Il Mio Amico Mostro - Libro 1 - Boris Alla Riscossa 1e4n6q

Sommario

Titolo Pagina

Ti presento il mio amico Boris

Il Nostro Primo Incontro

Il Giorno Più Lungo

A Letto Presto

Il Mio Nuovo Migliore Amico

Boris va a scuola

Il Primo Giorno di Boris alla Scuola per Umani

Boris Colpisce Ancora

Ti presento il mio amico Boris

Riesci a immaginare come possa essere avere un mostro per amico? Non un mostro per finta, ma proprio uno vero. Devo ammettere che è FANTASTICO! Ora ti racconto come sono diventato amico di un mostriciattolo di nome Boris. Mi chiamo Bob, ma i miei amici mi chiamano sempre Bobby. Mamma e papà mi chiamano Bob quando ho combinato qualche pasticcio, e mamma mi chiama Orso Bubu quando siamo a casa. È una cosa davvero seccante e imbarazzante, specialmente quando i miei amici sono nei paraggi. Dopo tutto, sono in quarta elementare ormai, sono quasi un ragazzo! Papà fa l’insegnante nella mia scuola. Si chiama Signor Campbell e piace molto a tutti i bambini, tranne che a Jack. Jack è prepotente! Jack non è simpatico! Jack mi rende la vita difficile! Ho un amico segreto di nome Boris. Lui dice che io sono il migliore amico che lui abbia mai avuto! Mi fa ridere e si prende cura di me, ma certe volte mi mette in situazioni proprio strane. Sapete, per la maggior parte del tempo io sono l'unico che riesce a vedere Boris e lui è un vero mostro. Credo sia una cosa davvero speciale che nessuno riesca a vedere Boris tranne me. Tutti riescono a sentirne l'odore e a udire i suoi rumori (come quando fa le puzzette, i singhiozzi o i ruttini), ma non riescono a sentirlo parlare e neppure a vederlo. Sulle prime avevo raccontato di Boris ai miei migliori amici ma loro, che non erano riusciti a vederlo, si erano voltati a guardarmi e a ridere di me. Lo so che penserete che io sia strano, ed è per questo che vi racconterò tutto di Boris ...

Il Nostro Primo Incontro

Ci siamo incontrati per la prima volta quando ero in terza elementare. Ogni notte facevo dei sogni terribili. Granchi giganti attaccavano i miei alluci con le loro chele enormi. Piccoli alieni verdi mi strappavano dal letto e mi portavano sulla loro astronave. Enormi ragni pelosi cadevano dal soffitto e si arrampicavano sulla mia faccia. Mostri spaventosi si nascondevano nel mio armadietto e che strisciavano fuori di notte e mi guardavano ... C’era un drago enorme sotto il mio letto. Una strega bussava alla finestra e mi lanciava una maledizione, trasformandomi in un ranocchio.

Facevo gli stessi sogni ogni notte e tutte le volte mi svegliavo spaventato e mi nascondevo sotto le lenzuola. Certe volte gridavo per chiamare aiuto e mamma si precipitava in stanza e mi teneva stretto finché non mi riaddormentavo. Un giorno, dopo la scuola, la mia mamma mi diede un regalo. “Bobby, questo ti aiuterà a fermare i brutti sogni, si chiama acchiappasogni. Stasera lo appendiamo sopra al tuo letto, così acchiapperà tutte le cose spaventose che sogni.” Guardai la mamma. Come fa un coso fatto di lana, perline e piume a catturare un granchio gigante o a impedire a una strega di bussare alla mia porta?

“Grazie, mamma, ma non credo che funzionerà,” le dissi incurvando le spalle e non certo ansioso che giungesse la notte. Mamma mi aveva detto che l’acchiappasogni aveva poteri speciali, fortissimi poteri magici. “Sono sicura che funzionerà, Orso Bubu (spero tanto che smetta di chiamarmi così!), facciamo almeno una prova!” Quella sera mi rimboccò le lenzuola, mi raccontò una storia e mi disse di chiedere all’acchiappasogni di catturare i sogni spaventosi. Poi spense la luce e mi lasciò tutto solo. Chiusi gli occhi e ripetei nella mia testa: “Acchiappasogni, per favore, funziona, acchiappasogni, per favore, funziona ...” E ben presto caddi addormentato. Udii un rumore acuto e fastidioso, sembravano unghie che graffiavano una lavagna. Un artiglio di drago spuntò pian piano da sotto il mio letto. Era ruvida, squamosa ed enorme! Le sue unghie stridevano sul pavimento.

“Oh no, acchiappasogni, ti prego, aiutami!” gridai. Fissai l’acchiappasogni perché ero troppo impaurito per guardare giù, e da lì saltò fuori un mostro rosso e peloso. Saltai sul letto, il mostriciattolo rosso era proprio sopra la mia testa. Aveva una spada in una mano e uno scudo nell’altra. Ero sicuro che mi avrebbe tagliato via la testa! “Sta’ calmo, Bobby, sono qui per aiutarti, non c’è bisogno di urlare ... Boris alla riscossa!” gridò, saltando giù sul pavimento. Improvvisamente, il letto s’inclinò e prese a levitare, mentre il drago ruggì e andò alla carica del mostriciattolo rosso. Le narici e le fauci del drago sputarono fuoco. Ero sicuro che il mostriciattolo fosse finito abbrustolito come un toast. Ma il mostro si dimostrò più robusto di una fetta di pane e deviò il fuoco con lo scudo. “Caricaaa!” urlò il mostriciattolo rosso, correndo a testa bassa con la spada puntata verso il grugno del drago. Il drago agitò la coda con un sibilo e fece volare via la spada. Il mostro e il drago lottarono corpo a corpo sul pavimento, si rotolarono per la stanza e il drago urtò il muro con un tonfo. Mentre il drago era stordito, il mostro raccolse la spada e con un colpo repentino gli tagliò via la testa. Poi raccolse la testa del drago e la scagliò fuori dalla finestra. Quel che restava del suo corpo si tramutò in fumo e fu soffiato rapidamente fuori dalla finestra. Il mostriciattolo rosso era un eroe. Mi aveva salvato dal drago. “Hai ucciso il drago?” domandai. Il mostro sorrise: “No, Bobby, non è morto, l’ho solo rispedito nel Paese dei Sogni, non tornerà mai più.” “Chi ... voglio dire ... cosa sei?” chiesi al mostro. “Mi chiamo Boris e ti ho appena salvato da un drago dei sogni, puoi ringraziarmi, se vuoi ...” rispose con un sorriso enorme stampato in faccia.

“Aah, grazie Boris, ma non hai risposto alla mia domanda: che cosa sei?” domandai di nuovo. “Bobby, sono un mostro amico. Sono venuto fuori dall’acchiappasogni e il mio lavoro è di avere cura di te. Perciò torna a letto e non avere più paura, c'è qui Boris che veglia su di te.” E dopo aver pronunciato quelle parole, fece un buffo balletto e saltò sul bordo del mio letto. Mi tirai su le lenzuola e dormii tutta la notte senza fare nessun altro sogno. Al mattino, quando mi svegliai, vidi Boris, il mostro, scomparire nell’acchiappasogni. Il giorno seguente raccontai tutto alla mamma, che volle sapere tutto del mio amico mostro. Papà alzò lo sguardo dalla sua colazione e scosse la testa. Non pensavo che papà mi credesse, ma mamma sicuramente si. E fu così che Boris entrò nella mia vita.

Il Giorno Più Lungo

Quel giorno a scuola raccontai ai miei migliori amici, Kade e James, del mio amico Boris. I miei amici pensavano che fosse una cosa davvero fantastica e volevano conoscere Boris. Così decisi che, se Boris fosse tornato quella notte, gli avrei chiesto di venire a scuola con me per conoscere i miei amici. Quel giorno la scuola parve non finire mai! Il mio maestro, il signor Eggerton, parlò per ore di come si scriveva una lettera e di come si facevano le addizioni. Non sapeva, forse, che io avevo di meglio cui pensare? Non riuscivo a concentrarmi e, mentre stavo facendo un ritratto di Boris, avvertii una presenza fredda e sinistra alle mie spalle. I peli dietro al collo mi si rizzarono e mi venne la pelle d’oca. Sapete, quel tipo di sensazione che si prova quando pensi che un vampiro ti si stia avvicinando di soppiatto. Mentre stavo per girare la testa, sentii: “Bob, che stai facendo?” “Spiacente, signor Egghead, ehm, volevo dire, signor Eggerton ... stavo solo disegnando un ritratto del mio mostro, ma stavo comunque ascoltando il suo discorso interessante su come si scrive una lettera,” dissi precipitosamente e a voce troppo alta. Lui strappò la pagina del mio libro, l’accartocciò e la gettò nel cestino. “OK, ragazzi, giacché Bob ha sentito TUTTO, ci dirà come si conclude una lettera a un amico,” disse, ben sapendo che mi stava mettendo in condizione di fare la figura del cretino. Perché non ero stato a sentire mentre disegnavo? Sentii che il mio viso stava diventando sempre più rosso. Mormorai, “Arrivederci ...” Tutti cominciarono a ridere. Tutti, eccetto il signor Eggerton. Mi guardai intorno, sperando che gli alieni entrassero in volo dalla finestra e mi rapissero! Sapevo cosa sarebbe seguito. “Vedrò tuo padre nella pausa pranzo, Bob, subito dopo averti inflitto una punizione.”

Certe volte è un bel problema avere un padre che insegna nella tua stessa scuola. Scivolai sulla mia sedia, tentando di rendermi invisibile, e gli dissi che mi dispiaceva e che sarei stato a sentire d’ora in poi. La punizione consisteva nello scrivere Starò ad ascoltare in classe 50 volte prima di poter uscire. Quando finalmente riuscii a raggiungere il cortile per giocare gli ultimi dieci minuti di una partita di pallone, Jack, il bullo di classe, raccolse il pallone da calcio e gridò: “Come mai hai finito di scontare la tua punizione? Oh, già, tuo padre è insegnante. Il piccolo Bobby riceve sempre delle attenzioni speciali. Bobby è il cocco del maestro, Bobby è il cocco del maestro,” cantilenò. Kade accorse in mia difesa: “Lascialo stare, Jack, ha già scontato la punizione.” “Certo, giusto, in tutto cinque minuti, io sarei stato lì per tutta l'ora del pranzo, così anche gli altri, cocchetto del prof.” disse con voce sgarbata. Kade prese la palla da Jack e gridò a tutti di continuare a giocare. Jack mi lanciò uno sguardo assassino, così gli accennai un sorriso e presi a correre dietro alla palla. Alle volte non devi fare altro che ignorarli, i bulli. E sono molto fortunato ad avere amici che mi sostengono. Dopo pranzo, la giornata si svolse lenta e noiosa ed io non vedevo l'ora di tornare a casa!

A Letto Presto

Quella sera feci rapidamente i compiti, mangiai tutta la cena a tempo di record, persino il cavolo (pfui!), non tentai neppure di nascondere i miei piselli sotto il tavolo, poi mi feci la doccia e mi lavai i denti ... tutto questo prima delle sei!

“Mamma, papà, sono stanchissimo, credo che andrò a letto presto stasera,” dissi, tentando di sembrare insonnolito. La mia recitazione era degna di un Oscar, sbadigliai e mi stiracchiai e cercai di far sembrare i miei occhi mezzi chiusi. La mia sorella maggiore, Lucy, mi guardò con un’aria strana in volto e incrociò le braccia.”Bobby, ma tu non vuoi mai andare a letto,” disse con voce scioccata. Anche mamma e papà sembravano sorpresi. “Non ti preoccupare per oggi, Bobby, il signor Eggerton non può pretendere che i bambini stiano ad ascoltare tutto quello che dice, a parte il fatto che imparare a scrivere una lettera è piuttosto noioso,” cercò di consolarmi papà, pensando che fossi sconvolto dal fatto di essermi messo nei guai a scuola. A essere onesto, me ne ero completamente dimenticato. Volevo soltanto andare a letto per rivedere Boris. “Grazie, papà (sbadiglio) sono solo stanco (sbadiglio), ci vediamo domattina,” risposi. Mamma mi venne incontro e mi abbracciò, mi mise la mano sulla fronte per sentirmi la temperatura. “Sei sicuro di stare bene? Vengo a leggerti una storia, Orso Bubu (odio quel soprannome!) e resto seduta accanto a te finché non ti addormenti,” mi sussurrò la mamma. Ora, in condizioni normali, sarei stato felicissimo del fatto, ma non quella sera. “È tutto a posto, mamma, sono cresciuto ormai ... buonanotte!” dissi e andai subito a letto.

***

Lucy mi guardò salire le scale, “Mamma, non è normale, Bobby ha in mente qualcosa.”

“Sono d'accordo con te,” disse papà. “Dove sono andate a finire tutte le scuse che accampa per NON andare a letto? Com'è possibile che non abbia più compiti extra da fare ... perché non ha sete o fame e perché non vuole che tu gli legga una storia stasera? C'è sotto qualcosa,” disse papà “Oh, voi due siete troppo sospettosi! Si sente solo stanco e sta cominciando a crescere. Sono orgogliosa del nostro Bobby e credo che l'acchiappasogni lo stia facendo sentire più sicuro. Sono una mamma davvero brillante!” disse, vantandosi.

Il Mio Nuovo Migliore Amico

Quella sera saltai nel letto, mi tirai su le coperte, guardai l'acchiappasogni e sussurrai: “Boris, ehi, Boris, puoi venire fuori.” E, voilà, apparve immediatamente con un sorrisone sulla faccia. Indovinate? A Boris piace giocare. Gli piace giocare a nascondino! Ma, ragazzi, è proprio difficile da trovare, specialmente nei miei cassetti disordinati! Ci travestimmo da pirati e giocammo a duellare con le spade. Non con la sua spada d’acciaio, ma con quelle mie di plastica. È proprio come avere un fratello, ma uno che non litiga con te. Fortunatamente, sentii mamma venire su per le scale per venirmi a controllare. Balzando nel letto, mi tirai le coperte fin sopra al collo. Non volevo che mi vedesse nel mio costume da pirata. Lei pensò che io mi fossi addormentato rapidamente e mi diede un bacio sulla guancia, “Buonanotte, tesoro mio, ti voglio bene.” Boris era seduto sul mio letto, chinato verso di me a guardarla. Non si nascondeva! Come avrebbe potuto mamma non notare un mostro rosso? Mia mamma vede TUTTO! Invece, lei uscì e chiuse la porta. “Boris, perché non ti sei nascosto, mia madre avrebbe potuto vederti,” sussurrai. Boris mi saltò sul pancino, “Non ti agitare, Bobby, nessuno mi vede a meno che non mi mostri a loro. Potresti dire che sono invisibile a tutti, tranne te.” “Sicché nessuno può vederti eccetto me!” Wow, la cosa era complicata da capire fino in fondo. Boris mi guardò dritto negli occhi, “Funziona così, Bobby, tu avevi bisogno di vedermi. I tuoi sogni erano totalmente fuori controllo. Sono qui per aiutarti.” “Perciò posso portarti dove voglio e sono l'unico che ti può vedere?” domandai. “Giusto, ragazzo, decido io chi mi vede,” mi disse con aria alquanto

compiaciuta. “Per favore, verresti a scuola con me, Boris?” Lo pregai, pensando a quanto ci saremmo potuti divertire. Boris acconsentì, ma solo a condizione che rimanesse invisibile a tutti gli altri, compresi i miei migliori amici Kade e James. Ero deluso di non poter far vedere Boris ai miei amici, ma ero sicuro che loro avrebbero capito. Avevo la sensazione che la scuola non sarebbe stata così noiosa il giorno dopo e mi addormentai subito.

Boris va a scuola

Questo sarebbe stato il giorno più eccitante di tutti! Saltai fuori dal letto, mi vestii di corsa e trangugiai la colazione. Tutti i membri della mia famiglia mi guardavano con aria strana.”Scusami, ma sei proprio TU?” disse Lucy col suo tono da sorella maggiore sospettosa. Mamma sorrise e papà sollevò le sopracciglia e chinò la testa - era difficile imbrogliare mio padre!

Forse dovrei prima spiegare che di norma mi muovo al rallentatore quando mi preparo per andare a scuola. Di solito, i vicini sentono i miei genitori che gridano “Sbrigati, Jack, sono in ritardo! Vai a vestirti! Mangia la tua colazione in fretta! Ti sei lavato i denti? Dov'è il tuo zaino? Non dimenticarti il cestino del pranzo ... Hai preso il quaderno dei compiti? Mettiti le scarpe ... Dov'è il tuo cappello?” e queste sono solo alcune cose che i miei genitori dicono OGNI mattina. “Sono solo ansioso di andare a scuola, Lucy, che c’è di male?” chiesi, cercando di assumere un’aria innocente. Tornai rapidamente in camera, chiusi la porta e sussurrai all'acchiappasogni: “Boris, vieni fuori, è ora di andare a scuola.” Sentii una leggera brezza che m’investiva la faccia. Aveva un cattivo odore, tipo pesce marcio ... e fu a quel punto che Boris uscì dall'acchiappasogni.

“Ehi, fratello, non sto più nei panni. La mia Scuola per Mostri è così noiosa, non ho mai visto una scuola per umani prima d’ora. Andiamo con l’auto di tuo padre?” Con le mani sui fianchi, scossi la testa: “No, Boris, debbo mantenere un certo contegno, mio padre ed io manteniamo le distanze, quando siamo a scuola.” E con quella frase, ci demmo il cinque e uscimmo dalla porta, oltreando i miei familiari, che ancora non riuscivano a credere che io stessi andando a scuola in orario e senza fare piagnistei. Percorremmo un paio di isolati e raggiungemmo la fermata dell'autobus. Boris non era mai stato su un autobus. Penserete che fosse nervoso, ma no, Boris era eccitato quanto poteva esserlo un tigrotto alla vista di un gomitolo di lana. Corse sul retro e saltò sorridendo su di uno dei sedili posteriori. Per mia fortuna, l’autobus faceva la prima fermata vicino casa mia. Scesi rapidamente e dissi a Boris che non potevamo restarcene seduti. “E perché no?” domandò Boris. “Perché è qui che si siedono i ragazzi belli tosti, non ho il permesso di sedermi qui.” spiegai.

Boris rimase a guardare pensoso. “Ma Bobby, tu sei bello ed io sono tosto, perciò insieme possiamo stare seduti qui.” tento di spiegare. Boris avrebbe finito col farmi uccidere prima di arrivare a scuola. Tentai di tirarlo via dal sedile e finimmo col tirarci a vicenda avanti e indietro, avanti e indietro. Sam, l’autista dell'autobus, gridò: “Tutto a posto, Bobby?” “Certo, Sam, sto facendo solo un po’ di esercizio.” risposi. Sarei dovuto stare più attento, altrimenti la gente avrebbe pensato che stavo uscendo di senno. Lasciai Boris seduto sul sedile posteriore e mi misi a sedere nel mio solito posto verso il centro. Boris avrebbe dovuto capire che c'erano alcune regole da rispettare. Gli sgobboni si sedevano davanti (il più lontano possibile dai sedili posteriori), i ragazzini normali al centro e i ragazzini discoli ma tosti si sedevano sul retro dell'autobus. Le cose stavano così. Quando l'autobus prese a riempirsi, Boris vide che avevo ragione, i sedili posteriori non erano un buon posto dove sedere. Jack, il bulletto della classe, se ne stava seduto accanto a lui, bestemmiando e dicendo cose volgari su chiunque salisse sull’autobus. Mi guardai intorno e diedi un veloce sguardo a Boris. Aveva un’aria scontrosa, non sembrava contento. “Ehi Bobby Orso Bubu, cocco del prof, sono il tuo incubo peggiore. Oggi andrai a farti benedire!” Jack urlò verso di me in modo che tutti i eggeri dell’autobus potessero sentire. Feci finta di non sentirlo, ma sentivo il mio cuore che batteva all’impazzata e la mia faccia che si stava tingendo di un colore rosso vivo. Tutti i ragazzini intorno a me abbassarono la testa ... il che equivaleva a dire che stavano tentando di evitare di essere presi di mira da lui. Tutti i ragazzi sul retro dell’autobus risero e i secchioni, che erano abituati a farsi prendere in giro, scossero la testa. Perché la mamma si ostinava a usare ancora quello stupido soprannome? Andava bene quando avevo un anno, ma non ora che ne avevo otto! Jack l’aveva sentita chiamarmi in quel modo a una festa della famiglia (ma erano ati due anni da allora!!!) e aveva fatto in modo che io non lo dimenticassi. “Aaargh, chi mi ha fatto questo????” urlò furibondo Jack. Mi guardai intorno e vidi che aveva dello yogurt che gli colava sulla testa. Dapprima ci fu un silenzio attonito, poi tutti gli astanti, compresi i secchioni, cominciarono a ridere e a

esultare.

Boris percorse il corridoio con un enorme sorriso stampato sulla faccia. “Così impara a essere sgarbato con te, Bobby.” disse, leccandosi lo yogurt dalle dita.

Il Primo Giorno di Boris alla Scuola per Umani

Boris ed io entrammo in classe. Kade e James mi vennero incontro correndo, domandandomi dove fosse Boris. “Spiacente, ragazzi, oggi Boris è impegnato, forse verrà un altro giorno,” dissi, sentendomi in colpa per aver detto loro una bugia. “Avreste dovuto vederlo la scorsa notte, è così divertente. Abbiamo giocato a fare i pirati e a nascondino nella mia stanza.” Kade e James si guardarono e sorrisero.James sollevò il sopracciglio, “Sei sicuro, Bobby, ma proprio sicuro di non starci prendendo in giro?” e mi diede un pugno sul braccio.

“Ragazzi, Boris è reale, vi prometto che uno di questi giorni ve lo farò incontrare,” replicai. Ma mi resi conto che non erano troppo convinti. “Jack il Puzzone” era seduto davanti a me e, diavolo, se puzzava ... Sorrisi, pensando a quanto avrebbe puzzato alla fine della giornata, quando lo yogurt fosse andato via. Il Signor Eggerton iniziava sempre la giornata con una barzelletta, “Sapete dove vanno in vacanza le penne? In Penn-sylvania!” Boris si sbellicò dalle risate, rotolandosi per terra e ridendo a crepapelle. Beh, la battuta non era neppure tanto divertente, ma Boris ... a guardarlo mi venne da ridere fragorosamente. Alzai lo sguardo e tutti gli occhi erano puntati nella mia direzione. Kade sussurrò, “Tutto a posto, Bobby?” Il signor Eggerton sorrise: “Finalmente qualcuno che capisce le mie barzellette!” Non sapevo cosa dire, così sorrisi e sollevai il pollice in segno di approvazione.

A quel punto tutti iniziarono a ridere, a parte Jack, che mi schernì dicendo “Cocco del prof, sei un leccapiedi,” mimando la frase con le labbra. Abbassai lo sguardo verso Boris, che lanciò a Jack uno sguardo assassino. “OK, tutti quanti, ci siamo divertiti abbastanza per oggi. Tirate fuori i libri di matematica e cominciamo a lavorare,” ci ordinò il maestro, interrompendo la tensione tra Jack e me. “Evviva,” esclamò Boris, “Adoro la matematica!” Gli lanciai uno sguardo tipo ma dici sul serio? A chi piace mai la matematica? Persino io, che ho un padre che fa l’insegnante, prendo al massimo una C e faccio una fatica enorme a studiare matematica e ortografia. Perciò, quando Boris disse che amava la matematica, fui felice del fatto che lui potesse aiutarmi. Cominciammo con la tabellina del 3. Il signor Eggerton diceva un prodotto e noi dovevamo alzare la mano per rispondere. Ora, normalmente non avrei mai alzato la mano, perché spesso sbagliavo la risposta, ma stavolta c’era Boris ad aiutarmi. “3 X 7?” Boris disse immediatamente 21, perciò alzai la mano. Il mio insegnante sembrava sorpreso: “Bobby...” “21, signor maestro.” esclamai. "Eccellente, Bobby, si vede che ti sei esercitato a casa,” disse con voce allegra. La cosa continuò, ogni volta ero il primo ad alzare la mano e indovinavo sempre il totale! Avere Boris con me a scuola mi avrebbe sicuramente fatto sembrare più in gamba. Poi il signor Eggerton scrisse un’addizione sulla lavagna e ci disse di risolverla. Boris mi diede la risposta all'istante, così alzai la mano e diedi ancora una volta la risposta esatta. “Ma è incredibile, Bobby, come hai fatto a calcolare il totale così in fretta?”chiese. “Vieni alla lavagna e fai vedere ai compagni come si fa la somma.” Oh no, non avevo la più pallida idea di come si fe! Il giorno prima non ero stato a sentire la lezione! Non sapevo come fare!Sentii che la mia faccia stava

diventando rossa e le mani sudate. Non potevo certo dire al mio maestro che il mostriciattolo rosso, peloso e invisibile accanto a me mi aveva suggerito la risposta. Mi avviai lentamente verso i primi banchi, trascinando i piedi. Boris sentì la mia paura. “Non preoccuparti, Bobby, ti dirò io come fare,” disse, tentando di farmi sentire meglio. Poi Boris mi disse cosa fare e cosa dire. Il mio maestro restò strabiliato! Tutta la classe era allibita! Chi era quel ragazzo davanti alla classe, certamente non Bobby Campbell, che è una schiappa in matematica! “Wow, Bobby,” esclamò il signor Eggerton, “sei stato certamente a sentire ieri.” Gli feci un sorriso e tornai al mio posto. A un certo punto, Jack allungò il piede per farmi lo sgambetto. Volai per aria e caddi lungo disteso.

Poi, lui saltò fuori dal suo banco e si offrì di aiutarmi ad alzarmi. Lo fissai scuotendo la testa. Naturalmente, era solo una messinscena per il maestro. “Come mi dispiace, Bobby, non ti avevo visto arrivare,” disse con un sorrisetto. Tornai a sedermi. Boris aveva delle nuvolette di fumo che uscivano dalle orecchie. Le sue piccole corna cominciarono a vibrare. Era arrabbiatissimo! “Non lasciare che se la cavi così, Bobby!”

Non potevo rispondergli, perché sarebbe sembrato che stessi parlando da solo, così scrollai le spalle. Nell’intervallo portai Boris nei bagni per parlargli. “Boris, qualche volta i ragazzini sono meschini e Jack lo è sempre. Non posso sempre litigare con lui o rimproverarlo ogni volta che combina qualcosa,” spiegai. Boris fumava ancora dalla rabbia. “Devi fare qualcosa, Bobby, è così cattivo con te!” “Boris, lo so che si comporta male con me, ma cosa ci posso fare?” gridai. “Devi ribellarti, Bobby, non permettergli di maltrattarti!” gridò di rimando. “Cosa vuoi che faccia, che lo prenda a botte?” gridai per la frustrazione e la rabbia. “Ragazzi, uscite fuori immediatamente,” disse qualcuno con una voce forte e profonda. Oh no, è il sig. Stone, il direttore della scuola, che starà sicuramente pensando che io stia parlando con qualcuno qua dentro. E ora come faccio? “Uscite fuori tutti e due!” Gridò nuovamente. Mi lavai le mani, cercando di escogitare una scusa. Non mi venne in mente nulla, come facevo a spiegare che stavo litigando con un invisibile mostriciattolo rosso? Forse potevo scappare. Potevo calarmi giù dalla finestra (no, troppo alto!), farmi risucchiare dallo sciacquone (no, sono troppo grande e la gente fa la pupù là dentro ... puah!) ... non avevo via di scampo. Feci un respiro profondo e uscii. “Salve signor Stone, c’ero solo io là dentro,” dissi, sperando che si sarebbe bevuto la mia storia. “Non raccontarmi frottole, Bob, chi c’era con te?” insisté.

“Davvero, ero da solo,” risposi. A quel punto, lui entrò diretto nel bagno dei ragazzi. “Chi altro c’è qui dentro, vieni fuori adesso!” Poi guardò in giro, controllando ogni bagno, e capì che non c’era nessun altro lì. “È tutto a posto, Bob, sembrava che tu stessi litigando - ehm - da solo!” “Sto bene, signore, stavo solo pensando ad alta voce,” dissi con imbarazzo, sapendo che lo avrebbe detto a mio padre. Grandioso ... ora il direttore avrebbe pensato che stavo diventando matto. “Beh, Bobby, se hai bisogno di parlare con qualcuno, puoi venire nel mio ufficio quando vuoi.” Mi fece un sorriso come a dire 'mi spiace per te' e se ne andò.

Boris Colpisce Ancora

Dopo pranzo, il signor Eggerton ci fa sempre leggere qualcosa in silenzio per dieci minuti. Certe volte penso che voglia soltanto finire il suo caffè ma, tutto sommato, una pausa di silenzio in classe è piacevole. Boris era seduto accanto a me. Le sue corna vibravano e aveva ancora del fumo che gli usciva dalle orecchie. Questa cosa sembrava succedere ogni volta che lui era sconvolto o arrabbiato. Gli feci un sorriso e cominciai a leggere il libro. “Jack, puoi pulire la lavagna?”domandò il signor Eggerton. Jack detestava leggere, perciò si alzò volentieri e cominciò a pulire la lavagna. Io alzai lo sguardo dal mio libro: Boris era scomparso. Guardai sotto il banco e in giro per la classe, quindi lo vidi lì, davanti a tutti, in piedi vicino a Jack. Boris aveva un ghigno enorme sul viso e mi domandai cosa stesse per combinare. Poi udii la più lunga e fragorosa scorreggia che avessi mai sentito. Boris era piegato in avanti con il didietro rivolto verso la classe. Tutti fissarono il punto da cui era partito il rumore. Fissarono Jack! La sua faccia divenne paonazza e lui prese a scuotere la testa. “Non sono stato io,” disse con voce acuta. Allora Boris mi fece l’occhiolino e si piegò ancora in avanti. Sganciò un’altra scorreggia che imitava la voce di Jack ... molto lunga e molto acuta. “Non sono stato io neppure stavolta,” strillò Jack, mentre la faccia gli diventava paonazza. Tutti i miei compagni di classe, che non si erano ancora ripresi dallo shock, scoppiarono a ridere. James si rotolava a terra dalle risate. Le ragazze ridacchiavano e alcune avevano addirittura le lacrime agli occhi per le risate. Persino il signor Eggerton stava ridendo.

“D'accordo, (risata), tutti seduti (risata), è soltanto aria,” e gli scappò una risata ancora più forte. Il signor Eggerton si contenne a fatica. Poi un odore cominciò a diffondersi lentamente per la stanza. Non era certo un buon odore, anzi, era il peggior odore di scorreggia che si potesse immaginare. Assomigliava a una nuvola di pupù mista a pesce marcio. Era DISGUSTOSO! La risata si fermò e tutti si misero in fretta le mani sulla bocca e sul naso. La faccia del signor Eggerton diventò dapprima rossa, poi poco a poco tese al verde. Il pover’uomo era vicinissimo a Boris.

“Uscite tutti fuori, salvatevi!” strillò il signor Eggerton. Poi vomitò. Il vomito eruttò dalla sua bocca come un vulcano in piena furia. E questo rese la puzza e lo schifo ancora più insopportabili. Sarah, che era seduta nei primi banchi, diede un’occhiata al signor Eggerton e vomitò anche lei su tutto il banco. Corremmo verso la porta tenendo ancora il naso tappato. I bambini vomitarono nei cespugli fuori dell’aula. Fu il caos. Era facile vedere cosa avesse mangiato a pranzo. Una volta fuori, presi un enorme respiro. Oh, com’era soave l’aria fresca! A quel punto, mentre tutti noi eravamo sdraiati a terra sull'erba, cercando di riprenderci. Jack disse sottovoce: “Non sono stato io.” I miei compagni di classe lo fissarono. Il signor Eggerton disse: “Jack, forse dovresti andare al bagno.” Jack diventò paonazzo e strillò: “Non sono stato io, signor Eggerton!” Persino gli amici bulli di Jack presero a fare commenti sarcastici, come “Certo, Jack, ti crediamo, eccome!” Jack uscì indignato diretto ai bagni.

Boris uscì dall'aula con l'aria di sentirsi davvero fiero di sé. Gli sorrisi.”Beh, ecco come si tratta un prepotente, Bobby. Adoro le rivincite!” e cominciò a ridere. Scrollai la testa verso Boris e pensai ... Come fa un mostro piccolo così a causare tanto scompiglio? L’odore in classe era così insopportabile, che non potemmo rientrare per tutto il pomeriggio. Invece, ce ne andammo al campetto della scuola e praticammo dello sport. Boris non aveva soltanto messo in imbarazzo Jack, il bullo più colossale e meschino che io avessi mai conosciuto, ma ci aveva regalato anche un po’ di sport in più. Fantastico Boris scorreggione! Era un peccato che tanti dei miei compagni si sentissero male per il cattivo odore. Tornando a casa in autobus, Jack fu mooolto tranquillo! Si mise a sedere davanti, spaventando un po' i secchioni all'inizio, finché questi non si erano resi conto che si stava solo nascondendo ai suoi 'amici'. Uno dei secchioni tentò di parlare a Jack, “Dico, gente, che peto colossale!” Jack stava per alzarsi in piedi, con il petto in fuori e i pugni serrati. Ma poi si risedette e si tirò il cappello sulla faccia. “Non parlarmi, secchione,” disse con voce sgarbata. Vidi tutti i ragazzini seduti nei posti davanti che sorridevano. Quando scesero dall'autobus, ognuno di loro disse ad alta voce, in tono di sfida: “Ciao, Jack, ci vediamo domani.” E ogni volta che uno dei secchioni lo salutava, lui sprofondava sempre più nel sedile.

***

Quando giungemmo a casa, chiesi a Boris se avesse voluto mangiare qualcosa. “Ma certo, Bobby, sto morendo dalla fame,” rispose Boris. “Hai per caso del tonno o dei sottaceti?” chiese. Ecco perché il fiato di Boris aveva un odore così cattivo!

“Certo, Boris, che ne diresti di un sandwich con tonno e sottaceti?” Boris mangiò avidamente il sandwich, ne fece un sol boccone e lo ingoiò a bocca aperta. Dei pezzetti di tonno caddero sulla sua pelliccia rossa. Dopo aver inghiottito il sandwich deglutendo rumorosamente, si leccò via il tonno dal pelo, poi chiuse le labbra velocemente, producendo un sonoro slurp. “Il miglior sandwich che abbia mai mangiato, Bobby,” affermò Boris, poi fece un enorme rutto. La cosa andò avanti per circa cinque secondi, accompagnata da un odore simile al pesce marcio. Mi ritrassi per paura che mi venisse da vomitare. Mamma doveva aver sentito il rutto di Boris, perché mi chiamò, dicendo: “Tutto a posto, Bobby? Ti senti male, amore?” “No, mamma, sto bene.” risposi. Poi la mamma entrò in cucina. “Bobby, quest’odore è disgustoso, è stato il tuo ruttino?” “No, mamma, Boris ha fatto un ruttino dopo aver mangiato un sandwich con tonno e sottaceti,” replicai, domandandomi quale reazione avrebbe avuto. Mamma mi guardò con aria seria, poi si aprì in un sorriso e, mentre usciva dalla stanza, si fermò e disse: “Bobby, sei un burlone, ora pulisci questo pasticcio e torna a fare i compiti.” Boris mi aiutò a fare i compiti (è bravissimo in matematica). Ha un cervello matematico superveloce, è come un supercalcolatore. Iniziammo a fare alcuni giochi con la Xbox. Boris si spaventò e cominciò a piangere. Quando piange, fa tanto rumore e gli scende del moccio arancione dal naso. Gli chiesi: “Boris, cosa c'è che non va?” “Perché hai ucciso il mostro, Bobby?”chiese. “Scusami Boris, giochiamo a un altro gioco,” dissi. Credo che darò via quel gioco ...

Quando mamma mi chiamò di sotto per la cena, Boris tornò a casa sua, saltando dentro l’acchiappasogni. Poi fece nuovamente capolino e disse: “Tornerò più tardi stanotte, Bobby, giusto in caso tu faccia ancora brutti sogni.” “Grazie per oggi, Boris, sei il migliore!” dissi, e proprio mentre Boris scompariva, un mostriciattolo dal pelo verde cacciò la testa fuori dall'acchiappasogni e mi fece le linguacce.

Grazie per aver letto Il Mio Mostro, Libro 1. Spero vi sia piaciuto. Se vi è piaciuto davvero, vi sarei grata se poteste lasciare una recensione. Il secondo capitolo, Il Mio Mostro, Libro 2 ... Felix il Non perdetelo!

Kaz Campbell Lidia Capone Copyright © KC Global Enterprises Pty Ltd