LORENZO LINASSI
" FUGA A TRE VOCI"
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Indice dei contenuti
PROLOGO BUON COMPLEANNO (9/03/2015) AL PUB APPUNTAMENTO MIRACOLO DI MARZO ALLA CLINICA GIUGNO 2015 CENA CON LORELLA ESTATE 2016 CENA CON LORENZO MARZO 2017 2288 GIORNI DOPO IL PENDOLO SCENDE ADDIO VAMPA D'ESTATE ATTO II "DALLA PARTE DI SCA" FERRAGOSTO NEL BUIO DELLA NOTTE
LA GRANDE PROPOSTA ATTO III "DALLA PARTE DI LORELLA" AMBASCIATOR NON PORTA PENA INCUBI E SPERANZE ATTO IV "DALLA PARTE DI MARCO" MARZO 2018 IL ATO NON MUORE MAI IL SACRIFICIO O VITA O MORTE ! CONFESSIONI SERATA DI FESTA ESAME FINALE ATTO V "FINALE" RIMEMBRANZE DI SCA BREVE BIOGRAFIA DI SIMONE ED ANNA NOVELLI LA CHIAMATA L'ULTIMO SALUTO AL MAESTRO IL VIAGGIO DELLA SPERANZA UNA CHIAMATA INASPETTATA TARDA ESTATE 2018 CATARSI LIBERATORIE
LAUREA DI MARCO I DUBBI DI SCA SECONDA LUNA DI MIELE CON MIRACOLO SETTE MESI DOPO SONATA OP 110
PROLOGO
"FUGA A TRE VOCI" PROLOGO Stava aspettando. Lorella ancora non si vedeva e per are del tempo si mise ad osservare l'ambiente circostante, commentando fra sé e sé la visuale: “ Io dico ma è mai possibile che sto cazzo di Paese non sa farsi rispettare? Guarda quanti immigrati, l'Europa ci prende per il culo e noi stiamo a subire, cose da non crederci! Non abbiamo un minimo di rispetto per il nostro Paese, con il cavolo che la Francia o il Regno unito si facevano mettere i piedi in testa così”. Dopo essersi abbandonato al soliloquio politico prese il giornale che aveva in mano, e lo agitò a mo' di ventaglio; era sera, ma il caldo afoso dell'estate romana si sentiva addosso, si appiccicava come una gomma americana sui vestiti bagnati di sudore. In quello stesso momento tirò fuori lo smartphone e si mise ad armeggiare su internet per ingannare l'attesa, quando all'improvviso Lorella lo salutò: - Mortacci tua, mi hai fatto prendere un colpo! - Ahahahah ho visto che eri distratto e ho pensato: adesso lo faccio “saltare”, dai non te la sarai presa per così poco. (porgendo la guancia per farsi baciare) - No non me la prendo per quello, più che altro fra un po' parte il treno e ancora non eri arrivata! Ti lasciavo qua eh! In mezzo alla stazione Termini. - Scusa, ma dovevo sistemare il trucco e il bikini da mettere in valigia. - Voi donne ci litigate con l'orologio, dai andiamo! - Nervosetto? Ho visto lo screensaver dello smartphone: con una modella rossa? Mi ricorda qualcuna! - Lascia perde l'argomento, dai andiamo (sbuffando)
- Agli ordini generale Mancini! Dove stavano andando Marco e Lorella? Cosa era successo negli ultimi due anni?
BUON COMPLEANNO (9/03/2015)
"ATTO I" “INTRODUZIONE” 9/3/2015 (BUON COMPLEANNO). Marco stava parcheggiando nei pressi della clinica “……...”, ormai dal settembre del 2011 una volta a settimana ava da quelle parti ed ogni volta la tristezza lo assaliva come se fosse il primo giorno. Soprattutto vedere sca era estremamente doloroso: ormai era ridotta ad uno scheletro di soli trentacinque chili, vederla così, strideva moltissimo, se paragonata al ricordo della bellissima ragazza che era da sana. Entrato nella clinica, non trovò un panorama diverso dal solito: i corridoi erano gli stessi, la solita macchinetta per gli snack all'entrata, tutto dannatamente uguale da quasi quattro anni, anche le condizioni di sca erano le stesse: coma in stato vegetativo. I medici ultimamente sospettavano che fosse ata in stato di minima coscienza, ma gli esami diagnostici non avevano chiarito l'arcano. Prima di prendere l'ascensore, sentì una voce che lo chiamava. Era Lorella. - Come va? - Bene grazie. Ultimamente non posso lamentarmi. All'università sono riuscito a dare due esami nella prima sessione, a casa mamma sta bene, periodo tranquillo. Tu ? - Io ho iniziato la specialistica, quest'anno a psicologia hanno cambiato tutte le magistrali e quella che avevo incominciato lo scorso anno non mi entusiasmava, quindi ho fatto il “lascio agli studi” e ho iniziato un indirizzo che mi entusiasma di più, per il resto a parte l'università mi sembra tutto molto “piatto”: tutto uguale, non mi prende niente in questo periodo, la cosa più bella che ho fatto ultimamente è stato il video di auguri per sca, pensa un po' ! - Video di auguri?
- Sì ho montato un piccolo video con foto della nostra amicizia, è il mio regalo per i suoi 24 anni, so che ti sembrerà patetico, ma se fosse in stato di minima coscienza, ci sentirebbe, e non voglio farmi sfuggire questa occasione per ribadirle il mio affetto, tu le hai fatto qualcosa? - Mi metti in imbarazzo, ad essere sincero niente!! Le regalo il mio sostegno, quello sarà sempre incondizionato. - Di questi tempi è un grandissimo regalo!! Dopo essersi salutati , si diressero insieme verso la stanza nr “..” del terzo piano. Non erano i soli. - Chi verrà a farle gli auguri secondo te? - Saremo io, te, i suoi e la nonna. - Per me ci sarà pure Lorenzo. - Boh, dopo tutti questi anni dalla fine delle superiori , non credo … Era attratto fisicamente, mica innamorato. - Marco, sei un pessimo psicologo!! Ti dico che c'è anche Lorenzo, se c'è mi offri un caffè! - D'accordo, tanto me lo offrirai te. Arrivati in stanza Marco si accorse, con un certo disappunto, che il sesto senso di Lorella aveva indovinato di nuovo: Lorenzo era seduto al capezzale di sca, le accarezzava il braccio e le mani, unici punti del corpo in cui non vi erano tubi o cateteri e sottovoce piangeva, in silenzio, era il pianto di chi sentiva che forse si era fatto sfuggire una grande occasione ed adesso? Chissà, il destino forse aveva chiuso le porte alla seconda chance e Lorenzo questo non se lo perdonava. Appena notò l'arrivo di Marco e Lorella, abbandonò le manifestazioni d'affetto: aveva vergogna a farsi vedere così “tenero” da conoscenti, ancor di più se ex compagni di scuola. - Ciao Lò. Piacere di rivederti, che si racconta? - Ciao Marco, ciao Lorè. Le solite cose. ( un po' elusivo)
- Di' la verità, sei innamorato di sca? -disse Marco. - No no macché!! Ti pare, sai quando scopri che un ex- compagna di classe sta così, che fai non i qualche volta a trovarla, a darle conforto. - Qualche volta? Lorenzo è la quarta volta che ti vedo questo mese, i più di noi che siamo suoi amici, per noi non è un problema. Sta tranquillo-aggiunse Lorella. - Lò, ascoltami, vai via; fra un po' arrivano i suoi e se il padre ti vede, t'insegue per tutta la clinica, che a parte me, le altre sue conoscenze maschili le ha sempre detestate. Aspettami giù al parcheggio, mi farebbe piacere fare una chiacchierata a quattrocchi con te. Ti va bene? - Ok. Quanto ti dovrò aspettare? - Poco, non molto. A dopo Lò. Appena Lorenzo andò via, Marco e Lorella fecero gli auguri a sca e le strinsero le mani, sca, probabilmente, li riconobbe, mosse impercettibilmente le mani in segno di saluto ed affetto, subito dopo Lorella le parlò: - Francì ti ho fatto un regalo, te lo faccio “vedere” dopo, quando arrivano i tuoi. Alcuni minuti dopo, arrivarono i suoi famigliari: nonna, madre e padre; dopo aver salutato Marco e Lorella, fecero gli auguri a sca. La nonna la pregò di trovare le forze per uscire dal coma, in quella che era a tutti gli effetti un'imprecazione disperata: “sca, gioia mia, ti prego esci da questa situazione, prima di morire vorrei avere il desiderio di riabbracciarti, di suonare il pianoforte insieme, di cucinarti tutti i piatti che più amavi, non sopporto di vederti così, sono sopravvissuta a tuo cugino, non voglio sopravvivere anche a te … una nonna non può sopravvivere ai suoi nipoti, non può!!! “ Dopo aver detto queste parole, Agata scoppiò in lacrime. Rossana dovette intervenire per calmare e consolare la madre. Alcuni minuti dopo Lorella mostrò il suo piccolo video: era un montaggio di foto relative agli anni delle superiori, la colonna sonora era formata da: “Gocce di memoria” ed il “Notturno op 48 nr 1”,
si ricordava di come Marco le avesse detto che era la sua composizione preferita. Dopo aver salutato sca uscirono dalla stanza ed andarono verso le loro vetture, mentre scambiavano le ultime battute: - Mamma mia, non sai il dolore che ho provato a vedere la nonna così. Terribile! - Quella più che una nonna era una madre, dai 2 agli 8 anni è vissuta a Santa Croce con lei, è lei che le ha insegnato a suonare il piano, era professoressa di pianoforte al “Bellini” di Palermo, insomma l’ha cresciuta lei. - Accidenti!! - Eh sì. Lorè vado che Lorenzo mi aspetta, stammi bene ed in bocca a lupo per l'università. - Crepi! Ciao Marco. Arrivato al parcheggio, vide Lorenzo vicino la propria macchina, intento a fumarsi una sigaretta. - Lò andiamo al pub “……..”, raggiungimi là, ti va bene o hai impegni? - Dovrei fare una partitella di calcetto, non so … - Andiamo che sei una pippa! Se manchi tu nessuno si strappa i capelli, poi ti do qualche dritta su sca …. allora? - Sta in coma, … comunque mi hai convinto. - Perfetto, seguimi con la tua macchina allora, ci vediamo là.
AL PUB
AL PUB Arrivati al pub “…...” , ordinarono due birre, Marco, da tempo, aveva chiuso con le lunghe maratone alcoliche e preferì tenersi sul sobrio. Iniziarono a parlare subito, ne avevano di argomenti da trattare. - Che hai fatto in questi ultimi anni? Sapevo che eri disoccupato, me lo disse Giorgia, ma era il 2013, ora come ora che fai? - Ora come ora disoccupato, ho lavorato da fine 2013 a gennaio in una tavola calda, è una situazione un po' del cavolo, non ho mai niente di fisso, ed è così dal 2011 ormai. - Avevi iniziato l'università? - Sì ingegneria edile, ma ho capito subito che non era il mio ambito, a parte ingegneria è proprio la realtà universitaria che non mi piace, quindi ho preferito lasciare perdere, avrei potuto iscrivermi ad economia, ma non mi piaceva aziendale a scuola, figuriamoci all'università. - A parte il lavoro, che esperienze hai avuto? Ti ho notato molto preso da sca, o è una mia impressione? - Eh … è una storia lunga da raccontare.. - Dai dimmela, c'è tempo, stiamo qua, chi ci corre dietro! - Dopo mi racconti di te però. - Ci sto! - Allora cominciamo: Te ricorderai che alle superiori avevo la fissa per le donne, bene dopo il diploma, questa cosa divenne un problema, pensa che un mese ho speso tutto quello che avevo guadagnato in prostitute e film porno, a metà 2012
mia madre mi beccò mentre le rubavo i soldi dal portafoglio, lì ho capito di aver toccato il fondo, ho cominciato un lungo percorso: psicoterapia, farmaci … adesso riesco a tenere sotto controllo i miei impulsi, da lì mi è scoppiato l'amore per sca, ed è una cosa che mi fa vergognare, provare attrazione per una ragazza che sta in coma, per questo quando siete arrivati te e Lorella mi sono arrampicato sugli specchi davanti alle vostre domande. - Figurati! Che vergogna devi provare? Tu eri innamorato già dalle superiori, semplicemente non te ne accorgevi perché avevi quel problema, curato il problema, il fuoco è emerso dalla cenere ed adesso te ne rendi conto. Tu ti sei innamorato di lei nel 2005/2006, no dopo il 2010. Frequentando Lorella ho capito molto di queste cose, ed è così, la psiche umana è fatta così. - Pure io ho pensato questa ipotesi, penso che sia giusta, ma ho sempre il dubbio del contrario. - No, fidati è così. Poi la vergogna per cosa: era una bellissima ragazza, magari un po' riservata, ma appena ti conosceva bene ti dava l'anima, femminile e di questi tempi è una cosa rara, geniale, in ambito musicale, ma era pur sempre un genio. Di che ti devi vergognare! - Non lo so, ho sempre provato vergogna di me, facendo psicanalisi ho capito che è questo che mi ha spinto al sesso compulsivo. Pensa una come lei, se dovesse uscire dal coma, verrebbe con me? Dopo quello che le è successo per colpa di uomini, quella si farebbe suora ed io resterei a rodermi il fegato..è così, andrà così!! - Che ne sai? Non credo sia la tipa che si farebbe suora, se mai uscisse dal coma in condizioni decenti. Secondo, a te non ha mai sbattuto la porta in faccia alle superiori, ti ha sempre respinto in maniera dolce. - Dici?? - Dico di sì. Ti racconto questa: nell'estate del 2008 io e Lorella la accompagnammo in Sicilia, doveva suonare in un recital pianistico nel suo paese adottivo, fatto sta che con la scusa ci facemmo una vacanza lì e restammo una settimana, una sera in un pub uno che conosceva dai tempi dell'infanzia, dopo aver bevuto parecchio, fece il “provola”, lo umiliò davanti a tutta la sua comitiva in maniera terribile. A te in cinque anni non ti ha mai trattato così, io la conosco bene, significa che ti ha sempre lasciato una seconda chance, allora eri troppo
“stupidotto”, per capire che dovevi cambiare strategia, ma adesso non lo sei più. - Resterà in coma?! Sapere questo non fa che peggiorare la situazione. - Boh, io non sono un neurologo, ma i neuroni tanto spenti non ce li ha. L'ho notato oggi. - Dimmi un po'?? - Te non c'eri, Lorella gli ha dedicato un video in cui c'era una composizione che adorava, con la mano sinistra ha mosso nelle prime battute il pollice e l'indice a tempo, spero di non sbagliarmi, ma non credo. - Chissà, speriamo. Tu che hai fatto invece? Hai lo sguardo di un novantenne, sembra che ne hai viste tutte nella vita, alla maturità strippavi dopo un 55 allo scritto, adesso sembra che non ti scuote niente. Che hai fatto? Per essere cambiato così. - Guarda quello che ho vissuto dal 2010 al 2014, meriterebbe un romanzo, mi sono infilato in situazioni inverosimili, non prendermi per infame, ma non voglio dirtele per adesso. - Cose illegali? - Sì, ma non pensare a cose come: spaccio, estorsione … è lungo da spiegare e non ti conosco ancora benissimo per dirtele, cerca di capirmi, era dal 2010 che non ci frequentavamo. - Figurati Marco, grazie lo stesso, certe cose su sca non le sapevo e ti ringrazio per avermele dette, quando mi vorrai dire i tuoi tormenti sto qua, mi conosci e sai che sono affidabile. - Certo Lò. Parliamo di altro va. Continuarono la serata parlando di calcio, donne e ricordi di scuola. Quella notte Marco tornò a casa contento, aveva ritrovato un amico.
Il giorno dopo andò all'università, aveva diritto privato e bilancio, riusciva a
capire abbastanza bene le due materie, anche se non è che amasse molto privato, come tutti i diritti d'altronde, al contrario bilancio lo apprezzava in quanto gli faceva ricordare l'esperienza lavorativa; un' esperienza non positiva, ma che lo aveva fatto crescere molto come persona. Uscito dall'università era in uno stato d'animo particolare: era ansioso ed entusiasta al tempo stesso, una sensazione che non provava da quasi dieci anni. Aveva un appuntamento, era una cosa seria e l'istinto in quei casi non sbaglia mai.
APPUNTAMENTO
APPUNTAMENTO Sara è un autentico schianto: capelli rosso fuoco, occhi verdi e fisico perfetto. Il giorno che si diedero appuntamento per quell'incontro Marco pensò fosse uno scherzo, rimase di quella convinzione fino alle sera, fino a quando lei lo chiamò per confermare il tutto e lì capì che non era una bufala. Si erano conosciuti al bar vicino casa di sabato, esattamente tre giorni prima di quel martedì. Marco si era seduto al tavolino a fianco a lei e vista la sua notevole bellezza attaccò bottone, ma sul momento non aveva molte speranze: pensava che fosse fidanzata o la solita tipa tutta fisico e niente cervello, che oltre alle canoniche due parole non ne avrebbe trovate altre; invece il dialogo durò a lungo e scoprirono molti punti in comune fra le loro personalità, inoltre Sara è anche molto intelligente: si era già laureata e stava facendo un dottorato in virologia. Arrivò all'appuntamento in anticipo, tempo dieci minuti arrivò anche lei, il discorso riprese da dove era rimasto il sabato precedente. Marco evitò di sbilanciarsi sul personale anche per motivi seduttivi, amava lasciare qualcosa inespressa di sé e sapeva che meno parlava più credito guadagnava nei suoi confronti. - Ciao Marco! Molto che aspetti? - Ciao Sara, non molto. - Menomale, scusami. Il prof si è messo in testa di avere per oggi i dati sulla ricerca inerente il virus Ebola. L'università ha mandato collaboratori giù in Sierra Leone e noi dottorandi dobbiamo analizzare i dati e riferire le conclusioni al prof. … una lavoraccio! Quindi sappi farò spesso tardi. - Don't worry, laggiù la situazione come è? Non ne parla più nessuno. - Migliore rispetto a questa estate, ma pur sempre tragica, più che altro per colpa di Ebola sono aumentate le morti per Malaria e Morbillo, quei Paesi hanno economie estremamente povere. Mi dicevi che questa estate stavi in Africa, dove?
- Ah …… in Malawi, bellissima esperienza, un giorno tornerò laggiù; l'Africa ha paesaggi incredibili, gente meravigliosa, non sai la pena che mi facevano quei bambini orfani; qui in Europa ce le scordiamo spesso quelle situazioni. - Perché sei voluto andare giù? - Lunga storia. Ho vissuto una fase difficile, in quel periodo ho avuto comportamenti deplorevoli, terribili, ho scelto di andare là, per cercare di espiare le mie colpe e staccarmi per un periodo da questa società schifosa. - Mica avrai ammazzato qualcuno? (tono scherzoso) - Lasciamo stare, che è meglio. (tono scuro) - Sì, parliamo d'altro … Sempre stato single o hai avuto qualche storia? - Nel paleolitico sì, di recente no. (Tono divertito) - Oddio: Voglio sapere, voglio sapere? - Sono stato fidanzato con una ragazza di nome Martina tra il 2006 ed il 2007; vedi nel Paleolitico. - Ahahahah, dove l'avevi conosciuta? - Sei una gran furba! Adesso parli tu. Quante esperienze hai avuto? (Marco ridendo) - Allora, fammi pensare: uno alle superiori, era troppo bambino e l'ho mollato io ed un altro all'università, ma si accollava troppo … Sai quelli accollosi? - Conosco, conosco. Comunque l'ho conosciuta al conservatorio, all'ottavo anno. - Sei diplomato al conservatorio? In che strumento? - Pianoforte vecchio ordinamento, ho finito nel 2009. - Scusa uno diplomato al conservatorio, alle superiori stava in un tecnico commerciale? - Oh che hai contro i tecnici! Sì per forza, un po' mi ha spinto mio zio, poi con il
conservatorio non potevo fare il liceo, troppo studio. - Questa come era? - Dici Martina? (Sara annuisce) Moretta, occhi nero pece, non molto alta,… non una bellezza, ma gradevole! - Hai buon occhio per le donne … furbacchione! - Le belle donne sono un piacere del mondo, mi sembra uno spreco non sfruttarlo. - Io come ti sembro?? - Domanda cattiva! - Dai??? - No, no, non rispondo. I tuoi due ex come sono? - Due cessi, ho sempre avuto il debole di raccattare i più brutti sulla piazza, ma adesso ho deciso di cambiare atteggiamento … per questo sto qua. (ammiccando) - Mazza... così diretta. - Posso esserlo di più, questa settimana ho casa libera: allora che fai? - Stasera non posso, o domani a cena e resto a dormire da te? - Resti a dormire da me? - La risposta è affermativa, dai o domani … basta che non mi cucini Ebola o Vaiolo. - Ahahah non mi sfottere! - Dai a domani, che devo scappare… Ciao Sara. Sara rispose con un occhiolino ed un kiss. Aveva una gran voglia di sesso.
Mentre era in macchina, Marco ripensò a Sara, gli sembrava una senza troppe limitazioni mentali, che andava dritta al sodo senza pensarci due volte, ma cosa più importante aveva la sensazione che anche lei stesse giocando a nascondino e non mettesse tutte le carte sul tavolo: trovava molto strano che una così avesse avuto solo due ragazzi. Dopo una decina di minuti arrivò davanti al suo appartamento; lo aveva messo in affitto a una coppia di ragazzi: Massimo ed Aurora, erano tutte e due studenti universitari fuori sede e Marco li prese subito in simpatia. - Buon pomeriggio inquilini! - Ciao Marco, questo mese il canone ti arriverà un po' in ritardo, i nostri hanno avuto spese impreviste. - So tutto, tua madre mi ha chiamato alcuni giorni fa, non vi preoccupate! Tutto a posto? - Va benissimo, fino ad ora non abbiamo ricevuto lamentele e qua non è male. - Sono contento che vi piace. Studi come vanno? - Bene bene, ho dato tre esami, adesso vorrei trovarmi un lavoro, non voglio essere di peso per i miei genitori giù. - Mia madre, mi ha chiesto di dirvi di are qualche volta a mangiare da noi, può esservi comodo. - Grazie non ti preoccupare! Ringrazia tua madre del pensiero. - Aurora dove è? - Andata a fare la spesa. - Salutamela!! Ora vi lascio che devo scappare, stasera ho un concerto da vedere al rettorato alla “Città universitaria” e sto in ritardo. Vi saluto e per i soldi state tranquilli. - Ciao Marco! Marco tornò di fretta a casa, si preparò ed andò al concerto. Il programma e
l'esecuzione furono di livello molto elevato; il pianista suonò: Chopin, Brahms, Frescobaldi ed altri autori di fama, durante il viaggio di ritorno, sarà che era lo stesso palcoscenico del concerto del 2008, sarà per il programma simile ( quasi tutto Chopin e stesso pezzo di Brahms), sarà per le origine siciliane del pianista, il pensiero andò a sca. Un pensiero amaro al termine di una giornata dolcissima. Tornato a casa si mise a dormire con il cervello perso in lirici e dolcemente struggenti pensieri nostalgici, di un ato che forse era finito. Per sempre.
MIRACOLO DI MARZO
MIRACOLO DI MARZO Quel 18/3/2015 era una giornata come tante: cielo leggermente scuro, freddo invernale non ancora dissolto … Marco stava rilassandosi prima della lezione di Economia politica, lo faceva a modo suo: spizzando qualche sinuosa movenza, mangiando snack di macchinetta e pensando a Sara. “Non capisco dove vuole arrivare! Ha cervello, è bella, è necessario concludere bene, Marco,” tocca conclude”; dopo aver pensato alle sue faccende sentimentali, controllò lo smartphone, c'erano due chiamate di Lorella: “Che vuole ora questa, lo sa che sono a lezione .. chiamiamola un attimo”. - Lorè ho visto che m'hai chiamato, che c'è? - Marco, si è svegliata, è uscita dal coma, stamattina alle 8,30. Mi hanno chiamato i genitori trenta minuti fa .. non ci posso credere!!! (piangendo di gioia) - Lorè, non mi prendi in giro spero. - Ti sembro la tipa? - No. Prendo le cose in aula, esco e vado in clinica. - No adesso dorme, falla riposa! Oggi pomeriggio andiamo tutti, ci stanno molti nostri ex compagni di classe, pure colleghi vostri di conservatorio. - Oddio. A dopo Lorella, a dopo. Il rientro a casa fu incredibile: poteva are un secondo in macchina o l'eternità, non importava, c'era solo lui e la sua felicità, quella più assoluta e non immaginava neanche le emozioni che avrebbe potuto provare nel pomeriggio, ma adesso non importava, c'era solo lui e la sua felicità; il resto era superfluo.
ALLA CLINICA
ALLA CLINICA Marco mangiò di fretta, non voleva sprecare neanche un secondo di quella giornata; dopo aver pranzato, si preparò ed uscì. Prima di andare via la madre si premurò di fargli le ultime raccomandazioni: - Marco fatela “respirare” e non ricordatele quello che ha fatto, che ne soffrirebbe! - Ma' mi fai ridere! Primo non sappiamo se sia in grado di parlare e capire, secondo arrivo io e così “Fra non sono più tuo amico perché sei sieropositiva ed hai cercato di ammazzarti” … ti sembro il tipo? Infine, dopo tutti gli sforzi che abbiamo fatto in questi anni io e Lorella, so bene che una appena uscita dal coma non può essere in chissà che stato di forma. Ci vediamo dopo! - D'accordo tesoro! Di' a sca che o domani a trovarla. - Ok! Arrivato alla clinica c'era un via vai di gente: tra gli ex compagni di classe, Marco riconobbe ad occhio Giorgia, Rosa, Stefan e Michele; colleghi di conservatorio: della classe di composizione e di pianoforte, c'era addirittura Martina, e rivederla mano nella mano con la figlia fu strano, molto strano. Proprio a lei chiese le prime notizie: - Martina, come sta sca? - Vedo ex compagni di classe tua, perché non chiedi a loro? (sorridendo maliziosamente) - Michele e Rosa mi stanno sul cazzo e quelli di composizione non li vedo da undici anni. - Ahahahah, sempre il solito? Comunque i medici dicono che non sta male,
premesso: parla attraverso un computer attivato dal movimento delle palpebre e adesso, tolte le dita, è paralizzata, ma è lucida, è cosciente e ricorda le cose. (tornando seria). - Te che mi dici? - Sto bene e sono molto felice di essere mamma. - So' contento per te! Grazie per le informazioni e speriamo di rivederci presto. (Marco la salutò vedendo che la figlia era impaziente di tornare a casa). - Dai lo spero anch' io! - Ciao Martì!. Marco nei minuti seguenti restò in disparte, non aveva molta voglia di parlare con Rosa e Michele: erano le uniche persone delle superiori di cui non aveva bei ricordi, così, dopo che andarono via, salutò Giorgia e Stefan con i quali parlò alcuni minuti: - Lorenzo è venuto? - No non c'è! - Vabbè, avrà avuto da fare. Continuarono a chiacchierare alcuni minuti dopodiché si salutarono calorosamente. Finalmente, tempo cinque minuti, arrivò Lorella: - Marco sei pronto? - Insomma ... dopo tutti questi anni ... - Dai facciamoci forza ed andiamo. Lorenzo c'è? - No (Lorella fece una smorfia, con l'aria di chi aveva capito tutto) Dentro alla stanza nr “ ..” c'erano i parenti di sca che salutarono i due ragazzi. Marco e Lorella preferirono lasciarla sola con loro, sarebbero entrati dopo, non avevano voglia di rovinare l'atmosfera creatasi fra lei ed i famigliari.
Una decina di minuti dopo, Lucio, Rossana e la nonna uscirono e Marco e Lorella entrarono. Il discorso che nacque fu ricco di pathos: - Fra... come stai? (tutti e due) Te la senti di farci una chiacchierata? (Lorella) sca rispose lentamente, digitando le frasi attraverso il monitor. Proprio come aveva detto Martina, cerebralmente era lucida e le sue frasi coerenti con il discorso. - Sì, vi risponderò a rilento, che devo imparare ad usare bene questo arnese. Mi sento strana: il corpo è come se fosse un pezzo di pietra e devo abituarmi alle luci, agli odori, a tutto. Mi fa piacere avervi qui, so che mi volete bene e sono contenta di vedervi in questo momento. - Che sensazioni hai vissuto durante questi anni? - Marco, veramente è il 2015? Se sì, cosa è successo in tutti questi anni? - Non è importante che anno è, mi vedi così invecchiato? In questi anni non ti sei persa niente: crisi economica, Paese allo sbando … non è successo niente di memorabile. - Franci hai combattuto una guerra durissima, pensa che l'hai vinta … chissenefrega di quanto c'hai messo! (Lorella) - Durante questi anni, in molti momenti ero cosciente, sentivo le cose; il tutto mentre ero immersa in una luce bianca; di altri momenti invece non ricordo nulla, ricordo molto bene il dolore i primi periodi, un dolore terribile alle ossa, ai muscoli, mi faceva male tutto … ringraziate il dottor Petronilli, è stato lui a volermi somministrare della Morfina, quell'uomo avrà sempre la mia riconoscenza. - Fra, scusa se a volte ero pessimista sulle tue condizioni, ma fra polmoniti ed altro, hai rischiato spesso di non farcela. - So come sei fatto! Non ti devi scusare, avevi ottime ragioni per essere pessimista. Era Lorenzo che veniva spesso della classe, oltre voi due? - Sì è cotto di te ( Lorella ridendo).
- sca, mi puoi dire, se te la senti, eventi accaduti nel mondo in questo periodo? - Nel mio paese una madre ha ucciso suo figlio, l'infermiera vedeva " Pomeriggio 5" … odio quel programma! L'Italia è uscita dai mondiali, Schumacher è in coma e la Juve ha vinto dei campionati, non so quanti però. - Bin Laden? - Non so, è vivo? - Fukushima ti dice qualcosa? Papa sco? - Papa sco è argentino, Fukushima no … qualcosa di giapponese? - Sì. Vabbè Fra, ti abbiamo torturato abbastanza oggi, Marco andiamo, che ha occhi stanchissimi e vorrà riposare. ( Lorella). Nel frattempo, fuori tempo massimo, arrivò Lorenzo. Lucio lo guardò con occhi da guerra, mentre Rossana fu molto più comionevole e dolce. - Lorenzo sbrigati ad entrare, che gli infermieri c'hanno avvisato che il tempo sta per finire.(Rossana) Insieme a Lorenzo in stanza entrò anche Lucio, per avvisare i ragazzi della notizia. - Marco, Lorella, il tempo sta per finire! - Ora andiamo Lucio. - Fra sono Lorenzo, ti ricordi delle mie visite? - No, mi dispiace, non ricordo molte cose di questo periodo, sono contenta che sei venuto però! Prima che andate via, qualcuno può grattarmi il braccio? Sono paralizzata ed ho un prurito pazzesco. Dopo che il padre ebbe provveduto al bisogno della figlia, Marco Lorella e Lorenzo la salutarono ed uscirono dalla stanza, ma prima di dirigersi verso le loro vetture, parlottarono ancora un po':
- Marco per te si è scordata davvero di me? - No tranquillo! Pure Lorella può testimoniare in proposito, è che in stanza c'era suo padre e se avesse sentito che andavi lì a farle le dichiarazioni, ti avrebbe ucciso. Tranquillo, hai guadagnato molto credito ai suoi occhi, proprio per questo ha voluto proteggerti da suo padre. - Ragazzi, prima di andare via devo dirvi una cosa. - Che c'è Lorè? - Fino ad oggi non importava molto venirla a trovare spesso, ma adesso che farà la riabilitazione dobbiamo starle tutti a fianco, non farle perdere il nostro sostegno neanche un minuto. Dovremo fare turni a rotazione, ve la sentite? - Ci siamo! (in coro). - Ok, dovrà tornare a parlare e camminare, pure con le stampelle, ma camminare. Ragazzi vi saluto! - Vado anch' io. Ciao regà. Tornato a casa era felicissimo, dopo anni pianse di gioia sul cuscino. Era al settimo cielo.
GIUGNO 2015
GIUGNO 2015 Stava studiando a casa di Sara. Da quando si era fidanzato ava spesso a casa di Sara a studiare; lei sapeva dargli molte dritte sui metodi di studio da praticare e consigli su come superare gli esami. La loro storia andava avanti da aprile: il primo mese lo avevano ato più che altro da "trombamici", situazione a cui lei dopo un po' non aveva retto preferendo la storia seria; adesso la loro storia, come le storie di quasi tutte le coppie i primi mesi, stava andando alla grande e spesso e volentieri Marco ava un po' da lei e viceversa in quanto i loro genitori di frequente non erano a casa: Ornella usciva molto con Sergio, soprattutto da quando era in pensione, e i genitori di Sara andavano spesso all'estero per lavoro, quindi le loro case restavano libere frequentemente, come quel lunedì. Finito di studiare Marco ricevette un po' di consigli: - Amore quando hai l'esame? - La prossima settimana, per adesso sto abbastanza tranquillo. - Lascia perdere la teoria, adesso fa esercizi, la teoria rivedila bene prima dell'orale. Che dicono sul professore? - Tranquillo, non è scocciato. - Beh dai una buona cosa! Cerca sui gruppi esercizi svolti da chi ha già fatto l'esame con quel prof. - Ho fatto una ricerca ieri, ho trovato alcune cose interessanti, da domani mi metterò a farli. - Bravo! i anche domani? - No domani non ci sto, ho il turno da sca, essendo entrata da poche settimane in riabilitazione è importante aiutarla e starle vicino, poi a cena mi vedo con Lorella.
- Mi vuoi spiegare una volta per tutte che rapporto hai con lei e con Lorella? Hai sempre glissato quando ho toccato l'argomento. Ti assicuro che non sono gelosa … esempio: come è finita in coma? (tono materno e femminile) - Oggi è una bella giornata: sono felice e di buon umore e se ripensassi ai motivi per cui è finita in coma, il buon umore sparirebbe, Lorella, invece, è una cara amica e nulla più, così come sca. - D'accordo, ma un giorno dovrai dirmelo! Ricordati che ho un'ottima memoria. - Questa è una minaccia? - Per adesso no! (ridendo) - Sara ora ti lascio, che mia madre mi vuole a casa. Buona serata tesoro! - Grazie amoruccio (baciandolo) I minuti successivi fecero le solite manfrine degli innamorati che si salutano; Marco sarebbe rimasto volentieri, sapeva benissimo come sarebbe continuata la serata … purtroppo però gli ordini materni andavano eseguiti. Il giorno seguente dopo aver studiato tutta la mattinata uscì ed andò verso la clinica. La clinica di riabilitazione non si trovava nelle vicinanze, per raggiungerla c'era un non breve tragitto in macchina da fare, durante il viaggio Marco pensò sul da farsi: “ Sono teso, non so proprio come comportarmi con una paziente così e non vorrei danneggiarla per mia colpa, sarà meglio che chiamo Lorella, solo che sta lavorando. Bah la disturbo o no?” Dopo alcuni minuti Marco decise di chiamarla: - Lorè ti disturbo? So che stai a lavoro, casomai chiamo dopo? - Per sca? Tranquillo adesso il bambino dorme. - Sì, tu che ti sei informata bene sugli aspetti della riabilitazione, mi devi aiutare! Capisci non è un problema di salute qualsiasi: come dovrò comportarmi con lei oggi?
- Prima cosa tranquillo. Secondo: lei adesso non ha memoria a breve-termine e non parla, il consiglio che ti do e di dargli un block notes con penna comunicate così, farle fare un giro in sedia a rotelle per il giardino fuori la clinica. Mi raccomando non indicarle te la strada, allena la sua memoria. - Ok! Altre cose? - Ovviamente è disorientata dopo tutti questi anni in coma, non sa bene come ano i giorni, lo scorrere del tempo. Metti un brano di musica classica quando entri. - Perché? - Per aiutarla con la memoria, associa la musica alla tua visita, così non crea falsi ricordi. - Vabbè Lorè vedo che posso fare. Dici che è un problema andare un giorno insieme? - Evita, la confonderemmo moltissimo. Ultima cosa: sii fermo, ma non la assillare, su due ore di visita lasciagli un'ora “libera”. - Vabbè, stasera ti dico come è andata. - A dopo Marco. Mezz'ora dopo arrivò alla clinica, entrato chiese alla reception notizie sulla paziente e venne immediatamente informato in proposito, mentre raggiungeva sca, Marco fu colpito moltissimo dalle scene che vedeva: adulti incapaci in tutto e per tutto, persone che non ricordavano neanche il loro nome, altri affetti da sessualità compulsiva o colpiti da violenti spasmi in tutto il corpo … più vedeva quelle scene e più era angosciato per sca. Entrato nella stanza nr “.” si calmò, sca non stava poi così male: - Ciao Fra tutto apposto? Aspetta che ti metto sulla "fuoriserie" ed andiamo a prenderci una boccata d'aria. Dopo averla dolcemente messa sulla sedia a rotelle, Marco la spinse delicatamente, nel frattempo lei prese il blocco ed iniziò a scrivere:
- Mi hai chiesto qualcosa? Marco riscrisse sul blocco la frase pronunciata due minuti prima. - Sto bene, sei venuto ieri giusto? - No! - Eri te, sono sicura! - No no, stavo con la mia ragazza ieri! - Ma come? - No no. Stavo con Sara! - Chi è Sara? - La mia ragazza, stiamo insieme da aprile. - Hai sue foto? Marco mostrò delle foto a sca, che con un impercettibile cenno del capo fece capire di apprezzare, dopo averle viste scrisse sul blocco la sua opinione. - Bella ragazza, dove l'hai conosciuta? - Al Bar “…..” . - Bravo! Marco sei fidanzato o single? Che stagione è? - Leggi quello che ho scritto sul blocco. Adesso è estate. (Dopo essere rimasto interdetto alcuni secondi) - Oddio non ricordo più nulla! Puoi farmi una descrizione scritta sul blocco, se vedessi la foto la dimenticherei subito. Marco fece subito una descrizione scritta di Sara. - Grazie Marco, adesso rileggerò sempre tutto prima di chiederti qualcosa.
Mentre Marco la accompagnava verso il giardino della clinica, ripensò al consiglio di Lorella e tirò fuori lo smartphone e dopo essersi connesso ad internet mise il I tempo della “Patetica”, appena cominciò il brano pose il cellulare vicino l'orecchio sinistro dell'amica. - Ti ricordi questo pezzo, lo abbiamo suonato a quindici anni, ricordi? - Sonata nr 8 op 13? - Bravissima, questo è il pezzo della mia visita di oggi, ogni volta che verrò cambierò brano, cerca di memorizzarlo. - Ci proverò! Arrivati in giardino Marco si premurò di far riposare sca, la quale ava il tempo a rileggere la conversazione avuta; fin dal primo giorno dopo il risveglio il neurologo gli aveva insegnato questo “trucco” per fortificare la memoria, i risultati ci furono, pochi, ma erano solo tre mesi che era uscita dal coma e per adesso quelli erano grandi risultati; dopo un po' di tempo Marco notò nei suoi occhi un velo di tristezza ed ebbe un'intuizione: gli fece vedere un po' di video demenziali da Youtube, sca apprezzò moltissimo e si fecero grasse risate insieme. Dopo un'ora di riposo Marco pensò di riaccompagnarla in camera, sarebbe ata la cena da lì a poco, prima però gli chiese l'ultimo sforzo. - Indicami te la strada per la camera. Per sca fu un grande sforzo, già da prima del coma il senso dell'orientamento non era il suo forte ed adesso la sfida era ancora più ardua, restò quasi mezz'ora a ripensare alla strada, ma alle fine riuscì nel compito, appena riuscita nella missione Marco gli comprò il suo gelato preferito e salì in camera a portarglielo. - Te lo sei meritato, tutto tuo. - Grazie. Marco la aiutò mentre lo mangiava.
- Vuoi che resto anche a cena per imboccarti? - Non ti preoccupare! Provo da sola, nel caso mi aiutano gli infermieri. - Franci ora ti saluto, torno la prossima settimana, quale è stato il brano di oggi? - Sonata op 13. - Hai riletto furba! Dai che la prossima volta metto il tuo adorato Frederic. Ciao sca. - Ciao Marco. (Una lacrima di commozione solcò il viso di sca) - Non sei sola! Noi non ti lasciamo. ( Marco asciugandola e facendole un tenero buffetto). Mentre tornava a casa ripensò alla visita e gli salì un sentimento fortissimo, voleva piangere e ridere al tempo stesso, a fatica riuscì a contenersi. Arrivato a casa si fece la doccia ed uscì. Lorella lo aspettava vicino alla pizzeria “…...” era tanto che non uscivano insieme ed avevano molti argomenti da trattare.
CENA CON LORELLA
CENA CON LORELLA Si incontrarono nello stesso momento in una via nelle vicinanze della pizzeria “…...” e si diressero insieme verso il locale. Entrati ordinarono subito le loro pizze preferite: Marco optò per la solita “margherita” e Coca-Cola, Lorella prese una “capricciosa” ed una birra chiara; dopo aver ordinato cominciarono una lunga chiacchierata: - Lorè, lavoro come va? - Bene, Flavio è un'autentica delizia, poi con quelle guanciotte mi fa salire certi istinti materni ! A volte faccio fatica a pensare che non sono io la madre, ma solo la babysitter. - Com' è di carattere? - Un autentico coccolone, un bambino veramente calmo, sono stata fortunata. - Comunque scusa per averti disturbato. - Tranquillo, Flavio dopo pranzo fa il riposino, quelle due ore mi metto a vedere la tv, controllo ogni dieci minuti se è tutto ok in camera, ma per il resto non faccio niente. - Menomale. Comunque sca l'ho trovata bene. Ripensando a quello che ho visto mentre salivo per andare a trovarla ... io ne ho viste nella vita, ma come le scene di oggi! - Mamma mia! Prego per non finire in quelle condizioni. Con te sca che blocco usa per scrivere? - Quello bianco. - Con me quello rosa e con i suoi quello giallo. E' una fortuna che riesca a
scrivere e non abbia il sondino. Poi lei rilegge per memorizzare. Peccato per gli occhi. - Gli occhi? - Sì non hai notato? L'occhio destro ha parecchie diottrie in meno. -Ah, è una cosa permanente? - Sembra di no a quei livelli, ma il neurologo dice che probabilmente non recupera i 10/10. - Capito. Lorenzo è andato a trovarla? - Per adesso no, mi ha chiamato e gli ho detto una cazzata. - Perché?! - Adesso ha bisogno di chi gli sta accanto senza assillarla, Lorenzo arriverebbe là e romperebbe il cavolo a: infermieri, neurologi, logopedisti … tutta l'equipe che la segue. Quelli devono lavorare con calma e noi dobbiamo aiutarla con fermezza e con amore, non solo con amore. Oggi non gliela hai indicata la strada? - Al ritorno no, ci ha messo mezz'ora a ritrovarla, poi per premio le ho preso un gelato. - Bravo! Studio come va? - Pure te dopo Sara? Bene, sto studiando politica, che la prossima settimana ho l'esame; sto in regola con lo studio, dovrei arlo. - Con Sara a proposito? - Trombo come un coniglio, solo che è un po' gelosa di te e di sca. - Ti credo: sei un uomo normale, non effemminato, e le tue amicizie principali sono donne. Quella sì che si fa due domande, devi metterle in chiaro la situazione. - Lo so, ma mettere in chiaro la situazione significa parlare di un periodo nero
per me, ne sono appena uscito ed adesso è troppo presto per affrontarlo. A tempo debito gliene parlerò, come a te di quell'altra cosa. - Dell'altro omicidio? Ho capito subito questa cosa, non mi hai mai spiegato le dinamiche però. - Te le spiegherò, un giorno. - Parliamo d'altro: di carattere come la trovi? - Bene: le piace il sesso, è simpatica e diretta, è intelligente, per adesso va da Dio. - Sono contenta. Lei che fa? - Dottorato in Virologia. - Ahahahah è una tipa un po' pazza, mettersi a studiare Virus. - Eh sì, è una pazzerella. Te invece? Non posso credere che una bamboletta sexy di 1,62 con occhiali nerdosi come quelli che hai adesso, non abbia qualche uomo intorno. - Bomboletta sexy? Mica sono sca. - Lei era una dea e spero lo ritorni, tu sei una bamboletta. Eravate due bellezze diverse agli occhi di un uomo. Allora? - Non parlo. - Uhm … c'è qualcuno? Chi è? - Appena la situazione è concreta lo saprai. - Una promessa è un debito! - Ok ok! Te lo dirò, giuro! Il resto della serata chiacchierarono di un po' di tutto, ormai avevano raggiunto un grado d'intimità tale che agli occhi della gente potevano sembrare una coppia affiatatissima, mentre in realtà la loro era una stupenda amicizia, rafforzata da un
fatto tragico come il coma di sca e forse per questo ancora più intensa. Tornato a casa Marco era felice e spensierato, come non lo era da molti anni. Sperava con tutto il cuore che la fase che stava vivendo fosse un lungo periodo d'oro e non un ingannevole sole d'inverno. Si mise sul letto e cadde in un sonno beato.
ESTATE 2016
ESTATE 2016 Marco stava sdraiato a prendersi il sole su una spiaggia del litorale romano; da molti mesi voleva vivere una giornata così: lui, Sara, coccole, sole e zero pensieri, ma gli impegni dei mesi precedenti glielo avevano impedito; ---- -----prima era stato spesso occupato sia con l'università che con il lavoro, oltre il fatto che, cascasse il mondo, un giorno a settimana era dedicato a sca e all'aiuto per la sua riabilitazione. La riabilitazione di sca stava procedendo abbastanza bene: aveva ricominciato, a fatica, a parlare e, con l'aiuto di stampelle, a camminare..Aveva fatto anche una serie di interventi chirurgici: rimozione pacemaker cerebrali, interventi alle articolazioni delle ginocchia per rimuovere calcificazioni, tutti interventi normali per gente con quella storia clinica. Infatti il neurologo era molto ottimista circa un suo buon recupero e la possibilità di dimetterla per i primi mesi del 2017. Ciò non faceva che contribuire all'ottimismo di Marco che, come detto precedentemente, aveva anche iniziato a lavorare: era stato assunto part-time nell'ufficio assicurativo di Giulia (cara amica di Ornella) e si trovava molto bene, anche perché poteva mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti all'università e guadagnare qualche soldino, comodo per levarsi qualche sfizio, soprattutto con Sara, come, cene fuori, vacanze … proprio di vacanze parlarono pochi minuti dopo. - Amore ti va di andare in “Costa brava”? - Come no! Quanto viene? - Una settimana sui cinquecento euro in un hotel tre stelle. - Se po fa'. Quando andiamo? - Per metà agosto? - Va da Dio, sai che ti faccio con il caldo spagnolo. (mordicchiandole una spalla) - Ahahahahah e che mi fai? (strofinandogli il naso sul petto)
- Sapessi … Continuarono a chiacchierare così per un bel po', verso le 18,30 cominciarono a tornare a casa. Arrivato, Marco riaprì il pianoforte e suonò un po' di Bach e Chopin; era tempo che non suonava e la tecnica non era più quella degli anni di Conservatorio. Dopo aver smesso alle 10 di sera, tempo pochi minuti arrivò una chiamata che gli fece molto piacere: - Marco come stai? - Senti questo! Ormai pure con l'accento milanese parli? Sto alla grande, te che racconti, t'ho chiamato un po' di giorni fa, ma c'era la segreteria. - Eh sì, ho visto e ho pensato di chiamarti. - Giovà pensi di non tornare più qui a Roma? - Gli studi di design stanno tutti qua a Milano, giù che lavoro troverei. - i quest' * estate? - Non credo più di una decina di giorni a fine agosto. Te le cose come vanno? - Bene: sono fidanzato da aprile dell'anno scorso, sca è in ripresa, mamma sta bene e non posso lamentarmi, ho vissuto periodi peggiori. Te? - Sto cercando lavoro dopo la laurea, per settembre spero di trovare qualcosa. -Capisco. Per il resto? - Per il resto mi sono lasciato, adesso sono libero dopo tanto: lei era molto gelosa! - Eh l'ho capito subito.. Il mattino seguente dopo aver fatto colazione si diresse a lavoro. C'erano le ultime pratiche da sbrigare prima della chiusura estiva e Giulia lo aveva chiamato per dare una mano. Dopo aver finito, pranzò, alla tavola calda sotto l'ufficio e si diresse verso casa. - Mamma io vado in clinica da sca e dopo forse mi vedo a cena con
Lorenzo, non credo di rientrare a cena quindi. - Marco fammi uno squillo in caso non uscissi più con Lorenzo. Per me preparare un piatto in più non è un problema, basta che me lo fai sapere. - Tranquilla ti terrò informata! Vado che faccio tardi. - A dopo Marco. Arrivato in clinica c'erano Lorenzo e Lorella che lo stavano aspettando da alcuni minuti e nel frattempo si stavano fumando qualche sigaretta e parlottavano delle loro giornate. - Ciao ragazzi, scusate il ritardo mi sono fermato a lavoro un po' di più di quello che pensavo. - Non ti preoccupare (Lorella) Dopo aver dato questa risposta Lorella notò un viso di sua conoscenza: era una sua prof universitaria* di cui aveva buoni ricordi e volle andarci a parlare: intuì che poteva avere a che fare con sca. - Ragazzi vado a parlare con quella signora, aspettatemi un po' prima di entrare. - D'accordo … chi cazzo è? ( fra di loro sottovoce) Lorella dopo essere arrivata vicina alla signora, fu salutata calorosamente. - Lolli, 30 e lode all'esame di “……...” che ci fa qua? - Professoressa piacere di vederla! Sta seguendo qualcuno della clinica? - Sì, una ragazza che ha subito violenze psicologiche* più che fisiche prima di entrare in coma ed è stata infettata con una malattia. Le ho già detto troppo, futura collega. - Come pensavo! Si chiama sca Faranda la ragazza? - Lei come lo sa? - Carissima amica. Mi può dire se il trauma lo sta superando?
- Guardi, sa bene essendo sua amica, che studiava molto prima di finire in coma. Questo ha notevolmente fortificato il suo carattere, anche se la sua personalità la spinge a sacrificarsi per altre persone …. che in quel caso ne hanno approfittato.Il mio lavoro è cercare di farle recuperare la fiducia in se stessa e negli altri. Andando a trovarla potete essere di grande aiuto in proposito. - Grazie per le informazioni, ora la saluto che ho amici che mi aspettano. - Mi raccomando statele a fianco. Subito fu incalzata dalle domande dei due. - Chi era? - Una mia ex prof del secondo anno, sca è in ottime mani. Allora andiamo o no a trovarla? - Saliamo! La visita durò all'incirca due ore e fu un pomeriggio piacevole per tutti i presenti. Lorenzo come suo solito rischiò di fare danni: al momento della cena imboccandola troppo velocemente per poco non la strozzava, facendo poi continuare le operazioni a Marco e Lorella, i quali rimproverarono in maniera caustica l'inesperto innamorato. Lorella aiutò sca con la coordinazione pneumo-fonica: aveva comprato delle bolle di sapone ed insieme si misero a soffiare come due bambine dell'asilo; Marco aiutò l'amica ricordandole aneddoti dell'infanzia e dell'adolescenza. Alle 19,00 uscirono dalla clinica. Lorella si diresse a casa, ce l'aveva libera ed aveva invitato il suo ragazzo per cena; si era fidanzata da alcuni mesi con Carlo ed era euforica come non mai, mentre Marco e Lorenzo andarono a cena a casa di quest'ultimo, come previsto da alcuni giorni.
CENA CON LORENZO
CENA CON LORENZO Marco provava una strana sensazione di nostalgia nel tornare a casa di Lorenzo: l'ultima volta era stata all'incirca sette anni prima e di “acqua sotto i ponti” ne era ata tanta. Al tempo stesso era anche molto felice, dopo molte uscite con donne era libero di poter fare discorsi da uomo con un uomo, senza doversi auto censurare in certe situazioni e dialoghi. Dopo una cena molto spartana, si misero a chiacchierare del più e del meno: calcio, attualità, donne, amore e ricordi scolastici. - Marco, lo senti ancora il Castrone? - Ultimamente poco, so che sta bene e da quando è in pensione lavora per una rivista indipendente e firma articoli con uno pseudonimo: ne ho letti alcuni e ha una gran visione della realtà economica. - Per me è stato il migliore* anche se, a mio avviso, ha esagerato con gli episodi autobiografici. - No, è vero quello che ha vissuto. Un giorno a casa sua mi ha fatto vedere la foto segnaletica della “DIGOS” e del “SISDE” per la cattura; è tutto vero. - Ah! Non c'avrei mai creduto. Cambiando argomento: sai già dove andrò a parare? - Alla donna che tormenta i tuoi sogni da più di dieci anni? Mi complimento, ne hai di resistenza, io tempo qualche mese avevo bello che mollato … anche fosse stata Mathilde Gohler. - Tacci sua che fica! Comunque, per quando uscirà dalla clinica, mi puoi dire che cosa le piace? Che regalo posso farle? Io di musica non ci capisco una mazza! - Io partirei dall'ultima frase che hai detto, quindi, fossi in te, eviterei un regalo con tema musicale classico … cioè fra un po' confondi Beethoven con il cane dei
vicini quindi eviterei. Capirebbe che hai fatto il terzo grado a me, e non guadagneresti molto in originalità. Sempre che non l'ammazzi prima! - Mi state massacrando te e quell'altra! - Eh sto a scherza'! Boh, per il resto non è una domanda facile: lei suonava molte ore al giorno, nel tempo libero leggeva, giocava a biliardo o ascoltava dischi di musica classica. Io romanzi ne leggo pochissimi, non so bene che genere apprezzava, oltre il fatto che non sarebbe tutto sto gran regalo… di biliardo che le regali una stecca?! Non so proprio. Poi cosa importante: sta' attento quando suona, noi musicisti diventiamo belve quando le dodici note non ci sono amiche, se la vedi nervosa sul piano, soprattutto dopo che ha smesso, evita di parlarci o chiederle di uscire se sta in quello stato. Rischi solamente risposte cattive. Molto cattive. - Ho mia cugina che lavora in una SPA, può piacerle? - Ottima idea! Lei è una tranquilla, apprezzerà moltissimo. - A proposito: te con Sara? - Per adesso è tutto ok, ogni tanto si litiga, ma nei limiti del fisiologico. - Lorenzo comunque una cosa: evita di starle troppo addosso.Quando uscirà lasciala respirare, cerca di capire, torna a casa dopo sette anni...Io non mi commuovo facilmente … eppure pensando a quello che potrà provare in quei momenti .. altro che Ulisse! - Mamma mia! Io al posto suo non gliela avrei fatta, mi sarei lasciato morire. - No Lore'! Pure sca avrebbe detto lo stesso dieci anni fa su una prospettiva simile.So' situazioni che devi vivere, l'istinto di sopravvivenza è una cosa molto forte, da fuori non possiamo neanche immaginare. - Parliamo d'altro va (….) Il discorso proseguì parlando di calcio ed i soliti dilemmi su chi è più forte fra Messi e Ronaldo, sull'europeo e su tante altre cose. A tarda notte tornò a casa ed in poco tempo crollò stremato. Il sesto senso gli diceva che si stava aprendo una nuova fase della vita, ma non sapeva ancora bene cosa aspettarsi, si limitava
semplicemente ad attendere e vedere quello che sarebbe accaduto. Nient'altro.
MARZO 2017
MARZO 2017 Stava aspettando da molte ore Sara, ma come ormai succedeva da tempo, anche a quell'appuntamento gli stava dando buca e pensieri sempre più confusi salivano nella sua testa: “Non ci posso credere, di nuovo! È il terzo appuntamento di fila che mi dà buca, e poi è sempre più strana... da dopo la vacanza in Spagna non si scopa più, ha silenzi lunghi minuti, l'ho spiata e non ha nessun altro … non ci sto capendo un cazzo, era meglio che ero cornificato, sarebbe stato tutto più chiaro … cosa mi vuole nascondere?! “ Esasperato prese il telefono e chiamò con il numero anonimo: - Con chi parlo? - Parli con me! Se po sape' perché neanche oggi sei venuta Brutta stronza! Sto a fa la figura del cornuto davanti a tutti in sto locale del cazzo! - Ma per chi mi hai preso!!! Marco, con il fisico che ho le corna se voglio, e in due anni non l'ho mai fatto, te le metto in due secondi … poi non sei così sveglio!. Guarda che l'ho capito che mi hai spiato … se t'avessi cornificato manco lo immaginavi. Bambino! - Che cazzo sta a succede ohh!! Da dopo la Spagna dai buca agli appuntamenti, non si scopa: sei ata da esse' Jessica Rizzo a* una monaca di clausura .. sono il tuo ragazzo mi vuoi rispettare, mica so no zerbino!! (urlando) - Vieni da me dopodomani e parliamo. - Ok. Fanculo stronza ( dopo aver attaccato) Finita la chiamata pagò, uscì dal locale e tornò a casa. Era arrabbiato e deluso. Prima di dormire, però, si premuro' di fare un'altra chiamata.
- Valerio so' Marco, so che sei insonne per questo chiamo a quest'ora. Hai risolto con il Bosendorfer? - Stamattina è venuta la ditta per il trasporto, dovrebbe essere arrivato a casa di sca, è qui vicino, almeno così m'hai detto. - Sì, abita in zona.In che condizioni sta? Tasti, accordatura, pedali … ? - Tranquillo, prima che venisse la ditta ho fatto controllare e risistemare le poche pecche. Ti sento nervoso, è per Sara? - Non fare quel nome, non lo nominare! Ti saluto che sono incazzato nero, spero che la notte mi calmi. Domani sca esce dalla clinica e non voglio che mi veda così. Ti saluto che provo a dormi'. - Calmate! Incazzarti per una donna, evita. Notte Marco. - Notte Valerio. Cosa nascondeva Sara a Marco? Perché era cambiata in quel modo?
2288 GIORNI DOPO
Ritorno ad Itaca
2288 GIORNI DOPO sca si svegliò molto presto quella mattina. Quando ò l'infermiera a portare la colazione era già sveglia da un pezzo, anzi a dire la verità quella notte gli occhi non l'aveva chiusi per niente: troppe emozioni al pensiero di rientrare a casa dopo 2288 giorni. Gli ultimi tempi di permanenza nella clinica li aveva ati in complessi calcoli matematici (la corteccia cerebrale funzionava ancora). Dopo la colazione prese i saluti dei vari infermieri e di tutta l'equipe medica: - Guarda che angelo! Ci verrai a trovare? - Per forza, avrò i day hospital regolarmente a vita o quasi! Poi come faccio a dimenticarmi di Anna? - Ti ricordi come stavi quando sei arrivata? - Male! (sorridendo) - Ne hai fatti di i in avanti, io qui in venticinque anni ho visto gente che uscita da qui stava distrutta. Fatti abbracciare! Dopo un lungo abbraccio, l'infermiera le ricordò le ultime cose: - Mi raccomando gli anti-retrovirali, non devi scordarteli mai! - Sì, tre pillole al giorno: una la mattina, un'altra il pomeriggio ed una la sera, dosi mai due ore vicine l'una con l'altra. - Bravissima!
Dopo aver preso le raccomandazioni dell'infermiera, fu la volta della logopedista e del fisioterapista. Finito il loro turno raggiunse il neurologo nel suo ufficio, con le ultime e più importanti indicazioni: - Prego si accomodi! - Dottore allora mi dica, come sarà la mia vita? Posso tornare ad avere un'esistenza quasi normale? - Lei è stata molto fortunata: 1 persona su 100000 esce in queste condizioni da un coma come il suo. Venendo a noi, la monoparesi parziale alla gamba sinistra l'avrà finché vivrà; un'attività motoria come il nuoto potrà aiutarla, ma non speri in miracoli, di quelli ne ha avuti fin troppi! In secondo luogo il danno all'occhio destro le ha fatto perdere alcune diottrie, ma non credo sia una cosa che le complichi la vita in modo grave. - Dottore, ho avuta molta paura durante l'attacco epilettico, pochi giorni fa. Cosa può dirmi in proposito? - Non si preoccupi, è normale. Potrà soffrirne finché vive, ma con i farmaci e il giusto stile di vita avrà un'esistenza quasi normale. - Capisco. Prendo i farmaci che mi sono stati prescritti qua? - Sì sì, poi non si preoccupi .Quando tornerà per i controlli periodici controlleremo la sua evoluzione clinica e valuteremo di conseguenza. Volevo dirle una cosa: da diplomato in pianoforte A.A 1974/1975, riprenda a suonare. Per un musicista è importante, e riprendere una tale attività potrebbe anche giovarle a livello cerebrale. - Rischio qualcosa in proposito? Ho un po' paura. - Di cosa? Le articolazioni delle dita e l'udito non hanno danni seri, e la monoparesi alla gamba sinistra non è così grave da impedirle di dare una pressione sul pedale. A livello nervoso i primi tempi non riuscirà a concentrarsi e forse soffrirà di emicranie, ma dovrebbero diminuire con il tempo. Il consiglio che le do è ricominci gradatamente, ovviamente non suoni subito Liszt, Alkan o Rachmaninoff. - No guardi non si preoccupi! ( ridendo)
- Ora la lascio, che ho altri pazienti. Mi raccomando sca, torni ad avere una vita il più possibile normale, il suo caso servirà da stimolo per altri nella sua situazione in futuro. Ci rivediamo i primi di maggio per i controlli. - La ringrazio! Porga nuovamente i miei saluti a tutta l'equipe, gli infermieri... sono stati fantastici, in questi due anni mi sono sentita in famiglia! - Ringrazi anche i suoi tre amici, l'hanno aiutata moltissimo e le sono stati sempre a fianco. Non è una cosa da tutti. - Lo farò (piangendo di commozione) Uscita dalla clinica i genitori e la zia la aspettavano. Dopo anni di gelo i due rami della famiglia materna si erano riuniti ed avevano preferito “sotterrare le asce da guerra”: con un figlio morto per overdose ed un'altra sospesa fra stato vegetativo e minima coscienza, le faccende serie erano altre e di tempo per vecchi rancori non ce n'era. Appena uscita ricevette l'abbraccio della zia e della madre. La zia la ringraziò per l'aiuto dato al figlio: - sca grazie di quello che hai fatto per Alessio. L'ho saputo dopo, se lo avessi saputo subito … ma forse eri al corrente dei rapporti tesi fra me e mia sorella. Adesso torna a “mordere la vita”, con mamma ho risolto, puoi fare affidamento anche su di me! E guardami negli occhi, (attirandola a sé) se qualcosa non va, diccelo! Non devi aver paura! Il silenzio è il peggior nemico di una famiglia. Mi raccomando!! - Concordo con quanto detto da tua zia, adesso torniamo a casa, c'è “Poof” che sono sette anni che ti aspetta; gli ultimi tempi gli portavo tamponi con il tuo sudore: appena li annusava cominciava a guaire, pensa adesso che ti vede!! Marco, Lorella e nonna sono già a casa. Li hai presi i farmaci? - Presi! Comunque mamma scusa per tutto. - Mi basta vederti sorridere e per me tutto il dolore di questi anni evapora come neve al sole. (abbracciandola) - Grazie (commossa). (Dopo alcuni secondi intensi) Per caso c'è anche Lorenzo? - Ah, me lo dimenticavo … figliola che vuoi concludere con quel cristiano? Me lo ha detto Marco che sono anni che ti sta dietro! Non lo far soffrire così!
- Vedrò... devo conoscerlo bene, mi è sembrato cambiato, cresciuto … forse una porta aperta gli si può lasciare, vedremo. ( con tono un po' evasivo) - Dai andiamo, per un po' non voglio vedere questa clinica. A casa ti aspettano! - Ultima cosa: nonna che ha avuto? - Perché non è venuta qui? Tranquilla, nel periodo che stavi in coma ha avuto un piccolo attacco di cuore ed oggi con questo clima non se la sentiva di venire. Ti aspetta a casa ovviamente! - Oddio! (preoccupata) - Ahahah tranquilla, nonna sta meglio di me e te! Dai su, adesso andiamo. (prendendola dolcemente sottobraccio) ò tutto il viaggio a guardare l'evoluzione del paesaggio dal finestrino, era emozionata come una bambina che guardava per la prima volta il mondo con occhi nuovi. L'esperienza del coma aveva modificato il suo cervello profondamente: non aveva più paura della morte, si sentiva in debito con il destino. Avrebbe vissuto la sua vita seguendo le sue ioni e cercando di aiutare chi le avrebbe chiesto aiuto, cosa che faceva già prima del coma, ma che avrebbe volentieri intensificato. Una cosa era rimasta della vecchia sca: la paura di amare gli uomini. Era rimasta scottata dalle due precedenti esperienze, ma da un lato sapeva che non tutti gli uomini sono così, e da Marco ne aveva avuto più di una dimostrazione. Il problema era che sapeva benissimo come quella fosse un'amicizia; al contrario le avances di Lorenzo non erano “amicizia”, aveva deciso di tenerlo molto sulle spine, anche se in cuor suo si stava innamorando di lui, mentre per lui è un amore forte ed impetuoso nei suoi confronti. Lei si stava lentamente innamorando, ma in un certo senso era come paragonare un motore a benzina ad un diesel, inoltre c'era ancora il ricordo lontano della ione forte che le aveva fatto vibrare il cuore da adolescente, dell'uomo che con moltissima capacità aveva saputo farla riprendere dal trauma vissuto a tredici anni. Il dolore della fine triste della loro storia era ancora molto forte in sca, proprio di quello in relazione a Lorenzo pensava durante il viaggio: ” ' quella storia è finita, lui è negli Stati Uniti, devo guardare avanti, fa parte della mia vecchia vita. Quanto a Lorenzo … e se fosse come tutti gli altri? Mi vorrà per il mio seno, per i miei occhi, per le mie forme, o perché mi vuole
bene per come sono dentro? Pensare che non mi conosce neanche … chissà quante cose avrà chiesto a Marco … spero non gli abbia detto della crociera, se sapessi che gliel'ha detto lo fulmino … no dai lui no! Mi conosce troppo bene” Durante il tragitto proseguì in lunghi pensieri da donna, analizzando il problema da ogni possibile angolazione. In amore era confusa. Dopo un po' decise di non pensarci più, la felicità era troppa, era a casa dopo 2288 giorni e voleva godersi il momento. Arrivata nel giardino della villa c'erano Marco, Lorenzo e Lorella, ad ognuno dedicò un profondo abbraccio ed un pensiero: - Il Bosendorfer ed il biliardo sono pronti per le nostre sfide, quando vuoi. - Ahahahah c'hai la musica nel midollo! No sca, sto studiacchiando una mazurka di Chopin e mi sto facendo schifo da solo! Tu con tutti i sette anni fra coma e riabilitazione mi bastoneresti, comunque sono contento per la proposta vuol dire che stai bene! Quanto al biliardo mi bastoni lo stesso, però in questo caso accetto, forse dopo tutti questi anni la mira è calata. - Quando ti senti sto qua, e comunque non ne sarei così sicuro sul biliardo! Lorella, mi manca andarci a svaligiare qualche negozio. Quando vuoi? - Anche domani! - Lorenzo te tutto ok? Scusa la domanda banale, ma sei la persona che conosco di meno e se volessimo conoscerci meglio … Lorenzo colpito dall'inaspettato assist, fu molto emozionato; Marco che gli era a fianco ebbe l'intuizione di dargli qualche dritta a denti stretti: - Conferma senza fretta, tipo: va benissimo, aspetto tue notizie e quando vuoi facciamo...(sottovoce). - Va be' ' come te la senti tu.(leggermente teso) Io sono un amico, quando sarà ci sono. Dopo il dialogo Marco commento' sottovoce la risposta di Lorenzo: - L'ultima parte la potevi evitare, la maschera ormai è crepata, si vede quello che c'è sotto. - Ragazzi, entrate che è pronto! Si raffredda se no! (la nonna)
Dopo un ottimo pranzo i tre amici andarono via e dopo aver assunto la dose pomeridiana di antiretrovirali sfruttò il tempo libero per fare cose che non faceva da tanto, troppo tempo. Suonò un po' il pianoforte, riprendendo brani di III e IV anno di conservatorio: aveva intenzione di terminare entro il prossimo anno l'accademia post-conservatorio, cui mancava solo un anno all'esame finale e non aveva intenzione di lasciare una cosa fatta quasi del tutto. Si prese cura dell'amato cane, il quale ricambiò leccando la padrona in maniera affettuosissima, ed infine accese il computer rientrando sul suo profilo facebook. Nessuno aveva pensato di chiuderglielo nonostante le polmoniti avessero messo a repentaglio più volte la sua vita in quei lunghi anni di coma. A cena andò con la famiglia nella pizzeria dove aveva lavorato prima che iniziasse il dramma. Era uno dei consigli che le diede la psicologa per uscire dal trauma: rivivere in condizioni di sicurezza gli ambienti protagonisti di quella triste faccenda. Lì incontrò il suo vecchio datore di lavoro e amico di famiglia, che la rincuorò: - Lucio, Rossana, io sca la conosco da quando è uscita dalla sala parto del “Nuovo regina Margherita” e lo sapete per ovvi motivi molto bene, quello che vi dico è che quello che ha fatto è dovuto alla sua estrema sensibilità. In un mondo in cui tutti vanno di fretta e non pensano a quello che fanno lei è ancora una di quelle persone che cerca di ascoltare e capire il prossimo, nonostante i traumi vissuti, e questo fa onore a voi genitori. Adesso sca sei pronta? - Per cosa?? - Ecco qua! Tutta tua. - Oddio ringrazia Mohammed e Antonio, ma chi mangia tutta questa pizza?! … aspetta un attimo pure la dedica m'avete fatto … Santo cielo ma non dovevate, c'avranno messo tantissimo! (commossa) - Oh non scusarti, poi è stata un'idea loro appena hanno saputo che venivate. - Ringraziali di cuore, proverò a mangiarla, ma non garantisco. - Vai, ingozzati! Dopo una serata così piacevole, a casa prese l'ultima dose giornaliera di terapia haart, accese il computer e prima di dormire lasciò un pensiero su facebook: “ Io ho sempre preferito far parlare le note del mio pianoforte, piuttosto che la
voce o le parole scritte, ma oggi è stata la giornata più bella della mia vita e voglio ringraziare tutti voi che mi siete stati accanto in questa lunga battaglia: mamma, papà, nonna, Marco, Lorella, infermieri, medici vari e tutti quelli che mi hanno aiutato in questi anni. Volevo dirvi che siete nell'angolo più intimo del mio cuore e lì sarete custoditi. Ps: Senza dimenticare il mio timido innamorato, che parlava sperando non lo sentissi ”. Era felice. Pianse di gioia.
IL PENDOLO SCENDE
IL PENDOLO SCENDE Nel caso esista un fenomeno fisico che possa descrivere lo stato d'animo di Marco in quei giorni, quello sarebbe stato il moto del pendolo: due giorni prima era giù, il giorno seguente su e (d) adesso stava tornando inesorabilmente giù. Si stava recando a casa di Sara dove avrebbero discusso della loro crisi di coppia, Marco era sempre più convinto che la storia si stesse avvicinando al “o di addio” e non riusciva a capirne i motivi: questo lo angosciava abbastanza: “ Deve essere successo qualcosa a settembre, da lì è cambiata troppo, spero che oggi parli in proposito” Le citofonò leggermente in anticipo rispetto all'orario prestabilito e dopo che lei fu sistemata, tempo alcuni minuti, gli aprì il portone. Fin da subito iniziarono a discutere:
- Sara, sai benissimo che proseguendo così non andiamo da nessuna parte, insomma io divento paranoico, te isterica; cosa succede? Me lo vuoi dire una volta per tutte? - Devo partire da lontano per spiegartelo, l'anno scorso ho spedito richieste di lavoro in giro e.. - E cosa? Sara restò titubante. - Sara bella, luce dei miei occhi, mi vuoi dire che succede, io a te ( ti )ho detto i miei problemi esistenziali, il rapporto di coppia è fatto di equilibri. (cercando di essere persuasivo) - Va bene, ormai è inutile che nascondo questa verità. A settembre mi è arrivata
la risposta di un laboratorio negli USA, un ottimo posto pagato molto bene, di sicuro molto più di qui in Italia e ho accettato; devo partire fra dieci giorni. - Che cosa?!?! Possibile che mi hai tenuto nascosta una cosa simile, non per un giorno, per sei mesi, sei mesi! Perché non mi hai detto nulla allora? Perché?! - Marco, in Spagna ho capito che eri veramente preso da me, e (d )io da te. Appena mi è arrivata la notizia cosa credi che non ne ho sofferto? Ho cercato di distanziarmi da te per farti abituare al distacco..., poi su certi aspetti sono ancora una bambina e avano i mesi e non ho avuto il coraggio di dirti la verità! Ti prego di scusarmi in proposito! - Scuse non accettate, io non resto a parlare con una persona così. Marco uscì dall'appartamento di fretta, da quello che fino a poco prima era stato il loro nido d'amore e(d )adesso si era trasformato in un gelido freezer. Dopo essere arrivato a casa si mise a sfogare la rabbia sul divano; Ornella capì subito che qualcosa non andava: - Marco, è successo qualcosa con Sara? Dopo che Marco ebbe spiegato tutto il problema, la madre provò a farlo ragionare: - Sicuro che poi partirà? - Sì. Lei qui non ha molti legami, i suoi sono spesso fuori per lavoro, praticamente è cresciuta da sola, le sue due amiche sapranno tutto già da mesi e l'avranno appoggiata. Infine è il sogno della sua vita ed è una che quando vuole raggiungere un obiettivo non la ferma nessuno, neanche Dio in terra, e io non sono Dio in terra. - Non te la senti di trasferirti là? - No mamma, ne soffriresti, ti conosco bene, e non voglio che ti venga un'altra crisi depressiva, sca è appena tornata a casa e non mi sembra vero poterci riavere un rapporto di amicizia dopo quasi dieci anni, Lorella non voglio perderla, non voglio perdere lavoro ed altre amicizie come: Valerio, in parte Giovanni, Lorenzo. No, qui ho troppi vincoli, trasferendomi ho solo da perdere, anche in ambito lavorativo sai bene che appena mi laureo Giulia mi assumerà in
maniera definitiva, non ho voglia di trasferirmi e cercare lavoro in un altro Paese. Appena disse queste parole, cadde in un profondo pianto. Mentre Ornella lo consolava come quando da bambino perse il game boy a scuola, o quando si ruppe il braccio per una caduta in bicicletta; erano episodi lontanissimi, ma forse avevano un qualche vago legame con i sentimenti che provava in quella triste serata. Dopo essersi messo a letto ò l'intera notte insonne, fissando il soffitto. Ogni volta che ava serate insonni gli tornava in mente il bodyguard ucciso anni prima. Amori finiti, sensi di colpa, era una notte incredibilmente drammatica e piena di spettri, una notte che sperava fosse il più breve possibile.
ADDIO
ADDIO Marco ò a prendere Sara la mattina presto; mentre erano in macchina i due parlarono pochissimo, c'era una gran gelo, ma al tempo stesso ancora moltissimo affetto fra loro due. Sara i giorni prima aveva provato a farsi perdonare riempiendo di chiamate Marco, che fino all'ultimo aveva tenuto orgogliosamente testa prima di crollare di fronte ai propri sentimenti e decidere di accompagnarla per vederla l'ultima volta. Fin dal momento che prese questa decisione, intuì che non sarebbe stato facile resistere ai sentimenti, anche per uno come lui che ne aveva vissute e viste di tutti i colori, e non si sbagliava; arrivati all'imbarco, prima di salutarsi per l'ultima volta, ebbero un dialogo molto ionale: - Marco perdonami! Lo vedo che sei arrabbiato, non mi hai parlato per tutto il tempo, fai bene, sono una cretina, buona solo a studiare Virus; con le persone ho sempre fallito e pure con te! - Non di' stronzate, lo avessi saputo tre mesi fa non cambiava niente. Sì forse era meglio psicologicamente, ma la sostanza era la stessa. Ora pensa a te! Questo è il tuo sogno seguilo, è bello avere sogni, io sono anni che non ne ho. Vai, non guardarti indietro. - Tu gliela farai? (preoccupata) - Prima o poi sì, ho vissuto cose peggiori. Con me ci sono mia madre, le mie “due sorelle”, amici, lo studio, quello distrae, lo sai meglio di me (cercando di sdrammatizzare). Dai, parti che fai tardi e perderai l'aereo. - Marco, sei la persona che mi ha conosciuto di più, anche più dei miei genitori, non lo dimenticherò. Ma adesso vai che ho l'imbarco. Mi farò viva io, non cercarmi, ti chiamerò io. - Ultima cosa: trova una cura contro l'HIV. - Ci proverò, ciao Marco
- Ti amo Sara. Dopo essersi abbandonati ad un ultimo bacio si allontanarono ognuno dai propri sguardi. Ironia della sorte la radio dell'aeroporto mandava “Luce” di Elisa; era la colonna sonora ideale per quel momento, pensò amaramente mentre si allontanava dall'imbarco voli internazionali di Fiumicino. Uscito, si mosse come un'anima in pena, girò su e giù senza particolare costrutto, non sapeva proprio dove andare: era ancora mattina presto e a casa non sapeva cosa fare, decise quindi di are del tempo al mare. La spiaggia deserta con il mare mosso rispecchiava perfettamente il suo stato d'animo, la malinconia di quel momento. Dopo alcune ore arrivò una chiamata, che alzò, non di molto, il suo umore: - Marco come stai? Ho saputo tutto da Lorella, lei è partita? - Sì alle 8,30. Sono ore che fisso il mare... giornata schifosa, per non usare altri termini. - Ti conosco dal 1999, lo capisco dalla voce. Vuoi sentire qualche battuta?! Dai, così ridi un po'! - Tu sei pessima nel dirle, ma chissà, forse con il nuovo cervello, forse … - Ahahaha ridi proprio per quello, da te accetto qualsiasi presa per il culo, dai che ti sfoghi! - Su di te? Non potrei mai! Dopo aver sparato un po' di battute, sca, sì proprio lei, si prese i commenti bonari di Marco. - Non sei cambiata, non le sai raccontare! Però ho riso proprio per come le dici male, qualche momento di evasione dal dolore e ciò che mi serve (tornando triste) - Il timbro di voce è più dolce adesso. Vuoi sfogarti e dirmi quello che provi? - Guarda, a qualsiasi altra persona avrei detto di no, ma per come moduli la voce in maniera così mielosa diventa impossibile negarti una simile richiesta; chiedimi pure!
- Non credi che tornerà? - No, è andata verso il suo sogno, sono molto deluso. - Marco, se l' amavi e quello è il suo sogno, hai fatto bene a lasciarla andare, l'amore non è possesso, è rispettare i desideri e i sogni del partner. Sì, è stata scorretta a non dirtelo prima! Però tieni presente questo, amare una persona, significa anche lasciarla andare per la sua strada. Quello è il suo destino. - Lo so, ma è duro da digerire! - Vuoi are uno di questi giorni da noi? Mia madre lo ha saputo e vuole invitarti, casa nostra per te è sempre aperta! - Grazie Frà, voglio stare solo un po' di giorni, magari o nel week end? - Va benissimo, Marco chiamami, o me o Lorella. Ho visto che siete diventati amiconi! Che Mazurka stai studiando? - In la minore, op 67 nr 4. - L'ha composta dopo che si è mollato con la Sand ed ha un ritmo da "Krakowiak": molto nostalgico e malinconico. La tipica nostalgia di un amore finito. Evita. Io nel 2010 studiavo l'Hammerklavier di Beethoven. In quel periodo immedesimarsi nel dolore di quell'adagio, non è stato molto positivo. Riprendila quando starai meglio, anche perché tu t'innervosisci molto quando suoni. Per carità è normale, pure io non scherzo. - Siamo musicisti! Tu anche più di me! Grazie del pensiero Fra, ora torno a casa che mia madre si preoccupa. Ciao sorellona! - Ciao Marco. Fa' attività fisica, il neurologo mi ha detto che aiuta a sviluppare connessioni neuronali e soffri di meno. - Terrò conto del consiglio, buona giornata Fra. - Anche a te! A casa ò il pomeriggio da solo e i giorni seguenti non andò neanche all'università. Il dolore era molto. Per lenirlo riprese dopo anni a fare nuoto:
come gli aveva detto sca i benefici ci furono e, anche grazie all'aiuto degli amici e delle tre donne, dopo due/tre mesi il ricordo di Sara non bruciava più come agli inizi. Per l'estate i tre decisero di are una vacanza in Sicilia; era un'idea consigliata a sca dal neurologo per aiutarla a superare alcune amnesie di cui ancora soffriva e Marco e Lorella accettarono volentieri di aiutarla in proposito. L'avrebbero raggiunta in treno a fine luglio a Santa Croce. Erano molto contenti dopo quasi dieci anni, precisamente nove, di rifare una vacanza insieme e di prendersi, nell'ansia delle loro vite da universitari, qualche giorno di relax.
VAMPA D'ESTATE
VAMPA D'ESTATE. Alle 20,53 il treno partì. Prima di mettersi a dormire arono un po' di ore a pensare alle loro cose: Marco non provava più il dolore “fisico” al pensiero di Sara, ma al tempo stesso era ancora preso da lei e il suo cervello ogni momento rivangava quell'immagine, oramai trasfigurata dalla sua stessa attività cerebrale in un essere etereo, angelico o quasi, tanto che pensò: “Non ci sto sotto come due mesi fa, però cazzo, il pensiero è ancora forte per certi aspetti sto cominciando ad amarlo e ad odiarlo quel viso, non riesco manco a farmi una scopata con qualcuna che ripenso a lei … Fanculo!” Lorella invece ò il tempo prima di dormire in lunghe e mielose conversazioni con l'uomo della sua vita, Carlo. Ad un certo punto Marco sbottò: - L'ho capito che se lo vedi, qua vi fate una scopata senza pensarci due volte, ma santo cielo, io ci sto ancora sotto su quel tema, potresti parlare fuori nel corridoio, sei pure psicologa cazzo! - Non ancora! Comunque ora esco (mostrandogli il dito medio) - Sai dove lo devi mettere quel dito? - Amore chi è? - No sai, è Marco. Ti ho detto che è preso ancora dalla virologa (…) ( modulando la voce in modo infantile e odioso) “ La detesto quando fa così, e poi che ci trova di bello in quel cesso, bah!” Alcuni minuti dopo Marco cominciò le manovre di addormentamento, ma il processo non durò poco, il caldo umido lasciava insonni o quasi e solo dopo più di un'ora si addormentò.
La mattina dopo alle 8,55 arrivarono alla stazione di Siracusa. Nonostante fosse mattina il caldo era già micidiale: il vento infuocato del Sahara si era rovesciato sulla parte meridionale della Sicilia, alitando il suo calore infernale su tutto l'ambiente circostante, compresi i nostri due ragazzi che scambiarono alcune opinioni sul viaggio della nottata: - Lory, scusa per la sgarbatezza, ma provo un po' di fastidio quando vedo o sento due innamorati. - Scuse accettate, ti brucia ancora tanto? - Meno rispetto a pochi mesi fa: le fitte allo stomaco non le sento più, però ci sto ancora sotto, quindi ieri ho sbroccato per quello. Solo che l'amore finisce, mentre un'amica resta. - Grazie (abbracciandolo). Adesso che bisogna fare per arrivare alla meta? - Prendere il treno regionale, tocca aspettare due ore però! - Oddio con questo caldo, si muore! - Io non mi muovo, resto qua in sala d'attesa, il problema è che fare due ore. Ce le hai le carte? - Aspè, ho portato la dama, sai giocarci? - Certo! Sono anni che non gioco, addirittura dalle medie. - Io lo stesso, l'ho presa senza un perché. Dopo aver fatto are le due ore, in modo molto vario, Lorella oltre la dama inserì un'abbondante dose di nicotina e chiamate al ragazzo, mentre Marco si limitò essenzialmente ad ascoltare musica. Arrivato il treno regionale e saliti sulla carrozza, la situazione caldo non migliorò, anzi. - Sei gradi più di Roma, sto schiattando! Mannaggia a Trenitalia, mettessero l'aria condizionata pure sui regionali! Te come va? - Dentro la sala d'attesa si stava bene, adesso sto squagliandomi, quanto dura il viaggio? (implorante)
- Mi dispiace sono due ore, purtroppo! - Nelle ore più calde, o mio Dio! - Io appena arrivo mi butto al mare, e spero che l'acqua sia fredda, faccio come Montalbano. - La location è quella! - Brava! Arrivati alle 13,00, Rossana li accolse ed accompagnò verso la casa al mare, non prima di aver chiesto informazioni sul viaggio: - Com'è andata? - Bene, a parte il caldo boia, qua è anche peggio di Roma. - Qui il caldo è africano, secco, non è umido come a Roma. Accendo l'aria condizionata? - L'ultimo desiderio prima di morire: sì. - Wow Lorè stai messa peggio di me … - Dai, dieci minuti e siamo arrivati. In serata noi partiamo e voglio darvi alcune raccomandazioni: prende antiretrovirali tre volte al giorno, la memoria non è ancora a posto e qualcosa si scorda. Per il resto cammina con le stampelle e la mattina tossisce spesso, ha molto muco nei bronchi avendo sofferto spesso di broncopolmoniti durante il coma. Io e mio marito andremo a Medjugorje a breve, per come si era messa la situazione è un miracolo che stia così. (commuovendosi) - Grazie al cielo! ( tutti quanti) Rossana ripensò, e a ripensarci ebbe un brivido lungo la schiena, al giorno in cui il neurologo comunicò l'ingresso di sca in stato vegetativo, scadute le otto settimane di durata massima del coma “normale"; a come prese a pugni la porta della cucina con un grido strozzato dentro la gola che si tramutò in un interminabile pianto. Ripensando a quei momenti una lacrima le solcò il viso,
ripensando alle condizioni della stragrande maggioranza dei “resuscitati” dal terzo grado di coma, ripensando a tutte le volte in cui l'adorata figlia fu ripresa per i capelli a causa di infezioni virali e batteriche. “ Beh, qualcuno lassù la voleva viva”. La mattina dopo Marco e Lorella arono lungo tempo in spiaggia ad ardersi sotto il sole cocente, sca sia per la sua pelle bianca, sia per la sua salute, evitò di stare la mattina al mare per non incorrere in sicure ustioni e preferì mettersi a suonare il “Fazioli” della nonna. Suonò pezzi di media difficoltà: sonate facili di Beethoven e Mozart, pezzi di Czerny... lentamente cominciava a riavere il tocco di un tempo; fortunatamente l'orecchio era rimasto sempre integro sin dal risveglio dal coma, e ciò le permetteva di comprendere al volo gli errori che faceva mentre suonava e fare il possibile per correggerli. Si era ormai decisa, spinta anche dal neurologo, a terminare l'ultimo anno di studi musicali. Dopo aver suonato, prima di mettersi a cucinare, riprese “Infinite Jest”. Lo aveva lasciato a pagina 400, leggendo quel romanzo le tornò in mente l'amato cugino e la sua terribile dipendenza dal crack: “ Sempre più gente è tossica, dipendente da qualcuno o qualcosa: chissà perché? Forse è la società che ci spinge all'alienazione? O le tecnologie che ormai ci isolano da tutto e tutti? O la crisi delle famiglie? Nel caso di mio cugino sicuramente è stato il dramma famigliare che ha vissuto. Quel bastardo di mio zio, scappare così, con i problemi di salute che aveva zia in quel periodo e con un figlio pre-adolescente, la fase di vita più difficile...appena arrivati in una città come Roma, così diversa da qua... e poi il mio coma: ha perso l'unico punto di riferimento nel momento in cui stava vincendo la battaglia... si sarà sentito solo e per quello ha ripreso a drogarsi più forte di prima. Ma avendo vissuto il coma sono sicura, di là c'è qualcosa, forse sono stati lui ed Anna a rivolermi viva e vi giuro che sfrutterò al massimo il credito che mi avete concesso: Anna, Alessio non vi pentirete della vostra scelta! (disse con un sorriso)”. Dopo essersi letta una ventina di pagine di Foster-Wallace, chiuse il libro e si mise a cucinare: preparò un primo di pesce, per secondo lasciò un po' di melone e prosciutto. Cucinare, insieme a suonare, leggere e giocare a biliardo era rimasta una delle sue grandi ioni. Nel frattempo, giù in spiaggia Marco e Lorella si godevano la vita; d'altronde era la loro settimana di vacanza prima di iniziare a pensare alla sessione autunnale: a Lorella mancava pochissimo, due esami prima della discussione della tesi prevista per marzo, mentre Marco era più indietro, ma contava di recuperare
presto anche grazie all'aiuto del professor Castrone. Pensava a questo mentre si trastullava nuotando in mezzo ad un'acqua fredda e cristallina, ideale per quella giornata cocente. Lorella dopo un po' lo raggiunse in acqua, e lì ebbe notevole disappunto nello scoprire una cosa che in quel momento proprio non desiderava: “ Oddio che è questa fitta al ventre? Proprio in questi giorni non ci voleva, cazzo!” - Tutto a posto Lorè? - Tutto a posto un cazzo! (nervosa) - Ciclo? - Non lo so, dillo più forte! Torno in spiaggia, che con l'acqua fredda non è il massimo. - D'accordo. Marco continuò la sua nuotata, evitando diligentemente di parlare con Lorella. Tornati alla casa mangiarono ed il pomeriggio tornarono in spiaggia tutti e tre ma Lorella per tutta la giornata non stette molto bene; difatti il giorno seguente, l'acme della mestruazione, preferì restare in casa e non muoversi, Marco e sca il pomeriggio tardi, fecero una eggiata lungo la spiaggia, dove parlarono di molte cose: - Frà pensavo, qua la spiaggia ha molti scogli e se non ricordo male, so' ati anni, non avevi detto che c'era una frazione del paese con spiagge più sabbiose? - Come no, a Punta Braccetto! Il problema è arrivarci, da qua so' un po' di chilometri, però ho un'idea, basta che guidi tu! - Sono qui per questo, fra due donne. - Ahahaha misogino, mi accompagni fino al faro? Una lumaca sarà più veloce t'avviso. - Tranquilla, tanto meglio che non torno alla casa, con Lorella così, mi becco un coltello piantato sul petto se rientro.
- Noi donne siamo pericolose in quei giorni, però la rimpiango in questo momento per le mestruazioni. - Cioè? - Soffro di amenorrea, conseguenza del coma. L'ultima ovulazione ce l'ho avuta a marzo appena tornata a casa; ormai dal 2015 ho avuto il ciclo massimo 7/8 volte, così avere un bambino sarà quasi impossibile, mi dispiace come cosa. - Da uomo non so proprio cosa dirti, mi dispiace non poterti dare una risposta. - Cosa mi puoi dire? Stupida io che te l'ho detto, ti ho solo messo in crisi. Il pensiero di Sara come va? - Insomma, brucia ancora un po'. Tu Lorenzo? Cadi dopo anni, o resisterai stoicamente? - Ahahah, bella domanda: in teoria non lo so neanche io, da un lato non è fisicamente il mio uomo ideale, però più del fisico, che va via, guarda me adesso. Voglio capirlo di carattere, è diverso, ma quanto? Poi ho ancora un po' paura, non bastano le migliori psicologhe del mondo per fartela are, insomma voglio studiarlo... in verità da aprile si è un po' allontanato, forse qualcuno lo ha consigliato in proposito? - Perché guardi me? Comunque ti posso assicurare che è una persona tranquilla, e che ci tiene tanto a te, forse voi donne vedete altre cose in un uomo, non so la virilità, l'orgoglio … - Forse a diciotto anni cercavo quello, adesso ho cambiato modello. Resta il fatto che la prima mossa la aspetto da lui, io i segnali li ho lanciati, ora vediamo. - Comunque Frà non starai ai livelli di sedici-diciotto anni, ma so' già cinque persone che si sono girate a guardarti, non sei diventata brutta, tranquilla! Guarda quel vecchietto bavoso laggiù. (indicandolo) - Ah sì quello là, ha pure la moglie a fianco ... quando parte il pisello a voi uomini, chi vi ferma più? - Nessuno. Comunque con una come te molti si limitano, cioè ci piace farci belli parlando delle strafighe, ma poi quando le vediamo tremiamo. La moglie ideale
non deve essere bellissima, almeno per me. - Io credo che quando vi mettete insieme a una donna sperate che noi col tempo diventiamo le vostre nuove mamme, mentre da parte nostra ci auguriamo che diventiate maturi e uomini con la U maiuscola... categoria rischio estinzione! Tu, se solo fossi meno orso, faresti strage di donne! Il carattere ce l'hai, quindi non pensare troppo a Sara. - Uhm forse hai ragione... tornando alla nostra musa: il pianoforte come va? Ieri dalla spiaggia si sentiva qualche accordo beethoveniano. - Annuncio ufficiale: ho parlato al S. Cecilia e con una delega molto speciale, a settembre inizio l'ultimo anno d'accademia ma tremo al pensiero che fra due mesi suonerò Liszt, Alkan … quindi queste dieci dita vanno riabituate. Il neurologo dice che danni lì non ve ne sono, quindi è questione d'esercizio. - Domani mi fai sentire? Voglio vedere come stai recuperando. - Non c'è problema. - Io mi butto in acqua sento troppo caldo, tu? - Lascio le stampelle qua, mi devi prendere in braccio però. (sguardo un po' malizioso) - Per così poco: cinquantaquattro kg! Che problema c'è? Vieni qua. Dopo un bagno ristoratore rientrarono a casa. Lorella preparò un piatto freddo molto buono: Marco fu stupito dalle sue capacità culinarie. La sera i dolori mestruali, grazie all'ibuprofene, si calmarono ed insieme arono una serata tranquilla: ricordi delle superiori, cazzate varie. Per un momento, invece del 2017, sembrava un anno di fine duemila. Il giorno seguente sca sfruttò la vecchia conoscenza di un vicino di casa per farsi prestare una vecchissima automobile quasi inutilizzata e andare a Punta Braccetto, dove restarono tutta la giornata, furono i momenti migliori della vacanza in quanto si divertirono tutti e tre senza pensieri, anche Lorella, la quale la mattina stessa ebbe dal suo corpo la sensazione che tanto aspettava, e da lì in poi pote' godersi la giornata ed il resto della vacanza senza pensieri e dolori vari. Il giorno seguente restarono in zona e la sera andarono in un pub dove non si ubriacarono come spugne: Marco con l'alcool aveva chiuso dopo la Grecia, Lorella non era mai stata una “trincona” e
sca con gli antiretrovirali aveva ben poca scelta. L'ultimo giorno dopo essere stati in spiaggia la mattina, non prima di aver sentito lo Chopin di sca tema A scherzo op 31, la sera Marco andò a prendere le pizze per tutti e tre; era la loro ultima giornata e volevano festeggiarla mangiando qualcosa di diverso. Era l'occasione ideale per Lorella che aspettava da anni un momento così. I dubbi sui fatti del 2010 andavano chiariti una volta per tutte: - Marco tieni i soldi: una capricciosa per me e voi due margherite, ah, prendi coca-cole che ormai siamo tutti astemi. - No problem! Poi va riscaldata, che con quella macchina scassata non so quanto ci metto ad arrivare in paese e fare tutto! - Va pure a Roma a prenderle! Dai vai! - Vado! A dopo! Dopo che Marco fu uscito, Lorella fece le scale e raggiunse al piano superiore sca. La casa era un'elegante villetta a due piani: il primo era formato da un grande salone, una cucina e due bagni, al piano sopra c'erano ben tre camere da letto e aveva anche due balconi che davano sul mare; si trovava non molto distante dalla casa di Montalbano, e come tale aveva un buon valore per essere affittata ai vacanzieri, come faceva spesso la nonna, che ormai viveva da alcuni anni a Roma. Raggiunta sca le diede un bicchiere d'acqua con le medicine e cominciò fin da subito a parlarle: - Franci, ti ho vista di buon umore in questi giorni... sei pronta per dirmi cosa è successo nel 2010? In questi anni tutti quanti ci siamo fatti delle ipotesi, ma tu sei l'unica che sa come sono andati i fatti. Allora sei pronta? Dai che siamo sole! - Tranquilla. (cominciò a sospirare, per prendere aria e trovare le parole giuste) - Fai con comodo (accarezzandole i capelli) - Nell'estate del 2010, come sempre lavoricchiavo, quando gli studi musicali me lo permettevano, in una pizzeria gestita da un caro amico di famiglia. Considera che è stata la quarta persona a vedermi dopo i miei e nonna fuori dalla sala
parto! Lì lavoravo volentieri, mi piaceva. Ad un certo punto verso fine luglio arrivarono un gruppo di ragazzi, una comitiva. Il loro “capo” si chiama Valerio Marra. Non mi stavano simpatici, eufemismo, erano caciaroni, volgari … - Quindi mi dici che all'inizio fra voi non c'era niente? - I primi tempi, diciamo i primi dieci giorni, no! Erano troppo diversi da me, poi facevano sempre battutacce sul mio conto, sai gli uomini quando stanno in comitiva e vedono una bella ragazza? - Come no! L'interesse quindi era solo fisico, non c'era altro? Erano solo un gruppo di ragazzi che facevano gli spacconi? - Sì, i classici sguardi dell'uomo che ti si vuol fare, ma solo per il fisico e nient'altro... a diciannove anni conoscevo quegli sguardi fin troppo bene. - Poi cosa è successo? - All'improvviso, tempo dieci giorni, Marra cominciò a parlarmi, attaccò bottone un giorno che ero fuori dal locale a fumare una sigaretta e si mostrò un altro, era come se mi conoscesse da sempre: affidabile, quell'aria da capogruppo sicuro di sé... era ignorante, ma cercava bene di fare l'acculturato, di nascondersi. Poi avevo già notato che era un bel ragazzo: barba curata, sguardo magnetico, bei muscoli... lui capì subito i miei tentennamenti e propose di inserirmi in quel gruppo presentandomi lui agli altri. All'inizio tutto ok, ma poi … - Poi? So che è dura per te, ma abbiamo tutto il tempo del mondo! Casomai Marco lo lasciamo giù con le sue pizze (ridendo). Che ne dici? - Marco può salire, è mio “fratello”, di lui mi fido. - D'accordo! - Riprendiamo: i primi tempi conosco la comitiva. Fin da subito il suo migliore amico fece l'appiccicoso, era una persona schifosa in ogni senso: fisicamente brutto, s'approcciava come un dodicenne senza nessuna esperienza, si vedeva che non aveva avuto esperienza con le ragazze e poi era un fissato del sesso, un perverso. Valerio mi tranquillizzò in proposito dicendo che era solo un tipo così, ma non dovevo preoccuparmi … e stupida io.
- sca, pensaci bene e cerca di ricordare se ti è possibile: nel periodo prima che Valerio si approcciasse con te, tu hai fatto discorsi sul tuo patrimonio con qualcuno? Non so i tuoi... il pizzaiolo che conoscevi... forse pensavi di non essere ascoltata. - Aspetta, devo pensarci (alcuni minuti dopo). Sì con mio padre, ebbi un litigio: papà voleva che certi guadagni li mettessi in un fondo, io però non ero molto convinta e a fine luglio litigammo un po' su quel tema. Alcune volte ero a lavoro, lavoricchiavo la sera, papà tornava anche lui la sera dall'ufficio e capitava di litigare via telefono. Perché mi chiedi questo? - Si spiega tutto: qualche suo amico ha origliato la chiamata e ha riferito tutto al capo; non capita tutti i giorni di trovare una bella ragazza piena di soldi, per di più in una pizzeria insospettabile! Avevano fatto tombola! Da lì in poi il rapporto con Marra come è evoluto? -Tu studi psicologia e capirai la situazione nata fra noi. In quel periodo ero sola come non ero mai stata in vita mia. Lui l'ha capito e si è fatto sotto, non ero innamorata, però una volta ebbi un attimo di debolezza (voce incrinata) e prova a indovinare? - Siete andati a letto? Tranquilla, non ti vuole giudicare nessuno, men che meno io e Marco. - Grazie sei un'amica. (Dopo averla abbracciata) Sì, da lì è iniziato l'inferno, in qualche modo ha ripreso la scena e non mi andava di are per una prostituta. Avevo gli occhi di tutto il quartiere addosso, che reputazione mi rimaneva se avessero scoperto che ero finita a letto con uno che conoscevo da neanche un mese e non ci stavo insieme? Saltata fuori la cosa l'amicone si fece sotto per farmi pure lui, io però lo detestavo e non mi andava. Che possono aver fatto allora i “compagni di merende”? Dillo te, ti prego! Non ne ho il coraggio. - T'hanno stordita e …. vabbè non serve che lo dico, si è capito. Perché non hai chiesto aiuto? - A chi? Con quel video del threesome ero in mano loro, finiva sul web e addio lavoro al circolo della musica: anni ed anni di sacrifici buttati così! Poi avevano minacciato mio cugino che in quel momento era in clinica e questi si fecero sotto per vecchi debiti non saldati. Chi pagava ero io, avrò bruciato diecimila euro in due anni per ripagargli i debiti e farlo curare! Considera che non avevo più
neanche l'appoggio di Simone. Se ci fosse stato lui parlava con chi di dovere e sistemava le cose ...tu e Marco eravate impegnati, poi Marco l'ho sempre considerato una specie di fratellino e non volevo che si ficcasse in guai seri. - Ti capisco! sca guardami negli occhi! Siamo qua noi due, fra un po' arriva Marco con le pizze, è tutto a posto, li stai solo ricordando quei momenti, non li stai rivivendo, è tutto finito! (carezzandole il viso) - Quel periodo ero depressa: quello che stava accadendo a me, la morte di Anna, la solitudine… ad un certo punto persi di vista me stessa, pensai: volete il mio corpo è questo che volete? Ve lo do, basta che mi lasciate in pace. Volete i soldi? Eccovi i soldi. Oramai non ci stavo più con la testa; quando scoprii che ero sieropositiva fu il crollo, mi accorsi anche che ero stata ingannata, raggirata nel mio essere donna, infestata da un liquido malevole … Presi la decisione! Ma adesso sto qua e sono felice dopo tanto, troppo tempo. - Ed è questo quello che conta! Ultime cose: la sonata? Eri innamorata di Marco? - No macché! Cioè nel 2009 siamo stati a letto, ma non ero innamorata: eravamo in crociera, un po' bevuti... era appena finito il conservatorio dopo anni, tutti e due single... volevo mostrargli il mio affetto per essermi stato vicino per anni: ha fatto il test per entrare subito dal V anno nel 2002 e stare nella classe con me, mi ha aspettato un anno nel 2008 che ero oberata di concerti e non potevo dare l'esame finale. A scuola mi ava aziendale, e poi eravamo complici, non era il maschio zerbino che ti fa quello per entrare nelle tue grazie, la nostra è un'amicizia vera, lo conosco dalla terza elementare. Da parte mia l'ho aiutato parecchio in conservatorio e vedendo che fin dai tredici anni fisicamente era preso … ma l'amore vero e proprio è stato per Simone e basta, adesso vediamo all'orizzonte con la vecchia novità … - Lorenzo? - Sì proprio lui. Nel frattempo Marco arrivò con le pizze e le bibite; durante la cena sca rimase a volte in silenzio, era il silenzio di chi aveva buttato fuori dalla coscienza un grandissimo peso e doveva ancora far mente locale in proposito. Tempo alcuni minuti Lorella, estremamente colpita dal racconto dell'amica, ebbe un'idea: - Ragazzi facciamo un patto? (mettendo una mano nel centro della tavola) Non devono esserci segreti fra noi tre, ognuno deve essere pronto ad
aiutare l'altro per qualsiasi evenienza, chi ci sta? sca e Marco misero anch'essi la mano sopra quella di Lorella e appoggiarono il patto dell'amica, che proseguì: - Da adesso in poi non dobbiamo più abbandonarci! Saremo uniti, sempre! Dopo aver aderito al patto andarono tutti e tre a dormire, il treno partiva la mattina presto. La vita continuava.
ATTO II "DALLA PARTE DI SCA"
PARTITA DI BILIARDO
ATTO II “DALLA PARTE DI SCA” PARTITA DI BILIARDO Lorenzo era stanchissimo. Aveva iniziato a lavorare da alcuni mesi nei vigneti e ad agosto il lavoro di viticoltura era molto pesante: ò tutta la giornata fra i filari a pulirli dalle foglie secche. Finita la giornata lavorativa pensò a malincuore alle parole del padre: “Ricorda figliolo la terra, se ben coltivata, dà sempre i suoi frutti, di questi tempi è l'unica cosa sicura”. Pensare questa cosa non lo rendeva meno malinconico, tutt'altro, aveva paura di essere ad un bivio decisivo della sua vita e non riuscire a far andare le cose come voleva, e proprio a questo stava pensando mentre rientrava a casa. “Vita del cavolo: a lavoro sono un bracciante stagionale sottopagato, torno a casa e mia madre mi guarda come un fallito ... lei e la fissa per mio fratello! Quello è nato con la camicia, sistemato, con la famiglia, una bella moglie … io invece? La pecora nera che ha lasciato l'università, che è disoccupato o sottopagato, che andava con le prostitute perché era incapace di essere come il fratello che si è trovato la ragazza giusta a sedici anni … con quella voce odiosa! L'amore invece: chissà se gliene frega qualcosa a sca di uno sfigato come me? Con tutti i sette anni di coma e riabilitazione sembra ancora la Di Donato, forse anche meglio, più carnosa, mette timore reverenziale vederla … Ma che ragionamenti faccio a neanche ventisei anni, dovrei spaccare il mondo e mi ritrovo a spaccarmi la schiena sui campi invece! Però adesso la chiamo, proprio per questo, non ho più niente da perdere, male che va avrò l'ultimo due di picche.”
Finito il soliloquio tornare alla vita reale non fu facile e fare quella benedetta chiamata fu un'autentica tortura: rimase un'ora a fissare il display del telefono prima di chiamare; in quell'istante il cuore sembrava uscirgli dalla cassa toracica e proseguire il suo battito per terra, sul pavimento del soggiorno. Dopo poco sca rispose. La tensione era alle stelle. - Ciao Fra, come stai? - Scassata, ma bene. Te tutto ok? Dopo aprile non ti ho più sentito. - Io stanchissimo,sono tornato da lavoro ed è un periodaccio, è tutto negativo, ma non voglio tediarti con i miei problemi... pianoforte come va? (con fiatone) - Benino sto recuperando, non sono ancora ai livelli dei diciotto anni, però con l'impegno penso di tornarci, Lorenzo ti sento teso … tranquillo, non ti mangio! Vuoi chiamarmi domani? Forse sarai meno stanco e possiamo parlare meglio, che ne dici? - No tranquilla tu, domani avrò una giornata lavorativa lunga. - Adesso dove lavori? - In una cooperativa agricola, faccio il bracciante nelle vigne in zona, non si guadagna molto, ma meglio di stare a casa, sentire mia madre è orribile! - Non ci vai d'accordo? - Sì lascia stare, ti parlerò meglio un giorno di questi se ci vediamo. Ripensavo a quello che mi hai detto il giorno che sei tornata a casa, una sera di queste? - Come vuoi! Nel week end? - Sabato sera 20,30, che domenica non lavoro. o io sotto casa e decidiamo là dove andare? - Perfetto! Finita la chiamata sca pensò a come doversi comportare. “ Finalmente! Adesso comincia lo studio: sabato vediamo che tipo è, non lo
bacio neanche per salutarlo, vediamo! … poi chissà che effetto ho su di lui, sentivo più il battito cardiaco che la voce, troppa paura, non mi piace come cosa!”. Dopo aver pensato in proposito, uscì e si rilassò su uno sdraio in giardino. Amava sentire i rumori della notte, era quello il momento, nel silenzio e la quiete notturna, in cui il suo cervello si dilettava nell'arte del comporre. Quella sera tirò fuori un vecchio quaderno d'appunti dove notò una bozza molto interessante: un notturno in re minore, in cui a diciassette anni aveva abbozzato appena la melodia della mano destra; le successive due ore compose alcune misure del brano e smise quando ebbe alcuni dubbi su come modulare il tema. “ o da re minore a re maggiore? Faccio una trasformazione o una modulazione? Ah sono troppo stanca … spero che la notte mi porti consiglio”. Lorenzo quel sabato sera era a dir poco eccitato: da un lato non gli sembrava vero dopo anni di uscire con sca, inoltre aveva avuto una buona notizia in ambito lavorativo; era uno di quei giorni in cui sembrava tutto perfetto, uno di quei giorni che era meglio non finissero mai. Prima di uscire la madre, vedendolo così carico, gli chiese: - Con chi ti vedi? Sei troppo euforico, non ti sarai fidanzato? Quella tipa sarà cieca, per uscire con te! - Ma', fatti i cazzi tuoi! - A che ora torni? Papà lo sa? - Con papà ci parlo non ti preoccupare, più che con te di sicuro! Comunque sull'orario che rientro sono affari miei. A dopo! - A dopo! (parlottando velenosamente con se stessa). sca invece era molto più tranquilla e soprattutto non aveva alcuna intenzione di correre: si vestì in maniera molto casta e si truccò il minimo indispensabile. Voleva mettere subito le cose in chiaro, evitando fraintendimenti da scollature o altro. Durante il viaggio Lorenzo si mise a cantare a squarciagola “I giardini di marzo” di Battisti: il ritornello della canzone in quel momento aveva molteplici riflessi autobiografici. Alle 20,30 arrivò a casa di sca, che tempo cinque minuti lo
raggiunse. Mentre l'aspettava ebbe un'intuizione: “ Marco ha detto che lei è forte a biliardo ed è vero, visto quello che è successo al campo scuola in IV superiore quasi quasi la porto al “…..” ” Durante il viaggio in macchina ci fu molto silenzio fra i due, ma arrivati al locale, sca stupita dalla scelta di Lorenzo si lasciò andare: - Cavolo ma questo è il “…..” quanti ricordi! Pensa, qua venivo a vedere papà che faceva i tornei, avrò avuto massimo dieci anni. Mamma mia che ricordi, è proprio una bella sorpresa! - Ahahah vedi! Fra, facciamo una scommessa: se mi batti in meno di dieci minuti non mi parli per tutta la serata, o perlomeno puoi fare la misteriosa; se invece vinco io o ci metti più di dieci minuti a battermi tieni i discorsi con me. Come ti sembra? - (sorriso da Monna Lisa) Ci sto, però se perdi la condizione è quella che ho posto otto anni fa a quel ragazzo. Non so quanto ti va bene! - Va bene ...(Turbato e leggermente terrorizzato) (sca rise vedendo la sua espressione) La sfida di biliardo a buche larghe “all'americana” fu un autentico massacro per Lorenzo: in tre turni sca spedì tutte le sue palle in buca e ci mise meno di dieci minuti. Terminata la gara era terrorizzato all'idea della conseguenza. sca però lo rassicurò: - Tranquillo, non c'è nessuno che può darti un calcio sulle palle! Ti va di sederci invece, che con le stampelle mi stanco a stare in piedi? - (dopo aver fatto un sospiro di sollievo) Sì volentieri. Scusi un bicchiere di birra, (rivolto al proprietario) per te Fra? - Una coca-cola. - Una coca-cola per la ragazza. Appena si sedettero Lorenzo sfruttò il buon momento per tenere il discorso, e lo riprese proprio toccando quel lontano episodio: - Come ti è venuta un'idea così in IV?
- In quel periodo leggevo "Satyricon" e mi venne in mente d'ispirarmi al romanzo, dove uno dei personaggi aveva posto condizioni assurde affinché venisse distribuita la sua eredità. Quindi venendo a noi, pensai di porre condizioni stupide per vedere se le accettavano, e purtroppo per loro … non dimenticherò mai lo sguardo dell'amico dopo la sconfitta. Spero per lui che non mi abbia preso in parola. - Se ti ha preso in parola Fra, quello ti avrà messo una taglia sulla testa: viva o morta. - Se la deve prendere con l'amico! - Quali erano le condizioni? Che se tu vincevi lui doveva dare un calcio alle palle dell'amico. E in caso contrario? - Una sega, fargli dovevo! Scusami per il siciliano, regressi d'infanzia, sono anni che sto a Roma e a volte inverto la posizione dei verbi! - Basta che non parli romanaccio come me! Ci credi che ho paura a risentirmi, per quanto è forte il mio accento! - Lo so, parlavi peggio ai tempi di scuola però! - Sapendo che hai buon orecchio ti credo. Ma quella sera non hai avuto paura di perdere e …. ? - No. Prima li ho studiati: giochicchiarono con amici e si vedeva che erano dilettanti , secondo avevano un po' bevuto, terzo poi avevo diciotto anni, ero vestita bene, truccata e scollata, all'apice della mia bellezza. Voi uomini abbassate sempre le difese in quel caso mi avevano troppo sottovalutata e quando si sono accorti dell'errore tardi era! Inoltre se la tiravano troppo, erano antipatici. - Fra ti confesso una cosa: quella sera è stata la prima volta che ti ho visto con occhi diversi, cioè: questa non è solo bella come una dea, ma se vuole, rende ridicoli due uomini più grandi. Sei stata grandissima quella sera! - Ahahaha grazie! - Hai fatto biliardo a livello professionistico?
- No macché, papà è stato un vero professionista, io ho preso la ione da lui. Al piano terra abbiamo una grande sala con tre biliardi: uno a buche larghe, uno a buche strette ed uno all'italiana senza buche. Papà mi ha ato la ione, dopo cena ci facevamo tantissime partite fra i ricordi più belli dell'adolescenza! Continuarono la serata riuscendo a parlare tutto il tempo senza silenzi, e verso le 24,00 decisero di tornare indietro. In macchina il discorso proseguì su altri argomenti: - Io non ascolto la musica classica. Specifico, sono un ignorante in materia e non la conosco proprio chissà, ascoltandola me ne potrei apionare. Ti disturbo se metto questo disco di Battisti? Sai, è il mio cantante preferito, perlomeno le canzoni che ha fatto con Mogol sono capolavori. - Come no! Io apprezzo molto alcuni suoi singoli. Volentieri! Lorenzo ebbe un'espressione sorpresa: - T'ho sgamato eh?! Immagino che hai chiesto qualcosa a Marco, e lui ti ha detto che ascolto solo musica classica. Ho preso? - (Dopo un'espressione imbarazzata) Non te lo dirò mai! (ridendo) - Ahahahah, dai, metti! Sono felice, voglio cantare. Si misero a cantare i pochi singoli che coprivano il breve percorso fino alla casa di lei. - Siamo arrivati, sono stata bene stasera! - Anch'io, non pensavo avessimo tutto questo feeling. Perdonami per la mia voce stonata. - Sì in effetti, sei stato un due ottave sotto, hai una voce da basso, molto grave. - Tu che voce hai? - Sai non so, forse mezzo-soprano no, contralto non credo proprio, sì, mezzosoprano. Ora ti lascio, che se mi vede mio padre mi uccide!
- Ah bene! In effetti tuo padre (chiuse il discorso per censurarsi) - Sì sì, del giorno che sono uscita dal coma ho pochi ricordi e confusi ma uno dei pochi che ho è che forse ti ho salvato dalla furia di un uomo che ti avrebbe inseguito per tutta la clinica! - Ahahahah penso di sì, lo conosci sicuramente meglio di me. Ti saluto! (per un momento fu tentato di cercare l'azzardo di baciarla, ma poi evitò). - Ciao Lorenzo. Ultima cosa, ci vediamo a ferragosto? Non voglio stare a casa. - Come no! Ci risentiamo fra pochi giorni per organizzare? - Volentieri, in caso mandami un SMS, what's app devo capirlo ancora .. - No problem! Comunque è una cavolata, è simile alla messaggistica tradizionale, te lo posso spiegare quando ci rivediamo? - Ottima idea! Notte! - Notte! Tornati a casa furono entrambi colpiti l'uno dell'altro il giorno seguente difatti sca fece una chiamata: - Ciao Marco, disturbo? - Tu non disturbi mai! A che devo la chiamata? - Primo per sapere come stavi, non ti sentivo da una decina di giorni. Come va? - Annoiato: devo dare politica economica ed intermediari … grandissima palla, finisco 'sta triennale e butto tutti i libri, una volta per tutte! - Dai che sei bravo in tema, più di me sicuramente! Ti ricordi aziendale me la avi tutta te? Poi fatti aiutare dal prof. - Sì inizio le ripetizioni a settembre, questo mese lui non c'è. Soprattutto per politica economica sarebbero “manna dal cielo”. - Dai dai! Poi ieri mi sono vista con Lorenzo, si è fatto avanti.
- Me lo dici così! Come ti è sembrato? - Molto bene! Quando mi ha chiamato era impanicato, ed io ho pensato: chissà quando lo vedo, tremerà invece ieri è andato alla grande, non ha parlato di sesso o altre cose... dà fastidio quando andate subito là! Invece siamo stati al “…..” e per me è stata una grandissima sorpresa! Poi non è stato colloso, mi ha fatto parlare, non mi ha annoiato parlando di sé; buonissima impressione! - Menomale. Vi rivedrete a breve? - Sì penso per ferragosto, che te ne pare? - Mi pare un'ottima idea! Io starò al paese di nonna in Trentino, quella settimana sto là però Roma offre, un giro al centro a vedere fuochi d'artificio, non sarebbe male! - Sì, anche perché è il primo ferragosto che festeggio dopo otto anni. - Eh te lo meriti Fra, con quello che hai vissuto meriti tutto il bene del mondo. - Così mi commuovi lo sai! Comunque ti lascio alla tua politica economica, che anch'io sto studiando: “Feux Follets” e “Gnomenreigen” - Mi ci potevi anche non lasciare! Buon Liszt. - Ahahah! Ultima cosa, quasi dimenticavo: hai notizie di Lorella? - Bella domanda! Da quando si è fidanzata è sempre con il suo Carlo, non so proprio. Pensa che vuole laurearsi e fare subito un bambino! - Guarda, io ho sempre avuto un istinto materno forte e pensare che forse non potrò soddisfarlo mi intristisce, però per me sta correndo! Cioè, lei dopo la laurea non ha niente, dovrà fare un anno di praticantato. - Che ti devo dire? È innamorata pazza! Ciao sca, ti saluto che i libri mi guardano con aria inquietante! - Ahahah ciao Marco.
FERRAGOSTO
FERRAGOSTO L'atmosfera di quel ferragosto romano era magica: i fuochi d'artificio vicino Castel Sant'Angelo illuminavano la notte quasi a giorno, in un turbinio di luci che, riflettendosi sull'acqua del Tevere creavano uno spettacolare effetto ottico. Lorenzo e sca dopo essersi goduti lo spettacolo si avviarono verso un locale nelle vicinanze, in zona piazza Cavour, dove si sedettero e ordinarono da bere. Quella sera dentro al locale, oltre ad adolescenti e giovani, c'erano anche molte famiglie con bambini piccoli: con la congiuntura economica negativa molte famiglie partivano in vacanza per non più di sette/dieci giorni e molti a ferragosto restavano in città. Di questo cominciarono a parlare i due ragazzi: - Quante cose sono cambiate dal 2010. - Cioè? - Ad agosto Roma era vuota. - Hai ragione! Fra, ti spiego What's app? - Ok spiegami, sono tutta orecchi. Dopo averle spiegato la nuova tecnologia le fece alcune domande di verifica: - Aggiungendo un numero in rubrica che succede? - Finisce su what's app se anche lui ce l'ha. - Brava! Puoi mandare messaggi a chi non hai in rubrica? - Sì, basta che so il numero. - Lezione imparata, vedi era una stronzata! Dimenticavo, se vuoi puoi fare anche conversazioni a gruppo, io di solito non le faccio.
- Grazie maestro (ironicamente) Nel frattempo una televisione trasmetteva immagini dei mondiali del 2006, proprio di quello parlarono: - Madonna il gol di Grosso alla Germania, che ricordi! - I mondiali del 2006! L'unica volta che ho seguito il calcio con piacere, quanto ho festeggiato quel gol! - Embè un gol al 119 minuto come lo scordi, poi le facce dei crucchi, che ricordi, che ricordi! - Piangevano tutti dopo la partita mi ricordo ... poi la finale: io ho avuto troppa paura dopo il rigore di… come si chiama, quello pelato … non mi viene! - Zidane! Mica solo te, in quei minuti c'era quella paura in tutti gli italiani, però poi con la testata … - Vero, l'hanno persa lì la partita, io di calcio non capisco un'acca, però si vedeva, avevano perso il loro leader. - Avoja. Dove hai festeggiato quelle serate? - Con Marco e Lorella, giravano per queste vie senza meta, da stupidi adolescenti! (ridendo) - Ahahahah mi immagino! All'improvviso sca sentì qualcosa, il suo era un udito incredibilmente fine: quando a diciassette anni suonò il secondo di Rachmaninoff, durante le prove il direttore faceva spiegare a lei gli errori commessi dagli interpreti; riusciva a sentire dentro un'orchestra imperfezioni di un semitono e indicare l'esecutore che aveva commesso l'errore. Non le fu difficile, anche nella confusione della serata, sentire le lacrime di un bambino che doveva essere preoccupato e spaventato di qualcosa. Immediatamente chiese l'aiuto di Lorenzo. - Lorenzo, un bambino sta piangendo. - Oddio sicura? Non sento niente.
- Sì, viene da fuori! Fidati di me, l'udito è il mio punto forte, alzati e va' a vedere! Io con queste stampelle faccio fatica a muovermi, ti prego sono preoccupata! Lorenzo si alzò e controllò, e notò che sca aveva ragione: c'era un piccolo bambino straniero, al massimo tre anni, che si era perso i genitori e non riusciva a ritrovarli. Nel frattempo sca uscita dal locale osservò la scena e cercò di aiutare il piccolo: - Lorenzo, vai a cercare i genitori, tu cammini bene, io resto qua e calmo il bambino. - Corro, tanto staranno in zona! sca tranquillizzò il bambino in vari modi: gli tenne le mani, gli cantò canzoni d'infanzia e soprattutto gli disse, con un inglese stentato, che aveva parlato con i suoi genitori pochi minuti prima e di come essi si fossero raccomandati di non piangere, che sarebbero tornati a prenderlo subito. In qualche modo il bambino capì e smise di lamentarsi; quel poco tempo si affezionò a lei in un modo che solo i bambini possono avere, considerandola all'improvviso quasi una seconda madre. Dopo pochi minuti arrivarono: erano una coppia di australiani, ovviamente molto spaventati. Lorenzo aveva trovati in breve, come previsto non si trovavano molto lontano dall'uscita del locale; quando li raggiunse li avvisò del ritrovamento e li condusse fino al bambino, così tutto finì bene e si presero anche una bella mancia di sessanta euro per il loro “lavoro”. Dopo l'inconveniente pagarono e fecero una eggiata per le vie del centro: - Ti va di andare verso Via del Corso? Vorrei rivedere il conservatorio, è dal 2009 che non o da quelle parti. - Se ci sei tu qualsiasi posto va bene! - Che principe azzurro! - Comunque prima , quando ti ho visto con quel bambino, ho pensato che saresti una brava madre. - La madre dei tuoi figli?
La domanda colpì profondamente Lorenzo. Era chiaramente quello il suo sogno, ma non pensava di dirglielo, perlomeno non in quel momento. Aveva paura di correre troppo, ma forse era solo un suo pensiero ed “il ferro andava battuto finché era caldo”; così, tempo pochi secondi, nel silenzio della notte i loro sguardi si incontrarono in un lungo idillio visivo che sfociò in un bacio interminabile. Per lui fu leggermente imbarazzante: era il primo bacio della sua vita e sca lo intuì subito, ma evitò di farglielo notare. Per la sua autostima sarebbe stato un grave colpo e lei lo aveva capito. Dopo il bacio parlarono di quello e altre cose: - Come è stato sca? Io ne ho dati tanti nella vita, ma questo è stato il migliore! “ Che grandissimo bugiardo!” (pianissimo) - Ottimo, ma ancora migliorabile! - Quindi ce ne saranno altri? - Fai troppe domande! Goditi il momento, del doman non vi è certezza. - Quanto manca al conservatorio? - Poco, è qua dietro. Scusami, ma è una fissa mia: qui ho ato quasi nove anni della mia vita. - Ma come funziona? Da fuori non lo sa nessuno. ò i minuti seguenti a raccontargli le sue memorie di infanzia relative a quell'ambiente. Lorenzo fu molto colpito (dal racconto) e le fece qualche altra domanda: - Chi ti ha insegnato a suonare? - Nonna. Io dal 1993 al 1999 ho vissuto in Sicilia, per quello ogni tanto ho qualche uscita dialettale. Lei era stata una prof di piano a Palermo e grazie a lei sono entrata come uditrice a Trapani, avevo sei anni, con lei ho imparato moltissimo. - Uditrice? Che vuol dire? - Semplice, ascoltavo. Se hai talento ti fanno entrare in conservatorio prima dei
nove anni, ma non puoi dare esami. Poi arrivata a Roma, a nove anni mi sono iscritta qua, ma non dal I anno, sono entrata dal III perché avevo già conoscenze elevate. - Marco stava con te giusto? - Sì sì, abbiamo fatto insieme, lui però è entrato due anni dopo, nel 2002, mi ha raggiunto dal V anno. - Quindi non si entra per forza dal I anno come nelle scuole? - No era un'accademia. Adesso è un'università e funziona diversamente, ma noi eravamo nel vecchio ordinamento e alla prova d'ammissione testavano le tue conoscenze per vedere da che anno potevi entrare. Capito? - Sì sì. Un giorno voglio sentirti suonare. - Va bene, quando vuoi. Dopo la conversazione si avviarono verso la metro. I loro occhi ormai si incrociavano spesso in quei momenti e dopo poco Lorenzo la aiutò prendendola sottobraccio. Stavano diventando una coppia.
NEL BUIO DELLA NOTTE
NEL BUIO DELLA NOTTE Lorenzo aveva appena finito la giornata lavorativa, era stremato, a settembre era incominciata la potatura delle vigne e i datori di lavoro erano molto esigenti in proposito, per quello, ma non solo quello, non vedeva l'ora di lasciare quell'impiego e trovarsene un altro più redditizio e soprattutto che gli pie di più: degli impieghi avuti dopo il diploma questo è quello che amava di meno. Ma non tutto era negativo in quei giorni, anzi, nonostante la stanchezza, aspettava impaziente la fine dell'orario di lavoro per vedersi con sca e sfogare le proprie preoccupazioni in lunghe e catartiche conversazioni, oltre il fatto che, come tutte le coppie, avano parte del tempo in carezze e baci reciproci. Per non farsi vedere da Lucio escogitarono, con l'aiuto di Rossana, un sistema semplice ed ingegnoso: appena il padre andava al piano di sopra a sistemare le sue cose, sca mandava un messaggio a Lorenzo, al resto ci pensava il suo udito sopraffino, doveva sentire il sasso lanciato da lui contro il cancello metallico della villa, era il segnale che poteva aprirgli un varco nella rete di protezione, da richiudere al termine dell'incontro, e finalmente vedersi; Rossana controllava se il marito non faceva movimenti pericolosi, nel caso avvisava in codice sca, la quale ordinava a Lorenzo di nascondersi dietro una siepe. Prima di sottoporsi all'iter accennato parlò al telefono con il padre, gli comunicò una notizia attesa da tempo: - Papo come va?? - Bene, te con quell'arpia? - Male! - Ahahahah scappa da quella casa, quella donna ormai è esaurita, ho parlato con Ruopolo, devi prendere il libretto di navigazione, devi fare un po' di test fisici e teorici, poi ti imbarchi. - Cavolo, grazie pa', ma non serve altro?
- No tranquillo, è a corto di personale, è un lavoro molto stressante, chi ha famiglia non resiste a stare mesi in mare, quindi ha bisogno urgente di lavoratori, poi ti imbarchi come mozzo. - Ovvio! - A donne come va? - Bene, sono innamorato, però non voglio dirti altro è ancora presto. - Dai dai voglio conoscerla! Figliolo ora ti lascio. Mi raccomando esci da quella casa, tua madre ormai è esaurita! Euforico per la notizia ricevuta si recò dal suo amore (il vigneto non era molto lontano dalla villa di lei), quella sera l'iter fu più lungo del solito: sca presa dall'ispirazione creatrice non sentì il sasso sbattere sul cancello, dovette chiamarla più volte, per fortuna che insolitamente il padre già dormiva. Dopo essersi salutati e coccolati, parlarono delle loro infanzie: - Posso farti il III grado? - Permesso accordato, dimmi! - Tu a ferragosto mi hai detto che hai vissuto molti anni da tua nonna. Perché? Cioè è curiosa come cosa, non mi è capitato spesso di sentire di gente con i genitori che per anni ha vissuto con altri parenti. - Allora è un po' lungo il racconto. Parto dal 1991 fino ad oggi? - T'ascolto anche se parti dalla nascita di Cristo! - Ahahah ok! (baciandolo) Io sono nata a Roma il 9/3/91 all'ospedale “Nuovo regina Margherita” a Trastevere, da quelle parti i miei stavano in un appartamento in affitto e lì ho vissuto fino al 1993, l'uomo che sta sopra, cioè mio papà, lavora in un'azienda import/export e in quegli anni per fare carriera ha dovuto viaggiare e trasferirsi molto, i miei decisero quindi di mandarmi in quel periodo da mia nonna, in quanto avevano paura avrei sofferto i continui spostamenti da Paese a Paese. Dal 1993 al 1999 ho vissuto a Santa Croce … - Che zona è della Sicilia? Scusa l'interruzione.
- Tranquillo! Hai mai visto Montalbano è il paese dove abita lui, io vivevo proprio in quella frazione, considera che la casa di nonna è lì a fianco dove girano la fiction, lì ho ato anni bellissimi. - Raccontami qualcosa? - Dopo faccio io una domanda eh! Qui stai facinnu u 'scattru, parlo solo io! (ridendo) - Ci sto! - Allora riprendiamo: è stato bellissimo perché aprivo la finestra ed entrava l'odore del mare, perché avamo le ore a giocare sulla spiaggia appena faceva bel tempo, considera che lì da aprile a ottobre stai al mare, avo le ore a giocare con le mie amiche, a nuotare, pensa che ho imparato a giocare alla “tedesca” in quel periodo. Ed a me il calcio non piace. - Aspetta un po', per quello sparavi quelle mine di collo ad educazione fisica! - Ahahah sì, i primi due anni delle elementari le ho fatte lì, ed eravamo solo tre femmine in classe, a ricreazione se non giocavi a calcio eri isolata, soprattutto quando erano assenti le altre due ragazze, per questo ho imparato a relazionarmi con voi ragazzi ed ho avuto poi Marco come amico, anche in spiaggia d'estate idem, giocavi a “tedesca” quando c'erano i compagni di classe, ovviamente facevo anche cose da bambina, però le alternavo ad attività da maschiaccio. Quindi per quello calciavo bene a scuola. - Tempo fa ho letto che chi studia musica, diventa esaurito perché sta ore sullo strumento fin dall'infanzia, non mi sembra il caso tuo? - No assolutamente! Pensa che ho cominciato io a tre anni a suonare le scale sul piano, nonna dava lezioni private io ascoltavo e riproducevo quello che sentivo. Io andavo a scuola fino alle 13, mangiavo, dalle 15,00 alle 16,30 suonavo, poi da aprile ad ottobre stavo al mare, se no aiutavo nonna a cucinare, giocavo con mio cugino in spiaggia o a casa, quando era sera guardavo le stelle … Nonna non mi ha mai forzato, poi gli ultimi tempi due volte a settimana andavo al conservatorio, come ti ho detto a ferragosto. Chi diventa esaurito sono i casi alla Beethoven, ma nonna non è mai stata tirannica, difatti mamma non sa neanche cos'è una nota.
- Deve essere stata dura per te tornare a Roma? - Durissima, per fortuna che ho trovato Marco in classe, è stata la mia salvezza. Poi dopo poco mi sono iscritta al conservatorio e lì la musica è diventata un mestiere, ho cominciato nel 2003 a dare concerti e a guadagnare, fino al 2004 la mia vita andava ok, tranne il periodo di ambientamento alla realtà romana, non avevo avuto difficoltà, poi nel 2004 è cambiato tutto (Una lacrima solca il suo viso) - Non me lo dire! - No te lo voglio dire! Al campo scuola di seconda media ho subito una violenza, sono stata costretta ad un rapporto orale, lo sanno solo i miei e Marco e Lorella, mi raccomando! Da lì sono stati due anni di inferno, ne sono venuta fuori grazie al tuo predecessore! - Il tuo primo amore? - Sì, dal 2006 al 2008 sono stata con Simone, un ragazzo dal cuore d'oro nonostante una vita difficilissima, ma meglio che non ti parlo di lui finirei all'alba, dopo essermi lasciata, ata la fase critica di fine storia, fino alla dannata estate 2010 tutto ok, poi arriviamo ad oggi. Adesso tocca a me: perché odi così tua madre? Ieri ti ho sentito al telefono, le hai parlato in cagnesco, sono rimasta colpita! - Io devo iniziare dal 1986 però. Va bene? - Nessun problema, vai sono curiosa. (ridendo) - Allora mio padre, che adesso vive da solo e con cui vado molto d'accordo, era un farfallone peggio di me, e durante la leva militare lo hanno spedito in un paesino del sud, a “…...” in Puglia, lì ha conosciuto mamma e da farfallone quale era l'ha messa incinta, sai come funzionano certe cose al sud? - Matrimonio riparatore sulla spinta della famiglia di lei? - Esatto. Il problema è che mio padre non era innamorato di mamma e mamma l'aveva data a papà solo per uscire da quell'ambiente claustrofobico, fatto sta che mio padre dal matrimonio e la nascita di mio fratello nel 1987 per un po' di anni sopporta la situazione, nel frattempo nel 1990 si trasferivano a Roma e nel 1991
nascevo io, fino al 2003 papà resiste, ma quell'anno ha una relazione senza pretese con un'altra, mamma con la sua filosofia meridionale non gliela fatta are e si sono lasciati, diciamo che tutti e due non aspettavano altro in quanto ormai non si sopportavano. Dopo il divorzio mia madre mi ha messo contro mio fratello, il problema è che dal 2003 io mio fratello non lo frequento, lui quell'anno è andato alla pre-accademia militare poi dopo il diploma ha lasciato quell'ambiente e si è iscritto a Chimica a Bologna, si è laureato bene ed ha trovato lavoro subito alla “Menarini”, si è sposato con una ragazza conosciuta in pre-accademia, insomma la vita ideale, io invece di carattere essendo simile all'odiato ex marito. Che può succede'? - Ti ricorda continuamente di non essere come tuo fratello? - Brava! Molti dei problemi che ho avuto sono dovuti a questo rapporto distruttivo con mia madre. - Guardami! La vita è la tua, non è la vita di tuo fratello, fregatene di quello che dice tua madre, cerca di razionalizzare il suo atteggiamento, anche se immagino è difficilissimo! Pensa a quale è la tua strada, non quella di tua madre, la tua! - Le stesse parole della psicoterapeuta! - Vedi! Con tuo padre come va? - Benissimo, ti vuole conoscere. - Con piacere! Basta che non mi fa la corte! - Ahahaha non te lo garantisco! - Ah ok! Allora mi preparo. (scherzando) Nel frattempo una folata di vento stava facendo finire nella piscina le bozze del “Notturno”. - Minchia le bozze! Vabbe il tema me lo ricordo bene! - Cosa? - La composizione a cui sto lavorando sta finendo in piscina. (Voce un po'
rassegnata) Sentita la notizia Lorenzo si buttò in acqua a salvare le bozze, finendo bagnato come un pulcino. - Non dovevi il tema me lo ricordavo, ma adesso come fai? Sei fracico! - Me la cavo. - Macché! Entro a casa e chiedo a mamma, mica ti mangia! Anzi con la scusa ti conosce. Quando sca entrò a casa la madre stava vedendo la Tv in cucina, per risolvere il problema dovette ricorrere a tutta la maestria di madre e casalinga. - Mamma, Lorenzo è caduto in piscina per recuperarmi dei fogli, il problema è che adesso è zuppo. - Fallo entrare, c'è qualche vestito mio vecchio, e come pantalone si possono usare quei tuoi jeans, sì sono da donna, ma non è che deve indossarli molto. Fatto entrare il “pulcino”, gli vennero dati come vestiti una camicia di Rossana e un paio di jeans di sca. - Per oggi vanno bene, tanto torni a casa solo a dormire, domani te li metto a stendere e quando torni qua sono come nuovi, ci do pure una lavata che ho visto che sono sporchi. Allora sca mi ha detto che lavori nei campi? - Sì nel consorzio vinicolo “…..” sono vigneti, e adesso stiamo in potatura e il prossimo mese vendemmia. Lavoro tosto e non mi piace. - Immagino lavorare nei campi è faticoso, come sei finito lì? - L'agricoltura è l'unico campo in cui la domanda di lavoro è maggiore all'offerta ed io non sono un tipo schizzinoso, se devo sporcarmi le mani me le sporco. - Capisco! - Grazie comunque per l'aiuto che dà a me e sua figlia a non farci sgamare da suo marito.
- Figurati! Basta che la tratti bene, il resto è tutto secondario, poi ricorda “can che abbaia non morde”, mio marito è così, con un po' di tatto si abituerà alla tua presenza, ci vuole tempo, poi dammi del tu, mi vedi così vecchia? A proposito sca gliel'hai detta quella cosa a Lorenzo? - Ah quasi dimenticavo, sinapsi maledette, i miei vanno a Medjugorje a fine mese, se in quei giorni vuoi dormire qua? Senza impegno. - Senza impegno vostro, io verrei volentieri, ma non so … - Non fa complimenti! Casa è grande, poi lasci sta bedda picciridda sola (prendendo il viso della figlia e mostrandolo) sarei contenta se sca non restasse sola in quei giorni, te tanto lavori qui dietro, il consorzio è da queste parti. Poi vi ho visti e fra voi c'è feeling, quindi saresti felice, ma vuoi fare l'educato. Dico bene? - Benissimo (sospirando). Finito l'esame da parte della suocera, uscirono dalla villa, stavolta visto che Lucio dormiva, Rossana aprì i cancelli, prima di salutarsi ebbe l'ultimo dialogo della serata con sca: - Fra sti jeans so stretti, e spero non mi prendano per una drag queen. - Addirittura! Chi c'è in giro a quest'ora che ti può vedere. - Pronta per fine mese? - Già pensi a fine mese, se io in riabilitazione ragionavo sul lungo periodo adesso stavo ancora là, pensa giorno per giorno. - Sei una filosofa. (baciandola) - Dai va a dormire, domani ti poti il braccio se no! A domani, se non vuoi restare in jeans e camicia da donna! - Non ci penso per niente. Notte amore! - Notte tesoruccio.
“ Si vede che è alla prima storia, dai per una volta controlli te i tempi , a fine mese cercherà il mio corpo, ma chi ha il coraggio di spogliarsi, Marco dice che so ancora bella … lui è inattendibile in proposito, mi vuole troppo bene per ferirmi con l'amara verità” Nonostante fosse rimasta una bella ragazza, aveva il terrore femminile di essere diventata inguardabile. Dopo il soliloquio prese la terapia Haart ed andò a dormire. Era un periodo ottimo.
LA GRANDE PROPOSTA
LA GRANDE PROPOSTA Lucio e Rossana erano partiti la mattina presto per Fiumicino dove presero l'aereo per Sarajevo e da lì procedettero verso il santuario mariano. sca venne svegliata presto dai genitori in partenza, da quando era rientrata a casa si trovava per la prima volta da sola. Sarebbe andata anche lei a Medjugorje, ma fisicamente ancora non se la sentiva di fare lunghi viaggi e di camminare molto, doveva imparare ancora ad usare bene le stampelle. Dopo aver fatto colazione, cominciò lo studio sul suo “Bosendorfer”, stava vedendo il tema in Fa diesis maggiore di “Gnomenreigen” e come tutti i pezzi di Liszt aveva molte difficoltà diaboliche per l'esecutore che sca a fatica cercava di domare: “ Qua le mani devono essere ben bilanciate, vai con un po' più di forza e salta tutta la dinamica del brano e la bellezza artistica del pezzo. Maledetto Liszt!”. Dopo aver maledetto l'autore magiaro rivide anche altri pezzi, aveva tempo fino alla primavera per studiarli, il programma che doveva portare per l'esame accademico finale prevedeva una serie di studi pianistici da Bach a Ligeti, era un programma molto lungo e difficile a cui doveva aggiungere un trio beethoveniano con violino e violoncello e un brano estratto a sorte tre ore prima dalla commissione. Il programma pianistico prevedeva:
Bach: “Clavicembalo ben temperato” I libro. Clementi: “Gradus ad parnassum” Chopin: Op 10 nr 3, 10 nr 12, 25 nr 11 Liszt: “Gnomenreigen” e “Feux Follets” Rachmaninoff: “Etude tableaux” op 33: 1-6 Debussy: Etudes
Saint Saens: Etudes op 111 Ligeti: “Pour Irina”, “Automne a Varsovie”
La commissione giudicante avrebbe avvisato sca solo il giorno prima del concerto sul programma definitivo dell'esame, quindi in quei giorni e mesi si sarebbe dovuta rivedere centocinquantacinque brani, una mole di studio che non provava da moltissimi anni, difatti le emicranie dopo ore sulla tastiera erano molto forti, ma come previsto dal neurologo, con il tempo stavano ando, rispetto a marzo ne soffriva molto di meno. Dopo aver suonato cinque ore la mattina, pranzò mangiando il piatto preparatole dalla madre prima di partire; era stremata ed i neuroni stavano impazzendo, per questo dopo mangiato, prese le medicine si sdraiò e si addormentò sul divano, dormì dalle 14,00 alle 17,00. Quando si svegliò chiamò Lorenzo, doveva capire che fare quella sera: come organizzarsi, come cucinare … - Amore che fai i qua dopo lavoro? - Volentieri, basta che non ti creo casini. - Ma quali casini! Mi troverai stanca quello sì, che ho studiato cinque ore stamattina ed adesso ricomincio. Allora cucino per due? Per che ora arrivi? - 21,30. Ora ti lascio, che se mi vedono al telefono mi fanno il culo. - Perfetto! Così prima porto il cane fuori. Buon lavoro! - Buono studio! Riprese lo studio e continuò a suonare fino alle 20,30, pensò che sarebbe stata la sua giornata tipo per molti mesi e ne era felice, era quello che desiderava più ardentemente in cuor suo; senza musica la sua vita avrebbe avuto molto meno senso. Nel frattempo, finita la sua giornata lavorativa (avevano iniziato in settimana la vendemmia), Lorenzo sentì il padre, aveva notizie importanti: - Lorenzo per lavoro devi incominciare a fare i test per prendere il libretto di
navigazione, mi raccomando, per te è una grande opportunità. sca lo sa? - No, sto aspettando, glielo dirò a giorni. - Diglielo non è una cosa da poco, ti saluto figliolo, e se lo senti salutami quell'orso di tuo fratello, che sono mesi che non lo sento. - Pensi che io lo senta! Ciao Pa - Ciao Lorenzo! Dopo aver cenato e visto la tv insieme si misero a letto, sca aspettava la mossa di Lorenzo, la quale non avvenne: era troppo stanco per pensare a “quello”, inoltre preferiva aspettare i tempi di lei. sca non rimase poi molto delusa in proposito, intuì subito i motivi della poca libido, quella sera lei invece ne aveva abbastanza: si sentiva protetta e apprezzata sentimentalmente, sicura dentro le proprie mura ed inoltre voleva sfogare lo stress accumulato sulla tastiera durante la giornata. “Devo prenderlo quando non lavora, forse il week end sarà il momento giusto, chissà fra pochi giorni vedremo, finalmente sono pronta al grande o” Il sabato Lorenzo lavorò solo mezza giornata. Era il loro penultimo giorno di libertà, domenica sera sarebbero tornati i genitori dalla Bosnia-Erzegovina e sca voleva sfruttare il momento per farlo; ormai aveva capito che Lorenzo spaventato da quello che le era successo in ato, non le avrebbe mai e poi mai forzato la mano, e lei era contenta di questo, amava questo suo modo di rispettarla, ma adesso bisognava lasciarsi il ato alle spalle e Lorenzo era l'uomo giusto: agli antipodi dalla personalità dei suoi aguzzini, questa era la cosa che contava. La mattina si svegliò dopo di lui e si truccò abbastanza bene per essere una giornata da stare a casa, poi si mise a suonare Rachmaninoff e Debussy. Dopo aver pranzato Lorenzo si mise nella stanza degli ospiti a riposare, non si sdraiò sul letto, non era così stanco, si mise essenzialmente seduto sul piccolo divano dentro la stanza, mentre leggeva delle riviste di vecchia data sistemate sopra un piccolo tavolino di vetro posto lì a fianco; rimase un po' stupito quando non sentì il pianoforte suonare, ma non diede peso all'indizio. Nel frattempo ella salì si chiuse in bagno e si preparò, restò solo in reggiseno e slip, prima di uscire dal bagno controllò in maniera ossessiva il proprio corpo e prese la confezione del preservativo, la nascose dentro il reggiseno ed uscì. Per fortuna Lorenzo non la scoprì, la porta della stanza degli ospiti era chiusa, mentre
camminava fece molta attenzione con le stampelle, non voleva rovinare il piano all'ultimo. Dopo pochi secondi Lorenzo sentì la porta aprire e si trovò di fronte la sua bellezza statutaria, dopo un lungo ed intenso sguardo cominciarono le danze; non fu il rapporto perfetto: dovevano ancora conoscere i tempi dei propri corpi, le difficoltà con la gamba di sca … ma fu un ottimo inizio per tutti e due: sca lo faceva più impacciato, mentre Lorenzo se la aspettava molto più inibita. Dopo aver fatto l'amore si misero a parlare un po': - Mi hai sorpreso! - In che senso? - Ti facevo meno esperta in quell'ambito, sai dare molto piacere e carezzi da Dio, ma quello lo avevo già notato nei giorni scorsi. - Marco te lo diceva che non ero così suora. - Ahahah vero! Per me è stata la prima volta che l'ho fatto con affetto, mi sa che se non ti muovevi te io … - Non avresti mosso un dito, Lorenzo dimmi la verità, tranquillo non mi offendo, fisicamente come sono messa? - Sei una gnocca: hai seno, culo e viso … che devi avere di più, cioè sei paralizzata ad una gamba, ma fisicamente stai ok. Tranquilla me lo drizzi bene a vederti! - Finalmente è tornato quello delle superiori, parlavi sempre così. - Parlavo, è stata dura uscirne fuori, ma adesso una donna non la vedo solo per quello, ma te sei sempre stata la mia donna ideale. Non intendo solo fisicamente. sca gli piantò un bacio in bocca e poi lo guardo a lungo negli occhi, sapeva bene che pochi resistevano a quello sguardo, lo aveva imparato a sue spese a tredici anni. Lorenzo vista la cosa ebbe rimorsi di coscienza sul problema lavoro. - Fra devo dirti una cosa di lavoro, è importante. - Dimmi ti ascolto! (voce dolce)
- No meglio la dico domani, è molto importante, preferisco dirla a cena quando ci sono anche i tuoi. - Ho capito che è una cosa importante, domani la dici eh! Chopin diceva: “Ogni difficoltà su cui si sorvola diventa un fantasma che turberà i nostri sonni”. Mi raccomando amore! - Chopin la sapeva lunga.
Nel frattempo dall'altro lato d'Europa i genitori parlavano della loro storia: - No, cioè Rossana fammi capire, domani avremo a cena questo ragazzo, che secondo la tua novella io dovrei conoscere. - Esatto, siediti un attimo che sei nervoso. - Sì mi siedo, sì mi siedo! - Lucio in trentaquattro anni insieme, ho mai fatto cavolate? - No, cazzate irreparabili no, sei sempre stata una brava moglie, se vuoi che ti dica questo! - Lorenzo è un bravo ragazzo, sca è al sicuro. - Rossana non metto in dubbio questo, ma io piango quando sento la sua voce in casa, a volte mi do pizzicotti per vedere se non sto sognando quando sento il pianoforte suonare, è stata lontana da casa quasi sette anni, sono stato preda di sensi di colpa tutto quel periodo, ogni qualvolta chiamava la clinica dicendoci che rischiava grosso per una polmonite o qualsiasi altra cosa, ed io pensavo: ho una sola figlia e i nostri ultimi dialoghi sono stati litigi per stupidi soldi, mi capisci! - Non tutti gli uomini sono così, poi è l'unico ragazzo dai tempi di Simone che mi ha presentato, Marra non era un ragazzo e si è visto anche nel dibattito processuale, poi domani lo conoscerai e mi dirai le tue impressioni. Secondo: sca non deve restare vittima delle sue paure, il destino le ha dato una chance enorme, vogliono mettere il suo caso sulla rivista “Lancet”, non
possiamo permettere che diventa schiava dei suoi ricordi, io sono molto felice di questa storia, per una volta non voglio vederla innamorata solo di quelle benedette note musicali. - Domani vedremo!
Il giorno seguente sca stava sistemando lo stile di Lorenzo, conosceva molto bene il padre e sapeva benissimo che lo avrebbe osservato e squadrato in ogni singolo atteggiamento ed anche il modo in cui vestiva sarebbe stato importante per dargli una buona impressione. - Quanti mesi sono che non fai le sopracciglia? - Tanti. No ti prego non me le fa, è troppo doloroso! - Sì invece. Siediti! (ceretta e pinzetta in mano) - Aiah! No ma che pure la pinzetta no! - Certamente, quelle laterali devi fare. Dopo avergli sistemato le sopracciglia, ò al look per la serata “Allora vediamo che ha nella valigia, cavolo lo stile non è il suo forte, vabbe questi jeans e camicia possono andare” - Vestiti con questi! Così stai meglio. Nel frattempo sca cominciò a prepararsi anch'essa nel bagno a fianco, dopo essersi fatta la doccia uscì in accappatoio, in quel momento Lorenzo notò un particolare, era una cosa che voleva chiederle da molto: - Fra una cosa. - Te sei a posto così, se vuoi nel bagno ci sono alcuni profumi maschili, però stai ok, da come stavi stamattina. - No no, non è quello, te lo chiedo giù intanto preparati, non voglio levarti tempo.
- D'accordo. Quaranta minuti dopo sca scese al piano di sotto, era più bella del solito, fasciata in un elegante abito da sera color nero, aveva saputo dai suoi che sarebbero andati a cena fuori e non voleva andarci vestita male, avvisò subito del cambio programma Lorenzo. - Amore stasera andiamo a cena fuori! - Ah ok, vado a casa allora, così prendo la macchina, basta che non vuoi andare con i tuoi. - No vengo con te! Lorenzo ci mise all'incirca mezz'ora a prendere la macchina a casa e tornare indietro. In macchina le fece quella domanda, che da tempo voleva porle: - Fra perché non ti levi la ferita sul braccio, a parte il lato estetico, ma non è brutto vedere un qualcosa sul tuo corpo che ti ricorda quei giorni? - Dipende dal punto di vista. Io e Giorgia in IV superiore andammo a Birkenau e ricordo come moltissimi superstiti dei campi di sterminio non si sono cancellati il numero sul polso, in quanto gli ricordava il fatto di avercela fatta, lo stesso vale per me, quelle ferite mi fanno pensare che sono sopravvissuta a quattro anni di coma e due anni di riabilitazione ed adesso sto qua, sono stata più forte io, vedermi le ferite sul braccio mi dà tantissima carica ad andare avanti.
Erano all'incirca le 23,30 quando i commensali stavano cominciando a chiedere il caffè ed i dolci, prima di lasciare il ristorante “…….”. La cena fu abbastanza tranquilla, Lucio fece alcune domande a denti stretti a Lorenzo, il quale rispose nel modo più sicuro possibile, diciamo che non aveva avuto né una buona né una cattiva impressione: in quel momento ai suoi occhi era in una posizione di standbye, voleva valutarlo bene nelle situazioni di difficoltà che naturalmente capitano in una coppia, situazioni che da lì a pochi minuti avrebbero vissuto. Verso la fine della cena sca incominciò insistentemente a dare gomitate a Lorenzo e parlargli sottovoce alle orecchie:
- Avanti se devi dire quella cosa. Che aspetti! Papà non è neanche nervoso, non hai scuse. Con il are dei minuti sca divenne sempre più insistente in proposito; aveva capito che non doveva essere una cosa da poco se era così nervoso, e questo aspetto stava cominciando ad innervosire anche lei, la quale voleva sapere una volta per tutte la natura di questa notizia e, soprattutto, se in qualche modo la riguardasse; per convincerlo usò qualche piccolo ricatto femminile di sicuro effetto: - Guarda che ti mollo eh! Dimostra di avere le palle e di' quella cosa! Per Lorenzo quei minuti sembravano interminabili, aveva paura che se avesse dato la notizia in quel momento si sarebbe trovato addosso il padre, proprio in quel momento che sembrava non essere entrato nelle sue grazie, ma neanche disprezzato più di tanto, però al tempo stesso quella cosa bisognava dirla, lì ed in quel momento, era la prima uscita ufficiale con la famiglia di lei ed ironia della sorte era proprio nel periodo in cui doveva fare una scelta così importante nella sua vita; dopo un breve e tormentato ragionamento, spinto dall'insistenza di lei, decise di parlare, anche perché ormai era un uomo e rinviando le cose la profezia di Chopin, il cui aforisma gli rimbombò in testa tutta la giornata, si sarebbe compiuta, oppure sca lo mollava e ripensando ai ricordi del giorno prima, era una situazione che non voleva con tutto il cuore. - Rossana, Lucio, io voglio sposare vostra figlia! sca mi vuoi sposare? Appena pronunciò quelle parole un silenzio di ghiaccio invase il tavolo, Rossana provò a romperlo. - Figliolo sappiamo che sei innamorato di sca, ma cerca di capire il matrimonio non è uno scherzo, noi ci siamo sposati che eravamo insieme da sei anni, non da poco più di un mese. - Io avrei aspettato, ma non posso! Tempo qualche mese m'imbarcherò in navi mercantili e starò via tanto da casa, voglio ufficializzare il nostro amore, lei è la donna della mia vita! (prendendole le mani). - (Dopo essersi levata dalla stretta di Lorenzo) Che cosa? Me lo chiedi adesso! È solo un mese che stiamo insieme, come posso essere sicura dei tuoi sentimenti? Sì lo so che mi vuoi bene da anni, ma non sono così sicura da essere la tua
moglie, cerca di capirmi devo pensarci su. Lorenzo quella notte tornò a casa da solo, sca preferì tornare con i suoi; aveva bisogno di essere sola per pensare ad una proposta così importante, aveva paura che si stesse correndo troppo, accettando una simile proposta. Rientrati a casa la madre le espresse i propri pensieri: - Hai pensato alla sua proposta? - Sì, ma che devo pensare! Non so proprio cosa fare, neanche sapevo questa cosa, mi aveva accennato che aveva un problema di lavoro, mai avrei pensato una cosa simile. - Guarda che imbarcandosi sta via mesi per davvero! Lui ti vuole veramente bene, solo che essendo la sua prima storia è un po' impacciato su tutto, quindi pensa che prima di partire vuole la tua mano per far capire che veramente ti ama. - Questo l'ho capito, non so proprio mamma, ci voglio parlare faccia a faccia, domattina lo chiamo e gli chiedo di vederci e parlare, stanotte ci penserò su. Mamma vado al piano giù in garage. - Quel piano è scordato! - Pazienza devo pensare. Il pianoforte (un pianoforte verticale con tasti duri come la pietra, che suonava la notte quando era sotto esami o concerti) era scordato di tre semitoni, ma per una volta non le importava molto di quali note uscivano dai tasti: doveva essere solo una melodia confusa e stonata, come lo erano i suoi pensieri quella notte. Il giorno seguente la sera si videro e parlarono: - Che è questa storia che t'imbarchi? - Amore non sopporto più questo lavoro, voglio qualcosa di meglio per me, ho sempre avuto un gran desiderio di libertà e il mare è sempre stata una mia ione, oltre al lato spirituale c'è l'aspetto economico: mi sono stufato di chiedere i soldi a mia madre appena ho una spesa extra, a dover sempre risparmiare peggio di una formica; questa è la mia grande opportunità, mi dispiacerebbe da morire perderti, se vuoi lasciarmi vai per la tua strada, forse meriti uomini migliori! Ma ormai ho deciso.
- Chi merito è una scelta mia! Secondo: non sei così male come ti descrivi. Terzo: stanotte mentre suonavo ci ho pensato su e credo che sarei una stronza se ti lasciassi per un simile motivo, Marco con Sara si è trovato in una situazione simile ed io le dissi che se l'amava veramente avrebbe dovuto lasciarla libera di seguire il suo sogno, ed adesso non voglio fare l'ipocrita, modo che non mi appartiene! Ma per il matrimonio alt! L'amore “est un oiseau rebelle”, come diceva Carmen. Da qui al momento del tuo imbarco sarai messo alla prova e se erai tutti gli ostacoli, ti darò la mia mano. In caso contrario, aspetterai. Per Lorenzo quelle parole furono un autentico sollievo, arono il resto della serata persi in carezze e baci da neo innamorati. Dopo due mesi Lorenzo prese il “libretto di navigazione” e cominciò i corsi necessari per imbarcarsi; nel frattempo a fatica ò gli ostacoli posti dalla sua metà. I primi di febbraio si sposarono in comune, fu una cerimonia molto spartana e riservata, volevano aspettare per un matrimonio più serio, ma non fu una giornata felice e serena come avrebbe dovuto essere. C'era paura per Lorella. Cos'era successo a Lorella?
ATTO III "DALLA PARTE DI LORELLA"
ATTO III “DALLA PARTE DI LORELLA” TORMENTI sca stava dormendo. Era notte fonda ed era sola in casa, i suoi quella sera erano fuori e Lorenzo era impegnato nei test prima d'imbarcarsi e stava via da un po' di giorni. ò la giornata chinata sul pianoforte, da quando il suo caso clinico venne pubblicato su “Lancet” divenne “famosa”, ma rifiutò sempre comparsate in tv, odiava apparire un fenomeno da baraccone, anche se in ambito pianistico la fama fu la cosa ideale: la “Bosendorfer” saputo del suo problema alla gamba le sistemò il pianoforte in modo tale che potesse usare bene il pedale “ad una corda”, questa tecnologia le risolse l'ultimo problema esecutivo che aveva, per questo in quella giornata suonò molto i compositori di tardo ottocento, i quali usavano spesso anche il primo pedale. In questo panorama positivo, arrivò come un fulmine a ciel sereno, la chiamata a notte fonda di Lorella: - Fra aiutami sto male!! Sono disperata. Tu mi vuoi bene? Io morirò, io morirò. Sto male! (ridendo e piangendo allo stesso tempo) - Lorella dove stai? Dimmi dove ti trovi e vengo subito. - Sto al “…..” è un motel. Aiutami ti prego! Devo parlare con qualcuno! - Arrivo subito. Per sca guidare a quell'ora di notte non era il massimo, odiava guidare, e da quando era disabile prendeva la macchina il minimo indispensabile, però quella chiamata aveva qualcosa d'inquietante e sinistro: il modo di parlare di Lorella le sembrava quello di una persona disperata e sul punto di fare qualsiasi cosa, anche i gesti più estremi.
Arrivata notò disordine ovunque. Lorella era stesa sul letto, aveva molte ferite alle braccia auto inflitte e soprattutto farfugliava frasi senza senso. Dopo alcuni minuti sca la fece riprendere e le chiese conto di tutta la situazione. - Guardami! Che minchia è successo? Perché stai qui? I tuoi dove sono? - sca io ho un tumore, ho una leucemia. Dopo aver detto queste parole pianse per molti minuti. - Mi stanno abbandonando tutti: Carlo è scappato, i miei si stanno separando per una stronzata e casa è diventata un inferno, volevo scappare da lì, e con i pochi soldi sono venuta qua, ma tutta la settimana è stata da incubo: non ho chiuso occhio, ho avuto allucinazioni, sono depressa e ho avuto pensieri suicidi, te potrai capirmi bene. - Partiamo dall'inizio, come sarebbe che hai la leucemia? - Sì al rientro della vacanza mentre davo gli esami ho cominciato a star male: febbre alta, macchie sulla pelle, sudorazione notturna … facendo le analisi ho scoperto la verità, ho cominciato subito la chemio, un autentico massacro, ho finito un ciclo di chemio, ma il peggio è arrivato in questi giorni. - Come sarebbe? Il peggio è la diagnosi di un tumore. - No, il peggio è essere abbandonati. Carlo appena ha visto le difficoltà è scappato ed i miei stanno litigando come scemi, volevo stare sola e la settimana scorsa sono venuta qua, ma ormai la solitudine non mi basta, anzi peggiora le mie angosce, questi sono i giorni peggiori della mia vita, ti prego aiutami! - Ma il tuo ragazzo, perché ti ha lasciato? Per codardia? - Sì per codardia. Aveva paura di stare con una malata, guarda qua (Lorella si tolse la parrucca che aveva in testa), gli facevo schifo, non ero più la sua dolce pompinara! Pensare che mi sarei buttata sul fuoco per lui, questa settimana ho ato il tempo, quando ero lucida, a ripensare alla nostra storia, ma niente, è proprio scappato per codardia. Stronzo!! - Nessun litigio, nessuna donna?
- No no. - In casa? Perché non stai dai tuoi? - Quella stronza di mamma ha cacciato da casa papà per una cazzata. - Cioè? Sempre se me ne vuoi parlare. - Papà ha avuto una piccola sbandata, mamma è molto gelosa e non gliela sta perdonando, lo ha cacciato di casa. Un autentico inferno, poi con mamma ho sempre avuto un “complesso d'Elettra” molto forte, mi sono iscritta a psicologia per quello, io e lei stiamo sempre in competizione, quindi io appoggio papà, la sua è stata una sbandata, ma quella scema non lo capisce. Tutto sta andando a rotoli! - Quando hai il prossimo ciclo di chemio? - Inizia fra tre giorni, ma con tutti questi eventi le analisi saranno un disastro. - Sì, ma te ci vai lo stesso! Io adesso resto qua. Domani torno a casa. Faccio venire Marco? - D'accordo, non voglio stare sola, in queste condizioni m'ammazzerei (ridendo nervosamente) In tarda mattinata, si svegliò non prima delle 11,00, sca uscì dal Motel, a darle il cambio stava venendo Marco, avvisato la notte precedente. Prima di andare via diede ordini al ragazzo della reception: - Alla stanza nr “...” al terzo piano, può controllare ... - Mah guardi … - Guardi cosa? La smetta di fissarmi le tette invece! C'è una ragazza che sta molto male, può andare a dare un'occhiata, è solo per pochi minuti che sta arrivando un nostro amico. Tenga. ( sca abbastanza sdegnosamente gli ò cento euro di “mancia”) Appena prese i soldi il ragazzo si diresse immediatamente verso la stanza di Lorella.
“ I soldi fanno tutto” (molto amaramente) Tornata a casa sca fece una chiamata a Marco, il quale si trovava non molto distante dal motel: - Marco dove stai adesso? - Vicino, meno di cinque minuti e sto là. Te? - Io sono arrivata a casa. Lorella è a pezzi fisicamente e mentalmente, mi raccomando sii sensibile ed abbi tatto. - Ok! Mi spieghi tutto bene Fra? Che cazzo è successo? - Ha un tumore, una “Leucemia linfoblastica acuta”, è una forma diversa da quella che ha avuto Anna, però è sempre una brutta rogna. Lei ha iniziato un ciclo di chemio, il problema è nato dopo: Carlo l'ha mollata per vigliaccheria, suo padre è stato cacciato di casa dalla madre, e mi pare di capire che soffra moltissimo per la cosa, quindi dopo aver litigato di brutto con la madre è venuta a are la settimana qui da sola, non è mai uscita, ha mangiato pochissimo e non ha mai sistemato la stanza che era molto disordinata. Tu Lorella la conosci, per essere ridotta così significa che è proprio a pezzi. - Mamma mia! Le ferite sul braccio se le è fatte lei? - Eh sì. Tranquillo adesso sta dormendo, poi ho chiesto a quel viscido stronzo della reception di dare un occhiata prima che arrivassi. Ora ti lascio mi aspetta Liszt, poi in serata vado a parlare con la madre. - Provi a convincerla a farla tornare con il padre? - Ci provo! - In bocca a lupo! - Crepi! Marco quando entrò la situazione era tranquilla, sca aveva sistemato la stanza e Lorella dopo giorni di veglia forzata dormiva sonni non molto tranquilli. Pensò amaramente a quanto fosse difficile la vita: gli ostacoli, le emozioni, il
fato, le malattie, il dolore … pensava ma non riusciva a darsi risposta, mentre Lorella si rigirava nel letto preda d'incubi terribili: anni di angosce represse che uscivano all'improvviso dal suo esile e martoriato corpo. Quella stanza di Motel sembrava un capolinea dell'umanità: una visione terribile.
AMBASCIATOR NON PORTA PENA
AMBASCIATOR NON PORTA PENA Dopo aver suonato molte ore sca uscì di casa. Era tesa e preoccupata; pensava che non sarebbe stato facile far cambiare idea alla madre di Lorella, inoltre non sapeva proprio cosa dirle in relazione alle condizioni della figlia. Il viaggio per arrivare a casa Lolli fu molto breve: tempo cinque minuti era là. La casa era una villetta di due piani: al primo piano c'era un salone e cucina, mentre al piano di sopra c'erano le camere da letto, i bagni ed un piccolo studio. Appena arrivata citofonò ed entrò in casa, dove ricevette i convenevoli da parte della proprietaria: - sca vieni, prego siediti! Vuoi che ti aiuto con le stampelle? - No grazie, non si preoccupi. Sono venuta qui per dirle di Lorella, immagino che in questi giorni sia molto preoccupata per le sorti di sua figlia, voleva dirle che sta bene e dopodomani inizierà il secondo ciclo di chemio. L'ho trovata molto in forma, però al tempo stesso è rimasta offesa dal fatto che ha cacciato suo padre da casa, io non voglio intromettervi nei vostri affari, però vista la malattia di sua figlia potreste, non so, fare un tentativo di riconciliazione. - Con quella persona non voglio più avere a che fare, ho litigato violentemente con Lorella in proposito la settimana scorsa, lei è scappata di casa, ho provato a convincerla a non farlo, ma è come me: se si mette in testa una cosa, un obiettivo non la ferma nessuno, come non la ferma nessuno quando avviene qualcosa che è contro la sua morale; quando te eri in coma non sai quanto ha sofferto per te ed ha cercato in tutti i modi di incastrare quei due, ma come lei anche io sono testarda ed inoltre gelosa, quindi non voglio dargliela vinta al signor Vittorio Lolli; non riesco più neanche a chiamarlo marito. - Posso sapere i motivi della vostra crisi? - Se la faceva da un po' di mesi con una mia ex-amica. - Capisco! Le racconto un aneddoto: quando ero in coma io molte cose le
percepivo, ero, per mia fortuna/sfortuna, in uno stato di minima coscienza e non sa minimamente quanto soffrivo quando sentivo che i miei litigavano e spesso il movente del litigio ero io, mamma era più speranzosa, papà era più tragico e per questo litigavano violentemente, soprattutto quando ho avuto una broncopolmonite si misero ad urlare dentro la stanza, ed io non potevo fare niente schiava dentro il mio stesso corpo, non voglio che Lorella soffra come me. Ora la lascio, però pensi a quello che le ho detto. Tornata a casa chiamò Marco per chiederle informazioni sulle condizioni di Lorella: - Come sta? - Ha dormito tutto il giorno. Te con la madre? - Ho provato a convincerla vedremo, le ho detto una marea di minchiate su Lorella. - Tipo? - Tipo che sta bene, non mi andava di “girare il coltello nella piaga”, però ho paura di aver fatto un errore, dovevo dire subito come stavano le cose. - Fra hai fatto bene, hai fatto il possibile ed hai operato a scopo di bene. - Speriamo Marco. Speriamo! - Dopodomani a te in ospedale, ho degli impegni. - Tranquillo! Ciao Marco grazie di tutto. - Di che! Ciao Fra.
INCUBI E SPERANZE
INCUBI E SPERANZE Lorella si alzò presto. Era estremamente nervosa ed aveva paura che gli esami andassero male, e che la leucemia fosse peggiorata, anche se sintomi evidenti in proposito in quei giorni non ne aveva avuti, ma quella mattina ebbe una forte astenia, tanto che nei limiti del possibile della sua disabilità fu aiutata da sca nell'essere lavata e sistemata per il ricovero ospedaliero. Arrivarono al reparto d'oncologia abbastanza in orario; a differenza di altri pazienti nelle sue condizioni il primario preferì optare per un ricovero di alcuni giorni in quanto voleva vedere la sua risposta ad alcuni chemioterapici citostatici e se vi era il rischio che potessero farle allergia. L'ospedale era un ambiente abbastanza monotono, anche se si notava come vi fossero stati tentativi di renderlo più umano negli ultimi tempi: colore alle pareti, modernizzazione delle stanze … il primario aveva molto a cuore la salute psicologica dei pazienti: sapeva fin troppo bene che un calo da stress delle difese immunitarie avrebbe fatto vincere i tumori a mani basse, e da buon medico cercava di evitare quest'effetto nei suoi pazienti. Dopo alcuni minuti dall'ingresso in reparto cominciò le analisi che terminò dopo un'ora, i momenti seguenti li o in attesa del ricovero: c'erano state alcune complicazioni nella paziente che occupava la stanza nr “..” e non ebbe la stanza immediatamente, ma solo dopo alcune ore di attesa. Ingannò il tempo parlando con sca: - Fra guarda come è vestita quella? (dandole una botta al fianco in maniera amichevole) - Perché i capelli? Non capisco proprio queste donne che si buttano giù, avrà quarant'anni. - Sì e non ha nessun tumore, sta male la sorella tipo. - Pensa un po', capisco se hai un tumore non stai a pensare alla tua bellezza, però così sei proprio sciatta.
Continuarono gossipando sulla malcapitata per alcuni minuti. - Quanto mi sono mancate queste chiacchiere. - Ci pensavo spesso gli ultimi tempi in riabilitazione, devo, prima di morire, tornare a sparlare con Lolly … ah la mia “dolce stronzetta” - Ahahahah terrona! Come va con Lorenzo? - Ci sposiamo fra poco, ti voglio eh, il 4 febbraio in comune a Frascati. - Ci provo, con queste bombe vomiterò pure l'anima, pensa che devo pure consegnare la tesi. Comunque “chi insiste e resiste, raggiunge e conquista” - Su Lorenzo dici? - E chi se no. - L'ho rivalutato moltissimo in questi anni e piano piano mi ha conquistato, cioè io penso che l'ho steso con uno sguardo quando ero un'ingenua e un po' depressa quindicenne, lui invece mi ha preso piano piano, poi il mio modello di uomo è cambiato e Lorenzo posso un po' gestirlo io. - Chiaro lui è alla prima storia, ci sta sotto come un tredicenne, e te con lo sguardo angelico te lo lavori. Furba! - Ahahahah non dire queste cose, mi rovini la reputazione. Lorella in quel momento era in buone condizioni, ma da lì a poco tornò l'astenia con un'intensità moltiplicata per dieci rispetto alla mattina, e la fronte. Scottava. sca intuì subito che la cosa era seria, negli anni ati in clinica aveva imparato molto in quella materia. Fortunatamente la camera si era liberata, ma prima di sistemarsi e sdraiarsi (era quello che desiderava fortissimamente con quell'astenia micidiale), l'oncologo volle parlargli face to face: - Prego signora Lolli si sieda. - Grazie dottor Agresti. Mi scusi per lo sguardo cadaverico, ma sto proprio a pezzi, la testa mi scoppia a momenti! Non ho mai avuto tutto questo mal di testa in vita mia, inoltre sto tremando come una foglia.
- Ho visto le analisi ed appena entrerà in stanza inizierà una terapia antibiotica, non sappiamo quale sia il batterio patogeno, ma lei ha un'infezione, aveva moltissimi globuli bianchi per una con la sua forma tumorale. Tornando alla leucemia di cui soffre, deve smettere di fumare, è importantissimo, mi raccomando lei ha solo ventisei anni non ha altre patologie, non si dia per vinta le possibilità di farcela sono moltissime. Non si butti giù. - Dottore io ci provo, ma are da stare in salute e felice a trovarmi con il sangue color bianco, stare senza forze e con le difese bassissime, purtroppo avendo studiato un po' medicina la cosa non mi fa stare allegra! Il mio mondo si è ribaltato in pochissimo e non ci sto capendo niente. - La comprendo e capisco, ma deve farsi forza, lo dico per lei. - Che terapie dovrò fare in questi giorni? - Per prima cosa dovremo eliminare l'infezione di cui soffre e dopo inizieremo la fase di consolidamento per tre mesi, sarà il momento più duro, non credo abbia bisogno del trapianto di midollo, ho visto pochi casi della sua età a cui è stato necessario un trapianto, ma per esserne certi bisognerà vedere come risponderà alle cure. - Posso andare in stanza adesso? Vorrei riposarmi sono stanchissima e la testa mi scoppia! Dottore grazie per l'incoraggiamento ne farò tesoro. A fatica si trascinò fino alla stanza nr “..”, prima di entrare ricevette i saluti e gli auguri di sca: - Lolly solo una cosa: non ti buttare giù e noi ci stiamo: io, i miei, Marco, Lorenzo … t'aiuteremo basta che fai uno squillo e uno di noi starà qua o a casa tua. Ora vai e combatti! - Grazie Fra. Si abbracciarono in maniera intensa e drammatica. sca dopo alcuni secondi vide la madre di Lorella, la quale volle parlarle urgentemente: - Lorella sta male? Non mi arrabbio anch'io avrei detto una cavolata fossi stata in te.
- Sì ha un'infezione adesso, si è un po' trascurata in questi giorni e per questo ha avuto questo peggioramento, ma il dottore è molto fiducioso. Stia tranquilla! Si faccia vedere con suo marito invece! Per lei è molto importante, me ne ha parlato molto in questi giorni. - Per me sarà una fatica, ma una figlia è più importante. sca scusami per l'altro ieri, ma ero molto arrabbiata e delusa da Vittorio e quindi ti ho risposto in quella maniera. - Scusi me per la balla invece, ora vado sono molto stanca e devo assumere un po' di farmaci, come vede non è solo Lorella a star male (sorridendo) La signora Lolli si diresse verso la stanza della figlia, prima di entrare chiamò il marito pregandolo di venire in quel momento e non l'indomani, come previsto originariamente da lui stesso: - Vittorio vieni oggi ti prego, così Lorella ci vede insieme e per lei sarà una grande cosa, poi per te ha sempre avuto un debole! - Arriverò subito, nessuna scenata eh? - Mi hai preso per un'adolescente alla prima cotta! Non sono così scema. Dai ti aspetto che entriamo insieme. Lorella nel frattempo delirava, il paracetamolo e la tetraciclina dovevano ancora fare effetto e la febbre tempo pochi momenti sfondò il muro dei quaranta gradi. Prima di delirare, in un ultimo irrazionale tentativo di restare lucida, si mise a guardare fuori la finestra il giorno che moriva e rapidamente diveniva crepuscolo e sera, la visione non migliorò il suo umore, che peggiorò, la sensazione che sarebbe stata la prima di lunghe ed interminabili giornate là dentro, mentre fuori la vita proseguiva senza di lei, la metteva di pessimo umore, in quel momento desiderava la salute come mai in tutta la sua vita: il poter tornare a correre, uscire, mangiare normalmente, muoversi liberamente, fare l'amore, badare a Flavio … erano tutti pensieri che si accavallavano senza sosta fra le sue sinapsi tormentate e sfibravano il suo corpo esausto e disperato. Alcuni minuti dopo, appena la febbre superò i quaranta, iniziò una lunga e catartica allucinazione: Il cielo era nero ed un enorme serpente del medesimo colore la inseguiva e la stritolava, vedeva in lontananza i genitori che litigavano fra di loro senza sentire i suoi strilli disperati, Marco e sca piangevano impotenti, mentre vedeva dall'alto l'anima di Valerio Marra tormentarla senza sosta e ridendo con gustoso
piacere della sua disgrazia: “Bastardo con quello che hai fatto a sca dovevi crepare 1000000 di volte, ma a me non mi avrai lassù no no! Quando mi hai avuto qua era un frutto avvelenato sì, e lo sai meglio di me” Il tutto terminò improvvisamente, tempo che la temperatura scendesse sotto la soglia critica e tornare lucida: - Mamma, mamma il serpente, c'era un serpente sono sicura. - Non c'era niente era tutto nella tua mente, io e papà siamo entrati dieci minuti fa e stavi delirando, abbiamo parlato con l'infermiere ci ha detto che era tutto normale e allora abbiamo aspettato che sfebbrassi. Mi vuoi spiegare a chi ti riferivi quando hai detto devi crepare 100000 di volte? A Marra? Non è morto in un incidente? - Sì sì, ma sai quando i neuroni vanno in tilt e sei pure psicanalista! Roberta guardò la figlia, con un misto di sospetto ed affetto, ma in pochi secondi tornò ad uno sguardo più amorevole. - Papà dov'è? - Sta in bagno, ora arriva, tranquilla (accarezzandole il viso sudato). Sei madida di sudore e pensare che scotti ancora, quando siamo arrivati io e papà dovevi essere un forno. - Se sbattevi un uovo sopra la fronte lo cucinavi. Papo come va? - Io bene. Te invece che ti ha detto l'oncologo? - Che comincio tre mesi di chemio appena elimino l'infezione, cioè salvo complicazioni fra pochi giorni, e ha detto che questo è il periodo più difficile, che devo smettere di fumare … insomma non scioglie la prognosi, ma adesso, nonostante tutto, sono euforica. - Quando cade la febbre è sempre così. (La madre) - Mamma papà voi rimettetevi insieme. Sono stanca di vedervi litigare e poi dai
che siete ancora innamorati, già con quello che è successo con Carlo non ci credo più, ma non vi ci mettete pure voi. Guarda mamma che psicologa sei, papà ti sta fissando da quando è arrivato. Non fate scemenze, fatelo per me! I due coniugi si osservarono momentaneamente negli occhi, lo sguardo di Roberta divenne per un istante meno severo ed arrabbiato verso il marito, quasi volesse dargli una chance o quantomeno cercare di fare qualcosa per salvare quel matrimonio in crisi, ma ancora lontano dall'essere arrivato al capolinea. Lorella non ci mise molto a capire lo sguardo materno, quando i genitori la salutarono per uscire dalla stanza, ebbe un sollievo all'anima ripensando all'episodio: “ Quei due si rimettono insieme, mamma farà la preziosa per un po' ma poi si stuferà ed avrà i sensi di colpa nell'essere stata così intransigente, e papà tornerà a casa. Poi sono figlia unica ammalata e non vorranno deludermi” La settimana seguente incominciò la seconda fase di chemio. Era stremata e distrutta, ma come le diceva l'oncologo era il sintomo del fatto che il corpo cominciava a distruggere il nemico. Lo sperava ardentemente, mentre sentiva la vena bruciare sotto i colpi delle antracicline. Il giorno dopo vomitò l'anima nel water del bagno della stanza; con la bocca ancora sporca di vomito ed il sapore acre ed acido intriso nel naso e nelle papille gustative, fissò lo specchio e pensò: “ Lore ci sei te! No Carlo, no i miei, no amici … io, sono forte, sono forte, più forte di queste maledette cellule tumorali, uscirò di qua e sarò una persona migliore, devo lottare per me, non per gli altri, questo stronzo per uccidermi dovrà faticare, non gliela darò vinta tanto facilmente!”
ATTO IV "DALLA PARTE DI MARCO"
MATRIMONIO DI SCA
ATTO IV “DALLA PARTE DI MARCO” MATRIMONIO DI SCA Marco quella domenica mattina non sapeva proprio che emozioni provare; da un lato era felice per sca, ma d'altro canto le condizioni di Lorella non facevano dormire sonni tranquilli a nessuno. Perso in questo dubbio emotivo si preparò per il matrimonio dell'amica; ò molto tempo a sistemarsi, praticamente quasi due ore. Il completo di matrimonio gli era costato una fortuna, si bruciò due stipendi per comprarlo. Quel periodo a lavoro stava andando bene; aveva oramai smesso di frequentare corsi universitari (gli mancava l'esame di politica economica ed aveva chiuso la triennale) e di conseguenza ben tre giorni lavorativi su cinque, più precisamente il lunedì, il mercoledì ed il venerdì lavorava a tempo pieno, i restanti giorni della settimana a chiamata della datrice Giulia. Arrivò in municipio in lieve ritardo, ma il matrimonio di Lorenzo e sca fu poco più di una formalità, di fatti i neo sposi non invitarono molte persone quel giorno per il pranzo di matrimonio, c'erano: i genitori, i nonni e la zia di sca, il padre di Lorenzo (la madre non si presentò per via di una litigata furibonda con Rossana), il famoso Ruopolo, alcuni amici di paese di lei, mentre di scuola erano presenti lui, Rosa e Giorgia. Il pranzo fu composto da più portate di pesce, ma fortunatamente gli chef calcolarono molto bene le porzioni dei piatti, non fu uno di quei matrimoni dove al termine del pranzo gli ospiti disperati si guardano per cercare di capire come smaltire quelle sfilze di cibo. Al termine del pranzo, Marco con gli altri invitati si diresse verso il grande tavolo a prendersi champagne, fette di torta o frutta; in quel momento ebbe modo di parlare con la sposa e non solo:
- Marco come ti è sembrato il pranzo? - Perfetto Fra, si è mangiato il giusto. - Menomale, non sai l'ansia che avevo ieri in proposito, però dai è andata bene non sei solo te che mi dai questa notizia. Piatto preferito? - Il risotto con gli scampi era delizioso, comunque ieri ho sentito Lorella, a te come ti sembra? - Io l'ho sentita l'altro ieri, mi sembra volitiva, ma ancora sotto shock, poi lei è uno scricciolo, per quanto i farmaci te li calibrano sul peso lei è sempre magra. - Eh lo so! Un giorno stiamo bene, il giorno dopo … - Marco la vita modula: un giorno è in tonalità maggiore, poi c'è l'evento/accordo che modula tutto e vai in tonalità minore. L'importante è restare noi stessi ricorda! Comunque anche io sono preoccupata e stasera la chiamo, le spedirò le foto … quanto vorrei vederla qua, darei tutto l'oro del mondo. - Mica solo te! A proposito il signor Zeffiri Lorenzo, dove porta in luna di miele la nostra cara signora Faranda Zeffiri? - In una SPA tre giorni. Marco tu lo sai che io a marzo ho il concerto e mi sto studiando centocinquantacinque pezzi, il matrimonio serio con luna di miele lo faremo fra qualche anno, dopo che lui finirà di solcare i mari, nel frattempo lo sai meglio di me che succede in questi casi se si smettesse di studiare, quindi sarà una cosa tranquilla. Il piano mi aspetta! - Beh hai ragione! Ti lascio se no lo sposo si ingelosisce. - Ahahah vai va! Rimessosi a sedere sul suo tavolo, era seduto a fianco a Rosa e Giorgia, parlò, quando non erano impegnate fra loro in conversazioni, soprattutto con Giorgia, con Rosa non aveva mai avuto un buon rapporto: ai tempi delle superiori capitò spesso a Marco di battibeccare con sca proprio per questa sua amicizia, diciamo che non furono mai litigi, ma scambi di vedute accesi sì. A Marco fin dal I superiore gli stette antipatica, il motivo dell'antipatia era proprio sca: Rosa mise in giro una voce non vera sul conto di loro due e mentre sca ci
ò sopra dopo poco, Marco se lo legò al dito per molto tempo e non ci recuperò mai più il rapporto. Proprio per questa ragione in quel momento parlava con Giorgia: - Oggi sca è proprio bella, risplende con quel vestito. Marco ti dico una cosa: l'ho sempre un po' invidiata, cioè mi sembra un'Afrodite. È perfetta! - Ahahah. Anche te sei bella, magari non di fisico, ma ho sempre apprezzato la tua genuinità e sai che ti dico so scemi i ragazzi che non la notano. Un brindisi per Giorgia! - Dai ubriachiamoci! Ahahah quanto siamo scemi? - Troppo! A proposito, prima non te l'ho chiesto che hai parlato spesso con Rosa, mo che fai? - So messa come te! Ho ripreso a studiare. - Davvero! Che cosa? - Lettere a Tor Vergata, ed è molto meglio di giurisprudenza, sarò disoccupata ma faccio quello che mi piace, prova a convincere sca a venire. Ai tempi parlavamo sempre dei romanzi che leggevamo, lei è una gran lettrice. - Mo è incasinata con il pianoforte, ha l'esame a marzo. - Non avete finito il conservatorio, che eravamo in quarto? - Lei sta finendo l'accademia post-conservatorio infatti. Adesso che leggi? - Io Dostoevskij, indovina che opera? - Oddio no! I Karamazov, incubo di III superiore, mannaggia alla Volonté! - Ahahah sì! Forse eravamo piccoli a leggerlo a diciassette anni, ma è un capolavoro. - Non lo metto in dubbio, anche se per la recensione ringrazio ancora san sca, che mi mancavano quattrocento pagine da leggere, anche se il personaggio di Dimitrij è così simile a me, un po' impulsivo.
- sca era la tua Grusenka? - No no, l'ho avuta, ma mi sono lasciato un anno fa, si chiama Sara. - Dai dimmi qualcosa su di lei? - Volentieri, ma adesso sta arriva Rosa e sai con lei non .. - Sì sì lo so che non vi amate! Casomai al ritorno in macchina. Non ti disturba se mi accompagni? - Ma figurati! Fammi sapere quando vuoi andare via. - D'accordo! All'incirca un'ora dopo la gente cominciò a lasciare il locale, mentre era vicino alla sua macchina nel parcheggio, sentì toccarsi le scapole in maniera amichevole. Era Lorenzo: - Marco grazie di tutto! - Di che! Poi devi averci fiducia, ci hai provato te con sca non io, il merito è tuo, e se proprio devi ringraziare qualcuno quella è la tua nuova suocera! Dopo queste parole Lorenzo lo abbracciò in maniera fraterna ed in silenzio tornò alle sue cose. Dopo aver preso la macchina raggiunse Giorgia che lo aspettava fuori dal locale. Durante il viaggio di ritorno parlarono di varie cose: università, del matrimonio, ricordi, di Sara … all'ultimo il dialogo andò su Lorella e proprio di quello parlarono al momento di salutarsi: - Quindi abita ancora là, domani o a trovarla. - Sì sì, tanto domani la trovi a casa, la chemio adesso la fa in day-hospital. - Grazie Marco! In bocca a lupo per tutto! - Crepi! Ciao Giorgia! Tornato a casa ovviamente non cenò, la sera dopo aver suonato un attimo (era solo: sua madre era via un po' di giorni con Sergio) si mise a dormire. Era felice, ma non troppo.
MARZO 2018
MARZO 2018 Marco stava sdraiato sul divano. Non poteva muoversi. Ornella stava ando l'aspirapolvere per la casa, ed egli sapeva bene che rovinarle il lavoro l'avrebbe resa estremamente isterica, e di prima mattina di litigare non ne aveva proprio voglia. Finita la sosta forzata sul divano si mise a suonare, ma appena eseguiva qualche battuta, interveniva la madre con qualche richiesta evitabile: - Marco cosa vuoi a pranzo? - Uff! Ma sto suona potresti evitare domande inutili proprio in questo momento! Comunque essendo onnivoro mangio quello che c'è! - Fra prosciutto e mortadella che ti do? - Fuuu! Dammi la mortadella. - Va bene! Come sei isterico, sca mica è così quando suona. - Ahahah come fai a saperlo? Mi sa che non la conosci bene. - Quell'esame all'università poi quando lo dai? - Me ne manca uno! Lo do ad aprile infatti oggi vado dal prof. - Dal Castrone? - Sì proprio da lui, vedo le ultime cose. Nel pomeriggio, dopo essersi riposato, prese l'automobile ed andò dal professore per le ripetizioni. Aveva incominciato ad andarci a settembre per un altro esame che poi aveva ato a gennaio con 25/30 ed adesso prendeva lezioni di politica economica. Era l'ultimo esame della triennale e sicuramente l'ultimo della sua carriera universitaria: oramai a ventisette anni compiuti non aveva più voglia di
imbarcarsi altri 2/3 anni di studio intenso, e preferiva terminare lì la sua fase degli studi. Il prof non abitava nelle vicinanze; la sua casa si trovava a mezz'ora di macchina (senza traffico) da casa di Marco, per l'esattezza in zona Axa/Casal Palocco, viveva in una villetta all'interno di un comprensorio vigilato da guardie armate giorno e notte. Non era molto grande, ma per una persona sola come lui era più che sufficiente. Nelle due ore di lezione rivedettero alcuni esercizi e rispolverano concetti di macro e microeconomia fondamentali per capire la materia; il prof si impegnò molto per fargli comprendere alcuni non facili concetti microeconomici della “Teoria marginalista” e di altri argomenti come: elementi della "Teoria dei giochi" di Nash, la "Curva di Phillips", le "incoerenze temporali". Verso le 18,30 la lezione finì e Marco salutò il prof, sembrava tutto come al solito, ma al momento di congedarsi il professore disse alcune frasi sibilline: - Marco mi raccomando guardati le spalle! La vita a volte è pericolosa nei momenti più inaspettati e tranquilli. - Oddio! Si riferisce a quello che è successo a Lorella per caso? (Marco molto confuso) - No tranquillo, purtroppo la malattia è una cosa inevitabile, diciamo che fra poco capirai le mie parole. - Ciao Prof! - Ciao Marco. Durante il viaggio di ritorno era indeciso se rientrare a casa o andare a trovare Lorella, dopo aver controllato l'orario sull'orologio dell'autovettura optò per la seconda ipotesi: “ Ma sì è ancora presto è inutile che avviso mamma, tanto Lorella non voglio disturbarla molto considerando come sta” Ma più che per la decisione di dove dirigersi quella sera, il grande dubbio che lo attanagliava mentre stava guidando era il significato delle parole del professore, qualcosa non gli tornava, era fin troppo evidente che volesse dargli un messaggio da capire fra le linee, un detto non detto molto strano, considerando la grande intelligenza del professore ci doveva essere per forza qualcosa sotto, non potevano essere parole dette a caso. Arrivato da Lorella verso le 19,05
chiacchierarono del più e del meno, evitando di affrontare l'argomento leucemia: - Lorella che hai fatto questi giorni? - Casa, sono stanchissima. Te? - Sono stato dal prof oggi a ripetizioni, sono stato da lui prima di venire qui. - Come sta? (tono curioso) - Bene, ma mi ha detto una frase molto strana al momento di salutarmi. - Cioè? - Cioè mi ha detto di guardarmi le spalle che la vita è bastarda, ma non so a cosa è riferito. - Uh (facendo smorfie mentre pensava) pensando alla sua personalità e ricordandomi di scuola, ti voleva dire qualcosa, ricordi? Faceva sempre così a chi era a rischio bocciatura, diceva e non diceva, ma non apriva mai la bocca a caso, d'altronde è una persona con alto QI e non ama perdersi in chiacchiere inutili. - Brava Lore, è proprio quello che mi insospettisce. Bah vedremo. Te la tesi? - La discuto a fine mese, è un casino riare con tutta questa stanchezza fisica, ma ormai manca pochissimo e non voglio aspettare luglio. - Che giorno? - Venerdì 23. - Non ci credo, cioè te il 23 e sca ha il concerto il 27. Vi auguro il massimo ed ovviamente non mancherò. Io la tesi penso di discuterla proprio a luglio o al massimo a settembre. Non oltre la fine di questo anno accademico. - Di che tipo la fai? Io sperimentale, vediamo se me lo danno il 110 quegli stronzi. - Grande Lore te voglio così. Cattiva! Io compilativa.
- Quanti 18 hai accettato questi anni? - Tanti, io non butto via niente, mica so Sara, quella 110 e lode tesi sperimentale, lascia sta! Ha finito con il massimo anche il dottorato. Lorella voglio finire, ormai ho ventisette anni. - Ti capisco, io, leucemia permettendo, ho anche un anno di praticantato e l'esame di Stato. Quindi ti capisco bene. A proposito mi dispiace che non puoi restare a cena, se avessi chiamato prima. - No tranquilla! Avrei dovuto anche avvisare mia madre in caso, oggi preferisco mangiare a casa. Ciao Lory! - Ciao Marco. Tornato a casa, nel bel mezzo della cena, la madre gli diede una cattiva notizia. - Marco è successa una cosa non proprio bella. - Cioè? - Nonna sta male, ha avuto un infarto, adesso è in ospedale a Bolzano, te con il lavoro è meglio che resti qua, ma io mi farò una decina di giorni su. Parto lunedì. - Oddio! Non è un problema restare solo, speriamo bene per nonna. - Sì sì di te mi fido, hai vissuto anni da solo e per nonna adesso è all'ospedale, è al sicuro. La sera Marco al momento di addormentarsi aveva molti pensieri in testa: Lorella, la nonna, le frasi del prof. Non si addormentò subito. Era confuso e leggermente preoccupato.
IL ATO NON MUORE MAI
IL ATO NON MUORE MAI Il lunedì, dopo aver salutato la madre, si diresse in ufficio. La giornata scivolò via con le solite pratiche assicurative da sbrigare e le solite faccende da ufficio con i colleghi. In quell'ambiente si trovava discretamente bene; a differenza della sua precedente esperienza lavorativa si trovava meglio sia con i pochi colleghi ( l'ufficio aveva quattro dipendenti in tutto), sia con la datrice che lo conosceva fin da quando era un neonato, ed essendo single senza figli, lo aveva trattato sempre come un figlio e proprio per questo a volte lo punzecchiava in ufficio: sapeva fin troppo bene della sua pigrizia e di come dovesse essere stimolato per rendere al meglio il suo potenziale; fortunatamente era una manager di quelle indicate nei libri teorici come autorevoli, ma non autoritarie, di conseguenza riusciva a far rendere al meglio tutti i dipendenti, e con l'arte della parola risolveva le varie dispute fra colleghi. Alle 18,00 uscì dall'ufficio e si diresse verso casa di Valerio. Era stato invitato a cena, in quanto i suoi genitori erano in vacanza per festeggiare un anniversario di matrimonio, tornò a casa a tarda serata e poco prima di dormire ebbe una sgradita e drammatica sorpresa: “ Ma chi cazzo è che chiama sul fisso a quest'ora, giuro che se è uno scherzo … che Dio li fulminasse, loro e le famiglie, tanto mamma non è mi chiamerebbe sul cellulare” - Pronto! (stanco ed impaziente) - Alpha sappiamo tutto di te: di come hai vendicato la bella addormentata, della tua amicizia con la donna malata. Sei stato chiamato per un'altra operazione, vista la tua professionalità cinque anni fa … non dica di no, sappiamo tutto dell'incidente ed un pm sta indagando in proposito, e se magari lo imbocchiamo con le giuste prove, trent'anni non te li leva nessuno! A te la scelta! Sogni d'oro. - Con chi cazzo parlo! Marco parlò al vento, la chiamata già era caduta. Il telefono fisso era un vecchio
modello ed era impossibile registrare o vedere il numero che aveva effettuato la chiamata, tutto questo lo inquietava moltissimo, chi aveva chiamato era a conoscenza di questo particolare, e poi? Poi non era uno scherzo, c'erano troppi riferimenti: la bella addormentata, chiaramente sca, la donna malata, Lorella, il nome in codice che aveva nell'operazione “Giglio bianco”, l'incidente di Marra, inoltre la chiamata era stata fatta proprio in un periodo che era solo in casa e nessun altro poteva sentire o ascoltare tutto ciò. Pensare a tutte queste cose lo rese insonne, ò buona parte della nottata sul tavolo della cucina fino che alle 3,30 di mattina si mise a letto stanchissimo e dormì. Il giorno seguente non aveva impegni lavorativi, la mattina studiò per l'esame ed il pomeriggio ò a trovare Lorella; cercò di essere il più tranquillo possibile, ma non riuscì a nascondere del tutto il proprio stato d'animo, che non sfuggì agli occhi di Lorella, la quale evitò di dire la cosa a Marco e fece finta di niente. Tornato a casa trovò una seconda sgradita sorpresa: era arrivata una lettera anonima. Nella lettera era presente l'ordine di farsi trovare giovedì in una precisa via e da lì essere trasportato in qualche località nascosta, per forzargli la mano nella lettera c'erano foto di lui, la cosa inquietante era che una foto scattatagli era stata fatta non dopo il 2011, improvvisamente scoprì di essere spiato da ben sette anni. A casa a stento trattenne una crisi isterica e dopo molti ripensamenti decise di eseguire l'ordine previsto per giovedì, comprese di non avere altra scelta. Il mercoledì a lavoro era uno zombie, dovette fare e disfare parecchie pratiche e Giulia lo chiamò a rapporto: - Marco cosa succede?! Lavori qua dal 2015 e quelle sono pratiche stupide, mi ha chiamato una cliente poco fa, insomma hai combinato un casino! Qui bisogna lavorare, hai studiato economia e sai che io ricavo un profitto da tutto ciò, ma se tutti i dipendenti lavorassero come stai lavorando te oggi, io chiudo! Marco guardami ti conosco da quando eri un fagottino, qualcosa non va? Sei preoccupato per tua nonna? Ieri ho sentito tua madre e nonna sta bene … guarda se vuoi ti do alcuni giorni, però scuotiti non posso tenerti così. - Grazie Giulia, è una questione lunga, dal 2010 al 2014 ho combinato dei guai ed adesso me li sto trovando contro. - Marco quali guai? Droga, criminalità … parla lo sai tua madre come sta! - Giulia posso avere una settimana al ritorno starò meglio!
- Settimana concessa! Marco ( lo guardo con lo sguardo che diceva: “non combinare casini”) - Tranquilla Giulia! Il giovedì attese impaziente l'orario indicato nella lettera e si recò in anticipo al luogo dell'appuntamento. Al momento opportuno fu tutto come 5/6 anni prima: il furgone, l'anestetico … Si risvegliò in una specie di bunker, non era solo, c'erano altre quattro persone, ma non conosceva nessuno, dell'operazione “Giglio bianco” c'era solo lui. Immediatamente gli venne comunicato il perché della sua scelta dalla persona più anziana lì presente, quasi sicuramente un ufficiale dell'esercito. - Signor Mancini, lei oggi è qui in quanto è l'unica persona italiana e residente attualmente in Italia, operante in azione attiva alcuni anni fa. Operazione condotta con grande successo. - Si può sapere che volete? Cosa devo fare? - Non si scaldi a breve saprà tutto. Non fu un gran sapere per Marco. L'operazione che avrebbero dovuto attuare era l'omicidio tramite impiccagione (da mascherare in suicidio d'amore) di una adolescente figlia di un ex ufficiale in Iraq, il quale voleva aprire bocca circa dettagli ovviamente top secret della missione irachena. Al ritorno, dopo aver subito la solita procedura, Marco ripensò a quella missione: era schifato, si trattava di un omicidio molto più brutale di quello di Mlovan, oltretutto uccidere una quindicenne per impiccagione era una cosa aldilà della sua morale, una ragazza innocente e senza colpe, no non era quello il suo progetto di vita, avrebbe accettato anche il rischio di farsi un processo e rischiare una condanna per omicidio, chissà forse avrebbe avuto delle attenuanti, ma ammazzare un'adolescente di quindici anni, no. ò il giorno seguente a casa. Depresso ed insonne.
IL SACRIFICIO
L'ultima lezione
IL SACRIFICIO Il sabato pomeriggio Marco si recò dal professore. La lezione finì abbastanza velocemente, ormai aveva compreso i “segreti” della disciplina e non vedeva l'ora di levarsi quell'esame di dosso. Terminata la lezione il professore iniziò a parlare di altro: - Marco devo dirti alcune cose, ma dobbiamo uscire da casa. - Non la capisco prof! - Semplice, camminiamo qui per il comprensorio, c'è un piccolo bar andiamo là. - D'accordo, ma cosa mi deve dire, già la scorsa settimana mi … - Ahahah anche io ero così impaziente all'età tua, cinque minuti e scoprirai tutto. Tempo pochi minuti si sedettero nei tavolini fuori il bar del comprensorio, era una giornata uggiosa e fortunatamente non c'era nessuno che potesse sentirli. Il prof appena il barista, a cui chiesero un caffè ed un succo, andò via, attaccò bottone: - Marco cosa ti è successo giovedì? - Niente, sono stato a casa. - Non proprio! Hai parlato con gente pericolosa. Ho indovinato? - Sì, ma come fa a saperlo?
- Allora, se non erro di questi tempi, cinque anni fa venisti a scuola e mi dissi dell'operazione “Giglio bianco”, da lì ho iniziato un'indagine, ovviamente non svolta solo da me, ed abbiamo scoperto molte cose inserite in un dossier dettagliatissimo, adesso non posso dartelo, come detto non ci ho lavorato solo io, ma entro domani tornerà in questa casa e lì lo trovi nascosto vicino il quadro all'ingresso, ho preparato un'intercapedine dentro la parete per mettercelo. - Perché sta facendo questo? - Per tanti motivi: prima di morire voglio espiare le mie colpe di quaranta anni fa: ho venduto molti camerata e mi sono comportato un po' da infame ed è una cosa che non mi sono mai perdonato, in secondo luogo te sei in pericolo; Marco io ti ho sempre considerato quasi come un figlio, poi le nostre vite per qualche oscura ragione sono molto simili, non voglio che ti fai anni ed anni di galera. Infine non ho paura di morire: c'è chi vive una sola e magari squallida vita, io ne ho vissute sei o sette, ormai ho sessantasette anni e non ho figli o persone da mantenere, e questa vita da pensionato non fa per me, o le giornate a non fare un tubo di niente, se non avessi lavorato sul dossier avrei avuto una vita noiosissima in questi anni, perciò non preoccuparti per me, pensa invece a te stesso. Questa è gente che ha messo chili di tritolo in giro in alcuni momenti storici, dovrai essere uno squalo e non guardare in faccia a nessuno. - Prof non voglio vederla morire? - Ripeto, fregatene di me. Io sono anziano, sei tu che hai ventisette anni, non io, sei tu che hai tutto il tempo per farti una famiglia, non io; io se dovessi lasciarci le penne, cosa probabile, sarei molto sereno. Pensa a te stesso! Non hai altre soluzioni, so benissimo quali sono le condizioni che ti hanno posto: sei veramente sicuro di uccidere, per impiccagione, ed è il metodo più crudele e sadico, una bambina di quindici anni? Qui non è Mlovan, qua si tratta di una bambina la cui unica colpa è essere figlia della persona sbagliata, o rifiutandoti farti trent'anni di galera in carceri sovraffollate e disumane? Marco tu non hai il cuore di un criminale, eresti giorni da inferno là dentro e ricorda che esiste un ramo dei servizi specializzato in suicidi in carcere, pensi di non rischiare di finire nelle loro grinfie, guarda se qualche pm venduto ti piazza in isolamento diurno, dopo un po' diresti che tua madre è vergine, e se apriresti bocca sull'operazione “Giglio bianco” avresti i minuti contati. Marco lo sto facendo per te! Sono io che ho diretto e coordinato la creazione del dossier, per ovvi motivi non ti dirò le altre persone che mi hanno aiutato, ma sappi che è la tua unica
chance di uscirne pulito da tutta questa merda. - Prof mi consigli, come devo muovermi? - A giorni verrò ucciso, probabilmente erà come una rapina sfuggita di mano, lì devi pregare Dio che non trovino il dossier, ma è nascosto bene e difficilmente lo trovano nel poco tempo che avranno a disposizione, ipotizzando che le cose vadano così, la mia casa verrà posta sotto sequestro giudiziario un po' di giorni, ovviamente la versione che erà sarà quella della rapina, tu dovrai entrare, inventa te il modo, e recuperare il dossier, da lì li terrai per le palle e potrai imporre le tue condizioni, e chiedergli di tirarti fuori dall'ultima operazione. È la tua unica via di uscita. Ora ti devo salutare che deve arrivare a minuti quella persona. Al momento del saluto ci fu un lungo abbraccio tra i due, il professore diede le sue ultime raccomandazioni: - Voglio un 30 e lode a politica economica, e salutami sca e Lorella. Di' a quest'ultima che un mio caro amico ha avuto la sua stessa forma di leucemia in età adulta ed adesso sta benissimo, e di' a sca di tornare a suonare ad alti livelli. Ciao Marco! (gli ò una copia delle chiavi della casa) - Ciao professore! (viso pieno di lacrime) Tornato a casa un uragano di ricordi tornò in mente a Marco: le lezioni di economia aziendale, i giorni spensierati dell'adolescenza ... voleva una volta per tutte lasciarsi alle spalle il suo ato, per farlo doveva eseguire gli ordini del professore, non aveva altra scelta. Era la situazione più difficile della sua vita. La sera dopo cena cominciò a pensare a qualche piano; aveva avuto un'idea: la persona più adatta per aiutarlo era Valerio. Valerio da figlio di un ufficiale aveva la sua fissa per le armi e la guerra, in quei giorni era solo in casa, era affidabile … ma in quel momento non potevo contattarlo né da internet né da telefono, per questo si diresse immediatamente a casa sua: - Chi è? - Valerio so Marco aprimi. - Oddio Marcolì che è successo?
- Te lo dico su, aprimi. - Mah c'è .. - Manda via il puttanone che hai chiamato, te la pago io la escort non ti preoccupare, ma per stasera ti devi accontentare di una sega. - Vabbè solo perché sei te! Salito su Marco osservò divertito la scena: c'era una prostituta che si stava rivestendo e reclamava con forza l'importo pattuito. - Valè quanto voleva? (nel frattempo era in bagno a rivestirsi) - 500. - Mortacci tua! Manco li ho 500, cioè devo andare al bancomat a prelevarli. - No pago metà io. (Valerio dal bagno) - Vabbè tieni i 250, gli altri te li dà il ragazzo. Tempo alcuni minuti Valerio uscì dal bagno, e la prostituta presi i soldi, uscì di casa. Marco non perse tempo ed iniziò subito ad esporre il problema. Per esplicare tutta la lunga faccenda impiegò più di un'ora, terminata l'esposizione Valerio fece alcune domande: - Tu hai ucciso due persone quindi? - Sì Vale sì, e non è una cosa di cui mi vanto, soprattutto il primo dei due. Sul secondo, beh se le cercata quello stronzo. - Come è urbanisticamente la zona dove abita il prof ? - Un complesso di villette, il problema è che c'è sempre un vigilantes che sta di guardia all'ingresso. - Marco si fa un bluff. Fingiamo di essere criminali bestiali ed entriamo. - Sì ma come?
- Abbiamo questi giorni per pensarci. - Vabbè Valerio ti saluto che è notte fonda. Te hai il porto d'armi? - Sì ho due “Glock”, una te la presto. - Perfetto. Ora vado, te che sei esperto di strategie militari fatti venire qualcosa in testa, ho pensato che solo te puoi aiutarmi per una cosa del genere. - Per un buddies questo ed altro. Notte Marco. - Notte Vale. Tornò a casa verso mezzanotte. Se qualcuno lo avesse visto camminare in quel momento, avrebbe notato la camminata confusa di un disperato, nonostante fosse alto 1,82, appariva molto più basso e quasi inghiottito dalla pesante giacca invernale che indossava. In quella notte ventosa le foglie si scuotevano travolte dal vento; era l'immagine perfetta del suo stato d'animo disperato ed in totale balia degli eventi; aveva solo due carte da giocare: pregare e sperare.
O VITA O MORTE !
O VITA O MORTE! Marco venne svegliato all'improvviso, non era né presto né tardi, per l'esattezza erano pressapoco le nove meno qualche minuto. Era sca: - Marco hai visto che è successo al prof? (in lacrime) - L'hanno ammazzato in una finta rapina? - Perché finta? - Fra è una storia molto lunga e sono in dovere di raccontartela, riguarda il periodo in cui “dormivi”, il prof è stato ucciso per quel motivo, voglio che conosci la vita che ho vissuto in quegli anni, ma adesso non posso raccontartela. Questa settimana non cercatemi né te né Lorella. Pregate, o se non siete credenti, sperate per me, incrociate le dita, non lo so! Fate qualcosa. Non posso dirtela adesso anche perché sono cose da dirti di persona e no tramite un cellulare. Ora proprio per questo ti devo salutare. Statemi a fianco con il pensiero! Ti voglio e ti ho sempre voluto un bene dell'anima e sei stata la migliore amica che avessi potuto desiderare, devo ringraziare il destino che ci ha fatto vedere quel giorno lontano del 1999 e ti ha fatto uscire bene dal lungo coma. Ora devo andare! - Marco cosa significa? (spaventata) - Fra se tutto va bene lo saprai presto! Terminata la chiamata sca era terrorizzata ed in preda ad una fortissima ansia, ovviamente riferì tutto alla migliore amica, la quale le parlò dei particolari di cui era a conoscenza. Quel giorno non riuscì a suonare e non andò neanche alle prove per il trio, pensava costantemente all'amico, avrebbe voluto tirarlo fuori dai guai, come quando erano bambini piccoli alle elementari, ma purtroppo aveva intuito che quelli non erano giochi d'infanzia, ma giochi ben più terribili e né lei e né Lorella potevano fare qualcosa. Poi il pensiero del professore: come tutto il V D anche lei era affezionatissima al Castrone e sapere che non c'era più
le creava un vuoto emotivo, anche se non vi aveva un rapporto strettissimo, da dopo la maturità non lo aveva più rivisto, ma era comunque il miglior professore che aveva avuto negli anni di scuola, che chiudeva due occhi sulle sue mancanze in economia aziendale, materia che odiava. Per questo quel giorno era triste ed angosciata. Prima di dormire ripensò alla lunga amicizia con Marco: le elementari, il conservatorio, la sua voce cupa e profonda che le dava un pizzico di muta speranza nel buio del coma, i lunghi dialoghi sui grandi compositori (dialoghi che in ambito scolastico poteva avere solo con lui). Prima di chiudere gli occhi fece una preghiera per lui e per Lorella: “ Gesù santo sono le mie migliori amicizie, la mia volontà è minuscola rispetto la tua, ma sappi che sono due brave anime, e devono restare qui fra noi, dopo Anna e mio cugino non voglio perdere anche loro”. Era una supplica disperata e, forse, inutile, lo sapeva fin troppo bene, ma in quei momenti il cervello è preda dell'irrazionale e voleva disperatamente aggrapparsi a qualcosa. Lorella invece le cose le sapeva, non bene, ma aveva intuito subito la realtà su Robert Smithson e su i lavori segreti di Marco, diciamo che non ne conosceva la forma, ma ne aveva intuito fin troppo bene i contorni e le ombre di quella storia. Ripensò a tutta l'indagine fatta per sca, alla sera del finto incidente, a quando stettero a letto insieme. Era fiduciosa, sapeva che Marco nei momenti di crisi ha la capacità di “tirare il coniglio fuori dal cilindro”. Con un cauto ottimismo andò a letto quella notte. “ Marco non fa cazzate, mi fido di te, portarti i fiori al cimitero no! C'è tempo, ora devi tirare fuori le tue capacità. Gliela puoi fare”
Appena finita la conversazione telefonica con sca uscì di casa e si diresse da Valerio. Si erano messi d'accordo che appena avessero avuto notizia della morte del professore si sarebbero incontrati da lui. Di tempo a disposizione ne avevano, i genitori di Valerio tornavano a casa non prima di dieci giorni, mentre Ornella era ancora in Alto Adige e vi sarebbe rimasta ancora un po'. Parlarono immediatamente dei piani di “guerra”: - Valè la scientifica non so quanto starà nella villetta. Te hai un'idea? - Per me poco, domani già non ci staranno, cioè stanno ad imbocca' l'ipotesi della rapina con lo schizzato tossico di turno, ti pare che lo Stato si auto indaga,
vogliono chiude la storia subito e magari trovare un capro espiatorio in qualche poraccio. - Quando pensi di agire? - Marco domani, qua è un “Blitzkrieg” non c'è momento da perdere, nel caso scoprissimo hanno preso il dossier, tu devi trovarti subito un piano B, non possiamo restare nel dubbio. - Per forza! Idee di azione generale? - Ho scaricato da google maps foto del comprensorio. Allora non possiamo entrare dall'esterno, è pieno di telecamere controllate dal vigilantes all'ingresso; il sistema operativo che gestisce tutto è lì. - Quindi pensi di entrare minacciando il guardiano. - Bisogna attrarlo con qualche trappola verso la macchina e lì farci portare al gabbiotto e da lì ordinargli di disattivare il tutto. Ma in che modo? - Non lo so Valè, ci sto pensando. Sicuri che nessuno starà in attesa nostra? - Questo è il peggior imprevisto, spero non dentro il comprensorio. - Mamma mia che angoscia! Forse qualcuno ci inseguirà all'uscita. - Marco queste sono cose che non possiamo sapere, dovremo stare in super allerta ogni minuto domani sera. - Mi è venuta un'idea: mi serve una foto di tua sorella. - Per che cosa? - Tua sorella, gran fica, può fare da esca, presentati te e digli c'è mia sorella bla bla che è rimasta bloccata con la macchina qui nelle vicinanze, vuol venirci a dare una mano, te mostra la foto e vedi come viene, arriva è trova la “sorella” (indicandosi) lì blufferemo, puntandogli le pistole e arrivati al gabbiotto lo leghiamo e gli ordiniamo di spegnere le videocamere. - Può essere un'idea.
arono tutta la giornata a perfezionare quell'intuizione, ad analizzare i pro e i contro; quel tavolo sembrava quasi come quelli che si vedono negli alti comandi dell'esercito, quando i generali discutono le strategie di battaglia. Il giorno seguente l'adrenalina saliva ogni secondo di tantissimo, rivedettero decine di volte i piani per la notte, ma nonostante tutto il terrore saliva ogni secondo. Alle 22,30 uscirono di casa. Cominciava la notte più lunga. - Valè tutto ok? - Non lo so, sono anni che vado al poligono, ma cazzo qua è un'altra cosa. Comunque tieni! Valerio ò a Marco la “Glock 17” aveva ben trentatré colpi, sedici in più rispetto la dotazione standard, la tensione era altissima. - Cazzo è un gioiello, pesa pochissimo. - Neanche un chilo, embè ma è una Glock, è un'opera d'arte. Partiti si diressero verso l'obiettivo a tutta velocità, durante il viaggio Marco diede alcune indicazioni: - Si spara solo in caso di estrema necessità, al vigilantes non dobbiamo fargli nulla, a proposito hai preso l'occorrente? - Sì c'è tutto: la corda, lo scotch, il piccone, ed il caricatore di riserva. Alle 23,00 si trovavano a pochi metri dall'ingresso del comprensorio. Cominciava la missione. - Valè tieni la foto di tua sorella. Valerio, sistemato con lenti a contatto e finta barba, raggiunse il guardiano in pochi secondi e diede il via all'operazione: - Scusi signore, sarebbe così gentile di aiutare questa ragazza, si è persa ed ha le ruote sgonfie, sa si vergogna di parlare con sconosciuti ed ha mandato me, sono suo fratello, ma noi questa zona non la conosciamo … la prego! - D'accordo (Dopo aver sbuffato fra sé)
Arrivato alla macchina scattò la trappola: - Conosciamo tutto di te, non vogliamo farti del male, portaci al gabbiotto e da lì disattiva le telecamere… chiaro! Muoviti! - Che volete! - Non ci costringere ad essere cattivi. Al gabbiotto! (Marco puntò la canna della Glock sulla tempia del guardiano) - Ok ho famiglia. Faccio quello che volete! Arrivato lì eseguì l'ordine, e dopo venne legato alla sedia da Valerio. Entrati nel comprensorio si diressero verso la villetta del prof, non fu un problema entrarci, Marco aveva la chiave, appena notato il quadro cominciarono a picconare la parete vicino quel punto, trovarono dopo poco il dossier, la missione sembrava essere andata perfettamente, uscirono dal comprensorio veloci come fulmini e scomparirono nel pieno della notte. Le sorprese erano dietro l'angolo però. Dopo una decina di minuti vennero fermati da una pattuglia: - Favorisca patente e libretto! - Eccoli! (mostrandoli) I due poliziotti dialogarono fra loro, mentre Valerio notò qualcosa di strano: “Quella pistola mitragliatrice con selettore di fuoco è in dotazione solo all'esercito, non è una cosa normale” - Marco parti (all'orecchio sottovoce) Appena sentito Marco diede gas, Valerio sparò dieci colpi verso la macchina in rapida successione, sfondò il motore e bucò le ruote, immediatamente i “poliziotti” risposero al fuoco, senza però danneggiare la vettura di Marco che nel frattempo sfrecciava a tutta velocità verso la fuga, in pochi minuti raggiunsero il raccordo e da lì la libertà in non meno di mezzora, stava superando di gran lunga i 140 km/h di media. Valerio quella notte restò a dormire da Marco. - Che hai intenzione di fare?
- Te, se chiuderai occhio. Io penso con tutta questa adrenalina starò sveglio oggi e domani, mettiti a dormire qua, il divano dove stai seduto è un divano letto. Ti aiuto ad abbassarlo? - No faccio io. - Io mi studio questo dossier, vediamo che dice, Valerio pensavo è meglio se resti qua: la tua è una villetta stai solo, qui bene o male è un condominio è più difficile che facciano agguati. Che te ne pare? - Buona idea! Marco però quelli avevano una “MP5”, so parà, sai che è “Falange armata”? - Oddio sì! Hanno minacciato Riina pochi anni fa. - Lo hanno minacciato perché hanno manovrato loro “Cosa nostra” e le azioni della “Uno bianca” nel 1991, ho letto molto in proposito, e con professionisti così stai a rischio pure in un bunker, io mo che cala la tensione sto strippando al pensiero di poco fa. Se non facevo caso all'arma … - Semplice Vale, era una zona con prati e isolata, dopo essere scesi ci mettevano di spalle con qualche scusa ed eravamo cadaveri dopo pochi secondi, la fortuna è che non ce ne saremmo accorti (risero insieme), io direi di tenere la Glock sempre vicina. - Direi proprio di sì. La notte Marco lesse il dossier. Scottava. Dossier Cap I: Biografia dell'agente S.A. Nato a Lecce in data 7/11/1953, dopo la leva militare opta per una carriera da ufficiale (ha importanti referenze: il padre apparteneva a “Gladio” ed ha aiutato l'”OSS” durante l'occupazione nazista) molto veloce, nel 1977 entra nei servizi al SISDE e diventa un “poliziotto di Cossiga”, è presente alla manifestazione del 12/5/77 ove viene uccisa Giorgiana Masi, non è dato sapere se il colpo fatale è stato esploso proprio da lui, negli anni ottanta vive a Beirut e coordina gli agenti spediti in Libano durante la guerra civile. Nel 2007, con la riforma dei servizi
a all'AISI, nel dipartimento speciale azioni contro pericoli alla stabilità finanziaria del Paese, reparto formato da pochissime persone. Un'ultima informativa, dichiara che la sua foto era nel dossier di Valerio Verbano, di cui è il mandante degli assassini, non neofascisti, bensì giovani militanti del collettivo che Valerio conosceva. Qui allegate ci sono sue foto attuali, l'indirizzo del domicilio (…) Cap II: Biografia agente E.R Nato a Bologna il 29/6/1960. Entra nella “folgore” a ventitre anni e subito viene inserito, dopo addestramento in guerra psicologica con ex MACSOV in USA, all'interno dell'operazione “Falange Armata”. Grazie al ato da soldato speciale detiene tuttora una grande abilità nella costruzione di ordigni improvvisati e negli scontri a fuoco. Nel 1990 viene spostato nella VII div. Sismi a Forte Boccea Roma, da dove coordina il reparto trigonometria ed intercettazioni con sede a Cerveteri. Nel 1991 e il falangista che aiuta i Savi, acquista i proiettili 222 remington usati al Pilastro da suoi contatti in Ungheria, il 4/01/1991 uccide i tre carabinieri insieme ai membri della uno bianca ed il 2/5/1991, su sua iniziativa, partecipa alla rapina in Via Volturno (aveva acquistato molte armi in quella armeria, possibili testimoni scomodi), dopo aver abbandonato la Uno bianca scende in Sicilia, ma viene disattivato su ordine del CESIS e la missione affidata ad un altro ex parà. Era probabilmente il telefonista delle rivendicazione falangiste, sa imitare l'accento tedesco molto bene, in quanto la madre è nata a Wiesbaden. Dal 2007 è nell'AISI e lavora per il dipartimento già citato, non per questo dimentica il ato: è il probabile autore delle lettere minatorie al magistrato Di Matteo e della lettera spedita al carcere Opera di Milano per Toto Riina. Qui allegate (…) Perché Angelo Mlovan e dettagli dell'operazione “Giglio bianco” I motivi dell'assassinio di Mlovan sono da ricercare non tanto nella misteriosa scalata a “……..”, ma soprattutto in virtù della sua conoscenza con ambienti dell'alta finanza sapeva dei contratti di swap, fatti dall'Italia per entrare nell'eurozona, e da lì minacciava lo Stato di diffondere la notizia all'estero, ed in tempo di austerità merkeliana il rischio era fin troppo elevato, soprattutto nella situazione del 2012 con forti pressioni sul debito italiano. L'ordine del suo omicidio è arrivato direttamente da Mario Monti nel dicembre 2011, i dettagli operativi sono stati ovviamente girati dal DIS all'AISI che ha girato il tutto al dipartimento speciale già citato e su tutto ai due agenti di cui abbiamo parlato in
questo dossier. Il figlio di E.R (ex marina militare) lavorava a Londra e lì ha conosciuto Emanuele Golletti a cui ha riferito della nascente missione. Il Golletti ha fatto il nome di un suo amico, Marco Mancini, e da lì è iniziata l'analisi del soggetto, inizialmente vi erano dubbi in proposito a differenza di Miki Laatvala (soprannominato durante il servizio militare a Turku "Morte bianca" in analogia con Simo Hayha, celebre cecchino finnico famoso per aver eliminato più di settecento soldati sovietici durante la II g.m) e Kim dok sung non aveva conoscenza o esperienze militari ed inoltre era di nazionalità italiana e c'era il rischio che potesse parlare. L'analisi sul soggetto sono iniziate nel dic. 2011. Qui è presente un dossier dettagliato sulla sua vita. Marco Mancini Il soggetto in questione è nato in data 18/2/1991 da Federico Mancini ed Ornella Ienna (sorella di Fernando). Il padre scompare nell'autunno del 1993 (denuncia presentata il 6/10/1993), probabilmente la scomparsa è dovuta a ragioni sentimentali. Il soggetto ha avuto una vita regolare, nonostante una depressione della madre, ha sviluppato una grande amicizia oltre che con il Golletti con Giovanni Canfora e sca Faranda (ragazza conosciuta, in quanto frequentatore del circolo “Amici della musica”, dal direttore del DIS M.M e attualmente in coma dal 16/12/2010, la procura di Roma sta indagando in proposito sul suo tentativo di suicidio), inoltre altri rapporti da indicare sono con Lorella Lolli (frequentazione minima da dopo il diploma) e Lorenzo Zerfiri (come prima). Ha avuto una storia con Martina Grimaldi non rilevante (amore adolescenziale). Da dopo il diploma a novembre dello scorso anno ha lavorato presso un'azienda di revisione bilanci (spinta dello zio), ma il 15/11/2011 non gli è stato rinnovato il contratto di un anno. Vive solo presso un appartamento di proprietà dello zio in zona “Ponte di Nona”. A livello fisico e mentale ha buone capacità: diploma in pianoforte vecchio ordinamento, ottima cultura di base, buona intelligenza e buon fisico: cinque anni di nuoto agonistico. Non ha sofferto di disturbi psichici: tossicodipendenze, depressione … ed inoltre non ha precedenti penali a suo carico. Soggetto da tener d'occhio. Finito di leggere la sua biografia concluse la lettura del dossier, ne aveva abbastanza, e dopo aver stampato una copia di alcune pagine del documento decise di aspettare le loro mosse. La Glock, carica e senza sicura, era lì sul comodino. Pronta all'uso.
La mattina seguente in un ufficio AISI E.R era visibilmente nervoso: - Cazzo cazzo ed ancora cazzo! Ma ti pare possibile che uno sbarbato vi ha messo alla berlina, adesso bisogna trattare, qua è come con Provenzano, quel nome porta sfica, già il caso Abu Omar c'era un Marco Mancini, ma qua è peggio, se quella roba va su Wikileaks stiamo nella merda, poi va a spiegare all'opinione pubblica che tutta la strategia era per indebolirla Cosa Nostra, o che la uno bianca serviva per tenere alta la tensione e nascondere le cazzate della I Repubblica, prima che Di Pietro e qualche altro PM si mettevano in testa di fare gli eroi. Chiamatelo e vedete che dice, o adesso il coltello dalla parte del manico è il suo. Zero stronzate! - La situazione è sfuggita di mano, non pensavamo ad una reazione simile da parte del suo amico, sapevamo che è figlio di un alto ufficiale dell'esercito, ma che avesse l'occhio così attento sui particolari. Li avevamo in pugno! Comunque possiamo ancora eliminarli, sappiamo che stanno a casa di Marco sulla Casilina, se vuole siamo ai suoi ordini! - Quello è il piano B! Adesso contattatelo, se alzerà troppo la posta iamo a quel piano, ma non credo è un tipo sveglio e sa quello che vuole, quindi spero non ci siano altri problemi. Avanti fate quella chiamata e riferitemi immediatamente.
Alle 10,30 il telefono squillò, le opzioni erano due: o erano loro, o erano le pubblicità; non c'era altra alternativa, Ornella avrebbe chiamato sul cellulare, così come Lorella, sca … che inoltre come patti in quei giorni non avevano chiamato. Con il cuore in gola ed il sangue freddo rispose: - Pronto con chi parlo? - Vogliamo il dossier. Cerchiamo di ragionare e venirci incontro. - Ve lo do in cambio di diecimila euro in lingotti d'oro, alla sospensione delle indagini sull'incidente a Marra e alla promessa di uscire fuori da qui alla mia morte da tutte le vostre operazioni. Questo è tutto! - Discuteremo la proposta, la ricontatteremo fra poco.
- La proposta del soggetto sono: interruzione del lavoro del PM Zavoli, diecimila euro in lingotti d'oro e l'uscita da qualsiasi nostra operazione futura. - Proposta ragionevole. - Diecimila non è troppo? - Fossi in lui mi farei dare centomila euro non diecimila. Avvisatelo della proposta accettata e ditegli di consegnarci il dossier domani notte in zona “…..” per dopo mezzanotte.
Il giorno seguente Marco consegnò quel maledetto dossier, tornato a casa bruciò le copie stampate, ringraziò di cuore Valerio e decise di tornare a lavoro. Erano stati i giorni più intensi della sua vita, e solo tornando alla vita quotidiana poteva smaltire quell'enorme carico di stress. Cercò di avere una vita normale, ma il ricordo in quei giorni tornava sempre. Un ricordo di paura.
CONFESSIONI
CONFESSIONI Quel giovedì Marco se l'era presa comoda: non si era alzato, come suo solito, alle 9, ma più di un'ora dopo. Andò al bar sotto casa a fare colazione. Ornella stava ando gli ultimi giorni in Alto Adige dalla madre, e Marco non doveva dare conto a nessuno dei suoi orari. Dopo essersi saziato ed aver dato una bella letta ai giornali del giorno, si mise a lavorare sulla tesi e a preparare l'ultimo esame, che avrebbe dato da lì a due settimane, a livello accademico era tranquillo, non aveva più nulla da temere dalla routine universitaria, ma altre paure si accavallavano nella sua testa, il pensiero dei giorni precedenti non andava via tanto facilmente, ed a volte mentre batteva la tesi gli capitava di bloccarsi per la paura di quei ricordi. Il pomeriggio dopo essersi fatto una doccia si diresse verso la villa di sca, era stato invitato da lei stessa a casa sua; pochi giorni prima Lucio e Rossana avevano organizzato una piccola festa, con tanto di torta e candele, per festeggiare il triennio dall'uscita dalla “minima coscienza”, c'erano tutti: Lorella, Lorenzo, parenti, altre amicizie … mancava solo Marco che aveva avuto impegni lavorativi non rimandabili, ma sca voleva vederlo ed aveva una gran voglia di farsi spiegare da lui stesso quei maledetti quattro anni della sua vita, inoltre era molto tempo che non si vedevano solo loro due per via dei vari impegni. Arrivò sotto la villa verso le 16,30, citofonò, ma ci fu un imprevisto: “ Mannaggia a me, devo citofonare Zerfiri-Faranda, no Faranda-Bonfiglio, mi fa strano pensare che si è sposata, poi sposata, lo sposo non c'è mai è difficile vederla con quell'occhio” - Sono Ferenc Liszt, mi hanno detto che qui in zona una bella ragazza deve suonare i miei trascendentali e sono uscito dal monastero per venirla ad aiutare. Mi può aprire? - Ahahah! Visto che lei non è Liszt non le apro! - Ahahah!
- Dai sali, poi sto suonando Chopin: op 10 nr 12. Avvicinandosi verso la villa, dopo aver percorso il piccolo “sentiero” nel giardino, prima di bussare rimase estasiato a sentire il suono del pianoforte. La porta d'ingresso dava al grande salone con il “Bosendorfer”, e fuori si sentiva chiaramente la furia dello studio “rivoluzionario”: il turbinoso saliscendi di note della mano sinistra, e la drammaticità epica della melodia; poi lei per Chopin aveva un dono particolare, soprattutto per i notturni, d'altronde Chopin nel creare il modo di melodia dei notturni si ispirava a Bellini, e Bellini si ispirava ai suoni della terra natale … Era naturale che avesse un gran dono in proposito. Una volta bussato, sca gli venne incontro camminando con le stampelle, dopo poco parlarono di studio: - Pronta per martedì sera? - Abbastanza! Sto in perfezionamento, mi preoccupa il trio di Beethoven, quel violoncellista è pessimo, spero non combini minchiate martedì. - Dai valuteranno di più l'esecuzione solistica, mi auguro. - Spero! Domani sera pronto per la festa di laurea? - Come no! So proprio contento per Lorella dopo più di sette anni di fatica. - Dai che fra poco tocca a te! Voglio un 110! - No per chi m'hai preso! Mi sopravvaluti sempre. Che ne dici di una sfida a buche larghe come ai bei tempi! - Ci sto! La gara finì come al solito, vittoria di sca, ma Marco con una buona tattica l'aveva messa abbastanza in crisi, difatti la partita andò avanti per più di una ventina di minuti. Finita la partita sca, visto che Marco si era “sciolto” ò alle domande esistenziali: - Marco che hai combinato dal 16/12/2010 al 18/3/2015? Ho visto che al funerale del prof. sapevi molte cose … per favore dimmelo! Non immagini quanto ho sofferto in questi ultimi giorni. (sguardo materno, ma al tempo stesso molto deciso e penetrante)
- Se mi guardi così mi metti in crisi! Voglio sedermi così ti parlo meglio. Ti va bene? - Va benissimo andiamo nel salone! Guarda ultimamente nel frigo non ho più alcolici, quindi posso offrirti solo un succo, io con la terapia haart ormai non tocco neanche una birra ed alcolici non li compro che Lorenzo non è quasi mai a casa da quando ha iniziato a lavorare in mare. - Tranquilla! Ormai bevo poco pure io. - Ti ho detto questo, perché magari una birra ti scioglieva un po' la lingua, immagino che il racconto sia molto lungo? - Immagini bene. Arrivati al salone si sedettero uno di fronte all'altro sui due divani. Nelle vicinanze oltre il pianoforte e la cuccia del cane, c'era una grande tv al plasma e foto di molti viaggi di famiglia, tutti effettuati prima del 2010, infatti nelle foto sca era senza stampelle. - Fra tu prima mi hai detto che non immagini quanto hai sofferto la scorsa settimana? Bene tu non immagini quanto ho sofferto gli anni che eri in coma, e non solo per te, è stata una somma terribile di eventi negativi, soprattutto dal 2010 al 2012. Io nel 2011 perdo lavoro. Te conoscevi Emanuele? - Sì lui e Giovanni, mi sembra si chiamasse così. - Sì esatto. Quando ero in piena disoccupazione nel 2012 mi chiamò e mi fece una proposta che accettai. - Di che tipo? - Un qualcosa quasi irreale: di andare in un locale in piena notte e lì qualcuno mi avrebbe offerto dei soldi in cambio di un lavoro, ma dalla sua chiamata non capii altro. Niente la notte prevista andai e fu una vera sorpresa. - Scusami non potevi chiedere a tua madre, oppure ai miei, mi hanno detto che ti avevano offerto dei soldi. - Sì Fra, mille euro al mese, ma tu sai come ragiono?
- Sei orgoglioso, quindi hai rifiutato? - Bravissima! Lì un tizio mi interrogò e mi fece fare un test, la cosa sorprendente è che sapevano tutto di me. Io spinto dalla necessità accettai. Erano duemila euro al mese in cambio di andare a fare delle esercitazioni militari in una località che non ho idea dove sia. sca strabuzzava gli occhi, credeva a fatica a quelle parole, ma data la lunga conoscenza che aveva di Marco sapeva fin troppo bene, che era tutto fuorché bugiardo. - Allora se questa storia me la raccontasse un qualsiasi cristiano del globo terracqueo, lo prenderei per un pazzo, ma te no. Esercitazioni militari? Quando sono finite che hai fatto? - Ho ucciso, io e i miei due complici, due bodyguard. Poco fa ho visto il figlio di quel signore a “Chi l'ha visto” mi ha preso una tristezza ed un senso di colpa che non hai idea (piangendo) sca si alzò e lo abbracciò: - Marco me lo vuoi dire in un altro momento? Sono stata troppo pressante scusami. - No macché, anzi hai una sensibilità rara, sia te e sia Lorella avete un gran cuore. - Marco per te farei questo ed altro! (sorridendo) - Allora il lavoro era commissionato dai servizi, il soggetto protetto dai bodyguard minacciava lo Stato di diffondere notizie destabilizzanti ai mercati, considera che quando eri in coma la crisi era più violenta di adesso. Dopo poco Emanuele venne ucciso e per questo chiesi lumi al prof. - Il Castrone? - Sì sì, visto la vita che aveva avuto poteva aiutarmi e senza dirmi niente cominciò a lavorare ad un dossier, per questo è stato ucciso. Nel frattempo io e Lorella abbiamo indagato sul tuo tentato suicidio, grazie al lavoro di Lorella hanno aperto il dibattito processuale contro quei due e …
- So che quel processo è andato male, papà quando se ne parla chiude subito il discorso. Che è successo di così grave? - Fra lo vuoi proprio sapere? - Marco sì, è un pezzo della mia vita troppo importante, non posso restare nell'ignoranza; a volte mi sveglio la notte pensandoci, e una cosa che mi sta logorando interiormente. Devo saperla! - Qualcuno ha parlato alla difesa della violenza che hai subito a tredici anni, considera che le prove non erano così forti ed il giudice saputo di quel tuo episodio autobiografico ha evitato di condannare i due. Ti ha preso per una mezza prostituta, non per una vittima. Dopo un momento di silenzio: - Ormai è tutto finito. Grazie della notizia (molto amareggiata). A volte si giudica senza sapere le cose, Marco io ho sofferto molto più a tredici anni che a diciannove. L'esperienza peggiore della mia vita, spero di non rivederli mai più. Gli anni dal 2004 al 2006 sono stati i peggiori: soffrire di depressione, avere mestruazioni fortissime: lo psichiatra diceva che era il modo con cui il corpo puniva il mio essere femmina e donna, capisci? Arrivare al punto di sentirsi in colpa per avere un altro organo genitale, perdere totalmente la propria autostima, ogni notte avevo incubi in cui le risate di quei “figghi e bbutana” diventavano ghigni mostruosi … di quegli anni devo moltissimo ai miei, a te, alla prof di musica in III media ed infine a Simone grazie al quale ho ridato spazio all'amore nella mia vita e al quale ho potuto mostrare me stessa senza paure. Pensa che a sedici anni quando feci per la prima volta l'amore tremavo ancora di paura. Quando nel 2010 rischiavo di vivere lo stesso supplizio, ho pensato beh adesso la faccio finita io… poi Dio mi ha dato un'altra chance. Ora mi vedi qua: scassata, ma ancora un po' funzionante. Sei felice? - Felicissimo! (la abbracciò in maniera stretta) Comunque la storia è finita che a Marra ci abbiamo pensato io e Lorella: una sera gli abbiamo sabotato la macchina e nell'incidente è morto. Sai anni fa, quando ero in Malawi, un pomeriggio ci fecero vedere un vecchio film in cui un bambino abbandonato salvava la vita ad un'orfana e crescendo sviluppavano un rapporto intensissimo, ma mai fisico, sempre spirituale… anche se una volta lo abbiamo fatto (risero insieme) con te è lo stesso, non potevo sopportare che quel bastardo continuava a
campare. Sono un duplice omicida, se vuoi denunciami! - Non dovevi uccidere Marra, la violenza non è mai una soluzione, però non ti denuncerò. Quel film che hai visto è tratto da un romanzo di Hugo, e sai cosa dice Hugo nel romanzo? - No, sai io non leggo. - Dice che “non c'è niente di più dolce che proteggere chi ci ama e dare il necessario a chi ci fa dono delle stelle” tu non hai l'anima di un assassino, hai ucciso perché eri costretto a farlo, non perché hai il cuore malvagio, te sei buono, io lo so, io ti conosco. - Adesso devi dirmi una cosa: cosa hai provato durante il coma? - All'inizio dolore, ato il dolore ero in un giardino bellissimo, c'erano mio cugino ed Anna giocavo con loro, ma io non ero di quell'ambiente, un giorno io le ho chiesto di farmi entrare, ma loro hanno rifiutato, mi dissero che non era il mio tempo; uscita dal giardino stavo in un tunnel con una luce, ed in quel momento sentivo tutto: i miei che litigavano, Lorenzo, te, Lorella, i medici preoccupati per una mia infezione polmonare … è stata un'esperienza trascendentale, e difficile descriverla a parole. ato il momento delle loro confessioni intime sca si diresse verso il piano e riprese a suonare e forse come disse Beethoven ad una contessa sua amica che aveva perso una figlia: “le parole non bastano, serve la musica”, dopo aver affrontato argomenti simili le parole non bastavano. In silenzio sca riprese a suonare: Ligeti, Clementi, Liszt … si sentiva che aveva appena sofferto pesantemente: le esecuzioni erano perfette. Appena terminò l'esecuzione dell'amica Marco la salutò con un cenno, uscì dalla villa, mise in moto la Seat Ibiza terza serie grigia e tornò a casa.
SERATA DI FESTA
SERATA DI FESTA Quel 23 marzo era una bella giornata di inizio primavera. Marco uscì da lavoro in anticipo e tornato a casa si preparò per la serata. In mattinata Lorella aveva discusso la tesi; il voto non lo sapeva ancora nessuno degli amici, lo avrebbe comunicato in serata durante la festa di laurea. Verso le 21,30 arrivò in zona San Lorenzo; era inizio week end e girando per le strette vie del quartiere si osservava un'ampia “fauna” di persone: alunni liceali o delle superiori, giovani universitari (molti fuori sede), colleghi di ufficio intenti in cene di lavoro, accannati … . Entrato nel locale “…...” salutò la neolaureata e sca; c'erano molti invitati e Marco non conosceva gli altri amici di Lorella. Un suo collega universitario un po' fattone l'aveva soprannominata “Ecstasy girl” in quanto un neurotrasmettitore che non le mancava era proprio la serotonina: per lei “attaccare bottone” e fare nuove conoscenze era la cosa più facile del mondo e in un certo senso era come se fosse drogata di un ecstasy naturale e da questa sua predisposizione genetica derivava anche la sua grande capacità empatica; lei e sca erano le classiche due migliori amiche con caratteri complementari: poetica sca caotica Lorella, riservata sca estroversa Lorella, anche in amore erano diverse: ponderata sca, più istintiva Lorella; la cosa che le univa veramente era una grande sensibilità nel capire le situazioni altrui e quello fu il motivo per cui Lorella nel 2005 volle fare amicizia con sca; intuì subito come avesse sofferto per qualcosa e voleva aiutarla in proposito, ovviamente usò una scusa il primo giorno per parlarci e da lì nacque il loro rapporto; sca il vero movente lo scoprì solo dopo essere uscita dal coma quando Lorella decise di “vuotare il sacco” in cambio di farsi raccontare l'episodio del 2004. La cena di festeggiamento fu ricca di portate di carne e pesce, prima del dolce prese la parola la neolaureata fra i cori degli invitati: - Discorso, discorso, discorso … (coro degli invitati) Daje bel culo! - Albè fatte una sega! (ridendo) (dopo alcuni secondi) allora oggi ho chiuso con 107/110.
Lungo boato della sala con cori: - Dottore, dottore, dottore del bucio del cul, vaffancul, vaffancul!! ….., sta secchiona! - Ringrazio: i miei genitori (indicandoli in fondo alla sala), i dottori del reparto d'oncologia che mi hanno permesso di stare in condizioni decenti in questi giorni e finalmente prende sta laurea, tutti gli amici qui presenti di facoltà ed infine un saluto va agli unici due amici delle superiori qui: Marco, sca vi voglio un bene dell'anima, non cambiate mai! … poi regà basta so stata sette anni a pensare che dire oggi, e che io con i discorsi non so bona! Mangiamose la torta invece! - Ecco che hai fatto questi sette anni. - Eh sì ma', vedi le tasse perché le hai pagate. - Cadi sempre in piedi eh! - Ahahah. - Dai taglia sta torta! Finita la cena di laurea a notte fonda, la festeggiata si mise a parlare con i vari invitati: - Lory come è andata, il relatore come è stato? - Il prof è stato tranquillo, mi ha presentato bene alla commissione e considerando che era una tesi sperimentale hanno evitato domande scomode, anche perché se le facevano gli sbattevo i referti medici in faccia! Te come procede la tesi? - Procede. La discuto ad ottobre, non ho esami da dare ormai lavoro solo su quello. - Dai Samira ormai hai finito pure te! Poi che fai di praticantato? - Penso lavorerò con il tribunale per le perizie sui bambini. Te qualcosa su dipendenze?
- Sì dopo una tesi sperimentale sulla monoammina ossidasi solo quello posso fare, però è la materia più affascinante, poi con tutte le porcherie che ho provato qualcosa potrò dire in materia e se tutto va bene fra un anno dare l'esame di Stato. - Sta tossica! Nel frattempo altre due sue amiche si unirono al dialogo: - Lory ma che scherzo ci combinavi? - Ma quale scherzo? Sto bene mi stanno pure ricrescendo i capelli, solo che devo piastrarli che ricrescono crespi e non lisci, però sti cavoli! - Adesso che terapie hai? - Fra un po' inizierò la fase di re-induzione, per adesso non sto male male, sì non è che sto benissimo, ma neanche male, vedi che serviva per smettere di fumare! - Ahahah davvero, pure noi dovremmo darci una regolata in proposito, e che senza la grande paura non si smette. (guardando l'altra amica) - Eh avete ragione da vendere. Nel frattempo Marco e sca cercavano di parlottare con gli altri presenti, uno degli invitati rimase colpito della bellezza di sca, tanto che rimase molto deluso quando lei gli fece vedere l'anello al dito, mentre Marco cercava di attaccare bottone con qualche amica di Lorella, sperava che far valere l'amicizia con la festeggiata potesse dare qualche risultato in proposito, ma si sbagliava purtroppo e dovette accontentarsi di un nulla di fatto, nel frattempo sca commentò la cosa: - Menomale Sara ormai è ata vedo. - Ahahah sì dai! Ormai quella è ricca negli USA, di certo non pensa a me! - Bravo fratello! (dandogli il cinque) Alcuni minuti dopo Marco e sca si diressero a salutare la laureata prima di andare via:
- Allora dottoressa complimenti! - Grazie Marco! - Lory fatti abbracciare! - Vieni Fra. (aprendo le braccia). Martedì vengo a vederti. - Ti aspetto! Ma non ti sentire obbligata se non è il tuo genere. - Ma scherzi! Poi mi sottovalutate ultimamente sto ascoltando Beethoven. Certi pezzi sono molto belli. - Allora ti aspetto martedì! - Ciao Lory - Ciao Loré - Ciao ragazzi! Quella sera Marco riaccompagnò a casa sca e rientrato a casa crollò sul letto stremato; al momento di aprire la porta notò che la madre era rientrata dal Trentino. Si tornava alla normalità.
ESAME FINALE
ESAME FINALE La sala del circolo si andava riempiendo. Il meglio dell'alta borghesia e della nobiltà romana avevano voglia dopo moltissimi anni (l'ultima esecuzione al circolo risaliva a due giorni prima del ricovero ospedaliero a malattie infettive nel dic. 2010) di risentire il prodigio musicale. La lunga attesa aveva scatenato una ridda di voci: chi diceva che ormai le sue mani erano paralizzate, chi diceva che non aveva più il tocco di un tempo, mentre i meglio informati erano a conoscenza della sua difficoltà nell'uso del pedale ad una corda. sca chiese alla commissione di poter eseguire lì l'esame in quanto voleva vedere come avrebbe suonato di fronte ad un pubblico, simulando un recital pianistico a tutti gli effetti. Il giorno prima ricevette via email il programma da suonare quella sera, e consisteva nei seguenti studi:
Clementi : Gradus ad Parnassum: nr 95-100 Bach: Primi cinque preludi e fuga WTC I libro. Chopin: op 10 nr 12 Liszt: “Gnomenreigen” Rachmaninoff: Etude tableaux op 33 nr 4 in re minore. Ligeti: “Pour Irina”
Appena arrivata nel pomeriggio le venne comunicato il brano estratto a sorte e fortunatamente per lei fu la Ballata nr 4 op 52 di Chopin, temeva di dover suonare Liszt a prima vista, e non è un compositore che ama moltissimo. Gli autori che interpreta meglio sono Chopin e Rachmaninoff, mentre per Chopin è
un amore viscerale, sente le sue melodie incredibilmente vicine alla sua anima, per Rachmaninoff è un fatto autobiografico: la nonna aveva avuto come professoressa di pianoforte un'allieva dello stesso autore russo e da lei aveva ricevuto vari consigli interpretativi gelosamente tramandati alla nipote. L'esame sarebbe terminato con l'esecuzione dell' “Allegro vivace con brio” tratto dall' op 70 nr 1 di Beethoven, per quell'esecuzione sperava che il violoncellista suonasse meglio delle prove, prima di entrare nel camerino e prepararsi cercò di cazziarlo con lo sguardo e dargli le ultime indicazioni, anche perché era suo compito, essendo la pianista, dirigere gli altri due solisti. - Mi raccomando segui Aldo. - Non ti preoccupare, sono tre mesi che ci prepariamo. - Eh proprio per quello! Poi la commissione valuta me, e sono io che dirigo!
Marco arrivò in via dei Coronari alle 20,00, fortunatamente, essendo ufficialmente un esame e non un vero recital non dovette pagare nessun biglietto, si sistemò in terza fila, e prima dell'inizio del concerto previsto alle 20,15 si mise ad osservare i presenti: marchesi, conti e nobili di vario grado, notai, stimati professionisti … tutta una tipologia di umanità di cui non aveva una grande stima, difatti dopo aver terminato lo studio dell'ambiente circostante, andò a salutare i genitori e la nonna di sca, i quali inizialmente non lo avevano visto e per questo non lo avevano salutato. Tempo cinque minuti arrivò anche Lorella, la quale si sedette a fianco di Marco. Alle 20,17 entrò la pianista, a fatica e con le stampelle, dopo essersi seduta sul sedile ricevette un caloroso applauso di incoraggiamento dalla sala; ancora stupita, dopo quasi otto anni, di rivederla su quel palco.
Gli istanti prima di entrare in sala sca era emozionatissima, più che nel 2018 le sembrava di essere nel 2003, quando dava i primi concerti, la sua psiche aveva perso la capacità di gestire tutta quell'ansia, ed il battito cardiaco stava salendo a livelli non indifferenti, sicuramente sopra le cento pulsazioni al minuto. In quei momenti ripensava a cosa suonare per aprire il recital: “ Comincio con il rivoluzionario, non devo usare né pedale ad una corda né
pedale tonale, che nel 1832 ancora dovevano inventarlo. Vada per lo studio di Chopin!”. Entrata in sala appena si sedette sentì il lungo applauso del pubblico, ma evitò di guardarlo, in prima fila era seduta la commissione e vedere i loro sguardi e soprattutto le loro orecchie tese nello scovare la più piccola imperfezione interpretativa non aiutava a tranquillizzarla, dopo essersi seduta fissò per alcuni secondi gli ottantotto tasti, sentì un brivido lungo il suo corpo, per un momento non voleva trovarsi lì, ma da tutt'altra parte, fu solo un momento però, il tempo che osservò le ferite sul braccio e decise di iniziare: “ Il brano descrive un eroe che nella rivolta di Varsavia combatteva contro i russi, io sono quell'eroe adesso” Poggiò la mano destra ed incominciò l'esecuzione con il cuore in gola, via accordo iniziale forte e poi poggiò sul pianoforte anche la mano sinistra e cominciò il saliscendi di note sulla tastiera, drammatico, per gli ascoltatori presenti sembrava di riviverli quei momenti: le barricate, la carica della cavalleria russa, i rivoltosi caduti sotto i colpi delle baionette … e l'eroe che combatte per la libertà del suo popolo … fino al finale, sospeso in do maggiore, con una cadenza non chiusa, non perfetta, come a lasciare in sospeso il fatto se fosse stato ucciso o meno, ma per Chopin era la cosa meno importante, l'importante era che fosse in tonalità maggiore, quindi ok forse è stato ucciso, ma ha combattuto per la libertà del suo popolo e non è morto invano. Ecco in quei due minuti e quaranta secondi quel pensiero balenò nella testa del pubblico, aveva dato una vita ai freddi simboli d'inchiostro sul pentagramma. Chopin non l'aveva tradita. Proseguì l'esecuzione con Clementi e Bach dove del pedale per motivi storici non doveva preoccuparsi, infine ò al maledetto Liszt, all'amato Rachmaninoff e a Ligeti, cui prima di iniziare l'esecuzione di “Pour Irina” pensò buffamente che quando quello studio era stato composto, nel 1997, lei magari era sulla spiaggia a godersi il sole, o forse a giocare a nascondino per i vicoli del paese con l'amato cugino. Nell'esecuzione di Ligeti, soffrì solo per l'aspetto tecnico pianistico, quello interpretativo no, Ligeti aveva addosso il dolore della Shoah, lei aveva quello di sette anni di odissea dolorosa e lunghissima, comprendeva benissimo quel dolore e sapeva trasfigurarlo in arte fin troppo bene. Terminato il programma obbligatorio ricevette un lungo applauso, dopo attaccò la Ballata di Chopin, non l'aveva mai studiata e la suonò a prima vista eseguendola abbastanza bene. L'allegro beethoveniano dal trio op 70 nr 1 andò meno bene, in alcuni aggi non c'era una buona unione fra i tre solisti. Finito il concerto, dopo l'inchino di saluto, era comunque soddisfatta, al rientro dopo otto anni pensava di suonare peggio. Dopo essersi risistemata in camerino,
tempo una decina di minuti, si diresse verso i famigliari che la strinsero in un lungo e caloroso abbraccio, insieme a loro si diresse verso il tavolo imbandito con viveri e bevande varie, lì ricevette i vari complimenti del pubblico: - Carissima, sempre bella come il sole, avresti voglia di riprendere a dare qualche lezione a mio figlio, considerando che da oggi sei una concertista a tutti gli effetti possiamo offrirti anche novanta euro all'ora, contro i sessanta che ti davamo fino al 2010. Vorrei proprio che il mio caro primogenito suoni uno Chopin in maniera simile, hai un talento divino! - Grazie mille contessa, sono molto onorata della sua proposta, le farò sapere a breve. L'importante è che suo figlio lo voglia veramente però. - Tranquilla, ascolta molta musica classica, e solo un po' svogliato nello studio, però adesso a diciannove anni non è immune al fascino femminile, quindi non credo rifiuterà. Proposta accettata? - D'accordo, dia il suo numero ai miei, la contatterò per dirle il giorno in cui sono libera. “ Se creo un giro di lezioni private in questo ambiente, non avrò problemi economici per anni” pensò maliziosamente fra sé e sé. Dopo aver parlato con la contessa incontrò un impresario: - sca perché non facciamo come il 2008? Un giro di recital in giro per l'Europa? - Guardi per adesso non mi sento pronta con la salute, però mi ridia i recapiti per ricontattarci un giorno. Ho bellissimi ricordi di quel recital, considerando che non ho più l'impegno scolastico, a differenza di allora, si potrebbe organizzare in caso un giro di concerti più lungo e più redditizio per tutti e due. - Wow il coma non ti ha cambiato, rimani una ragazza brava ed intelligente come allora. Questo è il mio numero, quando sarà aspetto la tua chiamata. - Ahahah grazie mille! Alcuni istanti dopo raggiunse i due amici, intenti a mangiare le portate presenti
sulla tavolata: - Sti ricconi hanno solo roba buona eh! - Lorè sei un elefante in gioielleria, totalmente fuori luogo. (Marco) - Ahahah brava Lorè vedi perché me li sono fatta amici, è bastata una chiacchierata per avere un 360/450 euro al mese in discesa, non voglio tirarmela, ma avere certe conoscenze aiuta eccome! Nel frattempo Lorella si diresse verso il bagno, lasciando soli Marco e sca: - Comunque Fra pensavo, adesso vi devo dare del Voi signora! Cioè bisogna dare del Lei a chi ha il diploma in conservatorio, adesso quindi devo darvi del Voi. - No non sono una direttrice d'orchestra e neanche una compositrice, che te ne parso invece delle esecuzioni? - Non posso dirti nulla, escluso il rivoluzionario, non conosco gli altri spartiti. Tua nonna che ha detto? - Non le è piaciuto del tutto Rachmaninoff, e se lo dice lei qualche imperfezione c'è stata. - Vabbè dai! Non avrai preso il massimo, ma meno di 9/10 non penso verrai valutata. Ci mangiamo qualcosa? - Volentieri! Sediamoci però, che comincia a farmi male la schiena. - Come no! Il marito come sta? - Sta in mare, ho saputo della chiamata. - Ahahah te lo ha detto lui eh? É ancora ingenuo cavolo, e vabbè si è sposato una musicista mica so tutte rose e fiori no! Gli ho spiegate le nevrosi e paranoie collaterali al mestiere, io immaginavo fin troppo bene che da cinque giorni prima tu ti chiudevi in clausura e non rispondevi a nessuno al telefono o da altre parti, ma lui non lo sapeva.
- Avrà una vita per conoscermi bene, sperando sia lunga. - Ahahah vero! Io ho impiegato undici anni a conoscerti, perdonalo, lui è ancora all'inizio! - Ahahah sì. Dopo il ritorno di Lorella si misero a parlare di vari argomenti, dopo un po', circa un'ora, si salutarono e ognuno si diresse dalle proprie parti. Marco aveva lavoro non poteva fare troppo tardi. Insieme a Lorella si diressero verso le proprie vetture parcheggiate a Trastevere. Dopo trentacinque minuti era arrivato a casa.
ATTO V "FINALE"
CATTIVE NOTIZIE
ATTO V “FINALE” CATTIVE NOTIZIE Lorella aveva paura. Negli ultimi giorni le sensazioni che le dava il proprio corpo non erano delle migliori: erano gli stessi sintomi che provava nell'agosto dell'anno precedente, e non erano bei sintomi. Lorella già se lo vedeva il suo sangue, non più rosso, ma di un colore simile al bianco cadaverico. Il giorno seguente si recò in ospedale, avrebbe dovuto iniziare la terapia di re-induzione, ma appena annunciò i sintomi che provava il dottore sbianco più di lei, ed annunciò immediatamente analisi approfondite, con ricovero ospedaliero immediato. Già in serata erano emersi i risultati delle indagini mediche: - Dottore devo mori? - Eh insomma signora Lolli, la situazione non è delle migliori: cellule tumorali sono sopravvissute alla chemio, e stanno tornando a proliferare, escludendo l'ipotesi di un errore nel dosaggio durante la seconda fase della terapia, significa che le cellule tumorali sono farmaco-resistenti, quindi l'unica alternativa è il trapianto di midollo osseo, capisce meglio di me che una fase re-induzione con gli stessi principi attivi della seconda fase, addirittura a dosaggi minori, non avrebbe alcun effetto a questo punto. Se vuole chiamare famigliari o amici e dirle della notizia è libera di farlo, come si sente lei. - Sì dottore ora vedrò. Lorella ò la notte in bianco, cercò di assorbire la notizia con amara ironia:
“ Dai Lorella almeno ti sei laureata, prima di morire non hai lasciato le cose a metà” Durante la mattinata seguente procedette ad effettuare le varie chiamate; il giorno prima voleva essere lasciata sola e tenne volutamente il telefono spento. In mattinata appena accese il telefono osservò le chiamate che erano arrivate la giornata precedente: amici di università, genitori, sca, Marco, addirittura il primo amore Alessio; chiamata che la fece pensare: “ Carino, forse è il meno stronzo dei tre, peccato fossimo tutte e due bambini quando eravamo insieme… devo sta proprio male se ha chiamato pure lui, ci siamo lasciati dieci anni fa” Dopo colazione chiamò la madre: - Lorella come è andata? - Male. Devo fare il trapianto di midollo, speriamo si trovino donatori compatibili. Appena disse quelle parole la madre scoppiò in lacrime. - Che abbiamo fatto per meritarci un destino simile?! - Che hanno fatto sca ed i genitori per vivere anni da inferno simili? Niente. Niente abbiamo fatto noi … il destino a volte è cinico e baro. Mi raccomando a papà diglielo con sensibilità. - Non hai neanche sorelle per il trapianto di midollo. A volte io e te litighiamo, ma sei sangue del mio sangue, la mia unica figlia, sono disposta a buttarmi nel fuoco per te, se solo potessi darti il mio midollo. Voglio vederti viva! - Grazie mamma! Dai non piangere mi fa male. Vi aspetto oggi pomeriggio nell'orario delle visite eh? - Ma che dici veniamo appena possibile (voce rotta dalle lacrime) - Ciao mamma. Terminata la chiamata, cominciò a piangere sul cuscino, in quel momento
avrebbe firmato con il suo sangue bianco un patto con il diavolo, in cambio di vivere anche vent'anni su un'isola deserta, ma in salute, senza quella maledizione che le si era appiccicata e cucita addosso. In quel momento di disperazione una luce le apparve sulla sua personale via crucis. “ sca, lei forse può aiutarmi” Appena pronunciò queste parole, digitò il suo numero: - Lory come è andata? - Male, devono trapiantarmi il midollo, sai meglio di me che bisogna trovare donatori. - Oddio! Sì sì, lo so bene. - Puoi aiutarmi? Pensavo a quella storia degli anni delle superiori. - Lory calcola che fin dal giorno al motel ci penso, contatterò Simone e vedrò. - Sì ma se vado a curarmi là costa una fortuna. - Ma che dici! Hai ventisette anni devi pensare a vivere non ai soldi, a quelli ci penso io, il periodo che sono stata in coma mio padre li ha investiti bene, ed adesso ho il mio gruzzolo da parte, poi con la scusa contatto l'agente per fare qualche recital all'estero ed alzare qualche soldo. Se trova i giri giusti si può guadagnare non poco. Ai soldi ci penso io! Pensa a guarire, poi per il trapianto negli ultimi anni possono donare il midollo anche i genitori. - Veramente? - Sì è una nuova tecnica, se ci fosse stata nel 2010 Anna era viva. Poi lì a New York quell'ospedale è specializzato in oncologia, magari con le nuove terapie genetiche guarirai alla grande. La medicina fa miracoli, io se fossi finita in coma trent'anni fa, adesso sarei un vegetale, senza contare che il virus dell'HIV già mi aveva sepolto da un po' di anni: prima la speranza di vita era di quattro anni, adesso sono otto anni che sono sieropositiva e non sono mai entrata in AIDS. Abbi fiducia! Ora ti saluto che devo andare proprio dal virologo. - Fra sei proprio un'amica! Mi hai cambiato la prospettiva.
- Per così poco! Guarisci campionessa! - Ultima cosa: Marco avvisalo con garbo, sai come è fatto. - Tranquilla! Lo conosco bene. Nel pomeriggio i genitori di Lorella andarono a trovarla. Lorella, entusiasticamente, riferì la notizia datale dall'amica, sua madre, incredula, chiese all'oncologo lumi sulla veridicità dell'informazione, che fortunatamente fu confermata. Un minuscolo lumicino di speranza si accendeva su quelle giornate buie.
RIMEMBRANZE DI SCA
RIMEMBRANZE DI SCA sca nel primo pomeriggio rientrò a casa e nonostante i controlli fossero andati bene: la carica virale nel sangue era pari a zero; come le disse il virologo il virus si era rinchiuso in qualche “santuario” e per il momento non rompeva i coglioni (testuali parole) e di conseguenza poteva assumere ancora i medesimi dosaggi e principi attivi che usava fino a quel momento; il suo umore non era buono, ripensava a Lorella, ed un po' aveva paura, nonostante si sforzasse di essere ottimista, un filo di paura riemergeva sempre circa le condizioni di salute dell'amica. Mentre pensava a questo si preparò il pranzo: fin da quando era uscita dal coma, prestava molta attenzione alla dieta: era l'unico sistema veramente efficace per aiutare il suo sistema nervoso danneggiato e per rinforzare le sue difese immunitarie nella lotta contro il virus, che come detto procedeva bene. Mangiò un piatto di pasta, senza pane, e di secondo del merluzzo condito con olio crudo, con contorno molta verdura ed infine frutta di stagione, terminato il pasto, oltre agli abituali farmaci, prese un integratore alimentare per completare la sua dieta. Mentre assumeva i farmaci lesse qualcosa da un foglietto illustrativo: “ Inibitore della trascrittasi inversa, AZT 300 mg, dà assumere due volte al giorno ogni 12 ore, può causare problemi midollari, effetti collaterali frequenti: nausea, cefalea … dà assumere esclusivamente sotto controllo medico … Se Marco stava ancora insieme a Sara, mi potevo far spiegare un po' di questi termini aramaici” pensò fra sé stessa. Finita la lettura medica, si mise un po' a suonare: Bach e Frescobaldi. Stava scoprendo i compositori antichi, si trattava di una scoperta piacevole ed inaspettata: da un lato si trattava di pezzi molto belli e musicali dove poteva approfondire, studiandoli, l'arte compositiva del contrappunto, di cui non aveva ancora una piena padronanza, in secondo luogo non doveva preoccuparsi di usare il pedale, quindi univa l'utile al dilettevole, chiuse l'esecuzione pomeridiana suonando a prima vista un pezzo di Chopin: un valzer postumo, che aveva scoperto in seguito ad una ricerca su youtube e si era scaricata da IMSLP. Terminata l'esecuzione, prima di effettuare la chiamata, per ingannare la tensione, si mise a dar da mangiare all'amato cane, il quale dopo
aver visto la ciotola riempirsi iniziò amorevoli scodinzolamenti verso la padrona, lasciato Poof al suo pasto, decise una volta per tutte di effettuare quella chiamata, erano le cinque di pomeriggio, scelse quell'ora in quanto a New York erano le 11,00 e magari lo trovava a casa; chissà. Non sapeva niente in proposito: se lo avesse trovato, se avesse risposto … era come lanciare una bottiglia con un messaggio in mezzo all'oceano. Prima di cliccare sull'icona di chiamata di skype, la sua mente iniziò un viaggio pruoustiano dentro i suoi ricordi. Estate 2006 Faceva caldo. Dentro l'autobus la gente non faceva altro che parlare dei mondiali: il discorso che andava per la maggiore era la gran dose di fortuna servita per eliminare l'Australia, molti erano scettici verso la nazionale … il 9 luglio era ancora lontano in quei giorni di fine giugno. sca non era molto interessata a quei discorsi, se ne stava seduta in fondo per non essere notata, e stava studiando: aveva lo spartito della Rapsodia in sol minore di Brahms sotto il naso; mentre riascoltava la registrazione della sua esecuzione a matita si segnava le indicazioni per un'interpretazione ottimale del pezzo brahmsiano, persa tra le note non notò che un occhio, anzi due, la stavano guardando da un pezzo. Sembrava uno sguardo molto interessato, ma non ci fece caso, fino che il tipo attaccò bottone: - Che ti sembra di questa Italia? sca, persa nell'analisi della partitura, rispose con alcuni secondi di ritardo. Quando alzò lo sguardo nei suoi confronti lo studiò per un po', non sembrava male come tipo, e decise di interagire con il misterioso ragazzo. - Che la gente si lamenta troppo, cioè stiamo ai quarti, adesso vediamo come va, poi io questi discorsi non li capisco molto, non sono una grande esperta. Te come ti sembra? - Hai ragione ci lamentiamo troppo, in fin dei conti stiamo ai quarti. Comunque piacere Simone. - Piacere! Io mi chiamo sca. (stringendosi le mani) - T'ho visto anche ieri su questo autobus, e volevo parlarti, sai mi sembra già di averti visto da qualche altra parte in giro. Può essere al conservatorio?
- Facile, sto all'ottavo anno di pianoforte e al terzo di composizione, io però non ti ho mai visto. (molto incuriosita) - No non vado io, non amo molto quella musica, è mia sorella piccola che stava al I anno, però ha lasciato che ha avuto dei problemi. Ti ho visto ad aprile? - Può essere, c'erano dei saggi in quel periodo. - Ecco allora sì ad aprile. Oltre al conservatorio dove studi? - Sto al tecnico commerciale, al “S. …….” ho finito il I anno. Te? - Io sto al classico. Ho fatto il I liceo, quindi il III anno. Senti io adesso devo scendere, ti rilascio al tuo studio, sai vedendo mia sorella ho imparato. Questo è il mio numero di telefono (le ò un foglietto con un'utenza scritta a matita) quando vuoi chiama. Ciao sca. - Ciao Simone (molto incuriosita ed al tempo stesso “sospettosa” in proposito) “ Tornata a casa butterò questo numero”. Primavera 2009 sca era tesa. Aveva imboccato il grande viale che taglia in due Tor bella monaca, e quel giorno di aprile stava rapidamente diventando crepuscolo sotto un cielo color rosa. Mentre guidava stava ascoltando il giornale radio, ma non avano notizie che ispiravano grande ottimismo: Pil in caduta libera, conta morti in aumento dopo terremoto all'Aquila ed altre notizie molto funebri, per evitare di peggiorare il suo stato d'animo preferì mettere nel registratore della macchina un cd con registrazioni di proprie esecuzioni: “Sonata Apionata”, “Notturno op 27 nr 2” e “48 nr 1” d'altronde all'esame finale mancava poco, ed ogni momento era buono per studiare anche mentalmente quei pezzi. Lei e Marco non vedevano l'ora di terminare i loro studi musicali, anche se come le diceva un prof di pianoforte lei doveva continuare, a suo dire era l'unica di quel corso che poteva diventare una concertista di livello; pur di non far salire la sua tensione nervosa, mentre scalava le marce, ripensava anche a quelle parole; ogni cosa pur di non pensare che si trovava in uno dei posti peggiori di Roma, in tardo pomeriggio, con più di settecento euro in tasca e con il rischio che qualche malintenzionato non volesse solo i soldi ma anche qualcos'altro. Finalmente, dopo pochi minuti, parcheggiò nel luogo prestabilito dell'appuntamento, ma lui
ancora non c'era. Era incazzata nera. “ Ma io mi domando e dico, sto grandissimo cornutazzo minchione, gli ho detto vieni in orario che ho paura, e lui? Lui no! Ho pure perso la mia “purezza” con un scemunito così”. Alcuni minuti dopo il cornutazzo arrivò: - Finalmente! Cosa vedono i miei occhi, maledetto il giorno che t'ho visto, per due volte che ho preso l'autobus in vita mia. - Vedi era destino, poi ti piacevo quindi non mi trovi così male, infine che ti urli così qua, i come una terrona scostumata! Già sto quartiere se lo so preso i napoletani, pure i siciliani no! - Ma guarda un po' questo! Fa pure ironia, io sto trema di paura e chistu l'ironico fa. Simone si divertiva a logorarla così, sapeva che nonostante la pungente lingua femminile, non era tipa che teneva a lungo nei litigi verbali, lo notava anche dal fatto, che lei sempre ligia nel parlare italiano, stava scivolando sui termini dialettali dell'infanzia; difatti proseguì discorso cambiando argomento: - Comunque che t'ho detto? T'ho detto che nessuno ti tocca, perché ho parlato con le persone giuste, quindi anche se mi hai aspettato sola due minuti non ti succedeva niente. Venendo a noi, hai i soldi? - Sì ce li ho, settecento vanno bene? - Vanno benissimo, ho risolto io con i piani alti, però Fra una cosa importante, tuo cugino deve comincia a decidere che vuole fare da grande: lascia buffi in giro, già una volta gli hanno rotto una mano, questa è gente che non scherza, ricorda che gli interessi di mora che fanno non so proprio quelli di mercato, ed io non posso mettere le pezze all'infinito, si vuole decidere a disintossicarsi o no? Lo so bene che il crack insieme all'eroina è il peggio che c'è in giro, però io fra un po' non starò più qua, e se tuo cugino non si decide a cambiare testa, finisce male per lui e forse pure per te, ed io non voglio che le cose ti vadano male. Sei la migliore ragazza che ho avuto la fortuna di avere, te sei una donna con la D maiuscola, le altre non sono lontanamente al tuo livello. Digliele queste cose a tuo cugino! - Grazie per il complimento. Mi vuoi spiegare che vuol dire che fra un po' non ci
sei più? Che significa? - Significa che mia sorella sta male, molto male. La leucemia è peggiorata, ormai possiamo sperare di salvarla solo andando negli USA, lì hanno cure sperimentali, il midollo che le ho donato ha fatto rigetto altri donatori non ve ne sono, l'unica alternativa, come ha detto l'oncologo, è la terapia genetica. Ci ha consigliato un centro all'avanguardia a New York. Mi raccomando l'ho detto solo a te, non ne ho fatto parola con nessuno, se la notizia gira sai bene che rischio. - Sì sì. Tieni i soldi. - Fra ti saluto, che devo iniziare il turno, non posso fare ritardo lo sai meglio di me. Quella nottata sca non chiuse occhio: il cugino, la salute di Anna, c'è ne era abbastanza per are una notte in bianco. Autunno 2010 Stava suonando: Hammerklavier “adagio sostenuto”. Era depressa: ripensava a quel video, alle minacce, si sentiva una bambola sessuale, ormai non era una persona, ma solo due tette, un bel culo ed un faccino grazioso e non sapeva a chi chiedere aiuto: Marco lavorava, poi quando c'era di mezzo lei diventava violento ed impulsivo, Lorella era una donna, in più impegnata con l'università. Simone? Era lontano, lontano più di un oceano. I genitori? Sarebbero svenuti, sapendo i fatti degli ultimi mesi, poi quella lieve angina che aveva colpito il padre, sarebbe diventata un infarto se avesse saputo quelle cose. Era sola nel suo dolore. Beethoven con quelle note la consolava, per questo si mise a studiare come un'ossessa quell'adagio, stremata mentalmente dopo quattro ore filate di studio, si mise su internet, per distrarre la mente leggeva cose leggere: Vogue, Grazia … le ultime news su Miranda Kerr (sua modella preferita) e sulla sua quasi sosia americana, ma neanche lì poteva stare in pace: da skype arrivò una chiamata. Era Simone. - Franci devo darti una brutta notizia. - Cosa? - Mia sorella non ce l'ha fatta.
- Come sarebbe? Non stava meglio il mese scorso. Mi stai prendendo in giro? - No (pronunciato col tono di una sentenza) Appena sentì quelle parole, capì che non era uno scherzo, e chiuse la chiamata. Andò in camera a piangere sul suo letto, si strappò la collana con il crocefisso ed urlò verso il cielo: “ Dio dove sei? Dove?! Qui c'è un'umanità che sta soffrendo, io sto soffrendo. Anna poi, che colpe aveva? Aveva tutto il diritto di campare altri anni, quale libero arbitrio? Dove è il libero arbitrio di fronte tutta questa sofferenza. Dove? (urlando) Non esiste una libertà di scelta quando si soffre così” Terminata l'invettiva, scagliò il crocefisso che aveva al collo contro il muro. Riprese solo a piangere per il resto del pomeriggio, solo al rientro dei genitori smise per non insospettirli, ma dentro? Dentro bruciava.
BREVE BIOGRAFIA DI SIMONE ED ANNA NOVELLI
BREVE BIOGRAFIA DI SIMONE ED ANNA NOVELLI Simone Novelli nasce a Roma l'11/1/1990. La sua famiglia è di modesta estrazione: il padre lavorava come carpentiere, spesso al nero, mentre la madre era una casalinga. Fin da bambino dimostra una notevole prontezza di cervello, è un tipo sveglio, sa tenersi fuori dai guai anche nelle situazioni più pericolose, oltre che sveglio di mente, dimostra una buona capacità scolastica, comincia la scuola un anno prima, e si diploma al Liceo classico nel 2008 con 90/100. Ha una sorella, le cui sofferenze segneranno profondamente la vita della famiglia, che si chiamava Anna. Anna nacque a Roma il 25/1/1996, da bambina si apionò subito alla musica, cui dimostrava di avere un non indifferente talento nel pianoforte e nel violino, con molte fatiche cominciò a prendere lezioni private a sette anni e dopo due anni venne ammessa al I anno di Conservatorio, lì terminò la sua vita “normale” ed incominciò una lunga lotta contro la leucemia mieloide acuta, di cui si ammalò proprio nel 2006. L'evento sconvolse la famiglia, per seguire la figlia nelle lunghe cure il padre lasciò il lavoro, facendo peggiorare di molto le condizioni economiche dei Novelli (quando Simone stava con sca, dal 2006 al 2008, la famiglia di lei aiutò in vari modi la sua: con trasferimenti di denaro, invitandoli spesso a pranzo o a cena ...in tutta questa situazione la famiglia Novelli si comportò sempre in maniera estremamente dignitosa, impegnandosi addirittura a restituire le somme versategli dai Faranda). Nel 2007 per migliorare la situazione finanziaria della famiglia, Simone incominciò a lavorare per conto degli spacciatori di Tor bella monaca, faceva la vedetta, grazie alla sua sveltezza di pensiero non venne mai arrestato o coinvolto in procedimenti penali, e riuscì a guadagnare il minimo sufficiente per far sopravvivere la sua famiglia. Nel 2009 le condizioni della sorella peggiorarono, grazie ad alcuni conoscenti negli USA, si trasferirono là per cercare di salvare la vita ad Anna, ma fu tutto inutile, morì il 2/11/2010 per le conseguenze della leucemia. In quel periodo Simone conobbe Shaylyn, sorella di un paziente dell'ospedale “Memory Sloan Kettering cancer center”, da lei ha avuto due figli e sono sposati dal 2012. Adesso vive a New York dove gestisce un pub in zona Brooklyn, nel frattempo i genitori sono rientrati in Italia, non vivono più a Roma, ma in un paese nelle vicinanze di Torino. Simone non
sentiva sca da anni. Come avrebbe reagito alla sua chiamata?
LA CHIAMATA
LA CHIAMATA sca cliccò sull'icona di chiamata, Simone era indicato in chat. Secondi di intrepida attesa, secondi che si dilatavano molto più delle loro matematiche durate. Poi ecco una voce, non era uguale a quella che ricordava, era diversa, più sicura, più “chiara”, sembrava quasi avesse una tonalità maggiore, era sparito quel timbro scuro, figlio delle difficoltà dell'anima e della vita. - Guarda chi mi chiama?! Sono contentissimo di sentirti dopo anni. - Wow ti ricordi ancora chi sono. - Ahahah mi prendi in giro? Come potrei mai scordarmi. Ho il numero di "Lancet" con la tua storia, quando ho letto ragazza italiana di Roma, iniziali F.F nata nel 1991 e pianista … beh ho capito tutto! Adesso come stai? Di psiche e di salute? - Di psiche bene, mi sono sposata, adesso sono felice, non ho più paura degli uomini e del sesso. Di salute potrei star meglio, anche se ogni volta che faccio controlli, il dottore ancora non crede ai suoi occhi. Dice che io e quel signore spagnolo siamo due miracolati, proprio per questo cerco di sfruttare al massimo ogni momento e godermi la vita. Ne abbiamo una sola, a volte c'è ne dimentichiamo. - Tranquilla, io no! L'ho imparato da mia sorella. - Comunque di me sai qualcosa, io di te non so niente, sono rimasta a quell'ultima triste chiamata. Avanti dimmi sono curiosa? - Allora mi sono sposato e ho avuto due meravigliosi bambini: Michael e Christian. - Ah (leggermente colpita)
- Non ti facevo così gelosa! - No, ma che dici?! - Le bugie non ti riescono bene, sei troppo buona d'animo. - Ahahah hai ragione! Dove lavori? - Sei fortunata, gestisco un pub, e a quest'ora ci sono i dipendenti, io faccio i turni serali. Gli affari vanno abbastanza bene, qui l'economia ha ripreso a girare e non si sta male, sì non è il paradiso che dicono, vai nel quartiere sbagliato ed una pallottola in testa te la prendi, però se impari le regole yankee si campa bene. - Ero sicura che avresti fatto strada, sono strafelice per te. Puoi mandarmi foto dei tuoi picciriddi? Sai la curiosità è donna. - Volentieri. Te con chi ti sei sposata? - Ti do qualche indizio. Pronto? - Prontissimo! - Veniva alle superiori con me. - Uhmmm Marco? - Acqua. Lui è un fratello. Ci provava già ai tempi. - Non ci posso credere! È riuscito nel suo intento? Cavolo ne ha di volontà. Ma almeno è cresciuto di testa? - Ahahah sì sì, ha messo la testa a posto diciamo, è maturato moltissimo e mi ha preso in un momento di evoluzione spirituale, se rimanevo quella delle superiori per lui non c'era spazio. Però alla fine ho capitolato di fronte alla sua perspicacia, quasi tutti al secondo appuntamento mollano; lui invece no! Poi mi teneva le mani quando ero in minima coscienza, cioè tipo “Bella addormentata” come facevo a non capitolare? - Sai che sembra veramente una di quelle storie da fiaba, in tv avreste ottima audience. Sai dalla D'Urso che ascolti avreste?
- Non mi nominare quel nome, i miei due neuroni funzionanti quando captavano la sua voce non erano felici. La vedeva sempre l'infermiera che mi seguiva nella clinica. - Ahahah! Se non esistessi, andresti inventata. - Grazie eh! Comunque ti ho chiamato anche per cose serie, purtroppo, ricordi la mia migliore amica? - Lorella? - Sì lei, ha la linfoblastica acuta, farà il trapianto di midollo qua in Italia, però gli oncologi le hanno già consigliato una chemio post trapianto. Insomma so che il centro lì a New York è all'avanguardia. Se vuoi darci una mano? Ogni cosa può essere utile! - sca scherzi? Shaylyn, mia moglie, ha avuto il fratello malato, ora è guarito, pensa l'ho conosciuta al Memory Sloan, possiamo rifiutare una richiesta simile? Quando sarà la camera per gli ospiti è sua, anzi tienimi informato. Ci conto sca! Ora ti lascio che vado a vedere i bambini. - Oddio grazie! Sei una persona d'oro. - Per così poco! Ciao sca. - Ciao Simo. Nel resto della giornata ripensò commossa all'aiuto di Simone, ma non solo, un po' gelosa lo era per davvero: doveva ancora realizzare che il suo primo amore, adesso era sposato, era di un'altra. Era un ragionamento stupido ed infantile, ne era ben cosciente, ma l'istinto raramente segue la ragione. I ricordi tornano sempre anche se sono ati anni. La sera su skype non accennò la cosa a Lorenzo, sapeva bene che lo avrebbe tormentato solamente di gelosia, terminata la lunga conversazione con il marito andò a dormire. Per via del fuso era notte fonda, ma quella notte era meno stanca del solito. Troppe emozioni.
L'ULTIMO SALUTO AL MAESTRO
L'ULTIMO SALUTO AL MAESTRO Marco avanzava palla al piede. La seconda maglia nera di Kluivert stagione 1994/1995 era madida di sudore, ma nonostante questo proseguiva nella cavalcata verso la porta avversaria, non poteva far altro, nessun compagno stava seguendo l'azione, provò, rallentando, un ultimo tentativo di far salire la squadra, ma i compagni stremati non risposerò all'invito, in quello stesso momento un avversario sopraggiunse da dietro. Tacchetti sulla caviglia destra. Dolore. Cadde a terra emettendo il classico grido teatrale fatto per esorcizzare il dolore fisico ed ingannare l'arbitro spingendolo verso qualche sanzione da imporre agli avversari, pochi secondi dopo l'arbitro fischia. Punizione. La porta non è lontana, dieci dodici metri, non di più. É la distanza ideale. Sopraggiunse Valerio, voleva il pallone per sé. - Marco vado io. - No batto io, l'ho presa io! Gliela piazzo all'incrocio. - Speriamo! Non fa cazzate, se fanno una ripartenza adesso so cazzi, meglio i rigori. - Macché rigori, te eri poppante ma io la sconfitta a Francia 98 me la ricordo. Noi, finiamo come l'Italia di quegli anni, meglio risolverla adesso. -Uff! Solo perché sei te, e perché hai la testa più dura dell'acciaio. - Ahahah mi hai conosciuto. La barriera era sistemata in maniera classica, leggermente sulla destra, con quattro uomini in barriera, cioè tutti meno che il portiere. Sospiro. Rincorsa. Interno sinistro a tagliare il pallone, pochi secondi di volo della sfera, tentativo disperato del portiere, ma palla in fondo al sacco. Il tempo ato durante l'infanzia a studiare Baggio e Mihaijovic era servito a qualcosa, pensò mentre esultava, travolto dal calore di Valerio e gli altri suoi tre amici:
- Gallina vecchio fa buon brodo. -Daje pianista, meglio de Pjanic” - Embè rega non so così da butta via. - Ahahah daje andiamo in semifinale. - Voglio vince cazzo! - Pure noi! La partita riprese solo per alcuni secondi, il tempo che la squadra avversaria tenti un disperato assalto, sventato da Giacomo (il portiere) che l'arbitro fischietto in bocca dichiari la fine delle ostilità, ed ostilità erano state per davvero: la caviglia di Marco sanguinava ancora, mentre un giocatore della squadra avversaria aveva avuto un sopracciglio sfondato, in seguito ad azione da calcio d'angolo. Finita la partita Marco, Valerio ed i loro tre compagni festeggiarono per un po' la qualificazione sofferta alla semifinale: 3 a 2 il punteggio finale. Marco provò a calmare gli amici di Valerio nelle loro manifestazioni di esultanza, aveva capito che c'era aria di botte, ma i loro ormoni ancora adolescenziali non si frenarono, il risultato fu un bel principio di rissa, placato all'ultimo da un arbitro con un po' di testa sulle spalle, che capì il rischio ed evitò che la situazione degenerasse. Negli spogliatoi Marco cercò di catechizzare i compagni di squadra: - Rega ho capito che hanno picchiato tutto il tempo, ma regolamose, per carità pure io all'età vostra mi sarei buttato in rissa, ma adesso ho capito che non serve a niente, cioè ci si ficca solo nei guai, e non mi pare sia una buona idea … poi avemo vinto che cazzo ci frega! - Rega ha ragione Marco, cioè questi non se sa chi hanno dietro! La prossima do giocamo Vale? - Mi sembra zona Parioli. - Dai ricconi bisogna fargli il culo! (urlo di Marco) - Daje (tutti quanti) - Marco ti va stasera di venire con noi alla pizzeria?
- No, io adesso vado a casa mi faccio una doccia e mi cambio, ho un funerale mi dispiace, e non posso mancare. - Chi è morto Marcolì? (Valerio) - Il maestro, era un po' che stava male però, dal 2014 ormai. - Mi dispiace. - Rega vi saluto che faccio tardi. Buona pizza! - Condoglianze (tutti quanti)
Il funerale procedette in maniera mesta e tranquilla: la morte del maestro Vizzani non stupì nessuno ormai erano anni che soffriva, da dopo l'ictus a fine 2014 non si era più ripreso. Marco seguì la cerimonia in prima fila a fianco di sca. Era preoccupato dalle sue condizioni di salute, la giornata di fine primavera molto umida fece soffrire i suoi bronchi: tossì tutto il tempo. Il funerale fu celebrato in un paesino fuori Roma in tardo pomeriggio, l'orario di inizio cerimonia fu fissato alle 19,00 e la messa finì poco prima delle 20,00, il prete fece una predica un po' più lunga del solito. Marco e sca seguirono la salma nella processione funebre fino al piccolo cimitero di paese, nel frattempo la banda eseguì il “Lacrimosa” ed il “Confutatis” dal Requiem di Mozart e la “Marcia funebre sulla morte di un eroe” di Beethoven, eseguite secondo le volontà del defunto. Marco e sca in quel momento parlarono del più e del meno: di Lorella e le sue condizioni di salute, di filosofia ... - Lorella come sta? - Dopo il trapianto bene, sta preparando le valigie per la partenza. - Sicuro che Simone la ospita? Hai risolto tutto? - Sì, figurati si è offerto lui, mi ha detto chiaramente che al secondo piano della sua casa ha una stanza per gli ospiti, anzi ieri mi diceva che Shaylyn la sta già sistemando, lei ha preso la faccenda più a cuore del marito addirittura. - Speriamo che tutto vada per il meglio! Oggi mi hai messo un po' paura?
- Io? - Sì, in chiesa hai tossito spesso, tutto apposto? - Sai Marco quando ci sono queste giornate umide per me è un tormento, ma non potevo mancare e grazie al maestro che adesso lavoro al circolo, inoltre ha preso l'impegno di finire la sonata e pubblicarmela con la Breitkopf, mi sarebbe sembrata una mancanza di rispetto non venire. - Pronta per la tourneè? - Prontissima non vedevo l'ora, finalmente dopo moltissimi anni. Te la tesi? - Non mi fare da mamma (ridendo), comunque procede bene, non vedo l'ora di finire! - Uhm è così brutta l'università? - Sai che c'è Fra, che lì in tutti questi anni non ho conosciuto nessuno, sì impari a leggere un bilancio, le teorie economiche, la matematica finanziaria … ma di crescita personale non ti resta nulla. Questa è la cosa brutta. Io conosco te da una vita, Lorella dalle superiori, Valerio conosciuto un po' per caso nel 2012, ma poi? Dall'università chi ho conosciuto? Nessuno. - Immagino non deve essere bello! Noi alla classe di composizione eravamo quattro gatti, ma sai Marco quando ci ripenso ho sempre nostalgia, eravamo tutti amici perché seguivamo un sogno, un obiettivo, forse era un'utopia anacronistica, i Bach, Mozart e Beethoven non nascono più, però quando facevamo le gare di improvvisazione a casa di qualcuno ci divertivamo da matti, era una fatica terribile, ho mollato nel 2008 per quello, pensa ho ancora gli incubi la notte sul triennio d'armonia e i primi due anni di contrappunto? Ancora peggio. Gli esami erano tutti duri, però guarda sono venuti a trovarmi pure dopo gli interventi chirurgici ed in riabilitazione, tutti i miei colleghi, nessuno escluso. Venendo all'università, io non l'ho mai fatta, ma penso che molti lasciano sia perché non seguono la loro vera strada, sia perché non c'è quell'istinto che lega la gente quando è disposta a seguire un obiettivo comune, diventa un mondo in cui tutti sono lupi uno con l'altro e ciò magari spinge la gente più sensibile ad andarsene. Spero di non aver detto un mucchio di minchiate, però per me è così. - Hai ragione! Sai da quando sei uscita dal coma sembra che hai la chiave per
leggere la vita, mi sembri molto più rilassata. Beata te! Io ho sempre un tormento dietro l'altro. - Marco io ne ho avuti molti di tormenti, ma sai cosa c'è ? Ho capito che campiamo una volta sola, e che la vita è fragilissima, io sono stata fortunata, ma i primi tempi in riabilitazione dovevo imparare a bere e respirare, gesti che sono spontanei per tutti, che ci illudiamo siano spontanei, ma non è così! Dietro ci sono milioni di neuroni, che con uno squilibrio chimico, o lesioni, non lo fanno bene quel lavoro. Inoltre ho capito un'altra cosa: che bisogna seguire il proprio cuore e la propria strada: Socrate diceva che ognuno sa cosa sia il meglio per sé, solo che molti per seguire la società o per pressioni delle famiglie fanno diversamente, io la mia strada grazie al cielo l'ho trovata già a tre anni: senti non è un capolavoro questo Requiem? Sarà una trascrizione per banda, ma nonostante sia trascritto si sente tutta la sua bellezza. Niente mi dà tutto questo piacere, non so te, ma io ne vado pazza. - Embè Wolfgang è Wolfgang è perfetto nel Requiem! Adesso speriamo per Lorella, non vorrei perderla, è una grandissima e le voglio un gran bene. - Vedrai che andrà alla grande, il centro è il top che c'è nel mondo, cerchiamo di essere fiduciosi. Poi Simone e la moglie la tratteranno da principessa, dovrà pensare solo a cercare di guarire. Vedrai che andrà bene! Visto che i becchini hanno già messo la tomba sottoterra, che ne dici di accompagnarmi alla mia macchina? Sempre se vuoi! - Con immenso piacere, tanto pure io ho parcheggiato vicino la chiesa. Il giorno diventava lentamente crepuscolo e mentre tornavano in silenzio alle loro vetture un acquazzone estivo li sorprese bagnandoli, ma Marco non diede molto peso al proprio corpo bagnato, ripensava alle parole di sca e a quante volte ci si scorda che la vita non è infinita e va sfruttata al massimo. Era assorbito da quel pensiero.
IL VIAGGIO DELLA SPERANZA
IL VIAGGIO DELLA SPERANZA Lorella era seduta nel posto dietro il conducente. Ad occhi chiusi, per sconfiggere la noia del viaggio, ascoltava con i cuffioni musica dal suo iphone, più precisamente stava ascoltando un mix vario di musica rock e pop: dagli anni '90 agli anni '10 del duemila. Aveva imparato abbastanza bene lo slang americano ascoltando fin dall'infanzia quel tipo di musica, difatti fin da quando era arrivata all'aeroporto JFK in tarda mattinata, se l'era cavata bene con la lingua. Mentre stava ascoltando “Ode to my family” dei Cranberries la assalì un'improvvisa sonnolenza, erano gli effetti del jet-lag, quel sintomo le ricordò le parole materne che le consigliarono, inutilmente, di prendersi la melatonina per combattere gli effetti del cambio fuso. Roberta sarebbe voluta andare con lei, ma Lorella si impuntò per andare da sola, non voleva, se le cose fossero andate male, vedere una persona preoccuparsi ed angosciarsi più di lei deprimendola ulteriormente o che magari le ricordava costantemente del male, preferiva vedersela da sola con il “gran nemico”, senza intermediari, i genitori l'avrebbero raggiunta negli States due volte in quei due mesi che sarebbe rimasta a fare la terapia. Il paesaggio percorso dall'autobus era tutto uguale: una serie di quartieri formati da tante villette a schiera, abitati dalla middle class bianca americana, proprio per questo nel momento che salì sull'autobus chiese all'autista di avvisarla al momento dell'arrivo alla fermata di “Lincoln park”, solo che quando arrivò nel luogo previsto ormai dormiva e l'autista dovette capacitarsi per svegliarla: - Hey girl, hey girl! This is the bus stop! Lorella ormai russava, e l'autista dovette are alle maniere “forti” per svegliarla. - Hey girl! This is the stop! (strattonandola) Dopo un lungo sbadiglio Lorella rispose:
- Thanks! Sorry. Ancora assonnata prese il suo trolley, fortunatamente per lei l'autobus era vuoto e nessuno ebbe a lamentarsi della perdita di tempo dell'autista. Scesa, con il cervello ancora appannato dal sonno, si mise a cercare il civico nr 246 di “Robert Mcnamara street”, tempo cinque minuti raggiunse l'indirizzo che cercava e citofonò. La casa era un'elegante villa pitturata di bianco, di quelle che si vedono a bizzeffe nei film hollywoodiani, circondata da un altrettanto classico piccolo giardino, al cui interno si vedeva una piscina per bambini, i figli di Simone non dovevano essere molto grandi, pensò. Non rispose nessuno, ma bensì le si presentò Shaylyn che vedendola le venne incontro prendendole il trolley ed accompagnandola dentro casa. Lorella ricevette subito una buonissima impressione da Shaylyn: le sembrava una donna semplice e molto dolce di animo, lo notò anche dal fatto che il momento in cui si videro lei le mostrò un sorriso a trentadue denti, di quelli che solo le persone serene ed in pace con loro stesse possono fare; fisicamente era una giovane donna dai capelli corvini e dagli occhi neri, di statura media e di corporatura leggermente larga, assomigliava molto vagamente a Jacqueline Kennedy. Appena entrarono in casa la accolse con voce calda e squillante, cercando di parlare in italiano per farla sentire a suo agio: - Questa è nostra casa, qui su destra c'è il salone, più avanti c'è la cucina. Come in don't worry! Lorella titubante la seguì, nonostante fosse una tipa espansiva, non si aspettava tutto quel calore. - The fridge is empty. C'è tutto: drinks, food. - Thanks! You are so sweet. - Ahahah you are a guess. You must feel you in a family. Vuoi vedere tua stanza, vedo sonno, stanchezza … - Yes i'm very tired. I must to sleep. - La camera è sopra. Vieni? La stanza per gli ospiti era stata sistemata nelle migliori condizioni: le lenzuola erano bianchissime, il parquet era pulitissimo, i mobili in grande ordine, anche il
bagno per gli ospiti a fianco la stanza era stato stato sistemato al meglio: spazzolino e dentifricio nuovi, sanitari che splendevano da quanto erano puliti … quel bagno sarà stato addirittura più pulito e curato di quello usato da loro. Notare queste cose provocava un leggero imbarazzo a Lorella, aveva paura quasi di avere messo in crisi quella famiglia, di aver approfittato della loro gentilezza. Pochi minuti dopo Shaylyn uscì, andava a prendere i bambini all'asilo, prima di andarsene disse le ultime cose a Lorella: - Ti prego di perdonare me but my children come from kindergarten. Se volere mangiare è tutto nel microonde, this evening my husband fare barbecue, parleremo meglio là. Ora lascio dormire te! Scusa per mio italiano, non parlare bene! - Don't worry. The important thing is to understand, while we are speaking! Shaylyn rise e confermò la sensazione con un yes all'americana, quindi non un yes, ma più simile ad un ja masticato molto squillante. Lorella si sdraiò, per un istante, prima di addormentarsi, pianse, commossa da tutto quel calore umano, ma fu solo un istante, era veramente stanca, ed appena chiuse occhi, si addormentò su quel caldo e comodo letto.
Lorella si svegliò alle 19,30/19,35, appena controllò l'ora sul display dello smartphone realizzò che aveva dormito più di cinque ore, per fortuna era stato un sonno di quelli veramente ristoratori; appena si alzò dal letto dirigendosi verso il bagno per sistemarsi, notò come i muscoli fossero tutti tonici al punto giusto, di come la mente fosse più veloce ed efficiente, insomma tutti gli effetti di una bella dormita. Si diresse verso il bagno e mentre si sciacquava il viso, sentì una persona bussare. Era Shaylyn: - Lorella barbecue pronto! - Just a moment! - Ok! Dopo pochi minuti raggiunse nel giardino il resto della famiglia, i due bambini dopo averla guardata come un alieno cominciarono a parlarle:
- Come ti chiami? - Lorella e voi? (abbassandosi per parlarle alla “stessa altezza”) - Io Christian, lui Michael, ma sai lui è più piccolo (per sfotterlo) Michael pianse un po' chiedendo il conforto materno. - Ahah no non sono più piccolo, sono più giovane, vero diglielo un po' (Lorella) - Sì sono più giovane. (al fratello) I bambini iniziarono il classico battibecco fra fratelli piccoli, Shaylyn con molta pazienza riuscì a calmarli. - Gli hai insegnato l'italiano? - Per forza! Allora tu sei Lorella, la migliore amica di sca, ai tempi mi raccontava che eri un cavallo pazzo. Io ero quello che ai tempi ci trescavo, mi ricordo che sentivo voi che vi chiedevate ma chi è questo? Di persona mi conosceva solo Marco praticamente. Quindi piacere Simone! Scusa il ritardo di un po' di anni. - Piacere Lorella! No è che sca era molto riservata ai tempi, adesso per fortuna si è aperta di più. - No lei non è così, cioè hai visto Rossana e Lucio quanto sono calorosi, lei aveva paura all'epoca, dopo quello che le era successo. Penso che lo sai? - Sì sì a tredici anni. - Già. Però insieme a Shaylyn sono le donne più buone che ho conosciuto, e detto fra noi anche le più belle! - Vuoi uomini sempre là eh? Comunque io non ti ho mai parlato ai tempi, ma sca era sempre in pena per te, quello me lo ricordo. - Ricordi bene, infatti non credo rientrerei a Roma, troppi ricordi tristi, i miei adesso stanno a Torino infatti, cioè lì nelle vicinanze, a Moncalieri. - Stavi in ambienti pericolosi vè?
- Sì facevo la vedetta, controllavo quando arrivava la polizia. Te che hai studiato? sca mi ha accennato che ti sei laureata, ma non mi ha specificato altro. - Psicologia, più neuropsicologia per le tossicodipendenze, pensa sca mi chiede sempre, lei è rimasta sotto shock per il cugino. - Sì aveva problemi con il crack, gliene ho sistemati pochi di casini. Sarei contento se riuscisse ad avere un bambino, credo sarebbe una madre fantastica, lo vedevo anche dal suo rapporto con il cugino: molto materno. - Penso proprio di sì! Comunque sono belli i due marmocchi: notavo che Michael ha preso più dalla mamma, mentre Christian è la tua fotocopia. Anche io vorrei avere un bambino, ma dopo una delusione come quella che ho avuto, non mi fido molto di voi uomini. - Sui bambini hai ragione, lo dicono tutti, quanto all'amore beh, a volte ci illudiamo che le persone che abbiamo accanto siano perfette, ma spesso non è così. - Hai proprio ragione! - Per consolarci mangiamo che ne dici? - Ottima idea! Pochi secondi dopo si sedette a tavola anche Shaylyn con i bambini, dopo aver mangiato hamburger, pancetta e salsicce, una dieta non esattamente da paziente oncologico, sazia e felice se ne andò a dormire. Il giorno seguente incominciava le terapie, ma la giornata era ata talmente bene che neanche ci pensava.
UNA CHIAMATA INASPETTATA
UNA CHIAMATA INASPETTATA Marco era arrabbiato. La partita di semifinale non era andata bene: eliminazione ai rigori. Con suo errore decisivo. Calciò un rigore incredibilmente simile a quello di Di Biagio a Francia '98: una botta di collo pieno che invece di centrare la porta finì beffardamente sulla traversa, con l'ulteriore beffa del fatto che il portiere era battuto e non avrebbe potuto fare niente per respingere quel tiro di rigore. Per il resto quei giorni procedevano tranquilli, lavorava dalle tre alle quattro volte a settimana, a seconda dei carichi di lavoro dell'agenzia assicurativa e quando non era impegnato con il lavoro batteva la tesi o suonava il pianoforte, circa la seconda attività il giorno prima chiamò sca in hotel, in quel momento si trovava a Vienna (doveva suonare alla Bosendorfer saal, era stata invitata da tempo dall'azienda pianistica per eseguire un programma Barocco, Classico e Romantico) facendosi dare consigli interpretativi per gli accenti e l'uso del pedale nella Mazurka op 67 nr 4, pezzo che aveva ripreso a studiare dopo più di un anno. In quei giorni poteva prendersela comoda, Ornella spesso non c'era: o usciva con Sergio, oppure, più spesso in quei tempi, approfittava del fatto che era in pensione per are molti giorni in Alto Adige dalla madre, la quale non si era ancora convinta ad andare in casa di riposo e costringeva Ornella a are su molto spesso, anche se a sua discolpa c'è da dire di come i medici le avessero fatto capire come dopo quell'infarto subito in febbraio, non le restasse molto da campare, per questo Ornella faceva di tutto per soddisfare gli ultimi desideri materni. Dopo essersi docciato per bene, facendosi scorrere il più possibile l'acqua calda addosso, per calmare i suoi nervi tesi, provò a cucinarsi la cena, ma non ne aveva molta voglia, per questo chiamò la pizza a domicilio e si fece portare una classica margherita con coca-cola. Mangiò con molta calma e dopo aver buttato i vari cartoni nella spazzatura venne sorpreso dallo squillare del telefono fisso, che lo svegliava da quella tranquilla routine: - Pronto chi è? - Marco sono Sara, ti chiamo con Skype, per questo ho chiamato sul fisso, che sul cellulare mi veniva tanto. Volevo sapere come stavi? Io qua sono piena di
lavoro, calcola che al di fuori dei colleghi non ho conosciuto praticamente nessuno, non sai che nostalgia ho avuto l'altra sera che c'è stato un diluvio, del sole spagnolo e di noi due. Mi mancano quei momenti! Tu?! Tu che mi racconti? Marco ci mise un po' a rispondere, quella chiamata, e soprattutto quella voce lo avevano colpito “a freddo”. - Ciao Sara! A chi non mancherebbero quei giorni felici, mi dispiace per il tuo femminismo, ma a me adesso manca anche una cosa che biologicamente avete solo voi donne, quella cosa mi manca molto! - Ahahahah cretino! Allora vuol dire che ti piacevo eh? - Mi mancavano le tue domande, comunque visto che sei intelligente ed hai un dottorato datti la risposta, non è difficile da intuire! - Penso proprio di saperla (risata squillante). Per il resto non mi racconti altro? Università, lavoro, le tue amiche? Ho letto la storia di sca, sono contenta che stia bene, ma li prende gli antiretrovirali? - Allora: università a settembre finisco, tesi compilativa, non ti crede chissà che cosa, non parto con un voto alto, sai io i 18/30 non li ho rifiutati, lavoro oggi non sono andato ma vado dalle tre a quattro volte a settimana sempre da Giulia, sca la terapia HAART la prende bene, adesso lei è in tourneè, ma nell'ultimo controllo la carica virale era a zero, a proposito sca era curiosa su un farmaco che prendeva, visto che ti sento approfitto per chiederti: che cazzo è la trascrittasi inversa? Leggendo il bugiardino, le era rimasta in testa questa parola. Lorella, invece, sta a New York a curarsi una linfoblastica acuta, poco fa ha fatto il trapianto di midollo. - Allora prima rispondo alla curiosità di sca: la trascrittasi inversa è l'enzima che usa il retrovirus dell' HIV per copiare il suo materiale genetico, ed inserirlo nella cellula ospite, mi spiego meglio, l'HIV ha l'RNA come materiale genetico ed usando questo enzima trasforma il suo contenuto genetico, diciamo scritto in RNA, in un contenuto scritto in DNA e poi lo attacca alla cellula ospite, un particolare linfocita umano, in questo caso sai che abbiamo il DNA, e lì il materiale genetico può restare silente per anni, fino che la cellula impazzita si attiva ed invece di produrre proteine, inizia a produrre copie di HIV, e lì sta la seconda beffa, che rende ad oggi impossibile la creazione di un vaccino efficace, la beffa è che questo sistema di replicazione virale è molto fallace, quindi le
copie di HIV che la cellula crea, in 1 caso su 2000, quindi parlando di virus molto frequentemente, forma un cluster, ovvero una copia leggermente diversa, quindi il corpo umano che nel frattempo si fa il culo a produrre anticorpi HIV per il primo retrovirus, si trova a dover combattere con retrovirus diversi. È definita inversa, perché nella stragrande maggioranza dei processi cellulari l'informazione a dal DNA all'RNA, mentre lì è il contrario, un filamento di RNA porta informazione al DNA e non viceversa. sca avrà trovato quel termine sul foglietto illustrativo dell'AZT, il quale principio attivo blocca quell'enzima al virus che quindi non si riproduce e si rinchiude nei “santuari” come: intestino, ossa, midollo ... . Spiegazione convincente? - A grandi linee sì, quando la rivedrò glielo dirò. - Spiegami di Lorella invece? - Semplice, è cominciata a star male ad agosto dell'anno scorso, si è fatta i suoi due cicli di chemio, ma non sono serviti, quindi altre dosi di chemio e trapianto di midollo, adesso sca approfittando del suo vecchio amore, il quale, la storia è un po' lunga gli è morta la sorella di leucemia, e per tentare di curarla la famiglia si era trasferita a New York, ed adesso lui vive là e si è sposato. Insomma sca lo ha contattato, e lui con la moglie si sono offerti di ospitare Lorella durante i due mesi di cure. - Oddio mandale un abbraccio, guarda vado ad un convegno a NY nel week end, sta al Memory Sloan? - Mi sembra di sì. - Sarà quello sicuro, magari o a trovarla. - Te come ti trovi lì? - A livello lavorativo bene, a livello umano male: negli USA sono ultracompetitivi, un errore e stai a casa, poi ho molti colleghi dell'est asiatico, sono macchine una cosa impressionante, quindi la sera finito di lavorare sto a vedermi la tv, poi sai con i miei avevo un pessimo rapporto, quindi non parlo neanche con qualcuno, tolte Elisabetta e Federica. Però lo stipendio è buono. In Italia me lo sarei sognato. - Te dove stai di preciso?
- Omaha nel Nebraska, proprio nel centro degli States. Marco puoi darmi un parere, basta che non mi prendi per il culo! - Ahahah se la metti così. Avanti spara! - Sai la solitudine dà certi pensieri no … (elusiva) - Daje va al dunque! - Beh è c'è un vicino, pare Peter Griffin, beh sai che ti avevo detto che io ho il debole per i brutti, visto che sto sola, che mi consigli? - Che t'hanno detto Elisabetta e Federica? - Che devo lasciar perdere che è un cesso, a loro ho fatto vedere una foto. - Segui il loro consiglio! Hai questo istinto al contrario proprio! - Eh hai ragione, ma è più forte di me. - Ahahah ti possino, speravo di avertela curata la malattia. Pensaci Sara non ti buttare solo per noia, conosci bene la persona che hai di fronte, noi esseri umani siamo più complessi dei virus. - Hai proprio ragione! - Ah dimenticavo: sca si è sposata, così ti completo il quadro. - Con chi? Penso sia un bell'uomo, a meno che non ha il mio istinto. - No, non è pazza come te! Era un compagno nostro delle superiori, le faceva la corte da anni, mai visto uno con tutta quella volontà. Se l'è sudata sca. - Marco è un istinto primario, c'è poco da fare. - Pochissimo! Pazza ti saluto! - Ciao Marco. Ti chiamerò più di frequente, posso? - Come no! Ciao Sara!
Ormai Marco era ato sopra la fine della loro storia, quella chiamata gli aveva fatto molto piacere e aveva dato un sapore diverso a quella giornata.
TARDA ESTATE 2018
TARDA ESTATE 2018 sca era felice. Molto felice e serena. La tourneè era andata bene, aveva anche ricevuto una buona critica sul “Corriere della sera” per il suo CD di notturni di Chopin registrato per la "Deutsche grammophon" durante la tourneè. Anche la gamba paralizzata era in ripresa, forse le infusioni settimanali di collirio a base di fattore di crescita neuronale unite alla fisioterapia, facevano il loro effetto, ed adesso quella gamba riusciva a muoverla, anche se di pochissimo, ma durante i due anni di riabilitazione aveva imparato quanto fosse difficile far ripartire i neuroni quindi si godeva il risultato senza farsi troppi pensieri. Non era felice solo per la sua salute, ma anche in generale per la sua vita, da lì a pochi giorni sarebbe andata a casa a Santa Croce, aveva voglia di risentire l'odore del mare e dei suoi ricordi d'infanzia, ricordi talmente fissati nelle profondità del suo sistema talamo-limbico che neanche lo stato minimamente cosciente aveva cancellato, lì a Santa Croce l'avrebbe raggiunta Lorenzo, con il quale dopo mesi di astinenza aveva voglia di abbandonarsi anche a desideri fisici. Quella notte aveva sognato, in un sogno molto vivido e quasi reale, di avere un rapporto incredibilmente appagante nascosti e quasi mimetizzati dentro un ascensore, con la gente che andava e veniva, era da tempo che non faceva sogni simili, più di dieci anni, la sua fantasia circa il sesso in mezzo alla gente era un classico della sua libido; la mattina appena alzata, ripensando a quel sogno, pensò che dopo moltissimi anni il suo corpo aveva ripreso a marciare, non a pieni ritmi, ormai dopo il coma era un'utopia, ma pur sempre a marciare ad una velocità più sostenuta. Quella mattina dopo aver fatto una sana colazione, chiamò Marco, voleva augurargli un grandissimo in bocca a lupo: - Fratellone pronto per domani? - Oh ciao Fra, beh dai non posso lamentarmi, con la tesi che gli porto non mi scasseranno più di tanto, spero. Domani vieni? - Come potrei non venire? Non farò mancare il mio o, prima dell'orale
della maturità ricordo che ti dissi di stare calmo, beh qui non so, ma te sei un genio in quelle materie, quindi li sfonderai! - Grazie Fra! Oggi che fai? - Vita da casalinga, adesso mi preparo e vado a fare la spesa. Sai i prezzi dei detersivi al “…….”? - Stando a quello che dice mia madre lì hanno un buon prezzo. - Mi fido d'Ornella allora! Nonna come sta? - Male: sono andato su ad agosto e ormai è con un piede nella fossa, mi dispiace proprio molto. Non l'ho mai frequentata molto per via della distanza, ma è una donna sempre dolce e pacata. Poi a fare i dolci tedeschi è un fenomeno. - Mi dispiace! - Cambiamo argomento che è meglio: oggi non carezzerai quel gioiello a 4/4 di coda? - Oggi pomeriggio. Mi rivedo pezzi di Skrjabin, sai allargano il repertorio, anche se sai quali sono i miei preferiti. - Chopin, Rachmaninoff, Bach, Beethoven, Debussy, Satie e Clementi? - Ti sei scordato Schubert e Mendellsohn, comunque loro. Ora ti lascio che devo prendere: latte, detersivi, carne, verdura … insomma tutto meno che la frutta. In bocca a lupo per domani! Che ti vedrò quando avrai già fatto, quindi meglio farli adesso gli auguri. - Grazie Fra. Buona spesa! - Ciao Marco. sca in pochi minuti arrivò al supermercato, non c'era molto traffico in giro quel giorno per le strade della zona est di Roma, a quell'ora ai primi di settembre molta gente era in ufficio. Entrata nel supermercato la visuale era la solita: bancone dei latticini, corridoio biscotti, pasta, ed altri prodotti alimentari, corridoi shampoo, saponi, ed altri prodotti per l'igiene … c'era però qualcosa di
diverso dal solito. Una persona. Appena la vide sca rimase confusa, qualcosa non le tornava. Era chiaramente gay: stava mano nella mano con un altro uomo, era vestito in maniera incredibilmente curata, ma ogni calcolo della ragione si scontrava con un istinto, un istinto di paura. Il cuore batteva a mille, crampi colpivano il suo basso ventre, un sudore freddo copriva il suo bellissimo corpo, in quel momento voleva un uomo a fianco: Lorenzo, Marco, il padre, Simone … chiunque purché potesse lanciare in giro il messaggio che non stava lì da sola. Durante la fila alla cassa, ebbe un'altra brutta conferma: il misterioso tipo l'aveva riconosciuta, e sembrava volesse parlarle. Che fare? sca uscì dal supermercato il più velocemente possibile, ma purtroppo per lei non era così veloce con le stampelle. Il tipo la raggiunse. Cosa voleva dirle? Perché sca aveva paura? Chi era quella persona?
CATARSI LIBERATORIE
CATARSI LIBERATORIE sca si accorse con angoscia di essere stata raggiunta. Che fare? La macchina non era vicina, tanto vale affrontare la situazione; pensò: “sca è gay, devo stare tranquilla” (voce non propriamente rilassata). Il compagno del tipo osservava con una perversa curiosità la scena, sembrava vedendolo da fuori il “ivo” della coppia. Il panorama circostante era il classico parcheggio di un supermercato, in quel momento, poco dopo le dieci di mattina, stavano andando a fare la spesa molte mamme, osservare molte persone in arrivo, soprattutto donne, calmò, un poco, sca. Alcuni secondi dopo il soggetto cominciò a parlarle: - Complimenti per i notturni di Chopin! Sa sono un autentico fissato di musica classica: ed i miei preferiti sono Chopin e Tchaikovsky, con Tchaikovsky ho molti punti in comune (ridendo fra se stesso), mentre Beethoven lo detesto, troppo irruento! sca per un momento tirò un sospiro di sollievo, forse non era stata riconosciuta, e fece la gnorri approfittando della situazione: - Ah grazie mille! Se vuole un autografo o un selfie, ogni tanto o da queste parti, ora vado eh! - Ok. Ultima cosa: ho notato un gran dolore nell'interpretazione di alcuni notturni, quello in do minore soprattutto, non vorrei fosse anche colpa mia il motivo, spero possa sc.. sca non ci vide più. Era stata riconosciuta. Addirittura il tipo aveva capito dal suo fraseggio certe cose della sua personalità: il segreto più intimo di qualsiasi interprete, era troppo. Esplose come un vulcano! - No no! Tommaso Ranaldi nato a Roma il 26/6/91 non ti posso scusare così dopo averti rivisto dopo tutti questi anni. No no no! Vedete signore qui presenti (rivolgendosi ad alta voce a tutte le donne e madri lì in zona) quest'uomo insieme
al suo amichetto, ha pensato bene di violentare una bambina, costringendola a fare un pompino al caro amico, ovviamente tenendo un coltello in mano, perché i codardi le cose non le fanno lottando alla pari, adesso non m'importa niente che sei ricchione, m'importa solo che quando andavo avanti con il prozac, tu ed il tuo amico non c'eravate, che quando mi rivoltavo per il dolore delle mestruazioni voi non c'eravate, che quando eravate presenti in tutti i miei incubi voi non c'eravate! Ed adesso? Ti rivedo per caso in un maledetto supermercato e ti vuoi scusare in questo modo? Neanche mi avresti rubato una matita. Seconda cosa e non meno importante: ero una bambina, anche fisicamente, avevo poco seno ed ero 15 cm più bassa di adesso. Vaffanculo! Dopo quel monologo scagliò sul suo viso pietrificato un violento ceffone, lo diede con la mano sinistra, a Tommaso gli rimase il segno della fede sul viso. Le donne che avevano avuto modo di sentire il monologo di sca si attivarono in segno di solidarietà: immediatamente isolarono Tommaso, mandandogli sguardi di fuoco, e si diressero ad aiutare sca, la accompagnarono ad un bar nelle vicinanze, una signora le offrì un caffè, e la fece parlare, facendola sfogare, e asciugandole le lacrime che nel frattempo le scesero dagli occhi: - Vuoi un bicchiere d'acqua? - Sì grazie! - Per così poco. Comunque io a lei la conosco. Piacere Erica (dandole la mano) io sono infermiera al reparto di terapia intensiva all'ospedale “ Tor Vergata”. Lei è stata ricoverata da noi dal 2010 al 2011, non sa quanto mi ha fatto pensare la sua storia. sca rimase sorpresa, pensò al detto su quanto è piccolo il mondo. - Mi spieghi meglio? - Molto semplicemente lei era in quel periodo la più giovane paziente in quello stato, inoltre come potevo dimenticarmi di una ragazza bella come una dea. Non sa quanto era disperata sua madre in quei giorni, soffrivo pure io a vederla che non ho mai avuto figli, e poi sulla sua storia girava voce in reparto che la Procura stava aprendo un'indagine. Insomma di lei proprio non potevo scordarmi! Sono felice a vederla così dopo tutti questi anni, l'ultima immagine che avevo di lei prima che la trasportassero con l'ambulanza nella clinica “…….” era una ragazza ormai quasi scheletrica, con espressioni di viso da
cerebrolesa e che ogni tanto lanciava qualche urlo incomprensibile, adesso la rivedo in salute, con solo una gamba paralizzata penso, e che molla un bel ceffone in faccia ad uno stronzo. Io fosse vera quella storia altro che un ceffone! L'avrei messo sotto con la macchina! - Ahahah per fortuna non mi ha fatto venire l'idea in quel momento! Quindi immagino sa anche il mio nome? - Ahah meglio di no, finivi solo nei guai con la giustizia. Sì: sca. Dico bene? - Benissimo. Piacere di conoscerla (dandole la mano) - Mi vuoi raccontare quella storia che stavi urlando in faccia a quell'essere? Sempre se te la senti. - Come no! La furia devastatrice mi è ata. Sa io sono una persona buona, ma come si è posto in quel momento, soprattutto il modo con cui mi ha parlato … non ci ho visto più! Adesso mi sento pure un po' in colpa, non dovevo ferirlo così davanti al compagno, però il modo in cui mi ha fatto soffrire quando avevo poco più di tredici anni. - Ma ti ha violentato? - No lui, un suo amico, lui ha fatto il complice ed il palo: mi ha puntato un coltello dietro la schiena, mentre l'amico mi obbligava ad inginocchiarmi e, per favore usi l'immaginazione. - Sì sì sì. Scusami! Per forza lui lo vedo spesso in quel negozio ed è un frocio, si nota chiaramente! Adesso ci sei ata sopra? Pensa sempre che te sei una miracolata, goditi la vita! Per quanto è difficile con questi ricordi, ma il destino ti ha dato una seconda chance, sul momento stamattina mi sembrava difficile fossi te, io ne ho viste tante di persone in quello stato e non si sono più riprese o sono morte durante il coma. Ora devo andare che oggi pomeriggio attacco il turno proprio in quel reparto. Vuoi che ti accompagno a casa? - No grazie, ha già fatto tanto per me! È stato un piacere conoscerla!
- Il piacere è tutto mio! Tornata a casa sca era triste, ma al tempo stesso più leggera, si era levata di dosso un macigno che si portava dentro da un'enormità di tempo. Il pomeriggio dopo essersi messa a studiare parlò un po' su skype con il marito, parlarono molto dell'incontro che aveva avuto in mattinata. Mangiò e si mise subito a dormire. Doveva fare ordine di tutti quei pensieri confusi e contraddittori e dormirci sopra era il sistema migliore per farlo.
LAUREA DI MARCO
LAUREA DI MARCO Marco era entrato nell'aula per discutere la tesi. Era teso, ma non troppo: sapeva bene che era solo un pro-forma conclusivo, poi il relatore era stato indulgente nei suoi confronti, non era andato a scavare a fondo sulle imperfezioni, aveva solo corretto gli errori più macroscopici. Dopo essersi presentato alla commissione iniziò la discussione, all'inizio aveva la bocca secca per la tensione, ma con il are del tempo i suoi nervi si sciolsero e nel giro di trenta minuti terminò la discussione della tesi di Laurea. Come detto la tesi che aveva portato era una tesi compilativa dal titolo: “Analisi dei principali sinistri e polizze usate per le società agricole” era una tesi basata sulla sua esperienza in quell'ambito lavorativo. L'elaborato nella sua semplicità colpì la commissione, tanto che uno dei correlatori rimase molto incuriosito in proposito e fece alcune domande a Marco circa la sua esperienza di lavoro in quell'ambito. Non molto tempo dopo aver terminato la discussione la commissione gli comunicò il voto finale: 98/110. A Marco andava benissimo. Uscito dalla facoltà raggiunse i conoscenti e parenti che lo aspettavano. Era vestito in abito nero ed in testa aveva la classica corona di ulivo, che indossò dopo essersi levato l'altrettanto classico copricapo che indossano i laureati. Quel giorno lì fuori non c'era proprio tutta la gente cara, difatti pensava di festeggiare più seriamente la sua Laurea in seguito. Erano presenti: Valerio, Giacomo (il portiere della squadra di calcetto), la madre, Giulia, Sebastiano (collega di lavoro), sca ed i suoi genitori; ma per Marco i pochi assenti, erano assenti eccellenti: Lorella era rimasta negli States (finita la terapia volle farsi un viaggio con la famiglia in Wyoming, Nevada e California) Lorenzo era ancora in alto mare, sarebbe rientrato una decina di giorni dopo mentre Sara era impegnata con il lavoro, ma tempo un mese tornava in Italia per delle ferie; di conseguenza avrebbe festeggiato più degnamente ai primi di ottobre quando anche i tre assenti potevano essere presenti. Appena raggiunse il gruppo di cari, fu travolto dalle loro domande: - Quanto t'hanno messo?
- 98/110. Perfetto! I presenti sentita la notizia la coprirono con fragorosi applausi, in quel momento Ornella si mise a piangere per l'emozione, tanto che Marco dovette consolarla. Alcuni secondi dopo tornò verso il gruppo di Valerio: - Marco che fai prosegui? - No. A belli io sono nato nel 1991, voi siete del 1995/1996, c'è una bella differenza! Già aver studiato questi anni dopo una lunga pausa non è stato facile, ormai a febbraio ne faccio ventotto e di stare sui libri fino a 30/31 anni proprio non mi va! - Embé Valé ha ragione! Pure io se fossi al posto suo avrei smesso con la triennale. - Sì sì, ma lo capisco era per chiedere. Comunque piamoce lo spumante santo cielo. - Ovvio! Nel momento in cui Valerio disse dello spumante, Lucio aveva appena stappato la bottiglia e Marco con gli altri due amici si diresse verso di loro bicchieri in mano. Ovviamente il primo bicchiere della serie andò al festeggiato che ricevette i complimenti di tutta la famiglia Faranda: - Adesso sei un collega? - Eh sì Lucio. - Come è andata? Hanno fatto domande? - Bene. Un correlatore mi ha fatto una domanda praticamente di lavoro, per il resto sono stati umani, non che avessi portato una tesi di chissà che tipo. - Dai avanti così! (dandogli una pacca di conforto) adesso va dalla datrice, chiedi il contratto buono. Batti il ferro adesso che è caldo! - Ahahah grazie!
- E di che! Ricorda questa lezione: i datori di lavoro hanno tutti la manina corta, vanno forzati quando se ne ha l'opportunità! Nel frattempo sca e Rossana reclamavano il diritto di parlare con l'eroe di giornata. L'uomo di famiglia dovette alzare bandiera bianca. - Ora ti lascio! Le due arpie ti vogliono! - Macché arpie! Sono due brave donne. - Sì se non c'è le hai in casa! - Ahahah Fu subito travolto dal calore di Rossana: - Gioia, come è andata? - Bene bene. 98/110. - Quanto sono felice! Te sei un figlio. Ricordo te e sca picciriddi, stavate alle elementari ed adesso vederti dottore non mi sembra vero! Poi mi fai capire quanto sono stata stupida ad aver lasciato a due esami dalla laurea. - Sì, ma ai suoi tempi era quinquennale! Lei che ha fatto? - Letteratura straniera. Pensa quanto sono scimunita, ho ato sei anni a leggermi tomi di: Proust, Dumas, Hugo, Tolstoj, Dostoevskij, Musil, Mann, Joyce, ne ho pronunciati un po', ma l'elenco è lungo, ed ho mollato a due esami dalla fine. So una scema! Adesso ti lascio a mia figlia, stamattina non sai quanto era in pensiero per la tua laurea. - Conoscendola immagino! Marco girò lo sguardo sulla sua sinistra, sca era là, appena venne visto ricevette i suoi complimenti: - Complimenti! (abbracciandolo calorosamente) - Grazie Fra.
In quel momento Marco alzò lo sguardo verso i suoi occhi e notò qualcosa: quegli occhi celesti come il mare non sembravano sereni, lo aveva intuito da un particolare: l'iride dell'occhio tendeva al celeste-grigio, era sempre così quando era nervosa o triste per qualcosa. - In questi giorni è successo qualcosa, immagino ieri, perché quando ti ho sentito eri serena. Che è successo? - Marco niente! (tono di voce diverso di chi sta mentendo) - Bugiardona! (prendendole scherzosamente il naso con l'indice ed il medio della mano) - Uff è inutile! A te e nonna non posso nascondere niente. Ho visto uno dei due del 2004. Marco rimase di sasso alcuni secondi, poi con un tono di voce più serio riprese: - Cazzo! Ne parliamo meglio domani! È successo qualcosa? - Niente: ha provato a scusarsi, non ci ho visto dalla rabbia, e gli ho fatto il tatuaggio della fede sul viso. Il fatto è il modo con cui si è scusato, l'intenzione era giusta, ma detto così. - Guarda domani ti chiamo io e ne parliamo. Ora vado a salutare gli altri. - D'accordo! Marco proseguì i saluti di rito, cercando di sfruttare il consiglio di Lucio: - Marco complimenti! - Grazie Giulia. (dopo l'abbraccio di rito) - Comunque pensavo, che ne dice di farmi un bel contrattino, magari a tempo indeterminato, sono un po' di anni ormai che lavoro là. - Solo perché sei laureato con una triennale, neanche proprio presa in tempo? Marco fu preso in contropiede dalla risposta, Giulia vedendolo lo incalzò:
- Te e la generazione '90 a volte fate le cose facili. - No Giulia era così per dire, visto il momento di festa. (imbarazzato) - Dai tranquillo! In ufficio ne parliamo. (con un sorriso abbastanza conciliatorio) “ Questa ha un non so che di psicopatico: ogni volta che ci parli te mette in crisi, mannaggia a lei!” Infine per ultimo andò dalla donna più importante. Aveva ancora il fazzoletto sul viso per asciugarsi le lacrime: - Contenta del tuo unigenito? La madre non rispose, ma lo strinse semplicemente in un lungo abbraccio e sussurrò: - Il mio “bimbo speciale”! Terminati i festeggiamenti fuori l'università, il gruppo si diresse verso un ristorante di Frascati. Il tempo era stato benevolo: era la classica giornata ideale per stare sui castelli: calda, ma non afosa. In quei momenti di euforia, un piccolo pensiero cupo ò nella testa di Marco, era il pensiero del professore; immaginava: come si sarebbe trovato in mezzo tutta quella gente? Forse male, un misantropo come lui, pensare a quello fece venire un piccolo sorriso velato di malinconia sul viso di Marco, non fu una sensazione duratura, ma durò il giusto per restare impressa. Per il resto il buon cibo lo metteva di buonumore, ed anche vedere che gli altri commensali erano della stessa idea contribuiva a rasserenarlo (l'idea di andare in quel ristorante era stata sua). Terminato il pranzo a base di carne, arrivò la torta. La madre si era svenata per comprarla, ma erano stati soldi ben spesi: fu letteralmente divorata da tutti i presenti, anche sca, molto attenta con la dieta, finì per sgarrare, mangiandone due fette. In conseguenza di una giornata così, al ritorno a casa era di ottimo umore, quel giorno lo faceva recuperare dei tormenti di inizio anno. La mattina seguente ò una mattinata da recupero post-festeggiamenti, restò a casa godendosi ogni singolo istante; poteva permetterselo in quanto Ornella aveva occhi solo per lui, neanche fosse tornato bambino, al telefono disse orgogliosamente alle sue conoscenti che suo figlio adesso era un dottore, con la tipica malizia femminile chiamò quella collega di lavoro che ogni tanto sparlava male del suo bambino. Marco sentendola dalla sua stanza si fece grasse risate fra sé e sé: trovava quel
battibeccare da donne molto comico. Dopo pranzo però si ricordo di fare quella chiamata, voleva farsi spiegare bene le cose da sca. Prese il cellulare, digitò il numero ed aspettò.
I DUBBI DI SCA
I DUBBI DI SCA Marco chiamò sul fisso. Conosceva troppo bene sca e sapeva che se in quel momento stava studiando, il cellulare o era spento, o era con il silenzioso. Dopo alcuni secondi rispose Rossana. Prima di proseguire con la narrazione della chiamata miei cari lettori devo spiegarvi una cosa: da quando sca si era sposata la villa non era stata propriamente divisa in due appartamenti distinti, erano stati solo creati due ingressi diversi, ma la villa restava formata da un'unica parte. sca nei week end stava con i genitori, il sabato e la domenica ava la classica giornata tipo che viveva a sedici/diciassette anni, la mattina studiava, poi dopo aver mangiato, o riprendeva lo studio pianistico (i genitori erano ben contenti di chiudere due orecchie sul possente suono di quel gioiello a 4/4 coda, dopo anni di silenzio, e la lasciavano fare anche se l'orario era sensibile. Per non disturbarla andavano al piano di sopra, e lì che Rossana rispose a Marco), alle 17,00 su per giù, o riprendeva lo studio, o, nel caso avesse suonato dopo mangiato, dava una letta a qualche libro (dopo una lunga fatica aveva terminato “Infinite Jest” ed in quel periodo stava leggendo “Il fu Mattia Pascal” di un suo celebre conterraneo), nel caso non leggesse in quei momenti o si occupava del cane o andava subito fuori, alle 18,00/18,30 solitamente si metteva, se il tempo lo permetteva, a godersi la brezza di fine estate in giardino, poi dopo aver cenato e presi i farmaci non disdegnava una bella serie di partite a biliardo con il padre, ed infine prima di andare a dormire chiamava su skype il suo "Ulisse" disperso per i mari del mondo. - Pronto chi è? - Rossana sono Marco, posso parlare con sca? Se è presa dallo studio ditele di richiamarmi. - Ora te la chiamo e ti faccio sapere. Resta in linea.
Appena Rossana alzò il telefono, si udirono chiaramente due melodie: il I tema del I tempo dell'op 81a di Beethoven, eseguito da sca e "Conga" di Gloria Estefan, quanto a quest'ultimo brano era sicuramente qualche cd messo da Rossana, nei momenti liberi amava molto riascoltarsi hit di fine anni '70 e anni '80 che le ricordavano la sua giovinezza. Alcuni secondi e la madre comunicò il responso della figlia: - Per te fa un'eccezione. Aspetta in linea arriva a secondi! Ciao Marco. a da noi un fine settimana di questi! - Volentieri! - Ciao Marco, come stai? - Felicissimo! Lei maestro come procede questo Beethoven annata 1809. - Ah hai sentito? Bene bene, ho ripetuto molto le prime battute, hai presenti quei bicordi “Le-be-wohl”, considera che è l'unica sonata beethoveniana a programma e Beethoven ha scritto addio volutamente sotto quei tre bicordi iniziali. Tecnicamente è facile, ma il difficile è dargli la giusta sfumatura espressiva. - Beethoven è un universo! Lui Bach e Chopin, a livello pianistico e vabbé Bach diciamo non proprio pianistico, hanno composto musica sull'intero scibile emotivo dell'animo umano. Mozart per me è un gradino sotto, a livello pianistico intendo. - Beh bella domanda! Dire che Mozart è un gradino sotto è dura! Però non nego che preferisco loro tre a Mozart, mi dà un piacere diverso suonarli. Comunque applauso ad Ornella, la torta che ha scelto era buonissima. Una goduria! - Riferirò! Fra mi dici che è successo l'altro ieri? - Io te lo dico, ma tu devi dirmi una cosa: te e mia nonna come fate a capire tutto? - L'hai mai sentita quella sugli occhi di una donna? - Sì, che gli occhi non mentono?
- Brava! Non ti dico altro. - Uff! Comunque ricordi ho parlato con te? - Sì, la memoria mi funziona ancora. - Bene! Vado là al “…...”, e praticamente vedo un signore, gay, eppure mi ricordava qualcuno, appena metto a fuoco non sai la paura, anzi il terrore! Sudavo freddo e per poco non mi piscio addosso. Speravo non mi riconoscesse, invece vedo che alla cassa, calcola stava con il compagno, mi aveva riconosciuto, provo ad andarmene di fretta, ma sai bene che la parola fretta non si concilia con le mie gambe, mi raggiunge e.. - E? - Mi parla del CD che ho registrato, io tiro un sospirone, sca te la sei sfangata penso, gli dico se vuole un selfie o un autografo o per qua ogni tanto. - Allora tranquilla come cosa, cioè per modo di dire. - No! Mi dice ho capito dal fraseggio del notturno in do min., sai quanto amo quel pezzo e che rappresenta per me, che hai sofferto nella vita, forse è colpa mia e mi sc... Lì non ho capito nulla! Capisci? Io a te non vengo a chiederti i cavoli delle tue esecuzioni, ma quello è il minimo, non essendo musicista non può capirlo, ma il modo con cui si vuole scusare. Ma io mi chiedo, mi avresti fatto un piccolo scherzo, ma lì in quel caso no! - Che hai fatto? - Sono esplosa, non credo mi hai mai visto così incavolata, gli ho urlato ad alta voce di tutto, con tutte le altre donne che hanno sentito, e gli ho mollato una pizza in faccia, gli è uscito pure il sangue dal naso. In quel momento mi sono sentita da Dio. - Fra solo un ceffone? Se c'ero io là! - Sta calmo! A me invece mi sono venuti pensieri ed un po' di sensi di colpa.
Dopo. - Per cosa? - Marco ragiona, un gay, e lui lo era già a tredici anni, pensandoci mi sono ricordata che i porno non se li vedeva, si formavano i capannelli vicino quei cellulari e lui restava in disparte, bene, secondo te, una persona anche sensibile, gli piacciono Tchaikovsky e Chopin, e trova Beethoven irruento, bene, va a puntare un coltello dietro la schiena di una bambina. Marco pensò a lungo sul ragionamento dell'amica: - Quindi? - Quindi forse non so come sono andate bene le cose. Comunque devo chiederti un parere su Lorenzo. - Dimmi! - Pensavo non è che “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”, durante tutti questi mesi non è che … - Fra ascolta! Lui ti mangiava con gli occhi dal primo quadrimestre di prima superiore, vi siete fidanzati a ferragosto dello scorso anno, so quasi dodici anni, io, visto che vuoi un parere da uomo, ti dico che un tempo così non lo perderei neanche per Afrodite in terra, e tu saresti disposta, se magari stava a scoppiare dopo mesi, di mollarlo se magari, e non credo, si è fatto una chiavata con una prostituta che non rivedrà più, in qualche zona portuale. Pensa?! Poi hai indizi in proposito? - No! Anzi, ogni volta che lo sento mi dedica poesie scritte da lui stesso. Marco sentita la notizia si fece una grassa risata. - Che ridi? (incuriosita) - Fra niente, è innamorato perso, altro che prostitute, uno come lui, che aveva la sensibilità di un elefante. Sta tranquilla! Anzi attenta che avrà voglia di recuperare il tempo perduto fra una decina di giorni.
- Mi puoi dare qualche consiglio? - Fra sei una dea, che ti devo dire, un vestito un po' scollato e lo ammazzi. L'ospedale sta a Ragusa? - Sì perché? - Perfetto se sentirò al tg arresto cardiaco di giovane uomo in Sicilia, saprò chi è! - Quanto sei scemo! - Lorella come sta invece? - Non l'ho sentita, non voglio tediarla, adesso sta con i suoi, comunque dovrebbe stare abbastanza bene, credo il peggio sia ato. Quando rientrerà mi dirà bene! - Menomale bellissima notizia! - Ti lascio che torno a “Lebewohl”, buon pomeriggio dottore! - A lei compositrice!
SECONDA LUNA DI MIELE CON MIRACOLO
SECONDA LUNA DI MIELE CON MIRACOLO sca aveva sistemato tutto. La valigia era stata preparata per bene: costumi, bikini, parei, abiti estivi vari, intimi, quattro paia di scarpe (sua ossessione. Ha una simpatia per tacchi e scarpe da ginnastica, le preferite sono Adidas o Nike a scarponcino, stile scarpe da basket, mentre i tacchi adesso li indossa decisamente meno) crema solare, crema abbronzante, farmaci vari, spartiti ed altra roba che non sto qui ad elencare. Il trolley color rosa pesava parecchio quando lo prese dal bagagliaio dell'auto del padre, Lucio infatti l'aveva accompagnata alla stazione Termini a prendere il treno in partenza alle 22,30 di sera, avrebbe percorso il viaggio effettuato l'anno prima da Marco e Lorella. Dopo aver salutato affettuosamente il padre prese il treno e si sistemò nella cuccetta prevista dal biglietto, prima di coricarsi a dormire, tirò fuori il suo vecchio Ipod e si ascoltò un po' di musica, per prepararsi all'attività onirica scelse il "Notturno in re bemolle maggiore” op 27 nr 2, le sue note liete e dolci erano l'ideale per rilassare il proprio spirito e mentre le ascoltava eseguite soavemente da Arthur Rubinstein, pensava a quella cosa, quella lettera: “ Forse sono stata troppo spietata, sì loro sono stati crudeli, ma a tredici anni non si pensa molto alle proprie azioni, poi, poi che mi deve dire con quella lettera? Forse lì ho la risposta a quei dubbi, devo decidermi ad aprirla e leggerla … ma poi chi me lo fa fare ormai dopo tutti questi anni devo metterci una pietra sopra, al diavolo lui e la lettera! … sono proprio indecisa” terminato il soliloquio si addormentò senza neanche accorgersene, era piena notte quando dopo una frenata improvvisa del treno si svegliò e realizzò che l'Ipod era ancora , lo spense e richiuse gli occhi. La mattina seguente arrivata a Siracusa, venne raggiunta dalla nonna. La signora Agata nonostante gli ottanta anni era ancora molto arzilla, e riusciva a guidare la macchina senza problemi. Arrivate a destinazione pranzarono insieme e poi la nonna fece il percorso inverso, si sarebbe fatta un bel po' di ore di viaggio, arrivata in Calabria sarebbe rimasta a dormire da una sua cara amica, per poi raggiungere Roma il giorno seguente. Rimasta sola se ne andò in spiaggia. Il
meteo in quei giorni era perfetto, c'era ancora l'estate, ma senza l'afa eccessiva di luglio/agosto, in parole povere era il clima ideale per stare in vacanza. Per un tempo imprecisato, due ore o forse più, stette a prendersi il sole, quando all'improvviso sentì della sabbia addosso, era qualcuno che con il piede gliela buttava sulla pelle per svegliarla dal torpore, quando aprì gli occhi realizzò chi era: - Sto figghiu e 'bbona fimmena! Prendevo il sole. Cumu stay? - Bene! Te invece? In paese hanno preso a chiamarti Gesù Cristo! - Non ero morta! - Ci mancava poco però! - Sicuramente! Come quella stella tatuata? - Sempre impicciona eh! Diciamo che qui non c'è molto lavoro. - Capisco! Ma fa attenzione (tono amichevole) - Senti un po' ci stanno tutti quanti, t'aspettano al faro per un partita? - Siete scimuniti! Do vado con una gamba quasi paralizzata. - Che problema c'è! Ti metti in porta tipo portiere di hockey, tiriamo piano. - Uff! Solo perché siete voi e voglio rivedere un po' di gente. - Dai ammunì! Tempo un po' di minuti, non pochi, arrivò al faro, ma c'era una sorpresa. Inaspettata. - Ma cosa sarebbe? - Bentornata tra noi! Un hip hip per sca. (tutti i presenti) - Ma quindi era tutta una scusa per farmi venire qua quella della partita, sì mi sembrava strano, ma non me l'aspettavo una cosa del genere.
Al faro c'erano tutte le sue conoscenze d'infanzia, avevano preparato addirittura uno striscione a caratteri cubitali per dargli il loro “saluto”. Considerando che l'anno precedente aveva frequentato solo Marco e Lorella e nel 2010 non era venuta, erano nove anni che non vedeva quelle persone (escluse Rosalia ed Eleonora che stavano al matrimonio) quella festa a sorpresa per lei fu una “stretta al cuore”, non pensava assolutamente che fosse così benvoluta da tutte quelle persone dopo tutto quel tempo. Prima di entrare nei festeggiamenti, volle chiarirsi una curiosità: - Vi ha avvisato nonna? - Come sei noiosa? Divertiti! - Sì Fra! - Grazie Caterina! Il pomeriggio e la serata furono ebbri di gioia ed euforia, si divertì moltissimo. I ricordi d'infanzia rispolverati, le risate, il bagno in mare di sera, l'affetto di un gruppo di persone che la attendevano da anni ed avevano preparato tutto nei minimi dettagli, con addirittura una torta a lei dedicata. E poi che dire: quando un evento piacevole è inaspettato è sempre più bello! Tornata a casa dopo aver preso i farmaci pianse di gioia. Prima del 2010 era successo una volta sola, mentre da quando era uscita dal coma successe: il giorno che riprese a parlare, il giorno del rientro a casa, il matrimonio e quella sera. Accadrà di nuovo a breve quella lieta reazione dell'anima?
I giorni seguenti, prima dell'arrivo del marito, furono all'insegna del relax: mattina mare, pomeriggio un po' di studio, prima di tornare in spiaggia fino a cena … non voleva fare assolutamente nulla è la cosa non le dispiaceva affatto, starsene sola rispettando al millesimo i suoi tempi biologici la rilassava moltissimo. Il giorno antecedente l'arrivo del marito non fu diverso dai precedenti, ma il suo corpo aveva in serbo una novità. Lo notò mentre si stava docciando, non era una cattiva novità, quel giorno difatti, come tutte le donne in quei giorni, era particolarmente di buon umore. Dopo essersi fatta la doccia si mise un po' a suonare: Ballata nr 4 op 52, quell'incipit gli ricordava i bei tempi andati dell'infanzia, poi dopo essersi cucinata spaghetti con vongole, visto che era una giornata particolarmente felice, decise di affrontare di petto il problema
della missiva. Si decise ad aprirla e leggerla. Mentre la leggeva sentiva in sottofondo il rumore del mare sulla battigia. Qui ecco il suo contenuto: Lettera di Tommaso Ranaldi: Cara sca. Ammetto che hai moltissimi motivi per odiarmi intensamente, ma ho voluto scriverti per farti sapere il perché di quel mio comportamento schifoso, decisamente il peggior comportamento della mia vita. In quel periodo per tutti i ragazzi inizia la scoperta del sesso, bene io trovavo ripugnante l'idea dietro al sesso con una donna, semplicemente non sono attratto fisicamente da voi, fin da quando avevo otto anni provavo un'attrazione per i maschi, vedevo foto di certi uomini sui giornali e mi vergognavo della reazione del mio corpo, credevo fosse una cosa sbagliata! Andando in terapia ho capito che sono diventato così forse per il mio rapporto morboso con mia madre, ma adesso non voglio parlarti del mio sub-conscio. Allora ero amico di Alessandro, bene lui era molto attratto da te, soprattutto fisicamente, ricordo che per lui eri un'ossessione, mi disse chiaramente che il pensiero della sua prima masturbazione fui te, io pensavo fosse tutto normale, tutt'ora, nonostante quello che hai ato sei bellissima, ma mi sbagliai e decise di sfruttarmi per il suo piano ricattandomi. Un giorno a casa mia navigando sul web ebbe modo di vedere certe mie ricerche, per lui fu facile fare uno più uno, da lì mi tormentò che se non lo avessi aiutato avrebbe detto la cosa in giro, e se la notizia girava sapevo non avrei fatto una bella fine, di conseguenza decisi di aiutarlo, e tu sai bene come, non sai i sensi di colpa, a settembre al rientro a scuola dissi tutto, e per me fu la fine in quell'ambiente: venni pestato ripetutamente e ai professori non fregava niente in proposito, per questo decisi di andarmene. Anche io ho conosco il Prozac lo sai? Ho fatto due ricoveri in clinica psichiatrica, ma qua parlo troppo di me e non mi va. PS: suoni molto bene. Questo è il mio numero di cellulare: 348 ……. sca fu colpita dalla lettera e dopo un po' di tentennamenti fece quel numero. - Pronto Tommaso ti disturbo? Scusa per l'ora, ho letto la tua lettera e penso che io e te abbiamo molte cose in comune. Quando rientro a Roma vuoi venire da me per un caffè? Se vuoi venire con il tuo compagno non c'è problema. - Grazie sca, ti farò sapere, sono contento di questo invito.
- Figurati! Scusami per il ceffone. Il naso ti fa male? - Un po', me lo hai rotto! - Mi dispiace! Riprendendo a suonare ho più forza nelle mani (ridendo per sdrammatizzare) - Ahahah vero! Ora vado ad una festa con Giuliano. Ci risentiamo allora! - Volentieri! La notte faticò a dormire, era in intrepida attesa del suo amore. Le mancava.
Lorenzo sceso dalla macchina ricontrollò la sua immagine riflessa nello specchietto per vedere se fosse tutto apposto. I capelli gelatinati al punto giusto, la t-shirt alla moda senza macchie, jeans in sintonia con il look, profumo Bulgari addosso nella quantità giusta. Lorenzo non era un brutto ragazzo, tendenzialmente tendeva a sottovalutarsi, sì non era l'equivalente maschile della moglie, ma non era neanche da buttare via, aveva: fini capelli castani chiari (biondastri), occhi marroni, naso leggermente adunco, alto intorno al metro e settantacinque, insomma un ragazzo normale. Appena entrò nella villetta il cuore cominciò a pompare all'impazzata, beh trovarsi centosettantadue centimetri di libidine davanti gli occhi avrebbero steso anche l'uomo più casto, soprattutto se abbinati a dodici centimetri di tacco ed un abito nero con scollatura che lasciava ben poco spazio all'immaginazione. Inutile dire che quando due persone bramano sesso così tanto per mesi … beh in men che non si dica erano impegnati nella piacevole attività, terminata dopo non poco, sca prese parola verso il marito: - Amore devo chiederti un favore importante. - Dimmi! - Hai fatto sesso con qualcun'altra donna? Non mi importa non mi arrabbio, lo devo sapere per la mia salute. Se non ti sei innamorato ci o sopra, ma devo saperlo. - No sca ti giuro! Perché questa domanda? Poi se anche fosse l'equipaggio
è maschile, quando iamo per i porti restiamo imbarcati, la vita è sempre dentro la nave e l'equipaggio era formato solo da uomini. - Bene! In questi giorni sono fertile, te la senti di farlo senza protezione, il rischio di contagio è minimo. La carica virale è a zero, non ho virus nel sangue e negli altri fluidi. Non ho quasi mai il ciclo non so quando ne avrò l'opportunità, in questi giorni è capitato perché sono di buon umore, ma non so quando tornerò a stare così. Voglio un figlio da te! Lorenzo fu colpito da quella richiesta, sapeva benissimo che il rischio di contagio era minimo, ma i suoi dubbi erano altri: - Pensi di esserne in grado? Come ti senti di salute? - Adesso bene, quest'anno sto molto meglio dell'anno scorso, meno emicranie, meno amnesie. - Lo sai che per un po' dovrai interrompere la terapia? - Sì. Potrò usare gli anticorpi sintetici in quel periodo, sono solo i primi tre mesi di gravidanza, ho già chiesto al centro. Te sei pronto? - Adesso no! Quando nascerà sì! Mangiamo adesso dopo ci pensiamo, come ti pare l'idea? - Lorenzo (sguardo da cerbiatto ferito, per essere persuasiva) Durante il pranzo Lorenzo rimase in silenzio a pensare, alla fine accettò la richiesta della moglie. Con la sua malattia non era scontato che tornasse fertile nel breve, il rischio contagio era minimo, e poi era chiaramente il suo desiderio più grande, negarglielo l'avrebbe distrutta, poi adesso erano ancora giovani, forse sca con la sua salute era meglio che diventava madre a ventotto anni invece che a quaranta. A fatica propense per il sì. Dopo mangiato incominciarono i lavori. Attesa di un miracolo.
Era ato più di un mese, era un week end, stava dai genitori come solito in quei giorni. Quella tarda mattinata però sentì qualcosa di diverso: gli odori erano tutti più forti. Nausea. Vomito. Corse in bagno a sbrattare.
- Rossana, sca sta bene? - Qualcosa mi dice che oggi non siamo solo noi tre in questa casa. - Mica è incinta! Come fai a dirlo così? - Le nausee sono ad inizio gravidanza, lei il mese scorso è stata con il marito, con il lavoro che fa Lorenzo non ci vuole un genio per capire quando consumano. I tempi corrispondono, si sono visti poco più di un mese fa. Ho paura per i farmaci, per fortuna che non ha vomitato subito di prima mattina, se no adesso era scoperta. Io vado a parlarle in bagno. Lucio imprecava qualche santo in paradiso. Non era molto convinto. - Figliola tutto bene? - Insomma potrebbe andare meglio, oggi non mangio. - Mi lasci il piccolino senza cibo, che mamma sei?! - Ma che dici? (un sorriso di sorpresa coprì il volto di sca) - Dico dico! Non sono una ginecologa, ma mi ricorda il luglio-settembre del 1990 quando ti aspettavo. Che ne dici se oggi pomeriggio andiamo a comprarci il test di gravidanza in farmacia? sca rispose in ritardo, doveva realizzare: - Va bene! - Hai parlato con il centro per la terapia? - Se è positivo iamo oggi pomeriggio? - Volentieri! Questo ed altro per la mia piccina diventata donna e per il mio nipotino. Rossana strinse la figlia in un lungo abbraccio. Il pomeriggio subito dopo mangiato andarono a comprare il test. Tornati a casa appena sca sentì lo stimolo di urinare prese il tester ed andò in
bagno. Tempo cinque minuti un urlo di gioia squarciò quel tranquillo week-end. Era incinta. Rossana restò imibile e felice. Lucio un po' meno.
SETTE MESI DOPO
SETTE MESI DOPO Marco quel sabato si stava annoiando. Girovagava per casa senza una meta precisa e senza particolare costrutto, non poteva neanche suonare, il pianoforte era scordato e l'accordatore sarebbe venuto il lunedì seguente. Non aveva niente da fare. A vederlo così Ornella ebbe un'intuizione per fargli are quel lungo pomeriggio, non era una cattiva idea: - Marco che ne dici di andare in palestra? Io ho l'abbonamento, ma non ci vado praticamente mai, vai con il mio, per una volta non credo ti facciano problemi. Così almeno esci un po'. - Uhm a me la palestra non piace, ma per un giorno non è una cattiva idea. - Dai vai! Cosa aspetti? - Vabbè non hai tutti i torti! Preparò uno zaino con cambio ed accappatoio ed andò. La palestra non era lontana, tempo dieci minuti di cammino era arrivato a destinazione. Durante il tragitto per ingannare la mente pensò a Lorella, era un po' che non la sentiva: aveva provato a chiamarla, ma non aveva ricevuto risposta, forse come diceva sca stava in viaggio e non poteva rispondere perché non si trovava in Italia. Alle 16.00 arrivò in palestra, nessuno gli fece problemi per l'abbonamento, chio un occhio; Marco allenò soprattutto i muscoli del tronco e delle gambe, ma tempo un'ora si stufò e tornò negli spogliatoi, mentre si faceva la doccia fu colpito da due ragazzi, gli unici lì presenti in quel momento, i due tipi non erano "tamarri": non avevano tatuaggi (fatto insolito fra i giovani frequentatori della palestra), studiavano all'università ed avevano lo sguardo ancora da bambini, dopo averli squadrati per un momento tornò a godersi il tepore dell'acqua calda, ma tempo alcuni minuti un loro dialogo calamitò la sua attenzione: - Ma che mi stavi dicendo di quella che hai conosciuto qua e ci sei andato a letto, quella un po' troia.
- Ah dici Lorella? - Che ne so come se chiama! - Sì Lorella, che dirti non è proprio troia troia, è una tipa particolare, però è pure intelligente, cioè non è una che la freghi, infatti nonostante la dà un po' in giro, non c'è tanta gente che lo sa, qui in palestra so che è andata con qualcuno oltre me, ma non lo sanno tutti calcola, se era un'altra adesso appena entrava aveva la fila intorno, e che è discreta e fa tutto lei. Sentita quella frase Marco si incuriosì a dir poco, e proseguì ad origliare la conversazione: - Ma de fisico com'è ? - Non è alta, poco più di uno e sessanta, ha begli occhi e pure un bel fisico, non è male, più che scopabile! - Fammela conoscé! Sentita la richiesta dell'amico Marco intervenne: - Non è una troia! Poi non la dà ai poppanti! - Ma chi cazzo sei? - Uno che la conosce un po' meglio di te! Appena diede la risposta prese l'asciugamano ed uscì dalle docce, i tipi continuarono a martellare Marco in proposito: - Ma te chi sei? Questa è la prima volta che te vedemo. - Che vi frega a voi? V'ho chiesto chi siete? Non mi pare. Ho detto all'amico tuo che la tipa in questione, come gli hai accennato pure te, ma è sordo e non ci sente, non è una troia! Tutto qua! I due tipi come detto, erano dei mezzi bambini, e alla risposta decisa di Marco non diedero adeguata controrisposta, soprattutto perché Marco accompagnò il tutto ad uno sguardo abbastanza torvo e minaccioso, durante quegli anni aveva
imparato ad usare il lato oscuro della sua personalità nei casi necessari. Uscito di palestra se ne tornò a casa. Appena rientrato diede una letta sul tavolo della cucina ai giornali del giorno, Ornella solitamente non li comprava, quel pomeriggio infatti li portò la vicina di casa, una notizia lo colpì, era scritta su un piccolo trafiletto in basso nelle cronache locali del "Messaggero" romano: " Ragazza con iniziali S.V., trovata morta suicida impiccata nella sua stanza da letto in zona San Giovanni, il tragico gesto probabilmente è dovuto ad una delusione d'amore. Il padre è scampato per miracolo alla strage di Nassiriya il 12/11/2003." Letta la notizia Marco fece una preghiera in nome di quella sfortunata ragazza, finita in mezzo a situazioni più grandi di lei, e pensò al modo furbo in cui era stata scritta la notizia sul giornale: che senso aveva, se era morta suicida per amore, sottolineare che il padre era scampato per miracolo a Nassiriya? Che senso aveva mettere nell'articolo una foto recente, in cui si ammirava tutto fuorché una ragazza depressa? Pensò che il potere i suoi segnali li lancia in maniera molto occulta, in un linguaggio incomprensibile ai non addetti, chi quel giorno avesse letto il giornale non avrebbe mai intuito che non era un fatto di cronaca come gli altri, ma qualcosa di ben diverso. Venne svegliato da questi ragionamenti da una chiamata. Era Lorella: - Marco so Lorella ho visto che mi hai cercato? Ti va di andarci a prendere una pizza? - Volentieri! - Dai a dopo! Solita pizzeria, 20.30 là? - Ok! Marco avvisò Ornella prese la Seat ed andò. Pochi minuti dopo era là. Lorella era già arrivata. La pizzeria non era molto grande, non c'erano più di quattro/cinque tavoli, ma Lorella e Marco andavano lì con piacere, ormai in quel locale erano di famiglia, fino al 2010 andavano dove lavorava sca, ma in seguito quel posto evocava troppe cose negative. - Tanto che aspetti? - No, due minuti. Dai entriamo che facciamo qui fuori!
- Entriamo. Dopo aver ordinato la solita margherita e la solita capricciosa con due birre, cominciarono a parlare. Gli argomenti da trattare erano molteplici: - Lorella come stai? - Adesso bene. - Sei guarita allora? - Non proprio. La malattia sta nella fase definita "minima residua", in parole povere è come sca con l'HIV, non sono guarita, ma per adesso la malattia è sotto controllo con farmaci tipo "Methothrexate", ma non è roba leggera come le aspirine! Mentre Lorella diceva quelle parole, Marco vedeva un'altra donna: lei era sempre stata un treno, un cavallo pazzo, ma adesso no, quelle frasi erano dette da un'altra persona, una persona che all'improvviso aveva scoperto la fragilità della condizione umana e adesso parlava pesando le parole. L'esperienza l'aveva cambiata del tutto, era diventata una persona molto più spirituale e con una vena di ineluttabile fatalismo. - Sai Marco con la malattia e viaggiando ho capito molte cose, sono un'altra: non fumo più pensa ... l'unica cosa rimasta della vecchia Lorella è il piacere per il sesso, adesso andando in palestra mi studio i tipi giusti e con quelli che reputo buoni, beh mi ci concedo una scopatina, per il resto non ho altri vizi, pure con le droghe ho chiuso, ogni tanto sai qualche canna o qualche pasticca me le facevo, ma adesso ho proprio smesso, ho cominciato da poco a lavorare anche. - Oggi ho sentito in palestra. Sei andata a letto con un biondino? - Sì. Sei più bravo te! Troppo piccolo, ha fallito l'occasione avuta, non voglio avere storie in questo periodo, sogno un bambino, ma non mi sento pronta per stare con un uomo adesso, il ricordo della fine con Carlo non l'ho ancora metabolizzato, farò la zia al piccolo che nascerà la prossima settimana. - Ed io lo zio! Pure per me è la stessa cosa, dopo Sara non ho conosciuto nessuna, ma io figli no, gli dovrei dire che il papà ha ucciso due persone, non è una bella cosa. Adesso dove lavori?
- Sto facendo praticantato in un'azienda specializzata in neuromarketing, la tesi sulle MAO mi ha aiutato in proposito, tu hai studiato economia sai bene che il PIL di quasi tutti i Paesi ruota intorno ad i consumi interni, bene noi studiamo strategie per attivare i circuiti nervosi legati alla dopamina. - Il neurotrasmettitore del piacere? - Bravo! Noi studiamo come attivare quei meccanismi nelle pubblicità per spingere la gente a consumare il più possibile. L'economia vive sulle dipendenze umane. - Hai ragione Loré! Dove hai viaggiato? - India e Nuova Zelanda. Bellissime!. Scusa se non ho risposto a te e sca, ma volevo essere sola con me stessa. Domani andrai al concerto penso? - Non è proprio un concerto, suona a casa sua per i conoscenti e pochi intimi. Te hai mai visto sca così felice? - No! Dicono che chi è incinta è lunatica, ma lei proprio no! Sempre con quel sorriso radioso in questi otto mesi. - Neanche io e la conosco da anni. Continuarono a parlare di molti argomenti: progetti futuri, possibile somiglianze del futuro nascituro, genitori ... verso le 23.30 si diedero appuntamento al giorno seguente: - A domani Loré. - Ciao Marco!
SONATA OP 110
Una bellissima giornata.
SONATA OP 110 Quella domenica il meteo era perfetto. Un autentico piacere per il corpo e lo spirito, la classica giornata primaverile che straripava di vita: i canti degli uccelli, gli alberi in fiore, gli animali in amore; tutto quanto sembrava rappresentare la rinascita della vita dopo il lungo inverno. Prima del piccolo recital, era stato preparato dal catering un buffet nel giardino della villa: vicino la piscina erano state messe due tavolate colme di spumanti ed ogni altro ben di Dio. Marco apprezzava molto il tutto e si stava facendo una bella mangiata, così come Lorella. Il piccolo recital per pochi intimi, si poteva definire in tutti i modi meno che un concerto, i presenti saranno stati al massimo una trentina, sarebbe iniziato verso le 18.30, quindi entro una decina di minuti, per questo Marco dopo essersi saziato per bene si sistemò in prima fila, desiderava sedersi in quella posizione più per manifestare affetto e vicinanza all'amica che per altro, a livello acustico sapeva fin troppo bene che un pianoforte simile in uno spazio non vasto come quello di una sala da concerto, avrebbe fatto udire l'esecuzione a tutti i presenti con la medesima qualità acustica, anzi molto probabilmente durante i forti avrebbe anche causato un notevole effetto eco, quel capolavoro d'artigianato lo aveva suonato non poche volte e lo conosceva fin troppo bene. Cinque minuti dopo Lorenzo arrivò e si sedette a fianco dell'amico, per l'imminente parto della moglie aveva ottenuto un periodo di ferie dal lavoro, ma Marco rimase sorpreso da un'altra presenza, difatti aveva notato anche sua madre arrivare in quel momento, la cosa lo colpì, non pensava che la madre sarebbe venuta, di solito lei si limitava più ad un sostegno morale che ad un'effettiva presenza. Tutti i presenti dotti, gente del circolo, si domandavano quale sarebbe stato il programma di quel piccolo recital, si sapeva solo che sarebbe stata una breve esecuzione, ma per il resto sca aveva mantenuto il più totale riserbo. Dopo alcuni minuti arrivò la pianista, stava bene, usava solo una stampella. Buon segnale. Dopo essersi seduta presentò il programma. Era di ottimo umore.
- Da padrona di casa do un benvenuto a tutti i presenti! Vedo che avete apprezzato il buffet, però lasciate qualcosa anche a lui! (ironicamente, poggiando la mano sinistra sul pancione) Il pubblico rispose con una lieve risata, notando che aveva rotto il ghiaccio proseguì con il discorso: - Allora quest'oggi eseguirò per voi intimi, un piccolo recital in cui suonerò appena tre composizioni. Inizierò da un mio lavoro: un piccolo notturno in re minore, niente di eclatante, proseguirò con il notturno di Tchaikovsky op 19 nr 4 in do diesis minore: si tratta di una breve composizione pianistica dell'autore russo con la classica struttura a canzone A-B-A, è un pezzo dotato di una melodia decisamente slava, quindi molto lirica e malinconica. Il pezzo principale da me scelto per questa occasione, e che chiuderà il recital, però è la sonata di Beethoven op 110 nr 31 in La bemolle maggiore, e penso che devo parlavi brevemente di questa composizione dell'autore tedesco. Questa sonata rientra nel trittico finale insieme alle coeve op 109 e 111 ed è stata composta come le altre due negli anni 1820-1822, per l'esattezza questa sonata è del 1821 ed è formata da tre tempi, a differenza di tutte le altre sonate beethoveniane questo lavoro non ha dediche, inoltre presenta un particolare molto strano, nel manoscritto originale viene indicata come data di fine lavoro il natale del 1821, considerando inverosimile l'ipotesi che Beethoven a natale si mettesse a concludere composizioni pianistiche ed unito all'anomalia legata alla dedica i musicologi hanno avanzato l'ipotesi che la sonata fosse dedicata da Beethoven a se stesso, e che avesse indicato la data di natale sul manoscritto per un'analogia con il celeberrimo personaggio nato in quel giorno, non so se l'ipotesi sia vera, ma sicuramente merita un approfondimento. Partiamo dal I tempo: siamo lontanissimi dal Beethoven di inizio '800, qui abbiamo un tema dolcissimo (suonò brevemente le prime misure) sentite è dolcissimo, non è questa roba qua (eseguì le prime misure della Patetica), sembra quasi il bambino Gesù nella mangiatoia cullato da Maria, dopo questo primo tempo, abbiamo un breve Scherzo, si tratta di poche misure, come tutti gli ultimi scherzi beethoveniani, non facile da studiare soprattutto il trio a mani incrociate. Infine abbiamo il finale, l'ultimo tempo, l'autentico centro gravitazionale della Sonata, il motivo per cui ho scelto di studiarla e suonarla qui oggi. Si tratta di un tempo costruito su forme contrappuntistiche, per chiarimenti sul significato chiedete a loro (indicò alcuni suoi amici del corso di composizione lì presenti) dopo un inizio dolente e drammatico nel recitativo abbiamo il risveglio dell'eroe della composizione, che a da uno stato prossimo alla morte nell'indicazione
"Perdendo le forze, dolente" indicato nell'arioso fino al ritorno alla vita dell'eroe "Poi a poi di nuovo vivente" nella fuga finale a tre voci. La struttura compositiva di questo tempo è molto articolata in quanto abbiamo: un iniziale recitativo a cui segue un arioso, una fuga a tre voci ed infine nuovamente il ritorno dell'arioso dolente e come detto della fuga finale sempre a tre voci, l'ultima cosa da dirvi è l'arte compositiva che c'è dietro la fuga: usa esercizi e tecniche trite e ritrite per noi (indicando con lo sguardo i suoi amici di composizione) eppure la potenza espressiva è enorme, penso che tutti voi qui presenti sappiate delle mie vicissitudini e quindi comprendiate il perché di questa scelta, questo finale è molto autobiografico! Buon ascolto a tutti! Ultima cosa: mamma applaudi quando applaude nonna mi raccomando! Non prima! Marco in prima fila ascoltò con molta attenzione l'esecuzione dell'amica, il suo notturno era un piccolo pezzo molto gradevole, si notava che stava vivendo un bel periodo, il notturno di Tchaikovsky era molto bello, mentre la sonata beethoveniana fu eseguita divinamente, mentre suonava il finale si vedeva di come stava lasciando la sua anima su quella tastiera, per lei quelle note erano molto più che musica, erano ricordi autobiografici, nel finale della fuga conclusiva suonò in maniera per lei insolita, si lasciò praticamente andare, anche lei come Beethoven esultava per il ritorno alla vita, ed eseguì le ultime battute con moltissima enfasi. Era stata rapita dal capolavoro beethoveniano. Terminata l'esecuzione dopo aver ricevuto gli applausi di rito andò a parlare con i famigliari: marito, genitori e nonna; quest'ultima le disse il suo parere in proposito: - Bella scelta nipotina! Io quella Sonata l'ho studiata al decimo ed è per me anche migliore dell'op 111, poi visto il tema che tratta Beethoven nella composizione immaginavo, appena mi dissi che avresti suonato una sonata beethoveniana, che sarebbe stata questa. - Grazie nonna! Ora vado fuori e raggiungo Marco e Lorella un attimo. - Vai cucciola! Marco e Lorella stavano osservando il panorama: si notavano adagiati dolcemente, sui colli coperti da vigneti, i paesi che formavano i castelli romani; e nel mentre chiacchieravano fra loro del più e del meno, quando vennero raggiunti dall'amica:
- Ragazzi come va? - Complimenti Fra, mi è piaciuto proprio come hai interpretato l'inizio del secondo arioso dolente, quel aggio ha un pathos incredibile, e le ultime sonate di Beethoven sono tutte difficili, quindi good job! - Grazie Marco. Te Loré come stai? - Con voi benissimo! Aspetta che ti prendo una sedia che te fra quattro giorni fai il cesareo. - No, non ti preoccupare! - Chi si preoccupa, tieni ecco! - Sei un'amica! - Pronta per giovedì? Poi come lo chiami? - Oddio no! Come posso è una cosa così miracolosa, ancora devo realizzare tutto! Sarò una brava madre? Comunque lo chiamerò Alessio in memoria di mio cugino. - sca te hai tutte le carte in regola per essere una grande mamma, guarda come è cresciuto? Sta bene lì dentro e poi una persona che suona così, può avere solo un cuore grandissimo, ad un bambino importa solo di essere amato ed apprezzato, tutti gli altri pensieri c'è li facciamo nell'età pre-adolescenziale, no durante l'infanzia. (Lorella) - Ahahah vero sta proprio bene il cucciolo della mamma! Ho paura per la mia salute però! - Franci lui ti vedrà sempre in stampelle e che prenderai medicine, per lui sarà naturale, anzi imparerà ad apprezzare le persone con degli handicap fisici, magari diventerà un infermiere o un medico vedendoti. L'importante è che assecondi le sue esigenze senza stargli addosso, poi diventano adulti nevrotici in quel caso. Ed Alessio non dovrà esserlo! - La musica è un'arte, non lo obbligherò, se lui vorrà lo aiuterò, ma un'esigenza interiore non posso imporla, mia nonna non l'ha mai fatto! Ed io seguirò il suo
esempio. La cosa più importante che cercherò di insegnargli e se dovessi riuscirci mi sentirei una brava madre, è il rispettare il prossimo, e non giudicare mai! Non sappiamo cosa la vita ha in serbo per noi e non possiamo permetterci di puntare il dito contro chi vive certe situazioni, mai pensavo a sedici anni che avrei ato due anni della mia vita a re imparare quello che avevo imparato da neonata. Con questo ho detto tutto! Terminato il discorso Marco e Lorella poggiarono le loro mani (la destra Marco, la sinistra Lorella) sul ventre dell'amica. Il sole cominciava a tramontare colorando il cielo di mille sfumature rosa e rossastre. Non parlavano, ma nel silenzio ognuno sentiva la giovane vita: sotto le proprie mani o dentro di sé. Avevano trovato, dopo immense fatiche, il loro posto nel mondo. La vita aveva vinto.