CHI HA RAPITO LA PRIMAVERA?
Una fiaba di Marzia sconi
Chi ha rapito la primavera?
Marzia sconi
Edizione digitale: agosto 2013
ISBN: 9788868552398
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
Sommario
Capitolo
Nel paese di S.Lucio era già finito il mese di marzo, ma la neve non accennava a sparire e il freddo continuava a far diventare rossi i nasi e a pizzicare le guance. La gente, quando si alzava la mattina, guardando fuori dalla finestra sperava di vedere finalmente il cielo più chiaro, il sole più splendente, gli alberi coperti da qualche minuscola gemma di smeraldo, i campi appena più verdi per il neonato grano, ma niente: il sole, se c’era, era pallido come un limone scaduto, il cielo continuava ad essere di un grigio-azzurro piatto ed uniforme e la terra, i tetti delle case, gli alberi erano ancora ricoperti da uno strato di neve che andava facendosi sempre più spesso e consistente anziché diminuire e sciogliersi. Ma che cosa era successo? Dov’era andata a finire la Primavera, perché non arrivava? Il 21 Marzo era ato da un po’….. Lassù nel cielo, nascosti da uno spesso strato di nubi, le tre stagioni rimaste ed i loro figlioletti, cioè i dodici mesi, si erano riuniti in gran consiglio, per vedere che cosa si potesse fare per rimediare a quella catastrofe e se qualcuno di loro avesse qualche utile notizia o qualche soluzione che fe ritornare al più presto Primavera, prima che il disastro portasse a conseguenze irreparabili. Il più disperato di tutti era il Signor Inverno, che non era mai stato giovane, era nato vecchio e vecchio era rimasto. Aveva una lunga barba bianca che gli arrivava fino al petto, sembrava quasi che fosse una collana preziosa, perché era ricoperta di piccoli cristalli luminosi, Swaroski trasparenti. Nera invece era la lunga tunica di lana pesante, morbida e calda, solo gli occhi sembravano quelli di un bimbo, grandi nella faccia scarna, senza colore, brillavano azzurri e tersi, puri e innocenti come acquemarine. La voce sottile e leggermente stridula assomigliava al sibilare del vento. -Io sono stanco, non ne posso più, ho bisogno di riposare, di dormire, ho dovuto lavorare tutto questo tempo: e pioggia e neve e vento e freddo! Senza fine! Devo andare in ferie…assolutamente!!!
Il mio delicato organismo ne risentirà se non dormirò almeno per otto mesi. Non vi dico poi quello che mi ha fatto vedere il mio Febbraio, è corto sì, ma veramente incontenibile, ha preteso che nevicasse tutto il tempo e non ha voluto sentir ragioni! La sua voce da stridula si era fatta più cupa, come se una ventata gelida fosse arrivata all’improvviso dai monti. L’Estate se ne stava languidamente seduta su una sdraia a righe bianche e blu e si provava distrattamente degli orecchini a ciliegia rossi e lucidi e una collana di pomodorini: - Per me la cara Primavera si diverte ancora insieme a quello scavezzacollo di Zefiro, il vento, e si lascia trasportare in lungo e in largo da lui per tutto l’universo. D’altronde si sapeva fin dall’anno scorso che c’era una simpatia tra loro. Mentre Estate parlava, il suo mese preferito: Agosto le stava davanti per abbronzarla il più possibile con la luce e il calore che aveva immagazzinato. -No, secondo me ti sbagli, Primavera non si dimenticherebbe mai di arrivare,di donare luce e calore al mondo, di farlo rinascere, neanche per amore, lei è una ragazza troppo seria e responsabile. Era stato Autunno a parlare, mentre tracannava un bicchiere di vino rosso. -Ragazza! Non mi far ridere ma se ha miliardi di anni? Intervenne acida Estate facendosi vento con un ventaglio rosso simile a un’anguria. -Avrà miliardi di anni, come tutti noi, ma è sempre fresca e profumata come una rosa- Ribadì Autunno, servendosi di un secondo bicchiere. -Insomma basta litigare, io ho già perso la mia parte di Primavera e non ho mai avuto così freddo come quest’anno! Strillò Marzo che era sull’orlo di una crisi di nervi.
- Calmati- gli disse Inverno- so che Primavera è un po’ una “farfallina”, ma l’ho vista uscire io stesso!!! Accidenti e mi ha pure fatto un cenno di saluto con la mano e l’occhiolino. Speravo di poter mettermi a riposo quel giorno stesso e invece …ancora neve!!!
Chiama e cerca, creca e chiama, la devo ancora trovare è uscita e non si è più vista! A quelle parole nella stanza scese il silenzio….Poi Marzo cominciò letteralmente a singhiozzare, Estate smise di sventolarsi, il sensibile Maggio si asciugava le lacrime profumate di nascosto e Aprile disse; -Per tutti i “Pesci d’Aprile” l’hanno rapita”!!!!
Le cose naturalmente non andavano meglio giù in paese, dove i più vecchi borbottavano che stava per arrivare la fine del mondo e i più giovani erano sempre più pallidi e sofferenti e sentivano la mancanza del sole. Anche Lucilla, che sembrava una persona normale e lavorava all’Ufficio Postale, ma in realtà era una strega, non riusciva a rassegnarsi. Abitava in una casetta bianca e stretta, a due piani, proprio al centro del paese, aveva un naso sottile e leggermente a punta, che negli ultimi tempi era diventato sempre più rosso e gonfio a causa di un noiosissimo raffreddore che non riusciva a guarire. Nessuno guardandola avrebbe detto che era una strega, a parte forse la sua preferenza per il nero e per il viola, per le scarpe a punta, per i cappelli a tesa larga, di cui aveva un’intera collezione e per un paio di orecchini con uno scheletro d’argento che dondolava ad ogni o per cui lei andava pazza, ma, a parte ciò, era una persona affabile e gentile, con dolci occhi color cioccolata e capelli castani, non neri come tutti si aspetterebbero da una strega, ma di un bel castano che faceva pensare alle castagne nei boschi d’autunno. Eppure, strega era sua nonna, strega sua madre e strega anche lei, anche se negli ultimi tempi aveva usato ben poco i suoi poteri e si era accontentata di essere, quasi, una persona normale. Un giorno, però, vedendo che il tempo non accennava minimamente a cambiare, si decise a salire nella sua vecchia soffitta, per consultare il grosso libro delle magie che teneva nascosto in un enorme baule di legno scuro, sotto una pila di
vecchi vestiti. Il libro era così voluminoso, che Lucilla, nel prenderlo, quasi barcollava sotto il suo peso.
Dopo averlo posato su un sofà di spesso tessuto a fiori, che aveva conosciuto tempi migliori, aveva cominciato a sfogliarlo, per vedere se ci fosse qualche magia, qualche pozione, qualche sortilegio, che riuscisse a far tornare la Primavera. Ma purtroppo delle stagioni non si faceva menzione, c’era sì un sistema che aiutava a far cadere la pioggia, durante i periodi di siccità, ma di Primavera neanche l’ombra! Lucilla borbottò e rimettendo tutto a posto disse: -Non ci sono più le stagioni di una volta! Nel scendere giù dalla soffitta si specchiò nel lungo specchio dalla cornice dorata che c’era in fondo alle scale e si rammaricò non poco, oltre che per il naso gonfio, per il colorito giallastro e per gli occhi spenti, ma sì, forse avrebbe potuto farsi un bel bagno tra i petali di rosa battuti al mortaio e fatti seccare dal maggio precedente e buttarci dentro un bel po’ di polverina “Rimedios” che andava bene per tutto, in modo da farsi tornare almeno un po’ di colorito roseo. Nel mettere in atto il suo piano, dirigendosi verso il bagno, gettò un’occhiata distratta dal finestrotto, sul pianerottolo delle scale, da lì si vedeva non il paese, con le sue case e le sue strette strade, ma la campagna retrostante, una campagna dolce e collinare, in cui le miti rotondità erano piene di uliveti. Le parve di scorgere un battito d’ali nere, tra le foglie spruzzate di neve, degli ulivi; si fermò stupita, perché avrebbe detto… non ci avrebbe giurato al cento per cento, ma era quasi sicura che si fosse trattato di una rondine! Una rondine?! Ma che ci faceva una rondine tra la neve a 3 ° di temperatura! Le rondini, questo lo sapevano tutti, non sopportavano il freddo e, beate loro, se ne scappano al caldo ai primi segnali dell’Autunno. Lucilla aprì il finestrotto per guardare meglio, la colpì subito una ventata di aria gelida, ma che rondini, con quel freddo avrebbe dovuto vedere i pinguini! Richiuse in fretta, stringendosi il golfino viola sulle spalle magre, ma gettò
un’ultima occhiata prima di salire e…….. ancora quel battito veloce, quasi un tremito. “Che fosse un ero intirizzito? Ma no, le ali erano troppo grandi per essere quelle di un ero”. Allora Lucilla non esitò più e salendo le scale a due a due, entrò nella sua camera, aprì il primo cassetto del comò e prese un paio di occhiali rosa a forma di ali d’aquila, erano gli occhiali che sua madre le aveva regalato per il suo decimo compleanno e che riuscivano a vedere cose che neppure un cannocchiale avrebbe individuato, insomma erano “occhiali magici”!
Ridiscese giù in fretta scivolando lungo la ringhiera per far prima ed arrivata davanti al finestrotto inforcò gli occhiali “Aquil”. Gli ulivi, che erano ad almeno cinquecento metri da dove si trovava lei in quel momento, improvvisamente le entrarono in case, tanto le si avvicinarono! Lucilla guardò al centro, poi a destra, poi a sinistra, niente da fare, tra quelle foglie, che avrebbe potuto prendere con la mano, non c’era proprio niente, stava per risalire e fu proprio per un nano secondo che la vide, là, dietro l’uliveto, un uccello nero che volava e stavolta non si poteva certo sbagliare, si trattava di una rondine, non c’erano dubbi, di una bella rondine con la pancia bianca e gli occhi vivaci ed attenti. L’animale continuò il suo volo e Lucilla cercò di seguirla, con lo sguardo, finché poté poi tolse gli occhiali e chiuse il finestrotto pensierosa, c’era qualcosa di strano in quella rondine, di molto strano! Se poi ERA una rondine??
Lucilla risalì lentamente gli scalini e stava per riporre i suoi occhiali rosa quando alzò la testa con uno scatto, come se qualcuno l’avesse chiamata all’improvviso. “Strano!!?” Ma certo che c’era qualcosa di strano, era IMPOSSIBILE che con la neve, con la bassa temperatura e senza il minimo accenno di Primavera nell’aria, una rondine se ne svolazzasse tra gli ulivi. Era molto più che strano, era sospetto! Lucilla non esitò un momento, riprese i suoi Aquil dal cassetto, si infilò uno dei suoi cappelli neri di feltro a tesa larga, un piumino viola e un paio di stivali con una bella punta all’insù, poi più veloce della luce, in un attimo si ritrovò all’aperto, davanti casa sua, salutò distrattamente la signora Placidi che arrancava tra la neve con la paura di scivolare e salì sulla sua Smart nera. Partì a razzo sollevando un po’ di neve fresca e facendo scivolare le ruote posteriori, fece appena in tempo a vedere dallo specchietto retrovisore la Placidi a gambe all’aria ed intravide dei mutandoni bianchi sotto la pelliccia scura. Non poté trattenersi dal farsi una bella risata!!! Doveva a tutti i costi arrivare sulle colline, individuare la rondine e seguirla. Con i suoi Aquil l’avrebbe sicuramente vista, e poi l’avrebbe raggiunta con… non certo con la Smart! Nel porta bagagli aveva una scopa elettrica ultimo tipo di un viola cupo che sicuramente andava più in alto e più veloce di un Jumbo! L’aveva acquistata solo l’estate scorsa dal signor Meneghini, un mago in pensione che nel retrobottega della sua innocente ferramenta aveva tutto il necessario per una strega che si rispetti! Finora non l’aveva mai usata ..ma era arrivato il momento di farlo. Ormai era fuori del paese, in aperta campagna e la strada cominciava a salire verso le colline, la sua Smart ogni tanto provava a “scivolare”, ma Lucilla era
una brava guidatrice. Piccoli fiocchi di neve cadevano dal cielo plumbeo, Lucilla scosse la testa, ma poi si concentrò per trovare un punto abbastanza nascosto, dove poter parcheggiare la macchina e partire con la sua scopa, naturalmente senza rischiare che qualcuno la vedesse! Una volta scesa dall’auto, si guardò in giro per controllare se c’era qualcuno, ma non si vedevano né automezzi, né animali, né cristiani, nessuno! Lucilla infilò i suoi “Aquil”, le ci volle un po’ prima di riuscire ad individuare la rondine, un punto nero in lontananza, aveva già fatto un bel po’ di strada ed era diretta verso sud, ma poi la vide, allora via! Inforcò la scopa volante e su verso il cielo, con i fiocchi di neve che le coprivano la visuale, la prossima volta avrebbe dovuto comprare dei tergicristalli per occhiali magici, dal signor Menegh Volò un bel po’ prima di riuscire a raggiungere l’animale, la rondine infatti aveva un bel vantaggio e se la filava come il vento! Lucilla l’arrivò solo sopra il mare, quando ormai la temperatura si era fatta più mite e non nevicava più. Affiancò l’uccello e l’apostrofò con un allegro: -Ehi! Come va? La rondine si girò sbalordita e la guardò, ma chi era quella strana creatura metà uccello e metà donna? - Non ti preoccupare, sono solo una strega, per questo mi vedi volare, ma tu, rondinella, che ci facevi tra la neve? Lucilla aveva visto la pancia bianco latte della rondine ed aveva capito che si trattava di una femmina, infatti i maschi hanno la pancia un po’ più scura: color crema. - Le mia amiche rondini mi hanno mandato in avanscoperta, per vedere se era possibile migrare, visto che ormai la Primavera doveva essere arrivata, invece ho
trovato solo neve. La rondine parlava esitante, come incerta. Lucilla, con i suoi “Aquil”, vedeva la rondine enorme!!! Una rondine gigantesca, ma forse fu proprio grazie ai suoi “super-occhiali” che si accorse, che aveva qualcosa di strano vicino all’occhio sinistro, qualcosa di…sembrava come… pareva che….. ma non fece in tempo a veder bene di cosa si trattava, perché la rondinella, avendo visto che Lucilla l’osservava attenta, si era coperta con l’ala. Pensò che per il momento era il caso di lasciar perdere e disse: -Già, davvero, solo neve, ma dove sono i tuoi amici, perché sei sola? -Li sto raggiungendo, mi aspettano sulle coste dell’Africa. -Beh, visto che ormai ci sono ti accompagno volentieri- disse Lucilla che non si era fata convincere dalle spiegazioni della rondine. L’uccello girò di scatto la testa verso la strega guardandola stupita, allora Lucilla vide che cos’era quella cosa strana che l’aveva colpita un attimo prima! C’era una brutta cicatrice biancastra, quasi grigia che attraversava l’occhio sinistro e le arriva fino al becco, deturpando il musetto grazioso dell’animale. Lucilla non riuscì a trattenere un :”OH!”, pieno di rammarico e di pietà, ma la rondine non lo gradì e lanciando il suo stridulo garrito “mise la quarta” per così dire e partì veloce come un razzo, lasciando Lucilla immobile nel cielo chiaro, in equilibrio precario sulla sua scopa nuova.
L’esitazione della strega durò però solo un attimo, si chinò in avanti pronta a ripartire ma si accorse, non senza rammarico, che uno strano lampeggio verde smeraldo usciva dal manico, segno che c’era un piccolo contatto nell’impianto elettrico, non poteva certo rischiare di arrivare fino in Africa, con la scopa in quelle condizioni! Ma d’altronde se non si sbrigava avrebbe perso la rondinella per sempre e Lucilla era certa che nascondesse qualcosa e che avesse a che fare con la scomparsa di Primavera.
Per un attimo pensò di seguirla, nonostante tutto, ma poi la prudenza ebbe la meglio e Lucilla mise la retromarcia per tornarsene a casa, sperando di riuscire ad arrivare almeno lì. Era quasi arrivata al paese di S Lucio, quando vide qualcosa o meglio qualcuno, sopra un cirro, guardò meglio e vide che si trattava di uno strano ometto in bilico sulla nuvola che le faceva cenno con la mano di avvicinarsi. Lucilla virò nella sua direzione e si ritrovò a due i dalla nuvola, non si era sbagliata, si trattava proprio di un ometto mingherlino, quasi un ragazzo, con lunghi capelli verdi che svolazzavano qua e là, senza che peraltro tirasse una bavetta di vento e una tunichetta azzurra a strisce verdi.
-Ehi! – l’ apostrofò l’ometto-Ti ho visto inseguire una rondinella poco fa, adesso dove te ne stai andando? La voce contrastava con il suo fisico asciutto e quasi adolescenziale, era la voce di un uomo, roca e profonda. -Mia madre mi ha sempre detto di non parlare con gli sconosciuti, perciò prima di risponderti vorrei sapere con chi ho a che fare.-rispose ironica Lucilla -Hai ragione, madamigella volante, non mi sono presentato, sono Aprile, il mese che sta per iniziare e come ben capirai sono molto preoccupato per la scomparsa di Primavera. A quelle parole l’interesse di Lucilla aumentò -Allora anche tu sei interessato a quella rondine! - Già, la rondine,- e Aprile le fece l’occhiolino complice- “una rondine non fa Primavera”, ma anche tu hai capito che c’è qualcosa che non va nel suo arrivo. Noi lassù- e fece un cenno vago con la mano per indicare un punto indistinto più in alto- ci siamo messi subito in allarme quando l’abbiamo vista are. Marzo urlava che era lei la colpevole della scomparsa di Primavera, ha avuto un attacco isterico, poveretto, ma si sa, Marzo è pazzerello. E rise da solo per la battuta, rovesciando la testa all’indietro, facendo fluttuare i suoi verdi capelli ed emanando un profumo d’erba appena tagliata che contrastava vivamente con la neve che c’era sotto di loro. -Ma come mai te ne sei tornata indietro, perché non l’hai seguita? Probabilmente ti avrebbe portato da Primavera. - Ho un danno al circuito elettrico della scopa, è un miracolo che sia arrivata fino a qui, sicuramente non posso rischiare di ritrovarmi chissà dove, con il sedere per terra, senza sapere come tornare a casa, perciò sono stata costretta a fare dietro-front. -Se si tratta di viaggiare per il cielo, non preoccuparti, ti do volentieri un
aggio sulla mia nuvola e ti porto dove vuoi. Lucilla, guardò per un attimo pensierosa lo strano mese, non era una cattiva proposta, senza rispondere infilò i suoi “Aquil” e cominciò a scrutare il cielo, in tutte le direzioni, dappertutto, e finalmente la vide, la piccola rondine solitaria. Si girò allora verso Aprile: - Ti ringrazio per il aggio, accetto volentieri, dai non perdiamo tempo, carichiamo anche la mia scopa sulla tua nuvola e partiamo, ho individuato la rondinella e ti assicuro che non è vicina a noi, a quanto viaggia la tua nuvola? -Di questo non ti preoccupare mia piccola strega viola, andremo più veloce della luce, sono ai tuoi ordini! Così dicendo la nuvola partì, quando ancora Lucilla aveva un piede, fuori nel cielo, Aprile l’afferrò ridendo per un braccio e insieme si misero all’inseguimento della rondine misteriosa. Lucilla, volando a tutta velocità, urlava al di sopra del rumore del vento, per farsi sentire da Aprile: - Sta sicuramente raggiungendo l’Africa! -Beh, non ho un gran senso dell’orientamento, ma direi che questa non è la strada per raggiungere le coste dell’Africa.- Rispose Aprile con il suo vocione Lucilla si guardò intorno dubbiosa, Aprile non aveva poi tutti i torti, invece di andare verso il sud, stavano salendo in alto, sempre più in alto, sempre più in alto, vertiginosamente in alto! La terra sotto di loro era sempre più minuscola……..Lucilla nonostante gli “Aquil” vedeva case ed alberi a malapena, ma dove li stava portando quella strana rondine? Anche Aprile sembrava un po’ preoccupato ed aveva la fronte corrugata, come se fosse soprapensiero, Lucilla, che non era abituata alle grandi altezze e che a dire la verità aveva anche un po’ di paura, si teneva aggrappata, con una mano, alla tunica azzurra di Aprile, mentre con l’altra teneva stretta la sua scopa, per paura che le cadesse.
Stavano salendo sempre più e Lucilla sentiva caldo, tanto caldo, anche Aprile doveva aver caldo perché Lucilla gli vide delle piccole goccioline che gli colavano dalla fronte. - Il calore del Sole sta aumentando di molto, segno che siamo ormai nello spazio interplanetario- disse Aprile con voce calma e professionale -Spazio interplanetario!!?- Urlò Lucilla, poi guardò giù, niente più case, niente alberi, neanche gli “Aquil” riuscivano più a distinguerli, vide soltanto la sfera del pianeta Terra con le sue grandi macchie azzurre. - Oh, cielo, è vero! Siamo nello spazio!!-Gridò con voce acuta in cui si mescolavano terrore e sorpresa. - Vedi ancora la rondine? - Certo che la vedo, e la vedo ben vicina. Oh! Oh! - Che è successo, cosa vedi, presto, dimmi! -Non credo ai miei occhi eppure debbo dirti che ho appena visto la nostra rondine entrare in una enorme bolla rosa. Aprile si girò di scatto verso di lei, le prese gli occhiali, li inforcò e guardò: -Per tutte le stagioni! E’ vero, l’intravedo dentro una bolla, là, davanti a noi! Accelerò ancora l’andatura e Lucilla urlò perché stava per perdere l’equilibrio. Intorno a loro il cielo era più scuro, ma non nero come si sarebbe aspettata la nostra streghetta, visto che ormai erano fuori dall’atmosfera terrestre Raggiunsero la bolla rosa in un momento, era piuttosto grossa sembrava una palla, di quelle che si usano al mare d’estate. Guardandosi intorno Lucilla vide che c’erano altre bolle gassose, simili a quella ed ogni tanto si vedeva are qualche scia di polvere luminosa. Aprile si era fermato e se ne stava davanti alla bolla pensieroso, della rondine più nessuna traccia, neanche gli “Aquil” riuscivano più ad individuarla.
- Che cosa stiamo aspettando, forza, proviamo ad entrare nella bolla -disse Lucilla impaziente- sono sicura che Primavera si trova là dentro. -Mmmm.- Fece Aprile Lucilla cominciò a spingere con le mani contro la superficie liscia e morbida della bolla, sembrava che si formasse un grosso buco, sembrava di entrare dentro, ma poi, come uno scherzo di cattivo gusto, la superficie liscia e leggermente scivolosa, tornava indietro respingendo Lucilla, facendola rimbalzare e riportandola sulla nuvola, dove Aprile l’aspettava corrucciato. Lucilla riprovò diverse volte, ma non riuscì proprio a fare niente, si ritrovò ansante e sudata, sulla nuvola con Aprile che l’osservava malizioso. -Sai perché non riesci ad entrare? Perché non hai un becco, o comunque qualcosa di appuntito con cui fare un piccolo foro. Disse Aprile stringendosi nelle spalle. - E me lo dici solo adesso, dopo che ho fatto tutta questa fatica?-Chiese Lucilla mettendosi le mani sui fianchi. Aprile fece ancora spallucce. Poi aggiunse: - Il brutto è che qui in mezzo allo spazio sarà difficile trovare un grosso ago o una specie di punteruolo. Lucilla, si tolse il cappello e si grattò la testa, poi sorrise: - Beh, modestamente non sono una strega da niente, ho imparato a materializzare gli oggetti che non andavo ancora alle Medie. Così dicendo, con aria concentrata ed assorta, fece poche movimenti con le mani e disse parole incomprensibili a mezza bocca e all’improvviso le apparve tra le dita un grosso ago da lana. - Eh voilà!-disse la streghetta soddisfatta mostrando l’ago al suo compagno d’avventure. Aprile batté le mani soddisfatto e le fece un inchino esagerato dicendo:
- I miei complimenti strega Lucilla. Poi la smisero di fare gli spiritosi, bisognava agire ed in fretta! Aprile bucò la bolla e con le mani si aprì un varco sufficiente per farli entrare, entrarono svelti e dietro di loro la bolla si richiuse, come se non fosse successo niente. Dentro l’aria era più fresca e regnava un gran silenzio, intorno a loro c’era il nulla, si vedeva solo una luce rosata come quella di un’alba d’estate. Aprile e Lucilla si mossero con circospezione, dovevano stare attenti a mantenere l’equilibrio, la bolla era scivolosa. Camminarono per un po’, ma non si vedeva, né si sentiva nulla, nessuna traccia né della rondine, né di Primavera. Lucilla cominciò a sbuffare impaziente e stava per esprimere anche a parole il suo scontento, quando all’improvviso si ritrovarono davanti agli occhi una strana scenetta. Seduta su una poltrona, un po’ scompostamente, con le gambe leggermente divaricate e la testa rovesciata all’indietro con tanto di bocca aperta, una Primavera poco elegante dormiva come un ghiro, e a Lucilla sembrò anche di sentire un leggero fischio che assomigliava ad un lieve russare. Accanto a lei, immobile sul bracciolo della poltrona se ne stava la rondinella con le lucide ali ben posate lungo i fianchi e il capo leggermente inclinato da una parte. Sembrava che non li avesse sentiti arrivare, tuttavia senza girarsi disse loro: - Insomma ce l’avete fatta a raggiungermi, eccomi qua, avevate ragione voi, io ho rapito la Primavera! Nella vocetta un po’ stridula della rondine non mancava una punta d’orgoglio, per essere riuscita, lei così piccola ed indifesa, a tenere nascosta in quella bolla, al di là del mondo conosciuto, la stagione più bella dell’anno: la Primavera. -Ti rendi conto di cosa hai fatto, piccolo uccello pestifero, il mondo intero
aspetta che arrivi la bella stagione, e tu, per chissà quale capriccio, l’hai rapita! La voce di Aprile si era alzata di qualche tono, tanto da sembrare un rombo di tuono e sembrava che la sua stessa figura mingherlina fosse diventata più alta e robusta. La piccola rondine rabbrividì e si raggomitolò su se stessa, tanto che Lucilla, nonostante tutto, ebbe pietà di lei, le si avvicinò e le chiese: - Ma perché hai fatto tutto questo? La rondine la guardò con le lacrime agli occhi e Lucilla vide ancora una volta la brutta cicatrice che la sfregiava, ma stavolta la rondinella non evitò il suo sguardo, non si nascose, e disse: - L’ho fatto per amore. Aprile che si era un po’ calmato e stava cercando di svegliare Primavera, si girò di scatto, ed insieme a Lucilla chiese: -Per amore?? La rondine fece un piccolo volo e si allontanò da Primavera: - E’ inutile che cerchi di svegliarla le ho appena spalmato sulle mani e sulle braccia un unguento fatto con bacche nere di Belladonna che provocano un sonno profondo, starà sognando di volare tra nuvole bianche con le sue brezze preferite. -Belladonna?- Urlò Lucilla spaventata- Ma è velenosa! -In grandi quantità certamente, ma io ho usato le dosi giuste e per la sua vita non c’è pericolo. Aprile, che era impallidito, diventando verde anche in faccia, tirò un sospiro di sollievo. -Cosa intendevi dicendo che l’hai fatto per amore?- chiese Lucilla incuriosita. La rondine sospirò:
- Avete voglia di ascoltare la mia storia? Cercherò di spiegare le mie ragioni, poi…. poi accetterò la punizione che merito senza discutere. Mentre parlava, il nero uccello, guardava ora l’uno, ora l’altro dei suoi interlocutori. Lucilla fece subito di sì con la testa, Aprile guardò verso l’alto, ma poi vedendo che non c’era verso di svegliare Primavera si arrese e si accomodò su un’altra poltrona, rassegnato, ma pronto ad ascoltare. -L’anno scorso, quando era ancora una giovane rondinella inesperta, subii un incidente, che mi causò questo- e con l’ala indicò lo sfregio.
-Di quale incidente si trattò?- Chiese Lucilla sempre più curiosa. -Era il mese di Maggio ed io me ne volavo per il cielo con le mie sorelle e i miei fratelli, la giornata era calda, noi ci divertivamo a fare girotondi ed a rincorrerci gli uni con gli altri; ad un tratto capitammo in un campetto in cui c’era un gruppetto di bambini seduti in circolo, intenti a fare qualcosa, sembravano bambini simpatici ed innocui, ma non era così. Mentre noi continuavamo ignari a svolazzare, uno di loro si alzò, ci guardò, prese la mira e ci colpì con il sasso di una fionda che aveva costruito per gioco. Ma quel gioco risultò crudele, soprattutto per me, che fui colpita accanto all’occhio e cominciai a sanguinare. I miei fratelli e le mie sorelle accorsero in mio aiuto, mi trasportarono in volo, lontano di lì, ce ne andammo, inseguiti dalle grida dei bambini che forse non si erano resi conto del male fatto. Mi accompagnarono sotto la grondaia dai nostri genitori. All’inizio temetti di diventare cieca da un occhio, ma fortunatamente, fortunatamente- ripeté amara- grazie alle cure di mia madre e di mio padre, non persi la vista. La mamma andava a prendere piccoli limoni dalla bancarella del fruttivendolo al mercato e mi metteva alcune gocce sulla ferita per cicatrizzarla prima. Era
terribilmente doloroso, la mamma mi accarezzava con le sue morbide ali per consolarmi….. e poi papà mi faceva impacchi con le foglie e i fiori dell’iperico, una pianta che toglie un po’ il dolore e sfiamma e che lui aveva fatto essiccare l’estate precedente. Fu doloroso, ma l’affetto dei miei genitori e dei miei amici mi aiutò molto. Mi restò solo questa brutta cicatrice che mi accompagnerà per tutta la vita
Lucilla, che era una strega di buon cuore, non riusciva a nascondere la pietà dal suo sguardo, Aprile invece più pratico chiese: -E l’amore cosa c’entra con tutto questo? La rondinella lo guardò con il suo sguardo asimmetrico: -Emigrai ai primi di ottobre, insieme alla mia famiglia e raggiunsi le coste settentrionali dell’Africa, la ferita vicino all’occhio si era rimarginata, ma quella nel mio cuore era ancora viva. Arrivati in Africa ci unimmo ad un altro gruppo di rondini e fu allora che conobbi Elios, un rondinotto, più o meno della mia età, sempre allegro, un po’ spavaldo, con lui ho ritrovato la gioia di vivere, giocavamo, ci rincorrevamo lanciavamo i nostri versi, facevamo a gara a chi mangiava più mosche!!! Che scorpacciate! e qualche volta mi sono dimenticata di questa. - Così dicendo si toccò con l’ala la ferita, come per accarezzarla o forse, per cancellarla.- Mi pareva che lui non la vedesse, e non la vedevo neanch’io.
Con l’arrivo della Primavera però sarebbe cambiato tutto, noi saremmo emigrati al nord, anche Elios sarebbe venuto con noi, ma io so che dovunque saremmo andati, sarebbe arrivato il momento dell’accoppiamento e nessuno, neppure Elios avrebbe voluto unirsi con una rondine sfregiata come me, io resterò la sua amica, certo, ma non sarò mai la sua compagna, la madre dei suoi figli. Qui la voce le si spezzò e non riuscì a continuare. - Così hai pensato fosse un’ideona rapire Primavera, in modo da ritardare il più possibile il tempo dell’accoppiamento?-disse Aprile che cercava, facendo il gradasso, di nascondere l’emozione che si era impossessata anche di lui.- E dimmi come hai fatto? -Ho aspettato l’uscita di Primavera, ed appena ha messo il piede fuori l’ho accolta con l’unguento di Belladonna, tu sai Aprile com’è ambiziosa, ed appena le ho detto che avrebbe fatto diventare le sue mani morbide come petali di rosa l’ha subito voluta provare. Quando è crollata addormentata l’ho trasportata con me in alto, sempre più in alto, non mi sono mai fermata, finché non ho trovato questa bolla, che è diventata la sua prigione. E’ già quasi un mese che la tengo addormentata, ma naturalmente sapevo che prima o poi sarei stata scoperta ed avrei dovuto affrontare la realtà. Lucilla si avvicinò alla rondine e stava per dire qualcosa quando sentirono come un gridolino, si girarono e trovarono gli occhioni azzurri di Primavera ben spalancati: si era svegliata. - Oh mia Regina, finalmente ti sei svegliata, presto, datti una rassettata ai capelli e mostrati al mondo! Ti stanno tutti aspettando con ansia, quest’anno sei un po’ in ritardo. - Ma quale ritardo-disse Primavera con la sua voce in falsetto- sono uscita puntualissima di casa il 21 marzo ed ho trovato a darmi il benvenuto questa graziosa rondinella, che mi ha dato un prodotto miracoloso per ammorbidire le mie manine.
E così dicendo si accarezzava le sue piccole e graziose mani rosa.
- A proposito, dove mi trovo? Cos’è questa luce rosata e tu Aprile cosa ci fai qui è ancora tempo di Marzo! -Sì, sì, ti spiegherò tutto cammin facendo, forza, muoviamoci. Così dicendo afferrò per mano una Primavera più svagata e svolazzante che mai, facendola ballonzolare come un soffione al vento e se ne andò urlando: -Mi dispiace per te Lucilla, ma cerca di cavartela con la rondine e…Auguri!Io ho troppa fretta! Così Primavera e la rondine restarono sole nella luce rosa della bolla. - Mi accompagnerai tu a casa rondinella?- Chiese gentilmente Lucilla, a cui, nonostante tutto, la rondine faceva pena. Stupita dal tono dolce della strega la rondine fece più volte sì con il capo ed insieme, senza dimenticarsi della scopa naturalmente, si ritrovarono nello spazio infinito, dirette verso S. Lucio, dove finalmente Primavera sarebbe arrivata più splendida e… riposata che mai. Lucilla si era posata sulla schiena della Rondine e si lasciava trasportare felice e beata. senza alcuna paura. Lucilla arrivò a casa che era quasi mezzanotte e vide un cielo pieno di stelle, il giorno dopo ci sarebbe stato il sole, ne era certa, ed intorno a lei la neve si stava già sciogliendo. Prima di riprendere la sua auto si girò verso Rondine e le disse: -Torna da Elios, sono sicura che davvero a lui non importa niente della tua cicatrice. -Lo credi possibile? - Ma certo!!!!! E poi se te lo dico io che sono una strega ….CREDICI
E così dicendo le strizzò l’occhio. Ora Rondine sembrava più serena e ripartì volando nel cielo stellato battendo un’ala a mo’ di saluto. Lucilla la salutò a sua volta agitando la mano e intanto si diceva tra sé e sé :Speriamo bene!!! Poi entrò in casa, tutta quelle emozioni le avevano fatto venire sonno! Qualche giorno dopo, proprio i primi di Aprile, mentre tornava a casa a piedi, dall’ufficio postale, incontrò prima la signora Placidi che camminava tutta impettita, per la strada, ormai asciutta, con un bel paio di scarpe color crema con il tacco alto; poi alzando gli occhi al cielo udì un garrito e le vide: due rondini che volavano vicine, vicine. A Lucilla parve che una di loro la salutasse con l’ala, le parve…o così le piacque credere, e cioè che quelle rondini fossero la rondinella innamorata che aveva rapito la Primavera con il suo Elios che aveva scelto lei, tra tutte, come sua unica compagna, nonostante la cicatrice, perché l’amore si sa, vede solo ciò che c’è di più bello!