a cura di Sandro Pergameno
Robert Reed
La notte del tempo
Racconto
Traduzione di Carlo Vicenzi
Prima edizione marzo 2015 ISBN 9788867757176 © 2015 Robert Reed Titolo originale: Night of Time Traduzione: Carlo Vicenzi Edizione ebook © 2015 Delos Digital srl Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano Versione: 1.0 Font Exo Sans by Natanael Gama, SIL Open Font Licence 1.1
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Indice
Il libro
L'autore
La notte del tempo
Capitolo 1
Capitolo 2
Delos Digital e il DRM
In questa collana
Tutti gli ebook Bus Stop
Il libro
Ritorna la Grande Nave nel suo eterno viaggio per la Via Lattea
La Notte del Tempo è apparso per la prima volta nel 2003 sull’antologia The Silver Gryphon della Golden Gryphon Press (piccola casa editrice che ha pubblicato molte splendide raccolte dedicate ai migliori autori della fantascienza attuale). Ancora una volta Reed ci racconta una vicenda oscura a bordo dell’immenso vascello cosmico in viaggio per la Galassia, e ci parla di un uomo misterioso che utilizza macchinari antichissimi e portentosi per recuperare i ricordi perduti dei suoi clienti. E stavolta sarà assunto da un'entità aliena con un immenso patrimonio di memoria storica, ma che ha dimenticato un dettaglio piccolo ma assai significativo.
L'autore
Nato il 9 ottobre del 1956 a Omaha, nel Nebraska, Robert David Reed ha vinto il premio Hugo nel 2007 con il magnifico romanzo breve A Billion Eves (Un miliardo di donne come Eva, Delos Books) ed è considerato in patria come uno dei massimi scrittori di fantascienza viventi. Eclettico e multiforme, Reed ha al suo attivo più di una dozzina di romanzi (tutti inediti in Italia) e circa duecento racconti e romanzi, tra cui vanno ricordati, oltre al già citato A Billion Eves, anche La verità (The Truth), apparso anch’esso su Odissea Delos, e Celacanti (Coelacanths). Una particolare importanza riveste, all’interno del suo opus letterario, il ciclo dedicato alla Grande Nave, un’immensa astronave che viaggia da millenni attraverso la Galassia, popolata da innumerevoli culture e civiltà umane e aliene. All’interno di questo ciclo si collocano Falsa Identità (Camouflage, 2005), considerato dai critici uno dei momenti più significativi dell’intera serie (che abbiamo già pubblicato in questa collana), e questo La Notte del Tempo (Night of Time, 2003).
Dello stesso autore
Robert Reed, Un miliardo di donne come Eva Mosaix ISBN: 9788865300268 Robert Reed, La verità Mosaix ISBN: 9788865301180 Robert Reed, Il salvatore Biblioteca di un sole lontano ISBN: 9788867753857 Robert Reed, Falsa identità Biblioteca di un sole lontano ISBN: 9788867755417
1
Ash beveva un tè amaro mentre sedeva all'ombra, fuori dal suo negozio, comodo su una piccola sedia che aveva scolpito lui stesso dal tronco di un grosso, immortale pino setoloso. Il vento era instancabile, denso, secco e piacevolmente caldo. Il sole era un'illusione convincente, una stella di classe K bloccata in un mattino perenne nello stretto cielo fasullo e rosa, un'astuta nuvola di polvere che fingeva d'essere stata soffiata via da un qualche inferno lontano. Ai suoi piedi un canyon dalla profondità fenomenale, strade di vetro ancorate alle pareti di granito, con centinaia di sottili ponti di cristallo che si allungavano da un lato all'altro, facendo brillare e luccicare l'aria. Mercati e negozi più frequentati sorgevano accanto alle vie principali, sparpagliati nel mezzo stavano i palazzi alveare, le sale di accoppiamento, elaborate strutture frattali e i boschetti verticali di alberi rampicanti che sollevavano l'acqua dal distante fiume: le basi per la vita della specie locale, i 31-3. Per Ash, gli affari andavano a rilento da anni. Ma lui era un uomo paziente e pragmatico, dato che quando si possedeva un’abilità particolare e una ben meritata reputazione, era solo una questione di tempo prima che i disperati e gli abbienti venissero a cercarti. – Questo è l'anno giusto – disse con un tono pratico e speranzoso. – E forse questo sarà il giorno giusto. La coincidenza era minima: era sua abitudine dire quelle parole e poi piegarsi sulla sedia guardando alla sua destra, lungo la sola strada che portava al suo negozio. Se ci fosse stato qualcuno in arrivo, Ash l'avrebbe visto. E accadde: due figure salivano lungo il grande nastro di vetro, l'una conducendo l'altra, entrambe in lotta contro il pendio e il vento caldo senza fine. La guida era di forma larga e semplice: un corpo cilindrico, nero e liscio sostenuto da sei arti snodati. Ash ne riconobbe la specie all'istante, mentre decise che l'altra entità era un Umano-una creatura sua simile, familiare anche a quella distanza. Non sarebbero stati suoi clienti, ovviamente. Doveva trattarsi di turisti che forse
non si conoscevano nemmeno, due esseri che per caso stavano camminando nella stessa direzione. Ma come sempre, Ash si lasciò andare a una seducente premonizione. Finì il suo tè e si mise in ascolto. Dopo poco, nonostante il pesante vento, udì la rapida e densa voce dell'alieno, un'infinita successione di parole, vecchie storie e alti concetti astratti nati da uno dei grandi intelletti naturali della galassia. Quando l'oratore si avvicinò, Ash gridò: – Ecco la Saggezza che a! Un Vozzen non poteva resistere a un tale complimento. Quando la strada tornò a essere piatta, le zampe articolate voltarono il lungo corpo, permettendo a ogni occhio di focalizzarsi sull'alto umano color ruggine, che sedeva in un vecchio albero contorto. Il Vozzen continuò a camminare di lato ma con faticosa lentezza. Il suo unico indumento era un cilindro di tela, nero come il suo carapace e con la stessa trama scivolosa. – La Saggezza non è qui di aggio. – gridò una voce sottile e stridente, poi il traduttore dell'alieno si calibrò ammorbidendo il suono. – Se sei un uomo di nome Ash – disse il Vozzen – questa Saggezza intende trattenersi. – Io sono Ash – rispose, gettandosi all'istante sulle ginocchia. Il terreno sotto l'albero era roccioso, ma agire come un supplicante era convincente per i membri di quella specie. – Posso io servire questa Saggezza anche in un piccolo modo, signore? – Ash – ripeté la creatura. – Il tuo nome è Inglese Antico, dico bene? Fu una vera sorpresa. Con una mezza risata, Ash disse: – Onestamente, non ne sono del tutto certo.. – Inglese – disse ancora. Il traduttore era estremamente preciso nel creare una voce tanto umana da essere snervante – maschile, matura e amabilmente arrogante. – C'era un piccolo stato-nazione e un'isola, ricordo dai miei studi, l'Inghilterra e le sue tribù confederate avevano acquisito un impero considerevole, che per breve tempo ha coperto il volto del tuo pianeta natale. – Affascinante – osservò Ash, guardando indietro lungo la strada. La seconda figura stava scalando l'ultimo tratto, tirando un’enorme cassa-galleggiante e, nonostante il suo iniziale verdetto, Ash si rese conto che non si trattava affatto di
un umano. – Ma tu non sei nato sulla Terra – continuò il Vozzen. – Nella tua carne e nella tua sottile figura posso vedere dei vecchi impianti.. – Marte – Ash ammise. – Sono nato su.. – Marte – ripeté la voce. Quella semplice parola scatenò una cascata di ricordi, storie e aneddoti. Da quell'inondazione, il Vozzen selezionò la sua offerta. – Il vecchio Marte fu teatro dei più affascinanti esperimenti politici, dalle prime colonie terraformanti alla Notte della Polvere.. – Ricordo – lo interruppe Ash, cercando di riprendere il controllo della conversazione. – Lei è uno storico, signore? Come molti della sua stirpe? – Sono un esperto del ato, sì. – Quindi, forse, non dovrei essere troppo impressionato. Sembra che lei mi stesse cercando e, per quel che ne so, ha effettuato una meticolosa ricerca della piccola storia avvolta attorno alla mia vita. – Sarebbe scortese non studiare la tua esistenza – disse il Vozzen. – Sicuro. – con un altro profondo inchino, Ash chiese: – Cosa può fare questo vecchio marziano per un saggio Vozzen? L'alieno si fece silenzioso. Per un momento, Ash studiò la seconda creatura. Lo scheletro e la muscolatura erano simili quelli dell'uomo e sulla testa aveva una calotta di fitti capelli marroni. C'era una sola bocca e due occhi ma nessun naso era visibile e la bocca era piena di grossi denti rosa. Certo era che molti umani avevano sviluppato un bizzarro codice genetico, inoltre c'erano anche parassiti indesiderati sullo scafo della Nave, uomini e donne che testavano ogni nuova e intrigante mutazione. Ma quella creatura non era umana, Ash lo sentiva. Usando il suo nexus privato chiese alsuo negozio una serie di razze candidate possibili. – Ash – aveva detto il Vozzen. – Sì, ho eseguito un esauriente studio sulla tua considerevole vita.
Ash abbassò il capo, spingendo le ginocchia nel terreno roccioso. – Sono onorato, signore. La ringrazio. – Mi pare d'intendere che tu possiedi macchinari piuttosto esotici. – Alquanto curiosi, sì signore. – Anche le tue doti: tu possiedi doti ben più rare delle tue macchine. – Capacità uniche – replicò Ash con una fiducia che non richiedeva sforzo. Sollevò gli occhi, sorrise e, cercando il vantaggio su quella discussione, si alzò in piedi. Scosse la ghiaia dalle sue ginocchia insanguinate, rivolgendosi al suo potenziale cliente – Aiuto coloro che è in mio potere aiutare. – Li aiuti dietro compenso – sottolineò l'alieno, con chiaro sdegno nella voce. Ash si avvicinò al Vozzen, specificando: – Il mio compenso è un costo adeguato. Un costo determinato da un mercato privo di morale. – Sono un povero storico – si lamentò il Vozzen. Ash fissò i lucidi occhi neri poi, con una voce venata di lieve minaccia, disse – Deve essere terribile, credo. Essere uno storico, essere un Vozzen e sentire le proprie memorie scivolare via lente e inesorabili… La Nave era un enorme relitto, un'astronave delle dimensioni di un mondo, scoperta e riparata dagli Umani, poi spedita dai suoi nuovi proprietari attraverso le regioni più densamente colonizzate della galassia. Era stata una fortuna per Ash essere uno dei primi eggeri e, per molti secoli, era rimasto un semplice turista. Ma aveva inconsuete abilità rimastegli dalla sua vita precedente e, quando diversi alieni salirono a bordo della Nave, si fece degli amici muniti di idee fresche e nuove tecnologie. Il suo negozio era il risultato naturale di ciò che aveva appreso. – Signore – disse al Vozzen. – Gradirebbe vedere cosa può comprare con i suoi soldi? – Certamente. – E il suo compagno? – Il mio assistente rimarrà fuori, ti ringrazio.
L'umanoide parve aspettarsi quella risposta. Andò sotto il pino setoloso, legò la cassa a un ramo sbiancato e, con espressione indecifrabile, si mise sul bordo del canyon, fissando le profondità luccicanti, forse alla ricerca dell'invisibile fiume, o forse immergendosi nei propri pensieri. – Con quale nome devo rivolgermi a lei? – Maestro è adeguato. Ogni Vozzen era chiamato Maestro, in una declinazione o nell'altra. Con un cenno Ash si avviò verso l'entrata del negozio. – E il suo aiutante? – Ombra. – Qual è il suo nome? – Ombra è una traduzione adeguata. – Diversi arti snodati uscirono da sotto il lungo corpo, complesse mani solleticarono gli stipiti della porta, un piccolo sensore uscì da una tasca puntando verso l'oscurità all'interno. – Non sei curioso, Ash? – Riguardo a cosa, Maestro? – L'identità del mio compagno. È un piccolo mistero per te, credo. – Sì, lo è. – Hai mai sentito parlare degli Aabacks? – Non ne avevo mai visto uno. – Poi, dopo un attimo di silenzio disse: – Sono una specie rara, con un'intelligenza limitata e una feroce lealtà, da quel che ne so. – Sono sempliciotti – replicò il Maestro. – Ma nonostante i loro limiti, o forse proprio a causa di essi, sono servitori fantastici. Il tunnel divenne più oscuro, le pareti si allontanarono. Con un comando silenzioso Ash risvegliò le luci. In un istante venne rivelata una grande stanza, il pavimento piastrellato e il soffitto si inarcava sopra di loro dal lato del pino, mentre i lontani muri erano ricoperti da banchi e banchi di macchinari accesi ma
al limite dell'attività, risparmiati per quei rari momenti per cui erano necessari. – È curioso, Maestro? – Intensamente e riguardo a molte cose – disse il Vozzen. – Riguardo quale argomento stai chiedendo? – Al funzionamento di questa magia – rispose Ash, ammiccando con un antico orgoglio. – Nemmeno i capitani della Nave possono manovrare questa tecnologia. All'interno dei confini della nostra galassia, dubito che vi siano più di tre strutture così ben equipaggiate. – Per il recupero delle memorie – aggiunse il Maestro. – Conosco le teorie qui in gioco. Tu manipoli gli elettroni all'interno della mente del cliente, aumentandone così i vari effetti. E manipoli la natura quantica dell'universo, attraverso un trilione di realtà alternative simili, quindi combini questi due astuti trucchi per incrementare la capacità di reminiscenza dell'individuo. Ash annuì, avvicinandosi al pannello di controllo principale. – Disapprovo questa particolare teoria – professò il suo cliente. – Non mi sorprende. – Quell'immagine multi-mondo dell'universo è oscena. Per me è incredibilmente grottesca e non l'ho mai approvata. – Molti la pensano così – concesse Ash. Il Maestro proruppe in un'ondata di rabbia genuina. – Questo concetto in cui ogni elettrone esiste in un numero incalcolabile di realtà, nuotando in un oceano di potenziale, con ogni possibile esito raggiunto in quella che può essere visto come un'infinità di esiti.. – Apparteniamo a questo ramo della realtà – Ash lo interruppe. – Un rametto nel grande albero che si erge fra le fronde della foresta del multi verso.. – Non è così – ringhiò il Maestro. I controlli si destarono. Ogni bottone luminoso e schermo stratificato avevano
uno scopo teatrale. Ash avrebbe potuto utilizzare i macchinari attraverso il nexus sepolto nel suo corpo, ma i clienti di solito apprezzavano il visibile e tradizionale spettacolo di luci strutturate e importanti suoni. – Non siamo una realtà solitaria fra infinite possibilità. – alla maniera dei Vozzen, le gambe posteriori si schiaffeggiarono a vicenda per il disgusto. – Sono uno storico e uno studioso di fama ben nota. La mia lunga, lunghissima vita è stata spesa nell'acquisizione del ato e nella sua interpretazione. Rifiuto di credere che ciò che ho studiato – questa grande parata di tempo e storia – non sia nulla più che un oscuro ramoscello tremante al termine di un incommensurabile cespuglio. – Sono tentato dall'essere d'accordo con lei – replicò Ash. – Tentato? – Ci sono momenti in cui credo… – Ash fece una pausa, come se stesse scegliendo le proprie parole. – Io vedo tutti noi come l'unica vera realtà. L'universo è esattamente ciò che sembra essere e ciò che dovrebbe essere, Magari quello che faccio qui non è nient'altro che un trucco, questione di interagire con altre realtà fantasma. Sussurri matematici a potenziali abortiti. In altre parole, siamo il tronco di un grande e antico albero, e i rami onirici non hanno altro scopo se non quello di nutrire la nostra anima magnifica…! – L'alieno riservò ad Ash un nuovo rispetto, mostrato nel silenzio, e, aprendo le mani, presentò le dita sottili come tela di ragno a quello che era, almeno per il momento, un suo pari. – È ciò che credi, ora? – chiese il Maestro. – Per adesso. – Ash rise in silenzio. Due Nexus mostrarono la stessa informazione: lo storico aveva capitale a sufficienza per ingaggiare lui e le sue macchine. – E continuerò a crederlo per tutto il giorno, se necessario. Poi si voltò, inchinandosi appena. – Cosa vuole ricordare esattamente, Maestro? Gli occhi dell'alieno persero lucentezza. – Non ne sono del tutto sicuro – confessò la voce con semplice orrore. – Ho dimenticato qualcosa di importante… qualcosa di essenziale, temo… ma non posso rievocare nemmeno cosa potesse essere…
Erano ate ore, ma il sole proiettato non si era mosso. Il vento non era cambiato e il calore appariva peggiore, e quando Ash uscì dalla fresca profondità del suo negozio, il suo corpo scordò per un istante di sudare. Aveva lasciato il suo cliente da solo, all'interno di un lettore cilindrico con mille tipi di sensori fissati al suo carapace e galleggianti all'interno dell'antico corpo e della mente. Ash sorvegliò il Vozzen con cura. I suoi nexus gli mostrarono le telemetrie e un occhio mentale gli permetteva di assistere alla scena. Se necessario poteva fornire parole incoraggianti o d'avvertimento. Ma per il momento il cliente stava obbedendo alle restrittive istruzioni, rimanendo il più immobile possibile mentre le macchine tracciavano una mappa del suo cervello – una matrice di proteine superconduttive lunghe come tutto il corpo, con bagni di luce e quantici artesiani. L'unica piccola infrazione dell'alieno era la sua voce, tenuta più bassa possibile ma sempre occupata in una lezione riguardo un'epoca arcana e quasi dimenticata. La fase di mappatura era essenziale e piuttosto noiosa. Da un piccolo pertugio nel muro di granito Ash prese una tazza di delizioso tè amaro appena infuso. – Una bella vista – dichiarò una voce. – Mi piace. – Ash sorseggiò la bevanda. Di regola, gli Aabacks apprezzavano i doni di liquidi, ma Ash non gli fece nessuna offerta, eggiando sotto il pino setoloso, lontano dal vento e dal sole. – Conosci qualcosa dei 31-3? – Ne so molto poco – confessò Ombra. Parlava con la propria voce, la sua laringe era in grado di produrre chiare, seppur lente, parole umane. – La loro casa è bloccata in rotazione sincronica e piuttosto distante dal loro sole – spiegò Ash. – La loro atmosfera è ricca di biossido di carbonio, che i miei polmoni Marziani preferiscono. – si batté il torace. – Vapore acqueo e biossido di carbonio riscaldano l'emisfero diurno, e il vento porta l'eccesso di calore e umidità verso il lato notturno e i suoi ghiacciai, che crescono fino al limite dell'alba e si sciolgono, completando il ciclo. – Con un cenno d'apprezzamento continuò: – Gli ingegneri della Nave hanno fatto un lavoro magnifico nel replicare l'ambiente dei 31-3. Gli occhi di Ombra erano grandi e brillanti, color grigio-azzurro. I denti rosa erano spessi e piatti, adatti a una dieta a base di vegetali crudi. I potenti muscoli
della mascella si gonfiarono come palloni quando chiuse la bocca. Una semplice tonaca e una cintura di corda erano il suo solo abbigliamento. Aveva quattro dita e un pollice su entrambe le mani, ma nessuna unghia visibile. Ash guardò le mani e i piedi nudi, quasi umani. Analizzando la polvere ebbe la sensazione che Ombra non si fosse mosso da quando erano arrivati. Se ne stava al sole e al vento, come un servitore obbediente che fosse pronto a rimanere su quel fazzoletto di terra per un intero giorno, o altri venti. – I 31–3 non credono nel tempo – continuò Ash. Un'espressione eloquente ò sul suo viso. Curiosità? Sdegno? Poi, con una rapida occhiata verso Ash, chiese: – È a causa dell'assenza di giorno e notte? – In parte. Ma solo in parte. Ombra si piegò un po' in avanti. Sulla brillante strada sottostante, un branco di 31-3 stava ballando. Voci come camle di rame si alzarono nel vento e Ash riconobbe i propri vicini. Lanciò loro una piccola pietra, per essere educato. Poi con voce ferma spiegò – Questo giorno eterno è uno dei fattori, certo. In più sono sempre stati una specie longeva. Sul loro mondo, con il suo clima costante e con una genetica molto resistente, ogni specie ha una costituzione pressoché immortale. Mentre gli Umani, i Vozzen e gli Aabacks hanno dovuto usare la bioingegneria per sconfiggere l'invecchiamento, i 31-3 si sono evoluti in un mondo in cui qualunque cosa può vivere più o meno per sempre. Ed ecco perché il tempo non è mai stato un concetto importante per loro e perché le loro scienze fisiche sono così strane e affascinanti: hanno formulato una teoria dell'universo quasi, quasi del tutto priva di tempo. L'alieno ascoltò con attenzione. Poi ammise sommessamente: – Il Maestro mi ha spiegato qualcuna di queste cose, credo. – Sei un bravo e leale ascoltatore – disse Ash. – Spero di esserlo. – Che altro fai per il Maestro? – Lo aiuto con tutto ciò che è parte della routine – spiegò Ombra. – In ogni cosa gli presto assistenza in modo che abbia la mente libera per grandi progetti.
– Ma per la maggior parte, lo ascolti. – Sì. – I Vozzen spiegano tutto in maniera compulsiva. – Gli Aabacks sono ascoltatori naturali – replicò Ombra con una punta d'orgoglio. – Tu ricordi quello che ti dice? – Molto poco. – Per un istante il suo viso sembrò umano, un sorriso imbarazzato e un timido battere degli occhi grigio-azzurri precedette l'ammissione: – Io non possiedo la mente di un Vozzen e il Maestro è un eccezionale rappresentante della sua specie. – Hai ragione – disse Ash. – Su entrambe le cose. L'alieno strisciò i piedi e poi tornò a guardare in basso verso i 31-3. – Vieni con me. – Lui mi vuole qui – ribattè Ombra. Nella sua voce non c'era traccia di sfida o cocciutaggine. Aveva intenzione di obbedire all'ultimo ordine ricevuto e con la massima gentilezza avvertì che non poteva essere persuaso. Con aria severa Ash chiese: – Cosa vuole il Maestro da questa giornata? La domanda lo portò a un silenzio contemplativo. – Più di ogni altra cosa – continuò Ash – vuole recuperare ciò che è prezioso per lui, cioè.. – La sua memoria. Ash ripeté: – Vieni con me. – A che scopo? – Lui parla con te. E sì, probabilmente hai dimenticato quello che lui non riesce a ricordare. – Ash terminò il suo tè con una lunga sorsata. – Ma probabilmente e
sicuramente sono due cose diverse. Quindi, se davvero desideri aiutare il tuo amico, vieni con me. Adesso. – Io non merito la solitudine – s’intromise il Vozzen. – Se intendi abbandonarmi, avvisami. Sei obbligato a farlo. – Lo farò. Poi: – Lo senti? – Io… Cosa? – Qualunque cosa, senti qualcosa di inusuale? L'alieno era legato da una varietà di sensori, più dispositivi infinitamente più intrusivi. In quella e in un altro trilione di realtà il Maestro stava nella stessa posizione, gambe bloccate e braccia ripiegate contro il ventre, la sua voce appena stupita nel dire: – Pare che io stia ricordando il mio nido natale. – È strano? – È improbabile – ammise il Vozzen. – Di solito non.. – E ora? – La mia prima compagna – iniziò. – Nel nido, su un giardino di funghi.. – E invece ora? Fece una pausa e poi ammise: – La vostra nave. Sto vedendo la Grande Nave dallo spazio, il nostro taxi che effettua le ultime manovre di attracco. – Ammise, con una calda risata: – – È il sogno di ogni storico poter utilizzare un mezzo così.. – E adesso? – Ash sbottò. Silenzio. – Dove sei? – Dentro una sala conferenze – rispose il Maestro.
– Quando? – Undici mesi nel ato. Sto tenendo una lezione pubblica. – Si zittì. Poi riprese: – Mi guadagno una paga modesta parlando a gruppi interessati. – Cosa ricordi del giorno della lezione? – Tutto – Iniziò a dire il Maestro, ma la sua voce vacillò e disse: – Una donna? – Quale donna? – Una donna. Umana. – Puoi parlarmi di lei? – Ash insistette. – Stava partecipando…seduta alla mia destra…? No, a sinistra. Che strano, di solito so bene dov'era ogni faccia.. – Qual'era l'argomento? – Argomento? – Della lezione. L'argomento. – La storia generale della Grande Ruota di Fumo.. – La Via Lattea – lo interruppe Ash. – Il vostro nome per la galassia di tutti, sì. – L'alieno si portò al viso una mano simile a una ragnatela. – Stavo condividendo un’analisi superficiale della nostra storia condivisa, nominando le specie più importanti degli ultimi tre miliardi di anni. – La mano si chiuse sul nulla e si ritrasse. – Per molte ragioni, ci sono state solo poche specie davvero importanti. Alcune hanno posseduto un'abbondanza modesta, mentre altre sono state ragionevolmente ricche. Stavo giungendo al punto…il momento focale del ragionamento…secondo il quale, da quando i mondi ricchi di metalli hanno iniziato a creare razze intelligenti, nessuna singola specie o raggruppamento senziente è stato in grado di dominare altro che una singola nuvoletta del Fumo. – E perché mai?
Quella semplice domanda rilasciò un'ondata di pensieri, ricordi e idee astratte, riempiendo gli schermi di lampi colorati e forme altamente complesse e organizzate. – Vi sono molte ragioni – avvertì il Maestro. – Nominane tre. – Perché? Desideri apprendere? – Voglio are il tempo in maniera piacevole – disse Ash, studiando i dati con viso quasi inespressivo. – Tre ragioni per cui una specie non può arrivare al dominio. Dimmele, in breve. – Distanza, divergenza e Saggezza Divina. – La distanza tra le stelle…è questo che intendi…? – Naturalmente – rispose lo storico. – Il volo interstellare rimane lento, costoso e potenzialmente rischioso. Molte specie trovano queste ragioni sufficienti a rimanere nelle loro dimore, comodi e al sicuro riprogettando i grandi spazi dei loro sistemi solari. – Divergenza? – Una singola specie può evolvere in molti modi: nuove forme organiche, unione con le macchine o diventare macchine. Grandi cambiamenti culturali, anche il totale annullamento dei corpi fisici. Nessuna specie può dominare così tanto spazio senza trasformarsi in molte, molte specie diverse in competizione tra loro. Ash batté lentamente le palpebre. – E riguardo alla Saggezza Divina? – Questo è il fattore più importante – disse il Maestro. – Governare i Cieli è un desiderio da bambini. – Vero. – La galassia non è un mondo e nemmeno centomila mondi. È troppo vasta e caotica da concepire e con la maturità arriva la comprensione di questa impossibilità.
– E riguardo alla donna? – Quale donna? – Il Maestro fu sorpreso dalla domanda come se fosse stata fatta da una voce estranea. – Quella femmina umana, sì. Francamente non credo che abbia la minima importanza. Non so nemmeno perché sto parlando di lei. – Perché ti sto forzando a pensare a lei. – Perché? Sei interessato a lei? – Non particolarmente. – Ash sollevò lo sguardo all'improvviso, fissando i neri occhi ovali. – Lei ti ha fatto una domanda, vero? – Ricordo, sì. – Quale domanda? – Ha chiesto degli esseri umani, ovviamente. – Con gentile sdegno, lo storico disse: – Siete una specie giovane, e sì, siete stati fortunati. La vostra breve storia è piena di colpi di fortuna e decisioni fortuite. La Grande Nave, per esempio. Grande, antica e vuota, e voi siete stati la specie che l'ha trovata e rimessa in funzione. E ora voi interagite con la ricchezza di razze più antiche e più sagge, guadagnando conoscenza a una velocità mai vista negli ultimi tre miliardi di anni. – Che cosa ti ha chiesto? – Perdonami, avevi fatto una domanda? – Esatto. Cosa aveva chiesto la donna? – Credo…di sapere…cosa ha chiesto. ‘L'umanità sarà la prima specie a dominare la via lattea?’ questo domandò. – Qual era il nome della donna? Una pausa. Ash sfiorò un centinaio di diversi controlli. – Non ha detto nessun nome – riferì lo storico.
– E che aspetto aveva? Ancora, con aria sconcertata, la grande mente dovette ammettere: – Non ho notato il suo aspetto, o forse sto impazzendo. Ash attese un momento. – Qual è stata la tua risposta? – Ho detto a lei e al resto del pubblico, ‘Il latte è cibo da bambini. Se gli umani avessero chiamato Fumo la galassia non si sarebbero preoccupati d'inseguire l'insensatezza di consumare la Via Lattea.’ Per un lungo momento Ash non disse nulla. Poi, con calma lo storico chiese: – Dov'è il mio assistente? Dov'è Ombra? – Sta aspettando dove gli hai detto di aspettare – mentì Ash, e col respiro successivo: – Perché non parliamo un po' di Ombra?
2
– Cosa ricordi…ora…? – Una torta croccante e acqua dal sapore dolce. – Ombra e Ash stavano in una piccola camera separata. Aprendo la bocca, sentì ancora il sapore della torta. – Poi un pudding fatto di piante grasse e corteccia di albero Gi-Ti. – E adesso? – Un'altra torta. In un piccolo ristorante vicino il mare di Alpha. Divertito, Ash osservò: – Questo è quello che ricordi meglio: i pasti. Posso vedere le tue cene impilate per cinquantamila anni. – Mi piace mangiare – rispose l'alieno. – Una buona abitudine Aaback. Silenzio. E allora l'alieno si voltò, trascinando i morbidi cavi lungo il pavimento. Forse aveva sentito qualcosa – un tocco, un brivido improvviso – o forse l'espressione sul suo viso era parto dei suoi stessi pensieri. In ogni caso, chiese all'improvviso: – Come hai appreso questo lavoro, Ash? – Mi è stato insegnato – ammise. – E quando sono stato migliore dei miei insegnanti, ho appreso da solo, attraverso esperimenti e pratica. – Il Maestro dice che sei molto bravo, se non il migliore. – Lo ringrazierò più tardi per il complimento. Ma ha ragione: non c'è nessuno più bravo di me a questo gioco. L'alieno sembrò ponderare le sue prossime parole. Poi: – Ha detto che provieni da un piccolo mondo. Marte, giusto? Ricordo qualcosa…qualcosa che è accaduto durante la tua giovinezza. La Notte della Polvere, era?
– Sono successe molte cose, a quei tempi. – Era una guerra? – insistette Ombra. – Il Maestro spesso insegna Storia Umana, e voi sembrate avere un debole per la guerra. – Mi fa piacere che ci trovi interessanti. – La vostra specie lo affascina. – Ombra provò a muoversi solo per scoprire che non poteva. A parte i suoi cuori gemelli e la bocca, ogni muscolo del suo corpo era rigido e immobile. – Non riesco a capire perché provi questo interesse. – Tu assisti alle sue lezioni, giusto? – Sempre. – La sua principale fonte di guadagno sono le lezioni pubbliche. – In molti sono interessati alle sue parole. – Ricordi una lezione dell'anno scorso? – Ash gli diede i dettagli, ma rimase deluso quando Ombra rispose: – No, non ricordo. – Una risata Aaback si concluse con la frase: – Non doveva esserci cibo nell'aula. – Proviamo qualcosa di nuovo – disse Ash. – Pensa indietro nel tempo, il più indietro possibile. Dimmi il primo pasto in assoluto che ricordi. Una lunga, lunga pausa si interruppe con: – Una piccola torta croccante. Ero un bambino e quello fu il mio primo pasto da adulto. – Io conducevo interrogatori – disse Ash bruscamente. Gli occhi erano grigi e guardinghi. – Durante quella vecchia guerra interrogavo le persone. Alcuni giorni le ho anche torturate. – Annuì con calma e aggiunse: – La memoria è una cosa reale, Ombra. È un piccolo, denso nido costituito, come ogni cosa, da elettroni..dove gli elettroni sono e dove non sono. Saresti stupito, semplicemente stupito, da come qualcosa di reale e importante possa essere rimosso dalle cose circostanti.
– Quee Lee. – Come? – La donna umana. Il suo nome era, ed è ancora, Quee Lee. – Ash iniziò a disconnettere i suoi dispositivi, lasciando solo il minimo indispensabile a prendersi cura della mente del Vozzen. – È stato facile apprendere il suo nome. La lezione era frequentata da Umani e quando ho rintracciato una di quelle donne, mi ha parlato di un'altra che ha un'amica che è venuta ad ascoltarti. Ma anche se quell'amica non ti ha mai sentito nominare, ha menzionato una conoscente che ha una ione per il ato e il suo nome è Quee Lee. Lei era lì e ha fatto la domanda. Il Maestro si riempì di sollievo e con voce emozionata disse: – Ora la ricordo, sì. Sì. Ha chiesto della dominazione dell'Uomo sulla Galassia. – No, in realtà no. Il sospetto fiorì e la curiosità lo seguì. – Non ha chiesto della dominazione Umana? – È stata la seconda domanda e, parlando sinceramene, non era nemmeno sua. – Ash sorrise spiegando – La donna seduta accanto a lei ha fatto la domanda. Quee Lee ha semplicemente ripetuto la domanda in quanto aveva già guadagnato la tua attenzione. Una breve pausa venne interrotta dalla domanda: – Che cosa mi ha chiesto allora quella donna? Ash fissò i display rimasti e con voce ferma disse: – Ho parlato con Quee Lee, a lungo. Ricorda di aver chiesto ‘Qual è stata la prima forma di vita senziente a nascere nella Galassia?’ Quella semplice domanda generò un responso sofisticato: un oceano di conoscenza venne chiamato in causa e da quell'enormità un filo tortuoso venne liberato, seguito e offerto. Cinque candidati vennero nominati in fretta. Poi, lo storico descrisse minuziosamente le loro caratteristiche, la loro storia, i mondi di origine e il loro destino finale.
– Nessuno di essi è sopravvissuto fino ai giorni odierni – disse con tristezza. – Eccetto per voci di osservazioni non comprovate, le prime generazioni di intelligenze sono ormai morte. Ash annuì e attese. – Come ho potuto dimenticare una cosa così piccola? – Poiché è piccola – Ash rispose. – La triste verità è che la tua età è evidente. Io sono un vecchio per la mia specie, ma non è nulla confronto a te. I Vozzen viaggiavano tra le stelle durante il mio Permiano. Voi avete una mente veloce, densa e straordinaria. Ma è una pur sempre una mente, non importa quanto vasta e abile sia, soffrirà sempre di ciò che si intende per Razionalità Limitata. Non conosci ogni cosa, indipendentemente da quanto tu lo possa desiderare. Vivi in un ambiente ricco, pieno di possibilità di apprendere. E fintanto che vorrai lasciarti tentare da nuove meraviglie non potrai che, di quando in quando, lasciar sparire piccoli pezzi del ato. – Ma perché qualcosa di così triviale mi ossessiona così? – Chiese il Maestro. E l'istante successivo, rispose alla sua stessa domanda. – Poiché era triviale e perduto. È questo il motivo? Non sono abituato a dimenticare. La sensazione è strana…incombeva sul mio equilibrio…consumando e ferendo la mia mente…! – Esatto, esatto – mentì Ash. – Esatto ed esatto. Dopo averlo avvertito, Ash lasciò lo storico. – Le ultime sonde devono ancora distaccarsi – spiegò. Poi, con tono apprensivo chiese: – Devo portarti il tuo assistente? Vorresti vederlo, ora? – Sì, per favore. – Molto bene. – Ash finse di uscire, voltandosi nell'ingresso buio, secoli di pratica guidavano i suoi i. Poi fu all'interno di una stanza secondaria, e con un tono ingannevolmente tranquillo si rivolse a Ombra – A proposito, credo di sapere che cosa sei. – Cosa intendi? Con ferocia improvvisa, Ash chiese: – Davvero credevi di potermi fregare?
L'alieno non disse nulla ed esteriormente appariva stupito ma non preoccupato. Ma Ash sapeva. – Il tuo corpo è principalmente Aaback, ma c'è qualcos'altro. Se non ne avessi avuto il sospetto non me ne sarei accorto, ma quello che sembra il tuo cervello è in realtà un camuffamento per una rete neurale quieta e quasi invisibile. L'alieno allungò entrambe le mani, strattonando via i cavi che gli uscivano dalla fronte, poi una lunga lingua raggiunse la ferita, leccando il sangue grigio. Con voce mezza strozzata disse: – Cosa hai visto dentro di me? – Pranzi – Ash rispose. – Pranzi che si estendevano all'indietro per miliardi di anni. Silenzio. – Appartieni a una delle prime cinque specie? L'alieno continuò a strappare via i cavi ma non poteva liberarsi delle sonde all'interno della sua doppia mente. – No – disse Ash – Non credo che tu sia membro di una di quelle cinque. – Con un sorriso astuto, proseguì: – È evidente, sei ancora più vecchio di loro, vero? La lingua rientrò nella bocca. Con voce chiara, dispiaciuta rispose: – Non ne sono certo. – E questo è il perché – disse Ash. – Perché? – La donna ha fatto quella domanda sulle vecchie specie, e tu ricordi quel momento per questo. – Rise e annuì. – Che cosa hai usato? Come hai tagliato via un minuto dalla memoria perfetta di un Vozzen…? – Con un piccolo strumento distruttivo. – Voglio vederlo. – No.
Ash continuò a ridere. – Oh, sì. Tu me lo mostrerai! Silenzio. – Il Maestro non lo sospetta nemmeno – Ash continuò. – Eri tu a essere quello che voleva farmi visita. Hai solo dato al Vozzen una buona scusa. Hai sentito parlare di me da qualche parte e hai deciso che volevi che dessi un'occhiata dentro la sua anima e dentro la tua. Speravi che mettessi insieme gli indizi e dicessi che cosa vedevo nella tua mente. – E cosa vedi? – Ombra esordì. – In sostanza, due cose. – Con un pensiero recise tutti i link connessi a Ombra e con atteggiamento professionale spiegò: – La tua anima potrebbe avere dieci o dodici anni. Non so come possa essere ma posso immaginarlo: nei primi giorni dell'universo, quando le stelle erano giovani e c'era penuria di metallo, la vita ha trovato un altro modo di evolversi, una strada completamente separata. Plasma strutturato, forse. Forse. Qualunque fosse questa strada i tuoi antenati si sono evoluti e diffusi e poi sono morti quando l'universo è divenuto freddo e vuoto. O si sono adattati alle circostanze: hanno utilizzato corpi organici come ospite, probabilmente. – Sono l'unico sopravvissuto – mormorò Ombra. – Per qualche ragione, non riesco a ricordare nessuno come me. – Sei genuinamente antico – disse Ash – e credo che tu sia più intelligente di quanto finga di essere. Ma questa tua mente fantasma non è così complessa. I Vozzen sono più intelligenti e anche la maggior parte degli umani lo è. Ma mentre ti osservavo pensare e fissare qualcosa di semplice – quando ho visto pasti andare indietro per miliardi di anni, bé, una cosa del genere richiede una spiegazione. Ash prese un profondo respiro e continuò: – La tua memoria può ricevere aiuto, un aiuto quantico su una scala che non avevo mai visto o immaginato fosse possibile. Posso estrarre la coscienza di un trilione di Maestri dalle realtà adiacenti…ma con te non posso nemmeno ricavare un numero che non sia folle… L'alieno mostrò i suoi denti rosa, senza dire nulla.
– Ne sei lieto? – Ash chiese. – Lieto di cosa? – Sei, probabilmente, l'entità più comune del Creato – disse Ash. – Non ho mai visto segnali come i tuoi, così chiari, così profondi e così drammatici. Tu esisti, in una forma o nell'altra, in una parte delle possibili realtà così grossa da essere sconvolgente. Ombra affermò: – Sì. – Sì cosa? – Sì – con un piccolo cenno – Ne sono lieto. Come sempre, il sole era fermo al suo posto nel cielo fasullo. E come sempre, il vento soffiava con la sua calma infaticabile. In mondi come quello era facile credere che non esistessero mostri terribili come il tempo. Il giorno non sarebbe mai finito e un uomo con ricordi vecchi ed eccezionalmente tristi avrebbe potuto convincersi, di quando in quando, che non ci sarebbe stata mai un'altra notte. Ash lasciò il negozio per ultimo. – Devo ringraziarla ancora – disse ad alta voce lo storico – per il suo considerevole aiuto. – Grazie per il suo generoso regalo. – Ash trovò un'altra tazza di tè che lo stava aspettando e ne sorseggiò un'intera boccata, guardando Ombra slegare la cassa galleggiante. – Dove ci dirigiamo? – Ho altre lezioni da tenere – rispose il Maestro. – Bene. – E intervisterò i nuovi eggeri a bordo della Nave. – A scopo di ricerca? – Anche per piacere personale, sì. Ombra mise un piccolo oggetto accanto alle radici del pino setoloso. – Se non mi
consegni quel distruttore – Ash lo aveva minacciato – spiegherò qualche piccolo, profondo segreto al Maestro. Ovviamente Ombra aveva ceduto. Ash sorseggiò il tè – Maestro, cosa può dirmi riguardo al futuro? – Riguardo a ciò che deve accadere? – iniziò l'alieno. – Non ho mai incontrato uno storico che non avesse opinioni in materia – professò Ash. – La mia specie, per esempio. Cosa ci accadrà nei prossimi venti o trenta milioni di anni? Il Maestro si lanciò in una breve ma densa lezione, spiegando al suo piccolo pubblico cosa fosse possibile anticipare con previsioni future, cosa fosse imprevedibile e come ogni ponte tra le due cose fosse solo illusione. Il pubblico non l'ascoltava. In un sussurro, Ash disse a Ombra: – Perché vivere così? Con lui, in un ruolo come questo? Alla maniera degli Aaback la creatura sogghignò. Poi Ombra sbirciò oltre il bordo del canyon e, senza rivolgersi a nessuno in particolare disse: – Lui ha davvero bisogno di me. Ecco il perché. – Come servo? – E come amico e confidente. – Con una scrollata di spalle molto umana, chiese ad Ash: – Come si può sopravvivere anche un solo giorno se non ci si sente, anche solo un poco, necessari?
FINE
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Mack Reynolds, Mercenario Un mondo distopico dove solo il coraggio e l’astuzia permettono la sopravvivenza a chi non vuole adeguarsi a un destino segnato dalle droghe e dal torpore mentale. (in preparazione) ISBN: 9788867756056 Robert Silverberg, eggeri Uomini posseduti da entità aliene, privi di ogni volontà, cercano disperatamente di ritrovare qualcosa di sé e dei propri sentimenti ISBN: 9788867753529 Walter Jon Williams, Elegia per angeli e cani Il primo capolavoro di Walter Jon Williams, un romanzo affascinante che racconta le avventure decadenti di un gruppo di immortali, ispirato alle opere del grande RogerZelazny. ISBN: 9788867753697 Robert Reed, Il salvatore Un’intensa storia sulle atrocità della Guerra, ambientata nel vicino futuro e incentrata sulla figura di un comandante militare che ha contribuito a salvare la razza umana. ISBN: 9788867753857 Kristine Kathryn Rusch, Echea Cosa si nasconde nel ato di Echea, la bambina orfana delle Guerre Lunari, vissuta nelle cupole sotto l’incubo dei bombardamenti? Un piccolo gioiello in cui Kristine Kathryn Rusch inserisce sapientemente la sua vivida sensibilità femminile in una magnifica storia di fantascienza classica. ISBN: 9788867753864 Robert Silverberg, L'imperatore e la maula Perchè una barbara maula aveva tentato di insinuarsi nel cuore dell’Impero, sapendo che il suo gesto l’avrebbe portata a morte certa? Una divertente avventura spaziale di un grande maestro della fantascienza classica e moderna ISBN: 9788867754588 Kristine Kathryn Rusch, Un tuffo nel relitto Una moderna avventura spaziale alla ricerca di tesori nel cosmo infinito dall'autrice di "Echea" ISBN: 9788867754892 Robert Reed, Falsa identità Un comandante rinnegato alle prese con un misterioso delitto sulla Grande Nave ISBN: 9788867755417 Walter Jon Williams, Il giorno dell'incarnazione Alison è una ragazza brillante e geniale. Ha solo un problema: è virtuale, e nel mondo futuro ipotizzato da Walter Jon Williams non tutti i giovani virtualiriescono a sopravvivere fino alla maggiore età…. ISBN: 9788867755691 Robert Silverberg, Manoscritto trovato in una macchina del tempo abbandonata Da un grande autore un'accorata storia sull'America di oggi e dell'immediato futuro ISBN: 9788867756148 Kristine Kathryn Rusch, Stealth Un memorabile romanzo sui pericoli della scienza usata per scopi sbagliati, all’interno del ciclo delle Immersioni e della tecnologia d’Occultamento. ISBN: 9788867756391 Robert Silverberg, Tempo da leoni a
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