ECONOMIA DEL LAVORO di George J. Borjas CAP 1 Analizziamo le decisione “statiche” di offerta di lavoro, le decisioni che influenzano l’offerta di lavoro di un individuo in un certo momento. Per l’ISTAT, che compie un’indagine sulla “Rilevazione della Forza Lavoro” in Italia, E è il numero di persone occupate e U il numero di persone disoccupate. Partecipa alla Forza Lavoro sia l’occupato che il disoccupato. La dimensione della FL = E + U, ma non dice nulla riguardo all’intensità del lavoro. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro o tasso di attività è la percentuale di popolazione (P) (15-64 anni) che fa parte della forza lavoro e si definisce: tasso di partecipazione alla forza lavoro = FL / P Il tasso di occupazione è la percentuale della popolazione (15-64) che è occupata: tasso di occupazione = E / P Il tasso di disoccupazione è la percentuale dei partecipanti alla forza lavoro che sono disoccupati o in cerca di occupazione: tasso di disoccupazione = U / FL Per essere considerato disoccupato un individuo deve aver svolto almeno un’azione di ricerca nelle 4 settimane precedenti e deve essere disposto a lavorare entro le 2 settimane successive. Inoltre è considerato disoccupato chi inizierà un lavoro entro 3 mesi ed è disponibile a lavorare entro le 2 settimane successive. Gli individui che hanno rinunciato o smesso di cercare lavoro sono “fuori dalla forza lavoro”. Un misura più oggettiva dell’attività economica aggregata è il tasso di occupazione, poiché comprende anche quelli al di fuori della forza lavoro. Anche se un riduzione del tasso di occupazione potrebbe essere attribuita ad aumenti sia della disoccupazione, sia della fertilità o al tasso di iscrizione a scuola. Il modello usato per analizzare il comportamento dell’offerta di lavoro si chiama modello neoclassico della scelta lavoro/tempo libero. La teoria ci consentirà di prevedere come i cambiamenti nelle condizioni economiche o nelle politiche del governo influenzeranno gli incentivi per il lavoro. Consumo di beni (C) e numero di ore di tempo libero (L). La funzione che regola l’utilità (U) di un individuo è data da U = f(C,L) Il livello di utilità come abbiamo visto si misura con il C e L e il luogo di questi punti si chiama curva di indifferenza. Questa curva dà lo stesso grado di utilità, ma ha 4 grandi proprietà: - è inclinata sempre verso il basso - curve di indifferenza più alte indicano livelli di utilità più alti - non si intersecano - sono convesse rispetto all’origine L’utilità marginale del tempo libero (MUL) è definita come la variazione di utilità che deriva da un’ora dedicata al tempo libero, tenendo costante la quantità di beni consumati; l’utilità marginale del consumo (MUC), viceversa. Il valore assoluto dell’inclinazione di una curva di indifferenza, chiamato tasso o saggio marginale di sostituzione (MRS) del consumo, è il rapporto delle 1
utilità marginali. Il tasso marginale di sostituzione è decrescente. Il vincolo di bilancio di un individuo è C = wh + V, dove: h, numero di ore che offre sul mercato di lavoro w, salario V, “reddito non da lavoro” (reddito patrimoniale, dividendi, premi lotteria) Quindi il valore del consumo di beni (C) deve essere uguale alla somma dei guadagni di lavoro (wh) e del reddito non da lavoro (V). Un individuo decide di impiegare il proprio tempo o nel lavoro o nel tempo libero; se il salario è costante possiamo indicare il vincolo di bilancio di questo lavoratore con C = (wT + V) – wL, dove T costituisce il tempo a disposizione del lavoratore comprensivo di tempo di lavoro e tempo libero. La retta di bilancio rappresentano le opportunità del lavoratore, cioè il paniere di consumo che un lavoratore può permettersi di comprare. Se il salario è costante è facile tracciare il vincolo di bilancio. Inoltre l’individuo ha tempo che usa per il lavoro o per il tempo libero. T = h + L. Possiamo quindi riscrivere il vincolo di bilancio in questo modo: C = (wT + V) – wL RETTA DI BILANCIO La retta di bilancio rappresenta ciò che il lavoratore può permettersi di comprare rispetto alle ore che decide di lavorare. La soluzione interna rappresenta i punti in cui il lavoratore o lavora tutto il tempo libero che ha a disposizione (escluse le 8 ore per dormire), o non lavora e ha a disposizione il massimo del tempo libero. (fig 1.6, pag 14) Al livello di consumo e tempo libero scelto, il tasso marginale di sostituzione, cioè il tasso al quale n individuo è disposto a rinunciare a ore di tempo libero per un po’ di consumo in più, è uguale al salario, cioè il tasso al quale il mercato consente al lavoratore di sostituire un’ora di tempo libero con il consumo. Se si modifica il reddito non da lavoro (V) avremo uno spostamento della retta verso l’alto. (fig 1.7, pag 16) Effetto reddito rappresenta l’impatto della variazione del reddito non da lavoro sulle ore di lavoro lavorate, mantenendo costante il salario. L’effetto reddito implica quindi che un aumento del reddito non da lavoro riduce le ore di lavoro, a salario costante. Definiamo normale un bene se all’aumentare del reddito aumenta il suo consumo, mantenendo costanti i prezzi di tutti i beni; e inferiore un bene di cui all’aumentare del reddito diminuisce il consumo, mantenendo costanti i prezzi. L’aumento del salario rende il tempo libero più costoso. Il tempo libero quindi è un bene molto costoso per i lavoratori ad alto salario e relativamente conveniente per i lavoratori a basso salario. Quindi un aumento del salario implica: un aumento del reddito del lavoratore e aumenta il prezzo del tempo libero. Effetto sostituzione rappresenta ciò che accade al paniere di consumo del lavoratore se il salario aumenta mantenendo costante l’utilità. Quindi l’effetto sostituzione isola l’impatto dell’aumento del prezzo del tempo libero sulle ore di lavoro, mantenendo costante il reddito. L’effetto sostituzione implica che un aumento del salario, mantenendo costante il reddito, aumenta le ore di lavoro. In conclusione: - quando il salario aumenta, un lavoratore trova un più ampio set di opportunità e l’effetto reddito aumenta la sua domanda di tempo libero e 2
diminuisce l’offerta di lavoro - quando il salario aumenta, il tempo libero diventa anche più costoso e l’effetto sostituzione genera incentivi per il lavoratore a sostituire il consumo di tempo libero con il consumo di beni Quindi: • un aumento nel salario aumenta le ore di lavoro se l’effetto sostituzione domina sull’effetto reddito • un aumento nel salario riduce le ore di lavoro se l’effetto reddito domina sull’effetto sostituzione Salario di riserva è l’aumento minimo del reddito che ci rende indifferenti tra il rimanere nel punto iniziale e lavorare la prima ora. Inoltre un livello più alto di reddito non da lavoro aumenta il salario di riserva e riduce la probabilità che una persona partecipi al mercato del lavoro. Tuttavia un aumento del salario genera un effetto reddito solo se stiamo già lavorando. Viceversa se non lavoriamo un aumento del salario non ha alcun effetto sul reddito reale. Un aumento del salario di un non-lavoratore non genera effetto reddito; l’aumento del salario rende semplicemente il tempo libero più costoso e di conseguenza è più probabile far entrare il non-lavoratore nella forza lavoro. Curva di offerta di lavoro rappresenta la relazione tra ore di lavoro e salario. Inoltre c’è da evidenziare che gli effetti sostituzione dominano per i salari più bassi e che gli effetti reddito dominano per i salari più elevati. (fig 1.11a, pag 23) Quindi se inizialmente l’effetto sostituzione domina, raggiunta una certa soglia invece sarà l’effetto reddito a ritenere più importante l’ora di tempo libero rispetto all’ora lavorativa. La curva dell’offerta di lavoro si chiama anche curva dell’offerta di lavoro rivolta all’indietro. La curva dell’offerta aggregata nel mercato del lavoro è data dalla somma delle ore che tutte le persone sono disposte a lavorare a quel dato salario. L’elasticità dell’offerta di lavoro (σ): rappresenta la risposta delle ore di lavoro alle variazioni nel salario. Il segno dell’elasticità dell’offerta di lavoro dipende dal fatto che la curva di offerta di lavoro è inclinata positivamente o negativamente e quindi è positiva quando gli effetti sostituzione dominano e negativa quando invece dominano gli effetti reddito. La formula è: Δh/h / Δw/w = variazione percentuale delle ore di lavoro / variazione percentuale del salario. Quando l’elasticità dell’offerta di lavoro è inferiore a 1 in valore assoluto, la curva dell’offerta di lavoro è detta inelastica (piccola variazione nelle ore di lavoro per una data variazione di salario); quando è superiore a 1 in valore assoluto, la curva è detta elastica (le ore di lavoro sono fortemente influenzate da una variazione di salario). In genere si usa il campione degli uomini per mettere in correlazione le ore di lavoro di un particolare individuo con il suo salario e reddito non da lavoro. Il modello di regressione stimato è: hi = βwi + γVi + altre variabili h = numero di ore lavorate dall’individuo i, w è il salario V è il suo reddito non da lavoro Il coefficiente β misura l’impatto sulle ore di lavoro di un amento del salario pari ad 1 euro, mantenendo costante il reddito non da lavoro, 3
il coefficiente γ misura l’impatto di un aumento di un euro del reddito non da lavoro mantenendo costante il salario. E β è negativo se predominano gli effetti reddito e positivo se predominano gli effetti sostituzione. Gli stuti concludono che l’elasticità dell’offerta di lavoro maschile è circa pari a -0,1; un aumento del 10% del salario riduce, in media, dell’1% le ore di lavoro offerte dagli uomini. 3 OSSERVAZIONI: - la stima è negativa (-0,1) quindi predomina l’effetto reddito - la curva dell’offerta di lavoro è inelastica, le ore di lavoro per gli uomini non sembrano reagire molto alle variazioni del salario - l’elasticità dell’offerta di lavoro è differente tra uomini e donne e tra donne con diversi gradi d’istruzione
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Attualmente l’Italia occupa il penultimo posto tra i paesi dell’UE-27 nella classifica dei tassi di occupazione femminile. Gli studi evidenziano come le variazione del salario come la determinante decisiva dell’aumento nella partecipazione della forza lavoro femminile; in particolare le donne che non lavorano hanno un incentivo a ridurre il tempo che dedicano al settore domestico e sono più disposte a entrare nel mercato del lavoro. Si registra che le donne in gravidanza o con bambini hanno un salario di riserva più alto. È probabile che invece di un innalzamento del salario, si sia assistito ad un abbassamento del salario di riserva (lavoro femminile). E la diminuzione della fertilità di questi ultimi anni ha probabilmente contribuito all’aumento della partecipazione femminile alla forza lavoro. Per le donne l’effetto sostituzione domina l’effetto reddito, vi è quindi una relazione positiva tra le ore di lavoro di una donna e il suo salario; un aumento del 10% del salario femminile aumenta le ore di lavoro del 2%. Inoltre i tassi di partecipazione femminile alla forza lavoro si modificano in funzione del salario del marito. CAP 2 I salari durante il ciclo di vita: i salari sono bassi quando il lavoratore è giovane, più alti in età matura, raggiungono il picco a 50 anni e si mantengono stabili o si riducono dopo i 50. In generale troveremo ottimale concentrarci sulle attività di lavoro negli anni in cui il salario è elevato e concentrarci sul tempo libero negli anni in cui il salario è basso. Due tipi di modello per descrivere la relazione tra salario e numero di ore di lavoro: - modello statico, un aumento del salario espande il set delle opportunità del lavoratore e quindi crea un effetto reddito che aumenta la domanda di tempo libero - modello del ciclo vitale, una variazione salariale evolutiva, cioè la variazione salariale che il lavoratore si aspetta quando invecchia, non varia il reddito totale disponibile nella vita di un particolare lavoratore e lascia intatto il suo set delle opportunità nell’arco del ciclo di vita. Il modello del ciclo vitale suggerisce un legame non solo tra salari e ore di lavoro ma anche tra salari e tassi di partecipazione alla forza lavoro; la decisione di partecipazione alla forza lavoro dipende dal confronto tra il salario di riserva e il salario di mercato. Il modello suggerisce che il profilo delle ore di lavoro nel ciclo vitale avrà esattamente la stessa forma del profilo età-guadagni: le ore di lavoro aumentano quando i salari aumentano e diminuiscono quando il salario diminuisce. La previsione teorica che gli individui allocano il loro tempo nel ciclo vitale in modo da trarre vantaggio dalle variazioni del prezzo del tempo libero è chiamata ipotesi di sostituzione intertemporale. Effetto del lavoratore aggiunto fornisce un meccanismo che spiega la relazione tra ciclo economico e tasso di partecipazione alla forza lavoro; i lavoratori secondari (giovani e madri di figli piccoli) sono influenzati dalla recessione perché “chi porta i soldi” diventa disoccupato o ha una riduzione del salario. Tuttavia il tasso di partecipazione alla forza lavoro dei lavoratori secondari ha un andamento anticiclico, si muove in direzione opposta al ciclo 5
economico: aumenta durante le recessioni e si riduce durante i periodi di espansione. Effetto del lavoratore scoraggiato quando un disoccupato, durante un ciclo economico negativo, trova impossibile trovare lavoro e smette di cercare. Come risultato dell’effetto del lavoratore scoraggiato, il lavoratore piuttosto di sostenere i costi infruttuosi della ricerca di lavoro, attende che la recessione finisca e quindi il tasso di partecipazione alla forza lavoro ha un andamento pro-ciclico. E solitamente domina l’effetto del lavoratore scoraggiato durante un periodo di crisi. Il modello malthusiano della natalità prevede che quando i redditi aumentano, allora le famiglie si allargano. Mentre registriamo una tendenza contraria poiché quando aumenta il reddito pro capite i tassi di natalità diminuiscono. Nella moderna analisi economica della natalità si aggiunge anche un’altra variabile: i prezzi. CAP 3 Funzione di produzione dell’impresa: descrive la tecnologia che l’impresa usa per produrre beni e servizi. Per comodità diciamo che all’inizio ci siano solo 2 fattori di produzione: numero di ore/uomini impiegate dall’impresa (E) e capitale (K). q = f (E, K) Dove q è il prodotto finale dell’impresa. Prodotto marginale del lavoro (MPE): è definita come la variazione del prodotto finale che deriva dall’assunzione di un lavoratore in più, mantenendo costanti le quantità degli altri fattori. Prodotto marginale del capitale (MPK) è la variazione del prodotto che deriva dall’aumento di un’unità dello stock di capitale, mantenendo costanti le unità degli altri fattori. Legge dei rendimenti decrescenti dove il livello di capitale è fisso i primi lavoratori assunti possono aumentare di molto il prodotto finale, ma quanto più i lavoratori vengono aggiunti allo stock fisso di capitale, tanto più i guadagni della specializzazione si riducono e si riduce il prodotto marginale dei lavoratori. Valore marginale del prodotto del lavoro: (valore € di ciò che ogni lavoratore produce in più) il prodotto marginale del lavoro moltiplicato il prezzo dell’output. Un’impresa che vuole massimizzare il profitto assumerà lavoratori fino al punto in cui il salario uguaglia il valore del prodotto marginale del lavoro. In altre parole, nel punto in cui l’impresa massimizza i profitti, il beneficio marginale che ricava dall’assumere un lavoratore in più uguaglia il costo di assumerlo e all’impresa non conviene espandersi ulteriormente perché il valore dell’assunzione di altri lavoratori diminuisce. La curva di domanda del lavoro ci dice cosa accade all’occupazione dell’impresa quando il salario varia, a capitale costante. La curva di domanda di lavoro nel breve periodo è data dalla curva del valore del prodotto marginale. Esiste una relazione positiva tra occupazione di breve periodo e prezzo dell’output. L’elasticità della domanda di lavoro nel breve periodo è data dalla variazione percentuale dell’occupazione derivante dalla variazione dell’1% nel 6
salario (variazione percentuale dell’occupazione / variazione percentuale del salario). La curva è detta elastica se il valore è maggiore di 1, mentre inelastica se è minore di 1. La curva di domanda dell’industria (intendendo più imprese) non è data dalla somma orizzontale delle curve di domanda dell’impresa ma tiene conto dell’impatto sul prezzo dell’output della crescita dell’industria. Condizione della produttività marginale: un’impresa che massimizza il profitto dovrebbe produrre fino al punto in cui il costo di produrre un’unità in più di output (costo marginale) uguaglia il ricavo ottenuto dal vendere quel prodotto (ricavo marginale). Nel lungo periodo l’impresa decide anche di aumentare o ridurre il capitale oltre alla quota di lavoro, l’impresa sceglie sia il numero di lavoratori che quanto investire in termini di attrezzature e tecnologie. Gli isoquanti descrivono le combinazioni possibili tra quota di lavoro e capitale per ottenere un livello uguale di prodotto finale. Gli isoquanti descrivono la funzione di produzione esattamente nello stesso modo in cui le curve di indifferenza descrivono la funzione di utilità del lavoratore. Gli isoquanti associati alla funzione di produzione hanno 4 proprietà: - gli isoquanti devono essere inclinati verso il basso - gli isoquanti non si intersecano - a isoquanti più elevati sono associati maggiori livelli di prodotto - gli isoquanti sono convessi rispetto all’origine L’inclinazione di un isoquanto è data dal negativo del rapporto dei prodotti marginali; il valore assoluto di questa inclinazione è chiamato il tasso marginale di sostituzione tecnica. Gli isoquanti convessi rispetto all’origine sono un’ipotesi di come il tasso marginale di sostituzione tecnica varia quando l’impresa scambia capitale con lavoro. In particolare, l’ipotesi di convessità implica un tasso marginale di sostituzione tecnica decrescente (isoquanto piatto) quando l’impresa sostituisce più lavoro con il capitale. I costi di produzione dell’impresa (C) sono dati da: C = wE + rK La linea che collega tutte le varie combinazioni di lavoro e capitale che l’impresa potrebbe acquistare con un costo di C0 è chiamata retta di isocosto. La retta di isocosto dà il menu delle diverse combinazioni di lavoro e capitale che hanno lo stesso costo; secondo, rette di isocosto più elevate comportano costi maggiori. L’impresa sceglie la combinazione di lavoro e capitale nel quale l’isocosto è tangente all’isoquanto. L’impresa crescerà se il salario diminuisce? La riduzione del salario taglierà il costo marginale di produzione dell’output dell’impresa; diventa più conveniente produrre un’unità addizionale di output quando il lavoro è meno costoso. L’impresa crescerà se il salario diminuisce? La riduzione del salario taglierà il costo marginale di produzione dell’output dell’impresa; diventa più conveniente produrre un’unità addizionale di output quando il lavoro è meno costoso. Se il salario diminuisce l’occupazione dell’impresa aumenta e l’impresa à più capitale. Ci aspettiamo quindi che la riduzione dei salari incoraggi l’impresa a produrre di più; la curva del costo marginale (MC), la 7
riduzione del salario spinge l’impresa a produrre più unità di prodotto. La riduzione del salario riduce il prezzo del lavoro rispetto a quella del capitale; la riduzione del salario spinge l’impresa a raggiustare il suo mix di fattori produttivi in modo da diventare a maggiore intensità di lavoro e quindi trae vantaggio dal costo del lavoro ora più conveniente. In più, la riduzione del salario riduce il costo marginale di produzione e spinge l’impresa a espandersi. E quando l’impresa cresce vuole assumere più lavoratori. EFFETTO SCALA: cosa accade alla domanda dei fattori produttivi dell’impresa quando quest’ultima aumenta la produzione. Finché capitale e lavoro sono fattori produttivi “normali”, l’effetto scala aumenta sia l’occupazione dell’impresa che lo stock di capitale. Inoltre viene adottato un metodo diverso di produzione, a maggiore intensità di lavoro per trarre vantaggio dal fattore lavoro ora più conveniente. (fig 3.12, pag 84) EFFETTO SOSTITUZIONE: indica cosa accade all’occupazione dell’impresa quando il salario varia, mantenendo l’output costante. L’impresa adotta un mix di fattori a maggiore intensità di lavoro, sostituendo capitale con lavoro, aumentando quindi il numero di lavoratori. L’effetto sostituzione riduce quindi la domanda di capitale da parte dell’impresa. Sia l’effetto scala che l’effetto sostituzione spingono l’impresa ad assumere più lavoratori quando il salario diminuisce. Per misurare la risposta dell’occupazione di lungo periodo alle variazioni del salario usiamo l’elasticità di lungo periodo della domanda del lavoro (ELR): δLR = variazione percentuale del lavoro / variazione percentuale del salario La curva di domanda di lungo periodo è inclinata verso il basso quindi l’elasticità della domanda di lavoro di lungo periodo è negativa. L’elasticità di sostituzione tra capitale e lavoro (mantenendo l’output costante) è un numero che misura la curvatura dell’isoquanto. Più l’isoquanto è curvato, minore è la dimensione dell’effetto sostituzione. Le regole di Marshall della domanda derivata descrivono i fattori che in una particolare industria possono generare curve di domanda di lavoro elastiche: - quanto maggiore è l’elasticità di sostituzione tanto più la domanda di lavoro è elastica. La dimensione dell’effetto sostituzione dipende dalla curvatura dell’isoquanto; quanto maggiore è l’elasticità di sostituzione, tanto più l’isoquanto sembra una linea retta e tanto più lavoro e capitale sono “simili” nel processo produttivo. L’impresa sostituisce facilmente lavoro con capitale quando il salario aumenta; - quanto maggiore è l’elasticità della domanda di output più la domanda di lavoro è elastica. Quanto maggiore è la riduzione della domanda dei consumatori (cioè più elastica la curva di domanda per l’output) tanto maggiore è la riduzione di occupazione e tanto più elastica è la curva di domanda di lavoro dell’industria; - quanto maggiore è la quota del lavoro nei costi totali tanto più la domanda di lavoro è elastica; - quanto maggiore è l’elasticità dell’offerta degli altri fattori di produzione, come il capitale, tanto maggiore è l’elasticità della domanda di lavoro. I costi che sostiene l’impresa quando adegua la forza lavoro sono chiamati costi di adeguamento. Ci sono costi fissi e costi variabili. Risulta più costoso 8
licenziare che assumere. CAP 4 Il mercato competitivo massimizza i guadagni totali dello scambio per il sistema economico. Se abbiamo una trattenuta in busta paga a carico delle imprese, si modifica la domanda di lavoro. Si abbassa la domanda di lavoro, poiché il datore di lavoro dovrà calcolare che ora ogni lavoratore gli costa il salario w + la trattenuta in busta paga. Diminuisce inoltre l’occupazione. Se abbiamo una trattenuta a carico dei lavoratori sposta la curva di offerta del lavoro verso l’alto e riduce l’occupazione perché per l’impresa domanderà la stessa quantità di lavoro, e dovendo pagare di più i lavoratori ne ridurrà il numero. In entrambi i casi, una trattenuta in busta paga rappresenta una perdita netta. Con un sussidio all’occupazione, la curva di domanda si sposta verso l’alto. L’impresa riceve un tot di soldi per ogni lavoratore che assume, e il lavoratore percepisce più salario. Il governo può imporre alle imprese di dare dei benefici obbligatori ai lavoratori: mantenere il luogo di lavoro sicuro, offrire assicurazioni integrative. Modello ragnatela (Cobweb model) I lavoratori altamente specializzati registrano periodi di eccesso di domanda o di offerta, contraddicendo quindi la regola per cui il mercato del lavoro raggiunga un equilibrio in modo veloce e poco costoso. Due ipotesi sono alla base della teoria: occorre tempo per formare un nuovo ingegnere; gli individui decidono se diventare ingegneri osservando le condizioni del mercato nel momento in cui iniziano l’iter scolastico. La curva iniziale di breve periodo è inelastica, perciò ad un aumento della domanda di ingegneri sommato ad una curva inelastica = avremmo un aumento del salario. (poca offerta di ingegneri, si fanno pagare tanto) Il salario d’entrata ha un andamento sistematico di espansioni e contrazioni man mano che il mercato si sposta lentamente verso il suo equilibrio di lungo periodo. Avremmo quindi una ragnatela attorno il punto d’equilibrio. La ragnatela si forma perché gli studenti non tengono conto dell’andamento ato dei salari del mercato degli ingegneri, non hanno aspettative razionali e sono mal informati. Un monopsonio è un’impresa che ha una curva di offerta di lavoro inclinata positivamente. Una città con una sola azienda è un tipico esempio di monopsonio; l’unico modo in cui l’impresa può convincere più cittadini a lavorare è aumentare il salario per raggiungere il salario di riserva dei non lavoratori. Ci sono 2 tipi d’imprese: perfettamente discriminante, non discriminante. Il monopsonista perfettamente discriminante può assumere lavoratori differenti a salari differenti. La curva di offerta di lavoro è identica al costo 9
marginale che si sostiene per assumere i lavoratori. Un monopsonista non può influenzare i prezzi dell’output sul mercato. La curva di domanda di lavoro per un monopsonista, come per un’impresa concorrenziale, è data dalla curva del valore del prodotto marginale. Un’impresa che vuole massimizzare il profitto assume lavoratori fino al punto in cui il valore in euro dell’ultimo lavoratore assunto uguaglia il costo per assumere l’ultimo lavoratore. Un monopsonista perfettamente discriminante assumerà fino al punto in cui il contributo dell’ultimo lavoratore al ricavo dell’impresa uguaglia il costo marginale del lavoro. Il monopsonista assume lo stesso numero di lavoratori come se fosse in un mercato del lavoro concorrenziale, ma ogni lavoratore viene pagato il suo salario di riserva. Il monopsonista non discriminante deve pagare lo stesso salario a tutti i lavoratori indipendentemente dal salario di riserva. Quando assume un lavoratore in più deve aumentare il salario a tutti i lavoratori, quindi la curva di offerta di lavoro non individua più il costo marginale di assunzione. Poiché quindi il salario aumenta quando il monopsonista assume più lavoratori, la curva del costo marginale del lavoro (MCL = è sempre costante e uguale al salario w; salario del nuovo lavoratore + differenza di salario x il num dei precedenti lavoratori) è inclinata verso l’alto, aumenta anche più rapidamente del salario e si trova sopra la curva di offerta. Un monopsonista che massimizza il profitto assume fino al punto in cui il costo marginale del lavoro uguaglia il valore del prodotto marginale. 1. Un monopsonista non discriminante occupa meno lavoratori di quelli che vorrebbero essere occupati se il mercato fosse competitivo, in un monopsonio esiste sottoccupazione e l’allocazione delle risorse non è efficiente. 2. Il salario è inferiore a quello concorrenziale ed è anche inferiore al valore del prodotto marginale del lavoro Il monopsonista massimizza il profitto quando il costo marginale è uguale al ricavo marginale: P x MPL = MEL . In monopsonio il costo marginale del lavoro è sempre superiore al salario. Inoltre un monopsonista che massimizza il profitto assume fino al punto in cui il costo marginale del lavoro uguaglia il valore del prodotto marginale. Questa situazione di potere di monopsonio fa si che la singola impresa possa pagare i suoi lavoratori meno del valore marginale del prodotto per fare extra profitto. Il Monopolio è una struttura di mercato nel quale esiste solo un venditore. Presenta una curva di domanda inclinata negativamente. Il ricavo marginale associato alla vendita di un’unità in più di output non è uguale al prezzo dell’output p. il ricavo marginale è inferiore al prezzo imposto all’ultima unità e diminuisce quando il monopolista cerca di vendere più output. Un monopolista che massimizza il profitto produce fino al punto in cui il ricavo marginale uguaglia il costo marginale della produzione. Il monopolista inoltre produce meno output, rispetto ad un regime concorrenziale, e ad un prezzo più elevato. Ricavo marginale del prodotto del lavoro (MRPL = MR x MPE) : per un monopolista il ricavo addizionale dell’assumere un individuo in più uguaglia il prodotto marginale del lavoratore per il ricavo marginale ricevuto dall’ultima unità di output venduta. 10
Un monopolista che vuole massimizzare assume lavoratori nel punto in cui il salario uguaglia il ricavo marginale del prodotto del lavoro; la condizione di massimizzazione del profitto per un monopolista è data da: MRPL = w. CAP 5 I differenziali salari compensativi nasce dalla necessità di compensare i lavoratori che per le caratteristiche non salariali del posto di lavoro. Possiamo descrivere con una formula la funzione di utilità del lavoratore: utilità = F(w,p), dove w indica il livello salariale offerto e p il rischio di infortunio sul lavoro. L’utilità marginale del reddito è la variazione dell’utilità derivane da un aumento del reddito del lavoratore pari a 1€, mantenendo costante il rischio. La curva d’indifferenza è inclinata positivamente perché il rischio è un male. Il prezzo di riserva rappresenta la quantità di salario necessario per convincere il lavoratore ad accettare un posto più rischioso.
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