Giudizio Universale 494w7

Lovison G. Deborah

GIUDIZIO UNIVERSALE

Cavinato Editore International

© Copyright 2015 Cavinato Editore International ISBN: 978-88-6982-130-1 I edizione 2015 Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi

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Progetto grafico, copertina e impaginazione Rakesh Kumar Sharma

IL GIUDIZIO UNIVERSALE

Questo libro vale per tutte le Religioni di questo Mondo.

Se troverete una storia non conforme al vostro Credo, girate la pagina e ritroverete il vostro Dio.

PREMESSA

Lo spazio non è immaginabile. Luogo di confine, struttura immutabile, vivo. Debolmente illuminato dai Soli che si alternano, con un suono in sottofondo costante, udibile, dato dall’esistenza dei pianeti, un battito continuo di rotazioni quasi eterne. Mi viene sempre difficile non cedere alla tentazione di recarmi nella cupola di osservazione e perdermi immerso nell’immenso. Per fortuna il sistema di protezione dell’astronave avvisa quando è trascorso il limite di tempo e mi invita ad uscire, il pericolo di restare troppo qui dentro è dimenticarsi di avere un corpo e lasciarsi cullare nell’eterno di ciò che la mente percepisce. Tutti quegli esseri che vivono sui pianeti, non attrezzati dalla tecnologia per poterli lasciare, non immaginano nemmeno quanto l’esistenza di Dio sia innegabile nell’avere creato uno spazio dove non c’è nulla, eppure pulsa di vita.

Ci stiamo avvicinando verso la stazione orbitante di Nibiru; imponente struttura di osservazione della Terra (Ghea), uno dei luoghi prioritari dove è stata reinnestata l’esistenza, quando abbiamo creduto che la vita stesse arretrando e non ci sentivamo soddisfatti del confronto tra i sistemi abitabili e la presenza di specie di vita effettivamente . Insomma, gli esperimenti nei quali abbiamo giocato ad essere il Creatore e che, poi, abbiamo spesso dovuto sospendere perché risultavano esistenza troppo distanti dal concetto di bellezza, purezza ed evoluzione. Abbiamo capito troppo tardi di aver creato sistemi vitali privi di esperienza e di aver condannato la vita ad essere ferma, eterea, immutabile, priva del concetto di evoluzione, vita che non ci avrebbe mai raggiunto. Esseri che tremavano di fronte al nostro cospetto, che ci definivano forme aliene senza riconoscerci come loro evoluzione, che ci combattevano con pietre e preghiere, esseri immemori del senso dell’esistere, forme di vita che abbiamo sospeso riconoscendoli come il nostro peccato nell’ergerci a Dio.

Adesso dovrò valutare il grado evolutivo della Terra e, dopo i primi contatti di qualche ciclo di tempo fa, decidere se la specie ha la possibilità di evolversi, se è realmente opera del Creatore, oppure se è il mero risultato dei nostri peccati e

quindi se è giunto il tempo di sospendere l’esperimento.

Questo minuscolo settore contiene questo sistema ad unico Sole, di cui un singolo pianeta abitato, Ghea, ospite di vita umana e animale. La Vita animale sorse spontaneamente, al contrario quella umana venne immessa sperimentalmente a circa 8.000 cicli Xeon. L’esperienza di vita che si è impostata è quella tipica della 3a dimensione, ovvero l’esperienza corporea dell’anima, lì dove anima prende contatto con il corpo come luogo di esistenza.

Il team di supervisori giunti su Nibiru a tale scopo è composto da me e da esperti nelle tecniche di comprensione di specie diverse, oltreché da specialisti nelle tecniche di “plantarismo” (immissione di vita e processo spontaneo), nelle tecniche di mentalismo (lettura depurata della mente e dei suoi processi) e nelle tecniche militari di interruzione rapida (lì dove si deve porre fine a un esperimento in modo rapido e indolore).

Prima di venire nella stanza di osservazione ho aperto il senso del nostro lavoro all’interno di una riunione con lo staff, è complesso riprodurlo, in quanto il confronto è avvenuto in modo telepatico ma, grosso modo, è andata così:

“Cari intimi, non è la prima volta che lavoriamo insieme, ma mi voglio comunque presentare ufficialmente: io sono Dixie e il mio compito in questa missione sarà quello di coordinare i nostri ragionamenti in riferimento alle osservazioni che effettueremo. Vi preannuncio che la straordinarietà di ciò che questa volta andremo a osservare sarà per noi particolarmente impegnativo sotto un profilo emozionale, perché, dopo la distruzione di Xantia (Marte), si decise d’integrare l’esperienza di vita umana dentro questo settore galattico, immettendo tecnologicamente l’esperienza umana su Ghea, che era il pianeta predisposto all’esperienza spontanea nella vita animale. Adesso dovremo cercare di integrare le nostre osservazioni con dei dati di fatto e in questo dovremo pure prendere informazioni circa la loro vita, i loro pensieri, andando a spiare i loro strumenti di comunicazione, il tutto allo scopo di capire se questo pianeta è in

grado di reggere il aggio di vibrazione ed evolversi o se è ancora troppo selvaggio, e in questo caso dobbiamo valutare se farlo andare in risonanza ed eliminarlo o se dobbiamo proteggerlo dalle vibrazioni e concedergli più tempo. Queste sono le alternative. Ci aggiorniamo, attualmente ciascuno di noi seguirà le proprie direttive”.

In questo modo, senza generare panico nella popolazione, non cercheremo un contatto diretto ma staremo semplicemente ad osservare le loro storie, cosa si scrivono, cosa si dicono, come vivono, cosa sentono, come esperiscono l’esistenza e lì, traendo spunto da ogni gente comune, decideremo cosa fare. Che l’alto dell’evoluzione ci assista e ci guidi!

GALASSIA 24 XY MESCH-LÀ

Sistema solare a unico Sole, singolo pianeta abitato, ospite di vita umana e animale.

Vita animale: spontanea.

Vita umana: immessa sperimentalmente 8.000 cicli xeon fa.

STAZIONE ORBITANTE SPERIMENTALE NIBIRU

Nibiru richiede aggiornamenti sui sistemi sociali nati spontaneamente nelle creature umane ospiti del Pianeta Ghea.

Ghea, pianeta ospitante anime di 3a dimensione = esperienza corporea.

SUPERVISORI AL CONTROLLO

Dixie: Umanoide - special Andromediana.

Machlab: Umanoide scientifico - special Andromediana.

Sefex: Umanoide esperto settori sociali – specie Siriana.

Dumaklex: semiumanoide esperto militare – specie rettiliana.

Askavan: semiumanoide mentale esperto tecniche di comprensione.

DA KADOX A NIBIRU

Vi inviamo il team predisposto all’analisi della situazione attuale:

FASCICOLO DELLE PROVE RACCOLTE SU GHEA IL DOTTORE GALATTICO

Era un giorno qualunque, stessa alba, stesso sole, stessa sera, quando, nell’attimo prima di prender sonno, squillò il telefono.

Disturbato da quel suono, presi in mano la cornetta e con tono arrogante, risposi a quel maleducato scocciatore.

All’inizio pensai a uno scherzo, poi quando bussarono alla porta e quattro gendarmi mi porsero un fazzoletto per piangere il mio figliolo che giaceva morto su un freddo tavolo di marmo.

Andai a riconoscerlo (senza conoscerlo); lo infilarono poi in una buca stretta, con appoggiata una lapide fredda, glaciale.

Non accettavo la nostra separazione “corpus” e la mia mante vacillava sempre più.

Nasceva quindi, nel mio immaginario, un cane nero più grosso di me, che teneva fermo e, con una catena al collo, mi trascinava prepotentemente in un vortice tetro, buio.

Voglio morire, pensai.

Che ne resta della mia vita se al posto di mio figlio oggi mi ritrovo solo in un letto con quel cane nero che non mi fa più dormire, più muovere, più agire, più lottare?

Solo un Angelo potrà salvarmi da questa bestia nera.

E un giorno quell’Angelo arrivò, era con l’abito bianco, Lui mi capiva… Lui mi curava…

Non sedeva su una nuvola, ma dietro una scrivania, e impugnando la spada della medicina, sfidò quel cane malefico fino a farlo morire

Conclusione: Non era un Angelo ma solo un Dottore.

VEDI SE DIO… C’È

Se è vero che Dio è la massima essenza energetica dell’Amore, in tutta la mia vita, non chiedevo ricchezze, ma solo di essere Amata. Così già in giovane età, conobbi un bell’imbusto e me lo maritai, ma quell’uomo era troppo arido, troppo sterile sia nel cuore che nelle viscere. E a breve me ne scappai.

Quanta miseria e quanta fatica fui costretta a patire, trascorrendo anni a pulire scrivanie e a saltare di letto in letto solo per un gesto d’affetto.

Ma fu in un giorno qualunque di un mese qualunque che incrociai sulla mia strada un Uomo Celeste con un Cuore rosso stampato sul Petto.

Era il mio Amato… Il mio Sposo.

Dal quel giorno non mi sentivo più sola e divenni forte come una roccia, rinfrancandomi nello Spirito e nell’Anima .

Così, il giorno che “venni a mancare” vidi la mia Anima innalzarsi al Cielo e come una nuvola di vapore dissolversi nel vento.

GESÙ DIVINO CELESTE

Non avevo peggior paura che veder perire un corpo quando veniva stroncato per malattia.

Così al Cielo non chiedevo nient’altro che la salute.

E così Dio, prima di accontentarmi, mi mise alla prova, Lui voleva vedere la mia forza, il mio Credo.

ai un paio d’anni di paure e di bestemmie, sino al giorno che, per la disperazione, mi venne il dubbio se affrontare il problema o chiedere al dottore un farmaco per farla finita, fino a quando quel cancro maledetto morisse nella mia stessa carne insieme a me. Ero giunto ormai alla totale disperazione, alla triste rassegnazione del non ritorno, e dalla paura dalla bestemmia ai alla preghiera.

Fu così che, in una notte di luna piena, entrò dalla finestra un raggio di luce di bianco splendente, che si attorcigliò come una biscia a quel mio letto bianco e

spoglio, ormai quasi addobbato al nero; era una luce supersonica, tipo galattica, che irradiava le particelle di quel mio corpo ormai giunto all’osso.

Nei giorni a seguire mi sparirono dolori e pallori e il mio corpo si andò risanandosi, ritornò come ai vecchi tempi, sano come un pesce.

Lo chiamarono miracolo della scienza.

Io lo chiamavo semplicemente… per grazia ricevuta.

IL CONTADINO BENEDETTO

Ero nato poco dopo la seconda guerra mondiale e per il digiuno un tempo patito, altro non chiedevo al Cielo che cibo non mi mancasse.

Non volevo molto dalla vita. Forse solo quel poco che Dio aveva donato a tutti gli esseri del mondo.

Così dopo bombe, fascisti e comunisti, mi ritrovai con un pezzettino di terreno che con pala e piccone divenne un bell’orto così ricco di frutta e verdura tanto da assicurare alla mia famiglia quella sazietà della pancia a me tanto mancata.

Oggi sono un agricoltore felice, sudo sotto il sole, dormo sotto le stelle e trascorro tranquille giornate per ringraziare tutta quella “Grazia di Dio”.

LA SPOSA DI STEFANO

Salve. Avevo 25 anni quando “in grazia di Dio” mi sposai con un ragazzo meraviglioso, si chiamava Stefano il mio sposo, e, entrambi appena laureati, sognavamo un futuro meraviglioso, fatto d’amore, salute e prosperità, e mettendoci all’opera nel cercar lavoro, iniziammo un tirocinio presso l’ospedale di zona, iniziando con sacrifici la realizzazione dei nostri sogni.

Purtroppo le fiabe non hanno vita lunga, e così un mattino, mentre ci recavamo al lavoro col motore, un disattento automobilista ci investì.

Dalla bella notizia della inaspettata gravidanza, a un’altra brutta, bruttissima…

Il mio sposo si trovava su un tavolo operatorio, e ne sarebbe uscito senza più gambe e in paralisi.

arono anni da quel giorno e quel mio sposo, ormai immobile dentro quel letto, s’indeboliva sempre più e i suoi occhi chiedevano a Dio solo pietà per quella vita infausta. Con l’istinto lui desiderava solo morire.

Ricordo bene il giorno che spirò, che, seppur donna pia, nel mio intimo, non mi vergognai quando, morendomi tra le mani, lo baciai per l’ultima volta mentre il mio cuore era felice immaginando la sua anima che volava, lasciando la carcassa di quel corpo che da vent’anni lo faceva soffrire.

Da allora, sento tutte le notti il suo alito sfiorarmi la bocca e i nostri cuori fondersi in quell’essenza che profuma d’amore e di spirito.

MAMMA CON L’AIUTO DEL SIGNORE

Essere madri di un ragazzo drogato è la più grande sconfitta che si possa mai provare nella maternità.

Non bastano psicologi a farti ingoiare tutti i sensi di colpa e non ci sono tranquillanti per calmare il dolore.

E tanta rabbia mi maciullava il cuore sino alle coronarie nel portar la croce di quel figlio disgraziato.

Il vedere il frutto del mio ventre che si squartava le vene mentre mi derubava ogni mio avere.

Così una sera, stanca, avvilita, incazzata, afferrai un coltello con l’intento di mettere fine a quel tormento, uccidendo quel sangue del mio sangue.

È probabile che siano state tutte quelle lacrime versate, o saranno state tutte quelle preghiere invocate, che ad un o “dalla mia lama alla sua schiena” una misteriosa forza fermò la mia mano omicida.

Fu in quel momento che avvenne il miracolo.

Quando mio figlio, voltandosi di scatto, si inginocchiò e piangendo urlò: scusami mamma, perdonami… da domani mi libererò e accetterò quel ricovero presso quella comunità da te tanto desiderata .

Oggi sco è il mio bastone della vecchiaia, ormai non mi è rimasto altro che lui, e quel figlio mio oggi è uno dei migliori dottori nel curare ed aiutare, con la sua esperienza, tanti ragazzi in difficoltà malati di fragilità.

Quelli come me, un tempo, pensavano di affrontare questo schifoso mondo con delle sostanze che mi aprissero una via di fuga.

L’AVE MARIA DEL DEPRESSO

Esiste un modo molto semplice per morire.

Farsi morire.

Non parlo di organi o viscere, ma di spirito.

E, quando vado alla ricerca di quella nebbia chimica (canne) che mi ostruisce le vene dei polmoni, mi sento meglio perché anniento quella depressione nella mente e nel cuore.

A quel punto ti senti morto anche se respiri.

Quando chiunque è al capezzale del tuo letto per cercar di capire, d’indagare, forse anche per aiutare, ma quell’affetto, quella emozione, non è sufficiente per ridarti l’amore per la vita.

Quando i buchi dei flebo non ti fanno più male e nemmeno effetto, ti rendi conto che stai solo rubando ossigeno.

Pregavo Dio, sì, ma solo per voler morire.

Ma un mattino d’inoltrata primavera, una celeste fanciulla entrò nella stanza e mi posò sul petto un piccolo rosario.

Non sapevo cosa farmene di quelle palline di legno, e poi l’unica preghiera che ricordavo a mala pena era solo l’Ave Maria quando la recitava la mia nonna.

In un letto, si sa, la noia ti uccide e decisi, tanto per are il tempo, di sgranare quella Coroncina di quella fanciulla celestiale, e granello dopo granello, stranamente, sentivo nell’anima riaccendersi quella spenta fiammella, quella che un tempo mi riscaldava il cuore.

È difficile oggi dare una spiegazione coerente di come quella mia voglia “suicidiaria” svanì nel nulla e quanto oggi mi emoziono anche solo osservando un fiore.

Ora mangio, mi curo, e mi guardo allo specchio, e a breve scenderò giù da questo letto per ritornare a questa vita, a questo mondo che è lì fuori con tanti amici e con tanti fiori che mi aspettano per ricominciare, per amare.

I MIRACOLI

Gesù, scusami tanto se sino ad oggi io non ho mai creduto ai tuoi miracoli. Probabilmente perché pensavo che un miracolo sia la realizzazione di certi eventi così tanto straordinari che anche con la nostra buona volontà non accadono.

Gesù, scusami ancora se sino ad oggi, e forse anche nel domani, non ho mai pregato in quella maniera tradizionale, come tutti fanno, ma anche questo per me è un modo ripetitivo di ripetere a pappagallo sempre le stesse frasi, e perché tutti dicono che: Tu ascolti solo in quel modo! E scusami ancora se non vengo a santificarti nelle feste per non unirmi a quel coro unanime che mi annoia e non aiuta il mio spirito a interloquire con Te.

Gesù, scusami ancora se oggi, giorno di Natale, mentre sento il tocco delle campane e i rulli di tamburi che si preparano alla gran festa per Te, provo solo un gran fastidio per quei rumori che mi assordano le orecchie togliendomi quella pace, quella concentrazione, quella gioia di quando penso a Te.

Sai, non sono mai riuscita a pensarti con la musica nelle orecchie, ma solo con la musica del silenzio.

Ma io ti amo, a modo mio, e non potrei mai rimanere senza di Te, che nel percorso della mia esistenza sei stato solo Tu l’unica presenza certa, l’unico mio

intimo grande amico cui potrò un giorno affidare la mia anima malata.

Ma forse proprio io che non credo ai miracoli mi sorge un dubbio a tal proposito, rammentando momenti del mio ato, e come tutto avvenne senza rendermene conto. Situazioni particolari o persone particolari che, al di là del bene o del male, irrazionalmente modificarono per sempre i miei pensieri, le mie azioni.

Io questi eventi li chiamavo, ai tempi, solo: maturità, esperienza, presa di coscienza.

Ma questa mattina, in un attimo di cosciente lucidità, analizzai il film della mia esistenza e dedussi: Il motivo che con tre pacchetti di sigarette al giorno, dopo cinquant’anni, mi ritrovo ancora con due polmoni quasi sani, la mia risposta è: Boooh!

Il come mai oggi con tutto quell’alcool ingurgitato non sia partita di fegato e di mente, la mia risposta è: Boooh!

Il perché (del come mai) quelle misteriose difese immunitarie mi abbiano protetta dai tanti promiscui contatti fisici giovanili, la mia risposta è: Boooh!

Il mistero di come la mia mente abbia potuto subire tante violenze nel corpo e nell’anima senza squilibrare quei parametri essenziali atti a non sconvolgere quei minimi parametri socialmente accettabili, la mia risposta è: Boooh!

Il fatto che dopo tante ricerche di medici, preti e frati, io da sola sia riuscita a

sconfiggere la rabbia del rancore per chi mi mise al mondo come una cagna, la mia risposta è: Boooh!

E ancora: il fatto che, come un cucciolo ferito e abbandonato, sino ad oggi mi sia nutrita, vestita, curata e a volte anche amata, la mia risposta è sempre: Boooh!

A parte i miei “Boooh” analfabeti e i miei “che culo” razionali, altro non so fare che scrivere nelle mie biografie: che solo la mia intelligenza, la mia maturità, la mia testardaggine e la vecchia scuola di strada sono i segreti del successo per aggrapparsi alle occasioni buone e alle persone giuste.

Ma, come dicevo, mi sorge un piccolo dubbio: non è che tutto questo proviene da un Tuo Miracolo? E che Tu mi hai protetta, sorvegliata, amata probabilmente sin da quando son nata?

Beh, se è così, altro che far camminare gli infermi e far resuscitare i morti! Tu fai opere più grandi, più moderne, operando nei cuori di quei spiriti ribelli che smarriscono la via perché nessuno l’ha mai indicata.

Mi dispiace solo che io non sono in grado ancora di capire e saperti ringraziare come sarebbe a Te dovuto.

Come dice il vecchio insegnamento biblico, sono nulli i nostri pensieri, se non vengono accompagnati da seri pentimenti e forti preghiere, e così mi arrabbio con me stessa nell’osservarmi così tanto cocciuta da non voler sottostare a quelle elementari regole che mi conducono su quella benedetta strada di Pace.

Ma tu lo sai quanto l’uomo è debole e di poca buona volontà, tranne forse i Santi. E quindi tralasciando il mistico, la mia mente si concentra nel come risolvere i tanti fastidiosi problemi terreni, galleggiando nella sopravvivenza di questo mondo (manicomio) per raggiungere la fine dei miei tempi senza che il male arrivi totalmente a strapparmi dalle Tue braccia.

Gesù, non abbandonarmi mai (anche se non ti cerco) e non ti stancare mai di questa bella terra e di noi strani animali peccatori!

E poi, ti prego, continua sempre a compiere questi piccoli grandi miracoli!

Tvttb, tua amata Deborah.

Intanto su Nibiru:

Mmmmmmhhhhhh

Mmmmmmhhhhhh (estrema sensazione di perplessità )

Allora che ne pensi machlab?

Si ϑ allora…

Beh, intanto i gheiani possiedono una consapevolezza nascente che il corpo in crescita sia ospitato da un’anima in evoluzione e qui non vedo poi questa presa di coscienza, in merito.

Machlab, non farla troppo difficile, i gheiani, al momento, sanno solo che l’anima esiste, ma non hanno idea di “cosa” sia, e quel poco che abbiamo osservato, è susseguirsi di bene e di male emozionale, di sensazioni contrastanti, di anime disturbate.

Beh, non so che dire, proviamo a protocollare queste sensazioni e andiamo avanti.

DIETRO UN CIELO A SCACCHI

Dietro una finestra col cielo a scacchi, o gli anni a scontare la mia pena.

Avevo ucciso chi mi voleva togliere la dignità del pane, del lavoro e della mia donna, quell’uomo, che un tempo mi salvò la famiglia e dopo pochi anni la distrusse, rovinandomi l’Angelo della casa, la mia amata Mery. La vidi fuggire di prima mattina con quel vecchiaccio, per l’illusoria promessa di un lavoro e una vita facile, ricca di lusso e di lussuria.

Non esitai un attimo quel mattino, e, alzandomi dal letto, estrassi dal cassetto la 7,45 del mio babbo e con polso fermo iniziai a sparare all’impazzata.

Persi tutto da quel giorno, casa, affetto e lavoro, ma riflettendo, su una cosa sono

d’accordo della pena che sto scontando.

Perché, per un attimo mi sono sentito superiore a Dio, tanto da decidere io quando e come stroncare una la vita che Lui aveva dato.

LA BULIMICA

Mi sento vuota “dentro” ed è il cibo a riempire questa solitudine che devo subito colmare, per saziare questa mancanza d’affetto.

Cosa fare? Forse scoppiare!

Tutto il cibo-pattumiera piace a me e la bilancia mi gratifica quando sale e a cento kili voglio arrivare e sia di giorno che di notte, il mio stomaco vuole sempre, solo ruminare.

Ma… fu quella caramella al rabarbaro, dal gusto particolare, che riaffiorò il ricordo della mia amata nonnina.

Lei sì che era speciale, quando mi nutriva di dolci e carezze, con quel bel viso roseo, ma che un brutto giorno lo vidi, tutto a un tratto, scuro e sofferente per quell’insulina che si sparava nelle vene e seduta sul dondolo mi raccontava la brutta storiella della gatta ingorda. Quella gatta che “ci perse lo zampino” in quel maledetto giorno che gli amputarono il piedino.

In sua memoria e per quei bei ricordi, oggi ho perso più di trenta kili, mangiando ai pasti e solo cibi salutari.

L’ELETTRICISTA SENZA PILA

Sono un elettricista senza pila, soldi, e a breve riceverò anche lo sfratto di casa e dalla moglie.

Si sa, tra coniugi le liti per fame sono le più efferate, distruggendoti il ruolo di “capo branco” e così la tua dignità finisce sotto le suole delle scarpe.

Avevo così tanta paura di perdere tutto che mi ò anche voglia di lavorare e le mie giornate le trascorrevo a valium sul divano e a birra con tv, attendendo tempi migliori.

Quando la mia donna non andava a lavare le scale ed io avevo tanta fame, uscivo dalla tana e per pochi euro aggiustavo prese elettriche.

E fu in uno di quei giorni di forte depressione che decisi di procurarmi una morte occasionale per me e accidentale per i parenti, e infilando un cacciavite in fondo a quella presa cercai di fulminarmi.

Ma se non è il nostro momento, si sa, non si muore mai, e quello scossone elettrico altro non fece che sbalzarmi all’indietro come una mosca sotto un fulmine di ciel sereno.

Mi aiutò la paura di quel giorno a farmi ritornare la voglia di riassaporare la mia vita, la mia casa, la mia famiglia, e anche il mio lavoro.

IL CANE SALVATORE

Non occorre andare in Palestina per salire sul Calvario. Perché quel monte di dolore si trova qui in mezzo a ognuno di noi.

Io ero schifosamente pauroso e con ben poca buona volontà nelle difficoltà.

La vita mi aveva messo sulle spalle una croce troppo pesante per me e avrei venduto anche l’anima al diavolo per disfarmene.

Troppi tormenti a partire dalla nascita, con troppi “se” da adulto, per poi finire a troppi “ma” nella vecchiaia.

Non era giusto pensai, e divenni tanto cattivo, tanto egoista, tanto infame da far pagare pure a Dio questo destino infame.

Ma mentre gli anni avano e l’età avanzava, mentre io ero sempre più dannato, tutti gli altri da me ingiuriati vivevano serenamente, allora la mia mente malata iniziò a tifare per i catastrofisti. Ma il mondo continuava a girare, e quanto avevo augurato, come un boomerang mi ritornava e la mia vita era sempre più da schifo, ormai senza più amici né speranze, e quel calvario per me era sempre più irto e pieno di spine.

Accidenti pensai, non voglio morire solo e dannato, e avevo anch’io bisogno di quel pizzico d’amore, almeno per capire. Forse per cambiare.

Ma a quel presunto cambiamento arrivai troppo tardi e tutti mi avevano abbandonato lasciandomi solo in eredità un sopra-nome: babbo maligno porta sfiga.

Ormai il mio destino era segnato e l’unico amico rimasto era solo un cane bianco.

Quel cane che sino all’altro ieri lo prendevo a calci e botte, ma che non mi abbandonava mai.

Non è facile prendere lezioni da un cane, ma la sua bontà, la sua fedeltà, il suo incondizionato amore mi portarono ad essere migliore. Migliore almeno di quel cane mi salvò.

LA PUTTANA SUCA

Mi chiamano la vecchia puttana “suca”, perché, a parte la bocca, il mio corpo non ha più valore per la mia carne troppo lacera dalle ferite dei vecchi tempi.

Sono stata usata, picchiata, stuprata e tagliuzzata e la mia anima trafugata, e alla sera, quando trascino le cosce sul marciapiede, mi sognavo sempre che quella fosse almeno l’ultima volta. Ma al mattino, con quel bottino sempre più scarno, rientravo in topaia per annaffiarmi di whisky, o sniffare qualche polverina

bianca, attendendo, così, l’aspettata imminente morte.

L’indomani però si ricomincia senza più fumi, ma sempre più sola, più disperata, più rotta.

Fu proprio in una di quelle sere che, entrando in una delle tante macchine, mi incontrai con un pazzo sadicamente malato, che dopo avermi violentato e derubato, mi puntò un coltello al petto. Ma io, ormai troppo stanca e avvilita, mi scaraventai su quell’arma implorandolo di uccidermi.

Forse sarà stata la sua paura nel vedere quel mio insano gesto che, preso dal panico, con sguardo incredulo, mi buttò giù dalla macchina e scappò.

Vi sembrerà strano, ma quell’ultima violenza mi salvò la vita per sempre.

Oggi vivo di pensione e minestrina, e son tanto felice quando, al mattino spalancando le finestre al mondo intero e le vicine all’aprir le persiane sorridendo, mi salutano così: buongiorno Signora, come sta?

IL CIECO VEDENTE

Diventai cieco il giorno che scelsi di non vedere più per non soffrire più.

Divenni cieco nel rifiutare quella semplice operazione di cataratta, in modo che quel velo bianco annebbiasse le mie pupille, il mio mondo visivo sino ad essere

costretto per eggiare a seguire un cane pastore “vedente”.

Nell’accarezzare questa mia guida di strada, il tatto godeva di quel soffice pelo e stavo ore e ore ad ascoltare il battito del suo cuore.

Avevo così creato, nel mio mondo buio, una luce d’amore.

Quella luce che attendevo dagli uomini quando ero ancora vedente.

LA ROULETTE RUSSA

Siamo un gruppo di ragazzi belli e intelligenti, ma siamo oggi stufi di quel che la società ci vuole imporre.

Non ci vogliono maghi per capire quale sarà il destino di una società malata, quello che nel futuro ci distruggerà .

Così, una sera decidemmo di scegliere noi il nostro destino, e rubando la pistola di papà, inserimmo nel tamburo una cartuccia sola da far girare nel tamburo, provando adrenalina pura solo al pensiero di quel gioco, oggi cinematografico, chiamato “roulette russa”.

Chiamatela incoscienza, chiamatela autodistruzione, ma solo noi possiamo raccontarvi i brividi provati sulla schiena ad ogni pressione di grilletto, e come ogni giro di tamburo i nostri sguardi s’incrociavano preparandoci ad un

probabile addio, e, con un rito iniziatico odorante di morte, si prendeva coraggio con quattro canne.

È il destino che scelse all’ultimo la vittima, non noi, e quando partì il colpo, restammo tutti impietriti, di ghiaccio.

Non credo che si possa raccontare quel che si prova nel vedere un cervello spappolato che ti schizza in faccia, ma solo quanto dolore provammo per quella bravata e quanti sensi di colpa ancor oggi ci assalgono .

Noi che abbiamo ucciso (volontariamente/involontariamente) il nostro amico solo per l’ebbrezza di provare quel gioco pericoloso, dove per scherzo si offriva sul piatto della vita il nostro destino.

SE DIVENTO RICCA

Se divento ricca, mando affanculo lo Stato.

Vivrò di anarchia totale e sputerò su questa pensione da fame.

Ma salverò con i mie soldini il mondo dalle malattie, e darò acqua e cibo a tutti i bambini del mondo, e salverò tutti gli animali che incontrerò nella mia strada, li curerò e li custodirò.

Son pazza, dicono i medici, ma mentre ingoio la lametta penso: i pazzi siete voi.

SE DIVENTO POVERA

Se mi tolgono i miei sani egoismi spiccioli impazzirei, così pensavo sino a qualche mese fa, quando la crisi, il governo e le tasse saccheggiarono tutti i miei averi.

Credetemi, è umiliante andare in giro a chiedere un boccone, sentendosi pure un truffatore, io che sino all’altro ieri, con le ricchezze, mi sentivo in una botte di ferro.

Capii a breve che non esiste comione per i barboni ma solo, a volte. qualche pezzo di pane, così un giorno, distrutto dall’orgoglio e dalla fame, decisi di buttarmi giù da quel burrone come un ormai vecchio sacco di spazzatura logorato.

Ma mentre ero sul ciglio pronto a fare il saltone, una gatta rognosa si fermò ad osservarmi e a miagolarmi.

“Pussa via” gli urlai, “che vuoi da me, io sono più disperato di te”.

Disturbato da quella presenza irriverente, le sferrai un calcione e la scaraventai giù dal burrone, ma mentre sbatteva la faccia sulla roccia maciullandosi tutta, spuntarono dietro un cespuglio tanti micetti miagolanti che strisciavano e piangevano sui miei pantaloni.

Preso dalla comione, e dal senso di colpa per il gesto compiuto, che li portava a morte certa, non potei far altro che coprirli col mio sacco di stracci e portarli via con me, dividendo con loro affetto, latte e alloggio-ponte.

SUICIDIO AL FUMO

Sono solo ate due ore da quando avevo spento questo computer e adesso sono nuovamente qui. Mi domando cosa faccio? Perché?

Mi sono svegliata che tossivo maledettamente, rigurgitando catarro.

Ciò mi capita nei periodi di maggiore stress e probabilmente questo era uno di quei momenti. Cosa scatta quindi nella mia mente? E con riflessione profonda, eliminando tutte le mie forme di ipocrite scuse, ammetto che: ho scelto di distruggere il mio corpo per farlo spegnere come un mozzicone di sigaretta esaurito. Ricordo quando tentavo di fare lo stesso con l’alcool. Era la stessa cosa, ma allora lì ne andava di mezzo oltre che il fegato anche il cervello. Forse perché allora volevo morire senza capire.

Oggi voglio morire, sì! Ma con la lucidità mentale di arrivare sino all’ultimo respiro nella razionalità del ragionare di poter scegliere.

In barba a tutte quelle persone che mi hanno voluto male e che hanno sempre agito con l’inganno attaccando e distruggendo la mia dignità, la mia fragilità, la mia affettività.

In barba a tutte quei cattivi che tentarono di annientarmi nella mente, perché sapevano che ero pericolosissima quando mi mettevo ad usarla bene.

Del mio corpo oggi a nessuno importa, e a me ancor meno. Mi vesto come un maschiaccio, ingrasso come un porco e l’unica traccia di femminilità la lascio ai miei riccioli di capelli che mi conferiscono ancora un’aria d’ingenuità e di purezza.

Per il resto sono un toro. Fermo restando che ottanta sigarette al giorno sono un po’ tante (non vado oltre perché mi manca il tempo) e quel poco ossigeno che mi rimane è sufficiente appena per mangiare o per dormire. Fumo anche quando sono seduta sul cesso, ma ahimè, questo pesante corpo non vuole ancora cedere.

Dio mio, dimmi tu cosa vuoi da me? Null’altro ancora devo vedere oltre quel che ho già visto e perché oggi inizio a credere che il destino della vita umana abbia solo una sua logica divina e che forse si muore a prescindere da quel che noi ci prodighiamo quotidianamente di fare per la nostra salute, come affermano noti geriatri. Non siamo noi o il nostro corpo a decidere il momento del distacco terreno.

Credo che, se io stamattina decidessi di buttarmi giù da un ponte, andrei a cadere sopra qualche materasso volante che ava lì per caso proprio sotto di me e che mi accompagnerebbe dolcemente in acqua, facendomi pure da salvagente. Sarò pazza, ma per me è Lui che sceglie il momento giusto in cui la nostra anima deve lasciare questa terra, quindi io fumo quanto mi pare, e se devo chiedere i danni per i miei polmoni, non lo farò alle multinazionali del tabacco, ma alle persone che mi hanno trascinato in questa autodistruzione. Adesso vado, devo comprare le sigarette che ho terminato mentre scrivevo queste righe.

SE MIO NONNO…

Se mio nonno ritornasse al mondo, si rivolterebbe nella tomba, per poi “rimorire”.

Perché non riuscirebbe, oggi, ad accettare questa civiltà di perversione e lussuria.

In mezzo secolo si è stravolto il mondo e la realtà supererebbe la fantasia per quel saggio mondo antico dei suoi tempi.

Mio nonno non comprenderebbe mai come nella vita, oggi, noi ci siamo adattati a questa follia di potere, e perché ci mangiamo gli uni con gli altri.

Son certa che mio nonno non vorrebbe più ritornare su questa terra, almeno per il momento.

LA FUGA

Voglio fuggire dalla realtà, voglio fuggire da me stessa, voglio morire.

Questa vita ingrata costruita su amori malati mi ha distrutto l’esistenza, e oggi le mie ali si sono spezzate e tutte quelle persone distruttive, da angeli che pensavo fossero, si sono trasformate in diavoli che mi hanno rubato l’anima.

Ma la strada della fuga non spunta e vengo sempre seguita da tenebrosi fantasmi,

devo reagire, devo liberarmi, e solo un miracolo potrà salvarmi.

Così un giorno incontrai un giovane “bello come il sole e buono come il pane” che, prendendomi per mano, mi accompagnò nel giardino paradisiaco dell’amore; era quell’Uomo che aspettiamo tutti, era il mio Gesù.

Intanto su Nibiru vige un’estrema sensazione di perplessità. Ritengo che i Gheiani possiedano la consapevolezza nascente che il corpo in crescita sia ospitato da un’Anima in evoluzione ma, al momento, sanno solo che l’Anima esiste, ma non hanno idea di “cosa” sia, e quel poco che abbiamo osservato è susseguirsi di bene e di male emozionale, di sensazioni contrastanti, di Anime disturbate.

L’ HA SCELTO LUI

La mia Anima non ha colore di pelle.

L’ha scelta Lui.

La mia Anima, quando approda in qualsiasi parte del pianeta, è consapevole che Dio ci lascia sempre liberi di scegliere qualsiasi esperienza desideriamo fare.

Lo vuole Lui.

Quando il mio Spirito sceglie il ventre di quella donna per nascere in quella

placenta nutrendomi del suo sangue, ricevendo il suo d.n.a.

Lo sceglie Lui.

Quest’Anima che mi fa soffrire quando le ioni combattono col piacere del possedere quei tanti bei oggetti offerti da questo mondo dannato, e, come Attila, mi impossesso di tutto quel che non mi appartiene, ma poi, preso da una inaspettata coscienza, che non mi fa più dormir la notte, sino a quando non restituisco il maltolto.

Lo vuole Lui.

La mia Anima che affonda in questo letto bianco mentre si avvicina lo spettro di quel vortice buio “di non ritorno” con tanta paura per l’ignoto destino e prende coscienza e in un attimo capisce tutto e chiede perdono.

Lo ha scelto Lui.

Mi chiedo se Lui dall’alto dei Cieli ci ha lasciato liberi anche di sbagliare, anche d’imparare, permettendo al nostro Spirituale Karma di crescere, di migliorare.

Perché noi uomini a volte ci ostiniamo per cambiarlo?

QUANDO DIO

Quando Dio ha creato il mondo non ha tracciato righe di confini.

Ma l’uomo sì! E dall’antichità dei tempi, ha usato il metro della separazione per l’identificazione dell’uomo: “Questa terra è mia, questa terra è tua”.

Da quei tempi remoti iniziarono le divisioni di religioni, di cultura, di stati e di popoli, distruggendo, uccidendo deboli e forti, per portar a morte sicura chi non ce la farà.

Penso che oggi questi poteri politici dei potenti della terra abbiano un progetto molto più ambizioso: possedere le nostre menti, le nostre azioni, i nostri figli e i nostri padri. Siamo per loro solo pedine da muovere nella scacchiera mondiale, e solo loro decidono quando una nazione-continente dovrà perire, soffrire, o arricchire anche con l’accettazione del pensiero deviante dei popoli.

Ma mi permetto di commentare che, nel nostro piccolo, anche noi aiutiamo questo progetto diabolico permettendo a questi signori del Potere di fare indisturbati questo losco gioco a scacchi con la nostra pelle, con il nostro cervello.

Siamo tutti troppo concentrati sul nostro “Sé” e quelle poche conoscenze geopolitiche le apprendiamo sui giornali o in tv, distraendoci con notizie di cronaca rosa/nera, e trafiletti di messaggi “di sani egoismi” per il bene del nostro Paese, e noi, come boccaloni, ci crediamo.

Non so dove finiremo, non faccio la maga, ma sento nell’aria un imminente

risveglio di coscienza, ma prima è facile che ci sia una grande sofferenza per molti di noi che ci scaglieremo uno contro l’altro senza nemmeno una consapevole ragione; forse questa guerra “di menti avvelenate” durerà anni e anni, ma se il dolore fa crescere, un giorno saremo pronti a non vendere più i nostri pensieri a quei potenti, pazzi aguzzini.

Ci uniremo, ci riusciremo, ci salveremo…

Dixie: La mia osservazione viene interrotta dallo staff in pena che sostiene quanto la follia sia dilagata nel pianeta, la pericolosità di questo per l’esistenza in vita delle Anime e quanto le Anime mostrino segni di sofferenza e pena. L’esperto per il settore sociale sostiene di non riuscire a comprendere bene i loro sinceri pensieri. Forse dovremmo vedere la coesistenza dell’esperienza umana e di quella animale. Abbiamo registrato sino a ora i loro pensieri e i loro giudizi, che sembrano al momento solo tristi, di uomini depressi, vediamo invece come immaginano l’esperienza della vita secondo il modello che apparteneva al pianeta animale.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Risponde: Boooh! Noto solo tanta confusione su questo pianeta, per ora non mi sento di commentare, proseguiamo oltre.

ASKAVAN: semiumanoide mentale esperto di tecniche di comprensione.

Risponde: Penso che sono ancora molto lontani nel concepire cosa è veramente Dio, ma la loro Anima ne è alla ricerca, speriamo bene.

DUMAKLEX: semiumanoide esperto militare – specie rettiliana

Risponde: Mi sembrano tutti pazzi qui.

Per me sono solo delle Anime in pena.

SEFEX: Umanoide esperto settori sociali – specie Siriana.

Risponde: Io per il momento mi associo al “boooh” di Dixie e, seppur esperto nel settore sociale, per ora non riesco a comprendere bene i loro sinceri pensieri.

MACHLAB: Umanoide scientifico - special Andromediana.

Risponde: Io sono più indicato nella scienza della natura e degli animali, mi auguro di cogliere l’essenza del ruolo e del comportamento di questa specie di 1a dimensione, sarà per me molto interessante.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Risponde: Va bene Machlab, prosegui pure il tuo lavoro. L’astronave ha registrato sino a ora i loro pensieri e i loro giudizi, che sembrano al momento solo tristi, di uomini depressi, vediamo invece cosa ne pensano gli animali.

Al prossimo aggiornamento.

VORREI ESSERE UCCELLO

Vorrei essere un uccello, volare sopra il mondo senza confini, cibarmi dello scarto dell’umano e della natura.

Vorrei far l’amore (sì, proprio scopare) libero e davanti a tutti.

Vorrei essere madre-uccello per nascondere i miei piccoli lì in quel nido nascosto su quel pioppo, lì dove non me li porterà mai via nessuno.

Vorrei essere un uccello per morire su quel prato, pronto a donare il mio corpo a madre natura.

VORREI ESSERE UNA MUCCA

Vorrei essere una mucca per saziare tutti i bambini del mondo con il mio latte, la mia carne.

Vorrei essere una mucca per sdraiarmi sul giaciglio di quel soffice fieno, con accanto i miei vitellini e scaldarli col cuore sino a quando: uomo non separerà.

Vorrei essere una mucca perché, quando andrò al macello, la mia carne darà un contributo per sfamare il mondo.

VORREI ESSERE FORMICA

Vorrei essere una formica perché così le briciole del pane non mi mancherebbero mai.

Vorrei essere una formica perché la mia tana sarebbe sicura “anti bomba” e perché vivrei sotto i sassi dei solchi nelle vene della terra.

Vorrei essere una formica per essere solo “nera o rossa” perché così la mia pelle non abbia differenza di colori e razze e saremmo tutti uguali nel bene e nel male .

Vorrei essere una formica perché erei inosservata sotto le suole delle scarpe di tutti voi uomini e non ve ne accorgerete, non mi ucciderete.

Vorrei essere una formica per morire “a gambe in su” facendomi solo trascinare da quel vento che mi porterà molto, molto lontano.

VORREI ESSERE UN CANE

Vorrei essere un cane per esserti fedele, accontentandomi solo del tuo cibo e chiederti in cambio tante carezze.

Vorrei essere un cane perché scoperei quando natura comanda e non solo per le voglie altrui.

Vorrei essere un cane per portare il mio padrone a eggio a fargli visitare tutte le meraviglie del mondo, guidandolo come se fosse cieco.

Vorrei essere un cane per possedere il dono del perdono e assolvere anche chi mi prese a calci in culo.

Vorrei essere un cane per morire lì in quella cuccia, mentre osservo il mio padrone che piange, si dispera “sinceramente” per la mia morte.

VORREI ESSERE UNA SCIMMIA

Vorrei essere una scimmia per sentirmi onorata di quel che dicono:

Che l’uomo provenga da me.

Vorrei essere una scimmia per grattarmi il culo dove mi pare e quanto mi pare.

Vorrei essere una scimmia per nutrirmi dei frutti della savana.

Vorrei essere una scimmia per coprirmi dai raggi solari della savana e dalle piogge tropicali.

Vorrei essere una scimmia per potermi permettere di andare in giro nuda.

Vorrei essere una scimmia per morire sopra il mio albero, baciata dal sole e da Dio.

Vorrei essere una scimmia per insegnarvi il rispetto e l’amore per me, per la natura: quella natura spettacolare, unica, che, se non la curate, ci porterà alla morte.

VORREI ESSERE UN CAMMELLO

Vorrei essere un cammello per trasportare tanta acqua da poter dissetare tutti i profughi dei deserti esistenti su questa terra.

Vorrei essere un cammello per stare seduto al lato di quel fuoco a fare compagnia alla mia tribù di Badawi (Beduini).

Vorrei essere un cammello per are giorni e notti sotto le stelle e camminare nelle sabbie per giorni e giorni per contemplare Dio, proprio come meditò Gesù.

Vorrei essere un cammello per offrire “post morte” la mia carne ai miei pastori, quelli che un tempo mi hanno cavalcato, curato, amato.

VORREI ESSERE UNA GAZZA LADRA

Vorrei essere una gazza ladra per rubare tutto il cibo sui tavoli dei vostri abbondanti, ingordi cenoni.

Vorrei essere una gazza ladra per insegnarvi che nella vita si deve dare e non solo pretendere.

Vorrei essere una gazza ladra per rubarvi tutti i vostri soldi in tasca e farne poi coriandoli.

Vorrei essere una gazza ladra per venirvi a beccarvi l’uccello quando, nel letto, fate l’amore senza rispetto, senza emozione.

Vorrei essere una gazza ladra per beccarvi tutte le case da voi rubate, costruite sul sudore di schiavi operai mal pagati. Demolirvele tutte costringendovi a dormire nei buchi di capanna (proprio dove dormo io).

Vorrei essere una gazza ladra per venirvi a beccare in testa nell’attimo prima che, col fucile, state prendendo la mira giusta per ammazzare la mia amica quaglia.

Vorrei essere una gazza ladra ed essere come molti di voi, per possedere tutto quel che mi piace, tutto quel che voglio, solo rubando e non lavorando.

Vorrei essere una gazza ladra per cagare in testa a tutti gli stronzi, tanto per insegnargli l’educazione.

Vorrei essere una gazza ladra per rubare il vostro cuore e consegnarlo “come nuovo” al vostro Signore.

Vorrei essere una gazza ladra assassina, per arrivare un attimo prima della vostra morte a sradicarvi tutto il male dal cuore, per riempirvi di tanto bene, quello che nascondete dalla nascita nel vostro intimo più profondo.

VORREI ESSERE UN CANGURO

Vorrei essere un canguro per portare sempre nel marsupio il mio figlioletto senza staccarlo mai dal mio ventre.

Vorrei essere canguro per saltare nelle praterie, portando a so il mio pargoletto.

Vorrei essere canguro per girare nelle città Australiane e fermarmi dietro il vostro cancello ad augurarvi il buongiorno.

Vorrei essere canguro per corrervi dietro in autostrada e fare con voi a gara di chi

arriva prima.

VORREI ESSERE UN LOMBRICO

Vorrei essere un lombrico per nutrirmi solo di terra, assaporando il ventre di Madre Natura, che poi, quando mangio, lo restituirò al Creato.

VORREI ESSERE UN LEONE

Vorrei essere un leone per stare solo “come un cane” a governare la savana.

Vorrei essere un leone per dare alloggio sulla mia criniera a tutte quelle bestioline indifese che cercano protezione, pidocchi e pidocchini, e che l’uomo non li accetta come suoi derivati.

Vorrei essere un leone per insegnare all’uomo la forza, la virilità e la fertilità.

Vorrei essere un leone per morire fra le braccia delle mie dolci spose leonesse.

VORREI ESSERE UN ORSO

Vorrei essere un orso per stare in letargo quasi tutto l’anno, e nei momenti di freddo e fame, uscire dalla tana solo per cacciare.

Vorrei essere un orso per tenere tutti a dovuta distanza da me e farmi rispettare.

Vorrei essere un orso per morire là sopra le montagne, senza rimpianti (e rompimenti di palle), con la neve dal manto bianco, che, nell’indurire ai piedi di quel monte dal glaciale immaginario, disegnerà la sagoma della mia figura, che plasmerà, solidificherà la mia tomba.

VORREI ESSERE UNA BALENA

Vorrei essere una balena per provare, in mezzo al mare, il parto col dolore, partorendo da mammifero subacqueo.

Vorrei essere una balena perché anche i pescicani devono avere paura del mio volume, non mostrando al mio nemico i miei innocui fanoni.

Vorrei essere una balena perché rispetterei la natura nutrendomi di solo plancton, senza dover ingoiare animali a me similari.

Vorrei essere una balena perché se vi venisse a mancare il petrolio, il mio olio illuminerebbe le vostre lampade per le case.

Vorrei essere balena per il mio estratto d’olio che vi è salutare, perché ricco di Omega 3.

Vorrei essere una balena per rivivere la favola di Pinocchio.

Vorrei essere una balena per dar la giusta rotta alle vostre navi, come un tempo guidai Vespucci nell’oceano Pacifico, che raccontò la storia del giro del Mondo.

VORREI ESSERE IL MIO GATTO

Vorrei essere il mio gatto,

3 ) Sì, perché dorme sempre.

Vorrei essere il mio gatto,

Sì, perché ha carattere e da buon felino non si fa comandare.

Vorrei essere il mio gatto,

2) Sì, perché quando dice parolacce nessuno lo capisce, e quel miagolio è la sintassi di un vocabolario indecifrabile.

Vorrei essere il mio gatto,

1) Sì, perché mangia sempre croccantini rifiutando il cibo spazzatura, quello che a kilo costa meno delle mie crocchette, per una vendita a basso prezzo di mercato e di cui l’uomo ne và ghiotto.

VORREI ESSERE UNA MOLECOLA

Vorrei essere una molecola per possedere ogni particella del Mondo.

Vorrei essere una molecola per entrare nel vostro d.n.a. ad indagare la storia dell’uomo nei secoli, quella che ha geneticamente differenziato la misteriosa biodiversità di miliardi e miliardi di esseri viventi della nostra specie.

Vorrei essere una molecola per non morire mai e rigenerarmi sempre.

Vorrei essere una molecola per avere tantissimi fratellini, tutti uguali nel viaggiare nello stesso sangue.

Vorrei essere una molecola per essere presente in tutte le forme viventi di questa terra: uomo, animale, natura.

IO SONO UN PESCIOLINO STUPIDINO

Io sono un pesciolino stupidino e o tutta la vita a nascondermi come un cretino.

Di notte mangio e di giorno dormo nascosto fra le alghe.

Però, una bella mattina mi sono chiesto: “Che scopo ha la mia sopravvivenza?”

Un polipo anziano, mentre mi tratteneva con i suoi tentacoli, prima di divorarmi mi rispose: “Mio bel pesciolino, la tua vita non è stata sprecata, tu sei quello che mi puliva le rocce dove io mi posavo, con il tuo meticoloso lavoro quotidiano eliminavi dal fondo marino tutte le sporcizie, permettendo così al mare di restare pulito ed ossigenato”.

“Grazie amico mio, ma mi fai male, lasciami andare. Non fare il polipo”.

Il saggio mollusco, mollandolo, rispose: “Vai, piccolo grande pulitore del mare, e mi raccomando, oltre alle rocce, puliscimi anche le alghe”.

MI CHIAMANO LA NEONATA

Mi chiamano la neonata perché, come dice la parola, sono da poco nata.

Mi hanno detto che sono protetta, ma io ci credo poco.

Peso meno di un’unghia e, quando mi pescano, mi mangiano tutta, senza risparmiarmi nemmeno la testa e il culo.

Io sono piccina, e vorrei chiedere all’uomo di concedermi almeno qualche mese di vita per godermi questo bel mare azzurro.

L’altro giorno finii nel secchiello di un bimbo piccolo, ed io, con il cuore in gola, mi preparai al peggio. Ma quando mi offrì il suo ditino e mi accarezzò, diventammo subito amici.

Per fortuna il bambino non conosceva ancora le polpette di neonata, quindi, dopo aver giocato con me, mi rimise nel mare, e con la manina mi salutò augurandomi buona fortuna.

MI CHIAMO SARDINA

Mi chiamo sardina, corre voce che non valgo molto, però tutti mi pescano.

Sono piccolina ed è per questo che nuoto a riva.

Navigo in mezzo a fili di lenza e tutto il giorno sono costretta a fare acrobazie per non finire agganciata a qualche amo. Vedo canne con appese ghiottonerie, vermicelli dei miei gusti preferiti o bocconcini di pane prelibato. Ma io, furba, preferisco rinunciare a tutti i menù mantenendo la linea. Ogni tanto subisco tortura di qualche irriverente bambino che per gioco mi tira conchiglie in testa, ma qual che mi fa più paura è la nuotata fra nafta e liquami.

Credetemi che vivere da sardina è un’impresa ardua e, quando mi sveglio al

mattino, mi domando: “Oggi finirò nell’olio di semi o nell’olio portuale? E poi, mi adescheranno con l’amo in gola o con la classica rete di una morte lenta per mancato respiro?”

Mi consola il pensiero che siamo in tanti a sguazzare nello stesso metro quadro e ciò mi porta speranza.

MAMMA BALENA

Io sono un pesce mamma, e, a differenza dei miei compagni d’oceano, io provo il dolore della maternità.

Io non deposito le uova e non le abbandono nel mare.

Io partorisco come un mammifero.

Non so perché Dio abbia dato questo privilegio a me e ad altre poche specie marine, so solo quanto sia gioioso il parto, e quanto amore provo nel trasportare sulle pinne i miei pargoletti nutrendoli e crescendoli sino a giusta età.

Da pesce mi trasformo in iena dinnanzi a chi vuole sottrarmeli, e il mio grande affetto di mamma mi rende protettiva e agguerrita.

Ricordo un giorno che misi al mondo un balenino piccolo e gracile,destinato alla morte precoce, ma io, presa dal senso materno, lo nascosi sotto una roccia,

delegando una stella marina a fargli da scudo.

Dovetti sacrificarmi per mesi, rinunciai alle mie belle nuotate nell’oceano per non mancare alle poppate quotidiane, ma fu una grande gioia quando vidi il mio bel balenino, ormai cresciuto, salutarmi con le pinne e perdersi nel profondo blu.

Quanto è bello essere mamme! Anche se si respira solo con le branchie!

MI CHIAMANO PESCECANE

Mi chiamano pescecane, ma, credetemi, del cane non ho nemmeno la coda. Diciamo che ho solo il problema che, per sopravvivere, ho la necessità di assumere giornalmente maggiori proteine carnali.

E così vago nei mari ad inghiottire tutti quei pesci malati che per natura a breve perirebbero. Siamo in tanti a doverci nutrire, e, quando capita un bel pezzo di carne, facciamo a gare a chi arriva prima. L’altro ieri vidi un barcone rivoltarsi, mi spostai per la paura, ma poi, attirato dall’odore di quei corpi esamini, misi da parte la coscienza e me li divorai.

Non ho mai compreso perché l’uomo si scandalizzi quando noi ci nutriamo di carne morta. Da quel cadavere ormai l’anima si è innalzata e della carcassa che farne? Me la mangio no?

Voi nella maggioranza dei casi i morti li sotterrate offrendoli in pasto ai lombrichi.

Ditemi, qual è la differenza? Sempre di riciclo parliamo.

La legge della natura è basata sul ciclo e la trasformazione. Anche io un giorno verrò divorato, così potrò donare la mia carne per la sopravvivenza e procreazione di altre vite.

Se l’essere umano ad oggi non ha ancora compreso questa semplice regola universale, penso che dovrà spegnere i pc e partire dalla sintassi del pallottoliere.

Speriamo solo che fra qualche secolo si comprenderà la legge della natura. La legge di Dio.

IL GATTO CLONATO

Ho sognato il mio gatto clonato, anzi erano in tanti, stessi occhi, stesse orecchie, stesso pelo.

Il pavimento del mio bagno era sparso di tante ciotole con identici croccantini, e le lettiere contavano gli stessi stronzetti di medesimo colore.

Ho sognato i miei due canarini depositare uova che allo schiudersi spuntavano identici pulli.

Ho visto i miei pesciolini, tutti con la stessa forma, che nuotavano nell’acquario con uguale movimento di pinne.

Ho sognato mia sorella vestirsi, parlare e farsi la barba uguale a me “maschietto”.

Vedevo sul metrò tante figure con il mio identico viso, identico cellulare, identiche scarpe.

Ho sognato che avevo installato nel palmo della mia mano un microchip da utilizzare alla cassa del supermercato.

Ma mi sorge un dubbio: non sarà che per schiavizzarci sempre più ci toglieranno anche la soggettiva dell’identità?

Dixie: La preoccupazione che aleggia intorno a noi è palpabile. Il senso di sofferenza e di contrasto tra le esistenze è facilmente rilevabile. Eppure, malgrado condivida i tentennamenti dei miei compagni su quanto stiamo verificando, in me si sta facendo strada un’emozione che non capisco. È un’emozione intensa e violenta alla quale, io stesso, non so ancora dare un nome. Dobbiamo tentare di tutto per analizzare fino in fondo la situazione, anche perché sospendere un esperimento concernente la vita è sempre qualcosa di molto drammatico, durasse anche un istante, sarebbe un istante di eternità. Sono curioso e voglio ancora assistere a tutto ciò che sia possibile raccogliere. Vorrei vedere come e se, quanto e quale, lettura e proponimento esiste nei confronti della vita vegetale o alternativamente solo concettuale. Però, di sicuro dobbiamo annotare che, sul pianeta Terra, la specie animale e vegetale è più dedita a sacrificarsi, sembra più evoluta della razza umana. Dixie! E perché mai degli esseri viventi dovrebbero avere paura ad osservare le leggi dell’Universo con la semplicità dell’istinto, imparando dagli animali?

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Non so che dire, Askavan, tu che sei l’esperto delle comprensioni mentali, che ne pensi?

ASKAVAN: semiumanoide mentale esperto tecniche di comprensione.

Risponde: Ahahahahah, son senza parole, andiamo avanti e vediamo come è su Ghea, il mondo vegetale.

MACHLAB: Umanoide scientifico - special Andromediana.

Risponde: Sono molto curioso di vedere il comportamento del mondo vegetale, al rientro nella GALASSIA 24 XY MESCH-LÀ, son tenuto a trasmettere un resoconto scientifico in merito.

SEFEX: Umanoide esperto settori sociali – specie Siriana.

Risponde: Ok proseguiamo.

DUMAKLEX: semiumanoide esperto militare – specie rettiliana.

Risponde: Non vorrei anticipare il mio pensiero, sarebbe cattivo e di distruzione, andiamo avanti:

VORREI ESSERE UNA PIANTA

Vorrei essere una pianta alta, alta, per osservare come va il mondo e giudicarlo.

Vorrei essere una pianta per salvarvi da tutti quei maremoti che vi trascinano in mare, offrendovi i miei rami e portarvi in salvo.

Vorrei essere una pianta per salvare tutti gli animali predati dall’uomo, nascondendoli nell’alto del mio fusto sino a pericolo scampato.

Vorrei essere pianta perché io, a differenza di voi, vivo secoli, se non mi disturbate.

Vorrei essere pianta per farvi capire che, quando spruzza la mia linfa, è uguale al vostro sangue, e che io soffro carnalmente quando mi decapitate.

VORREI ESSERE UNA MONTAGNA DELL’HIMALAYA

Vorrei essere una montagna dell’Himalaya per osservare dall’alto il mondo intero.

Vorrei essere una montagna dell’Himalaya perché solo pochi mi verranno a salire in vetta e le mie rocce resteranno a lungo solide e fresche.

Vorrei essere una montagna dell’Himalaya perché io do forza e coraggio all’uomo che mi vuole affrontare, mettendo a dura prova a sua volontà, le sue capacità.

Vorrei essere una montagna dell’Himalaya per arrivare a toccare con un dito il Cielo.

VORREI ESSERE MARE

Vorrei essere un mare per dominarvi, per poi alla fine ricordarvi che qui comando io.

Vorrei essere un mare per custodire tutti i vostri segreti, i vostri lingotti d’oro e tutto quel piccolo mondo antico di reperti archeologici e lacrime.

Vorrei essere un mare per cullare i vostri morti e trasportare onda su onda le loro anime al Signore.

Vorrei essere un mare perché io custodisco le più numerose specie viventi di tutta Ghea.

Vorrei essere un mare perché solo io sono in contatto diretto con Dio.

IL DIO MARE

Mi chiamo Franco, mi alzo al mattino alle quattro e un quarto e mi vado a fare un mazzo tanto.

Il luogo di lavoro è la mia barca, il mio datore è il mare.

Lui non ha regole ed è generoso a offrire tutto.

Lui è il mio rifugio, la mia culla, il mio angolo di paradiso.

Lui è giusto e mi ripaga solo se vado a lavorare, altrimenti mi lascia a pancia vuota.

Lui mi isola da questa terra squilibrata donandomi la pace.

Lui è l’essenza che ti presenta Dio in persona.

Lui, da quando esiste, è sempre stato depredato e violentato, ma sempre pronto a donare e perdonare.

Lui è vapore e pioggia, fa morire per far rinascere.

Lui è scrigno di tesori millenari.

Ogni tanto si incazza, ma non è colpa sua.

La luna lo comanda, lo agita e genera alte onde.

Quando è furioso, mi consiglia di stare in casa a riposare.

La cattiveria umana non ha limiti, e con bombe ed esperimenti nucleari trasforma quest’oasi di pace in strumento di guerra.

Se andrà avanti così, aggancerò la mia barchetta ad una mongolfiera e mi ciberò di carne in scatola e pesce clonato.

Gli esseri viventi, forse, non hanno capito molto di quanto li circonda e non sanno rintracciare l’esistere della vita come concetto astratto, usano e deturpano ciò che li nutre, vedo poco rispetto e tanto egoismo su questa terra. Eppure la sensazione di quest’emozione che si fa strada dentro di me è forte e inebriante. Voglio ancora leggere e capire, desidero leggere e sapere cosa sto provando. Voglio sondare ancora di più l’astrazione.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Mi piace il comportamento della natura, è giusto e sembra che offra molto all’uomo.

ASKAVAN: Semiumanoide mentale esperto tecniche di comprensione.

Risponde: Sì, la natura ama l’uomo e vive per donare incondizionatamente il suo Mondo.

MACHLAB: Umanoide scientifico - special Andromediana.

Risponde: Vero, le leggi della natura sono perfette e Dio ha voluto che Ghea fosse un Eden pieno di frutti e risorse per tutte le specie viventi.

SEFEX: Umanoide esperto settori sociali – specie Siriana.

Risponde: Sì, però noto che l’uomo non è che l’ha capito molto quanto è stato a lui donato, vedo poco rispetto e tanto egoismo su questa terra.

DUMAKLEX: Semiumanoide esperto militare – specie rettiliana.

Risponde: Ok, ma ricordiamoci sempre che, se vogliamo, possiamo anche distruggerla.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Commenta: Dài Dumaklex, non essere sempre così cattivo, il nostro compito è di capire per poter salvare il salvabile, non di distruggere!

ASKAVAN: Semiumanoide mentale esperto tecniche di comprensione.

Replica: Ha ragione Dixie, vediamo ora cosa ne pensano gli organi di questi strani umanoidi/rettiliani:

VORREI ESSERE UN CUORE

Vorrei essere un cuore che batte per amore, che si illumina, che sanguina.

Vorrei essere un cuore per ricordarvi, ad ogni battito, che siete in vita e che solo col mio ritmo potete campare.

Vorrei essere un cuore per accompagnare la vostra anima prima della morte, chiedendo comione al Signore per quel corpo ormai immobile, indifeso.

VORREI ESSERE UN POLMONE

Vorrei essere un polmone, generoso, che assorbe tutta la vostra nebbia che emanate nel pianeta, e farvi ugualmente respirare, anche se non lo meritate.

Vorrei essere un polmone per accompagnarvi sino all’ultimo respiro e darvi l’ultimo importante fiato di coraggio per quel aggio in un cielo colmo d’ossigeno e d’amore.

Vorrei essere un polmone per farvi capire che, anche se mi otturate i bronchi, io resisto, in attesa di un vostro cambiamento.

VORREI ESSERE IL VOSTRO STOMACO

Vorrei essere il vostro stomaco per essere sempre pieno e sfamare tutti i bambini del mondo.

Vorrei essere il vostro stomaco perché tutto il cibo che scorre nell’esofago sia solo sostanze sane e di buona salute.

Vorrei essere il vostro stomaco per digerire tutti i dispiaceri della vostra vita.

Vorrei essere il vostro stomaco per farvi capire il valore del pane e di quanto si suda per mangiarlo.

VORREI ESSERE IL TUO CERVELLO

Vorrei essere il tuo cervello, quello che ti trasmette il giusto ingranaggio, il giusto pensiero e che ti fa ragionare sulla differenza tra il bene e il male, quello che ti condiziona le scelte.

Vorrei essere il tuo cervello per poterti donare quell’intelligenza utile a darti la possibilità di fonderti il cuore con la coscienza.

Vorrei essere il tuo cervello per donarti il massimo delle conoscenze, perché tu possa, con la scienza, progredire per condurre questo mondo… miglior sopravvivenza.

Askavan, l’esperto nelle tecniche di comprensione dello staff, commenta che gli è piaciuto molto il cervello “per come ragiona” ma indagherebbe meglio su come gli uomini lo sfruttano. Solo continuando a carpire i loro pensieri potremmo farci un’idea più dettagliata. Anche gli altri percepiscono la nascita di un’emozione strana dentro di loro, un qualcosa cui nessuno di noi riesce a dare un nome. Dobbiamo continuare e non lasciare che l’osservazione ci induca a decisioni affrettate. Analizzare sempre e non limitarci a giudicare su come o quanto questi esseri siano selvaggi ma guardare se, come o quando abbiano la possibilità di evolvere.

DIXIE: Umanoide - specialAndromediana .

Argomento organi.

ASKAVAN: Semiumanoide mentale esperto tecniche di comprensione.

Replica: Infatti, condivido, nessuna obiezione in merito.

MACHLAB: Umanoide scientifico - special Andromediana.

Commenta: Mi è piaciuto molto il cervello per come ragiona, ma indagherei meglio su come gli uomini lo sfruttano.

SEFEX: Umanoide esperto settori sociali – specie Siriana.

Risponde: Certo, solo continuando a carpire i loro pensieri potremmo farci un’idea migliore.

DUMAKLEX: Semiumanoide esperto militare – specie rettiliana.

Risponde: Sì, dovremmo pure presentare una relazione corretta al rientro alla nostra Galassia 24 xy Mesch-là, altrimenti come possiamo decidere?

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Replica: Hai ragione Dumaklex, dobbiamo essere giusti nella relazione sul nostro intercettamento del pensiero umano. Clementi sì, ma non troppo.

ASKAVAN: Semiumanoide mentale esperto tecniche di comprensione.

Risponde: Capito, ora il compito più arduo sarà il mio.

SEFEX: Umanoide esperto settori sociali – specie Siriana.

Risponde: Credo anche il mio. Va bene, andiamo avanti con i pensieri dell’uomo:

I SECOLI DELLA RINASCITA

Vorrei morire per poi rinascere tra almeno un paio di Secoli.

Vorrei vedere in quale era avanzata mi troverò, sarà forse in un periodo di ritorno nel mondo antico, me lo auguro, perché dopo questi anni di tecnologie avanzate, più che aiutare l’evoluzione la stanno solo distruggendo, e se si continua così, a breve verrà utilizzata a far scoppiare guerre e portare fame nel mondo intero.

O forse rinascerò ritrovandomi, come oggi, in una era di conflitti spirituali che mi confonderanno la coscienza su quel che è il bene e su quel che è il male.

O ancor peggio, come oggi, mi ritroverò ad avere la paura della fame e far usare il mio corpo solo come una macchina industriale, decifrando la mia persona dal numero di matricola abbinata alla produttività del mio lavoro da schiavo.

O ancora, se nascerò negro, verrò torturato dai bianchi, o viceversa, e forse la mia rabbia mi porterà ad abbracciare un fucile per uccidere i miei fratelli.

O forse nascerò malato, per alla fine morire di aids, e con dolori allucinanti il mio corpo perirà con la bestemmia in bocca.

O ancor peggio, se la paura della guerra mi spingerà a vagare tra le dune desertiche di popoli stranieri in cerca di un gommone che mi ridia quella pace ormai persa, per poi finire gettato a mare come un animale, bastonato in testa tipo mattanza dei tonni senza nemmeno avere il tempo di capire il perché, e nemmeno il tempo per la possibilità di pregare Dio a modo mio per il perdono di tutti i miei peccati.

Ti prego oggi per il domani, se puoi, fammi rinascere quando ci sarà di nuovo il ciclo dell’Era del mondo antico, non importa se non potrò giocare con il pc o chattare, o andare al lavoro in macchina, ma fammi ritornare su questa terra nei tempi futuri… che furono.

OH DIO

Oh Dio, tu che fai splendere il sole per riscaldarci, donandoci luce e amore anche se noi uomini trivelliamo il pianeta per depredarti di tutto il sottosuolo.

Oh Dio, tu che hai seminato cibo a sufficienza in modo che tutti gli uomini del mondo possano sfamarsi di solo natura, senza dover uccidere per giocare a toglierci il boccone di bocca in bocca lottando gli uni contro gli altri, non per

fame ma per egoistica pazzia.

Oh Dio, tu che hai scelto il ciclo della vita con un inizio e una fine, spiegami tu perché l’uomo si vuole sostituire a te e i tuoi tempi?

Oh Dio, tu che mi hai creato con la coscienza e la ragione, perché l’uomo fa di tutto per rubarmela?

NON SI PUO’

Non si può morire da disperati dopo una vita disperata.

Come si può vedere esseri umani che muoiono per un infausto destino di disperazione.

Dicono che loro stanno invadendo le nostre terre, il nostro benessere, per toglierci il pane. E noi per questo gli togliamo la Vita?

La spugna della mia coscienza ormai è satura, null’altro mi resta da vedere, da capire, e, se di notte voglio dormire, tv e pc non posso più sentire.

DIXIE: Sono strabiliato.

ASKAVAN: Ma a che Dio credono queste persone, non comprendo bene, troppi nomi di Dei e poca conoscenza di quel che vuol dire semplicemente la parola Dio.

MACHLAB: Non è il mio campo, ma penso che stiano soffrendo molto.

SEFEX: Certo, ma come possiamo aiutarli? Sembra che ognuno sia troppo convinto del proprio credo.

DUMAKLEX: A me sembra un mondo di pazzi alla ricerca di verità inesistenti.

DIXIE: Io concordo con Machlab quando dice che stanno soffrendo troppo, ma vorrei capire meglio come nel loro mondo quotidiano vivono il pensiero, tipo gli atei, che ne pensate?

ASKAVAN: Speriamo di non trovarci più delusi di quanto già siamo.

MACHLAB: Invece potrebbe essere interessante sondare la coscienza dell’ateo o di chi nemmeno si pone il dubbio se la vita sia determinata in modo casuale o se sia un progetto di evoluzione animica.

DUMAKLEX: Ho appena intercettato dei pensieri allucinanti, ma interessanti, ascoltate:

INCUBO DA STRESS ANIMALE

Eugenio ore 5,02 scrive:

Ciao Carlo, ti scrivo alle 5 di mattina, in quanto stanotte ho fatto un sogno da incubo, forse sarà stato il panino con milza e cipolla ingurgitato ieri sera al pub di Federico. Ma ci tengo a scrivertelo, visto che sei il mio grande amico animalista. Ho sognato un ribaltarsi di ruoli tra i viventi di questa terra, dove gli animali prendevano il potere del comando su noi uomini, trattandoci in ugual misura. Mi spiego: Vedevo pesci di tutte le razze e colori fuori dall’acqua che, seduti con la coda serpentina, ci osservavano, mentre io e tante altre persone nuotavamo alla cieca nel profondo oceano. All’improvviso, venivamo agganciati da lenze appuntite dove pesci cani forzuti, togliendoci l’amo, ci scaraventavano in un cesto ad attendere la morte. Ho visto poi mia mamma già lessata nel piatto, dove, con coltelli affilati, le tagliavano la testa e la spina dorsale, e poi a pezzi se la mangiavano. Poi ho sognato che la mia città era invasa da tanti coniglioni, che giravano per le strade e ai semafori prendevano per le orecchie ignari automobilisti, e dopo un secco colpo al collo, con pochi secondi di lamento, tiravamo le cuoia. Dopo di che, i coniglioni entravano nella mia macelleria e ci scuoiavano, per poi appenderci a ganci appuntiti con la testa in giù a buttar sangue dentro una tinozza. Poi ho sognato una marea di donne incatenate, supine a quattro zampe, e per ogni femmina vi era dietro un toro che le possedeva e due scimmiette allegre che, ai lati, spremevano loro le mammelle per far fuoriuscire tanto latte. E dinnanzi a loro, attaccati a una barra di ferro, pendevano 2 o 3 bambini col ventre aperto, tipo vitellini. Poi ho sognato colonne di elefanti che, con le loro grandi zampe, sfondavano i portoni delle case, e con le loro proboscidi munite di seghe limavano i nasi dei malcapitati. Dulcis in fundo, nel cielo volavano tantissime specie d’uccelli, dove però sotto l’ala spuntavano fucili a canna mozza che all’impazzata sparavano contro la folla che fuggiva disperata. E ancor peggio fu quando ho visto il mio cane Bobby che mi ha messo una catena al collo, e appena ho provato a ribellarmi, mi ha tolto la ciotola e mi ha dato due calci nel culo.

Ora, al risveglio da questo incubo, dopo il caffè e il valium mattutino, col senno del poi, sai cosa ho scelto caro Carlo? Da domani cambierò mestiere e anche

alimentazione, forse addirittura vegano, poi cercherò un nuovo lavoro magari come ragioniere, dove al posto del coltello ò la tastiera. Troppo schifoso questo incubo!

Carlo h.14,02 legge e risponde:

Ciao Eugenio, sono da poco ritornato a casa per il pranzo e ho letto la tua email, scioccante, crudele, ma dovrebbe averti fatto capire tante cose. Devi sapere che le vere bestie siamo noi uomini, che per i nostri futili egoismi stiamo distruggendo, senza bisogno, quel che Dio creò al primo posto su questo pianeta: la vita animale. Chi l’ha detto che senza mangiare carne l’uomo non può vivere? E che è a rischio di un deficit proteico? Io sono vegano dalla nascita e godo di ottima salute, inoltre sappi che per i grandi interessi economici, quel che noi chiamiamo carne non son altro che delle fibre grezze di cadaveri gonfiati, di veleno solubile compresso. A proposito: peccato che non hai sognato anche le galline, quelle che per 20 cent sono costrette a rompersi il culo per fare delle uova sempre più grandi, sempre e belle (tipo l’ovetto Kinder), e dopo 6 mesi ti tirano il collo e con una veloce depilazione ti impalano infilzandoti nello spiedo del girarrosto. Fai bene amico mio a chiudere la macelleria, e se non trovi lavoro da ragioniere, ti assumo io nella mia azienda di agricoltura biologica. E con tante verdure si campa e si caga meglio.

IL RE DEL PC

Io sono il re del pc, io programmo, io navigo, io chatto, io però non faccio un cazzo.

Vivo la vita degli altri e me la godo, trovo piacere delle sofferenze altrui per poi scrivere al mondo intero i miei pettegolezzi cattivi, con il sale della malvagità. Vengo apprezzato dalla collettività del virtuale schermo femminile, e spremo le

mie meningi per sputare veleno sulle povere vittime ignare.

Io sono il re del pensiero scritto e pensato, di quei poveri incoscienti che cercano nella ragione l’amore tramite l’amicizia in chat. Quante righe insulse di gente porcona, incaute, dove nel profondo desiderio intimo femminile me ne faccio strumento di manipolazione, a mio uso e consumo.

Cerco incontri, cerco figa facile e veloce, cerco menti malate disposte a subire i miei giochi sporchi.

In famiglia e in strada sono timido e introverso ma dietro ogni sottana vedo sempre solo una gran puttana, vado al supermercato non per comprare ma per guardare qualunque pulzella che me lo fa raddrizzare.

Vivo una vita virtuale colma di immagini violente dove io sono sempre il protagonista del giustiziere col cazzo.

Alla notte, però, non dormo perché, dopo le sfrenate masturbazioni, mi cala l’ombra di quella maledetta coscienza che mi danna.

Ma per fortuna riesco a cacciarla, ritrovando sollievo, quando invoco quel dio minore, quell’angelo degli inferi che mi incita nella golosa ricerca di dolore e sesso. Godo nell’immaginare scene di guerra e sangue.

Ma i miei organi li sento privi di energia, le mie vene sono vuote e i miei muscoli atti solo a sprigionare la forza della violenza.

Quando acchiappo in chat qualche pulzella vado, ficco e scappo, nessuno mi perseguiterà, perché la mia identità è una falsità.

Quante anime morte, quante ferite spirituali sulla mia coscienza, ma io sono solo il latin lover dell’uccello.

Il bene mi perseguita per farmi capire, per farmi cambiare, ma io appartengo al mondo moderno della comunicazione globale e il mio sito: mandrillone.it è più forte di ogni morale.

BASTARDO DENTRO

Enrico scrive:

Ciao Luigi, simpatico bastardo, come stai?

Luigi risponde:

Tutto bene, a parte la crisi, anche oggi ho portato a casa 200 euro, sai, sono andato al negozio del nostro amico Ezio e con quattro palle gli ho rifilato quei quattro dvr tutti scassati.

Enrico scrive:

Bravo, come al solito tu hai naso nel riconoscere gli affari e quel gran cretino, come al solito, ci è cascato. E dimmi con Fabiana ti sei rivisto?

Luigi risponde:

Sì, l’altro ieri, l’ho portata in pizzeria e poi dietro il campo di calcetto a scopare, ma mi ha già stancato con le sue solite posizioni e domani te la presento così potrai ficcarla anche tu.

Enrico scrive:

Scusa amico mio, ma se io voglio una ragazza, non ho bisogno che me la presenti tu, inoltre non pensi che stai un po’ esagerando nel prenderti gioco dei sentimenti altrui?

Luigi risponde:

Ma che dici Enrico? Non lo sai che le donne sono tutte puttane? Comunque cambiando discorso, ieri sono andato a trovare quello stronzo di mio padre all’ospedale che ormai è mezzo moribondo, ma purtroppo anche questa volta ce l’ha fatta, se va avanti così, verrà lui al mio funerale. È da tempo che spero che crepi per togliere l’usufrutto di quell’appartamento e vendermelo, e con i soldi devo comprarmi la nuova Bmw station wagon 3200, così a settembre potrò andare alle Maldive con quella grande porca di Melissa che mi dice sempre che lì si balla e si scopa tutto il giorno, e poi lì abitano delle sue amichette appetitose. A proposito, amico mio, posso chiederti un favore?

Enrico scrive:

Quale?

Luigi risponde:

Ti ricordi quella signora tutta scimunita che abita al secondo piano del tuo palazzo? Ebbene, contattala e dille che il tuo amico Luigi è disposto per andare a sintonizzarle la tv (anche questa sera). Così, mentre io la tengo impegnata, tu le fai la revisione dell’appartamento.

Enrico scrive:

Ma sei scemo? Vacci tu, io non ho scelto la tua vita e sino ad oggi il pane l’ho guadagnato onestamente. Quindi sai che ti dico amico mio? Addio piccolo verme invertebrato, sei un gran bastardo dentro sino all’osso.

P.s. A proposito, dimentica il mio indirizzo email.

IL COITO DELL’AVVOCATO

Giuseppina scrive:

Ciao Laura, scusami se non ti scrivo da tre settimane, ma sono stata molto impegnata col nuovo lavoro e finalmente al mattino posso dire che anche io vado in ufficio; mi vesto alla moda e con i miei tacchi a spillo, e anche solo nel salire le scale vibra la mia presenza con i miei bei capelli biondi sulle spalle che profumano di colonia e di pulizia, e ti assicuro che mi sento felice e bella.

Ti ricordi quando, per mantenermi agli studi, mi prestavo a lavori umili e faticosi? Con quelle scarpe da tennis tutte puzzose e quei jeans bucati per il logorio e non per moda. Oggi non più, e sentirmi sussurrare: Mi scusi signorina, quanto è bella stamattina, mi gratifica e mi dà tanta stima di me stessa. Sai però una cosa: sono tutte rose e fiori, tranne quella mezz’oretta di pausa pomeridiana che mi ricordano quelle condizioni da donnetta di poco conto. Ti spiego: l’illustre direttore di questo ufficio, l’avvocato Fantucchio, è molto serio nella sua giacca e cravatta, ma sotto una pancia “tanta” tiene un pisellino piccolino ma birichino. Quando siamo soli si avvicina alla scrivania e, strusciandosi contro le mie cosce, mi sussurra: dai porca, fammelo godere. E dopo una pipì di spermatozoi, come se nulla fosse, si riabbottona i pantaloni e, con la faccia come il culo, al primo bussare del “scusi avvocato” esclama “prego si accomodi…”. Due giorni fa venne a trovarlo sua figlia, fu scioccante avere di fronte una mia coetanea che lo chiamava papà; sentii un tonfo al cuore, e con imbarazzo dovetti uscire fuori di corsa da quella stanza. Cara Laura, rifletto e penso, oggi sono professionalmente arrivata, ma a che prezzo, a cosa? Al nulla, perché mi sento una concubina dei tempi moderni. Avevo studiato al liceo le storie nei secoli della schiavitù femminile e ero felice di essere nata in questo periodo storico democratico, libero. Ma mi sorge un dubbio: non è che mi sia sbagliata? A parte i vestitini alla moda, sotto nelle viscere che futuro ha il nostro corpo? Ho dialogato con colleghe che, ridendo, con la tranquillità della normalità mi hanno fatto capire che questo è la routine del far carriera, o almeno per poter mantenere sicuro il lavoro. Ma credimi amica mia, io l’unico successo sicuro lo vedo per il membro di quel porco avvocato che usando pure i soldi dello stato vuole pure le gratuite prestazioni extra delle impiegate. È una settimana che sono in malattia, mi hanno diagnosticato una depressione da stress giovanile. Ma dimmi Laura, con i tempi di oggi, per arrivare all’irraggiungibile pensione, quanti altri illustri avvocati sbaveranno sulla mia scrivania? Sarò pazza, ma domani presenterò le mie dimissioni “per motivi familiari” e da dopodomani ritornerò a lavare le scale

perché io non ho prezzo e preferisco accettare un futuro di miseria che rinunciare alla mia stima di donna.

Laura risponde:

Non ho parole per elogiare la tua scelta; sai, io non mi sono mai confidata con te ma sono da ventiquattro anni che vivo la stessa storia. Ai tempi sono stata vigliacca, non ho avuto la tua forza e quel sottomettermi lo ritenevo utile per il futuro, per il benessere delle mie creature. Oggi sono pentita perché i figli hanno capito di come arrivavano i soldi di quel benessere superfluo, e tutto quello che a loro do, non li allieva dalla sofferenza di avere una madre fragile.

Pensavo di dire, pensavo di fare, pensavo di dare, ma alla fine ho dato solo dolore a loro e al mio ignaro, ingenuo marito.

UN GIOCO PERICOLOSO

Dimitri scrive:

Ciao Paul, scusa se ultimamente non ci incontriamo più al bar, ma di fare sempre le stesse cose mi sono stancato, inoltre le ragazzine della nostra compagnia se la tirano troppo e, quando usciamo dalla discoteca, fanno capire che te la danno, ma poi, salite in macchina, vogliono subito essere riaccompagnate a casa; non mi sento più quel ragazzetto da Cerés e sogni nel cassetto.

Sai, qualche giorno fa in sala giochi ho conosciuto un ragazzo molto tosto e più

grande di me, che ha una compagnia di ganzi simpaticissimi, e sono già tre volte che vado con loro a un party che si tiene in un casolare qui fuori paese. Lì ci mettiamo in cerchio e parliamo di un dio diverso da quello tuo e mio, perché è un dio “nero” che ci promette ricchezza, potere, e libertà da ogni condizionamento e vergogna, compreso il sesso, e non hai idea di quante pollastre disponibili mi presentano. Inoltre girano pasticche di LSD da sballo, che non hanno nulla a che vedere con le solite cannette che fuori da scuola ci scambiamo noi quattro amici. Ho anche capito che loro hanno ragione nel sostenere che il male è vincente e da quando sto con loro non mi manca più nulla e mi sento sempre più forte. Credimi, è uno sballo, per ora mi diverto come un pazzo; sai il capo mi ha trovato anche un lavoro da 1.800 euro al mese solo per fare il guardiano per quattro ore pomeridiane in un parco auto e così di mattina dormo e di sera sto con loro. Mi hanno anche insegnato tante cose: tipo non farmi mettere sotto i piedi da quei rimbambiti dei miei genitori e di comportarmi da uomo con le donne prendendole con o senza il bisogno del loro permesso, e poi tutti quei cretini che mi parlano di educazione e retta via li mando a cagare, e se qualcuno insiste con stupide morali, mi incazzo e minimo gli rompo il naso (come ho fatto l’altro giorno con mio fratello). Amico mio credimi, questa è la strada giusta, quella del potere e del rispetto della mia persona. Sai, se sarò bravo, entro un mese avrò l’iniziazione e finalmente farò ufficialmente parte del loro gruppo, mi sto già preparando per avere il coraggio di uccidere un gatto tagliandolo in due, e come seconda prova dovrò sverginare una ragazzina che mi verrà offerta sull’altare nero, e poi avrò altre cinque prove da sostenere ma ancora sono un segreto.

Paul risponde:

Mah! Dimitri ti rendi conto dove sei finito? Ravvediti e non prenderla alla leggera, tirati subito fuori da quella setta. Dai retta a me, sparisci dalla circolazione e, se conoscono dove abiti, per un po’ ti ospito a casa mia finché non ti dimenticheranno, credo che quel lavoro facile e ben retribuito lo pagherai molto caro se non te la dai a gambe velocemente.

Dimitri scrive:

Perché, che c'è di male? In fondo io non credo in queste cose, io sono solo curioso e voglio fare questa insolita esperienza, sappiamo tutti che non esiste il diavolo e loro sono solo degli esaltati che ci credono. Io per ora mi fotto il bello e poi li saluto.

Paul risponde:

Non è così Dimitri, la possessione demoniaca esiste, e come! Ho una cugina che da adolescente solo per aver partecipato per gioco a delle sedute spiritiche tutt’ora soffre come un cane, e solo mia zia sa quanti esorcismi e quante preghiere questa poveretta deve a tutt’oggi sottoporsi. Sono due anni che ogni notte viene posseduta da spiriti maligni dove la picchiano pesantemente, e questi demoni con sembianze metà umano e metà animale le invadono le profonde viscere, e il suo corpo si contorce tutto, parlando in lingue, vomitando fieno, e per finire, la fanno lievitare dal letto, sbattendola a destra e a sinistra.

Dimitri scrive:

Ma falla finita! Mi sembra il racconto del film dell’esorcista di quarant’anni fa.

Paul risponde:

Non è così Dimitri, questo è un film modernissimo e che sempre più persone lo vivono in prima fila. Se vuoi uscirne, domattina ti porto alla chiesa di Padre La

Grua e ti renderai conto di quanto stai rischiando.

Dimitri scrive:

A che ora ci vediamo domattina?

Paul risponde:

Ore 8:30 alla chiesa Sacro cuore di piazza Noce.

BAMBOLE GONFIATE

Cara Gisella, grande amica mia, solo a te posso raccontare il sogno fatto stanotte:

Ho sognato di essere bella e non è facile per le ultra cinquantenni sentirsi tali.

Nel sogno mi affidavo alla scienza moderna e d’improvviso mi ritrovavo nella sala operatoria del reparto di chirurgia estetica di un rinomato ospedale. Con superbia e un po’ d’arroganza dettavo indicazioni su ciò che volevo essere al mio risveglio. Mi vedevo sdraiata su di un lettino e spiegavo all’equipe medica cosa volevo che mi fero per far risplendere il mio viso e il mio corpo ormai consumato da oltre mezzo secolo. I sogni, si sa, non hanno limiti né logica, e conducono con semplicità nelle situazioni più impossibili.

“Illustri dottori, tagliatemi a fette, limate tutte le mie ossa, e asciugate tutto il grasso superfluo, fate di me una donna desiderabile ed eliminate, vi prego, tutti i segni del tempo. Voglio due tette grosse e turgide, le classiche misure di 90x60x90 cm, cosce lisce senza ombra alcuna di cellulite, pelo fulvo e ricciolino, viso stirato, tirato e incerato, e toglietemi pure i calli che mi fanno schifo e tanto male”.

Con tali desideri mi anestetizzarono e al mio risveglio il miracolo era compiuto. Mi ritrovai come ero trent’anni fa. Che bello, pensai, peccato che non sia realtà. Andai a fare pipì tenendomi la ciccia con le mani e, mezza addormentata, tornai a dormire sperando di riprendere l’idilliaco sogno appena tralasciato. Infatti, sotto le lenzuola, tra le braccia di Morfeo, subito mi riaddormentai. E accidenti a loro, ero davvero trasformata: bella, soda, liscia e con la pelle di camoscio. Il mio viso rifiorito, pancia piatta e senza pieghe e le braccia senza più alcuna traccia di pelle pendente, grasso aspirato tipo quelle modelle stile “Barbie”. Il sogno continua… Esco salutando l’equipe della lussuosa clinica “Strappa e ricuci” e così, bella e prosperosa più che mai, ancheggiando con il mio nuovo e costoso sedere a mandolino, mi ripropongo in questa società “sexy/horror” mostrando un rinnovato nord (viso), sud (culo), est e ovest (tette). Quale sogno di vanità più sublime di questo può provare una donna ultracinquantenne?

Ma come tutti i bei sogni, nel momento in cui si digeriscono le cipolle, stomachevoli soffritti in olio di semi ingurgitate in tarda nottata, il sogno si trasforma e o dalla “Bella” alla “Bestia”. Vado nel panico post-rem, quando nel sogno salgo sull’autobus e sento sul mio corpo tante mani di uomini che mi accarezzano il pube, stringendomi i capezzoli provando orgasmo e dolore, e mi risveglio d’improvviso con l’amara consapevolezza di quanto fosse stato umiliante e contorto il mio sogno.

Rifletto e medito. Alla luce di quel che sono oggi deduco quanto segue: probabilmente, dopo mezzo secolo vissuto in carne ed ossa esposte al vento, il mio corpo tende, ovviamente, a cadere come natura comanda; ma la mia anima,

viceversa, tende a salire portando il mio corpo alla ragione e mi raccomanda quanto sia importante accettare con gioia l’attesa di un inverno alle porte, e mi preparo ad accoglierlo senza inutili turbamenti. Avevo solo sognato di ritornare bella come la primavera, un fiore in boccio nel risveglio di calabroni e farfalle. Se ci penso, mi sento meglio oggi, robusta quercia autunnale che attende con serenità l’arrivo di un pacifico, mortale/immortale fine inverno.

SORELLA MIA TI PRESENTO IL TUO NIPOTINO KIKKO

Ciao sorellina mia, come al solito, quando sono scoraggiata ti scrivo. Ricordi quando è nato Kikko? Tutte le speranze e tutte le letture “come far crescere sano il bebè”? Ora tuo nipote pesa 100 chili ed è alto 1,90, con le spalle rubate all’agricoltura. La sua giornata tipo, inizia alle 11 del mattino con studi universitari impegnativi per poi sintonizzare la cuffia per ascoltare l’istruttiva musica tecno. Va bene, sono giovani, e oggi la maturità i ragazzi la raggiungono sempre più tardi. Ma credimi, quando alle 14 rientro dall’ufficio carica come un’asina e mi affretto a mettere su l’acqua per la pasta, chiedendo gentilmente aiuto al mio bambino per apparecchiare la tovaglia, vado in bestia quando, con voce scocciata, sento rispondere: uffaaa, ma lascia stare mamma, portami solo un panino con amburgher e ketchup, che per ora ho da fare.

E poi, quando nel tardi pomeriggio entra nel bagno per una accurata toilet senza nemmeno soffermarsi in soggiorno per salutarmi, credimi, mi sento pentita di averlo messo al mondo, non mi allungo nei particolari e del disordine che trovo ai piedi della mia vasca idromassaggio, ma il culmine della rabbia lo raggiungo alle 20 quando esclama “stasera ceno fuori, non aspettarmi e buona notte”. A questo punto sono io madre che perdo i freni inibitori e contraccambio il saluto con un mormorato vaffanculo! Sorellina mia, questo è quel che oggi è diventato quel tuo amato nipotino.

Lo so, tu mi replichi sempre che questi sono i giovani d’oggi e che dobbiamo avere tanta pazienza. Ma sei sicura di quanto dici? Non sarà forse per la tua

fortuna di non avere avuto figli? Comunque sono lieta di comunicarti che tra un mese Kikko si trasferirà all’università del Politecnico di Milano, che sita a 200 metri da casa tua. E con tanto piacere sono certa che lo ospiterai per quei quattro anni che ancora gli rimangono per laurearsi. Sei contenta? Ehi, scusa ma ho un problema con il pc, perché cade la connessione? Mi vedi?

Scusami tanto, no, il problema è mio che anche ieri la linea cadeva e mio marito mi ha detto che il danno è grosso e che per sistemarlo ci vorranno almeno cinque anni. Dai un bacio a Kikko e addio sorellina mia.

IL VAMPIRO SUCA-SANGUE

Betty scrive:

Ciao mio bel vampiro, ho ancora i lividi sul collo e nei capezzoli, quelli che questa notte mi hai morsicato, mi auguro che i segni spariscano prima del rientro di mio marito che arriverà venerdì prossimo. Sai, sto bene con te e credo che a breve prenderò la decisione di lasciare Alfredo e venire a vivere con te per sempre! :-) :-)

Vampirone risponde:

Ehi piccola! Vacci piano. Anche io vorrei stare con te, ma prima devo saldare dei debitucci che ho lasciato in giro. A proposito, tu hai il bancoposta in comunione con tuo marito?

Betty scrive:

Sì certo! Perché lui lavorando in nave è quasi sempre assente e sono io quella che amministro le entrate, pago le bollette, l’affitto ecc ecc.

Vampirone risponde:

Bene gioia. Allora questa notte quando verrò a trovarti trova il modo di aiutarmi, prestandomi un paio di testoni che mi servono per domattina. Ah! Dimenticavo… Fatti trovare con quel body color lillà, che mi fa impazzire, così te la succhio tutta. :-

Betty risponde:

Veramente io non tengo denaro in casa, ma se proprio ti servono, oggi andrò a ritirare 600 euro con il bancomat della posta, altro non posso perché in una giornata non si può ritirare oltre. :-/

Vampirone scrive:

Beh, non sono molti, comunque domani mattina vedi di andare in posta a ritirarli tutti, e se non ti danno i contanti, fatti consegnare almeno un assegno circolare trasferibile, così di sera quando verrò a stimolare quel tuo bel culetto, che non vuoi ancora concedere, ti farò godere con sputo e ditino. Ti garantisco che si aprirà come un fiore… Vedrai… ;-)

Betty scrive:

Scusa… Mi suona il cellulare, risentiamoci tra 5 minuti…

Alfredo al telefono:

Ciao Maria, “amore mio”, come stai? Hai ancora mal di stomaco? E questa mattina ti sei ricordata di prendere le medicine? Sai, in questi giorni sulla nave mi sono offerto di fare degli straordinari e quindi in cambusa scendo alle nove e fino a mezzanotte lavo piatti e pavimenti. Ho la schiena rotta ma faccio questo perché, al mio rientro, vorrei regalarti la famosa lavastoviglie, in modo che tu non ti affatichi più, così avrai più tempo da dedicare alle nostre bambine. Oggi che fai di bello? Vai a trovare tua mamma? Sai, sto pensando che anche a lei dovremmo regalare per questo Natale quella bella macchina da cucire che sogna da una vita. Le nostre bimbe come stanno? Chiedono del loro papà? Con questi extra potremmo pagargli per fine anno quella gita scolastica da loro tanto desiderata, e tutto questo senza dover toccare i risparmi utili per le emergenze. Che ne pensi amore mio?

Betty risponde: Scusa Alfredo… Sì, ti ho ascoltato, ma ho urti di vomito. Devo andare subito in bagno… Ti dispiace se ci sentiamo dopo, magari domani… Ciao.

Vampirone scrive:

Ehi! Bella fighetta! Sei ancora al telefono con quello stronzo? Mi hai capito bene poco fa? 600 euro con il bancomat oggi e il resto con assegno domani. Stasera verrò presto, anzi ricordati di far sparire le mocciose almeno entro le

22:00 così non romperanno il cazzo! Chiappettina mia! Ci sei? Perché non scrivi?

Betty scrive:

Scusa ma sto andando in bagno…

Vampirone scrive:

Brava.. Fatti pure un bel clistere, così poi quel culetto te lo riempirò tutto io! ;-)

Betty scrive:

Veramente sto andando a vomitare quella parte di coscienza sporca… Non voglio più né succhiate e tanto meno leccatine! Brutto Vampiro suca-sangue!

Vampirone scrive:

Ehi Betty! Stai forse scherzando? Di te non me ne frega un cazzo ma almeno dammi i soldi!

Betty scrive:

Addio bello mio! Vedi di andare a prendere per il culo qualcun’altra! -.-

Betty rimuove dagli amici: Vampirone.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Commenta: piano cari colleghi, qui stiamo andando oltre nelle intercettazioni.

ASKAVAN: Semiumanoide mentale esperto tecniche di comprensione.

Risponde: Certo, queste email di persone totalmente atee sono atroci (solo un paio se ne salvano).

MACHLAB: Umanoide scientifico - special Andromediana.

Replica: Qui la realtà supera di molto la fantasia.

SEFEX: Umanoide esperto settori sociali – specie Siriana.

Risponde: È vero, andiamo un po’ più sul normale, lasciamo perdere quelli totalmente atei.

DUMAKLEX: Semiumanoide esperto militare – specie retti liana.

Commenta: forse è meglio, per ora sono molto incazzato, vedete se potete intercettare email migliori di queste.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Risponde: Ok calmati Dumaklex, ho trovato qualcosa di buono, di sentimentale, leggete queste:

RAGAZZO AUTISTICO

Anonimo scrive:

Salve Dottore, le scrivo in questo sito dove lei risponde gratuitamente alle problematiche di noi diversamente abili. Per riservatezza, e un po’ per vergogna, vorrei parlare in segreto della mia malattia. Io sono piccolo, ho appena 12 anni, ma anche se tutti mi dicono bravo, io mi sento un diverso, perché, a differenza dei miei coetanei, non trovo interessi sociali, non ho ione per i giochi elettronici e con le bambine non riesco a rapportarmi. Io vivo in un mondo tutto mio, capisco, ragiono ma non parlo, sono un bravo matematico ma non nella spiegazione logica della risoluzioni dei problemi e in famiglia sono taciturno e tengo segrete le mie emozioni. Quindi che problema ho, Dottore?

Dottore risponde:

A prescindere del problema dissociativo, io credo che tu abbia un lieve autismo.

Ragazzo risponde:

No, non penso di essere autistico, io mi sento normale.

Dottore scrive:

Caro ragazzo, essere diversi non vuol dire essere stupidi, anzi al contrario la tua “non grave malattia” ti porta a una sensibilità di percezioni emotive, più affinati di noi persone “normali”. Molti personaggi illustri e geniali che tutt’oggi la storia ricorda e quel che non riuscivano a trasmettere con le parole, lo facevano con le emozioni, sprigionando quella grande ingegnosità nel disegno, nella scrittura, nella matematica, nella musica e nella scienza.

Vedi, tu vai oltre i limitati che appartengono agli schemi sociali di apprendimento a pappagallo, tu al contrario sei uno dei pochi fortunati che riescono a percepire le emozioni delle diversità, della genialità, ormai dimenticate dalle persone comuni, quelle senza più finestre nel cervello.

Non credo che tu abbia una malattia da vergognartene, semmai è opportuno che delimiti i tuoi spazi, e con pazienza dovresti cercare di scendere alla pari dei tuoi coetanei in modo che non ti considerino più un diverso. Per tutto il resto, renditi conto che tu viaggi con un treno a freccia rossa, mentre loro sono ancora scarrozzati da una locomotiva a carbone.

Essere diversi è un pregio e non un difetto. Auguri per la tua vita.

CHAT IN GAY

Ilenia scrive:

Ciao chat degli amici gay, io mi chiamo Ilenia e mi trovo sul terrazzo di casa mia pronta a gettarmi nel vuoto. Prima però di compiere questo gesto, voglio raccontare a voi il mio dolore e i miei perché. Solo poco tempo fa, all’arrivo del primo ciclo, con quel dolore terrificante di pancia, ho preso la consapevolezza di quel che temevo già un paio di anni fa. Non accettavo la trasformazione al femminile del mio corpo e mi immedesimavo sempre più nella figura del sesso opposto. Le mestruazioni, la maternità e l’approccio col sesso maschile mi spaventava, mentre invece il rapportarmi con figure femminili mi davano forza e potere. Quando osservavo le mie compagne di classe provavo, in quella visione, il piacere di quella carne tenera da possedere e da desiderare tanto di baciarle in bocca per poi poterle accarezzare dolcemente. Oggi, dopo aver preso coscienza di quel che vorrei essere “ma non posso”, voglio morire, e il modo più pratico e possibile è quello di buttarmi nel vuoto del mio terrazzo. Dicono che è una morte veloce perché, quando ti trovi nello “spazio-tempo”, non te ne accorgi nemmeno.

Chat amici gay risponde:

Ilenia, no! Aspetta un attimo, il tuo disagio l’hanno provato tutte quelle persone diverse, ma non si sono per questo suicidate, devi solo accettare la tua diversità e lottare per ottenere dalla società l’accettazione di quel che tu sei. La strada non sarà facile, ti troverai di fronte a sofferenze fisiche, psichiche e sociali, ma se lo vorrai, ce la farai.

Ilenia scrive:

È facile per voi dare consolazione dietro una chat telefonica, ma non potete immaginare la sofferenza che provo nel guardare in faccia i miei genitori, che hanno già progettato tutto per la mia vita “con corredo prematrimoniale annesso”, inoltre non posso pensare alle sofferenze che dovrò patire per coronare il mio sogno, sono già mesi che mangio poco per ridurre il mio sedere e alla sera mi fascio il seno per non farlo crescere e rubo soldi in casa per acquistare fiale ormonali per far crescere il pelo, e poi, se penso al trapianto per divenire un uomo a tutti gli effetti, mi terrorizzo sempre più.

Chat gay risponde:

A prescindere che donne, uomini, ermafroditi ecc… col suicidio non risolvono il problema, anzi l’aggravano, in quanto il peggiore errore che un essere umano possa compiere nel proprio karma è quello di interrompere volutamente la vita. Quindi cara amica, “scusami amico”, scendi dal terrazzo e affronta la realtà di quel che sei. Non temere, noi ti sosterremmo, sia psicologicamente che con eventuali trattamenti medici che realizzeranno quel che tu senti di essere. Desiderare di appartenere a un altro sesso non è un peccato, se è sincero, inoltre ricordati che l’Anima non ha sesso e quindi potrai ugualmente ritenerti uno spirito degno dell’amore di Dio.

Ilenia scrive: Quindi mi vuoi dire che non sono una diversa e che, a parte la sofferenza fisica e la lotta sociale da combattere, per il resto potrò avere sentimenti, emozioni, amore come tutti gli altri senza temere l’ira di Dio?

Chat gay risponde:

Certo, che c’entra Dio? Che gliene importa lui se preferisci le donne agli uomini? Dio è al di sopra di queste piccolezze, Lui guarda il nostro cuore, non il nostro sesso.

Ilenia scrive:

Sei sicuro di quel che affermi? Non mi mentire, ora il mio busto è già fuori dal cornicione… accidenti mi sento cadere, io e il telefonino nel vuoto… addio chat…

Chat gay risponde:

Ilenia dove sei? Rispondi… Ilenia… rispondi… ci sei Ilenia…? Vuoi aiuto?

Dopo 10 minuti Ilenia scrive:

Scusa… mi è era caduto nel vuoto il telefonino e oltre al mio busto anche una gamba era ormai nello spazio, ma l’altra era bloccata, come in una gettata di cemento “tipo paralisi” non permettendomi nessun movimento. Ma quando mi sentii afferrata alle spalle da una forza indescrivibile, con un balzo venni catapultata all’indietro, probabilmente non era la mia ora e tutto il coraggio di gettarmi nel vuoto svanì, e ripresa dallo shock, ritornai giù a casa mia, ed ora col pc di mamma ti sto rispondendo. Grazie anche a te mio Angelo gay che sono “viva per miracolo” e ti prometto che da domani affronterò il problema partendo dalla famiglia, senza più vergognarmi per quel che sono.

LA CONFUSIONE DEL PROFESSORE

Giovanni scrive:

Ciao sco sei connesso? È urgente.

sco risponde:

Che è successo? Tutto bene in famiglia? Ci siamo incontrati stamattina a scuola e mi sembravi sereno, che problema hai?

Giovanni scrive:

Tutto bene, non mi è successo nulla di grave, è solo che oggi sono stato chiamato in presidenza dove mi hanno assegnato un incarico di 6 ore in più di religione a settimana. Cosa devo dire ai miei studenti che a malapena conoscono le tabelline? E poi tu sco conosci bene i miei pensieri intimi, di come io vedo quel Dio in forma decisamente diversa dal credo Cristiano. Non mi sento di raccontare frottole, e la bibbia, seppur studiata nel corso di teologia, non l’ho mai capita; inoltre non è detto che i miei pensieri siano giusti come insegnamento per i ragazzi, potrei creare confusione e rendere i miei scolari ancor più fragili.

sco risponde:

Caro Giovanni ti comprendo e per fortuna io insegno matematica e non avrò mai nella mia materia questo infausto compito. Comportati come fan tutti, come da copione, partendo da Adamo ed Eva, poi a ai dieci comandamenti e all’ultimo inserisci Dante con l’Inferno, poi il Purgatorio e alla fine il Paradiso, e così in questo modo sarai coperto per tutti i cinque anni didattici. Un caro saluto il tuo amico sco.

NELLA MERDA

Flavio scrive:

Salve professore sono Flavio Bianchi il suo ex allievo. Le scrivo col senno del poi e solo ora ho compreso il senso vero della coscienza politica. Mi permetto di esprimere volgarmente una sola semplice frase: siamo tutti nella merda! Lo esprimo ora liberamente in quanto non sarò mandato in segreteria per parole sovversive contro la politica sociale attuale. Ma ora che sono libero da vincoli e obblighi, mi risponda Lei da docente, “culturalmente libero”, ho ragione?

Prof. Risponde:

Caro allievo Flavio, i miei studi, le mie conoscenze da anni mi hanno portato oltre, ma il mio mestiere è insegnare la speranza, non importa se “non è veritiera”, ma col tempo imparerete a capire e combattere le menzogne. Chi sono io per tarpare le ali a voi giovani? Io vi ho dato i messaggi del “giusto comune”, sarà poi la vita a rendere comprensibile la politica delle fregature.

Tu, oggi Flavio, che lavoro fai?

Flavio risponde:

Il disoccupato “senza arte né parte” e sono pentito del tempo e dei soldi persi per laurearmi, perché, se a 16 anni fossi andato a fare il meccanico, ora avrei più denaro e soddisfazione.

Prof. Risponde:

Forse è vero, quella sarebbe stata la strada più veloce e remunerativa, ma sappi che la conoscenza crea coscienza e, anche se per ora sei “il nuddu ammiscatu cu nienti” e che verrai deriso da questa società apatica, un giorno ti ribellerai e con la tua istruzione capirai la reale situazione economica mondiale e ti unirai con noi in una seria presa di coscienza per sconfiggere lo schiavismo dei popoli voluto dal potere del sistema più antico del mondo: farci odiare l’uno con l’altro. Non è necessario andare all’università per comprendere cos'è la sopravvivenza, basterebbe osservare una savana dove i leoni mangiano le gazzelle, con una sola differenza: loro lo fanno per fame, i nostri potenti ci fanno scannare l’un l’altro per la superba pazzia di possedere tutto e tutti.

Flavio scrive:

Peccato che ho sprecato 5 anni di studi senza comprenderne l’inganno, se fossi andato in Africa avrei fatto prima, avrei risparmiato un sacco di soldi e non avrei fatto così tanti sacrifici solo per capire com’è oggi: ci ritroviamo tutti nella merda.

VADO A FARE IL BARBONE NAVALE

Ivan scrive:

Cari amici di chat, ascoltatemi, e se volete condividete il link della mia stravagante scelta, ricordatevi che attendo con un vostro gradito commento.

Amici della rete, sappiate che ho preso una seria decisione: da domani non mi vedrete più collegato, in quanto cambierò radicalmente la mia vita.

Ho già programmato tutto: ore 6 autostop, 2000 euro in contanti e un buon paio di scarpe da tennis. Tutto il resto lo lascio ai miei cari familiari: case, conti correnti (con debiti annessi), cellulari, ecc… Sono trent’anni che sono schiavo del sistema ed è da troppo tempo che sono imprigionato da obblighi, doveri, limitazioni del mio pensiero e tante rotture di palle quotidiane.

Dico, non vi basta? Oggi mollo tutto!

Dove andrò non lo so ancora, so solo che sarò libero e felice sopra una barchetta che mi cullerà sulle onde del mare. Non vivrò di elemosina, mi fermerò nei porti di tutto il mondo, guadagnandomi un pasto caldo con dei lavoretti per i pescatori dando una mano a verniciare le imbarcazioni, e per altre faccende di riparazione.

Una raccomandazione ragazzi miei: se si mettessero in contatto con voi piangenti parenti, mogli e figli a seguito, non date informazioni sulla mia scelta,

ma dite solo che sto bene, anzi benone, e solo semplicemente che non voglio rotture di coglioni.

Walter risponde:

Complimenti, sei molto determinato, quasi quasi vengo anch’io, a che ora parti?

Ivan scrive:

Ci vediamo domattina alle cinque in piazza.

Walter risponde:

Mi dispiace, pensandoci bene non me la sento di seguirti, in quanto a casa ho il cane, mio amico fedele e non lo posso abbandonare, auguri.

UNA MORTE PARADISIACA

Michele scrive:

Ciao amica mia, ti scrivo da questo letto di camera intensiva con il tubo dell’ossigeno in bocca, ma con le mani ancora libere per poterti inviare i miei ultimi pensieri col mio “ifon”.

Intanto vorrei ringraziarti per l’amore donatomi dei dieci anni di convivenza insieme e scusami ancora se all’improvviso decisi di lasciarti perché non volevo che tu sapessi della mia malattia e dell’urgente ricovero al sanatorio.

Ma son ati solo tre mesi e ieri mi hanno trasferito in un altro ospedale ricoverandomi nel reparto di malati terminali, in attesa di una morte imminente.

Lo so, ho giocato troppo con la vita, bevevo, fumavo e me ne fregavo, e avevo delegato il conto dei miei peccati alla clemenza di un Dio buono e misericordioso.

Mah Cristina mia, adesso che sono a due i dal trao, ho tanta paura di morire.

È l’ignoto che mi spaventa, quel non sapere quanto accadrà dopo l’ultimo mio respiro. Chissà se forse, per clemenza, finirò al purgatorio, o per punizione all’inferno. Per il paradiso credo che mi devo preparare a rinunciare. E se poi, a differenza dei credenti, il futuro post-morte è tutta una fregatura? E ancora, se come sostengono gli atei, oltre la carne anche la mia anima sarà destinata al nulla assoluto?

Credimi tesoro, è dura trascorrere questi ultimi giorni di vita con questi incubi. Finirò di morire non per malattia ma di paura. Dammi tu mio dolce Angelo un conforto, anche una sola frase che mi porti almeno una speranza di lieta fine.

Amore, rispondimi presto, prima che sia troppo tardi.

Cristina risponde:

Michele, Amore mio, anche se le nostre strade si sono divise e oggi io vivo in America, col cuore sappi che ti sono sempre stata vicina, e questo filo che ci ha uniti nella vita non si spezzerà mai, nemmeno dopo la morte.

Non preoccuparti del poi. Sappi che solo il tuo corpo marcirà sotto un metro di terra, ma la tua anima volerà libera, e vedrai come “senza aereo” mi verrai a trovare.

Inoltre, ora mettiti in preghiera con me e assolviti da tutti i tuoi sensi di colpa, e sappi che quelli che tu chiami “vizzi di gola” non son altro che debolezze umane, peccati veniali di poco conto, che di solito provengono da uno stile sbagliato adolescenziale, dove, un tempo, non si veniva informati sui danni causati dalle cattive abitudini. Allora ricordo che l’unico insegnamento dei miei genitori fu quello di ripetermi all’infinito di restare vergine sino al matrimonio.

Ricordi tutti i miei no? E poi negli anni 70 tutti i miei sììì ancora!

Ritornando a discorsi seri, ti prego Michele, non preoccuparti del trao, perché solo quando sarai morto ti sentirai finalmente libero da tutti i bisogni fisici e mentali, e la tua aurea energetica spazierà nei cieli dell’infinito.

Michele risponde:

Sei sempre la migliore, non ho mai incontrato una donna bella come te. Con quattro righe sei stata in grado di annullare questa paura, questa sofferenza dell’anima, e mentre inizio a chiudere gli occhi, ho nell’immaginario che quel che sto vivendo ora non sarà una fine ma solo un fantastico inizio.

Sai tesoro, ora questi polmoni che si spaccano dal forte dolore ad ogni mia prova di respiro, non mi spaventano più, e anche se sto attendendo il prete per l’estrema unzione, non mi importa se queste saranno le mie ultime ore di vita.

Ora so dove andrò e cosa farò. Aspettami amore mio.

L’AFRICA AL FEMMINILE

Fabiana scrive:

Ciao Elena, sono tornata ieri da quel Safari viaggio-premio di papà per la mia promozione, ho mille cose da raccontarti, belle, brutte, di fame, di ricchezza, guerra e pace. L’Africa è un continente molto esteso e tra una nazione e l’altra cambia il colore della vegetazione, della pelle, degli usi e costumi, di guerra e di pace. Ho visto tribù con anelli al naso e sul labbro, e anche gente con colli lunghi tipo giraffe dentro villaggi di capanne. Ho attraversato territori dove si camminava su vecchie mine inesplose, dove ancor oggi qualche mal capitato salta in aria. Ho visto poi una città bellissima, con tanti alberghi in mezzo al mare, dove tanti sceicchi ci soggiornavano, vivendo da nababbi con ricchezze inimmaginabili. Ho visto migliaia e migliaia di chilometri, dove i padroni assoluti erano solo gli animali della savana. Poi siamo stati vicino al polo sud dove dai 50 gradi all’ombra del centro Africa si arrivava a meno 20.

Non ho mai studiato a scuola un continente così particolare nei cambiamenti.

Solo una cosa però notavo in comune in tutte le zone africane, sai cosa? Il sacrificio delle donne.

Ho visto donne mettere al mondo figli come cani, donne malate di lebbra e AIDS o altro che con aria serena tenevano al petto il loro bimbo facendosi succhiare quelle poche proteine rimaste dalla fame e dalla sete.

Ho visto donne che si incamminavano per decine di chilometri portando sulle spalle qualche litro d’acqua potabile.

Ho visto donne che cantavano e ballavano mentre pestavano radici per cucinare il pranzo dei propri cari.

Ho visto donne che intrecciavano piante per creare strumenti da lavoro per i loro sposi.

Ho visto donne che chinate zappavano la terra sino allo sfinimento.

Ho visto donne che ballavano davanti a sceicchi la danza del ventre per portare a casa il pane ai figli.

Ho visto donne che sotto il burka contrabbandavano di tutto e di più.

Ho visto donne violentate e uccise come animali, ho visto donne che portavano nel grembo il frutto della violenza e che comunque donavano la vita a quelle creature con lo stesso amore del concepimento del letto dello sposo.

Ho visto donne che camminavano giorni interi per raggiungere i medici senza frontiere per poter ricevere qualche farmaco salva vita per i propri cari, ma nel percorso del ritorno morivano nel deserto.

E ancora, ho visto suore missionarie, volontarie, dedicarsi giorno e notte per salvare il salvabile.

L’unica cosa che non ho visto è la depressione, quel malessere interiore che ammala questo contesto occidentale dove tutto è dovuto e preteso e, se non lo otteniamo, diventiamo matti.

Elena risponde:

È proprio vero: ho mio padre che da quando gli è stato tolto il quinto dello stipendio è più di un anno che non parla per l’incazzatura, e mia mamma che tra barbiturici e antidepressivi sembra uno zombi quando cammina, e i miei fratellini chiedono di tutto e di più senza essere mai contenti. Forse dovremmo tutti andare a fare un week-end in Africa per capire l’essenza della vita. Grazie per quanto mi hai scritto, ne terrò bagaglio prezioso di curriculum vitae.

A proposito, gli uomini che facevano?

Fabiola risponde:

Te lo racconterò nella prossima mail.

BURKA SI, BURKA NO

Adila scrive:

Ciao Patrizia, finalmente ci possiamo sentire e vedere in webcam.

Patrizia risponde:

Sì, che bello, come sei cresciuta! Ti ricordo all’università come eri tutta gracilina e pallidina, ti ha fatto bene ritornare al tuo paese. Ma a proposito, perché porti ancora il velo? So che oggi anche lì i giovani vivono e vestono all’occidentale, e poi quei tuoi bellissimi capelli lunghi ondulati da fare invidia alle star, ma così vestita non si vedono più.

Adila risponde:

Dov'è il problema? Io il velo lo porto per scelta, non per obbligo.

Quell’ avvolgimento del mio viso col burka è la mia libertà per rispetto della mia intimità.

Patrizia risponde:

Ma scusa, per trovarti un buon marito non sarebbe più facile vestire in jeans, ben truccata e tacchinata? Sicuramente avresti più possibilità per trovarlo bello e ricco.

Adila risponde:

Io non cerco i soldi ma un marito che apprezzi nel tempo la mia anima. Il corpo invecchia, i capelli cadono ma il mio spirito cresce, e poi perché devo mostrare le mie bellezze a tutti gli uomini che incontro per strada? Io sono preziosa e solo il mio sposo potrà permettersi di scoprirmi. Come tu ti senti libera in minigonna e tacchi a spillo, io mi sento libera portando addosso il burka.

Patrizia risponde:

Mah, sarà! Comunque io non verrò mai a vivere in quei paesi.

Adila risponde:

Fai bene, è meglio così. Ora scusami ma devo rientrare in aula dove i miei studenti mi stanno attendendo.

Saluti e buona fortuna.

ILSILENZIO DELL’ INNOCENTE

Ciao sorellina mia, qualche tempo fa ti ho spedito la favoletta del bombolo buono, oggi, a distanza di un mese, te ne racconto un’altra ancor più triste, ancor più vera.

Come ti avevo scritto, oltre a far scuola, sono anche assistente pediatrica dove soccorro anime innocenti vittime di questa terra sanguinosa. Qui in Uganda, a parte la guerra del cibo e acqua, il popolo è costretto a lottare per quella libertà da secoli sognata.

Lo sai, le risorse di questo paese sono infinite ed è per questo che veniamo trucidati per creare la distruzione di massa per dare potere a quei pochi potenti mondiali. Ieri ho preso in carico un piccolo bimbo di due anni che col dolore alla gamba bruciata portava negli occhi la visione terrorizzante dei suoi familiari carbonizzati. Per lo spavento non riusciva più a parlare, e mentre i bisturi sollevavano la carne morta dalla sua pelle, non uscivano dalla sua bocca né lamenti né lacrime.

Solo al mattino successivo, quando mi avvicinai con il biberon, mi strinse forte forte, e senza sillabare, il suo volto si riempì di lacrime lucenti di un’anima pura, di un’anima bella.

Quanto ti scrivo qui è all’ordine del giorno e sono tanti, troppi i bambini che

pagano con la vita le malvagità degli adulti.

Loro non conoscono interessi e politica, loro vogliono solo avere il diritto di esistere; a un bimbo non importa “il perché e il per come”, e tutto ciò che subisce nel bene e nel male lo subisce sulla sua pelle ivamente andando oltre a quella soglia chiamata dolore. Non gli importa se la sua carne è arrivata all’osso, il suo vero più grande dolore è la mancanza di calore dal petto della mamma.

Stamattina quel bimbo senza un lamento mi è morto tra le braccia, non un pianto, non un lamento, ma solo il silenzio dell’innocente, e dentro quel lenzuolo bianco la sua anima urlava: Cristo pietà… Allah pietà… dio dell’universo pietà.

La sorellina risponde: scusa ma mi sento male… sto andando a vomitare.

MAL D’AFRICA

Abadam scrive:

Ciao Manuel, finalmente ricevo tue notizie, in famiglia eravamo tutti preoccupati perché, dopo la disgrazia di Samuel e sua moglie, morti sulle coste italiane, dove ancor oggi la zia disperata ne piange la morte e sta ancora pagando il debito di quel viaggio maledetto senza nemmeno aver recuperato i corpi per un degno funerale, meno male che tu sei partito il giorno dopo e siete arrivati tutti, sani e salvi.

Manuel risponde:

Si tutto ok, ma nel viaggio ho perso il telefonino e solo ieri ho trovato un amico che mi ha permesso di usare il pc per contattarvi, purtroppo i soldi mi sono finiti e per mangiare e dormire chiedo aiuto ai miei connazionali, e per ora al mattino vado nelle strade di Palermo a lavare i vetri delle macchine e nel pomeriggio aiuto l’amico mio come posteggiatore.

Sai fratellino mio, non è questa la vita che immaginavo, e quella maledetta parabola che trasmetteva solo cazzate di lusso, mi ha illuso, mi ha fregato. A cosa sono serviti gli studi, l’università, i debiti di papà? Per offrirmi cosa? Spero non sia questa una vita migliore! Da un mese non ho ancora risposta.

Abadan risponde:

Ma scusa, le belle donne, le lussuose macchine, la libertà, il benessere economico ecc… erano tutte illusioni di trasmissioni satellitari?

Emanuel risponde:

Sì, nella realtà l’Italia è una nazione solo di transito, e, chi non trova possibilità di emigrare, conduce un’esistenza di fame e sfruttamento. E riflettendo, credo che, se entro qualche mese non troverò il cosiddetto colpo di fortuna, con i primi soldi che guadagnerò acquisterò un bel biglietto d’aereo per tornare a casa.

Sai Abadam, qui mi sento trattato peggio di un animale, pensa che, l’altro

giorno, un automobilista disattento mi ha schiacciato con la ruota un dito del piede, e invece di chiedermi scusa o chiedermi se avevo bisogno di qualcosa o almeno scusa, tirando giù il vetro del finestrino mi ha dato del cretino. Per fortuna nulla di grave, ma ora zoppico un po'. Molti occidentali sono così tanto egoisti che hanno dimenticato cos'è il rispetto per il prossimo, e i miei amici mi raccontano che anche al nord Italia è così, solo che è più facile trovare lavoro, ma come umanità oggi son tutti gli stessi (ben pochi si salvano).

Sai cosa penso? Che se le cose qui non cambiano, troverò i soldi per ritornare a casa, e se non riuscissi a mettere via dei risparmi, vado in autostop fino ad Agrigento a denunciare la mia clandestinità per farmi rimpatriare col primo volo Sigonella-Tunisi.

Dixie: Vorrei tentare adesso una novità. Vorrei, e invito anche voi colleghi a farlo, tentare un approccio telepatico diretto. Semplice, veloce, fugace e intuitivo. Casualmente determinato, lasciando volare le nostre energie lungo quel filo invisibile e tecnologicamente determinato dalle menti Gheiane, al fine di unificare i messaggi del pianeta. Vorrei sentire ciò che scorre lungo la loro “rete di unificazione globale”, vorrei percepire quali messaggi si danno e studiarne l’importanza evolutiva che li ha spinti ad unificare ogni singola parte di questo pianeta.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Ehi, volete ridere “in questa valle di lacrime”?

ASKAVAN: semiumanoide mentale esperto tecniche di comprensione.

Risponde: Sì, ci vorrebbero proprio quattro risate, la mia mente volta alla comprensione sta andando in tilt.

MACHLAB: Umanoide scientifico - special Andromediana.

Commenta: A me sta venendo la depressione.

SEFEX: Umanoide esperto settori sociali – specie Siriana.

Commenta: Dai Dixie, fammi vedere come gli umani hanno imparato ad usare il pc.

DUMAKLEX: Semiumanoide esperto militare – specie retti liana.

Risponde: Speriamo che il ridere mi faccia are l’incazzatura.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Replica: Ok mettetevi comodi in poltrona davanti al pc e leggiamo le loro chat.

CARNE SIMMENTHAL E CHAT

Dicono che ai mariti piace tanto, specie se è accompagnata dai pomodori.

La mia mente malata è innamorata.

Desidero uomini possenti che mi strapazzino la mente e che svaniscano poi nel niente.

Ai miei figli brioscine e tv… Rifletto… Che vergogna, non c’è la faccio più.

IL TEMPO VIRTUALE

Sei ore son ate a raccontare i cazzi miei, e ben pochi ne ho sentiti dei tuoi.

È proprio vero che il tempo è un’illusione scandita dall’uomo.

Sì, tra un discorso e l’altro.

E un giorno e l’altro a l’anno.

Auguri da facebook, ricevo in messanger.

Per un altro anno di tuo impegno e di mio guadagno.

CHAT TABACCO E VENERE

Riducono le palle in cenere.

CHAT INTELLIGENTE

Una chat intelligente.

La mia gatta chatta.

Sì, sul mio pancione,

quando fa su e giù con le zampette,

con lei mi connetto al volo

e col mio respiro le rispondo.

LE FACCINE

Faccine che piangono,

faccine che ridono

e altre col muso.

Ma perché?

Che ho fatto?

Sarà forse che ho scritto

“non c’è trippa per i gatti”.

L’OCCHIO DELL’ANIMA

Quel che non funziona nella chat virtuale è che manca la faccia.

Tutto possiamo dire,

ma non ha nessun valore quanto scritto,

perché non potrà mai

vedere l’occhio dell’anima di quella persona.

CHATTO, CHATTO CHE T’ACCHIAPPO

In questo mondo di ladri e di puttane,

non si scende più giù nelle strade ad abbordare.

Molto più facile e sicura è chattare.

E le seghe mentali non fanno male.

Me lo dice anche la mia mamma.

CHATTO FINCHÉ SON STANCO

Chi sei?

Che fai?

Quanti anni hai?

Che hobby hai?

Che cosa ti piace ascoltare?

Ma dopo mezz’ora di domande e risposte frenetiche

leggo: ti saluto, scusa,

ma ora sono stanca

e vai a cagare.

CHATTARE DA COGLIONE

Apriti, comunica al mondo intero il tuo bisogno d’amore.

Dì che è solo un tuo bisogno di parlare

e che non t’interessa l’eventuale opinione.

E dopo qualche risposta che ti crea il magone

comprendi quanto sei stato coglione.

IL GNAO VIRTUALE

Te lo dico…

Te l’ho detto…

Te lo pongo…

Anonima incuriosita risponde: dove?

Anonimo replica: nel gnao virtuale.

CHATTA DI QUA CHATTA DI LÀ

Chatta di qua, chatta di là,

Chatta su, chatta giù,

Son 10 ore che smanetto come una pazza.

Ma di questo lavoro da

puttana social network,

Chi mi paga?

IL SUCA ENERGIE

Caro pc, il tuo mondo mi prende,

ma poi mi stravolge l’esistenza.

Tu mi affascini,

tu mi acchiappi,

Ma quelle poche energie

di riserva che custodivo gelosamente,

tu me le hai sucate tutte.

LA CHAT DEL BARDOLINO

Che bel chattare con un bicchierino di vino!

Quante cazzate puoi raccontare,

senza il nasino dover mostrare.

Questa è la chat del bardolino birichino.

QUANTI AMICI

Quanti amici mi vogliono bene.

Quanti complimenti,

dicono di me che sono bella e intelligente.

Ma guai se chiedo un boccone.

S’interrompe la connessione.

PIUTTOSTO CHE CHATTARE

Piuttosto che ciattare

Scrivo sui i muri.

Perché

Desidererei tanto

Avere amici in carne e ossa.

LA CHAT DEL MENGA

Chi ce l’ha nel culo se lo tenga!

IL 13 IN CHAT

Trovare un vero amico in chat

è come fare 13 al totocalcio.

Vivere una vita virtuale

è come respirare senza i polmoni.

Meglio un tinto conosciuto che

Un buon amico virtuale da conoscere.

A OTTANT’ANNI

Cerco vecchi amici di chat.

Dove siete?

Vecchi amici

Commilitoni di reggimento 3° battaglione rispondono:

Siamo tutti morti mentre ci divertivamo

con le belle crocerossine connesse sul pc.

DOPO 3 ORE DI CHATTARE

Mi scrivono, vuoi entrare nella mia stanza?

Sorpresa dell’invito, rispondo come una allocca:

Sì, ok, ma dove sta la maniglia?

IO CHATTO

In qualunque posa chatto,

Seduto o sull’asse del wc,

Che palle con questo pc!

L’IMMAGINATIVO BEL FUSTO

T’immagino bello forte e muscoloso,

pettorali da brivido e pelo riccio – fulvo.

Sguardo accattivante

E un cuore grande

Come una casa.

Poco importa se non sei così.

Mi accontenterò dell’immaginazione che dai,

Tanto non ci incontreremo mai.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Commenta: Vi è piaciuto il film in diretta chat?

ASKAVAN: Semiumanoide mentale esperto tecniche di comprensione.

Risponde: Son morto dalle risate.

MACHLAB: Umanoide scientifico - special Andromediana.

Commenta: Prima mi stavo addormentando, ma questo video mi ha fatto svegliare.

SEFEX: Umanoide esperto settori sociali – specie Siriana.

Interviene: Certo che la società umanoide è strana, non so quali dottori potranno mai aiutarli.

DUMAKLEX: Semiumanoide esperto militare – specie retti liana.

Risponde: Booh! Non lo so nemmeno io chi può aiutarli, ma almeno mi sono divertito.

Dixie: Mi sento come sospeso lungo un filo che oscilla, se il mio corpo non fosse così perfetto e denso di energia credo che barcollerei. La sorpresa è forte, come se avessi assistito ad un evento imprevedibile, impossibile da immaginare, al quale la mia mente aliena non era assolutamente preparata. Il vero significato, per questi esseri, di una rete di comunicazione globale che portasse, lungo tutto il pianeta, messaggi da un capo all’altro del globo. Avverto sempre di più un’emozione dirompente farsi strada in me e, analogamente, percepisco gli altri esperti, fratelli, colleghi, compagni, così diversi da me e tra loro, eppure noi tutti così simili siamo rimasti scioccati. Ancora il bisogno di scrutare, capire, percepire, trovare un punto di equilibrio che possa rendere leggibile le profonde e confuse emozioni che mi attraversano.

ASKAVAN: Semiumanoide mentale esperto tecniche di comprensione.

Interviene: Ma su questa terra esistono dottori che aiutano queste povere anime a farle ragionare?

SEFEX: Umanoide esperto settori sociali – specie Siriana.

Risponde: Se non ricordo male, prima di partire dalla Galassia 24 xy Mesch-là, avevo sentito dire di sì.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Risponde: È vero, vediamo allora cosa vanno a raccontare della loro mente ai medici.

DOTTORE OGGI MI SPOSO

Manca mezz’ora a quell’incontro fatale che cambierà la mia vita. E questo poco tempo che mi resta lo voglio dedicare nel riflettere a quel che a breve andrò a giurare in Chiesa davanti a Dio.

Dottore, come Lei ben sa, la nostra coscienza addormentata, nei momenti di pericolo, si risveglia, e rileggendo l’opuscolo prematrimoniale che in quattro righe mi ricorda le promesse che da buon credente m’impegno a mantenere fin che morte non ci separi: giuro di esserti fedele e onorarti, di starti accanto nella buona e cattiva sorte, ecc…

Ma Dottore mi dica Lei: Chi è quel pazzo che ai tempi d’oggi si può impegnare a mantenere tali promesse? Sa cosa mi suggerisce la coscienza? Io oggi non mi sposso più!

BABBO HA DETTO SI

Il mio babbo, l’uomo del monte ha finalmente detto sì, e dopo esser venuto a conoscenza del mio primo ciclo mestruale, mi ha confidato: da domani, figlia mia, potrai raderti i peli superflui e anche i baffi.

Da domani signorina potrai girar sola in città, e fra un salto e l’altro, qualche pirla ci cascherà.

TESTE DI CAZZO

Dottore, finalmente dopo anni di astinenza, l’altro ieri ho visto un cazzo, quasi quasi non lo riconoscevo più.

Oggi sono più lunghi e pettinati, peccato però che quelli che li comandano restano sempre teste di cazzo.

IL FUMO

Dottore, io fumo la nebbia della mia bella Milano di Dicembre.

I miei pori trasudano di catrame e monossido di carbonio. Le mie vene sono otturate da catrame ossidante e nicotina e ormai il mio cervello è in una nuvola di fumo nero.

Dottore: Io voglio autodistruggermi .

Beh, intanto i gheiani possiedono la consapevolezza nascente che il corpo in crescita sia ospitato da un’anima in evoluzione.

Machlab, non farla troppo difficile, dei gheiani, al momento, sappiamo solo che sanno che l’anima esiste ma non hanno idea di cosa sia.

Ok, ok. Poi hanno paura a mettere al mondo dei figli.

Mah, nel sentire mi pare che la paura sia un’altra, dovremo cercare di capire cosa vuol dire “sposarsi” (questa parola è stata pronunciata).

Forse significa accoppiarsi?

Dixie! E perché mai degli esseri viventi dovrebbero avere paura di accoppiarsi? Leggete.

DIALOGO VIA MAIL

Sofia:

Ciao Serena, ho una notizia straordinaria da scriverti, sono incinta di tre mesi. Così oggi gli esami hanno confermato il mio dubbio pregresso, e, credimi, seppur felice, sono scioccata.

Tu sai bene come io rifiutavo la maternità per paura di una grande responsabilità a vita e anche per i futuristici stravolgimenti sociali e mondiali che ci attendono.

Ma da stamattina, dopo la notizia, sento il mio corpo più pieno solo col pensiero che ospita un esser vivente, la mia sarà certo una suggestione, ma nella pancia percepisco un certo movimento e battiti silenti.

Mamma mia, non riesco ancora a capire come, con dei piccolissimi spermatozoi, una donna arrivi a procreare una vita, non intendo come si sviluppa un corpicino in metamorfosi, ma come questo venga posseduto da un’anima.

Serena:

Auguri. Finalmente! Tu che per paura di mettere al mondo un figlio non volevi nemmeno sposarti.

Ora avrai capito come noi possiamo decidere fino a un certo punto il nostro futuro. Qualcuno aveva scritto nel tuo Karma la procreazione di una nuova vita, e oggi devi accettare con gioia questo lieto evento, poi, come avvengono le combinazioni cosmiche che danno energia a quel tale embrione, con quel preciso soffio di spirito, in quel preciso giorno e ora, non lo sa nessuno e dobbiamo solo inchinarci dinnanzi alla natura Divina che presto riempirà un altro piccolo spazio nel cosmo dove pulserà il raggio di luce di una nuova anima. La scienza si è fermata al x-y, e possibilmente farlo nascere sano di corpo.

Rifletti Sofia, pensa come ogni essere che nasce può cambiare nel bene o nel male questa umanità.

Esempio, un killer può annullare altre vite, stravolgendo il futuro dei malcapitati e delle loro famiglie. Un buon prete può salvarne altrettanto. E una figlia femmina può procreare10 figli, poi nipoti e pronipoti sino a un DNA infinito nei

secoli dei secoli. E ancora: uno scienziato può fare delle scoperte meravigliose che possono stravolgere il destino dell’umanità. Un altro può al contrario creare dei virus che ne decimerà la popolazione, ecc…

E tutto parte da quel piccolo incontro alchemico tra un ovulo e uno spermatozoo.

Sofia:

Accidenti! Eppure sono state solo due ore d’amore, certo non pensavo di creare tutto questo casino!

A questo punto devo sperare che sia maschio, che rimanga celibe e che faccia il disoccupato.

Ti abbraccio e a presto.

Serena:

Auguri Tesoro, e…

Faccina sorpresa con pancione.

MACHLAB: Umanoide scientifico - special Andromediana.

Interviene: Scusate, ma ci siamo dimenticati la parte di vedere come l’uomo tratti gli animali.

DIXIE: Umanoide - special Andromediana.

Risponde: È vero, andiamo subito a leggere attraverso un libro di fiabe book.

FIABE PER BAMBINI ADULTI

PRIMORDIALE PREGHIERA DI “BOMBOLO IL BUONO”

C’era una volta un grande maestoso elefante, “Bombolo il buono”, così i compagni di foresta l’avevano chiamato per il suo buon carattere e per la sua delicatezza d’animo per tutti gli esseri viventi.

Era così sensibile che stava attento persino dove metteva i piedi per evitare di fare del male a quei piccoli animaletti che, incuranti, camminavano sotto di lui, mentre si mimetizzavano nella savana.

Pensate ragazzi che era così di buona volontà, che quasi tutta la giornata “lavorava” con la proboscide per raggiungere gli alti fusti per raccogliere frutti e foglie, posandoli in terra in modo da nutrire coniglietti, scoiattoli, scimmiette, talpe, topi… e persino le formichine, e quando eggiava, era sempre circondato da esseri che si divertivano a salire e a scendere dal suo maestoso dorso; chi gli entrava nelle orecchie per ripararsi dal vento, chi si godeva il

paesaggio sulla punta della proboscide, e ancora, chi incurante del rischio di scivolare, raggiungeva le zanne per pulirsi il becco o grattarsi un po’.

Ma un bel giorno, mentre sonnecchiava, vide tre bipedi strani. Pensò “con la memoria di elefante”, ricordando che un tempo aveva già incontrato animali simili, ma erano assai diversi, erano uccelli.

Inoltre, quei bipedi non avevano il muso a punta e la pancia a marsupio, e poi la carne era bianca, senza penne.

Mah, pensò, comunque, vista la mia statura, in fondo non ho paura di chi è alto meno della mia zampa; quindi voglio proprio avvicinarmi per capire di che razza sono e fare amicizia con i nuovi ospiti, e per rendermi simpatico, porterò a loro tre belle noci di cocco appena raccolte. E allungando la proboscide chiese alla scimmiotta se poteva fargli il favore di allungare le braccia, e poi andò incontro a loro tutto contento.

Purtroppo, però, Bombolo non aveva percepito il pericolo cui stava andando incontro. Quelle bestie erano bracconieri a caccia di zanne d’avorio, e appena Bombolo il Buono fu a tiro… bum bum bum… Partirono tutti i colpi dei tre fucili sino a che Bombolo si accasciò e con lo sguardo stupito chiedeva perché? Chiedeva pietà. Ma la pelle d’elefante è dura, e, restando immobile per la forte sofferenza, con mente lucida dovette assistere ivamente a quel che stava accadendo. Vide quindi tre animali alti una zampa e mezzo, che con dei coltellacci gli tagliavano le due zanne, e poi ancora salendo sulla sua carcassa morente, lo strattonavano con la corda attaccata alla gip trascinandolo finché le due ossa non si staccarono definitivamente dal cranio, lasciandolo poi sanguinante in terra e senza nemmeno voltarsi a dirgli almeno scusa.

Tutti gli animaletti, vedendo il loro amico dolorante e pieno di sangue, iniziarono

a cercare di tamponare le ferite e a chiedere aiuto a tutti i viventi della foresta.

E chi cinguettava, chi ululava, chi ruggiva, chi spargeva odori, “e chi ne ha più ne mette”, a breve l’elefante venne circondato da tutti gli abitanti della savana e iniziarono a leccarlo, a pulirlo per alleviargli il dolore.

C’era anche un branco di leoni che con la criniera assorbivano “come del cotone idrofilo” il sangue che gli sgorgava.

Ad un certo punto una giraffa escogitò un rimedio eccezionale, usando il collo per bloccare l’emorragia.

E Bombolo il Buono si salvò.

IL SOSPIRO DEL SOMARELLO

C’era una volta un somarello di nome Ferruddu, in dialetto “ferro duro”, che portava il nome del vecchio padrone, in quanto, poveretto, a furia di zappare la terra si era piegato in due e le sue mani erano dure come due zoccoli da cavallo.

Il nuovo padrone, di nome Filippo, si svegliava al mattino e con quattro frustatine cavalcava l’asinello urlandogli “fannullone, è ora di guadagnarti la balla di fieno”. Ma l’asino, ormai abituato ai maltrattamenti, per ripicca non voleva andare a lavorare e con i suoi comodi si alzava, mangiava il fieno e poi si sdraiava, mandando in bestia il padrone che iniziava a frustarlo, sino allo sfinimento di entrambi.

Filippo aveva un figlio molto sensibile e che tutte le mattine, nel sentir lo schiocco della frusta, soffriva, si disperava, come se quelle frustate le ricevesse nella sua carne.

Così una mattina si svegliò presto e, nascondendosi dietro la porta della stalla, pensò bene di presentarsi lui dinnanzi a suo padre, pronto a ricevere la prima frustata, in modo da far comprendere a quell’uomo quanto vale il rispetto anche per le bestie.

Ma ahimè, all’apertura dell’uscio la frusta, già alta, d’impeto colpì l’occhio del ragazzo. Furono corse da ospedali in ospedali con quell’occhio destro entrato nel cranio e ormai perso per sempre. Il padre pianse, pregò, si disperò mesi e mesi prima di accettare la nuova condizione del figliolo.

Ma, stranamente, nella vita quotidiana in quella fattoria qualcosa cambiò in positivo, perché Felice, dopo quel tragico avvenimento, si calmò non solo con la famiglia ma anche con l’asinello, infatti anche Ferruddu, al mattino, si svegliava allegro, e dopo una mezza balla di fieno e tanta acqua, usciva a fare il suo dovere di trasportatore con in groppa Filippo, che lo accarezzava e gli parlava del suo dolore, del suo rimorso di coscienza per la disgrazia accaduta al suo amato figlio, e l’asino lo ascoltava, tenendo le orecchie irte, e a volte piangeva insieme lui, perché anche Ferruddu si sentiva responsabile, perché aveva capito che quanto accaduto era servito per proteggerlo dai maltrattamenti che quotidianamente subiva.

Insomma, in quella casa tutti piangevano, tranne il ragazzino, lui era gioioso come non mai e migliorò pure a scuola; poi trovò una bella fidanzata e a diciotto anni si sposò e divenne a sua volta padre.

arono anni da quell’avvenimento, e un giorno di domenica, trovandosi al consueto pranzo domenicale dai genitori, il padre “tanto per parlare” rammentò il ricordo di quel tragico fatto di quindici anni prima. Il figlio ascoltava senza replicare per circa due ore quei piccoli, grandi particolari di quel giorno, che aveva quasi dimenticato. Ma alla fine della giornata, alzandosi dalla tavola dei genitori, prima dei consueti “saluti e baci”, il figliolo abbracciò Felice e gli sussurrò:

“Vedi padre, se io sono oggi l’uomo che sono, è grazie al povero Ferruddu, perché pace all’anima sua (era morto), quell’asino ti ha cambiato; prima di allora i tuoi insegnamenti erano solo di prepotenza e di superbia, arida e violenta. Da allora tu sei cambiato e sono ormai 15 anni che il tuo cuore, rinnovandosi, ha fatto modo d’insegnarmi i giusti valori per una crescita onesta e buona, non solo con la famiglia, ma con tutto, anche con gli animali. Vedi papà, a volte tanto dolore può cambiare i nostri pensieri, la nostra sensibilità nel bene. E poi, ti dirò che anche con la vista ad un solo occhio sono riuscito ugualmente a realizzare i miei sogni e riesco meglio di altri a vedere la vita. Togliti quindi Babbo i sensi di colpa, che non servono a nulla, e concentrati nel tuo cammino animistico, dove anche un asino ti può condurre a capire il senso della vita, l’amore, e tu sei già sulla buona strada”.

E così, Filippo e consorte vissero felici e contenti, raccontando ai quattro nipotini la storiella del povero Ferruddu, per insegnare a loro di essere rispettosi, dolci e buoni di cuore.

Il desiderio di tutti i nonni del mondo.

Machlab: “Io per ora ho compreso quanto la natura e gli animali siano molto giusti e generosi nel servire tutto quel che necessita alla specie umana. Un po’ meno d’accordo su come l’uomo ricambi”.

Sefex : “Forse bisognerebbe inviare su Ghea dei maestri del comportamento”.

Dixie: “Tocca noi decidere le loro sorti e deciderle adesso”.

Sefex: “Io nutro profondi dubbi che l’umanità di Ghea abbia un grado di consapevolezza tale da potersi considerare evoluta rispetto all’esperimento iniziale e che sia considerabile come vita appartenente al creato”.

Machlab: “In altre parole, non siamo sicuri che lasciata sopravvivere possa prima o poi capire di essere parte di un qualcosa di più grande, di una creazione tale che tende inesorabilmente all’evoluzione e al ricongiungimento con Dio”.

Dixie: “Allora, cosa proponete? Li cancelliamo?”

Machlab: “Forse sarebbe più comionevole verso queste sofferenze prive di un concetto di risolvibilità”.

Sefex: “Forse sarebbe la decisione giusta per consentire a queste anime di sperimentare altri pianeti, altre forme di vita in luoghi più contenuti e meno lasciati al Caso”.

Dumaklex: “Forse dovremmo distruggere un esperimento che rischia di essere contaminante per noi stessi. Avvicinarsi a questo pianeta e osservarne questi esseri fa, a tutti noi, vibrare l’anima di un’emozione sconosciuta, e se fosse virale?”

Dixie: “Però, miei adorati compagni, in questo viaggio io come capo di questa missione devo chiedervi un sacrificio d’amore. È possibile, come dice Dumaklex, che questa emozione ci possa contaminare, ma io non mi sento di poter decidere dell’estinzione di un intero pianeta senza guardare il Tutto. Vorrei chiedervi di fare questo sacrificio assieme a me e aprirci a questa emozione, ricordando tutto ciò che abbiamo conosciuto da questa osservazione e dare a questo popolo planetario l’ultima possibilità, verificando che effetto ha sulla vita aliena che noi rappresentiamo. Dovessimo contaminarci, cesseremo le nostre esistenze attendendo la prossima vita”.

CHI HA UN’ ANIMA EVOLUTA DENTRO DI SÉ DIFFICILMENTE SI SOTTRAE DA UN’ENNESIMA PROVA CHE POSSA AIUTARE NELLA DECISIONE TRA IL PROSEGUO E L’ESTINZIONE CATASTROFICA DI UN INTERO PIANETA. E NOI PLANETARI DI GHEA NON POTEVAMO SPERARE, DOPO QUANTO DA LORO LETTO, CHE CI CONCEDESSERO, NELLA LORO ESTREMA COMIONE, L’ULTIMA PROVA PRIMA DI SOTTOPORCI AL LORO GIUDIZIO.

Improvvisamente si concentrarono, riguardando il percepito di quanto letto proveniente da Ghea. Introflessi verso le loro anime di 4a dimensione, quasi materiali e dense di energia vitale, forme di vita direttamente create da Dio.

Iniziò Dixie ad emettere un singulto, poi Machlab, seguito da Dumaklex, infine Sefex. Il singulto si trasformò in singhiozzo, poi esplose in risata fino a sgorgare limpidamente accompagnata da lacrime che rigavano il volto.

Ancora non sappiamo cosa abbiano deciso per le nostre sorti, sappiamo che è ato tempo e siamo ancora qui in vita, a combattere ioni e traumi, bellezza e brutalità di questo pianeta. Piccoli, fragili e forti esseri vitali inconsapevoli di quanto sia maestosa l’esistenza in vita per l’anima, ma distratti dal cercare di dirigere le nostre menti.

L’unica cosa che sappiamo è che, nell’assoluta superiorità degli esseri che vivono in altre galassie o in altre porzioni del Creato, la vita è adorazione del bene misterioso concesso da Dio, vita mistica ed evoluta ma quasi dimentica del senso dell’assoluto ridere.

Ancora siamo qui ad aspettare la loro decisione. Ma a parte che, poco tempo fa, i radionomi che sono, da anni, tesi ad ascoltare i suoni che provengono dallo spazio, grazie a poderose antenne abbiano percepito, dopo uno strano crepitio, profonde e sentite risate distinguibili da più di una voce diversa.

L’evento, da noi non comprensibile, venne riportato nei giornali scientifici in questo modo: “Il rumore non scomparve. Il rumore misterioso che i radionomi stavano ascoltando si rivelò il suono più antico e significativo che nessuno aveva mai sentito. Il più antico suono che ascolterete in vita vostra, la radiazione cosmica di microonde di sottofondo lasciataci dal Big-Bang.”