piranha
Una bombola del gas sapendo che è piena
E potrebbe scoppiare da un momento all’altro
Ma per questo non c’è poi tanto da preoccuparsi, o no?
C’è di peggio nella vita!
Kore fiammeggiante come reciti bene la tua parte
Prendo tutte le cose che mi capitano sotto tiro
Ma non te, mia dolcissima Kore
Te ti lascio stare lì, a crogiolare in equilibrio
Su una piastra per spaghetti fritti cinesi
Mentre io torno a recitare il mio indispensabile
Che meraviglia sorbirsi un altro geLato per strada
Ancor più meraviglia se poi è alla vaniglia!
E nel mentre... distruggo pure un castello di sabbia a dei bimbi antipatici!
Ah, che bellezza!
Purtroppo era solo un sogno...
Mi svegliai dal mio sogno
Pensai al resto
Lucidarmi le sopracciglia
Accorciarmi i denti
Radermi il mio radiatore di lingua
Trastullarmi un po’ insomma
e…
Farmi brutto!
Perché modestamente sono troppo bello
Per non tentar di farmi un pochino brutto
Farmi brutto per la mia Caterina
Che insieme a sua cugina Cristina
Mi aspettava per la colazione
Alle ore ventitré in punto!
Nel frattempo fuori la nebbia si era diradata
E il sole delle ventitré cominciava pian piano ad uscire
Mentre vedevo i tram impegnati a scontrarsi
Come calcinculo
sulle rotaie
Ma io dovevo prendere la metro
La metro dei miei sogni
Che mi avrebbe fatto incontrare la mia Caterina
Sempre insieme a sua cugina Cristina
Sia ben inteso…
Rimasi incantato e incastrato per alcuni secondi
Al pensar di questo truce pensiero
Mentre ero intento a armi la mia marmellata di lamponi preferita sui capelli
Tentavo di farmi bello
O meglio più brutto del solito
Come già precisato prima...
Pensando alla mia Caterina
e a sua cugina Cristina
Immaginandomi nel frattempo di…
Sorbirmi cerebralmente
La meraviglia di un geLato alla vaniglia
in riva al mar
Peccato!
Per il momento solo nei miei sogni
Muoviamoci ad incastonare cornici di corallo
In gabbie di pesci dondolo
Per una chiara notte fatta di inseguimenti
Rubiamo sottili armonie a Casablanca Nascosti dietro
impermeabile e sigaro
Nuvole di sabbia africana si posano sui nostri occhi
Lasciamoci coccolare dai cieli colmi di polvere d’angelo
Dove i nostri nomi si sono ormai confusi l’uno con l’altro
E la biblioteca dei nostri amori si cosparge
di indefinito
Fino a cancellare la nostra memoria mai esistita
Dimentichiamo con un lieve battito di palpebre
E rimaniamo!
Con la morte che abbandona il nostro corpo
Con la giovane ione smorzata nel cuore
Impalpabili coccodrilli di ametista
Ci fissano con il loro sguardo ipnotico
Mentre le nostre madri
Ci preparano il pranzo in cucine di avorio
Noi aspettiamo già con trepidazione
L’ora della cena
Come l’ora del risveglio
E così via, giorno dopo giorno
Muoviamoci a mangiare fino alla sazietà
farfalle cromatiche
Muoviamoci a bere in bicchieri
di aquile cangianti
Sediamoci composti come colombe asmatiche
Tavole apparecchiate con tovaglie di nuvole
pellerossa
Ci aspettano!
E come d’incanto…
Rossi tappeti di desiderio si srotolano
Incrociandosi nei labirinti febbricitanti di Uranio
Ci troviamo così a sfilare come giovani e stupide modelle
Simili a vecchie locomotive ossute e sporgenti
Che corrono veloci su leggeri binari
Al latte di tapioca sotterraneo
Ma siamo solo dei lacrimevoli e singhiozzanti pierrot nani
Che si masturbano nella notte chiara
e insignificante
Non provo mai bisogno
Che sia più importante del mio
Non mi sembra necessario
Visitare le mura di Kyoto
Tant’è che mi pare di averle già viste milioni di anni fa
Quando ancora non c’erano
E nutrivo tanti bei sentimenti nei miei confronti
Pur non essendo ancora nato
Non mi serve sapere dell’esistenza
Cioè
Giustappunto
Infatti
E quindi?
Cioè, volevo dire del museo dell’immagine
L’esistenza… appunto
Non approvo
I tabù Raffaello
Le tendenze del Da Vinci
La prepotenza e la violenza del Caravaggio
I vizi e i capricci del Michelangelo
Preferirei invece
Andare a ubriacarmi con loro in un osteria a buon mercato
Tutto questo per dire che…
Alla resa dei conti, tutto ciò non importa
Anche perché non mi sembra necessario
Le cattedrali si
Hanno preminente sviluppo verso l’alto
E sono coperte da volte a crociera
Di certo tutto questo non incide
Sulle mie scelte per l’estate
E sul dubbio se…
Tenere l’ombrellone
Aperto O chiuso
Quando prendo il sole al mare
Ma cambia la concezione dello spazio
Che non è più mio
Com’è Post-moderno
Un lenzuolo cattura smog
I volti delle nostre paure…
Compleanno di sangue!
L’asiatica colpisce ancora...
Ho paura!
Sono saltate tutte le piastrelle del vano doccia
Le indagini portano alla pista anarchica
Clamorosi ritorni!
Stregati da Pinocchio!
Ho visto mio figlio nascere...
Da una chiusura lampo
Ah!… dimenticavo
Chiudere il gas... sempre!
Chi non ha testa ha gambe
...dicevano
E invece…
Hanno ucciso le nostre belle speranze
Dai colori del pavone luminescente
I sottili “far l’amore in silenzio”
Cadiamo in nuvole di vertigine
Abbiamo perso la libertà da bersi
Come un buon bicchiere di vino
Le croci le case e le chiese
Non durano più come le piogge radioattive
Le amanti non amano più
Chi non è disposto a tradire per la loro causa
Le cose dunque vanno da sé
Come se ballassero da sole una triste mazurca di fine stagione In qualche scalcinata
balera romagnola
Tutto finisce così, in una buca del letame
Che potrebbe puzzare meno del sudore di certe prostitute
E mentre…
Certe ballerine fasulle finiscono
In miraggi afosi di sale da ballo
Anche le buone e vecchie nostalgie
Cadono nel tranello di un o doble
mal eseguito
Aspettiamo così impazienti
Che la dolcezza ci venga a riconquistare
Ma è scappata da un’altra parte
Dove viene ricompensata meglio
A questo punto meglio sognare...
Navigando come delle banane stellari
Su un lago di orzata fresca
Con tanto di motoscafo verginale
e cocktail spettinato
Inguaiati in ottocenteschi costumi veneziani
A strisce orizzontali bianche e blu
Ma non ci accontentiamo mai…
Si eleva allora il canto delle fabbriche
Fabbriche popolate da ingranaggi siderali
Dove scoprirono il nostro amore mal custodito
Oggi ci rimane il cinico desiderio carnale
Del proprio corpo, profanato da noi stessi
È come un applauso boomerang
Di beffardi santoni dal teatro dell’essere
È vero… non ci accontentiamo mai!
Quanti sogni che tardano ad arrivare
Come l’innocenza del permettersi pensieri stupidi
Stupidi soldatini...
Tutti in fila!
Pronti ad essere lucidati con l’olio di ricino?
Deprimenti e carnevalesche maschere
Volti truccati da chi non possiede desideri
Quanti sogni che non hanno né testa, né gambe
L’incredibile storia delle vita umana
Raccontata da una tribù invisibile
Rapido come una prugna in giugno
Mi comporto come un malandrino
Con una coppia di stupidi melograni
In paradiso luccicherei come un abbaglio
allo zafferano
Torturato da equivoci in salsa tartara scaduta
Luccicherei…
Ma sono senza via di scampo
Per sfortuna sono anche un essere umano
Penso quindi di averla scampata
E invece
Mi fanno ballare sui carboni ardenti
Le giovani madri in giardino
Mi scherzano
I loro mariti badano a tenere alta la temperatura
Le statue di marmo di c’era una volta e ora non c’è più
Sembrano guardarmi attonite e impietrite
È uno spettacolo vergognoso!
Nel risveglio della primavera dei sensi
Queste cose non accadono!
Sono in balia di liquidazioni totali
Con saldi fino alla fine di ogni percentuale di sconto possibile
I mariti
Uomini al plastron
Camminando per strade di melassa
Con le loro scarpe di menta affascinante
Respirano affannosamente
in cerca del freddo tropicale
Avvolti nei loro cappotti
“Banda di ottoni alla riscossa!”
Io intanto continuo ad abbagliarmi la vista
E la vita…
Con gli spettri della solitudine
Rinchiusa in una prigione di scarto
Suonano altisonanti le trombe
Delle offese aquile di vaniglia in completi ciniglia
Che sudano succo di carote
E si affliggono per le loro vittime
Vergini all’altare
Immaginarie
Irraggiungibili
Che aspettano…
Sardine color porpora saltano nell’acqua
Allegre felici e bramose di sabbia sintetica
Nuotano in oceani di malinconiche bizzarrie
Cercando chissà quale tesoro nascosto
in prodotti di dubbio affidamento
E io rimango lì in disparte come una pianticella indifesa
Impotente contro il diabetico strapotere
del dialettico nulla
Che mi annulla come la fantasia di un neonato in una culla
Sotto una citrulla betulla anch’essa nulla come me
Ahahahahah… che ridere!
Ridendo l’impossibile come un ridevole ridicolo
Che alza bandiera bianca
Attracco al porto della ridanciana non salvezza
Alla fine però
Luccico sempre come un abbaglio
Nascosto nelle paure dei miei equivoci
Una Settimana da leone non è dura come
spermatozoi di mattone
Le sale da ballo servono a smascherare
la frivolezza dell’oliva che si tuffa nel Martini
Mentre i nostri ultimi abbagli di giovinezza
lampeggiano come semafori spenti sui nostri nudi corpi
Eureka, eureka!
Ho vinto zuppa di marmo al tavolo del black jack!
Mi cibo di roulette russa legato al termosifone
Accetto così ogni rischio di andare
in decomposizione
Eureka, eureka!
Palazzi di inganni crollano sulla soglia della mia ribellione
Vita da scassinatore di casseforti
Traboccanti di baccalà in amore
Amore di missile ripudiato da sconosciuti
detonanti impostori
Eureka, eureka!
Il vento non è cemento, così come la tetta viene eletta
Non come i politici artistici, anacronistici,
inopportuni
I pensionati del condominio Villa Fiorita sono
impazziti!
Si avvelenano con la ruggine dei garages
Mentre televisori deliranti divorano
gli imprenditori gossippari
Eureka, eureka!
Che ammaliante tristezza!
Una Settimana da leone è triste quanto un letto di cartone
Non per la ossuta fidanzata top model
dell’arrampicatore sociale di turno
Colta in flagrante a rovistare a mano morta
sulle liquidità depositate presso le banche svizzere
Eureka, eureka!
Amore di barracuda per mettere paura alla fortuna
Cocaina febbricitante fuori dalle scuole invadenti
Perché nessuno ci ha mai insegnato a vivere
Come le aquile ribelli
Eureka, eureka!
Nessuno ci insegna a vivere liberi come le aquile ribelli
E allora ci toccherà ancora sopportare
Quei King kong con la faccia da tonto
Che se la prendono sempre con quelle sfingi di madre
D’altronde…
Questi King Kong si masturbano sempre
Sul manuale delle giovani marmotte
Mamma mia, che botte!
Non trovo più l’uscita...
Dal labirinto lastricato e cementato dall’amore
È che l’odio si fa così sopraffino a volte
Un diabetico di successo si ringalluzzisce tra le cosce divine
Di una minorata minorenne infermiera di fiction
La cura del sesso finisce ben oltre
In un tremila siepi, nascosti a fottere di tutto
Comprese le tane dei vermi
Le Tette di SATANA!
Le Tette di SATANA come ci fregano!
Ci deve per forza essere una svolta comica della cosa
Non mi piacciono gli artisti troppo impegnati
Spesso solo su se stessi
Il garofano profumato stavolta lo calpesto io!
Chirurgia estetica dell’anima in paté di foca d’oca
Finalmente non mi sento più un’analfabeta di ’sta minchia
Che non è il fattore del successo
ma è la...
Punta del successo
Ce ne saranno pure molti
Che la sanno usare meglio del sottoscritto
Aiutati dalle pastigliette colorate
Psichedeliche, schizzate, simpatiche, lunatiche, mannare,
Stuprate...
Come le centraliniste delle compagnie telefoniche
A torto o a ragione vorrei investire tutti con un trattore!
O meglio... quasi tutti
Una volta ogni tanto vorrei far prevalere la mia prepotenza
Su chi se lo merita
Solo che non posso
Non ho in dotazione le Tette di SATANA
Chi mi fa un regalo per Natale?
Le mie pantofole leggere dal becco di pseUdo benzedrina
Dormono sonni mai assopiti
Perse nei vagabondi ironweed cani di ferro
Lingua di torrone angelico sul mio sentiero accucciato
Lingua di donna con torsolo di mela apoplettica
Lingua di mulo in testa o croce
Lingua di acacia stretta in uniforme
Snocciola il corollario dell’ossario dimenticato
Orzata sbicchierata da profughe rumene in cerca di fortuna
Siamo tutti affamati, affettati, dissetati
Colpiti da frecce di rosario insanguinato
Siamo tutti amanti di quadri naif per trappole di gelatina
Aspettiamo Nefertiti euclidee in labirinti
di argilla
Decido che questo mi può bastare
E allora spengo chewing-gum millenari
in banalità da caffè
Tentando di arrivare all’immediato in cerca di ispirazione
Ma…
Mi disturbano gli unz unz maccheronici
Mi disturbano le bombole del gas
Ma non le bombe di miele di Ivano
Sono consapevole di me stesso
Ma non di quello che scrivo
Ed è perciò che mi piaccio
Non come l’ape dalle bombe di miele
Le mie pantofole leggere dal muso di cane
Sognano come me!
In cerca di vagabondi ironweed all’alba
dei primitivi
Ma...
Dormo pigro sul mio divano non catturando mai
I
miei
perché
Vari annunci nei capelli in biscotti da tè
Devo assolutamente vincere il grande caldo
Con piogge di fresca e mattutina rugiada
Penso legato ad un palo della luce
Veloce come il giallo dell’estate con
cancro a credito
Contro il giallo del cancro con l’inverno debitore
A maggior ragione io ho il diritto di piangere come un bambino
Proprio come quando un bambino
Si mette a giocare con le ortiche
Vari annunci di me medesimo
Una proposta a prova di scottature
Dalla clonazione di tutti i gioielli da incubi per detective
Con occhio celibe da fisiomagnetoplantare
Ma che ci faccio io legato al palo della luce?
Cercando di scacciare dispettosi piccioni
“’Sti stronzi me fumano addosso
Usando la mia testa come portacenere”
Poco importa...
Andando avanti
Con una bicicletta nella testa
Intensifico l’abbronzatura
Aggiusto la scapigliatura
Miglioro la mia presenza
Disseto la mia essenza
Sempre io alla luce del palo
Sempre io al palo della luce
Ti chiamerò Wolframio se vorrai
Non perché non sarai
Perché precedentemente lo eri già stato
Ma perché mai più lo sarai
Neppure le tante ,,,,,,,======
Wirgole che ci separano
e neanche i tanti —-____—-
Trattini che ci annoiano mortalmente
Ti chiamerò Wolframio se vorrai
Ce lo permetteranno?
Me lo permetterai?
Tempesta ormonale nel mio io
Se questo ti farà sentire meglio del giorno prima
Starò meglio anche io
Schizzano mnemonici sugli ibischi della tua mente Bianchi topi e uova marce * hully gully
A tuo modo eri un gran bell’uomo
Quando ancora non ti chiamavi
Ai torbidi posteri della tua memoria
D’ora in poi ti chiamerò Wolframio
se lo vorrai
Non è tanta l’aria
Se tu lo vorrai
Io lo vorrò
Un mendicante affitta disperazioni senza senso ai
raggi X
Un ficcanaso si punge con il proposito
“scavezzacollo”
Di stuzzicarsi le gengive sanguinolente
Così tutti riconoscono a maggior ragione
La manfrina suadente di una vergine succiacapre
Che dona ai posteri la propria flagellazione in pubblica piazza
Assumendo le forme di un flautato budino
A nulla serve l’operosa attività delle forze
diplomatiche
Che per non avere alibi nascondono tutto senza vergogna
E allora si scoprì
Che tutti gli uccelli morti erano in grado di volare
E tutti gli uomini vivi in paese non erano in grado di parlare
Ritornano le fabbriche
Questa volta della superflua esistenza
Continuavano a macinare ossa
E cuori, polmoni, intestini
Ripetendo l’azione all’infinito
Le piogge acide come tanti piccoli e minuscoli aghi
Dilaniavano le carni urlanti
Alle porte della città dimenticata
I grandi ex cervelli brulicanti
Di mostruosi millepiedi concettuali
Finirono con l’apire sotto il sole a scacchi
La felicità venne divorata come da un pensiero voracissimo
Preparare un agguato allo zabaione non è così semplice
Come falsificare un donnaiolo omosessuale esperto
di Yoga Pretendere che un radar rada
Non è poi tanto una pretesa
Basta pretenderlo
E anch’esso lo pretenderà
Ricordarsi che quello che abbiamo scordato
Non era poi tanto importante da essere ricordato
È senz’altro una virtù
Che tutti non ricordano mai abbastanza
È necessario rimbalzare come un rimbambito
Che gioca a rimbalzello
Fino al più totale rimbambimento?
E non vuol dire che tutte quelle cose mobili
Siano per forza fatte di legno
E che quelle nobili siano sempre e comunque buone azioni
E non mi sembra spontaneo pensare
Che il pelo si trovi solo nell’uovo
Che misteri!
Non ci capisco più niente!
Come si condensa la mia testa afflitta dal vapore
Che si ferma nelle belle estati
Concentrate in un solo giorno
E come mi si annebbia la nebbia
…cioè volevo dire la testa
Essendo la mia testa diventata nebbia
O viceversa
Il che non sarebbe male
Sperare il contrario non costa nulla
Anche perché in teoria il nulla non dovrebbe avere prezzo
Un raggio della bicicletta non è uguale ad un raggio di luna Forse perché altrimenti magari il raggio di luna
Si sarebbe chiamato raggio di bicicletta
O viceversa…
E se fosse raggio di sole
O meglio... raggio di un raggio?
E poi ancora
Un sognatore alle soglie di un sogno
Sogna una sogliola
Che sogna a sua volta un sognatore alle soglie di un sogno
Che aveva sognato la stessa sogliola
Che poc’anzi sognò lo stesso sognatore
Che decise ancor prima di aver sognato
Lo stesso sognatore
Che precedentemente desiderò di sognare
… il tutto non è abbastanza buffo?
Me ne sto lì a pensare…
E se fosse al contrario
Un donnaiolo omosessuale a falsificare
Un agguato allo zabaione?
Zebù sei tu?
Non la scimmia dall’indovinello nel cappello
Non la zucchina con l’ombrello da pescatore
Terminus post quem
Le termiti hanno invaso il nostro pianeta
Rabarbaro! Questa proprio non ci voleva!
Zebù sei tu?
La suocera con le emorroidi del muratore
Per il troppo vino e le sigarette
Una sua scorreggia fa volare
Un foglio di carta poco igienica
Un dettaglio da niente rubato dall’archivio di Stato
Zebù sei tu?
Un pellicano non abbaia sennò sarebbe
un pellicane
Lago non punge se non ha l’apostrofo
L’indice non si indica solo sulle dita della mano
Il bidone non si tira agli amici
Perché contiene solo immondizia profumata
E quando si alza il gomito
Non vuol dire che tutte le volte ci si ubriaca
Zebù sei tu?
Due biscotti a pedale seguono
Il medesimo sentiero quadrato elevato
alla dolcezza
Una parentesi graff(i)a per un dispetto da Gazza Ladra
Un lieve sospiro sfiora una vergine a maglia
rasata
L’impotenza è come un’ultima catacomba per l’uomo
Zebù sei tu?
La macchina da cucire cammina sui propri punti di sutura
Il letto dorme sul suo libro preferito
Lo specchio si infrange per sette volte e non si sposa
I divani si muovono come treni su rotaie
Che non hanno più posti in seconda classe
In cucina c’è troppa confusione
Le forchette si ribellano ai coltelli
Usando i cucchiai come catapulte
Zebù sei tu?
Non l’ariete per aprire le porte del tuo cuore
Non la bilancia per soppesare la mia disperazione
Ma solo i gemelli dispari ai miei polsini
di ghiaccio
Una lacrima sgorga dalla mia sigaretta di cancro
Fumata con avidità
Zebù sei tu?
Non la scimmia dall’indovinello nel cappello
Non la zucchina con l’ombrello da pescatore
Terminus post quem
I marziani hanno invaso il nostro pianeta
Zebù sei tu?
Il mio raffreddore in saluto da cartolina non vi vuol più lasciare È il suicidio del buonsenso
AMARCORD TAMBRIANO
“... ovvero come i miei cari amici decisero di stare al gioco con il sottoscritto”
FABIO KORYU CALABRÒ
Cabarettista, cantautore, scrittore, amico e
performer unico.
Il surrealismo pop del mio amico Paolo sta esattamente a metà strada fra il cabaret di ricerca e la canzone. Debitore al paroliberismo futurista – ma sempre dotato di guinzaglio, non di muola – e alla Settimana Enigmistica, ogni frammento di questo puzzle alfabetico diventa, pagina dopo pagina, aforisma, nonsense, verso elegiaco, indovinello. Fino a costruire, nella lettura che consiglio tutta d’un fiato, il “capolavoro sconosciuto” di Frenhofer, personaggio di Balzac, che avverte i giovani: «La missione dell’arte non è copiare la natura, ma esprimerla!». Anche se Poussin, guardando il quadro esclama: «Io qui vedo soltanto dei colori confusamente ammassati, e delimitati da una moltitudine di linee bizzarre che formano una muraglia di pittura». Non era ancora pronto per il cubismo. Se è vero che le parole sono pietre, quelle di Paolo sono pietre rotolanti, che rombano a ritmo scendendo verso la valle dei sensi. E dei significati. Tutto è me stesso perché nulla è se stesso, ma anche viceversa. Uno yo-yo a quattro dimensioni che si specchia nel lago illuminato dalla luna che, sola, sorride.
ANDREA GARBIN
Scrittore, poeta, fondatore e presidente del
Movimento dal Sottosuolo.
Non avrei dovuto, ma quando ho seppellito Antioche non ho potuto fare a meno di tenermi il pesce coriandolo. Lo porterò sulla tomba di Kafka, perché le poesie di Antiioche sono un vero Castello!
FABRIZIO ARRIGHI
Scrittore, giallista, performer, amico di mille battaglie poetiche e non.
Antioche sprigiona un effluvio di parole tossiche e flashback destrutturanti che maciullano le nostre false convinzioni. Tutto prende forma e smaschera l’insensatezza della nostra esistenza, senza salvare nessuno. E prima di naufragare mi abbarbico sul cocuzzolo del Gran Zebù, travestito da Belzebù, tengo per le corna lo Zebù e inseguo le terga dell’inglesina, ricettacolo di mille gozzoviglie, ultimo traguardo del debosciato fardello.
VANESSA ZAVANELLA
Scrittrice e bislacca confidente di mille paturnie amorose e non...
Ave. Sono una povera femmina che ha dovuto leggere l’opera dell’Antioche. Durante una umidiccia serata bolognese, mi accingevo a prendere in mano appunto lo squinternato malloppo di costui (mai dimenticherò la famigerata tocsoplasmosi). Lessi alla mia coinquilina anconetana: “Dromedari planetari / Circondano cruciverba di pellicani indiani” e lei mi fissò come se avessi detto Pape Satàn, pape Satàn aleppe. Lì compresi una cosa in più sul Nostro. Una cosa o forse due…
CARLO MISSIDENTI
Fonico cinematografico, musicista, scrittore, membro del gruppo artistico Dhomus Art,
vincitore del David di Donatello nel 2010.
Prendiamo un accordo strano, per esempio un Re7maj5, uno di quelli che come cazzo si fanno, che mi tocca guardare nel prontuario, che bisogna rispolverare i vecchi studi e poi dove diavolo metto le dita?
Dopo un attimo di smarrimento e dopo qualche tentativo l’accordo prende forma e diventa un suono che lentamente si fa familiare, non puoi più farne a meno perché ha un’armonia musicale tutta sua, unica, ha personalità e ha quel timbro che cercavi e di cui avevi bisogno. Era sempre stato lì, una eco nella tua testa, solo che non lo riconoscevi.
Ecco, per certi versi La ricerca dell’aria dalla A alla Z è un Re7maj5.
LYDIA SPHINKS
Performer a tutto tondo e amica di atempi, vizi e capricci.
Il mio encefalo è stato trasportato in questo turbinio di riflessioni, apparentemente annodate da un filamento illogico e caotico , riflesso di questa società tecnologico-sentimentale.
Lo stile, indubbiamente stravagante e originale, procura l’inequivocabile presentimento di aver già assaggiato in prima persona quest’insieme emozionale di accordi. Adoro il gioco interpretativo quanto più si accosta all’improbabile; stimola energia, con la stessa violenza con cui lo fa il saggio pazzo, autore in carne ed ossa. Questo libro non si può giudicare, lo si deve divorare con i sette sensi!
PAUL POLANSKY
Poeta, attivista e scrittore statunitense, vincitore nel 2004 del Human Right Avward.
La tua poesia per me si occupa dei misteri della realtà e di realtà dei misteri. Si combinano entrambi, a volte nella stessa poesia, non solo per divertire, ma per renderci tutti consapevoli di ciò che può essere il profondo nell’assurdo.
IGOR COSTANZO
Poeta, scrittore
(citando Werner Herzog... il mio nemico più caro!).
All’amico lettore, dov’è finito l’Antiocheo?
Devo dire che con questa pubblicazione Antioche Tambre Tambre ha perso gran parte della poca stima ch’io nutrivo nei suoi confronti. La “cosa” non è recente, anzi ebbe inizio quel giorno fuori dal chioschetto. Facemmo merenda con panini al salame (nostrano, stagionato, come piace a me), mortadella, coppa, sottaceti, formaggelle di Tremosine, e parecchie bottiglie di Groppello e forse, ma non ricordo a causa dell’iperbolica ubriacatura che ci siamo procurati in quel lasso di tempo relativamente breve, Rosso superiore. Ebbene, ricordo, pioveva a dirotto, e lui, il sedicente Grande Antioche, non mi cedette il suo ombrello. Da allora, e cioè da quando non volle bagnarsi al posto mio, ho iniziato a nutrire nei suoi confronti una furia omicida. Lo immaginavo già semidecomposto, e nel mio sogno ricorrente facevo la parte di Amleto con in mano, appunto, il teschio di Antioche, probabilmente il teatro era il Ponchielli e il regista doveva essere un ex-gerarca nazista, perché mi consegnò la sua divisa con ancora i buchi dei proiettili che gli procurarono una vistosa ferita all’addome. Dicevo della mia disistima nei suoi confronti, anche perché con questa pubblicazione getta al vento la sua unicità di poeta unico, autore di una sola poesia in una sola copia. Questa copia “unica”, contenente la sua unica poesia è stata battuta all’asta a Dubai ed è stata comprata, credo, da Benetton, che la stamperà sulle magliette della prossima collezione primavera-estate. Mi fa solo piacere perché Antioche non ci guadagnerà un euro.
Sono ancora io, l’amico-nemico di Antioche, sono ati tre anni e ancora penso a quando era in procinto di pubblicare La ricerca dell’aria dalla A alla Z. Ho chiesto in giro, ho chiesto a Garbin, ma lui non ricorda nessuno con questo
nome e tantomeno il suo libro unico, e se non se lo ricorda lui vuol dire che Antioche è stato uno scherzo della mia mente, un amico-nemico immaginario che mi sono creato a causa della mia solitudine.
Possibile?
Ora sono in analisi, il dott. Savani, un giovane psichiatria, simpatico e molto professionale, mi dice di stare tranquillo, che ne ha già visti di casi simili, che non mi devo preoccupare. Lui usa un metodo innovativo, non prescrive farmaci, ma libri di poesia, dice che aiutano molto di più. Così vado nella libreria Gilgamesh, e Dario, il libraio con indosso una strana maglia di Benetton, mi consegna il libro prescritto dal dott. Savani, oddio no, è ancora La ricerca dell’aria dalla A alla Z!...
Luca Artioli
Ghostwriter, membro del Movimento dal
Sottosuolo.
Sfido chiunque a credere che Paolo Savani abbia scritto questo libro. Io, Paolo Savani, lo conosco bene. È uno sbandato, un perditempo. Uno che al massimo ti parla per scroccarti da bere al bancone del bar, uno che si imbuca alle sagre di paese fingendosi l’amico dell’amico. Datemi retta, Paolo Savani, di poesia, non sa un’emerita fava! Al massimo potrebbe scrivere un copione come quello di “Amici Miei”, ma fatto soltanto di battute che prevedano le supercazzole. Nulla di più. No, davvero, non scherziamo: Paolo Savani non ha scritto questo libro, non ne ha le capacità. Ha pagato di sicuro qualcuno per farlo...
Romina Salvadori
Cantante, performer e artista multimediale.
LA RICERCA DELL’ARIA DALLA A ALLA Z Aprite i cancelli e ammirate questo mondo irresistibile, fatto di immagini distorte, figure burlone e pensieri tremolanti che ti circondano per poi sorprenderti dietro le spalle. Tutte trasportate da carrozze rovesciate, sbilenche, in bilico sulla terra piatta, senza cadere mai… Esilarante, sinceramente!