Tattoo 1s94n

a cura di Emanuele Manco

Fabio Vaghi

Tattoo

1.0 ottobre 2014 ISBN versione ePub: 9788867755134 © 2014 Fabio Vaghi Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano Versione: 1.0 ottobre 2014

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Indice

Fabio Vaghi

Tattoo

Premessa

Negli episodi precedenti

1. Un lavoro come un altro

2. Un amico di vecchia data

3. I soliti problemi

4. Gente nuova

5. Un appuntamento

6. Una famiglia

Delos Digital e il DRM

In questa collana

Tutti gli ebook Bus Stop

Fabio Vaghi

Fabio Vaghi è nato in Brianza nel 1978 e lavora a Milano, dove si occupa di servizi IT. Porta avanti, per ione, una certa attività letteraria: pubblicazioni amatoriali e fanzine a parte, ha curato la parte storica dei testi degli Scacchi di Re Artù, mensile a fascicoli di Fabbri Editore/RCS Edicole. Per DelosBooks ha firmato più di 570 tra news, articoli e recensioni su Fantasy Magazine, alcuni racconti sui primi numeri della Writers Magazine Italia ed è tra gli autori dell’antologia Sherlock Holmes in Italia.

Premessa

In ogni parte del pianeta, le persone più disparate cominciano a sviluppare capacità paranormali proprio mentre i miti e le leggende più incredibili e remote sembrano irrompere nella vita reale. Persone comuni, alle prese con i problemi di ogni giorno, dovranno confrontarsi con le loro nuove facoltà e con i pericoli connessi. Qual è il disegno dietro eventi all'apparenza slegati? Come si uniranno le singole storie per formare una unica leggenda? Scoprilo con la saga Urban Fantasy di Delos Books, inventa anche tu il tuo o la tua Urban Hero e crea un affascinante mosaico di eventi e fagli vivere una emozionante avventura in una vera città, con i suoi luoghi pieni di mistero e caratteristiche peculiari. Contribuirai a costruire una visione della realtà vista con il filtro del fantastico, nella quale misteri senza tempo emergeranno dal "punto cieco" per venire alla luce!

Come partecipare

Se ti piace questa serie Urban Fantasy, puoi dare anche tu il tuo contributo, partecipando al contest letterario sul forum della Writers Magazine Italia, dove gli autori possono inviare le loro proposte per farsi leggere e valutare. I migliori racconti saranno selezionati dalla redazione e ati a Emanuele Manco, ideatore della serie e curatore del portale FantasyMagazine.it, che sceglierà quelli da pubblicare nella serie. Ecco il link della pagina del forum dedicata a Urban Fantasy Heroes: http://www.writersmagazine.it/forum/viewforum.php? f=94

Negli episodi precedenti

I Daimon di Pandora

Enzo è un lavoratore precario come tanti. Quando incontra un autentico "genio della lampada" proveniente da un remoto ato, scopre che avere quello che si desidera ha un prezzo. Il colloquio presso la Pandora Software Solutions, una società che sembra prestare consulenze molto speciali, si rivelerà una sfida molto diversa dalle sue aspettative. All'orizzonte si profila una minaccia per la quale dovrà sia attingere alle sue nuove doti che comprendere la natura del mondo che ha intorno. Enzo affronterà sia le responsabilità del mondo reale che le sfide che la nuova interpretazione della realtà gli porterà, in una Milano moderna che nasconde misteri antichi.

Virtual Flux

Paolo è un giovane hacker che si ritrova su un sito pornografico appena aperto. La ragazza che fa sesso con lui, Kasia, lo trascinerà in un'esperienza così vivida da risultare sconcertante. Kasia ha un grande potere e Paolo ne rimane invischiato, non sapendo che qualcuno ha già deciso la sua sorte. Kasia, donna forte e disperata al tempo stesso, sceglie di rinnegare i propri valori pur di non perdere la sua straordinaria facoltà, piegandosi al volere di Pandora, un'azienda che sembra celare segreti inimmaginabili. L'incontro con un mimo di strada, però, cambierà le cose.

Pathfinder – Appeso a un filo

Sembra una noiosa giornata di lavoro come tante per Leonardo, che si mantiene con l’attività precaria di accompagnatore scolastico. Neanche le ultime sparizioni di turisti a Torino – persone svanite nel nulla, come fossero ingoiate dal suolo – sembrano impensierirlo. Eppure, quando si ritroverà a essere uno degli scomparsi, tutto cambierà. Durante una visita al museo Pietro Micca e alle sue gallerie, si ritroverà nel profondo dedalo di una Torino sotterranea sconosciuta, un labirinto infestato da una bestia antica quando feroce: il Minotauro. L’unica sua àncora di salvezza è l’anima di Arianna, intrappolata laggiù assieme a tutte le vittime del mostro, che gli conferisce il potere di orientarsi e trovare la via ovunque si trovi. I nuovi poteri di Leonardo saranno tuttavia sufficienti per fronteggiare il Minotauro e al contempo uscire vivo dal mortale labirinto?

Gli dei di Akihabara

Yoko, come ogni sera, percorre il parco di Hibiya per tornare a casa. Quando incontra una volpe ferita, si avvicina e viene morsa. Il mattino seguente si risveglia con i poteri che il kitsune le ha trasmesso e scopre di non essere sola in casa: un uomo le porge un biglietto da visita, presentandosi come impiegato della Pandora Software Solutions. Perché lo sconosciuto l’ha seguita fino a casa? Perché la trascina nei meandri di Akihabara, tra le bancarelle di elettronica, fino a uno dei locali più in voga del quartiere?Tokyo è sotto attacco e forse Yoko è l’unica arma per aiutare gli Déi a preservare l’isola del sole dall’ombra dei demoni.

Laguna Beige

Venezia è la città più romantica del mondo, e i milioni di turisti che ne animano

le calli ogni anno ne sono testimoni. Ma lo è anche per chi vi risiede? Maria, ventottenne veneziana, è di tutt’altro parere, almeno fino all’arrivo di Lorenzo. È grazie a lui che Maria scopre di essere una persona speciale, e che la sua specialità può fare la differenza in uno scontro tra forze soprannaturali che minaccia di distruggere la città dove abita…

Porche Parche

Babis inventa tutti i giorni storie di mostri per la piccola Clotilde, una bambina cieca che vive sola con la nonna in una casa alla periferia di Atene. In questo modo, evade insieme a lei da una vita stretta tra la dipendenza dalla droga e il duro lavoro da manovale al Pireo. Ma le droghe possono aprire porte su visioni e divinità dimenticate, trasformando le storie di Babis in realtà oscure, soprattutto quando a offrirle sono le Parche. Babis sarà costretto a rivedere il ato con occhi diversi, a fare i conti con la propria vita e a diventare il campione del dio Pan in una battaglia contro Pandora.

1. Un lavoro come un altro

Ascolta il silenzio. Esso è parte di te, ti dà vigore. A quel paese la forza interiore: saranno stati duecentocinquanta chili tra lattice e parti meccaniche. Un paio di chiappe da due quintali e mezzo. – Devi riposarti. Guarda che studiare può essere più faticoso che lavorare. Ti sento così teso! Sai che strano. Ero dentro, ma la bestia era lontana. Toccò infilare tutto il braccio, fino alla spalla. Il tizio che esce dal sedere di una mucca di plastica: il lavoro che ogni bambino vuole fare da grande. – Ma no, nonna. È che sto seguendo un laboratorio e mi devo concentrare. Ora devo mettere giù il telefono, ho bisogno di tutte e due le mani per lavorare con le provette. Fai e troverai il coraggio. Abbi coraggio e potrai fare. Toccò accompagnare il toro. Doveva essere incavolato nero. Lo sarei stato anch’io se tutto a un tratto una manina avesse fatto capolino tra le parti intime della mia ragazza per afferrarmi il pisello. – Va bene. Attento a non sporcarti e fammi sapere quando dai l’esame. La bestia lanciò un muggito che a confronto il tirannosauro di Jurassic Park fischia come un erotto. – Cos’era quel rumore? Cerca sempre l’unica via, la verità. – Solo il miscelatore di provette. È un modello un po’ vecchio. Ti saluto nonna. Era arrivato Adamo. Mi fece cenno di applicare il raccoglitore.

– Sai cosa devi fare – mi disse col suo piglio più professionale. Purtroppo aveva ragione. Tornai col braccio coperto dal guanto, mucoso da far venire il vomito. Almeno, per un po’ non mi sarei dovuto sorbire altre stupide frasi Zen. Piazzai il palmo sul muso del toro. Se mi fossi messo a pensare dove avevo infilato la mano un attimo prima, non avrei saputo se ridere o piangere. – Guarda come si agita! – fece Adamo. – Le secrezioni della mucca fanno miracoli. Forza, torna sotto! Altrimenti qui finisce che quello spacca tutto. Se un toro si libera dall’imbragatura, sono cavoli. Tempo d’infilare il megapreservativo che mi trovai col fondoschiena per terra. Il bestione era tanto infoiato che era riuscito a farmi sbattere contro qualcosa: mi faceva male il viso. – Finisco io – intervenne Adamo. Un attimo dopo, tutto felice, mi strinse la mano. Nell’altra aveva il suo bel sacchetto di lattice pieno di sperma di toro. – Sei stato bravissimo: devi farci un pensiero, a veterinaria. È dura, ma come vedi poi ne vale la pena. Certo, come no. Mi sfilai il guanto e lo buttai nel secchio. Adamo stava esibendo il prezioso prodotto a una tipa piccola e scattante, mai vista in azienda. Lei continuava a sorridere, ma gli occhi annoiati non seguivano le labbra, come se stesse parlando con un idiota. Aveva un viso rotondo da diva degli anni Trenta incorniciato da boccoloni biondi alla Shirley Temple. – Chi era quella? – chiesi mentre lui camminava verso di me, ma continuava a seguire il sedere di lei. – La nostra nuova biotecnologa. Un bel tipo, vero? – Se deve lavorare qui dovrà cambiare guardaroba. Tacchi e tailleur non si addicono molto all’ambiente.

– Lavorare in un’azienda zootecnica non significa per forza sporcarsi le mani. E comunque basta proteggersi, come fai tu. Ah, vedo che hai un nuovo tatuaggio. Notai la scritta sul mio avambraccio. La frase era bella lunga. Sii fiero della tua occupazione quanto lo è il guerriero. Entrambi avete l’immenso coraggio di compiere il vostro dovere. Non mi ero preso l’epatite, le piattole, la peste bubbonica. No, mi ero dovuto beccare il demone più sfigato che si potesse immaginare. [ppD]*** – Sei bravissimo, Alex. Dovresti mettere su un centro tatuaggi tutto tuo. – Ho fatto molta pratica coi maiali. Non era una battuta. Ma lei era divertita manco fossi Checco Zalone. È confortante sapere di far ridere giusto quando si cerca di essere seri. Per fortuna il traghetto era quasi arrivato. La solita calca di agitati pronti a scattare sulla erella. – La scritta è così naturale. Sembra fatta con la penna stilografica. Magari. – Uso un tipo d’inchiostro di origine vegetale. – Che significa? – Che è fatto con le piante – merluzza rimbambita. Gettò di nuovo indietro la testa e se la rise alla grande. – Intendevo la frase. È tratta da un libro? Il mio avambraccio recitava: La buccia della mela è intatta, è bella; la rondine non l’ha assaggiata. Chiediti il perché. – È un verso del Talmud – mentii. La sera prima avevano dato Schindler’s List

sul digitale terrestre. – Mai sentito. Meglio, nemmeno io. – È un testo sacro indiano – fu la prima scemenza che mi venne in mente. Suppongo di aver deciso che la cosa mi avrebbe attribuito un certo fascino esotico. – Mia nonna ha ato lì molti anni. È innamorata della cultura del posto. Figuriamoci. Lei è sempre stata un tipo da Seychelles. – Non ho mai capito se quelli nelle riserve vivono ancora nelle tende, come ai tempi dei cowboy. Gesù, non poteva essere vera. Sembrava uscita da una puntata delle Winx. Certo, non mi sarebbe dispiaciuto invitarla a un aperitivo. Mi diede una strana sensazione rendermi conto che sarebbe stato impossibile: come avrei potuto spiegare la prossima idiozia schiaffata sul braccio dal demone? – E l’occhio nero? Come te lo sei fatto? Quanto sarebbe suonato affascinante: “Sono finito con la faccia contro il testicolo di un toro?” – Rugby. – Giochi nel Como? Con un tono del tipo: “Se tu sei un rugbista, io sono campionessa mondiale di prestidigitazione”. – No. Solo qualche tiro con gli amici al campo in via Longoni. Qualche ex giocare semiprofessionista è della partita, però. Gli altri vedono ciò che siamo. Siamo ciò che gli altri vedono in noi. Mi affrettai a coprire la nuova frase. Lei dovette prenderlo come un gesto di avvicinamento, perché prese la mia mano nelle sue. – Aspettiamo che si svuoti il traghetto – disse, il tono sempre più squillante. –

Intanto dammi il tuo numero, che ti mando un WhatsApp. Ok per il cellulare, ma pensai che avremmo fatto molto più in fretta se mi avesse seguito direttamente nel mio monolocale. – Penso che faremmo molto più in fretta se ti seguissi direttamente nel tuo monolocale – disse. Rimasi sorpreso, giusto un attimo. Cominciavo a capire dove avrebbe potuto portarmi la mia fastidiosa possessione. – Buttati in acqua – le chiesi. Si alzò, in piedi sul seggiolino, e fece per scavalcare la balaustra del traghetto. Nel momento in cui lasciò la mia mano, si fermò, confusa. Veloce, le presi il polso. – Siediti – ubbidì come una brava marionetta. – Toglimi una curiosità: perché una bellezza come te concede tutta questa confidenza a uno sconosciuto? So di non fare proprio schifo, ma non sono certo Brad Pitt. Di solito le ragazze non fanno così; almeno non con me. Perché tu sì? – Mio padre è fallito; siamo senza soldi. Ho già in tasca il tuo portafogli. Ci alzammo. Non sapevo cosa sarebbe successo se le avessi lasciato la mano. Non lo feci. Fino a casa, e dopo. Cominciai a pensare di mettere un po’ più d’impegno nel rugby.

2. Un amico di vecchia data

Era una vita che la domenica mattina non mi alzavo prima di mezzogiorno. Monica Vattelapesca se n’era andata con l’aria di una che si è appena scolato un bicchiere di rum affogato nella birra. Col mio ultimo bacio, le avevo imposto di dimenticarsi le ultime ore. Ero certo che per tutto il tempo era stata in mio potere; ma prima di lasciarla andare diedi lo stesso un’occhiata alla borsetta, per controllare che non ci fosse finito qualcosa di mio. L’accompagnai con lo sguardo, mentre attraversava la strada; non mi sentii nemmeno un po’ in colpa quando finì per sbattere il muso contro un lampione, due volte, come una mosca contro una finestra. Che s’affogasse nel lago, stavolta non l’avrei fermata. Il grande specchio era la cosa più bella del mio piccolo bagno. Nonché l’unica superficie riflettente della casa. Anche dopo le pulizie settimanali. Mensili. Facciamo bimestrali. Cercare di parlare col mio filosofico parassita mi veniva meglio se ero completamente nudo. Nessun dubbio: la testa di serpente che morde il bastone era il mio miglior lavoro di sempre. Semplice e accattivante. Un marchio di quelli che fanno vendere milioni di bottiglie a una birra. Ero agitato; mi chiesi se essermi fatto quel tatuaggio all’altezza del cuore c’entrasse qualcosa con quell’assurda situazione. Non avevo più bisogno di concentrarmi: sangue decoagulato, subito riassorbito dai tessuti. La pelle intorno all’occhio aveva ripreso il suo colore. Il serpente perse l’aria cattiva con cui lo avevo tatuato. Sembrava sofferente, faceva quasi pena. Mi feci crescere ancora un po’ i capelli. Modifica della quantità di melanine sotto l’iride, diminuzione della densità cellulare. Occhi colore del ghiaccio. Wow. Poter modificare il mio aspetto era il massimo dello sballo. E c’era di

meglio. – Non sono stati gli umori della mucca. Sono stato io a svegliare il toro, vero? Lo stesso con quella Monica: l’ho toccata e lei ha cominciato a pensare quello che volevo, a fare quello che le dicevo di fare. Una mano invisibile cominciò a scrivere un nuovo tatuaggio sulla mia fronte. – Siamo allo specchio, imbecille. Una mano invisibile ricominciò a scrivere, in modo che potessi leggere. La mente controlla la carne. Uno spirito forte controlla le menti altrui. – Bene. Mi rivestii. Quella notte doveva aver piovuto e l’elettricità dell’aria mi faceva sentire pulito, rinnovato. Le nuvole basse e il sole di aprile rendevano il lago pieno di colori. C’erano tante cose da sistemare. A cominciare da un certo, caro amico d’infanzia. Vivi per migliorare la tua vita, non per peggiorare quella dei tuoi simili. E il divertimento dove sarebbe? [ppD]*** Le strade di Como cominciavano già a parlare tedesco, inglese e russo. Due i in centro avrebbero diluito l’adrenalina che avevo in corpo. Il negozietto Oro4Money era incastrato dietro il Palazzo Giudiziario. Nessuno ci avrebbe mai scommesso due lire, su un’attività del genere. Mia nonna diceva che piuttosto che mettersi a impegnare i propri gioielli, un comasco preferirebbe are tutta la notte a pescare alborelle a mani nude. Aveva ragione. In vetrina c’erano sempre gli stessi gioielli e non ricordavo di aver mai visto entrare qualcuno. Eppure Felice si vestiva in via della Spiga a Milano e girava con un SUV da ottantamila euro. La porta era aperta. Nessun allarme; una telecamera scassata dietro al bancone.

Neanche un bambino avrebbe creduto che funzionasse davvero. – Come andiamo, Dutùr? Sempre più strano. I jeans attillati lo facevano sembrare un idiota, con quelle gambe storte. Avrà avuto le cosce più magre dei miei avambracci. Se possibile, era più lampadato del solito. Quanto avrei voluto poterlo chiamare Lucertolino, come a scuola! – Ho i soldi, Felice. – Ho saputo che all’agriturismo di Moltrasio te la cavi alla grande. Mi dicono che ti impegni molto. Masturbare tori, il sogno della mia vita. – Non lavoro all’agriturismo. Aiuto il veterinario dell’azienda zootecnica, dove allevano gli animali. Il bracciale era ancora lì. L’argento annerito e l’orrenda incisione a forma di ape. I tre smeraldi acquamarina. A Lucertolino, fingersi gentile riusciva malissimo: – Ancora seimila trecento euro e te lo potrai riportare a casa. – Cinquemila e quattrocento, con questi. – In banconote da dieci e venti euro. Sembravano ancora più della somma mostruosa che già erano. – All’università non insegnano a fare di conto? Il debito cresce del cinque per cento la mezzanotte di ogni domenica. Sabato erano seimila. Oggi è lunedì, e sono seimila e trecento. Meno i seicento che mi hai portato – e li contò con stupida aria professionale – siamo a cinquemila e sette. – Bene – un corno. – Ci vediamo nel fine settimana allora, entro domenica – grandissimo bastardo. La catena del male strangola il fabbro che ne forgia gli anelli. Gli porsi la mano. – E questo che sarebbe, Dutùr? Mi fido di te, so che sei uno che mantiene le promesse. E poi preferisco avere sempre tutte e due le mani libere. – Lucertolino

sfoggiò il suo peggior sorriso maligno mentre mi fece vedere la pistola infilata nei pantaloni. Anche con quella, riuscivano a stargli un po’ larghi. Quel caspita di cannone pesava più di lui. La stessa arma che mi aveva puntato alla fronte il giorno in cui avevo saputo del debito di Chiara. – Questa settimana sarò puntuale. – Tua sorella si fa sempre più carina ogni giorno che a, Dutùr – disse in fretta, prima che sbattessi la porta sulla sua voce. Senza flusso sanguineo, quelle gambettine sarebbero impallidite fino a trasformarsi in due ramoscelli senza vita. Immaginai che effetto mi avrebbe fatto vedere una cosa del genere. Il mio riflesso nel vetro della porta sorrideva.

3. I soliti problemi

– Non ci posso credere. – Devi fare finta di non avere più una sorella e lasciarmi stare. Me ne vado. Se il problema sono io, me ne vado. Trovo lavoro in Svizzera e resto là. – Piantala con queste stupidaggini. Devi pensare a finire il liceo, non a scappare in Svizzera. L’avrei voluta strozzare. Il vecchio vicolo dietro gli Uffici Giudiziari puzzava di piscio e spazzatura. Da bambini ci avevamo giocato a nascondino, nei cortili e dietro ai portoni. I primi stupidi baci con le ragazzine. Ora i portoni erano tutti chiusi, i cortili in rovina. ammo davanti a una grande fioriera piena di mozziconi di sigaretta. Una volta stavamo cercando Lucertolino per fregargli certe figurine. Avremo avuto undici, dodici anni. Lo trovai io, proprio lì dietro. Quando eravamo soli, a scuola, scambiavo con lui due parole, ed era anche piacevole. In compagnia, dovevo essere cattivo come tutti gli altri. Rividi gli occhi enormi sulla faccia ossuta che imploravano pietà; io che urlavo agli amici di averlo trovato, quel tanto in ritardo da lasciargli il tempo di scappare. – Dobbiamo dirlo alla nonna – disse Chiara, giusto per ricordarmi che era inutile tornare ai problemi del ato. Ce n’erano già abbastanza al presente. – Non capirebbe nemmeno di cosa stiamo parlando. – È per questo che non le hai ancora detto che hai lasciato l’università? Perché non capisce? – Non ho lasciato l’università. Pago la retta regolarmente.

– Quanto tempo è che non dai un esame? O anche solo che non frequenti un corso? – Lavoro, non è facile. – Vattene da quella schifosa fattoria! Devi essere libero, fare quello che vuoi. Piantala di essere quello che ti dicono gli altri! Retorica da terza elementare; morale a livello Peppa Pig. Non ne avevo la forza, non in quel momento. Arrivammo al vecchio approdo. Suppongo venga naturale, a noi comaschi: quando si presenta un problema, ci avviciniamo al lago. Vicino all’acqua ci sentiamo meglio. – Chiara, quel lavoro me lo sono trovato perché eri tu ad avere bisogno di soldi. O ti sei già dimenticata il casino che hai combinato con Lucertolino? – Basta con quella storia! Avevo bisogno di vedere Antigua: io studio lingue! E poi Felice è una brava persona, mi ha aiutato in un momento di difficoltà, al contrario di te. Tu lo odi, lo hai sempre trattato male. E invece lui ha capito quanto quel viaggio fosse importante per me e mi ha dato una mano. Non se ne è fregato, come te! Chiara e il suo liceo privato in centro a Como: compagni fighetti e professori abituati a trattare con gente piena di soldi. Dovevo trovare il modo di toglierla da lì; le stava facendo perdere il contatto con la realtà. – Lucertolino è uno strozzino. Sai anche tu con che razza di gente si fa vedere in giro. Se non pagassi, pianterebbe un pallottola nella gamba a me e non oso pensare cosa farebbe a te. Gli hai perfino venduto il bracciale di mamma. – Se io sono il problema, faccio quello che va fatto: me ne vado. Prendo il primo aereo e apro un bar ai Caraibi. Arrivare in Svizzera, almeno, era meno costoso. – Affrontiamo un problema alla volta. Spiegami bene questa storia. Come caspita hai fatto a promettere a qualcuno che gli avrei tatuato tutta la schiena. E gratis per di più! – Ti ricordi l’esposizione di moto d’epoca di febbraio, quando ho fatto la

hostess? – In piazza Cavour, certo. – Ho conosciuto un tipo, un pierre di Milano, che ha promesso di portarmi al Motor Show. Ha lavori su tutte le braccia e tutte le gambe. Stile giapponese, carpe, onde e draghi. Chiara allargò il collo della maglietta per mostrarmi la spalla. Come se potessi aver dimenticato un tatuaggio fatto da me; sempre a trattarmi come un sottosviluppato. – Gli ho fatto vedere il tuo dinosauro-aquila. Gli è piaciuto tantissimo. Ha detto che non ha mai visto un disegno più originale, che sembra vivo. – E tu gli hai promesso che gli avrei fatto un lavoro su tutta la schiena per farti invitare al Motor Show? – Alex, tu sei un genio. Tutti quei disegni che facevi da bambino! Quei bellissimi schizzi che hai appeso a casa tua, hai presente? No, perché avrei dovuto? Dopo tutto era solo il mio appartamento. – Un lavoro del genere… sai quante ora ci vogliono? Senza contare il tempo per preparare le figure, sempre che gli piacciano. Non ho abbastanza inchiostri. E non ho tempo! – Ma tu devi diventare un tatuatore professionista! È la tua vocazione. Guarda che meraviglia quello nuovo che ti sei fatto sul braccio. La scritta è così naturale, sembra fatta con la penna stilografica. “Il bravo allievo paga per i propri errori; il cattivo insegnante rimedia gli errori altrui”: che significa? – Solo una frase che mi piace. L’ho presa dalla Bibbia. – Come se tu fossi mai stato religioso. Comunque la grafia è stupenda; devi piantarla con questa fesseria di studiare medicina. – Era il lavoro di papà. – E guarda com’è finito – disse Chiara, una di quelle rare volte in cui perdeva il tono da bambina scema.

Stupido com’ero, non colsi l’occasione di avvicinarmi a lei. Ero già arrabbiato: – Neanche un mese fa stavo facendo quel lavoro al calcagno di Elena, hai presente? La bionda tracagnotta che ha fatto il liceo con me. Era sabato sera. Tu avevi bisogno di uno strappo su a Brunate e io non ho potuto accompagnarti. Mi hai detto che avrei dovuto piantarla coi tatuaggi e mettermi a combinare qualcosa nella vita. Ora hai cambiato idea? – Se non mi potevi accompagnare, non potevi. Io avevo solo chiesto. Quando serve, me la posso cavare benissimo anche da sola. Feci un lungo respiro. Giusto per trovare la forza di non appoggiarle il palmo sulla fronte e interrompere il flusso di sangue al cervello per dieci minuti. – Quel lavoro al Motor Show è molto importante per te? – È la cosa più bella che mi sia mai capitata. Lì potrei venire notata. Dalla gente giusta. Per avere valore, il denaro va guadagnato – Questo tizio ha un numero di telefono?

4. Gente nuova

– Il tuo capo mi ha detto che sei un genio. Bravissimo a curare gli animali. Non ero un genio. Avevo un genio. O un demone. Che mi permetteva di regolare le funzioni metaboliche degli organismi con un tocco, flussi elettrici nel cervello compresi. Niente di strano che le bestie stessero buone, quando in giro c’ero io. – Certo, la prima volta che mi hai invitato non immaginavo che mi avresti fatto il tatuaggio nella cella frigorifera di una fattoria. – Ex cella frigorifera, Ivan. L’anno scorso ne hanno costruita una più grande. È quell’edificio in mattoni rossi verso il bosco; si vede se arrivi dalla strada lungolago. Come vedi, Adamo mi lascia fare esercizio sulla pelle dei maiali. – Ne allevano molti? – Conta che questo allevamento serve tutte le macellerie di Como e i paesi della riva occidentale di questo ramo, almeno fino a Laglio. – Quello è incredibile. Cos’è, un demone di fuoco? È inquietante sapere che è tatuato sulla pelle di un animale morto. – Sta’ fermo! – Il barbaro sulla schiena rischiò di avere muscoli guizzanti, sguardo torvo e il naso di una vecchia megera. – È abbastanza normale che i tatuatori facciano pratica sui maiali. Hanno una pelle molto simile a quella umana. E non solo. Anche il sistema circolatorio ha molti punti in comune. Il cuore di certe varietà è quasi identico al nostro. – Tua sorella me lo ha raccontato: studi medicina. È per questo che riesci a fare un tatuaggio del genere senza farmi sentire alcun male. Tu ne sai. Il potere non si mostra. Agisce. Quelli che raccattava Chiara erano uno più scemo dell’altro. Come caspita fe quello a essere il manager di una delle case motociclistiche più importanti, non mi era dato di saperlo. Il fatto che a un tizio del genere fossero

state date delle responsabilità, mi sembrava più miracoloso della mia capacità di annullare la trasmissione del dolore nei nervi di un essere umano. – E come sei veloce! Per un solo braccio ho dovuto fare quattro sedute, ci sono voluti più di due mesi. E tu in un paio di settimane hai fatto tutta la schiena. E la pelle! Quando hai finito, la settimana scorsa, era come se il disegno fosse stato fatto un anno fa. Ci ho messo la vaselina, ma secondo me non sarebbe stata necessaria. No, proprio non sarebbe servita. – Ho bisogno di un altro pigmento, un attimo. – Cambiai ago e puntale. Ero in grado di guarire le persone con un tocco; potevo modificare il colore della mia pelle, il tono della voce e i tratti del viso con un pensiero. Ma non riuscivo a mettere via abbastanza soldi per comprarmi un’altra macchinetta per i tatuaggi. Usavo ancora quella che avevano attaccato alla pila di Volta, l’aggeggio che mi aveva trasmesso il potere… La strada del giusto è a mezza via tra il poter e il voler fare. … e la meravigliosa filosofia da quattro soldi del mio demoniaco coinquilino. – Troppo bella la scritta che hai sul braccio! Me ne devi fare una uguale sul petto. Ne parlerò con tua sorella. Quell’imbecille mi aveva preso per una specie di galoppino. Mi fece innervosire e mi punsi con la bobina del porta-ago. Il sangue colò nella boccetta del colore. Non mi parve un grosso problema, visto che dovevo lavorare sulla spada insanguinata del barbaro. Il tono era venuto tanto bene che l’avevo usato per sfumare i contorni della figura umana. Il mio nuovo guerriero aveva trafitto il suo ultimo nemico al tramonto. Avevo giusto finito l’ultima goccia lungo la lama quando entrò Lucertolino. Con lui, due bestioni con gli occhi piccoli, stracarichi di lavori dozzinali sulle braccia e sul collo. E mia sorella. – Non ti muovere, Ivan. Parlo un secondo con questi miei amici. – Ci mancava solo che saltassero fuori problemi con mr. Motor Show. Come diavolo avevano fatto a entrare? Ero certo di aver chiuso sia l’ingresso che il portone dell’edificio dove ci trovavamo. Fuori pioveva e con l’ingresso aperto cominciava già a filtrare un rigagnolo d’acqua nella cella. – Chiara, che

succede? Era isterica, farfugliava qualcosa riguardo il vestito verde Tiffany che aveva addosso. I due bestioni non la stavano toccando, ma si erano piazzati davanti all’ingresso della cella. Era una situazione pericolosa: quel posto poteva essere chiuso dall’esterno e fino alla mattina dopo in azienda non sarebbe arrivato nessun altro. – Questa stronza pensa di fregarmi – disse Lucertolino. Teneva una mano sull’impugnatura della pistola. La canna usciva dalla zip dei pantaloni per arrivargli quasi al ginocchio. Mi fece paura e morire dal ridere allo stesso tempo. – È venuta al negozio a riprendersi questa merda, e non vuole pagare! Il bracciale di mamma. Lucertolino me lo lanciò sul petto. Lo presi al volo. – Alla vostra famiglia piacciono i tatuaggi, giusto? – disse. – Vediamo se questa scema si darà ancora tutte quelle arie, con un bell’uccello tatuato sulla faccia. L’omone più tarchiato aveva una faccia da carlino e la pelle bianco latte. Mi strappò di mano la macchina per i tatuaggi e prese mia sorella per la gola. Non opposi resistenza; non mi ero ancora reso conto della situazione. Cominciò da dietro lo zigomo. Non era la prima volta che faceva un tatuaggio. Chiara urlava, ma non riusciva a divincolarsi. Il coraggioso guida la nave nella tempesta; il vincente studia il vento, e naviga col mare calmo. – Questa settimana ti ho pagato. Perché? – fu tutto quello che riuscii a dire. Ero rivolto a Lucertolino, ma mi rispose Chiara: – Stasera ho una festa su al Ghisallo. Il gioiello di mamma s’intona con questo vestito, lo volevo prendere solo per un po’. Fino a domattina. – Nessuno prende la mia roba, stronza! – Lucertolino colpì Chiara col dorso della mano. – Nessuno! – Due volte. Sarebbero stati colpi fiacchi se il bestione non l’avesse fatta finire contro uno dei ganci che pendevano dal soffitto. Mio Dio, l’occhio! Urlai verso di lei, e il lacchè di Lucertolino mi afferrò da dietro, tutta la lunghezza del braccione attorno al mio collo. Disse qualcosa che non capii.

Toccai quello schifo – Dormi – e l’uomo si accasciò al suolo come un sacco di lardo. L’altro non tardò molto a superare la sorpresa e mi colpì dritto in faccia. Non so cosa sarebbe successo se fossi svenuto. Faceva male da morire. Lenii il dolore; sistemai il gonfiore della pelle. Ogni capillare riparato, sangue e siero riassorbiti. Questa volta il secondo energumeno rimase interdetto per un tempo troppo lungo. Fu sufficiente sfiorargli una mano: – Dormi. Grossi, flaccidi e pallidi com’erano, quei due non stonavano affatto in mezzo alle pelli di maiale. Lucertolino era tanto rosso in faccia da essere sul punto di scoppiare. Uno scatto di nervi dietro l’altro, cercava di sfilare quel suo cannone dalla cinta dei pantaloni. Si era incastrato nella patta. Non avrebbe fatto paura a una lepre. L’occhio di Chiara era conciato malissimo. Iride perforata, sclera lesionata. Urlava, fiotti di sangue schizzavano sulle pareti di metallo. Le misi una mano sulla fronte. Sapevo di potercela fare. Il sangue smise di scorrere, l’occhio si ricostruì, vivo e limpido. Somigliava così tanto alla mamma. – Non è facile, ma posso sopportare il dolore – disse. Mentiva. Non poteva farle male, perché io avevo fatto in modo che fosse così. Non volevo che avesse troppa cognizione di quella storia: – Dormi. Lucertolino mi fissava pieno di odio. Aveva rinunciato a disincastrare il ferro dai jeans. Mi avvicinai a lui, come anni prima, quando lo aspettavamo sul lungolago per fingere di volerlo picchiare. Solo per il gusto di vedere quella sua corsa storta, quello stupido ansimare acuto. Gli tesi la mano: pace. – Come hai fatto? – chiese la sua voce stridula. Pace. Non avrei mai creduto di rivedere l’inimitabile stile di corsa di Lucertolino, più comico che mai con la pistola che gli sbatteva sull’inguine a ogni falcata.

Avrei lasciato dormire Chiara e quei suini a due zampe ancora un bel po’. Indurre un sonno profondo era diventata una delle cose più facili. Avevo fatto un sacco di pratica con gli animali. Ivan era tutto un altro paio di maniche. Me ne accorsi solo dopo la fuga di Lucertolino: non si era mosso di un millimetro per tutto il tempo. Era ancora lì, disteso sulla panca, lo sguardo fisso a terra. – Tutto bene? – Sì. – Alzati… il tatuaggio è finito. Scattò in piedi, dritto come un corazziere. Fissava oltre la mia spalla. Ci volle un sacco di tempo per capire perché si comportava in quel modo. Fu una bella scoperta.

5. Un appuntamento

Non so se esiste un altro posto con una erella che ti porta dritta nel cuore dell’acqua, nera e rabbiosa. Due i, e la città è già un mondo lontano. Fu lì che mi diede appuntamento Lucertolino. Quella mattina stessa aveva fermato mia nonna al mercato di via Sirtori. Lei lo aveva sempre schifato, un po’ come faceva coi cani, di cui aveva un sacro terrore: un sorriso che più falso non si può, una carezza di un centesimo di secondo alla bestiolina e già era ata oltre. Come me la immaginavo mentre scompigliava i capelli di Lucertolino manco avesse otto anni: – Sì, lo dirò a mio nipote. Fate attenzione, stasera ci sarà il lago mosso. Mi dispiace che ti abbiano rubato il cellulare: devi imparare a farti valere, Felice, o ti metteranno sempre tutti i piedi in testa! Ricordati chi sei; ma ricorda meglio chi gli altri pensano che tu sia. Lo vidi arrivare quando ormai era a pochi i. Sfoggiava la sua camminata più spavalda, il bacino proteso in avanti e le mani nelle tasche di un paio di pantaloni da rapper. – Come hai fatto? – esordì. Lucertolino non era mai stato uno da giri di parole. Forse perché da ragazzini c’era sempre qualcuno che gli tirava un pugno prima che finisse la frase. – Ti ho visto. Quando tocchi qualcuno riesci a guarirlo. E a controllarlo, in qualche modo. Hai fatto addormentare Victor e Paolone. Il giorno dopo non ricordavano nulla. Dimmi come fai. Indicai dove avrei dovuto vedere il Tempio Voltiano. Era una di quelle notti nebbiose come solo la primavera comasca sa offrire, col lago alto e mosso che ulula al buio; dal fondo della erella non si vedeva la riva. Eravamo circondati solo dall’acqua. – C’eri anche tu, all’evento dello scorso dicembre, poco prima di Natale. – Le 33 pile di Volta che hanno trovato dopo la tempesta?

– Non le hanno trovate. Erano al tempio da una vita. Nessuno sa perché, ma Volta le aveva chiuse in quegli strani barattoli di vetro, sottovuoto. La tempesta ha fatto crollare la teca e spaccato tutti i contenitori. Capii che dalla tasca mi stava puntando la canna della pistola. Ecco perché era tanto spavaldo. – Le pile erano come nuove – disse. – Hanno organizzato quello stupido esperimento, con quegli aggeggi, per far vedere che potevano ancora caricare il cellulare di due ragazzine e far partire il phon di una vecchia. E allora? Siamo comaschi: la casa di Volta, il laboratorio di Volta, l’università di Volta. Sentiamo parlare di questa roba da tutta la vita. Non aveva torto. – Eppure mi era sembrata una cosa divertente. Mi sono offerto, e ho collegato l’alimentatore della mia macchina per i tatuaggi al trasformatore, alimentato da una delle tre pile. Funzionava davvero. – Ti ho visto. Tutti hanno applaudito quel tuo disegno sul pezzo di stoffa. – Era un lembo di pelle di maiale – imbecille. Stiamo parlando di una macchina per tatuaggi, non di un pennello. – Ho realizzato un piccolo angelo e l’ho regalato a una ragazzina tra gli spettatori. L’arma fuori dalla tasca. Fui sorpreso della fermezza con cui quel cannone puntava al mio sterno. – Cosa c’entra tutto questo con quello che hai fatto a Victor e Paolone? – Quella sera, allo specchio, mi tatuai questo. – Cominciai io il gesto, ma fu la canna della pistola ad abbassare la cerniera della mia felpa. Il serpente sul petto aveva un’espressione impaurita. – Fa schifo – disse Lucertolino. – Dovresti coprirlo. Tua nonna non ti ha insegnato a mettere la canottiera? – La pila di Volta conteneva qualcosa. Qualcosa che è ato a me. – Mostrai l’avambraccio. La scritta comparve piano, sinuosa, una lettera dopo l’altra. L’uomo che conosce ogni cosa e non conosce se stesso, non sa nulla. – Come vedi mi parla. In qualche modo. Lucertolino fu così sorpreso da dimenticarsi di dover puntare l’arma.

– Sei posseduto dalla spirito di Alessandro Volta? Risi. – Non credo che uno scienziato come lui avrebbe usato frasi di questo genere. Non so cosa sia. Un angelo, o un demone. Grazie a lui posso controllare e manipolare la fisiologia del mio corpo: flusso sanguigno, melanine della pelle, acido lattico, acetilcolina dei muscoli. Funziona anche sugli altri, ma devo poterli toccare. Lucertolino si sistemò meglio i guanti. L’unica parte del corpo scoperta era il viso. Molto furbo. – Di recente, – continuai – ho capito un altro aspetto di questo mio potere. Se introduco il mio sangue nell’organismo di un altro essere umano, lo controllo. Obbedisce a ogni mio volere. – Introduci il tuo sangue? – Per esempio mischiandolo all’inchiostro di un tatuaggio. – Che stronzata – fu l’ultima cosa che disse Lucertolino. Il tempo sembrò rallentare. Ivan emerse dalla nebbia; il cavo d’acciaio stretto alla gola del mio vecchio amico. Stupidamente, mi chiesi dove mr. Motor Show avesse preso quell’affare: sembrava il filo del freno di una moto. Lucertolino fece cadere la pistola quasi subito, e finì in ginocchio. Tenne fede al proprio nome, e riuscì a divincolarsi, strappando la maglietta al suo assalitore. Aveva imparato a sfuggire da chi voleva fargli del male fin da bambino. Glielo avevamo insegnato noi. Sbatté il mento sulla balaustra, e Ivan riuscì ad afferrarlo per una caviglia, come un capretto. Sarebbe bastato un pensiero, semplice volontà, ma lo dissi lo stesso: – Uccidilo. Ivan raccolse la pistola, lo sguardo assente, l’espressione di chi sta ascoltando una bella canzone romantica. Il barbaro tatuato sulla schiena gonfiò i muscoli in una posa feroce, la lama gocciolante sangue pronta a tagliare in due qualsiasi nemico. Lucertolino urlò e lo sparo rimbalzò tra le montagne per un tempo infinito. Ero già di spalle.

– Buttati nel lago e portati dietro il suo cadavere. E poi lasciati annegare – ordinai, senza voltarmi. Ci misi un attimo per capire se la figura minuta nella nebbia era reale o erano solo i miei occhi stanchi. Portava una maglietta nera sotto un tailleur bianco. I boccoli biondi molleggiavano a ogni o. Fin troppo silenziosa. – Alessandro Guitti. – Il mio nome lo conosco già. Di te invece so solo che sei la nuova biotecnologa della mia azienda. La t-shirt aveva una scritta blu: Pensieri Liquidi. – Mi chiamo Criseide Fieramosca; Cris se preferisci. – Piacere – e le tesi la mano. Eravamo già in fondo alla erella, vicino alla strada. Feci attenzione che non asse nessuno. Lei mi fece un sorriso di quelli che si fanno a un bimbo che fa il furbetto. – Come se avessi accettato. Non vorrei fare la fine del tuo amico strozzino, o di quel manager che hai tatuato l’altra sera nella vecchia cella frigorifera. Aveva un paio di scarpe da boutique in mano. I piedi nudi erano bagnati. Un po’ tardi per rinfrescarsi nel lago. – Come fai a sapere queste cose? – Diciamo che sono una persona che vede dove altri non possono vedere. Mi porse un biglietto da visita. Una sola parola: – Pandora. – Siamo un’azienda in continua crescita, e conosciamo il tuo notevole talento, Alessandro. – Cosa volete da me? – Che tu prosegua il tuo lavoro. Molto presto rileveremo l’azienda zootecnica di Moltrasio, per trasformarla in qualcosa di diverso. Ci sarai molto utile: tu puoi controllare uomini, animali… ed entrambi.

A parte il poco senso grammaticale dell’ultima frase, miss tailleur andava presa sul serio. Mi stava ricattando? – Oh, non preoccuparti per il tuo amico strozzino – continuò. – Lo abbiamo usato qualche volta per lavoretti secondari, ma per noi è una perdita del tutto irrilevante. Non ci conosceva come ci conoscerai tu. Vediamoci lunedì al lavoro, ti spiegherò tutto. Non sapendo bene cosa pensare. Feci per andarmene. – Un’ultima cosa – disse lei, mettendosi dritta sulla mia strada. – Il veterinario, quell’Adamo. Se non dovesse essere d’accordo sulla necessità di vendere la sua azienda, anche lui non sarebbe una grande perdita.

6. Una famiglia

Tolsi il palmo dalla fronte di nonna. – Chi hai incontrato ieri al mercato? – Nessuno – rispose. – Chi avrei dovuto incontrare? Molto bene. – Le tue ex colleghe del lanificio. Qualche amico di mamma e papà. – Va là, i tuoi hanno sempre frequentato gente strana. E anche tu devi starci attento. Non mi piace quella storia sui giornali; quel tuo compagno delle medie, Felice. – Non lo vedevo da una vita, nonna. So che frequentava brutta gente. – Che alla fine gli ha sparato e lo ha buttato nel lago. Ma quello lì era un ignorante. Non faceva l’università, vero? – Non credo. I giornali dicono che gestiva un negozio. Vicino al tribunale, mi pare. – È sempre stato un ragazzo debole. Non si è mai fatto valere. Deve aver trovato qualcuno più debole di lui che alla fine gli ha sparato. Non come voi. Tu e tua sorella siete persone forti. A proposito: Chiara non dovrebbe essere già tornata? Mi affacciai alla finestra. La piazza era zeppa di turisti in pantaloncini corti. Il sole regalava loro la faccia più colorata delle nostre montagne. Chiara si era fermata a parlare con uno di quei mimi da strada, truccato da statua di marmo. – Vieni subito – le dissi a bassa voce. Qualunque cosa stesse dicendo, smise immediatamente per correre verso il portone. Cinque minuti ed era in casa.

– Povero tesoro – fece nonna. – Ai miei tempi non ci facevano andare a scuola anche di sabato. L’aveva sempre difesa. Quasi non riuscivo a guardare Chiara. Non ricordavo nemmeno l’ultima volta che avevo provato tanto dolore. Aspettai che ebbe finito di sistemare le sue cose, per dare un’apparenza di normalità. – Vieni a tavola – le ordinai, mentre nonna spadellava in cucina. – Cosa voleva quel tizio? – Parlare di Pandora. Corsi alla finestra. L’uomo vestito da statua era sparito. – Chiara, esattamente cosa ti ha detto quel mimo? – Che anche lui sapeva tutto del mio potere. Che non mi devo fidare di Pandora, e dovrei unirmi a lui nel combatterla. Credeva che fosse mia sorella ad avere il potere. Ce n’erano altri che sapevano, dunque. Appuntino per i prossimi propositi di capodanno: studiare a fondo come si mantiene un segreto. L’ultima volta che ci ho provato, tra zoccolette che vanno in giro a piedi nudi e barboni pitturati di bianco, manca solo che lo venga a sapere il lattaio. – Cosa gli hai risposto? – Mi hai ordinato di salire prima che potessi dire qualunque cosa. – Non racconterai a nessuno di quel tizio. Mai. – Sì Alex, come vuoi tu. Non l’avevo mai sentita pronunciare quella frase. La vecchia Chiara avrebbe sbottato, urlando che nessuno poteva dirle cosa fare, tantomeno suo fratello. Questo prima che lo scagnozzo di Lucertolino le tatuasse quella singola goccia d’inchiostro sulla guancia. Prima che fosse contaminata col mio sangue. Come Ivan, ora ubbidiva a qualsiasi mio ordine.

Le avevo chiesto di continuare a comportarsi con gli altri come aveva sempre fatto, e funzionava. Ma se le avessi ordinato di buttarsi dal traghetto o di tagliarsi le vene, avrebbe ubbidito con la stessa solerzia. Avrei tanto voluto avere la forza di farglielo fare. Avevo perso per sempre l’unica persona che amavo davvero. Nonna portò in tavola la teglia di lasagne. – Dalle una mano con i piatti, per favore – chiesi, per pura abitudine. Chiara scattò verso la credenza, come un militare. Gli occhi avevano perso quella scintilla di rabbia che per tanto tempo non ero riuscito a capire. Il sorriso non aveva più una punta di tristezza. Le espressioni del viso erano meccaniche e vuote. Mi chiesi se fosse rimasta qualche traccia del suo io cosciente. Se si rendesse conto di quello che stava succedendo. Solo uno sguardo fisso al futuro può sperare di cambiare il colore del ato, scrisse il mio demone personale. Qualunque cosa fosse Pandora, ero io ad avere il controllo. Prima di pensare al futuro, c’erano un paio di maledetti bestioni che meritavano di fare la stessa fine del loro ex capo, in fondo al Lario. Mi avevano fatto perdere una sorella. Magari un certo veterinario sfruttatore di mia conoscenza poteva essermi d’aiuto: era da un bel po’ che Adamo mi aveva chiesto un tatuaggio. La vendetta è acqua di mare: non potrà mai placare la sete dell’anima. Mai stato meno d’accordo.

FINE

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Robert J. Sawyer, Le spalle dei giganti - Robotican. 8

Nancy Kress, Come nascono i bambini - Robotican. 9

John W. Campbell, jr, La cosa - Robotican. 10

Peter Watts, Le cose - Robotican. 11

Aliette de Bodard, Immersione - Robotican. 12

Barry N. Malzberg, Una galassia di nome Roma - Robotican. 13

Robert J. Sawyer, Carnifex Rex - Robotican. 14

Paul Di Filippo, La singolarità ha bisogno di donne! - Robotican. 15

Paul Di Filippo, Solomon Kane: Fenomeni osservabili - Robotican. 16

Nancy Kress, Evoluzione - Robotican. 17

Lester Del Rey, Helen O'Loy - Robotican. 18

Peter Watts, Drone di morte - Robotican. 19

Paul Di Filippo, Nuvole e fuoco freddo - Robotican. 20

Tom Godwin, Le fredde equazioni - Robotican. 21

Robert J. Sawyer, L'uomo di Pechino - Robotican. 22

Dario Tonani, Le polverose conchiglie del mattino - Robotica.itn. 1

Denise Bresci, Nessun dubbio - Robotica.itn. 2

Giovanni De Matteo, Sulle ali della notte - Robotica.itn. 4

Vittorio Catani, La voce - Robotica.itn. 5

Alessandro Forlani, Sonno verde - Robotica.itn. 6

Giovanni De Matteo, Il lungo ritorno di Grigorij Volkolak - Robotica.itn. 7

Antonino Fazio, Zona infestata - Robotica.itn. 8

Clelia Farris, La madonna delle rocce - Robotica.itn. 9

Dario Tonani, Schiuma rossa - Robotica.itn. 10

Valentino Peyrano, Il castello e il viandante - Tecnomanten. 1

Valentino Peyrano, Bema - Tecnomanten. 2

Valentino Peyrano, La strada verso nord - Tecnomanten. 3

Valentino Peyrano, Il resoconto di Karl - Tecnomanten. 4

Valentino Peyrano, Korman - Tecnomanten. 5

Valentino Peyrano, Il monaco apocrifo - Tecnomanten. 6

Valentino Peyrano, Di là dal mare, tra le isole - Tecnomanten. 7

Valentino Peyrano, Campo di maggio - Tecnomanten. 8

Valentino Peyrano, Goyon - Tecnomante 2n. 1

Valentino Peyrano, Rodos - Tecnomante 2n. 2

Fantasy

Carlo Vicenzi, La fortezza - Fantasy Tales I Cento Blasonin. 1

Carlo Vicenzi, Il prezzo del mercenario - Fantasy Tales I Cento Blasonin. 2

Carlo Vicenzi, Primo sangue - Fantasy Tales I Cento Blasonin. 3

Carlo Vicenzi, Perla imperfetta - Fantasy Tales I Cento Blasonin. 4

Luigi Brasili, Il tempio dei sette - Fantasy Tales I figli della notten. 1

Luigi Brasili, Stelle Cadenti - Fantasy Tales I figli della notten. 2

Andrea Franco, Il grande protettore - Fantasy Tales Il Canto delle Armin. 1

Andrea Franco, Il canto nero - Fantasy Tales Il Canto delle Armin. 2

Simonetta Fornasiero, Il figlio dell'unicorno - Fantasy Tales Il Necromanten. 1

Simonetta Fornasiero, L'abisso di Khantara - Fantasy Tales Il Necromanten. 2

Scilla Bonfiglioli, Specchi d'acqua - Fantasy Tales L'ultima soglian. 1

Scilla Bonfiglioli, I giardini delle fiamme - Fantasy Tales L'ultima soglian. 2

Scilla Bonfiglioli, La canzone dei lupi - Fantasy Tales L'ultima soglian. 3

Scilla Bonfiglioli, L'ultima soglia - Fantasy Tales L'ultima soglian. 4

Liudmila Gospodinoff, Nessuno è più ombra di me - Fantasy Tales La città delle ombren. 1

Liudmila Gospodinoff, Arrestate lo spettro - Fantasy Tales La città delle ombren. 2

Luca Di Gialleonardo, La daga di bronzo - Fantasy Tales La Fratellanza della Dagan. 1

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Silvia Robutti, Aaron il grande - Fantasy Tales Under Legendn. 1

Silvia Robutti, La vergine veggente - Fantasy Tales Under Legendn. 2

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Emanuele Manco, I Daimon di Pandora - Urban Fantasy Heroesn. 1

Daniele Picciuti, Virtual Flux - Urban Fantasy Heroesn. 2

Eleonora Rossetti, Pathfinder: appeso a un filo - Urban Fantasy Heroesn. 3

Oriana Ramunno, Gli Dei di Akihabara - Urban Fantasy Heroesn. 4

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Fabio Vaghi, Tattoo - Urban Fantasy Heroesn. 7

Giallo

Maurice Leblanc, L'arresto di Arsenio Lupin - Arsenio Lupinn. 1

Maurice Leblanc, Arsenio Lupin in prigione - Arsenio Lupinn. 2

Maurice Leblanc, L'evasione di Arsenio Lupin - Arsenio Lupinn. 3

Maurice Leblanc, Lupin e il viaggiatore misterioso - Arsenio Lupinn. 4

Maurice Leblanc, Arsenio Lupin e la collana della regina - Arsenio Lupinn. 5

Maurice Leblanc, Il sette di cuori - Arsenio Lupinn. 6

Maurice Leblanc, La cassaforte di madame Imbert - Arsenio Lupinn. 7

Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il tesoro di Sir Francis Drake Sherlockianan. 1

Samuele Nava, Sherlock Holmes e la sfida dell'astrologo - Sherlockianan. 2

Luca Sartori, Sherlock Holmes e l'ultimo preraffaellita - Sherlockianan. 3

Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del Carro di Tespi Sherlockianan. 4

Luca Martinelli, Sherlock Holmes e l'avventura della corsa Londra-Brighton Sherlockianan. 5

Enrico Solito, Sherlock Holmes e il mistero delle Dodici tavole Sherlockianan. 6

Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura dell'enigma da Krakatoa Sherlockianan. 7

Samuele Nava, Il trovatello di Baker Street - Sherlockianan. 8

Enrico Solito, Sherlock Holmes Christmas Carol - Sherlockianan. 9

Patrizia Trinchero, Il gioco è cominciato, Holmes! - Sherlockianan. 10

Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso del giocatore di scacchi Sherlockianan. 11

Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il caso dei fidanzatini sfortunati Sherlockianan. 12

Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura della tredicesima porta Sherlockianan. 13

Luca Sartori, Il cane e l'anatra - Sherlockianan. 14

Samuele Nava, Sherlock Holmes batte un colpo - Sherlockianan. 15

Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura della spia austriaca Sherlockianan. 16

Samuele Nava, La sindrome di Sherlock Holmes - Sherlockianan. 17

Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della Calcutta Cup - Sherlockianan. 18

Luca Martinelli, Sherlock Holmes e l'avventura dello scrigno nero Sherlockianan. 19

Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del demone cinese Sherlockianan. 20

Samuele Nava, Sherlock Holmes sull'isola dei cani - Sherlockianan. 21

Patrizia Trinchero, Punti di vista - Sherlockianan. 22

Enrico Solito, Sherlock Holmes e il mistero della slitta - Sherlockianan. 23

Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del Villaggio silente Sherlockianan. 24

Stefano Attiani, Sherlock Holmes e l'avventura del licantropo Sherlockianan. 25

Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del gemito del neonato Sherlockianan. 26

Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del teschio deforme Sherlockianan. 27

Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e il caso dell'unicorno nero Sherlockianan. 28

Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del fantasma senza testa Sherlockianan. 29

Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della deduzione errata Sherlockianan. 30

Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e le ragazze di Madame Jai Sherlockianan. 31

Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del Krisna di Kangra Sherlockianan. 32

Marco Paracchini , Sherlock Holmes e il licantropo di Huntingdon Sherlockianan. 33

Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso dell'omicidio in flagrante Sherlockianan. 34

Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura del vecchio soldato Sherlockianan. 35

Enrico Solito, Sherlock Holmes e la strana avventura di Dorando Pietri Sherlockianan. 36

Enrico Solito, Sherlock Holmes e la dodicesima notte - Sherlockianan. 37

Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura dell’ombra assassina Sherlockianan. 38

Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della Paradol Chamber Sherlockianan. 39

Luciano Bacchin, Sherlock Holmes: la sfida degli spettri - Sherlockianan. 40

Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura del saltatore Sherlockianan. 41

Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'uomo di Piltdown - Sherlockianan. 42

Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del minatore mattiniero Sherlockianan. 43

Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del chimico avvelenato Sherlockianan. 44

Roberto Vianello, Sherlock Holmes e il furto della Corona Imperiale Sherlockianan. 45

Enrico Solito, Sherlock Holmes e la scomparsa di Lady Freemont Sherlockianan. 46

Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso di follia contagiosa - Sherlockianan. 47

Horror

Kealan Patrick Burke, Sepolto vivo - Halloween Nightsn. 1

Ronald Malfi, La casa in Cottage Lane - Halloween Nightsn. 2

Lisa Morton, La leggenda di Halloween Jack - Halloween Nightsn. 3

Simon Clark, Gerassimos Flamotas: un giorno di ordinaria follia + Alta tensione

- Halloween Nightsn. 4

Brian James Freeman, Il mostro della notte - Halloween Nightsn. 5

Richard Chizmar, La notte del diavolo - Halloween Nightsn. 6

Norman Prentiss, La casa silenziosa - Halloween Nightsn. 7

Stewart O'Nan, I mostri - Halloween Nightsn. 8

Steve Rasnic Tem, Dolcetto o Scherzetto ad Halloween Street - Halloween Nightsn. 9

Lisa Mannetti, 1925: Un Halloween a Fall River - Halloween Nightsn. 10

Trent Zelazny, Fame d'aria - Halloween Nightsn. 11

Elizabeth Voss, Peter Tackaberry, La signora che vive sulla scogliera Halloween Nightsn. 12

Romance

Mariangela Camocardi, Un angelo per me - ioni Romantichen. 1

Paola Picasso, Questione di pelle - ioni Romantichen. 2

Roberta Ciuffi, L'amore fa così - ioni Romantichen. 3

Ledra, L'abete perfetto - ioni Romantichen. 4

Angela Fassio, Brivido rosa - ioni Romantichen. 5

Roberta Ciuffi, Rob-S l'imperfetto - ioni Romantichen. 6

Paola Renelli, Un amore da prima pagina - ioni Romantichen. 7

Roberta Ciuffi, Grosso guaio al Peruviana - ioni Romantichen. 8

Mariangela Camocardi, Se perdo te - ioni Romantichen. 9

Serena Crescenzi, Il collezionista di ricordi - ioni Romantichen. 10

Macrina Mirti, Il canto del cuore - ioni Romantichen. 11

Emanuela Locori, Un tramonto a Thera - ioni Romantichen. 12

Carla Arduini, Non c'è dono più grande - ioni Romantichen. 13

Isabella Fracon, Non dimenticarmi - ioni Romantichen. 14

Laura Gay, Incantevole angelo - ioni Romantichen. 15

Patrizia Ines Roggero, Asso di cuori - ioni Romantichen. 16

Paola Picasso, La scelta - ioni Romantichen. 17

Macrina Mirti, Le ragioni del cuore - ioni Romantichen. 18

Giulia Dal Mas, La sposa nella torre - ioni Romantichen. 19

Isabella Fracon, Non lasciarmi - ioni Romantichen. 20

Stefania Fiorini, Sveva - ioni Romantichen. 21

Scrittura creativa

Stefano Di Marino, L'eroe prima di tutto - Scuola di scrittura Scrivere actionn. 1

Stefano Di Marino, L'intreccio - Scuola di scrittura Scrivere actionn. 2

Stefano Di Marino, Ambientazioni e materiali - Scuola di scrittura Scrivere actionn. 3

Laila Cresta, La grammatica fondamentale - Scuola di scrittura Scrivere benen. 1

Franco Forte, Come si scrive un film - Scuola di scrittura Scrivere cineman. 1

Andrea Franco, I segreti del Fantasy - Scuola di scrittura Scrivere Fantasyn. 1

Andrea Franco, I personaggi del Fantasy - Scuola di scrittura Scrivere

Fantasyn. 2

Andrea Franco, I luoghi del fantasy - Scuola di scrittura Scrivere Fantasyn. 3

Andrea Franco, Dialoghi e descrizioni - Scuola di scrittura Scrivere Fantasyn. 4

Andrea Franco, La tecnica del fantasy - Scuola di scrittura Scrivere Fantasyn. 5

Andrea Franco, Lavorare sul testo - Scuola di scrittura Scrivere Fantasyn. 6

Marco P. Massai, Scrivere narrativa 1 - Show, don't tell - Scuola di scrittura Scrivere narrativan. 1

Marco P. Massai, Scrivere narrativa 2 - Il punto di vista - Scuola di scrittura Scrivere narrativan. 2

Marco P. Massai, Scrivere narrativa 3 - I dialoghi - Scuola di scrittura Scrivere narrativan. 3

Marco P. Massai, Scrivere narrativa 4 - I personaggi - Scuola di scrittura Scrivere narrativan. 4

Marco P. Massai, Scrivere narrativa 5 - Presentarsi agli editori - Scuola di

scrittura Scrivere narrativan. 5

Spionaggio

Stefano Di Marino, Peccati mortali - Dream Forcen. 1

Stefano Di Marino, Affari proibiti - Dream Forcen. 2

Stefano Di Marino, L'isola delle mantidi - Dream Forcen. 3

Stefano Di Marino, Femmine carnivore - Dream Forcen. 4

sco Perizzolo, Hamburg Connection - Dream Forcen. 5

Romano De Marco, Chris Lupo: sesso e fuoco - Dream Forcen. 6

Stefano Di Marino, La preda - Dream Forcen. 7

Stefano Di Marino, Mercanti di schiave - Dream Forcen. 8

Stefano Di Marino, 100 femmine sul ghiaccio - Dream Forcen. 9

sco Perizzolo, Il morso del Kobra - Dream Forcen. 10

Stefano Di Marino, La contessa nuda - Dream Forcen. 11

sco Perizzolo, La vendetta del Kobra - Dream Forcen. 12

Romano De Marco, Missione Granny - Dream Forcen. 13

Stefano Di Marino, Profondo blu - Dream Forcen. 14

Stefano Di Marino, La sirena insanguinata - Dream Forcen. 15

Alessio Gallerani, Azzardo nucleare - Dream Forcen. 16

Andrea Valeri, La stretta del granchio - Dream Forcen. 17

Giampiero Guerra, Chi è senza peccato - Dream Forcen. 18

Sadie Löve, Una bambola per Amanda - Dream Forcen. 19

sco Perizzolo, Guerra fredda, sangue caldo - Dream Forcen. 20

Sadie Löve, Perversione di tendenza - Dream Forcen. 21

sco Perizzolo, La dama del dolore - Dream Forcen. 22

Marco Donna, Tango extasy - Dream Forcen. 23

Andrea Valeri, Fiore di ghiaccio - Dream Forcen. 24

Alessio Gallerani, Artiste della morte - Dream Forcen. 25

Romano De Marco, Kiss kiss gang bang - Dream Forcen. 26

Alessio Gallerani, Gibilterra di sangue - Dream Forcen. 27

Andrea Valeri, Magma infernale - Dream Forcen. 28

Stefano Di Marino, Idoli di smeraldo - Dream Forcen. 29

Marco Donna, Operazione Petit-beurre - Dream Forcen. 30

Sadie Löve, Strettamente personale - Dream Forcen. 31

Alessio Gallerani, Death moon - Dream Forcen. 32

Andrea Valeri, Una Tomba per Krissa - Dream Forcen. 33

Stefano Gerosa, Velluto rosso - Dream Forcen. 34

Marco Donna, Oriente estremo - Dream Forcen. 35

Stefano Di Marino, La moglie infedele - Dream Forcen. 36

Alessio Gallerani, Servizio vincente - Dream Forcen. 37

Andrea Valeri, Il bacio della medusa - Dream Forcen. 38

Steampunk

Roberto Guarnieri, Il Circolo dell'Arca - Il circolo dell'Arcan. 1

Roberto Guarnieri, La macchina delle vite perdute - Il circolo dell'Arcan. 2

Roberto Guarnieri, I misteri di Samotracia - Il circolo dell'Arcan. 3

Roberto Guarnieri, Fumo di Londra - Il circolo dell'Arcan. 4

Roberto Guarnieri, Il mistero della Divina Commedia - Il circolo dell'Arcan. 5

Alain Voudì, Arrivo a Trainville - Trainvillen. 1

Alain Voudì, Alla scoperta di Mister Pennyworth - Trainvillen. 2

Alain Voudì, Trainville: Andata e ritorno - Trainvillen. 3

Alain Voudì, Fuga da Trainville parte I - Trainvillen. 4

Alain Voudì, Fuga da Trainville parte II - Trainvillen. 5

Storico

Salvo Figura, La terra, il cielo e il costato - History Crimen. 1

Marco P. Massai, La maschera di Pietrasanta - History Crimen. 2

Manuela Costantini, Il ritorno del se - History Crimen. 3

Claudio Costa, Morgengab - History Crimen. 4

Marco Frosali, Chirone - History Crimen. 5

Maria Michela Lieto, Il peccato della sirena - History Crimen. 6

Samuele Nava, Caccia all'untore - History Crimen. 7

Luca Di Gialleonardo, Il calice della vendetta - History Crimen. 8

Marzia Musneci, Idi di agosto - History Crimen. 9

Franco Forte, Amore e sangue - History Crimen. 10

Patrizia Debicke, La Congiura Philippe le Bon - History Crimen. 11

Antonio Tenisci, La Madama - History Crimen. 12

Claudio Costa, Mahrskalk - History Crimen. 13

Antonino Fazio, Terrore a Whitechapel - History Crimen. 14

Elena Vesnaver, Lo sbaglio di Winckelmann - History Crimen. 15

Tecnologia

Carlo Mazzucchelli, Tablet: trasformazioni cognitive e socio-culturali TechnoVisionsn. 1

Carlo Mazzucchelli, Internet e nuove tecnologie: non tutto è quello che sembra TechnoVisionsn. 2

Antonio Fiorella, Approdo della ricerca scientifica nella metafisica TechnoVisionsn. 3

Carlo Mazzucchelli, Tablet a scuola: come cambia la didattica TechnoVisionsn. 4

Carlo Mazzucchelli, La solitudine del social networker - TechnoVisionsn. 5

Luigi Pachì, Enterprise Mobility: l’interazione al centro - TechnoVisionsn. 6

Antonio Fiorella, DD - Il Drone di Dio - TechnoVisionsn. 7

Antonio Fiorella, MX - La matrice maledetta - TechnoVisionsn. 8

Carlo Mazzucchelli, Nei labirinti della tecnologia - TechnoVisionsn. 9(in preparazione)

Thriller

Franco Forte, Fuga d'azzardo - Delos Crimen. 1

Sergio Donato, Scorreva rabbia - Delos Crimen. 2

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Carlo Parri, Si chiamava Nina - Delos Crimen. 4

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Mauro Marcialis, Tutte le donne di Sid - Delos Crimen. 10

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Andrea Franco, Lo sguardo del diavolo: Jeffrey Dahmer - Serial Killern. 1

Fabio Oceano, La quarta vittima - Serial Killern. 2

Umberto Maggesi, Io, il mostro - Serial Killern. 3

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Diego Matteucci, Il bianco e il nero - The Tube Exposedn. 14

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Andrea Montalbò, Paranoia Park - Il branco - The Tube Exposedn. 16

Massimiliano Giri, Madre di sangue - The Tube Exposedn. 17

Alan D. Altieri, Cold Zero - Parte prima - The Tube Nomadsn. 1

Alan D. Altieri, Cold Zero - Parte Seconda - The Tube Nomadsn. 2

Danilo Arona, Ghost in the machine - The Tube Nomadsn. 3

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